Racconto di fantasia Io e la cugina matura (II) – Acquisti al sexy Shop

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1. Antefatto.

Quella sera, era iniziata una nuova fase della vita sessuale di Barbara, ma anche una nuova fase delle diaboliche fantasie di mia sorella, di cui peraltro io ero sempre attivamente complice.

Dopo quelle due ore, in cui l’avevo frugata in ogni parte del suo pudico corpo, e in cui che ero diventato il suo consolatore, nostra cugina sembrava un’altra persona…
Giorgia, l’aveva convinta che dentro casa si stava tutti e tre nudi, ed io mi ritrovavo beatamente tra due estremi: la assoluta magrezza di Barbara, e la giunonica abbondanza di mia sorella…

Finita, poi, la prima fase dell’addestramento, tutti e tre concordammo che Barby aveva bisogno di un nuovo abbigliamento, più adatto alla sua condizione di “defloranda”, e così stabilimmo che il giorno dopo l’avremmo condotta – questa volta, insieme – a fare acquisti.

A letto poi, la mia “consorte” suggerì che il posto più adatto fosse un sexy shop che avevano appena inaugurato in città, e dove non avevamo ancora messo piede…

2. Mattinata al Sexy Shop.

E così, di buon mattino, ci trovammo, tutti e tre – all’apertura del locale – ad essere i primi clienti, con la “cuginetta” che aveva reindossato i suoi goffi abiti di sempre…

La commessa… o meglio, il commesso!! Eh sì, perché con nostra grande sorpresa ci venne incontro ad accoglierci un uomo, gentilissimo, elegante, sulla cinquantina, grasso e con un’occhiata da maniaco…
Sul bancone e sugli scaffali, era tutto un tripudio di vibratori e video porno, lubrificanti e frustini, perizomi, preservativi e abitini davvero provocanti…

Barbara si guardò intorno, timida e imbarazzatissima, guardò a me, poi a Giorgia, e sottovoce ci disse:
- “Io non mi spoglio se c’è solo lui…” (intendeva: “se non c’è una commessa femmina”).
Più veloce di un fulmine, si voltò e stava per andarsene – sconvolta –, quando io e mia sorella, all’unisono, la afferriamo uno per un braccio e l’altra per l’altro braccio:
- “Ma sei matta? Che figura ci facciamo? E poi, vedrai, quell’uomo è un professionista!”.
In realtà (me ne accorsi dal suo sorrisino perverso), Giorgia era felicissima della situazione “spinosa” che si stava venendo a creare… ed anche io non ero da meno…

La Barby si calmò un poco, si ricompose, e ci avvicinammo al banco.
Benchè non ci conoscesse perché non eravamo ancora clienti abituali, l’uomo capì immediatamente che io e Giorgia non eravamo novellini di quelle cose… Gli dicemmo, quindi, che nostra cugina voleva provare alcuni capi un pò “particolari”, ma che – essendo per lei la prima volta – aveva bisogno di qualche suggerimento da esperti.

La persona che ci aveva appena accolti suonò un campanello, e da dietro una pesante tenda di velluto rosso comparve immediatamente una avvenente ragazza:
- “Perla” – disse il padrone – “accompagna i signori ai camerini…”.

Perla, la commessa, era una giovanissima ragazza, avrà avuto massimo 25 anni, non di più, bassina, circa un metro e 60, formosetta e un po’ sovrappeso. Da sopra la camicetta bianca (era evidente che non portasse alcun reggiseno), annodata a metà torace, si vedevano distintamente due belle mammelle piene e sode, che ad occhio potevano essere una 5 misura, leggermente tendenti verso il basso, ingraziosite da due capezzoli enormi appoggiati su delle areole assolutamente perfette e molto ampie.
Più in basso, un sottile ombelico guidava l’attenzione verso un pancino graziosamente e dolcemente in rilievo.
Due fianchi belli rotondi e un culetto, voluminoso ma proporzionato, sporgevano da uno striminzito gonnellino rosso minimalista, lungo appena pochi centimetri sotto l’inguine ed aperto sui lati, in modo da lasciar ben vedere un altrettanto micro tanga azzurro.
Cosce lisce, “corpose” ma ben tornite emergevano da così pochi tessuti, fino a mettere in mostra un bel paio di eleganti calze autoreggenti nere…

La ragazza, ci sorrise, ci voltò le spalle, e mettendo in mostra un “lato b” sculettante, ci precedette all’imboccatura di una scala ripida e buia, al termine del quale – dietro ad una porta – si apriva uno stanzone con ai lati tutta una serie di angusti spogliatoi.

