IL CLUB DEGLI AMICI (Capitolo IX – L'ultimo dell'anno)

suntopless

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Di seguito il nono capitolo (di sedici) de "Il Club degli Amici".

Si avvicinava l’ultimo giorno dell’anno. Proponemmo di organizzare una festa per quell’occasione, lì al nostro club. Non tutti aderirono all’iniziativa, per i motivi più diversi: famiglia, viaggi da tempo organizzati, altre feste o altro. Ma una buona parte si rese disponibile a partecipare.
Chiamai un catering e feci allestire di tutto punto il piano seminterrato che era rimasto sempre completamente spoglio ed inutilizzato. Quando avevo preso in affitto la villa avevo deciso di utilizzare ed arredare solo il piano principale: era piĂą che sufficiente per gli attuali soci. In futuro, se Il Club degli Amici fosse cresciuto molto di piĂą come iscritti, ci saremmo potuti allargare utilizzando anche il piano inferiore.
L’idea era quella di organizzare una normalissima cena di fine anno. Avevamo rimesso in funzione anche la cucina che sarebbe servita ai due impiegati della ditta solo per riscaldare, o finire di cucinare, quelle pietanze che sarebbero arrivate in sede già pronte o semipronte.
Per quanto riguarda i camerieri ebbi un’idea diversa. Mi recai in un’agenzia di hostess e modelli e parlai direttamente con il proprietario. Spiegai che tipo di club era il nostro e chiesi di avere a disposizione otto giovani della sua agenzia, quattro uomini e quattro donne. Certo, capivo che i suoi assistiti si dovevano impegnare a servire ai tavoli, compito non propriamente di hostess e modelli, ma spiegai perché mi ero rivolto a loro. Spiegai la mia idea. Volevo che questi giovani servissero ai tavoli mentre si trovavano nudi, completamente nudi, sia gli uomini che le donne. Ecco perché mi servivano dei modelli, necessitavo di persone esteticamente belle. L’agente era dapprima un po’ titubante, più per il dovere servire ai tavoli che per la nudità, poi mi disse che probabilmente otto persone sarebbe riuscito a trovarle.
Continuai allora spiegando cos’altro mi sarebbe piaciuto organizzare. Dissi apertamente che tra questi otto ragazzi, dopo la cena, chi avesse voluto, senza alcun obbligo, sarebbe potuto rimanere come gradito ospite del club, partecipando quindi a tutti i nostri giochi. Ovviamente il compenso, già piuttosto elevato visto la particolarità che già avevo chiesto, in questo caso sarebbe stato doppio. Anche qui il proprietario dell’agenzia si mostrò titubante, molto più di prima. Lo vedevo pensare, infine mi disse che forse avrebbe potuto trovare qualcuno che facesse al caso nostro. Ma non assicurava nulla.
Lo rassicurai dicendo che a noi importava soltanto la prima parte: dei camerieri completamente nudi. La seconda parte, il fatto che tutti o qualcuno di loro restasse anche oltre, era qualcosa di piĂą.
Arrivò l’ultimo dell’anno. Contrariamente al solito eravamo tutti vestiti, tutti eleganti. Maria, la nostra unica impiegata, era piazzata all’ingresso della villa. Le avevo chiesto la cortesia di lavorare anche per l’ultimo giorno dell’anno e l’avevo invitata a partecipare alla cena, soltanto alla cena, insieme a noi. Invito esteso ovviamente anche a suo marito, che non conoscevamo. Aveva il compito di indirizzare tutti gli ospiti della serata direttamente giù, al piano seminterrato. A ricevere gli ospiti all’ingresso del salone appena allestito, invece, c’eravamo piazzati io e Yoko che come sempre si comportò come splendida padrona di casa.
