Racconto di fantasia Il pompino al secchione

Marcus1985

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Era un freddo pomeriggio d'inverno di qualche anno fa quando io, liceale timido ed introverso senza alcuna esperienza in campo sessuale, finalmente ebbi il primo contatto con l'universo femminile.

A sorpresa la ragazza più bella della mia classe e forse di tutta la scuola qualche giorno prima si era avvicinata a me, il classico secchione sfigato che le faceva regolarmente copiare le versioni ed i problemi di algebra. Mentre io prendevo il quaderno dallo zaino, pronto come sempre a concederglielo devoto, però stavolta Manuela mi rivolse la parola: "Giovedì pomeriggio vengo a studiare da te".

Il sangue mi si gelò nelle vene. Rimasi immobile per qualche secondo. La lingua era improvvisamente paralizzata ed il viso pallido come quello di un cadavere. Manuela mi sfilò il quaderno dalle mani e sorrise beffarda prima di allontanarsi rapidamente seguita dal solito gruppetto di amiche con cui rideva di me giornalmente. Quando riuscì a realizzare ciò che era appena successo iniziai a pensare cosa potesse esserci dietro alla strana richiesta di Manuela.

La possibilità che avesse deciso davvero di mettersi a studiare era da escludere. I libri erano da sempre all'ultimo posto nella sua scala di interessi e la cosa non sarebbe mai cambiata. Quindi cosa voleva davvero da me Manuela? Per quale motivo la ragazza più figa dell'istituto alla quale tutti i ragazzi che conoscevo avevano dedicato decine di seghe voleva venire proprio a casa mia?

Queste domande mi frullarono in testa qualche ora distraendomi dallo studio ma una volta solo nella mia cameretta il pensiero di avere Manuela seduta accanto a me, magari scollata e truccata così come a scuola, fece lo stesso effetto che avrebbe fatto a qualsiasi mio compagno di classe e quasi senza accorgermene mi trovai col cazzo in mano.

Non era la prima volta che mi toccavo per Manuela, anzi. Negli anni trascorsi insieme in classe avevo immaginato praticamente di tutto e mi ero masturbato furiosamente decine e decine di volte su di lei. A casa o perfino a scuola.

Resistere alla sua prorompente fisicità adolescenziale, ai suoi modi da gatta e al suo sguardo già da donna era praticamente impossibile per qualsiasi essere di genere maschile.

Tanto che anche i prof spesso non riuscivano a nascondere l'attrazione nei confronti di quella ragazza che sembrava nata apposta per turbare i sogni di ogni uomo. E lei non faceva nulla per evitarlo.

Neppure nei miei sogni però avrei sperato che un giorno Manuela sarebbe entrata in camera mia e mai avrei immaginato cosa sarebbe successo tra noi quel pomeriggio. Quando suonò il campanello chiesi a mia madre di restare chiusa in cucina e non uscire per nessun motivo, poi andai ad aprire. Appena la vidi dimenticai in un secondo tutto quello che mi ero preparato nei giorni precedenti.

Manuela quasi fu costretta a spingermi di lato per entrare in salone e si sfilò il giubbotto. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Indossava un maglioncino con un'ampia scollatura a V che lasciava intravedere il suo seno prosperoso. Quando si girò per dirigersi verso la mia camera notai subito il suo culo alto e sodo esaltato dai fuseax attillatissimi. Ai piedi un paio di sneackers: "Andiamo?".

Una volta seduti iniziai ad aprire il libro di latino ma il mio sguardo cadde subito nella scollatura di Manuela e sentì il cazzo crescere rapidamente dentro i pantaloni. Indossavo una tuta molto larga ma era come se fossi nudo davanti a lei. Ogni volta che incrociavo i suoi occhi avevo l'impressione che sapesse già tutto. Cercai di concentrarmi sullo studio ma era inutile. L'unico modo per riuscirci era andare in bagno a scaricare la mia eccitazione e stavo quasi per farlo quando sentì improvvisamente una mano posarsi all'altezza del mio cazzo. Sbirciai sotto la scrivania e no, non era un sogno: la mano che mi massaggiava lentamente da sopra i pantaloni era quella di Manuela.

Non potevo crederci. Perché lo stava facendo? Perché proprio a me? Mentre mille domande affollavano la mia testa mi girai verso Manuela ma non c'era più. Sentì improvvisamente due mani che mi abbassavano in un solo colpo pantaloni e boxer. Lei si era inginocchiata sotto la scrivania proprio nella posizione in cui l'avevo sognata per anni. E fece esattamente quello che avevo sognato per anni.

