Il protagonista indiscusso dell’estate: il mare

cipolla65

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Se domandassi a qualsiasi Italiano qual è il periodo dell'anno più atteso, quello più sospirato, aspettato e rincorso giorno dopo giorno, sicuramente mi risponderebbe: "Quello delle ferie estive!!!µ.
Ebbene, anch'io faccio parte della media nazionale, di coloro che hanno bisogno di staccare la spina, di rigenerarsi, di non pensare ai problemi e ai fastidi giornalieri. Non vedo l'ora arrivi, tanto da controllare continuamente il calendario. All'ultimo poi sorveglio, con furia maniacale, orologio in ufficio di fronte a me, telefonino, orologio al polso e qualsiasi cosa abbia a che fare con la misurazione del tempo come se questo accorciasse il momento di attesa. Per non parlare della prenotazione fatta svariati mesi addietro preoccupandomi possa aver avuto qualche dimenticanza.
Anche quest'anno mare: Riviera Romagnola. E' già da qualche anno che frequento quella zona. Le persone sono uniche: simpatia ed energia associate a cordialità e accoglienza.

Mancano pochi giorni. Valigia quasi ultimata anche se farla e disfarla è diventata parte della quotidianità nel caso mi scordassi qualcosa. Porterò con me le cose più belle, le più ricercate, quelle che mi piacciono di più; ecco perché negli ultimi giorni sto indossando capi del periodo preistorico; ma sì, dai, quei capi che metti nell'armadio convincendoti che prima o poi rispolvererai per qualche occasione.

13 agosto: il giorno tanto anelato. Ore 8, si parte. Due o tre ore e dovrei arrivare scongiurando code chilometriche o congestioni varie. Ed è così che alle 11 spaccate mi ritrovo davanti all'hotel. Vasta area verde, piscina, divanetti, poltroncine; tutto quello che serve per far sì che la parola relax abbia un senso. Mi presento alla hall, che poi non so perché si continui con questi termini in inglese da fighetti, come se dire entrataµ sia un dispregiativo.
Presento i documenti . Mi consegnano le chiavi della stanza per una persona. Sì, una, sono single incallito, persona non adeguata per la vita di coppia duratura, o forse semplicemente non ho ancora incontrato quella che veramente mi rapisca il cuore. Le mie storie hanno un'impennata iniziale travolgente per poi trasformarsi in abitudine distruttiva tanto da arrivare al capolinea spossato, accidioso, indifferente e senza nessuna voglia di reagire. Sembro un caso da analisi.
Lasciamo questi pensieri a casa. Qui sono in ferie e me la voglio godere fino all'ultimo.
Arrivo al piano. Mi dirigo verso la stanza. Eccola. Inserisco la chiave. Apro. Wow!!! Proprio come l'avevo vista nel sito. Spaziosa, luminosa ma soprattutto curata anche nei dettagli. Avrò speso qualcosa ma ne è valsa la pena anche se un giudizio più accurato lo darò solo dopo aver pranzato perché, come tutti gli italiani, adoro mangiar bene.
Una volta sistemato il bagaglio, il mio stomaco reclama ed essendo orario di pranzo mi avvio verso la sala ristorante. Ovviamente collego la parola mare alla parola pesce; mi sembra un binomio perfetto, tanto perfetto che per tutta la durata del soggiorno mangerò esclusivamente piatti a base di pesce annaffiati da un buon prosecco.
Ancora una volta confermo l'ottima scelta del posto.

"Tutti al mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiareµ. Questa frase mi rimbomba nella testa fin da piccolo, quando al mare ci venivo con i miei genitori. Oggi il mio colorito è già da abbronzatura pomeridiana. Lo so, me lo dicono in molti, non sono tanto normale visto che nella pausa pranzo dal lavoro prendo il sole in terrazzo; un'altra passione sfociata qualche anno fa e che sicuramente non avrò difficoltà a colmarla abbondantemente in questo lasso di tempo.
Se poi valuto anche il panorama il gioco è fatto. Mai visti tanti culi e tante tette in vita mia in un sol colpo. Le mie vicine di ombrellone sembrano disegnate da qualche artista, peccato che siano tutte accompagnate. Dovrò stare attento anche solo ad osservare più del dovuto. Non vorrei mai diventare il bersaglio di qualcuno.
Calma, ozio e pace scandiscono il passare delle ore. Quasi mi addormento sotto il sole tanto mi sento rilassato. Solo un bagno e una nuotata spezzano questo momento prima di rientrare per la cena.
Alla sera non manca l'uscita in centro. Un caos totale. Gente dappertutto. Un'insieme di teste muoversi a destra e sinistra. Non mancano gli spintoni dai soliti addormentati e della nuova moda del momento: "Pokémonµ, roba da matti!!! Ma anche questo fa parte del pacchetto "tutto inclusoµ.

Ore 6. I miei occhi si spalancano senza bisogno di sentire alcuna sveglia. Sembro un bambino desideroso di ricevere qualcosa aspettata da diverso tempo. Mi lavo la faccia, i denti, mi infilo pantaloncini corti, maglietta e scarpe ginniche. Di questa mia passione non ne parlo molto perché quando lo faccio con i miei amici l'aggettivo più carino che ricevo è passare per scemo. Pensandoci bene non hanno poi tutti i torti visto che alzarsi a quell'ora, in ferie, non rientra proprio nella normalità. Ma questo momento mi ripaga per tanti altri. Le emozioni che ricevo nel fare questo non hanno eguali.
Mi incammino verso la spiaggia. Quello che mi si presenta è qualcosa che a volte faccio fatica a raccontarlo. E' un insieme di momenti, diapositive una diversa dall'altra tratte dallo stesso istante.
Ombrelloni ancora chiusi. Dipendenti degli stabilimenti già pronti con il rastrello in mano a coprire le buche fatte dai bimbi il giorno prima. Il mare è calmo. Bassa marea. Mi incammino verso il porto. Il profumo del mare ricopre tutto. Le nuvole oscurano l'alba. I gabbiani si impadroniscono degli scogli. Più in là una signora anziana già con i piedi a bagno. Dalla parte opposta dei ragazzi riposano sui lettini dopo una notte di bagordi. Non pensavo di trovare molte altre persone con la mia stessa passione: chi fa jogging o semplicemente cammina come me.
Più mi avvicino al porto e più il sole vuol fare il protagonista facendosi spazio tra le nuvole riflettendosi sull'acqua. Mi giro verso di lui: il mare. Un abisso colmo fino al limite toccarsi con il cielo. Una scena che anche se vista e rivista non finisce mai di stupirmi, di farmi sentire l'unica persona esistente sulla Terra, come avessi un interruttore per spegnere tutto quello che mi circonda. E' una sensazione indescrivibile, un'emozione unica interrotta soltanto dal rientro dei pescherecci dopo aver trascorso tutta la notte al largo a fare quello che per molti è uno sport ma per tanti della zona una necessità: pescare. E' in questi momenti che dai un vero senso alla parola "vivereµ. Anch'io faccio parte di quel quadro della Natura, di quell'immagine che di statico ha solamente le pietre e il cemento delle strutture alberghiere.