Scostò la tenda di uno di essi e fece cenno a Barbara di entrare e spogliarsi: intanto lei sarebbe andata a prendere qualche che le potesse piacere…

Nostra cugina fece come la commessa le aveva indicato, rimanendo vergognosamente in mutande e reggiseno, mentre io e mia sorella le facevamo da scudo fuori il camerino.

Eravamo solo noi tre in quell’ambiente, e fuori tutto era tranquillo e silenzioso.

Quando Perla ritornò, era carica di indumenti, e ci annunciò (soprattutto a me e Giorgia) con un gran sorriso ammiccante di aver preso dei begli articoli sexy da misurare.

Barbara, allungò una mano e prese la montagna di panni; non potè, però, non notare come lo sguardo della commessa – che si aggiunse a noi due già presenti – si posò sul suo corpo…
Stava per richiudersi alle spalle, quando Perla la bloccò dicendo:
- “Eh no, vogliamo vedere la sfilata di moda… Dai, tanto siamo solo noi…”.

“SOLO”?, pensò Barbara… A parte me c’era una perfetta estranea e la cugina più piccola che non l’aveva certo mai vista nuda!

Ad ogni modo, si decise… Si sfilò reggiseno e mutande, rimanendo totalmente nuda…
Come se ci fosse stato un tacito accordo tra noi tre, prorompemmo in un meravigliato:
- “Ohhhhh…”.
Avevamo davanti il corpo nudo di una donna di 65 anni, che però non li dimostrava affatto!!!
La commessa, per l’eccitazione, non riuscì a trattenersi, e si toccò tra le cosce e si morse morbosamente le labbra…

Nel frattempo, Barbara, colpita da quell’esclamazione all’unisono, si voltò verso di noi mettendo in mostra il suo molto particolare “lato a”… Io ero l’unico ad averlo già visto (e ad averne goduto), ma fu ugualmente un tuffo al cuore quello che mi prese… In men che non si dica, stavamo tutti e tre con le mani sui nostri genitali bassi…

Perla si avvicinò al corpo di nostra cugina (perché si notava chiaramente che era quello che voleva ammirare meglio), e le propose di indossare il primo abito che aveva consegnato: era un bodystocking nero, tutto a rete, completamente aperto sotto (sia davanti che dietro, al punto che lasciava scoperto buona parte del sedere e della patatina) in modo da rendere visibili – e facilmente accessibili per la stimolazione – i due orifizi primari…

Mentre l’aiutava ad infilarselo, così a nudo, le sfiorò pelle e ossa… Barbara ebbe un brivido, ma si sentì stranamente a suo agio, con la ragazza che la stava praticamente esplorando in ogni dove (e noi due, da bravi “fratellini suini”, lasciavamo fare).

Si guardò allo specchio, incontrando lo sguardo di Giorgia che era alle sue spalle: era davvero uno schianto, ma subito la commessa (che desiderava ardentemente quel corpo) suggerì di esaminare anche gli altri capi come le stavano…

Così, la risospinse nel camerino, e le porse un body nero che – nonostante la sua magrezza – si vedeva subito quanto fosse volutamente attillato…

Lo indossò, e uscì fuori verso di noi… Era come se (a parte il colore) addosso non avesse assolutamente nulla: infatti, si vedeva dettagliatamente ogni forma anatomica, sopra lasciava completamente scoperte e libere le minuscole tette, mentre sotto c’era un semplice filo interdentale che le segava le chiappe e davanti – insinuandosi tra le labbra della passerina – era appena appena più largo da racchiudere la vongola fremente.

Questo stato, le provocò un principio di orgasmo tale da farle venire i capezzoli rigidi come l’acciaio.