Il mio cazzo svettava verso l'alto quando Manuela iniziò a leccarmelo partendo dalla base dell'asta e arrivando fino alla cappella già umida. Prima di allora mai nessuno a parte me lo aveva neppure sfiorato. Quel giorno mi ero masturbato già due volte ma nonostante questo sapevo che non avrei resistito molto alla sua bocca. Manuela intanto continuava ad alternare baci e leccate.

Non era la prima volta che succhiava un cazzo, ma questo già lo sapevo e la cosa se possibile mi eccitava ancora di più. Tanto che dopo pochi secondi sentì fortissimo lo stimolo di venire. Provai a trattenermi il più possibile pensando a tutte le disgrazie che mi vennero in mente ma quasi subito capì che non sarebbe servito.

"Non resisto più...". Cercai di avvertire Manuela ma lei sollevò per un attimo gli occhi verso di me senza mai mollare la presa sul mio cazzo. Continuava a succhiare vorace finché il primo schizzo non le arrivò dritto in gola e fu proprio in quel momento che ricordai di non avere chiuso la porta a chiave. Il momento in cui mia madre la spalancò portando un vassoio con la merenda.

La scena che le si presentò davanti agli occhi era inequivocabile: suo figlio seduto alla scrivania con i pantaloni abbassati mentre la compagna era inginocchiata davanti a lui col cazzo in bocca intenta a fargli un pompino. Il suo primo pompino.

Io provai a rivestirmi rapidamente ma Manuela rimase immobile tra le mie gambe a succhiarmi fino all'ultima goccia di sperma come se nulla fosse successo. Mia madre mi fissò un attimo negli occhi, posò il vassoio sulla scrivania e uscì chiudendo la porta alle sue spalle: "Scusate....".

Manuela continuò a leccarmi il cazzo ancora per qualche secondo, poi finalmente si alzò e si rimise seduta accanto a me. Solo allora guardai a terra e notai che non c'era nessuna traccia di sperma. Quindi mi voltai verso di lei: aveva la bocca vuota! Manuela non solo mi aveva appena fatto il primo pompino ma non si era fermata neppure quando era entrata mia madre e aveva ingoiato fino all'ultima goccia.

"Mi accompagni alla porta?". Non avevamo tradotto neppure un rigo della versione di Catullo ma evidentemente la missione di Manuela era compiuta. Mi tirai su boxer e pantaloni, quindi la seguì in salone dove aveva lasciato il giubbotto e trovammo mia madre seduta sul divano a guardare la tv.

"Arrivederci signora". Manuela la salutò come se poco prima la stessa donna non l'avesse sorpresa a succhiare il cazzo di suo figlio mentre io tenevo lo sguardo fisso sul pavimento.

Appena lei uscì tornai velocemente in camera e quella sera non ebbi neppure il coraggio di cenare insieme a mia madre. L'immagine di Manuela inginocchiata a spompinarmi mi costrinse a masturbarmi altre due volte durante la notte. La mattina dopo, prima di andare a scuola, trovai la colazione pronta sul tavolo della cucina e un biglietto scritto da mia madre: "Scusami per avere violato la tua intimità, non succederà più".

Ora però il mio unico pensiero era capire perché. Perchè Manuela aveva deciso di venire a casa mia e farmi un pompino? Perché non si era fermata quando mia madre era entrata in camera? Sapevo di non piacerle e sapevo che quanto successo non avrebbe cambiato il nostro rapporto. Io per lei sarei sempre stato il secchione dal quale copiare i compiti e lei sarebbe rimasta l'oggetto delle mie seghe quotidiane.

A rispondere alle mie domande, seppure involontariamente, fu la stessa Manuela. Durante la ricreazione infatti la seguì e mi nascosi per ascoltare la conversazione con le sue amiche. Ad un certo punto vidi Manuela tirare fuori il suo smartphone e mostrarlo alle altre: "Ecco la prova, ho vinto".

Questo ero stato per lei. Una scommessa da vincere con le amiche. L'ennesimo trofeo da mostrare. Manuela quindi raccontò per filo e per segno quanto successo compreso l'ingresso di mia madre che scatenò l'ilarità generale. Raccontò tutto tranne un unico dettaglio: Manuela non confessò alle sue amiche com'era finito quel pompino. Non disse a nessuna che invece di farmi venire a terra aveva ingoiato fino all'ultima goccia della mia sborra.