Ci sono quasi. Una passerella in cemento divide il mare dal porto. Mi prendo una pausa appoggiandomi alla ringhiera, osservando la divisione netta tra due modi diversi di vivere il posto. Da una parte i pescherecci vendere il pescato direttamente a bordo barca, dall'altra una serie infinita di imbarcazioni di svariate misure dalla più piccola alla più grande passando per i "sogni proibitiµ. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i portafogli. Alcune "abitateµ altre solo ormeggiate. Dalla semplice barca a vela al catamarano, dal motoscafo allo yhact vero e proprio. Uno di questi ultimi è proprio di fronte a me. Definirla solo "bella imbarcazioneµ è un diminutivo. Nuova, maestosa, bicolore quasi a volerla dividere dalle altre per importanza e imponenza.
La osservo con stupore. Mi accorgo della presenza di qualcuno. Un signore apre la porta scorrevole di una vetrata, esce accompagnato da una signora, presumo siano marito e moglie. In questo momento un senso di invidia ci sta tutto. Continua la mia metodica osservazione quando la porta si apre ancora. Questa volta ad uscire è una ragazza che avvicinandosi dà un bacio sulla guancia ad entrambi come segno di saluto affettuoso; immagino sia la figlia.
Per un attimo non ci faccio caso ma quando metto bene a fuoco la vista quello che mi si presenta è una figura meravigliosa. Alta, capelli ricci fino alle spalle, biondi e voluminosi. Indossa occhiali grandi da sole. Camicia bianca, leggermente aperta, con maniche a tre quarti, pantaloncini neri aderenti fin sotto il ginocchio, scarpe ginniche. La distanza tra di noi non è molta. Se dovessi misurarla in metri non andrei oltre i quattro o cinque tanto da permettermi di notare un reggiseno bianco bordato di pizzo. Per certe cose ho l'occhio clinico. Non vorrei passare per guardone ma il suo fisico mi induce a non staccare lo sguardo da lei. Gambe lunghe, caviglie sottili, fisico asciutto e ben proporzionato. Ecco, lo sapevo. Ho fissato troppo e se n'è accorta. Adesso manca solo che mi mandi a quel paese. Sta rientrando forse infastidita quando si ferma, si gira verso di me, si toglie gli occhiali guardandomi. Occhioni scuri e grandi, sorriso che difficilmente si scorda. Io sto per prendere fuoco come al solito, non reggo a lungo queste prove di sguardi. Accenno un sorriso anch'io, mi giro e me ne vado. Ditemelo pure: sono un coglione..........


Parte 2^
Parte 3^
Parte 4^...ultima
 
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Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 2^

Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 2^

.......La mia giornata prosegue tra spiaggia, sole e albergo. Sarei bugiardo se dicessi che la ragazza dai capelli ricci mi ha lasciato indifferente. Al contrario ci penso in continuazione. Dovrei dimenticarla. Siamo di due pianeti diversi: io semplice impiegato, lei chissà di quale famiglia importante. Non è che lo stato sociale mi impedisca di fare conoscenze ma si sa come vanno a finire. Se non sei alla pari non reggi a lungo.

Dopo una nottata tranquilla a dormire, ci risiamo. Spalanco gli occhi e solo guardando fuori dalla finestra tenuta aperta per il caldo e dall'intensità del buio, percepisco l'orario. A dire il vero sarebbe un pò prestino per uscire. Vorrà dire che indosserò anche una felpa.

E così, come ieri, mi incammino per la spiaggia. Questa volta siamo veramente in pochi. E sempre come ieri, mi dirigo verso il porto. Percorro la passerella e subito l'occhio va a quella barca. Avvicinandomi mi accorgo di una presenza su di un divanetto: è lei, i suoi ricci sono inconfondibili. Sta fumando. Ora, o faccio finta di nulla, passo e continuo per la mia strada, o, come ieri, mi staziono davanti e aspetto che mi veda. Potrei correre il rischio di fare una figura da deficiente, però ci sta. Ha qualcosa che mi intriga o forse è solo una sensazione a pelle. Così, carico a mille, mi fermo. Continua a fumare guardando il cellulare. Aspetto. Eccola. Spegne la sigaretta, si alza, posa il cellulare e alzando lo sguardo mi vede. Con il coraggio da leone che mi ritrovo, non spiaccico una parola, speriamo lo faccia lei. Infatti: "Già sveglio a quest'ora?µ, con voce squillante. “Potrei farti la stessa domandaµ, sorridendo. Pensavo in un esito diverso. La vedo rientrare. Qui devo lasciare la timidezza in tasca e darmi una svegliata. Che poi il coraggio ce l'ho, è la paura che mi frega. Me ne esco con: "Devo fare ancora colazione, ti andrebbe di farmi compagnia?µ. Silenzio assoluto. E' rientrata nella barca. Un pò stronza la tipa, nemmeno mi considera. Vabbè, facciamo finta che non mi abbia sentito, pazienza. Me ne sto andando quando: "Hei, ma quanta fretta, aspettami che arrivoµ. Avete presente la soddisfazione di un gallo dopo aver schivato un sasso alle cinque del mattino perché cantava? Ecco, in quel momento io ero il gallo.

Ora, prima che vada a fuoco come ieri, meglio se tolgo la felpa, respiro profondamente e...non c'è tempo. Più si avvicina e più è una conferma. Nonostante l'età, ci vedo ancora bene. Quei ricci e quel sorriso parlano per lei . Indossa un copricostume leggermente trasparente da farmi notare un bikini grigio sabbia e infradito ai piedi. Fisico degno di nota. Magra al punto giusto. Alta più o meno come me.
"Dove mi porti bel ragazzo?µ. La guardo stupito per il complimento ricevuto e: "Sì, bel ragazzo di una volta"
C'è un posto molto carino non molto lontano da qui, ci sono passato prima ed è già apertoµ.
Fatte le presentazioni, ci avviamo. Strada facendo mi dice di essere qui per qualche giorno per poi proseguire più a sud, che quei signori sono i suoi genitori e che lei si occupa dell'azienda di famiglia a Milano: un grande studio di ingegneria civile. Anch'io le racconto di me e del mio lavoro.
Arrivati, ci accomodiamo in un tavolino, sulla terrazza del locale, con vista mare. Caffè e brioche con Nutella per me, stessa ordinazione per lei.
"Non hai paura della Nutella? Ingrassa!!!µ.
"Anche no. Non faccio nessuna attività fisica, mangio e non ingrasso, mi ritengo fortunata!µ.
La chiacchierata continua piacevolmente. Con faccia alquanto stupita: "Quando parliamo di mare ti brillano gli occhi, ti alzi prestissimo al mattino anche in vacanza, cammini da solo, perché tutto questo?µ
Puntando il dito in un punto preciso: "Vedi quella barca là in fondo? Quella senza ormeggi che ondeggia?...Ora, vedi il sole alzarsi e riflettersi leggermente sull'acqua?...Osservala per dieci minutiµ. La scena che si presenta davanti a noi è da cartolina. La barca, ondeggiando, attraversa lentamente il riflesso provocato dal sorgere del sole.
Incantata, si gira verso di me e guardandomi: "Sei molto dolce e sicuramente anche passionale e molto attento ai dettagliµ.
"Su questa ultima tua affermazione devo darti ragione: bella la cavigliera che porti e, se posso, complimenti per il lato b...non ho potuto non farci cadere l'occhio quando eri davanti a meµ. Qui rischio molto ma pur non conoscendola, la sua simpatia, la sua dolcezza e il suo modo di fare mi permettono di osare senza cadere nella volgarità che certamente non mi appartiene. Un suo sorriso, accompagnato dalla formazione di alcune rughe attorno agli occhi provocandone una leggera chiusura, confermano il mio sentore.

Non so cosa mi stia succedendo. Non l'ho mai vista e la conosco da circa due ore ma mi sembra di parlarci assieme da anni. E' una sensazione stranissima che mi fa star bene.
Starei qui per ore ad ascoltarla ma purtroppo mi parla di una videochiamata di lavoro che l'aspetta. Nel salutarci le cingo le mani sui fianchi stringendola leggermente. Le nostre bocche prendono la stessa direzione schivandosi all'ultimo. Due baci sulle guance e un rossore, la mia faccia.
"Se ti va replichiamo domaniµ, togliendosi gli occhiali e mostrandomi quegli occhi scuri, profondi e penetranti.
Potrei mai rinunciare? Ci scambiamo i numeri e andiamo.
Tutto il giorno lo stesso pensiero: lei. Vorrei mandarle qualche messaggio ma non voglio disturbare o passare per pesante, quindi evito standomene tutto il giorno sul lettino a rosolare e a sgranare gli occhi. C'è veramente della bella gente, femminile!
A differenza delle altre notti, non riesco a prendere sonno. Due, due e trenta, tre, quattro;controllo in continuazione l'orario. Quasi quasi mi metto a contare le pecore. Ho la stessa tensione di un ragazzino al suo primo appuntamento. E sì che quarant'anni è già da un pò che li ho compiuti.
Ci siamo. Inutile girarsi e rigirarsi. Vado.