Oramai Barbara aveva perso qualsiasi freno inibitorio, ed era impaziente di scoprire cosa le avrebbe riservato l’ultimo capo…
Rientrò nel camerino insieme a Perla (che approfittando della tenda parzialmente accostata si era slacciata la camicetta e tolta la micro-gonna, lasciando le sue tettone e il suo perfetto sedere liberi alla nostra mercé), si tolse il body, ed afferrò al volo l’ultimo abito: era un coordinato reggiseno-mutandine fatto a rete a maglie grosse… Lo indossò… Praticamente era di nuovo nuda, ed ogni millimetro di superficie del suo fisico era “in vetrina” per essere scrutato…

Mentre, intanto, io ero sopra pensiero e mi compiacevo dei rapidi progressi in materia di lussuria fatti da mia cugina, udìì dei gridolini provenienti dalla voce di Giorgia che mi riportarono “sulla terra”, e – tornato in me stesso – mi ritrovai spettatore di uno esibizione che sarebbe stata indimenticabile: mia sorella, svaccata a terra, si era sollevata la gonna, tolta il perizoma e, a gambe distese e cosce larghe, si stava masturbando la sua bellissima fica già traboccante di umori…

In più, le due “prime attrici” (Barby e la commessa) giacevano – in costume adamitico – sulla moquette del camerino…
Mi colpì Perla, che fino a quel momento la avevo solo potuta fantasticare: il suo perizoma, minuscolo, era volato via, inerte ai miei piedi, con una gran macchia biancastra traslucida, intriso del succo del suo piacere…
Alzando un poco lo sguardo, incontrai le sue grandi cosce lisce, “corpose”, aperte a non voler nascondere nulla di sè… il monte di venere, incredibilmente gonfio e ricoperto di un fitto pelo riccioluto e nerissimo…
Al centro di tale boschetto, due grandi labbra carnose, che – schiudendosi come le valve di un’ostrica freschissima – avevano messo in risalto un voluminoso e rosso clitoride, esaltato anche nel contrasto con la pelliccia scura…

Risalendo con gli occhi su da quella visione paradisiaca, mentre per l’ambiente si andava diffondendo un intenso odore di femmina, vidi poi le mani di Perla appoggiate ancorate sulle spalle di Barbara, come ad immobilizzarla nel modo dei grandi felini della foresta africana.
Ma, al contrario di quelle povere bestie, mia cugina mostrava di gradire le unghie (conficcate nella sottile epidermide) di colei che la stava sottomettendo.

Scesa lungo il tronco e artigliata sui fianchi per tenerla saldamente immobilizzata, la commessa aveva affondato la bocca a suggere l’essenza dei suoi capezzoli, la sua lingua saettava, passando rapidamente dall’uno all’altro, senza tregua per alcuno…

Le sue mani proseguirono a frugare energicamente nella passerina di Barbara… Cercarono di farsi strada… Ma più Perla si impegnava a cercar di penetrarla, più lì dentro sembrava esserci una barriera invalicabile che la respingeva…
Le studiò di tutte, ma niente! Non ci fu niente da fare! Eppure, era evidente che la cugina non opponeva resistenza…

Delusa e stremata dalla fatica, Perla andò a cercare il mio sguardo di conforto:
- “Ma questa è ancora vergine!” – esclamò, con un’espressione di orrore che le si andava dipingendo in viso.

Con un cenno della testa le feci capire che aveva capito proprio bene: Barbara non era stata mai “perforata” da nessuno…

Stavo assistendo a un dramma, ed ebbi paura: vuoi vedere che questa troietta me la svergina?
Pregai che ciò non avvenisse, e forse fui esaudito, perché ad un certo punto Perla abbandonò il suo “bersaglio”… Si leccò le dita, zuppe della secrezione verginale di Barbara, stizzita la prese per i fianchi e la voltò con furore a pancia sotto…

Un lampo malefico saettò negli occhi della commessa, mentre voltando verso di noi solo la testa sfidò silenziosamente prima me e poi Giorgia.