Nei mesi successivi, fino al giorno della maturità, il pensiero di Manuela che mi succhiava il cazzo inginocchiata sotto la scrivania continuò ad essere l'oggetto principale delle mie seghe. Il sogno era diventato realtà. E ancora non sapevo che sarebbe stato solo l'inizio....

Ero consapevole che quanto accaduto quel pomeriggio a casa mia non avrebbe cambiato il rapporto con Manuela. O almeno non come speravo. Lei d'altronde rimaneva la ragazza più figa della scuola e io il ragazzo più sfigato. Tra noi non ci sarebbe mai stato più nulla dopo quel pompino concluso con una copiosa sborrata nella sua bocca.

Nei mesi successivi però scoprì un lato di Manuela che non conoscevo. Se infatti pubblicamente continuava a trattarmi come sempre, quando eravamo soli il suo atteggiamento nei miei confronti era diverso. Manuela sapeva di essere la mia fantasia più ricorrente e la cosa invece che infastidirla sembrava lusingarla.

Così ogni volta in cui eravamo lontani da occhi indiscreti Manuela non perdeva occasione per stuzzicarmi con le parole o anche solo con i gesti. "Quante me ne hai dedicate ieri?", mi chiedeva spesso sogghignando compiaciuta. Oppure di ritorno dalla ricreazione, trascorsa come sempre insieme alle sue amiche stronze, si avvicinava al mio orecchio sussurrando: "Sei già andato in bagno a segarti per me?". Ma non solo.

Manuela iniziò a indossare gonne sempre più corte e appena poteva accavallava le gambe proprio nella mia direzione allargandole leggermente per farmi vedere il colore del suo perizoma. Poi con un cenno chiaro della mano Manuela simulava una sega per invitarmi ad andare in bagno e svuotarmi per lei, cosa che facevo regolarmente ma che dopo qualche settimana non le basto più.

Un giorno infatti prima di entrare a scuola Manuela si avvicinò, mi prese la mano e mi consegnò proprio un suo perizoma rosso: "Usalo più che puoi". Non potevo credere a quello che stava succedendo ma ovviamente non me lo feci ripetere due volte, anzi.

Già durante la prima ora andai in bagno con una scusa e venni su quel pezzo di stoffa dopo averlo odorato a lungo.

Fu solo la prima di una lunga serie di volte. Arrivai a segarmi col perizoma di Manuela anche quattro volte in un solo giorno. Dopo una settimana Manuela mi mandò un sms: "Riportamelo domani".

Quella sera andai quindi a prenderlo nel cassetto dove lo avevo tenuto gelosamente nascosto per giorni ma non lo trovai. A quel punto mi misi a cercarlo per tutta la stanza ma del perizoma di Manuela non c'era più traccia. Ero disperato. Come avrebbe reagito se non avessi obbedito al suo ordine? In casa c'eravamo solo io e mia madre ma come avrei potuto chiederle se avesse trovato un perizoma femminile, perdipiù sporchissimo di sperma, in camera mia?

A questa domanda, purtroppo o per fortuna, non ci fu bisogno di dare una risposta perché quando andai in soggiorno per cenare trovai mia madre seduta sul divano che mi aspettava: "Dobbiamo parlare". Eccolo, era come temevo. Mia madre teneva in mano il perizoma di Manuela che dopo una settimana di sborrate aveva ormai quasi cambiato colore ed emanava un fortissimo odore di sesso.

"L'ho trovato stamattina sotto il tuo cuscino". Cavolo! Ero convinto di averlo conservato come sempre nel solito cassetto, invece la sera prima dopo l'ennesima sega avevo distrattamente infilato il perizoma di Manuela proprio lì pensando di metterlo al sicuro la mattina successiva. Cosa che puntualmente mi ero scordato di fare.

Ero mortificato. Per la seconda volta in poche settimane avevo costretto mia madre a fare i conti con l'ormone del figlio adolescente nel modo più diretto ed allo stesso tempo più imbarazzante possibile. Non riuscivo neppure a guardarla in faccia e non avevo idea di come uscire da quella situazione, ma per mia fortuna la donna che mi aveva generato oltre ad essere ancora bellissima nonostante i 50 anni ormai prossimi era soprattutto intelligentissima e molto comprensiva.