Passerella. Solito posto, lei è già lì, davanti alla barca che mi aspetta. "Scendi!µ. Raggiungo le scale e vado verso di lei. Costume, questa volta verdino con copri bianco. Statuaria. Mi avvicino salutandola e stringendole ancora leggermente i fianchi. Una scossa invade il mio corpo. Non so veramente cosa mi stia succedendo ma la cosa mi piace.
"Dai, seguimi, cambio di programmaµ. La guardo esterrefatto.
"Ma i tuoi genitori?µ.
"Tranquillo, sono già usciti con degli amici. Ritornano questa sera. Visto che il mare ti emoziona così tanto, ce ne andiamo un pò al largoµ.
"E chi manovra la zattera?µ, ridendo.
"Vedi altre persone a bordo?...A meno che tu non lo sappia fare toccherà a me!!!µ.
Però, intraprendente la ragazza. Eccitato dall'idea, leggermente preoccupato, prendiamo il largo.
L'imbarcazione è proprio bella. Finora le ho sempre ammirate attraverso riviste o semplici foto su internet. Oggi ci sono dentro. Il lusso certamente non manca a bordo ma non sfrenato, lo trovo più ricercato. Si nota subito il gusto nel scegliere le cose. Divanetti in pelle bianca, legno, acciaio e vetro ne formano l'interno. Mi dirigo verso di lei, nella zona comandi. Sembra un'amazzone, una donna guerriera della mitologia greca, forte e incurante del pericolo.
Qualche miglia e siamo al largo. Spegne i motori e ci accomodiamo sul divanetto a poppa.
"Occhiaie, dormito poco?µ.
"Ma no. Le pecore non volevano entrare nel recintoµ, con aria da scemo.
Si alza un attimo per ritornare con un vassoio pieno di briosh con la Nutella. "Per il caffè mi spiace ma dovrai accontentarti di un succo, macchinetta rottaµ.
"Io avrò dormito poco ma anche tu non scherzi...dove le hai trovate a quest'ora?µ.
In questo momento non saprei cosa altro volere. Mare, barca, briosh ma soprattutto lei, così calma in tutto quello che fa e così dolce in tutto quello che dice. Questa donna non conosce la parola difetti.
Più passa il tempo e più la differenza fra le nostre classi sociali si assottiglia. E' talmente semplice nei modi da farmi cambiare opinione a riguardo. Mai un riferimento al suo stato di benessere intervalla la nostra chiacchierata. Mi sento talmente a mio agio che le racconto del mio io più intimo, delle mie storie e del mio stato attuale di single, senza mai guardarla negli occhi non riuscendoci, quando...
"Ho un compagno da molti anni, è rimasto a Milanoµ.
Un colpo al cuore, un pugno in faccio, una stretta allo stomaco. Tutto quello che immaginavo fino a quel momento sta crollando come un castello di sabbia. Cerco di non farle notare il mio cambiamento improvviso di umore.
"Siamo un pò in crisi. Sai, certe cose, con il passare degli anni, si danno per scontate e quello che prima si riteneva importante oggi non lo è più. Io sono una romanticona, lui no. Si adegua, a volte ci prova ma non è la stessa cosaµ.
Anche in questo caso nessun velo di tristezza oscura il suo viso. Dimostra un carattere molto forte e sicuramente non cela una qualche sorta di maschera; lei è proprio così: solare e piacevole.

Ci spostiamo sopra in un altro divanetto dove la vista del mare, essendo molto più ampia, mi rapisce completamente.
"Sono contenta che la sorpresa ti sia piaciuta, ne ero certaµ. Effettivamente ha centrato in pieno il bersaglio. "E poi, sei adorabile. Difficilmente mi confido con una persona conosciuta da pochissimo, non lo faccio nemmeno con amici da anni. Sei pericoloso, lo sai?...Al momento hai solo un difetto, non mi guardi mai negli occhi mentre a me piace farlo quando parlo con le personeµ.
"Non è mancanza di rispetto, questo vorrei precisarlo. Faccio fatica a tenere lo sguardo con il tuo. Ho paura di far danni ed è l'ultima cosa che voglioµ.
"Danni?...I momenti vanno vissuti!µ, lasciandomi intendere che forse anche lei voleva quello che anch'io volevo in quel momento.
Accada quel che accada, mi giro verso di lei. I suoi occhi, il suo sguardo, la sua bocca. Non penso alle conseguenze e nemmeno a un suo possibile rifiuto, era troppo evidente. Mi avvicino lentamente. Delicatamente porto una mano sul suo viso per accarezzarla. Un bacio a stampo. Non mi basta. Voglio di più. Apro leggermente la bocca avvicinandomi alla sua. Passione, scompiglio, emozione e tanta voglia di lei, della sua dolcezza, del suo carisma mi rapiscono tanto da isolarmi ancora una volta da tutto quello che mi circonda. Questo era quello che volevo.
L'imbarazzo mi blocca facendomi diventare bordeaux. Cerco i suoi occhi e ancora una volta sono fissi sui miei. Un piccolo sorriso. Non so che dire. "Ehi, a cosa devo questo momento di impeto?µ. Balbetto qualcosa: "Pensavo lo volessi anche tu!µ...e scoppia in una risata dolcissima. "Sei incredibilmente indifeso quando fai cosìµ.
Mi prende per mano. Scendiamo qualche scalino pensando mi voglia portare verso le stanze quando ne risaliamo qualcun'altro e ci ritroviamo ai comandi. "Dai, uomo intrepido; prendi e portami dove vuoiµ. La guardo esterrefatto: "Ma tu sei matta da legare!!!µ. Io che non so nemmeno come sia fatta la leva dell'acceleratore mi ritrovo a governare la gondola. Ma non mi scoraggio e soprattutto devo pure farle vedere chi sono.
Mi avvicino, metto le mani sul timone: "Pilota automatico no, eh?µ. Colpita. Si mette a ridere rimarcando ancora una volta tutta la sua allegria. "Meglio se torniamo indietro integri, vahµ.
Ritorniamo in molo e attracchiamo. La ringrazio per la bellissima giornata trascorsa assieme a lei. Due baci sulle guance e nessun accenno a quello che era successo poco prima dandoci appuntamento all'indomani alla stesso posto e alla stessa ora di oggi.

Lei: un pensiero fisso invade la mia testa e occupa tutto il tempo del ritorno. Strada facendo, ricordando qualche scena, mi metto a ridere non accorgendomi della presenza di altre persone. Forse dovrei darmi una calmata, potrei passare per pazzo. Effettivamente non mi sento tanto normale.........
 
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rud1985

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Un piacere rileggerti Cipo!
Certo che se ti garba il mare della Riviera Romagnola...beh, sì, fai bene a non sentirti tanto normale!

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Arrivo in ritardo, ma con non poco interesse!
Nei prossimi giorni leggo tutto.
Sono felice che tu sia tornato a scrivere. Quando lo fai, sei sereno. E così anch'io, a saperti così.
:*
 
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Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 3^

Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 3^

……..Una volta arrivato salgo in stanza stendendomi sopra il letto per rilassarmi un po’ quando mi squilla il telefono. Oddio, lei. Ci siamo appena lasciati. Cosa vorrà adesso? Non mi sembra di aver combinato nulla di grave, mica l’ho governata la barca……Se continuo con le domande rischio di far terminare la chiamata senza rispondere.
“Prontoµ
“Ciao, hai impegni questa sera?µ
Faccio mente locale chiedendomi se ce l’abbia con me o se abbia sbagliato numero: “Ehm, noµ.
“I miei rientreranno tardi e non mi va di cenare da sola. Magari se ti andasse andiamo da qualche parte. Ma se non ti va non fa nulla, posso capire il poco tempo di preavviso.
Saltando per la stanza come un deficiente indemoniato posseduto da chissà quale forma di schizofrenia: “Certo che mi va…vengo a prenderti al molo per le 20µ, salutandola e ringraziandola.
E ora? Panico. Cosa mi metto? Prendo la valigia, la svuoto non avendolo ancora fatto, alla ricerca di qualcosa da indossare. Ma come si vestirà lei? Non gliel’ho chiesto anche se non sarebbe stato proprio il caso. Elegante? Sportivo? Questo e questo e facciamola finita. Ora velocizziamo altrimenti arrivo tardi.