Incurante di essere nuda, corse su per le scale… La sentimmo conversare, evidentemente era arrivata gente…
Quando, dopo pochi minuti, la porta della scala si riaprì, e Perla riapparve, vedemmo che era seguita da due ragazzi ben messi…
Ma lei?, indossava uno strap-on legato in vita, con un fallo ragguardevole… Temetti di nuovo il peggio, che cioè la ragazza volesse aiutarsi con quel “coso” enorme per aprire il ventre intonso di Barbara…

Fortunatamente, non era così… Voleva sì prendersi una “rivincita”, ma più sottile: se non aveva potuto avere la sua fica, si sarebbe presa il culo…

Giorgia, che nel frattempo era più e più volte venuta, mi supplicò di risparmiarla… Avevamo promesso alla zia di “fare qualcosa”, ma lo dovevamo fare noi, doveva tutto rimanere “in famiglia”…
Purtroppo, davanti a tutti, non potei fare e dire nulla, e lasciai Barbara al suo destino…
E chissà che non fu meglio così, avrebbe provato altri “metodi” oltre al mio!

Così, in un estremo sussulto di pietà, mi avvicinai a lei che ancora giaceva a pancia sotto, la scavalcai, la presi lungo la linea dei fianchi e la sollevai di peso… La misi nella posa a quattro zampe, le divaricai le gambe, poi le allargai in modo più deciso le natiche, distanziandole fra di loro quel tanto che era necessario ad esporre il suo sfintere illibato.
Al centro dei glutei spalancati, tutti poterono ammirare un piccolo rosone, rotondo, scuro e leggermente increspato.
Dopo essermi inumidito le dita, lo accarezzai delicatamente con i polpastrelli della mano destra, roteando in senso orario…
Barbara, a quel tocco sapiente, non potendo vedere, si scosse e mi disse:
- “Cosa mi fai?”
Non le risposi nulla, ma continuai a “coccolare” con le dita quel fiorellino, percependo via via le sempre più frequenti contrazioni dello sfintere.

Con una rapida strofinata di fregna, constatai che Barbara era eccitata: allora mi posizionai frontalmente a lei (faccia a faccia) e lasciai il posto “di comando” a Perla, pur riuscendo a mantenere oscenamente spalancate le chiappe di mia cugina.

Intanto, Giorgia non era da meno… Si posizionò nella medesima posizione della verginella, e fece cenno ai due maschioni che erano lì di spogliarsi… Gli fece dei pompini superlativi, che solo la mia sorellina sa fare, e una volta che quei membri si erano intostati il giusto, se li fece piantare dentro entrambi, uno in culo e l’altro in fica, emettendo sconsiderati grugniti di piacere.

Perla non attese oltre… Puntò quel grosso cazzo finto che indossava nel solco delle chiappe di Barby e appoggiò la punta all’ingresso dell’ano.
Era eccitatissima la commessa, cosicchè – pervasa da un violento appetito sessuale – tentò nuovamente di violare la micetta di Barbara, la quale allargò ulteriormente le gambe esponendo ancor di più quello splendido sfintere che si contraeva ritmicamente senza sosta. Forse, inconsapevolmente, voleva indicarle qual’era il buco percui aveva “disco verde”...

La commessa, allora, le infilò l’indice nell’ano – per saggiarlo – con estrema attenzione, provocandole solo un leggero fastidio.

Poi, fu finalmente la volta del finto cazzo… Lo strusciò sulle pieghe dello sfintere e molto lentamente, mentre ci sputava sopra la sua saliva, lo infilò dentro.

Barbara, però, si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto quando sentì Perla interrompere la pressione che esercitava sul suo buco e sfilarsi completamente.

Si voltò, e vide la commessa con in mano un tubetto di vaselina. Lo aprì, ed iniziò ad spalmarlo nel buchetto di Barbara…

Fatta questa doverosa operazione, riprese la penetrazione… Ma questa volta non introdusse subito il cazzo di silicone, bensì il suo dito indice, che scivolò nel retto con molta comodità.

Visto che non aveva incontrato intoppi di alcun genere, e che la lubrificazione aveva prodotto gli effetti sperati, Perla affondò dentro anche il medio ed iniziò a muoverli entrambi.

La ragazza era scatenata! Anch’essa infoiata di brutto, decise di inserire anche un terzo dito, e lo sfintere di Barby, ormai acquistata una certa elasticità, si adeguò immediatamente al nuovo arrivato, mentre un grande senso di piacere iniziò a sconquassare il ventre di mia cugina.