"Stai più attento la prossima volta", disse sorridendo mentre mi porgeva il perizoma di Manuela. Senza guardarla li afferrai e corsi in camera. Infilai il perizoma nello zaino, pronto a riportarlo alla legittima proprietaria la mattina dopo mentre mia madre da dietro la porta mi invitava a raggiungerla a tavola: "Vieni a cenare...ma prima lavati le mani".

Mi piaceva il modo in cui affrontava le mie pulsioni da adolescente arrapato. Mia madre d'altronde era consapevole che proibire a un ragazzo di sfogarsi con la masturbazione non aveva alcun senso. Fu quello il motivo per cui non fece una piega quando aveva sorpreso Manuela sotto la mia scrivania a farmi un pompino. Ed allo stesso modo accettò che tenessi sotto il cuscino il perizoma di una ragazza con evidenti tracce di sperma.

Durante la cena l'imbarazzo tra noi era evidente ma nessuno dei due affrontò l'argomento. Una volta tornato in camera però, nonostante avessi fatto di tutto per pensare ad altro, durante la mia tradizionale ultima sega del giorno prima di prendere sonno nella mia testa insieme a Manuela apparve anche la figura di mia madre che teneva in mano il perizoma sporco della mia sborra.

L'idea che la sua mano fosse venuta in contatto col mio seme mi suscitava una strana sensazione. Una sensazione a cui non avevo il coraggio di dare un nome ma che mi portò a venire se possibile più copiosamente del solito.

La mattina dopo Manuela mi aspettava a un centinaio di metri dall'ingresso della scuola. Quando le consegnai il suo perizoma mi guardò e scoppiò in una fragorosa risata: "Guarda come li hai ridotti...sei proprio uno sfigato segaiolo". Poi li mise nel suo zaino e scappò via.

In classe il mio pensiero era ancora fermo alla sera precedente: mia madre col perizoma sporco in mano, il nostro scambio di sguardi durante la cena e poi la sega che mi aveva sconvolto. La vera sorpresa però mi aspettava a casa al mio ritorno.

Il pensiero di mia madre che teneva in mano il perizoma di Manuela sporco del mio sperma non mi aveva abbandonato per tutta la mattina, tanto che durante la ricreazione ero stato costretto a chiudermi in bagno e sfogare l'eccitazione ormai incontenibile. Il meglio però doveva ancora venire.

Una volta rientrato a casa lei non c'era ancora, ma varcata la porta della mia camera lo notai subito. Sul mio letto c'era un biglietto. La calligrafia era quella inconfondibile di mia madre. Lo lessi due volte per essere sicuro che non stessi sognando: "Apri il secondo cassetto della specchiera. Mamma".

Non potevo crederci. All'interno del secondo cassetto, in mezzo ai miei boxer, trovai uno slip femminile. Lo presi in mano e lo osservai attentamente. Poi lo avvicinai al naso.

Profumava di donna. Profumava di mamma.

Lo posai sul letto ma, mentre riflettevo su cosa stava succedendo, il mio cazzo aveva già capito tutto e iniziò a pulsare dentro i pantaloni.

Staccai la mente e mi sdraiai sul letto con gli slip di mamma sul viso. Abbassai la zip dei jeans, lo tirai fuori e iniziai a toccarmi. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Continuai anche quando sentii rientrare mamma: "Sono io".

Lo sapevo. Sapevo che era mamma e sapevo che tra qualche secondo avrebbe aperto la porta della mia camera. Ma stavolta ero io a decidere cosa avrebbe visto. Stavolta ero consapevole che era lei a volerlo. E glielo feci vedere.

Mamma spalancò la porta e mi vide: io col cazzo in mano nel pieno di una sega. I suoi slip sporchi sul viso. Non mi fermai. E lei non uscii dalla stanza. Mamma rimase ad osservarmi fino alla fine. Per la prima volta mamma mi vide mentre sborravo copiosamente sporcando il pavimento.

Non ebbi mai il coraggio di guardarla negli occhi. Non mi voltai mai verso di lei e tenni per tutto il tempo i suoi slip sul viso. Mamma aspettò che schizzassi fuori tutto il mio piacere, poi uscii finalmente dalla stanza: "Vado a preparare il pranzo". E ora?

A tavola fu ancora lei a rompere il ghiaccio: "Ti è piaciuto il regalo?". Alzai un attimo gli occhi dal piatto e la guardai. "Ho visto quanto ti è piaciuto, tranquillo".

