cipolla65
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Se domandassi a qualsiasi Italiano qual è il periodo dell'anno più atteso, quello più sospirato, aspettato e rincorso giorno dopo giorno, sicuramente mi risponderebbe: "Quello delle ferie estive!!!µ.
Ebbene, anch'io faccio parte della media nazionale, di coloro che hanno bisogno di staccare la spina, di rigenerarsi, di non pensare ai problemi e ai fastidi giornalieri. Non vedo l'ora arrivi, tanto da controllare continuamente il calendario. All'ultimo poi sorveglio, con furia maniacale, orologio in ufficio di fronte a me, telefonino, orologio al polso e qualsiasi cosa abbia a che fare con la misurazione del tempo come se questo accorciasse il momento di attesa. Per non parlare della prenotazione fatta svariati mesi addietro preoccupandomi possa aver avuto qualche dimenticanza.
Anche quest'anno mare: Riviera Romagnola. E' già da qualche anno che frequento quella zona. Le persone sono uniche: simpatia ed energia associate a cordialità e accoglienza.
Mancano pochi giorni. Valigia quasi ultimata anche se farla e disfarla è diventata parte della quotidianità nel caso mi scordassi qualcosa. Porterò con me le cose più belle, le più ricercate, quelle che mi piacciono di più; ecco perché negli ultimi giorni sto indossando capi del periodo preistorico; ma sì, dai, quei capi che metti nell'armadio convincendoti che prima o poi rispolvererai per qualche occasione.
13 agosto: il giorno tanto anelato. Ore 8, si parte. Due o tre ore e dovrei arrivare scongiurando code chilometriche o congestioni varie. Ed è così che alle 11 spaccate mi ritrovo davanti all'hotel. Vasta area verde, piscina, divanetti, poltroncine; tutto quello che serve per far sì che la parola relax abbia un senso. Mi presento alla hall, che poi non so perché si continui con questi termini in inglese da fighetti, come se dire entrataµ sia un dispregiativo.
Presento i documenti . Mi consegnano le chiavi della stanza per una persona. Sì, una, sono single incallito, persona non adeguata per la vita di coppia duratura, o forse semplicemente non ho ancora incontrato quella che veramente mi rapisca il cuore. Le mie storie hanno un'impennata iniziale travolgente per poi trasformarsi in abitudine distruttiva tanto da arrivare al capolinea spossato, accidioso, indifferente e senza nessuna voglia di reagire. Sembro un caso da analisi.
Lasciamo questi pensieri a casa. Qui sono in ferie e me la voglio godere fino all'ultimo.
Arrivo al piano. Mi dirigo verso la stanza. Eccola. Inserisco la chiave. Apro. Wow!!! Proprio come l'avevo vista nel sito. Spaziosa, luminosa ma soprattutto curata anche nei dettagli. Avrò speso qualcosa ma ne è valsa la pena anche se un giudizio più accurato lo darò solo dopo aver pranzato perché, come tutti gli italiani, adoro mangiar bene.
Una volta sistemato il bagaglio, il mio stomaco reclama ed essendo orario di pranzo mi avvio verso la sala ristorante. Ovviamente collego la parola mare alla parola pesce; mi sembra un binomio perfetto, tanto perfetto che per tutta la durata del soggiorno mangerò esclusivamente piatti a base di pesce annaffiati da un buon prosecco.
Ancora una volta confermo l'ottima scelta del posto.
"Tutti al mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiareµ. Questa frase mi rimbomba nella testa fin da piccolo, quando al mare ci venivo con i miei genitori. Oggi il mio colorito è già da abbronzatura pomeridiana. Lo so, me lo dicono in molti, non sono tanto normale visto che nella pausa pranzo dal lavoro prendo il sole in terrazzo; un'altra passione sfociata qualche anno fa e che sicuramente non avrò difficoltà a colmarla abbondantemente in questo lasso di tempo.
Se poi valuto anche il panorama il gioco è fatto. Mai visti tanti culi e tante tette in vita mia in un sol colpo. Le mie vicine di ombrellone sembrano disegnate da qualche artista, peccato che siano tutte accompagnate. Dovrò stare attento anche solo ad osservare più del dovuto. Non vorrei mai diventare il bersaglio di qualcuno.
Calma, ozio e pace scandiscono il passare delle ore. Quasi mi addormento sotto il sole tanto mi sento rilassato. Solo un bagno e una nuotata spezzano questo momento prima di rientrare per la cena.
Alla sera non manca l'uscita in centro. Un caos totale. Gente dappertutto. Un'insieme di teste muoversi a destra e sinistra. Non mancano gli spintoni dai soliti addormentati e della nuova moda del momento: "Pokémonµ, roba da matti!!! Ma anche questo fa parte del pacchetto "tutto inclusoµ.