La verginella aveva le cosce ormai divaricate sempre di più… Perla, sfilò tutta la mano da dentro il suo intestino, e vi appoggiò l’asta dello strap-on… Appena Barbara ne percepì la presenza, le disse semplicemente:
- “Fai piano, tesoro, per favore…”.
E per tutta risposta la commessa, dopo averle mollato un sonoro ceffone sui glutei, spinse con violenza sullo sfintere la cappella di quel membro di silicone, facendolo scendere giù dentro tutto d’un colpo.

Barby, urlò di dolore, un urlo terrificante… Quell’oggetto artificiale le sembrò smisurato da accogliere nelle sue viscere, la stava letteralmente devastando… Perla fece finta di niente… Andò avanti come se non era successo nulla… Anzi, aumentò la spinta del suo robusto bacino, e fece penetrare l’asta fino a far poggiare la sua pancia sulle natiche di Barbara…

Con tutte e due le mani le afferrò le minuscole tette, sollevandole il torace ed iniziando anche a maltrattarle i capezzoli; poi, si fermò, e passandosi una mano in mezzo alle cosce, andò a titillarsi energicamente il clitoride per godere anche lei.

Muoveva lentamente quel cazzo nel culo della sventurata con esasperante lentezza… Barbara gemeva come una cagnetta in calore... e Perla godeva da matti a fermarsi qualche attimo e ad estrarlo per contemplare il buco rotto…

La libidine stava crescendo, e così la commessa iniziò a pomparla all’impazzata, abbattendosi con sempre maggior violenza sulle sue chiappe.

Barbara si stava sciogliendo… le urlava di continuare, di spingere di più, di sfondarla, e Perla non se lo lasciò ripetere due volte: era una forza della natura, che la stantuffava, la scassinava, scendendo fino e oltre il consentito.

Barbara stava godendo! A un certo punto, “esplose” letteralmente come un ciclone, “aiutandosi” nell’orgasmo con grida che – si potrebbe dire – nulla avevano di femminile!

3. Il cazzo di carne.

Eravamo tutti stremati, dato che si erano ormai fatte le sei di sera…
Avevamo passato ben 10 ore in quel sexy shop, e ne eravamo soddisfatti.
Barbara, indolensita, si trovava ancora a quattro zampe… con l’ano aperto e il retto ben visibile…
Giorgia, soddisfatta, si era ricomposta, e i ragazzi erano ritornati al piano di sopra.
Io, stavo ad ammirare il lavoro che avrei dovuto fare io e che, invece, generosamente, avevo “offerto” ad una (bella) ragazzotta mai vista prima.
Perla, ripresasi dallo sforzo, ma ancora incosciente, sembrava una bambola inanimata.
Solo io non avevo avuto un ruolo attivo in quella lunghissima giornata libidinosa.

Una volta ripresasi, Perla, mi venne incontro e mi disse, con vera riconoscenza:
- “Nel mio lavoro non mi era mai stata datata un’emozione così forte. Grazie, Marco!”.
E io, pronto:
- “Figurati, come avrai capito, Barbara è un caso più unico che raro…”.
- “Infatti” – replicò la ragazza – “e per questo te ne sono ancora più riconoscente. Ma tu, non puoi andar via a bocca asciutta (ridacchiò)… Ora tocca a te fare l’uomo, anche se capisco che non è più la stessa cosa…”.

Giorgia aveva ascoltato tutto, e anche Barbara… Furono immediatamente d’accordo che una vera inculata, con un cazzo di carne, era assolutamente da provare… Ormai mia cugina andava a briglie sciolte…

Così, mi spogliarono, e in baleno ebbi tre bocche fameliche a sollazzare contemporaneamente il mio membro… Testicoli, asta, cappella, filetto, tutto era stimolato con attenzione… A dir la verità, si occuparono egregiamente anche del mio buchino stretto, dopodiché, una volta che constatarono all’unanimità che ero pronto, Giorgia e Perla mi presentarono – sorreggendola una per lato – Barbara…

La donna, però, ha sempre un lato diabolico nascosto, e così fu anche questa volta…
La fecero inginocchiare come se stesse compiendo un rito sacro… Si chinò leggermente sul mio ventre palpitante, baciandomi la cappella, e mi disse:
- “Mio maschio, sono pronta per l’impalamento anale…”.