Mentre lo diceva sorrise. In quel momento capii: era come Manuela. La mia eccitazione ed il mio imbarazzo da ragazzo inesperto la divertivano. E allo stesso tempo la lusingavano. Molto.

Era troppo. Nonostante fossi venuto da poco ero di nuovo carico come solo un diciottenne può essere. Il cazzo tornò a comandare il mio cervello. Lo tirai fuori lì, seduto a tavola davanti a mamma. Mi segavo e la guardavo dritto negli occhi.

"E' quello che vuoi?" mi chiese lei senza mai distogliere lo sguardo dal mio cazzo duro. Non risposi e accelerai il ritmo della sega. Sentì risalire velocemente la sborra dai coglioni ma stavolta volevo di più. Ora che finalmente avevo trovato il coraggio dovevo osare. E osai.

Il primo schizzo le arrivò a pochi centimetri dai piedi nudi. Mamma amava camminare scalza per casa e io amavo guardarla mentre lo faceva. Ero in piedi davanti a lei e sborravo. Sborravo come se non lo facessi da giorni. Lei mi guardava ed io la guardavo. I nostri occhi non si staccarono mai.

Quando finalmente mi svuotai completamente mamma sorrise e senza aprire la vestaglia si sfilò gli slip che indossava. Li raccolse da terra, si alzò e me li mise in mano. Erano zuppi. Mamma era venuta mentre mi guardava sborrare. "Stasera usa questi".

Lo feci quella sera. E la sera dopo. E la sera dopo ancora. Ormai mi segavo solo per lei. O davanti a lei. Tra noi non ci fu mai nessun contatto diretto. Mamma non voleva e io non ne sentivo la necessità. Il nostro rapporto mi andava bene così. Una sera però fu lei a decidere che non le bastava più. E me lo fece capire nel modo più incredibile.

Sembrava un sabato sera come tanti. Io chiuso in camera col cazzo in mano mentre pensavo a mia madre e lei nella sua stanza a prepararsi per uscire con le amiche. O almeno era quello che credevo finché mamma non spalancò improvvisamente la porta della mia stanza.

Lo spettacolo che vidi mi lasciò senza fiato. Mamma indossava un tubino nero aderentissimo, scollato e molto corto che lasciava scoperte le sue cosce ancora sode inguainate da un collant velatissimo. Ai piedi le mie scarpe preferite: un paio di decollete nere con tacco 12 che avevo spesso rubato dalla scarpiera del bagno per le sedute di autoerotismo a lei dedicate.

Mamma si avvicinò lentamente al letto dove ero ancora sdraiato col cazzo all'aria. "Oggi no", mi disse dolcemente spostando la mia mano per impedirmi di continuare la solita sega. Cosa aveva in mente? Non lo sapevo. Non potevo saperlo, ma decisi di fidarmi di lei.

Dopo pochi secondi suonarono alla porta. "Vai ad aprire". Mi alzai quasi come un automa ancora scosso dalla versione più sexy di mia madre che avessi mai visto. Non ci credevo.

Non potevo credere ai miei occhi ma era lei: Manuela a casa mia. Di nuovo. Mamma arrivò da dietro e mi abbracciò: "Ecco il mio regalo".

Ormai da settimane non pensavo più alla compagna strafiga che mi aveva regalato il primo pompino, ma ritrovarmela in casa quella sera insieme a mia madre risvegliò tutte le fantasie più proibite di un adolescente perennemente arrapato.

Manuela era uno schianto: capelli a coda di cavallo, labbra carnose evidenziate da un rossetto rosso fuoco, scollatura generosa, minigonna inguinale e tacchi altissimi. Al mio cazzo bastò vederla per gonfiarsi di nuovo dentro i miei pantaloni.

"Sei bellissima". "Tu di più". Mamma e Manuela si scambiavano complimenti e si davano del tu mentre io eccitatissimo le fissavo cercando di capire come eravamo arrivati a questo punto. Cosa era successo tra loro in questi mesi? Come avevo fatto a non capire niente di ciò che accadeva sotto i miei occhi?

Mia madre ci invitò ad accomodarci in salone. Io seduto sulla poltrona, loro sul divano di fronte a me con le gambe accavallate. Non sapevo chi guardare. Tutto questo era troppo. Ma non era ancora tutto.

Mamma sussurrò qualcosa all'orecchio di Manuela, che subito dopo si alzò per dirigersi verso di me. Mi guardò dritto negli occhi. Allargò le mie gambe e si inginocchiò in mezzo.