Ore 6. I miei occhi si spalancano senza bisogno di sentire alcuna sveglia. Sembro un bambino desideroso di ricevere qualcosa aspettata da diverso tempo. Mi lavo la faccia, i denti, mi infilo pantaloncini corti, maglietta e scarpe ginniche. Di questa mia passione non ne parlo molto perché quando lo faccio con i miei amici l'aggettivo più carino che ricevo è passare per scemo. Pensandoci bene non hanno poi tutti i torti visto che alzarsi a quell'ora, in ferie, non rientra proprio nella normalità. Ma questo momento mi ripaga per tanti altri. Le emozioni che ricevo nel fare questo non hanno eguali.
Mi incammino verso la spiaggia. Quello che mi si presenta è qualcosa che a volte faccio fatica a raccontarlo. E' un insieme di momenti, diapositive una diversa dall'altra tratte dallo stesso istante.
Ombrelloni ancora chiusi. Dipendenti degli stabilimenti già pronti con il rastrello in mano a coprire le buche fatte dai bimbi il giorno prima. Il mare è calmo. Bassa marea. Mi incammino verso il porto. Il profumo del mare ricopre tutto. Le nuvole oscurano l'alba. I gabbiani si impadroniscono degli scogli. Più in là una signora anziana già con i piedi a bagno. Dalla parte opposta dei ragazzi riposano sui lettini dopo una notte di bagordi. Non pensavo di trovare molte altre persone con la mia stessa passione: chi fa jogging o semplicemente cammina come me.
Più mi avvicino al porto e più il sole vuol fare il protagonista facendosi spazio tra le nuvole riflettendosi sull'acqua. Mi giro verso di lui: il mare. Un abisso colmo fino al limite toccarsi con il cielo. Una scena che anche se vista e rivista non finisce mai di stupirmi, di farmi sentire l'unica persona esistente sulla Terra, come avessi un interruttore per spegnere tutto quello che mi circonda. E' una sensazione indescrivibile, un'emozione unica interrotta soltanto dal rientro dei pescherecci dopo aver trascorso tutta la notte al largo a fare quello che per molti è uno sport ma per tanti della zona una necessità: pescare. E' in questi momenti che dai un vero senso alla parola "vivereµ. Anch'io faccio parte di quel quadro della Natura, di quell'immagine che di statico ha solamente le pietre e il cemento delle strutture alberghiere.
Ci sono quasi. Una passerella in cemento divide il mare dal porto. Mi prendo una pausa appoggiandomi alla ringhiera, osservando la divisione netta tra due modi diversi di vivere il posto. Da una parte i pescherecci vendere il pescato direttamente a bordo barca, dall'altra una serie infinita di imbarcazioni di svariate misure dalla più piccola alla più grande passando per i "sogni proibitiµ. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i portafogli. Alcune "abitateµ altre solo ormeggiate. Dalla semplice barca a vela al catamarano, dal motoscafo allo yhact vero e proprio. Uno di questi ultimi è proprio di fronte a me. Definirla solo "bella imbarcazioneµ è un diminutivo. Nuova, maestosa, bicolore quasi a volerla dividere dalle altre per importanza e imponenza.
La osservo con stupore. Mi accorgo della presenza di qualcuno. Un signore apre la porta scorrevole di una vetrata, esce accompagnato da una signora, presumo siano marito e moglie. In questo momento un senso di invidia ci sta tutto. Continua la mia metodica osservazione quando la porta si apre ancora. Questa volta ad uscire è una ragazza che avvicinandosi dà un bacio sulla guancia ad entrambi come segno di saluto affettuoso; immagino sia la figlia.
Per un attimo non ci faccio caso ma quando metto bene a fuoco la vista quello che mi si presenta è una figura meravigliosa. Alta, capelli ricci fino alle spalle, biondi e voluminosi. Indossa occhiali grandi da sole. Camicia bianca, leggermente aperta, con maniche a tre quarti, pantaloncini neri aderenti fin sotto il ginocchio, scarpe ginniche. La distanza tra di noi non è molta. Se dovessi misurarla in metri non andrei oltre i quattro o cinque tanto da permettermi di notare un reggiseno bianco bordato di pizzo. Per certe cose ho l'occhio clinico. Non vorrei passare per guardone ma il suo fisico mi induce a non staccare lo sguardo da lei. Gambe lunghe, caviglie sottili, fisico asciutto e ben proporzionato. Ecco, lo sapevo. Ho fissato troppo e se n'è accorta. Adesso manca solo che mi mandi a quel paese. Sta rientrando forse infastidita quando si ferma, si gira verso di me, si toglie gli occhiali guardandomi. Occhioni scuri e grandi, sorriso che difficilmente si scorda. Io sto per prendere fuoco come al solito, non reggo a lungo queste prove di sguardi. Accenno un sorriso anch'io, mi giro e me ne vado. Ditemelo pure: sono un coglione..........