Mi avvio verso il molo. Mi avvicino alla barca. Prendo il cellulare per chiamarla e comporre il numero quando…..Sgrano gli occhi inebetito e talmente emozionato nel vedere lo spettacolo che si avvicina verso di me. Tubino nero poco sopra il ginocchio, tacco importante, calze velate intrappolano la cavigliera, trucco marcato accentuato dal rossetto rosso fuoco e ricci voluminosi più che mai. Una figura paradisiaca. Un portamento femminile con uno stile come poche volte mi era capitato di vedere. Più si avvicina e più noto le sue forme ben definite dall’aderenza dell’abito. Il suo profumo non troppo forte ma deciso quasi esotico, un suo sorriso e un ciao con un tono di voce carico di sensualità mi annientano definitivamente lasciandomi quasi a bocca aperta. Sto cercando di trovare un briciolo di calma per trattenermi nel baciarla rischiando di interrompere quella bellissima sensazione che in quel momento mi sto godendo.
Metto insieme qualche sillaba: “C’è un posticino niente male qui vicino, che ne dici?µ.
“Vada per il posticinoµ.

Ci incamminiamo instaurando una conversazione molto leggera e allegra, a volte senza senso. Avete presente un comportamento adolescenziale? Noi due a sedici anni. Un accumulo di energia come un cellulare in carica.
Arrivati davanti al locale mi compiaccio della scelta, sembra piacerle molto: “Carino. Piccolino e fuori dalla confusioneµ.
Ci accomodiamo in un angolo, vicino ad una finestra abbellita da vasi di primule colorate. In lontananza si intravede una piccola piazzetta illuminata con una luce soffusa di un colore caldo. Menù tipicamente marittimo annaffiato da bollicine.
Le parole tra di noi certamente non mancano ma mi accorgo che qualcosa in lei cambia a seconda degli argomenti toccati. Vista la confidenza ormai consolidata, glielo chiedo: “C’è qualcosa che non va?!µ.
“Te l’ho detto che sei troppo attento ai dettagli. Mi stai dando più tu in questi giorni che…µ.
Non la lascio terminare notando un velo di tristezza nel suo volto e così me ne esco con qualche battuta talmente cretina ma incentrata al solo scopo di farla ridere, riuscendoci.
Non poteva certo mancare il dolce per concludere: tiramisù, il mio preferito; adesso ancora di più essendolo anche per lei.
Una volta usciti ci incamminiamo verso la piazzetta intravista all’interno dalla finestra. Lei davanti a me e, come ogni uomo, fisso quel fermo immagine zummandolo come avessi una fotocamera al posto degli occhi: il suo sedere; facendomi pure una domanda: ci sarà o non ci sarà? Bassezze da uomini.

Una panchina: ci sediamo. Una gelateria di fronte a noi. “Aspetta un attimo, arrivo subitoµ. Voglio vedere se riesco a stupirla con un gesto. Entro ed esco con un solo cono, un solo gusto: cioccolato. Mi avvicino a lei tenendolo dietro di me. Solo un sorriso e glielo porgo. I suoi occhi si ingigantiscono come voler misurare lo stupore che in quel momento avvertiva. “Non posso crederci. Il mio gusto preferitoµ. “Sai come la chiamo io? Semplicemente empatiaµ, sedendomi vicino a lei.

Non ci accorgiamo dell’ora ormai tarda. Passeggiando ci ritroviamo davanti alla barca. “Beneµ, esclamo io. “Sembra dobbiamo salutarciµ. Senza dire nulla, mi prende la mano accompagnandomi verso la passerella. Mi blocco di colpo. Lei girandosi: “Perché?µ.
“Sei sicura di quello che vuoi? Lo sai che se salgo non lo faccio per un drink!µ. L’occhiolino e la stretta più decisa alla mano confermano il suo volere………..
 
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Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 4^ e ultima

Il protagonista indiscusso dell'estate: il mare...parte 4^ e ultima

………..Lei davanti a me di spalle. Piccoli passi. Prima toglie una scarpa molto lentamente. Subito dopo l’altra. Avanza ancora un po’. Avvicina la mano sulla zip della cerniera del vestito. La fa scorrere verso il basso allentandone l’aderenza. Abbassa entrambe le braccia incrociandole. Con le mani afferra la parte bassa sollevandolo fino a toglierlo.

Rimango pietrificato a tratti rincoglionito. Inimmaginabile quello che sto vedendo: una figura celestiale, divina, eterna. Sembra un quadro: la rappresentazione della sensualità.
Perizoma nero con due fili sottili sopra le natiche, reggiseno nero di pizzo. Ma quello che più mi colpisce lasciandomi inebetito è una conferma della sua indiscussa classe: le calze velate in realtà sono autoreggenti nere bordate di pizzo.
Si avvicina ad un tavolino, si gira. Il suo sguardo incrocia il mio socchiudendo le labbra fissandomi. “Che fai lì impalato?µ. In quel momento nulla mi circonda. Esiste lei, sempre lei, solo lei. Cercando di non distogliere gli occhi dai suoi per timidezza, mi avvicino. Qualche centimetro mi divide da quello che avevo sperato potesse succedere ma che mai avrei creduto in così poco tempo.
Le mie mani sui suoi fianchi. Una leggera stretta. Il cuore accelera dandomi una sensazione di soffocamento. Le mie labbra sempre più vicine alle sue. Un bacio a stampo, un altro ancora. Un accenno di lingua. I sapori si mescolano, il mio al suo. Avverto un calore salirmi dal ventre. Piccoli morsi interrompono scontri di lingue. Non accenno a smettere avvertendo tutto il suo trasporto.
La mia timidezza, i miei blocchi, le mie paure lasciano posto alla passione, alla trasgressione, alla voglia di viverla, di emozionarla, di eccitarla.

Abbandono i fianchi. Con una mano mi avvicino alla bocca, con l’altra sposto i riccioli scoprendo l’orecchio. L’indice ripercorre la forma delle sue labbra dannatamente delicate e morbide mentre mordo e succhio il lobo.
Mi fermo. Lei, con un filo di voce: “Continuaµ. Con enfasi e più vigore, preso da una sensazione di follia, le afferro la testa infilandomi all’interno dei ricci ficcandole tutta la lingua in bocca quasi a riempirla, retrocedendo afferrando la sua con le labbra stringendola delicatamente. Un sospiro conferma il piacere di quel gesto tanto da ripeterlo altre volte.
La mia fantasia corre più della realtà del momento. La voglia di scoprire tutto il suo corpo innesca una battaglia tra la foga e la calma scaturendo un’esaltazione dei miei ormoni con conseguente rigonfiamento del fallo essendo in continuo struscio con il suo ventre.
Il fastidio dei pantaloni ancora indossati si fa sentire. Con la mano cerco di spostarlo quando lei appoggia anche la sua cercando di slacciare un bottone. “Ferma. Non ho finito!µ, con decisione, nell’intento di farla godere molto lentamente e farne una mia preda.
Ritorno sul lobo strizzandolo dolcemente con i denti. Con la lingua e piccoli baci attraverso il collo inumidendolo ritrovandomi nel mezzo del suo seno. Il reggiseno di pizzo nero rientra nelle fantasie di qualsiasi uomo ma la voglia di scoprire cosa cela al suo interno, prevale. Con le mani sono alla ricerca disperata del gancetto che tanto mi fa tribolare. Trovato. Indietreggio lentamente. Gli occhi fissi, sbarrati, desiderosi di vedere, di denudare. Una spallina, poi l’altra. Lo faccio scendere lentamente. Eccole: tonde, areole piccole con capezzoli anch’essi piccoli e sporgenti. Le mie mani mutano diventando calamite. Una carezza leggera, quasi a sfiorare la pelle, inturgidiscono i capezzoli. Li prendo tra due dita e con movimenti circolari li strizzo delicatamente. La sua eccitazione è talmente evidente da farle venire la pelle d’oca. Con una mano prendo un seno alzandolo dal basso verso l’alto mentre le dita, nell’altro, lasciano il posto alla bocca leccandolo e mordendolo, afferrandolo fino a succhiarlo tutto per poi rilasciarlo. Potrei continuare per molto ancora visto quanto mi piace ma altro di lei aspetta la mia conoscenza.