La serata si svolse tranquillamente. Si parlava, si rideva, si mangiava e beveva. Simile a tante altre cene dell’ultimo dell’anno. Destò sorpresa ed ilarità l’ingresso in sala dei camerieri in tenuta adamitica. I quattro ragazzi indossavano soltanto un papillon rosso, mentre le quattro ragazze un cerchietto con un fiocco rosso tra i capelli. Nient’altro!
I camerieri si comportarono bene e tutto sommato anche i soci si comportano bene. Si limitarono soltanto a guardare gli otto giovani, magari facendo qualche apprezzamento, ma molto soft, senza allungare le mani o cose simili.
Tra tutti un cameriere attirò l’attenzione dei soci. Sia degli uomini che delle donne, per motivi diversi! Un ragazzo di colore aveva tra le gambe una sorta di proboscide al posto di un normale pene! Ma non solo lungo, anche piuttosto largo. Ed era in uno stato di tranquillità: figuriamoci come sarebbe potuto diventare in erezione quel mastodontico pene! Le signore se lo mangiavano con gli occhi. Non potevano fare a meno di gettare lo sguardo lì, sul suo attrezzo. Anche noi uomini lo guardavamo stupefatti, increduli che potesse esistere una dotazione del genere.
Terminata la prima parte della serata, dopo il classico countdown di mezzanotte e relativo brindisi, i soci stavano lentamente raggiungendo il piano di sopra. Si erano già formati alcuni gruppi, ma io ero curioso di sapere se qualcuno tra i camerieri avesse intenzione di restare con noi. Quello che sembrava essere il loro capo, o meglio il loro portavoce, mi riferì che sarebbero rimasti lui più due ragazzi e soltanto due ragazze. Con mia grande sorpresa l’unico dei ragazzi che aveva deciso di non restare era proprio il ragazzo di colore superdotato. Che dispiacere per le signore!
Fu allora che mi si avvicinò Teresa, preoccupata perché dopo la mezzanotte non aveva più visto Luca, suo marito. Le chiesi se aveva già visto al piano superiore e lei mi confermò che Luca non era di sopra. Provammo ad uscire, per vedere se Luca aveva deciso di prendere una boccata d’aria fresca fuori in giardino. Niente! Ci stavamo preoccupando, temevamo che Luca si fosse sentito male e si trovasse chissà dove! Rientrammo e decidemmo di fare un altro giro al piano superiore, dentro il salone dei nostri incontri. Non era neanche lì, confermato! Provammo ad andare nella zona dei bagni: niente anche lì! Fu mentre uscivamo dai bagni che entrambi udimmo dei gemiti di godimento che non sembravano provenire dal salone. Ci guardammo e provammo a salire ancora più su da una piccola scala a chiocciola. Al piano superiore c’era una piccola mansarda, anche questa inutilizzata. Ma i rumori sembravano provenire da lì dentro. Giunti sulla soglia ci ritrovammo davanti ad una scena insolita.
“Che grandissimo figlio di puttana!” furono le primissime parole di Teresa.
Vedemmo Luca sopra un vecchio lettino fuori uso ed alle sue spalle il ragazzo con la proboscide che se lo stava violentemente inculando! La sorpresa fu tanta. Luca era sempre stato, ci teneva a precisarlo, convintamente eterosessuale. Sempre aveva asserito che mai avrebbe voluto tentare un approccio di qualsiasi tipo con una persona del suo stesso sesso. Ed invece eccolo qui, davanti a noi, a smentire le sue convinzioni.
Non ero sicuro se Teresa aveva esclamato contro Luca perché si stava smentendo, facendosi inculare da un altro uomo, oppure perché avrebbe voluto essere lei al suo posto in preda a quella magnifica proboscide.
Si accorsero di noi, ma continuarono. Ormai erano vicini alla meta tant’è che di lì a poco il ragazzo di colore con un affondo profondissimo lanciò un urlo di piacere e riempì con una quantità incredibile di sperma il culo di Luca fino ad allora vergine.
Li lasciai e scesi verso il salone per controllare gli altri e, se permettete, per cominciare a darmi da fare anch’io.