Parte 2^
Parte 3^
Parte 4^...ultima
Ebbene, anch'io faccio parte della media nazionale, di coloro che hanno bisogno di staccare la spina, di rigenerarsi, di non pensare ai problemi e ai fastidi giornalieri. Non vedo l'ora arrivi, tanto da controllare continuamente il calendario. All'ultimo poi sorveglio, con furia maniacale, orologio in ufficio di fronte a me, telefonino, orologio al polso e qualsiasi cosa abbia a che fare con la misurazione del tempo come se questo accorciasse il momento di attesa. Per non parlare della prenotazione fatta svariati mesi addietro preoccupandomi possa aver avuto qualche dimenticanza.
Anche quest'anno mare: Riviera Romagnola. E' già da qualche anno che frequento quella zona. Le persone sono uniche: simpatia ed energia associate a cordialità e accoglienza.
Mancano pochi giorni. Valigia quasi ultimata anche se farla e disfarla è diventata parte della quotidianità nel caso mi scordassi qualcosa. Porterò con me le cose più belle, le più ricercate, quelle che mi piacciono di più; ecco perché negli ultimi giorni sto indossando capi del periodo preistorico; ma sì, dai, quei capi che metti nell'armadio convincendoti che prima o poi rispolvererai per qualche occasione.
13 agosto: il giorno tanto anelato. Ore 8, si parte. Due o tre ore e dovrei arrivare scongiurando code chilometriche o congestioni varie. Ed è così che alle 11 spaccate mi ritrovo davanti all'hotel. Vasta area verde, piscina, divanetti, poltroncine; tutto quello che serve per far sì che la parola relax abbia un senso. Mi presento alla hall, che poi non so perché si continui con questi termini in inglese da fighetti, come se dire entrataµ sia un dispregiativo.
Presento i documenti . Mi consegnano le chiavi della stanza per una persona. Sì, una, sono single incallito, persona non adeguata per la vita di coppia duratura, o forse semplicemente non ho ancora incontrato quella che veramente mi rapisca il cuore. Le mie storie hanno un'impennata iniziale travolgente per poi trasformarsi in abitudine distruttiva tanto da arrivare al capolinea spossato, accidioso, indifferente e senza nessuna voglia di reagire. Sembro un caso da analisi.
Lasciamo questi pensieri a casa. Qui sono in ferie e me la voglio godere fino all'ultimo.
Arrivo al piano. Mi dirigo verso la stanza. Eccola. Inserisco la chiave. Apro. Wow!!! Proprio come l'avevo vista nel sito. Spaziosa, luminosa ma soprattutto curata anche nei dettagli. Avrò speso qualcosa ma ne è valsa la pena anche se un giudizio più accurato lo darò solo dopo aver pranzato perché, come tutti gli italiani, adoro mangiar bene.
Una volta sistemato il bagaglio, il mio stomaco reclama ed essendo orario di pranzo mi avvio verso la sala ristorante. Ovviamente collego la parola mare alla parola pesce; mi sembra un binomio perfetto, tanto perfetto che per tutta la durata del soggiorno mangerò esclusivamente piatti a base di pesce annaffiati da un buon prosecco.
Ancora una volta confermo l'ottima scelta del posto.
"Tutti al mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiareµ. Questa frase mi rimbomba nella testa fin da piccolo, quando al mare ci venivo con i miei genitori. Oggi il mio colorito è già da abbronzatura pomeridiana. Lo so, me lo dicono in molti, non sono tanto normale visto che nella pausa pranzo dal lavoro prendo il sole in terrazzo; un'altra passione sfociata qualche anno fa e che sicuramente non avrò difficoltà a colmarla abbondantemente in questo lasso di tempo.
Se poi valuto anche il panorama il gioco è fatto. Mai visti tanti culi e tante tette in vita mia in un sol colpo. Le mie vicine di ombrellone sembrano disegnate da qualche artista, peccato che siano tutte accompagnate. Dovrò stare attento anche solo ad osservare più del dovuto. Non vorrei mai diventare il bersaglio di qualcuno.
Calma, ozio e pace scandiscono il passare delle ore. Quasi mi addormento sotto il sole tanto mi sento rilassato. Solo un bagno e una nuotata spezzano questo momento prima di rientrare per la cena.
Alla sera non manca l'uscita in centro. Un caos totale. Gente dappertutto. Un'insieme di teste muoversi a destra e sinistra. Non mancano gli spintoni dai soliti addormentati e della nuova moda del momento: "Pokémonµ, roba da matti!!! Ma anche questo fa parte del pacchetto "tutto inclusoµ.