Le mani scendono verso i fianchi accarezzandoli, stringendoli quasi a modellarli come fossi uno scultore di creta.
Il mio sguardo si sposta sempre più in basso: il perizoma. Trasparente per il pizzo, elegante per la forma, eccitante per il fine. Lo sguardo si rialza di colpo. Fissandola negli occhi, a mano piena le stringo il sesso ancora coperto avvertendone un senso di calore. La sua voce cambia timbro emettendo piccole grida.
Allento la presa. Risalgo. Una piccola pressione sul ventre mi permette di eludere l’unico ostacolo che in quel momento mi impedisce l’ingresso: l’elastico. Scivolo lentamente oltrepassandolo. Una peluria ben curata: solo una strisciolina divide la pelle calda e morbida. La mia mano, il suo sesso a contatto. Una stretta forte. Un suo sospiro. E’ umida. Con l’indice, nel mezzo delle labbra, inizio un movimento verticale lento dal clitoride fino all’ingresso. Si eccita tanto da espellere umore in quantità. Il passaggio è talmente breve che l’indice dall’esterno si ritrova dentro di lei. In quell’istante le sue braccia mi bloccano in una morsa avvinghiandosi sulla schiena. La sua bocca si incolla al collo. Ad ogni spinta del dito, un morso.

Nessuna sosta. Mi sbottona la camicia con veemenza ritrovandomi a torso nudo. Le sue tette sfregano sulla mia pelle nuda: un brivido.
La mia innata curiosità non ne ha mai abbastanza. La prendo di forza facendola sedere sopra il tavolino. Prima una e dopo l’altra accompagno le gambe appoggiandole sul bordo con i piedi. Due dita scostano il perizoma mutando la percezione in realtà. Avvicinandomi, l’odore del suo umore si fa sempre più intenso. Una leccata vigorosa ne gusta il sapore un po’ salato. Movimenti circolari della lingua giocano con il clitoride risucchiandolo come un succhiotto. Alzo gli occhi alla ricerca dei suoi: “Guardamiµ. Si solleva leggermente appoggiandosi sulle braccia. Le infilo completamente la lingua senza mai distogliere lo sguardo. Occhi socchiusi mentre si morde un labbro emettendo qualche suono impercettibile ne confermano l’esaltazione. All’improvviso si sposta verso di me con scatto deciso. Le sue mani afferrano la mia testa, come fosse un oggetto, premendola con forza. La mia lingua indolenzita e dolorante funge da vibratore penetrandola con movimento forsennato comandato da lei. Un denso fiotto di umore mi ricopre la bocca. Mi stacco rialzandomi e avvicinandomi per baciarla scambiandoci il suo nettare.

La scena si capovolge. Io appoggiato al tavolino e lei in ginocchio. Un bottone dopo l’altro e mi ritrovo i jeans a metà gambe. Non mi lascia il tempo di toglierli quando il membro scoperto è già eretto: la velocità di abbassare i boxer equiparata alla sua voglia di leccarmelo. Lo fissa. Lo bacia dolcemente nella punta. Una mano a scoprire il glande coperto dalla pelle mentre l’altra scruta fra i testicoli. Con la punta della lingua accarezza dalla base della cappella fino alla sommità per ridiscendere. I miei sospiri echeggiano rischiando di farci sentire aumentando l’adrenalina come non bastasse. Un istante e metà del mio pene scompare all’interno della sua bocca dando inizio ad un su e giù, percorrendo l’asta con la lingua, prima lento e via via più veloce. Ogni tanto esce il pene leccandolo tutto premendo la lingua sulla cappella muovendola a destra e sinistra. Il rischio di una venuta anticipata mi costringe a fermarla. Prendo tempo togliendomi tutti gli indumenti rimasti, rimanendo completamente nudo.

Le faccio segno di alzarsi. Ci spostiamo in un divanetto vicino. La giro di spalle spingendola a carponi, appoggiata sui cuscini. Schiena leggermente inarcata verso il basso favorisce l’alzata del culo. Una chicca: due fossette sopra le natiche, una rarità. Sfilo il perizoma scoprendo la fica bagnata e leggermente aperta. Con la mano attorno alla base del cazzo, stringo forte per aumentarne il volume. Due tre sfregate sulle labbra umide e, senza spinta alcuna, lo lascio scorrere dentro di lei. Due corpi, due cuori, due teste, un unico piacere. Avanti e indietro, uscite ed entrate. Ad ogni colpo le tette ballano che prontamente afferro stringendole con forza ma senza esagerare. Allento la presa posando le mani sul culo allargando leggermente le natiche scoprendo quel buchetto roseo, senza segno di peluria, leggermente dilatato. Quella visione, la situazione, l’attimo, il momento convogliano tutti in quella direzione. Inumidisco un dito con la saliva. Mi avvicino rischiando un istante al cardiopalma per un suo possibile rifiuto. Con estrema lentezza lo faccio entrare scoprendolo voglioso ed accogliente. Un gemito conferma l’azzardo del gesto riuscito tanto da proseguirne l’entrata fino alla completa scomparsa.
Sto facendo del buon sesso, dell’ottimo sesso con una che ci sa fare. E’ quello che sto pensando in questo momento. Ma allora cosa c’entra l’implicazione mentale? Perché sto pensando al dopo con lei? A quello che potrebbe succedere? Ad un mio coinvolgimento che vada oltre al gesto del momento?
La sto “vivendoµ come non fosse l’unica e l’ultima volta, come fosse l’inizio di qualcosa che mi renderà finalmente felice.

Mi fermo di proposito non per scongiurare un’eventuale venuta anticipata ma nel voler avere una conferma delle mie sensazioni.
La prendo per i fianchi girandola, facendola alzare. Uno di fronte all’altra. I miei occhi si perdono nei suoi. Silenzio assoluto, assordante. I corpi parlano per noi. Una fitta allo stomaco mi perfora salendo fino in gola. La bacio con impeto, quasi a travolgerla scaricandole tutta la passione che mi esplode. Le mani, impazzite, percorrono tutto il suo corpo: tette, fianchi, culo; tocco tutto il raggiungibile. Mi sento posseduto, non mi riconosco.

Mi abbasso leggermente. Afferro le gambe da dietro prendendola in braccio. Il cazzo pulsa sfregando sul ventre. La alzo leggermente favorendone l’entrata. Scivola all’esterno essendo bagnata. Ci pensa lei. Lo afferra accompagnandolo. Sto scomodando tutti i santi per resistere. I suoi mugolii di piacere aumentano trasformandosi progressivamente in rantoli. Un urlo liberatorio accompagnato da forti contrazioni ai muscoli pubici segna l’orgasmo intenso che sta provando.
Spossata si accascia su di me stringendomi forte al collo. Ancora avvinghiata, la faccio scendere facendola sedere sul divanetto strusciandole il cazzo sul viso. L’incontro con le labbra innesca una mia fantasia ricorrente. Al mio “Godo!!!µ nessun segno di arretro. Stavo per venire e lì doveva finire. Un gonfiore alla cappella, una fitta ai testicoli e due, tre fiotti densi e caldi. Mi aspetto un suo gesto per espellerla ma nulla. La mia fantasia ricorrente deve trovare una conclusione. Sicuramente non se l’aspetta e certamente l’idea non può nemmeno sfiorarla pensandomi un timidone. Un bacio peccaminoso per il contesto ma intrinseco di lussuria la lasciano colpita e sorpresa.
“Bel ragazzo, interessante e pure porco, chi sei veramente?µ.

Ci coccoliamo facendoci trasportare dal momento, senza proferire parola, assorbendo tutta la passione vissuta un attimo prima. Questa è la differenza e questo mi porta ad avere una percezione: Lei e tutto quello che potrà essere.
 

wikylbe

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………..Lei davanti a me di spalle. Piccoli passi. Prima toglie una scarpa molto lentamente. Subito dopo l’altra. Avanza ancora un po’. Avvicina la mano sulla zip della cerniera del vestito. La fa scorrere verso il basso allentandone l’aderenza. Abbassa entrambe le braccia incrociandole. Con le mani afferra la parte bassa sollevandolo fino a toglierlo.

Rimango pietrificato a tratti rincoglionito. Inimmaginabile quello che sto vedendo: una figura celestiale, divina, etern.....