L’episodio di Luca e del suo incontro con la proboscide allietò la compagnia tutto il resto della notte. Non so come la notizia di questa scena si diffuse tra i soci e tutti, incontrando Luca, gli chiedevano “Luca, come t’è entrato l’anno?” e lui sportivamente a tutti rispondeva “Ottimo! Ma brucia!”
Non appena entrato nel salone incrociai Yoko, ancora vestita, che tenendo sottobraccio Maria stava tentando a forza di trascinarla via. Rimasi stranito dal fatto che Maria si trovasse lì: le avevo perentoriamente vietato di entrare nel salone durante gli incontri del club. Yoko mi fece cenno di avvicinarmi. Restammo poco dentro il salone.
“Non appena entrata mi sono accorta che stava entrando anche la signora Maria ed ho subito tentato di portarla via!” esordì Yoko.
“Non sono venuta qui per curiosare! Non è nel mio carattere e poi lo so che non devo assolutamente entrare. Sono semplicemente venuta a cercare mio marito per andare a casa. Visto che non lo trovavo da nessuna parte, ho avuto il sospetto che fosse qui.” disse in fretta e tutta agitata e proseguì “Ed infatti quel PORCO” ed alzò la voce a rimarcare la parola “di mio marito è proprio lì in fondo, lo vedo, che sta facendo porcherie con quella bagascia!”
“Innanzitutto modera i termini!” la rimproverai.
“Sì, chiedo scusa. Non volevo offendere nessuno!” mi rispose avvilita.
“Tuo marito si è voluto dare un po’ da fare! Ed allora? Che male c’è?” continuai mentre con lo sguardo cercai dove si trovasse quest’uomo. Lo vidi proprio in fondo al salone mentre con foga stava scopando una delle due cameriere che aveva deciso di rimanere. Forse la più giovane, certamente la più carina: avrà avuto non più di vent’anni! Questa non sapendo che l’uomo non era un nostro socio si sarà concessa senza tante resistenze ed all’uomo non sarà parso vero potere approfittare di un bocconcino così bello, così giovane, così fresco e soprattutto così disponibile!
“Che male c’è?” interruppe i miei pensieri Maria “C’è che non siamo come voi! Siamo persone normali!”
“Ah, ah, Maria!” la rimproverai di nuovo.
“Chiedo scusa di nuovo! Non voglio offendere! Voglio solo dire che per voi è diverso, lo fate d’accordo fra di voi. Noi invece non abbiamo mai neanche pensato queste cose!”
“Beh, non è del tutto vero!” affermai.
“Come no? Glielo posso giurare, signor John! Come può pensare…” fece Maria quasi risentita.
“In realtà” le risposi “anche tu hai le tue fantasie, le tue esigenze. Lo so! Perché ti ho vista, sai?” le dissi.
“Vista? Che cosa ha visto?” mi chiese dubbiosa.
“Già che hai visto? Mi incuriosisci!” domandò Yoko.
“Una mattina avevo bisogno di un documento e sono passato dall’ufficio del club per prenderlo. Pensavo di essere solo, ma mentre lo prendevo ho sentito dei rumori provenire da qui, dal salone. Mi sono affacciato ed ho visto Maria tutta nuda…” stavo rispondendole.
“Oddio! Che vergogna! No! Basta così!” mi interruppe Maria portandosi le mani in faccia come per coprirsi dalla vergogna.
“Continua invece. Continua pure. Sono curiosa!” mi incitò Yoko.
“Dicevo che ho visto Maria tutta nuda su di un lettone che armeggiava con due vibratori…”
“Ah! Due!” esclamò Yoko.
“Sì!” le risposi e continuai “Due vibratori! Uno infilato davanti ed uno dietro, contemporaneamente!”
“Che vergogna! Che vergogna!” quasi gridava disperata Maria.