Non fece in tempo a terminare quella frase che Barbara fu sollevata di peso dalle altre due femmine, infoiate e nude, e adagiata su un cavalletto da BDSM, a forma di “V” rovesciata, gentilmente fornito dal sexy shop di Perla, e che a me parve come un’ara sacrificale.

La fecero sedere ad un estremo, poi la fecero chinare in avanti in modo che tra le gambe e il tronco si formasse un angolo di 90 gradi; le braccia, distese, vennero legate per i polsi, ciascuna agli estremi anteriori del cavalletto, mentre stessa sorte subirono le caviglie, ma agli estremi posteriori.

Una volta immobilizzata in quella posizione così umiliante, con il legno dell’attrezzo sagomato a foggia di lama che le stava invadendo la fica, iniziammo a rovistarle dentro a nostro piacere, come si potrebbe fare con un animale… Mani avide che esploravano la sua carne più segreta…

Guardandola da dietro, si vedeva lo spacco della vongola giĂ  bollente e gocciolante, e piĂą in alto quel buco del culo che ancora non aveva ripreso le sue dimensioni naturali.

Sorridendo malignamente, mia sorella e la commessa presero posto dietro di lei, ai lati del cavalletto…
Io, feci il mio ingresso trionfante tra le due femmine con il pene già eretto e scappellato… Lo appoggiai alla sua passera, e cominciai a pennellare da sotto a sopra molto lentamente… Il glande umido e la sua fica bagnata fecero sì che scorresse tutto nel migliore dei modi…

Al punto in cui eravamo, non c’era nemmeno bisogno di un lubrificante… Cominciai ad esplorarle l’ano… Da come ansimava, capii che la nuova sensazione (un cazzo vero, duro, è tutt’altra cosa di uno strap-on) non doveva essere estremamente piacevole.

Piano piano, però, muovendomi con prudenza, riuscii ad abbattere quella “barriera” e penetrarle nel culo… Il dolore che doveva provare era evidente (non sono estremamente dotato in lunghezza, ma quanto a larghezza il mio attrezzo si fa sentire, eccome!), però in fondo dovette anche provare un tenue piacere, dato sì che quel canale era già stato allargato…

Mi muovevo in avanti e poi indietreggiavo, senza però uscire completamente, e ad ogni spinta lo facevo scendere un po’ più in profondità…

Sentivo il suo respiro affannoso uniformarsi al mio, per cercare di beneficiare insieme, il più possibile, di quel momento così unico che stavamo avvertendo… E fui sinceramente dispiaciuto che Giorgia non si potesse davvero unire a noi!

Quando sentii che il fiato si stava facendo grosso, capii che c’eravamo… Spinsi dentro più che potei, e quindi mi lasciai andare in una sborrata che pareva non avere mai fine.

Poi mi accasciai su di lei, sfinito, e mentre il mio cazzo stava perdendo la sua tonicità, lo estrassi e restai ad ammirare quel buco… Era davvero largo, e stava lasciando colare, dal suo interno, una cascatella di sperma, che precipitava sulla vagina di Barbara e poi sulle sue cosce.

Così, tra uno scrosciante applauso di approvazione delle due troie “assistenti”, ebbe termine la deflorazione anale di mia cugina…
Ci ripulimmo, salutammo Perla che era stata la nostra perfetta complice, e – dopo aver pagato quei tre capi che Barby aveva provato – uscimmo dal negozio.

4. Epilogo.

Ancora su di giri, stavamo recuperando la nostra automobile quando quell’uomo che ci aveva accolti richiamò Giorgia (evidentemente, aveva capito che era lei la nostra “maneger”).

Si complimentò con tutti noi, e – saputo che Barbara era ancora integra di fica – ci propose un nuovo appuntamento, aggiungendo un pizzico in più di erotismo: essendo proprietario anche di un notissimo club privè, ce lo avrebbe messo a disposizione gratuitamente per completare l’iniziazione della cuginetta… Ovviamente, ci sarebbe stata anche la nostra “spalla”, Perla!!!

Giorgia, ovviamente, accettò di buon grado… ma questa è un’altra storia…


FINE
 

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