Voto 9! Bellissimo racconto!
 

maritoCP

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………..Lei davanti a me di spalle. Piccoli passi. Prima toglie una scarpa molto lentamente. Subito dopo l’altra. Avanza ancora un po’. Avvicina la mano sulla zip della cerniera del vestito. La fa scorrere verso il basso allentandone l’aderenza. Abbassa entrambe le braccia incrociandole. Con le mani afferra la parte bassa sollevandolo fino a toglierlo.

Rimango pietrificato a tratti rincoglionito. Inimmaginabile quello che sto vedendo: una figura celestiale, divina, eterna. Sembra un quadro: la rappresentazione della sensualità.
Perizoma nero con due fili sottili sopra le natiche, reggiseno nero di pizzo. Ma quello che più mi colpisce lasciandomi inebetito è una conferma della sua indiscussa classe: le calze velate in realtà sono autoreggenti nere bordate di pizzo.
Si avvicina ad un tavolino, si gira. Il suo sguardo incrocia il mio socchiudendo le labbra fissandomi. “Che fai lì impalato?µ. In quel momento nulla mi circonda. Esiste lei, sempre lei, solo lei. Cercando di non distogliere gli occhi dai suoi per timidezza, mi avvicino. Qualche centimetro mi divide da quello che avevo sperato potesse succedere ma che mai avrei creduto in così poco tempo.
Le mie mani sui suoi fianchi. Una leggera stretta. Il cuore accelera dandomi una sensazione di soffocamento. Le mie labbra sempre più vicine alle sue. Un bacio a stampo, un altro ancora. Un accenno di lingua. I sapori si mescolano, il mio al suo. Avverto un calore salirmi dal ventre. Piccoli morsi interrompono scontri di lingue. Non accenno a smettere avvertendo tutto il suo trasporto.
La mia timidezza, i miei blocchi, le mie paure lasciano posto alla passione, alla trasgressione, alla voglia di viverla, di emozionarla, di eccitarla.

Abbandono i fianchi. Con una mano mi avvicino alla bocca, con l’altra sposto i riccioli scoprendo l’orecchio. L’indice ripercorre la forma delle sue labbra dannatamente delicate e morbide mentre mordo e succhio il lobo.
Mi fermo. Lei, con un filo di voce: “Continuaµ. Con enfasi e più vigore, preso da una sensazione di follia, le afferro la testa infilandomi all’interno dei ricci ficcandole tutta la lingua in bocca quasi a riempirla, retrocedendo afferrando la sua con le labbra stringendola delicatamente. Un sospiro conferma il piacere di quel gesto tanto da ripeterlo altre volte.
La mia fantasia corre più della realtà del momento. La voglia di scoprire tutto il suo corpo innesca una battaglia tra la foga e la calma scaturendo un’esaltazione dei miei ormoni con conseguente rigonfiamento del fallo essendo in continuo struscio con il suo ventre.
Il fastidio dei pantaloni ancora indossati si fa sentire. Con la mano cerco di spostarlo quando lei appoggia anche la sua cercando di slacciare un bottone. “Ferma. Non ho finito!µ, con decisione, nell’intento di farla godere molto lentamente e farne una mia preda.
Ritorno sul lobo strizzandolo dolcemente con i denti. Con la lingua e piccoli baci attraverso il collo inumidendolo ritrovandomi nel mezzo del suo seno. Il reggiseno di pizzo nero rientra nelle fantasie di qualsiasi uomo ma la voglia di scoprire cosa cela al suo interno, prevale. Con le mani sono alla ricerca disperata del gancetto che tanto mi fa tribolare. Trovato. Indietreggio lentamente. Gli occhi fissi, sbarrati, desiderosi di vedere, di denudare. Una spallina, poi l’altra. Lo faccio scendere lentamente. Eccole: tonde, areole piccole con capezzoli anch’essi piccoli e sporgenti. Le mie mani mutano diventando calamite. Una carezza leggera, quasi a sfiorare la pelle, inturgidiscono i capezzoli. Li prendo tra due dita e con movimenti circolari li strizzo delicatamente. La sua eccitazione è talmente evidente da farle venire la pelle d’oca. Con una mano prendo un seno alzandolo dal basso verso l’alto mentre le dita, nell’altro, lasciano il posto alla bocca leccandolo e mordendolo, afferrandolo fino a succhiarlo tutto per poi rilasciarlo. Potrei continuare per molto ancora visto quanto mi piace ma altro di lei aspetta la mia conoscenza.

Le mani scendono verso i fianchi accarezzandoli, stringendoli quasi a modellarli come fossi uno scultore di creta.
Il mio sguardo si sposta sempre più in basso: il perizoma. Trasparente per il pizzo, elegante per la forma, eccitante per il fine. Lo sguardo si rialza di colpo. Fissandola negli occhi, a mano piena le stringo il sesso ancora coperto avvertendone un senso di calore. La sua voce cambia timbro emettendo piccole grida.
Allento la presa. Risalgo. Una piccola pressione sul ventre mi permette di eludere l’unico ostacolo che in quel momento mi impedisce l’ingresso: l’elastico. Scivolo lentamente oltrepassandolo. Una peluria ben curata: solo una strisciolina divide la pelle calda e morbida. La mia mano, il suo sesso a contatto. Una stretta forte. Un suo sospiro. E’ umida. Con l’indice, nel mezzo delle labbra, inizio un movimento verticale lento dal clitoride fino all’ingresso. Si eccita tanto da espellere umore in quantità. Il passaggio è talmente breve che l’indice dall’esterno si ritrova dentro di lei. In quell’istante le sue braccia mi bloccano in una morsa avvinghiandosi sulla schiena. La sua bocca si incolla al collo. Ad ogni spinta del dito, un morso.

Nessuna sosta. Mi sbottona la camicia con veemenza ritrovandomi a torso nudo. Le sue tette sfregano sulla mia pelle nuda: un brivido.
La mia innata curiosità non ne ha mai abbastanza. La prendo di forza facendola sedere sopra il tavolino. Prima una e dopo l’altra accompagno le gambe appoggiandole sul bordo con i piedi. Due dita scostano il perizoma mutando la percezione in realtà. Avvicinandomi, l’odore del suo umore si fa sempre più intenso. Una leccata vigorosa ne gusta il sapore un po’ salato. Movimenti circolari della lingua giocano con il clitoride risucchiandolo come un succhiotto. Alzo gli occhi alla ricerca dei suoi: “Guardamiµ. Si solleva leggermente appoggiandosi sulle braccia. Le infilo completamente la lingua senza mai distogliere lo sguardo. Occhi socchiusi mentre si morde un labbro emettendo qualche suono impercettibile ne confermano l’esaltazione. All’improvviso si sposta verso di me con scatto deciso. Le sue mani afferrano la mia testa, come fosse un oggetto, premendola con forza. La mia lingua indolenzita e dolorante funge da vibratore penetrandola con movimento forsennato comandato da lei. Un denso fiotto di umore mi ricopre la bocca. Mi stacco rialzandomi e avvicinandomi per baciarla scambiandoci il suo nettare.

La scena si capovolge. Io appoggiato al tavolino e lei in ginocchio. Un bottone dopo l’altro e mi ritrovo i jeans a metà gambe. Non mi lascia il tempo di toglierli quando il membro scoperto è già eretto: la velocità di abbassare i boxer equiparata alla sua voglia di leccarmelo. Lo fissa. Lo bacia dolcemente nella punta. Una mano a scoprire il glande coperto dalla pelle mentre l’altra scruta fra i testicoli. Con la punta della lingua accarezza dalla base della cappella fino alla sommità per ridiscendere. I miei sospiri echeggiano rischiando di farci sentire aumentando l’adrenalina come non bastasse. Un istante e metà del mio pene scompare all’interno della sua bocca dando inizio ad un su e giù, percorrendo l’asta con la lingua, prima lento e via via più veloce. Ogni tanto esce il pene leccandolo tutto premendo la lingua sulla cappella muovendola a destra e sinistra. Il rischio di una venuta anticipata mi costringe a fermarla. Prendo tempo togliendomi tutti gli indumenti rimasti, rimanendo completamente nudo.

