Alessio Lucci
"Level 8"
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- 31
Premessa: Provo a scrivere un nuovo racconto, riservandomi di decidere se continuarlo o meno
Aspettavo quel momento da almeno cinque anni, ovvero da quando per la prima volta mia madre mi beccò nel bel mezzo di una sega.
Mamma quel giorno era stata più che comprensiva. Non mi aveva sgridato come avrebbero fatto moltissime altre mamme, ma era uscita dalla stanza lasciando che finissi ciò che stavo facendo.
Poi, con grande calma e dolcezza, mi spiegò che ciò che avevo fatto era assolutamente normale e non avrei dovuto sentirmi in colpa o sbagliato. Allo stesso tempo mi invitò a farlo in modo più riservato, magari in bagno e senza sporcare in giro.
In realtà nel corso degli anni mamma mi beccò in sega svariate volte e presto capì che non era più un caso. Mi piaceva farmi vedere col cazzo duro da lei. Anche perché notai che lei a volte non disdegnava di lanciare qualche sguardo. Sicuramente però non si aspettava cosa stava per accadere.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno era ormai imminente così un pomeriggio, mentre ero chiuso in camera a preparare l'esame di maturità, mamma mi raggiunse con la scusa di portarmi la merenda.
"Tesoro, allora? Hai deciso il tuo regalo?" mi chiese sedendosi sul mio letto che era proprio di fronte alla scrivania.
La guardai. Mamma era una donna di 45 anni, snella, alta circa 1,65, terza di seno, capelli a caschetto, mora.
Indossava un prendisole corto e abbastanza scollato. Lo sguardo mi cadde sulle sue cosce già abbronzate e i suoi piedini come sempre curatissimi. Immediatamente sentì muoversi qualcosa sotto.
"Mamma, non lo so..." provai a dribblare la domanda. In realtà sapevo benissimo cosa avrei voluto da lei ma non avevo ancora trovato il modo di chiederglielo.
Lei però non aveva alcuna intenzione di mollare, quindi si alzò e avvicinandosi da dietro mi abbracciò stringendomi la nuca sul suo seno: "Dai amore...spara, non ti fare problemi. Per il mio ometto tutto quello che vuole".
Da quella posizione il rischio che notasse la mia erezione era altissimo, visto che dato il gran caldo di quei giorni indossavo solo un paio di pantaloncini. Cercai di coprirmi con le mani come possibile, ma era troppo tardi.
Mamma mollò la presa improvvisamente: "Forse è meglio se ti lascio un po' da solo...ne riparliamo...".
Stava per andarsene, ma a quel punto decisi di farmi coraggi: "Aspetta, mamma..."
Mia madre si fermò tra la scrivania e la porta: "Dimmi tesoro...."
"Hai ragione, mamma, c'è un regalo che vorrei da te per il mio compleanno. Una cosa che sogno da tanto tempo"
Mamma sorrise e si accomodò nuovamente sul mio letto: "Bene, spara dai, così vedo di organizzarmi".
"Vorrei la tua mano...." sussurrai senza guardarla negli occhi.
Mia madre mi guardò dubbiosa: "Non ho capito...in che senso?"
Mi alzai e la raggiunsi sedendomi accanto a lei. L'erezione sotto i pantaloncini era sempre più evidente.
Incrociai il suo sguardo, le presi la mano tra le mie e la posizionai velocemente all'altezza del mio cazzo: "Vorrei che mi aiutassi....".
Dopo qualche secondo mamma tolse la mano e si alzò di scatto. Era nervosa, imbarazzata. Ma non arrabbiata. E neppure troppo stupita.
"Amore, sono tua madre!" disse voltandosi. Lei appoggiata alla scrivania, io seduto sul letto.
"Una sola volta. Solo la mano" provai a insistere.
Mamma mi guardò un'ultima volta: "Ora studia". Mi stampò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.
Aspettavo quel momento da almeno cinque anni, ovvero da quando per la prima volta mia madre mi beccò nel bel mezzo di una sega.
Mamma quel giorno era stata più che comprensiva. Non mi aveva sgridato come avrebbero fatto moltissime altre mamme, ma era uscita dalla stanza lasciando che finissi ciò che stavo facendo.
Poi, con grande calma e dolcezza, mi spiegò che ciò che avevo fatto era assolutamente normale e non avrei dovuto sentirmi in colpa o sbagliato. Allo stesso tempo mi invitò a farlo in modo più riservato, magari in bagno e senza sporcare in giro.
In realtà nel corso degli anni mamma mi beccò in sega svariate volte e presto capì che non era più un caso. Mi piaceva farmi vedere col cazzo duro da lei. Anche perché notai che lei a volte non disdegnava di lanciare qualche sguardo. Sicuramente però non si aspettava cosa stava per accadere.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno era ormai imminente così un pomeriggio, mentre ero chiuso in camera a preparare l'esame di maturità, mamma mi raggiunse con la scusa di portarmi la merenda.
"Tesoro, allora? Hai deciso il tuo regalo?" mi chiese sedendosi sul mio letto che era proprio di fronte alla scrivania.
La guardai. Mamma era una donna di 45 anni, snella, alta circa 1,65, terza di seno, capelli a caschetto, mora.
Indossava un prendisole corto e abbastanza scollato. Lo sguardo mi cadde sulle sue cosce già abbronzate e i suoi piedini come sempre curatissimi. Immediatamente sentì muoversi qualcosa sotto.
"Mamma, non lo so..." provai a dribblare la domanda. In realtà sapevo benissimo cosa avrei voluto da lei ma non avevo ancora trovato il modo di chiederglielo.
Lei però non aveva alcuna intenzione di mollare, quindi si alzò e avvicinandosi da dietro mi abbracciò stringendomi la nuca sul suo seno: "Dai amore...spara, non ti fare problemi. Per il mio ometto tutto quello che vuole".
Da quella posizione il rischio che notasse la mia erezione era altissimo, visto che dato il gran caldo di quei giorni indossavo solo un paio di pantaloncini. Cercai di coprirmi con le mani come possibile, ma era troppo tardi.
Mamma mollò la presa improvvisamente: "Forse è meglio se ti lascio un po' da solo...ne riparliamo...".
Stava per andarsene, ma a quel punto decisi di farmi coraggi: "Aspetta, mamma..."
Mia madre si fermò tra la scrivania e la porta: "Dimmi tesoro...."
"Hai ragione, mamma, c'è un regalo che vorrei da te per il mio compleanno. Una cosa che sogno da tanto tempo"
Mamma sorrise e si accomodò nuovamente sul mio letto: "Bene, spara dai, così vedo di organizzarmi".
"Vorrei la tua mano...." sussurrai senza guardarla negli occhi.
Mia madre mi guardò dubbiosa: "Non ho capito...in che senso?"
Mi alzai e la raggiunsi sedendomi accanto a lei. L'erezione sotto i pantaloncini era sempre più evidente.
Incrociai il suo sguardo, le presi la mano tra le mie e la posizionai velocemente all'altezza del mio cazzo: "Vorrei che mi aiutassi....".
Dopo qualche secondo mamma tolse la mano e si alzò di scatto. Era nervosa, imbarazzata. Ma non arrabbiata. E neppure troppo stupita.
"Amore, sono tua madre!" disse voltandosi. Lei appoggiata alla scrivania, io seduto sul letto.
"Una sola volta. Solo la mano" provai a insistere.
Mamma mi guardò un'ultima volta: "Ora studia". Mi stampò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.