Ore 6. I miei occhi si spalancano senza bisogno di sentire alcuna sveglia. Sembro un bambino desideroso di ricevere qualcosa aspettata da diverso tempo. Mi lavo la faccia, i denti, mi infilo pantaloncini corti, maglietta e scarpe ginniche. Di questa mia passione non ne parlo molto perché quando lo faccio con i miei amici l'aggettivo più carino che ricevo è passare per scemo. Pensandoci bene non hanno poi tutti i torti visto che alzarsi a quell'ora, in ferie, non rientra proprio nella normalità. Ma questo momento mi ripaga per tanti altri. Le emozioni che ricevo nel fare questo non hanno eguali.
Mi incammino verso la spiaggia. Quello che mi si presenta è qualcosa che a volte faccio fatica a raccontarlo. E' un insieme di momenti, diapositive una diversa dall'altra tratte dallo stesso istante.
Ombrelloni ancora chiusi. Dipendenti degli stabilimenti già pronti con il rastrello in mano a coprire le buche fatte dai bimbi il giorno prima. Il mare è calmo. Bassa marea. Mi incammino verso il porto. Il profumo del mare ricopre tutto. Le nuvole oscurano l'alba. I gabbiani si impadroniscono degli scogli. Più in là una signora anziana già con i piedi a bagno. Dalla parte opposta dei ragazzi riposano sui lettini dopo una notte di bagordi. Non pensavo di trovare molte altre persone con la mia stessa passione: chi fa jogging o semplicemente cammina come me.
Più mi avvicino al porto e più il sole vuol fare il protagonista facendosi spazio tra le nuvole riflettendosi sull'acqua. Mi giro verso di lui: il mare. Un abisso colmo fino al limite toccarsi con il cielo. Una scena che anche se vista e rivista non finisce mai di stupirmi, di farmi sentire l'unica persona esistente sulla Terra, come avessi un interruttore per spegnere tutto quello che mi circonda. E' una sensazione indescrivibile, un'emozione unica interrotta soltanto dal rientro dei pescherecci dopo aver trascorso tutta la notte al largo a fare quello che per molti è uno sport ma per tanti della zona una necessità: pescare. E' in questi momenti che dai un vero senso alla parola "vivereµ. Anch'io faccio parte di quel quadro della Natura, di quell'immagine che di statico ha solamente le pietre e il cemento delle strutture alberghiere.
Ci sono quasi. Una passerella in cemento divide il mare dal porto. Mi prendo una pausa appoggiandomi alla ringhiera, osservando la divisione netta tra due modi diversi di vivere il posto. Da una parte i pescherecci vendere il pescato direttamente a bordo barca, dall'altra una serie infinita di imbarcazioni di svariate misure dalla più piccola alla più grande passando per i "sogni proibitiµ. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i portafogli. Alcune "abitateµ altre solo ormeggiate. Dalla semplice barca a vela al catamarano, dal motoscafo allo yhact vero e proprio. Uno di questi ultimi è proprio di fronte a me. Definirla solo "bella imbarcazioneµ è un diminutivo. Nuova, maestosa, bicolore quasi a volerla dividere dalle altre per importanza e imponenza.
La osservo con stupore. Mi accorgo della presenza di qualcuno. Un signore apre la porta scorrevole di una vetrata, esce accompagnato da una signora, presumo siano marito e moglie. In questo momento un senso di invidia ci sta tutto. Continua la mia metodica osservazione quando la porta si apre ancora. Questa volta ad uscire è una ragazza che avvicinandosi dà un bacio sulla guancia ad entrambi come segno di saluto affettuoso; immagino sia la figlia.
Per un attimo non ci faccio caso ma quando metto bene a fuoco la vista quello che mi si presenta è una figura meravigliosa. Alta, capelli ricci fino alle spalle, biondi e voluminosi. Indossa occhiali grandi da sole. Camicia bianca, leggermente aperta, con maniche a tre quarti, pantaloncini neri aderenti fin sotto il ginocchio, scarpe ginniche. La distanza tra di noi non è molta. Se dovessi misurarla in metri non andrei oltre i quattro o cinque tanto da permettermi di notare un reggiseno bianco bordato di pizzo. Per certe cose ho l'occhio clinico. Non vorrei passare per guardone ma il suo fisico mi induce a non staccare lo sguardo da lei. Gambe lunghe, caviglie sottili, fisico asciutto e ben proporzionato. Ecco, lo sapevo. Ho fissato troppo e se n'è accorta. Adesso manca solo che mi mandi a quel paese. Sta rientrando forse infastidita quando si ferma, si gira verso di me, si toglie gli occhiali guardandomi. Occhioni scuri e grandi, sorriso che difficilmente si scorda. Io sto per prendere fuoco come al solito, non reggo a lungo queste prove di sguardi. Accenno un sorriso anch'io, mi giro e me ne vado. Ditemelo pure: sono un coglione..........
Parte 2^
Parte 3^
Parte 4^...ultima
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