Le faccio segno di alzarsi. Ci spostiamo in un divanetto vicino. La giro di spalle spingendola a carponi, appoggiata sui cuscini. Schiena leggermente inarcata verso il basso favorisce l’alzata del culo. Una chicca: due fossette sopra le natiche, una rarità. Sfilo il perizoma scoprendo la fica bagnata e leggermente aperta. Con la mano attorno alla base del cazzo, stringo forte per aumentarne il volume. Due tre sfregate sulle labbra umide e, senza spinta alcuna, lo lascio scorrere dentro di lei. Due corpi, due cuori, due teste, un unico piacere. Avanti e indietro, uscite ed entrate. Ad ogni colpo le tette ballano che prontamente afferro stringendole con forza ma senza esagerare. Allento la presa posando le mani sul culo allargando leggermente le natiche scoprendo quel buchetto roseo, senza segno di peluria, leggermente dilatato. Quella visione, la situazione, l’attimo, il momento convogliano tutti in quella direzione. Inumidisco un dito con la saliva. Mi avvicino rischiando un istante al cardiopalma per un suo possibile rifiuto. Con estrema lentezza lo faccio entrare scoprendolo voglioso ed accogliente. Un gemito conferma l’azzardo del gesto riuscito tanto da proseguirne l’entrata fino alla completa scomparsa.
Sto facendo del buon sesso, dell’ottimo sesso con una che ci sa fare. E’ quello che sto pensando in questo momento. Ma allora cosa c’entra l’implicazione mentale? Perché sto pensando al dopo con lei? A quello che potrebbe succedere? Ad un mio coinvolgimento che vada oltre al gesto del momento?
La sto “vivendoµ come non fosse l’unica e l’ultima volta, come fosse l’inizio di qualcosa che mi renderà finalmente felice.

Mi fermo di proposito non per scongiurare un’eventuale venuta anticipata ma nel voler avere una conferma delle mie sensazioni.
La prendo per i fianchi girandola, facendola alzare. Uno di fronte all’altra. I miei occhi si perdono nei suoi. Silenzio assoluto, assordante. I corpi parlano per noi. Una fitta allo stomaco mi perfora salendo fino in gola. La bacio con impeto, quasi a travolgerla scaricandole tutta la passione che mi esplode. Le mani, impazzite, percorrono tutto il suo corpo: tette, fianchi, culo; tocco tutto il raggiungibile. Mi sento posseduto, non mi riconosco.

Mi abbasso leggermente. Afferro le gambe da dietro prendendola in braccio. Il cazzo pulsa sfregando sul ventre. La alzo leggermente favorendone l’entrata. Scivola all’esterno essendo bagnata. Ci pensa lei. Lo afferra accompagnandolo. Sto scomodando tutti i santi per resistere. I suoi mugolii di piacere aumentano trasformandosi progressivamente in rantoli. Un urlo liberatorio accompagnato da forti contrazioni ai muscoli pubici segna l’orgasmo intenso che sta provando.
Spossata si accascia su di me stringendomi forte al collo. Ancora avvinghiata, la faccio scendere facendola sedere sul divanetto strusciandole il cazzo sul viso. L’incontro con le labbra innesca una mia fantasia ricorrente. Al mio “Godo!!!µ nessun segno di arretro. Stavo per venire e lì doveva finire. Un gonfiore alla cappella, una fitta ai testicoli e due, tre fiotti densi e caldi. Mi aspetto un suo gesto per espellerla ma nulla. La mia fantasia ricorrente deve trovare una conclusione. Sicuramente non se l’aspetta e certamente l’idea non può nemmeno sfiorarla pensandomi un timidone. Un bacio peccaminoso per il contesto ma intrinseco di lussuria la lasciano colpita e sorpresa.
“Bel ragazzo, interessante e pure porco, chi sei veramente?µ.

Ci coccoliamo facendoci trasportare dal momento, senza proferire parola, assorbendo tutta la passione vissuta un attimo prima. Questa è la differenza e questo mi porta ad avere una percezione: Lei e tutto quello che potrà essere.

storia bellissima e scritta magistralmente. Solo per curiosità, quanto c'è di vero ? Anche se fosse tutto un racconto di fantasia, ciò non toglierebbe nulla alla sua bellezza, è giusto una mia curiosità...
 
OP
cipolla65

cipolla65

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storia bellissima e scritta magistralmente. Solo per curiosità, quanto c'è di vero ? Anche se fosse tutto un racconto di fantasia, ciò non toglierebbe nulla alla sua bellezza, è giusto una mia curiosità...

Grazie, troppo gentile.
Mi chiedi cosa ci sia di vero e io ti rispondo: Lei in tutta la sua bellezza. Esiste, fa parte della mia vita. E' una grandissima Amica... sì, hai letto bene. Un'Amica Speciale di quelle che lasciano il segno. Nulla di fisico tra noi ma tante emozioni.
 

maritoCP

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Grazie, troppo gentile.
Mi chiedi cosa ci sia di vero e io ti rispondo: Lei in tutta la sua bellezza. Esiste, fa parte della mia vita. E' una grandissima Amica... sì, hai letto bene. Un'Amica Speciale di quelle che lasciano il segno. Nulla di fisico tra noi ma tante emozioni.

grazie mille, è quello che volevo sapere. Continua cosi!
 

Endorfina

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Se domandassi a qualsiasi Italiano qual è il periodo dell'anno più atteso, quello più sospirato, aspettato e rincorso giorno dopo giorno, sicuramente mi risponderebbe: "Quello delle ferie estive!!!µ.
Ebbene, anch'io faccio parte della media nazionale, di coloro che hanno bisogno di staccare la spina, di rigenerarsi, di non pensare ai problemi e ai fastidi giornalieri. Non vedo l'ora arrivi, tanto da controllare continuamente il calendario. All'ultimo poi sorveglio, con furia maniacale, orologio in ufficio di fronte a me, telefonino, orologio al polso e qualsiasi cosa abbia a che fare con la misurazione del tempo come se questo accorciasse il momento di attesa. Per non parlare della prenotazione fatta svariati mesi addietro preoccupandomi possa aver avuto qualche dimenticanza.
Anche quest'anno mare: Riviera Romagnola. E' già da qualche anno che frequento quella zona. Le persone sono uniche: simpatia ed energia associate a cordialità e accoglienza.

Mancano pochi giorni. Valigia quasi ultimata anche se farla e disfarla è diventata parte della quotidianità nel caso mi scordassi qualcosa. Porterò con me le cose più belle, le più ricercate, quelle che mi piacciono di più; ecco perché negli ultimi giorni sto indossando capi del periodo preistorico; ma sì, dai, quei capi che metti nell'armadio convincendoti che prima o poi rispolvererai per qualche occasione.

13 agosto: il giorno tanto anelato. Ore 8, si parte. Due o tre ore e dovrei arrivare scongiurando code chilometriche o congestioni varie. Ed è così che alle 11 spaccate mi ritrovo davanti all'hotel. Vasta area verde, piscina, divanetti, poltroncine; tutto quello che serve per far sì che la parola relax abbia un senso. Mi presento alla hall, che poi non so perché si continui con questi termini in inglese da fighetti, come se dire entrataµ sia un dispregiativo.
Presento i documenti . Mi consegnano le chiavi della stanza per una persona. Sì, una, sono single incallito, persona non adeguata per la vita di coppia duratura, o forse semplicemente non ho ancora incontrato quella che veramente mi rapisca il cuore. Le mie storie hanno un'impennata iniziale travolgente per poi trasformarsi in abitudine distruttiva tanto da arrivare al capolinea spossato, accidioso, indifferente e senza nessuna voglia di reagire. Sembro un caso da analisi.
Lasciamo questi pensieri a casa. Qui sono in ferie e me la voglio godere fino all'ultimo.
Arrivo al piano. Mi dirigo verso la stanza. Eccola. Inserisco la chiave. Apro. Wow!!! Proprio come l'avevo vista nel sito. Spaziosa, luminosa ma soprattutto curata anche nei dettagli. Avrò speso qualcosa ma ne è valsa la pena anche se un giudizio più accurato lo darò solo dopo aver pranzato perché, come tutti gli italiani, adoro mangiar bene.
Una volta sistemato il bagaglio, il mio stomaco reclama ed essendo orario di pranzo mi avvio verso la sala ristorante. Ovviamente collego la parola mare alla parola pesce; mi sembra un binomio perfetto, tanto perfetto che per tutta la durata del soggiorno mangerò esclusivamente piatti a base di pesce annaffiati da un buon prosecco.
Ancora una volta confermo l'ottima scelta del posto.