Sembrava, per intanto, aver dimenticato quel che il marito stava facendo poco distante. Poi, a testa bassa confessò
“Sì, è vero! Ma solo una volta. L’ho fatto solo una volta! Ero curiosa! Scusate! Non lo farò mai più!”
“Non occorre scusarsi, Maria!” cominciò Yoko “E’ normale avere delle esigenze. Questo semmai prova che tutti ogni tanto le abbiamo. Adesso capisci perché ti chiedevamo di non fare piazzate qui davanti a tutti? Di lasciare tranquillo tuo marito? Poi più tardi, a casa, se vorrai, potrete parlarne. Ti ricordo però di tenere bene in mente in quel momento l’episodio che ci ha appena raccontato John!”
Quando ci si metteva la mia Yoko diventava convincente, nulla sembrava fermarla, neanche i muri piĂą resistenti.
Con molta sensualità, senza avere nulla concordato prima, sia io che Yoko durante le sue ultime parole avevamo cominciato a carezzare Maria. A sbottonarla un po’. A stringerci a lei. Finimmo piano piano con l’adagiarci nel letto più vicino e mentre io mi spogliavo un po’, Yoko la carezzava e spogliava delicatamente. Poi mentre Yoko cominciava a spogliarsi, io continuavo a spogliare Maria.
Che orribile visione quella di un reggiseno ed una mutanda (sì, mutandona, piuttosto antiquata!) per nulla coordinati e per nulla sensuali! Ma continuammo. In breve fummo tutti e tre stesi sul letto intenti a strusciarci. E mentre Yoko cominciò a baciarle il collo, a toccarle le tette, a succhiargliele, io con fermezza e decisione le ficcai il mio pene dentro! Cominciai a scoparla piano, delicatamente: era ancora un po’ dura! Un po’ fredda, rigida. Continuai fino a quando indubbiamente, senza alcuna prova di smentita, fu chiaro che stava godendo profondamente. Era facilmente intuibile dalle grida che ormai le venivano fuori!
Durò un po’. Fino a quando alle nostre spalle apparve il marito
“Puttana! L’ho sempre detto che sei una puttana!” si mise ad urlare indemoniato “Frequentare questo postaccio ti ha resa come loro!”
A questo punto intervennero Nicola ed Antonio a trattenerlo. Yoko si alzò lasciando le tette di Maria e si avvicinò a lui
“Ma che cosa crede? Con chi le sembra di avere a che fare? Ci dovrebbe ringraziare!” gli urlò con decisione, ma con classe la mia Yoko.
“Ringraziare? Io? Quella puttana vi dovrebbe ringraziare!”
Lui era in preda alla collera piĂą totale. E Yoko
“Sì, ringraziare! Abbiamo calmato sua moglie prima che facesse uno sproposito o quantomeno una scenata così come la sta facendo lei dando spettacolo e disturbando tutti i presenti! Tutto questo per lasciarla tranquillo mentre si dava da fare con quell’ignara ragazza che le si è concessa senza alcuna resistenza!”
“Ma…” tentò di replicare lui ma fu interrotto
“Ed adesso mi faccia la cortesia di andarsene via! Ragazzi per piacere accompagnatelo fuori dal locale ad aspettare in giardino!” e rivolta nuovamente a lui “E d’ora in poi non voglio più neanche lontanamente vederla! Cafone! Maria uscirà quando avrà finito con mio marito e con quanti altri vorrà!”
Quanto era bella la mia Yoko tutta nuda davanti a quell’uomo ed incazzata! Io e Maria, nonostante lo scompiglio attorno a noi, avevamo continuato lo stesso a scopare. Stavamo entrambi godendo, più lei per la verità. Io mi eccitai tantissimo invece a guardare la mia Yoko protagonista di questo litigio ed infine esplosi dentro la fica di Maria, incurante del fatto che lei utilizzasse o meno tutte le protezioni che invece erano solite usare le donne associate del club.

CONTINUA . . .

Capitolo X
 
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