La sua mano fece scendere la zip dei jeans, scostò i boxer e liberò finalmente il mio cazzo. Lo accarezzo col palmo e dopo pochi secondi scomparve nella sua bocca.

Era tutto vero. Manuela era in ginocchio tra le mie gambe nel salone di casa a farmi un pompino mentre mia madre seduta di fronte a me si godeva la scena. La guardai. Mi guardava.

Uscì la lingua e la passò voluttuosa sulle sue labbra, poi la mano destra scivolò rapida sotto il tubino. Mamma si stava toccando. E io venni.

Un fiume di sperma bollente finì in pochi secondi tra le labbra di Manuela. Lo accolse tutto ancora una volta, ma subito dopo si alzò velocemente e raggiunse mia madre. Manuela aveva ancora la bocca piena.

Mamma tirò fuori la lingua, lei si chinò leggermente e lasciò che tutto il mio sperma finisse nella sua bocca finché non si scambiarono un bacio appassionato al sapore di sborra. La mia sborra.

Ero di nuovo duro. Durissimo. Mamma aveva finalmente assaggiato il mio sapore e lo aveva fatto nel modo più eccitante. Nemmeno nei miei sogni ero mai arrivato a sperare tanto. Ma non era finita.

Manuela era in piedi davanti a mia madre. Vidi le mani di mamma infilarsi rapidamente sotto la sua gonna. Il suo perizoma a terra. Mamma lo raccolse, mentre Manuela si dirigeva di nuovo verso di me.

Mi spinse sul divano, allargò le sue gambe e si impalò letteralmente sul mio cazzo. Entrò tutto dentro di lei. Entrai dentro di lei. Manuela iniziò a saltellare sopra di me. Era la mia prima scopata.

Mamma di fronte a noi ci guardava. Mi guardava col perizoma di Manuela ancora in mano. Poi lo avvicinò al viso: lo odorò. E infine lo leccò. Era troppo.

Sentì risalire di nuovo lo sperma, provai a fermare Manuela ma non ci riuscì. La mia sborra stavolta inondò la sua figa e proprio in quel momento anche lei raggiunse l'orgasmo urlando di piacere.

Restammo qualche secondo abbracciati, poi Manuela si alzò e raggiunse mamma posizionandosi di nuovo in piedi di fronte a lei. Mia madre le sollevò leggermente la gonna, tirò ancora fuori la lingua e iniziò a leccarla. Prima lentamente, poi sempre più veloce. Quasi furiosamente.

Mamma stava letteralmente ripulendo la figa di Manuela dalla mia sborra a colpi di lingua finché lei non venne di nuovo spingendo il viso di mia madre sulla sua patata grondante di saliva, sperma e umori. Subito dopo Manuela crollò sul divano, sfinita dal piacere.

Mia madre invece non ne aveva ancora abbastanza. La guardai. Ci guardammo. Sul viso aveva tracce evidenti del mio piacere. Ma non le bastava. Non le bastavo.

Finalmente si alzò dal divano, si posizionò in piedi davanti a me e iniziò a ballare spogliandosi lentamente. Prima si sfilò il tubino, restando in intimo, tacchi e calze. Poi tolse il resto e con sguardo di sfida mi lanciò il suo perizoma zuppo di umori proprio in faccia.

Mia madre era per la prima volta completamente nuda davanti a me mentre io mi segavo pronto a sborrare per la terza volta. Manuela sdraiata sul divano di fronte ci guardava ancora appagata dal piacere che le aveva regalato mamma con la lingua.

Mamma capì subito che stavo per venire, prese un bicchiere che era sempre rimasto sul tavolino del salone, si inginocchiò tra le mie gambe e per la prima volta toccò il mio cazzo dirigendo gli schizzi di sperma all'interno del bicchiere.

Nonostante fosse la terza volta riuscì a riempirlo quasi per metà. Mamma aspettò che uscisse anche l'ultima goccia, poi avvicinò il bicchiere alle sue labbra, mi guardò dritto negli occhi e mandò giù. Tutto. In un colpo solo.

La guardai. Completamente nuda, in ginocchio. Le gocce di sperma ancora sulle labbra. Mamma non era mai stata così bella. Così porca.

Mia madre aveva sete di sborra e quello era il modo che aveva trovato per farmelo capire. Ora toccava a me. Il suo bambino diventato uomo. Il suo uomo?.
 

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