"Tutti al mare, tutti al mare a mostrar le chiappe chiareµ. Questa frase mi rimbomba nella testa fin da piccolo, quando al mare ci venivo con i miei genitori. Oggi il mio colorito è già da abbronzatura pomeridiana. Lo so, me lo dicono in molti, non sono tanto normale visto che nella pausa pranzo dal lavoro prendo il sole in terrazzo; un'altra passione sfociata qualche anno fa e che sicuramente non avrò difficoltà a colmarla abbondantemente in questo lasso di tempo.
Se poi valuto anche il panorama il gioco è fatto. Mai visti tanti culi e tante tette in vita mia in un sol colpo. Le mie vicine di ombrellone sembrano disegnate da qualche artista, peccato che siano tutte accompagnate. Dovrò stare attento anche solo ad osservare più del dovuto. Non vorrei mai diventare il bersaglio di qualcuno.
Calma, ozio e pace scandiscono il passare delle ore. Quasi mi addormento sotto il sole tanto mi sento rilassato. Solo un bagno e una nuotata spezzano questo momento prima di rientrare per la cena.
Alla sera non manca l'uscita in centro. Un caos totale. Gente dappertutto. Un'insieme di teste muoversi a destra e sinistra. Non mancano gli spintoni dai soliti addormentati e della nuova moda del momento: "Pokémonµ, roba da matti!!! Ma anche questo fa parte del pacchetto "tutto inclusoµ.

Ore 6. I miei occhi si spalancano senza bisogno di sentire alcuna sveglia. Sembro un bambino desideroso di ricevere qualcosa aspettata da diverso tempo. Mi lavo la faccia, i denti, mi infilo pantaloncini corti, maglietta e scarpe ginniche. Di questa mia passione non ne parlo molto perché quando lo faccio con i miei amici l'aggettivo più carino che ricevo è passare per scemo. Pensandoci bene non hanno poi tutti i torti visto che alzarsi a quell'ora, in ferie, non rientra proprio nella normalità. Ma questo momento mi ripaga per tanti altri. Le emozioni che ricevo nel fare questo non hanno eguali.
Mi incammino verso la spiaggia. Quello che mi si presenta è qualcosa che a volte faccio fatica a raccontarlo. E' un insieme di momenti, diapositive una diversa dall'altra tratte dallo stesso istante.
Ombrelloni ancora chiusi. Dipendenti degli stabilimenti già pronti con il rastrello in mano a coprire le buche fatte dai bimbi il giorno prima. Il mare è calmo. Bassa marea. Mi incammino verso il porto. Il profumo del mare ricopre tutto. Le nuvole oscurano l'alba. I gabbiani si impadroniscono degli scogli. Più in là una signora anziana già con i piedi a bagno. Dalla parte opposta dei ragazzi riposano sui lettini dopo una notte di bagordi. Non pensavo di trovare molte altre persone con la mia stessa passione: chi fa jogging o semplicemente cammina come me.
Più mi avvicino al porto e più il sole vuol fare il protagonista facendosi spazio tra le nuvole riflettendosi sull'acqua. Mi giro verso di lui: il mare. Un abisso colmo fino al limite toccarsi con il cielo. Una scena che anche se vista e rivista non finisce mai di stupirmi, di farmi sentire l'unica persona esistente sulla Terra, come avessi un interruttore per spegnere tutto quello che mi circonda. E' una sensazione indescrivibile, un'emozione unica interrotta soltanto dal rientro dei pescherecci dopo aver trascorso tutta la notte al largo a fare quello che per molti è uno sport ma per tanti della zona una necessità: pescare. E' in questi momenti che dai un vero senso alla parola "vivereµ. Anch'io faccio parte di quel quadro della Natura, di quell'immagine che di statico ha solamente le pietre e il cemento delle strutture alberghiere.

Ci sono quasi. Una passerella in cemento divide il mare dal porto. Mi prendo una pausa appoggiandomi alla ringhiera, osservando la divisione netta tra due modi diversi di vivere il posto. Da una parte i pescherecci vendere il pescato direttamente a bordo barca, dall'altra una serie infinita di imbarcazioni di svariate misure dalla più piccola alla più grande passando per i "sogni proibitiµ. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutti i portafogli. Alcune "abitateµ altre solo ormeggiate. Dalla semplice barca a vela al catamarano, dal motoscafo allo yhact vero e proprio. Uno di questi ultimi è proprio di fronte a me. Definirla solo "bella imbarcazioneµ è un diminutivo. Nuova, maestosa, bicolore quasi a volerla dividere dalle altre per importanza e imponenza.
La osservo con stupore. Mi accorgo della presenza di qualcuno. Un signore apre la porta scorrevole di una vetrata, esce accompagnato da una signora, presumo siano marito e moglie. In questo momento un senso di invidia ci sta tutto. Continua la mia metodica osservazione quando la porta si apre ancora. Questa volta ad uscire è una ragazza che avvicinandosi dà un bacio sulla guancia ad entrambi come segno di saluto affettuoso; immagino sia la figlia.
Per un attimo non ci faccio caso ma quando metto bene a fuoco la vista quello che mi si presenta è una figura meravigliosa. Alta, capelli ricci fino alle spalle, biondi e voluminosi. Indossa occhiali grandi da sole. Camicia bianca, leggermente aperta, con maniche a tre quarti, pantaloncini neri aderenti fin sotto il ginocchio, scarpe ginniche. La distanza tra di noi non è molta. Se dovessi misurarla in metri non andrei oltre i quattro o cinque tanto da permettermi di notare un reggiseno bianco bordato di pizzo. Per certe cose ho l'occhio clinico. Non vorrei passare per guardone ma il suo fisico mi induce a non staccare lo sguardo da lei. Gambe lunghe, caviglie sottili, fisico asciutto e ben proporzionato. Ecco, lo sapevo. Ho fissato troppo e se n'è accorta. Adesso manca solo che mi mandi a quel paese. Sta rientrando forse infastidita quando si ferma, si gira verso di me, si toglie gli occhiali guardandomi. Occhioni scuri e grandi, sorriso che difficilmente si scorda. Io sto per prendere fuoco come al solito, non reggo a lungo queste prove di sguardi. Accenno un sorriso anch'io, mi giro e me ne vado. Ditemelo pure: sono un coglione..........


Parte 2^
Parte 3^
Parte 4^...ultima

Letta la prima parteeeee!
Sei una conferma: mi piace davvero tanto il tuo modo di scrivere! Sarà banale, ma trovare giuste coniugazioni, giusta sintassi ed, in generale, un ottimo italiano, non è - ahimé - scontato!
La sorpresa sono le cose in comune! Dalla sveglia all'alba, alle scorpacciate di pesce al mare che quando torni in città ti escono le triglie dagli occhi e, ancora, agli abiti vintage prima di partire perché il guardaroba intero sta compresso in valigia.
Ho trovato così piacevole leggerlo, tanto mi sono immedesimata e riconosciuta, che l'arrivo della tizia me l'ha quasi rovinato :D
 

Biondina91

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E' un piacere leggerti e sapere che sei ritornato a scrivere :)
Ma ci sara' un seguito? :rotfl:
Bravissimo come sempre :D
 

vahirua24

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Socino...certo che tu inizi sempre in modo aulico,tipo Dolce Stil Novo...col protagonista sfigato, marél come si dice dalle mie parti (..tu) che incontra la sgnacchera 20enne (te piacerebbe) e finisci con raccontare un film da Tinto Brass 🤭

Ti servirebbe un correttore di bozze, "briosh" non se pò sentì, ma lo sai che ti voglio bene :heart: io che sono un utente storico torno a scrivere su Phica dopo mesi x te!
 
OP
cipolla65

cipolla65

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Socio, sempre attento al pelo nell'uovo 🤭
Mi fa piacere essere riuscito in qualche modo a farti tornare. Magari il prossimo lo scriviamo insieme...tu trova la patonza che poi pensiamo alla storia :D:D:D
Grazie davvero.
 
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