La mia amica Penelope [Storia vera]

Luca/Mary

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Wowwww......... k dire.... anzi nooooo..... mi hai lasciato senza parole ( k poi e difficile farlo hihihihi) ti faccio miei complimenti hai scritto molto bene questi racconti nei dettagli facendo si k il lettore si sentisse nei tuoi panni bravo ancora by Mary
 

sormarco

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taranto
A voi, la VII parte, come promesso:

.

ormai un'appuntamento fisso col tuo racconto, mi piace bravo, sei anche molto forte di carattere non so chi sarebbe riuscito a non far niente con penny fino ad adesso, poi non è dato ancora sapere 🤭 . quando ti ha parlato di come ha fatto il depilè pensavo ecco adesso gli fa vedere com'è venuta 🤭 invece niente e neanche tu gli hai chiesto di dare uno sguardo, che cipoteva anche stare come richiesta vista l'intimità che avete e sicuramente alessia gli ha detto qualche cosa di te.
aspetto anche io il seguito.
 
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kking8456

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Wowwww ......... k dire.... anzi nooooo..... mi hai lasciato senza parole ( k poi e difficile farlo hihihihi) ti faccio miei complimenti hai scritto molto bene questi racconti nei dettagli facendo si k il lettore si sentisse nei tuoi panni bravo ancora by Mary

Grazie mille, il tuo parere vale doppio ;)

ormai un'appuntamento fisso col tuo racconto, mi piace bravo, sei anche molto forte di carattere non so chi sarebbe riuscito a non far niente con penny fino ad adesso, poi non è dato ancora sapere . quando ti ha parlato di come ha fatto il depilè pensavo ecco adesso gli fa vedere com'è venuta invece niente e neanche tu gli hai chiesto di dare uno sguardo, che cipoteva anche stare come richiesta vista l'intimità che avete e sicuramente alessia gli ha detto qualche cosa di te.
aspetto anche io il seguito.

Ho dovuto trattenermi, comunque c'era e c'è tanto rispetto tra noi; se mi avesse fatto dare uno sguardo, ti assicuro che non sarei riuscito a limitarmi a questo... Sul momento è stato un bene; riguardo Alessia, anch'io sono convinto che le abbia detto qualcosa, alcune sue battute negli anni mi hanno convinto ulteriormente.
 

Luca/Mary

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Eh, pensa che io l'ho vissuta davvero in prima persona, e ho dovuto sopportare tutto ciò.

Ohhhh no no no no no no....... non va bene così devi raccontarci tutto senza lasciare niente di nascosto ormai ci hai viziato con tuoi racconti quindi fai presto altrimenti ti verro a cercare hihihihi by Mary
 
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kking8456

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la storia è bellissima, ma sembra un pò la mia vita :)

Grazie anche a te! Comunque è normale che sia così, succede spesso tra ragazzi che ci si insegua per un po'...

Luca/Mary said:
Ohhhh no no no no no no....... non va bene così devi raccontarci tutto senza lasciare niente di nascosto ormai ci hai viziato con tuoi racconti quindi fai presto altrimenti ti verro a cercare hihihihi by Mary

Tempo al tempo, non intendo mica lasciarvi a metà. E anzi, quasi quasi... ECCO LA PARTE VII :)



Non ero contento della situazione, ma dovetti impegnarmi a non far trasparire nulla, né con Penny, né tantomeno con Alessia. La nostra storia andava a gonfie vele, e col passare del tempo imparammo reciprocamente ad apprezzare a pieno i nostri pregi e difetti. Anche a letto l’intesa era altissima, presto lei perse qualsiasi inibizione, lasciandomi sborrare dove volessi, utilizzando il preservativo esclusivamente al fine di prevenire gravidanze indesiderate; ma al momento opportuno, lei lo sfilava via, facendosi irrorare dal mio seme, dapprima sull’addome e sul seno finché, per il mio compleanno, decise di farmi un regalo, concedendomi di venirle copiosamente in viso; badava poco alle cose materiali, d’altronde poteva permettersi ciò che volesse, quindi cercava altri modi di rendermi felice. Presto iniziò ad ingoiare, ma sono abbastanza sicuro che lo avesse già fatto altre volte con altri ragazzi; non ne lasciava una goccia, questa cosa ci consentiva di fare sesso anche in situazioni più scomode, senza avere il timore di sporcare: anche in auto, anche se in questo caso non andammo oltre il pompino, per paura di essere visti; era un modo per tenerla tranquilla, a volte aveva così tanta voglia di cazzo da impedirmi di giungere a casa, mi implorava di fermarmi in un luogo appartato perché “ne aveva bisogno immediatamente”, come amava spesso ripetere: era il nostro antipasto, in attesa di una cena più sostanziosa.

Stando insieme da un po’, inoltre, Alessia decise di iniziare a prendere la pillola, ero il suo unico partner, lo sperma le piaceva a tal punto da volerne sentire il calore in vagina. Mi fece questo grande dono, io ricambiai organizzando un weekend di 3 giorni, dal venerdì alla domenica, in un agriturismo a quasi 200 chilometri dalla nostra zona, per festeggiare il nostro anniversario. Lo scegliemmo insieme, scegliemmo questo in particolare a causa del fatto che le camere erano in realtà dei piccoli appartamenti, grandi una ventina di metri quadri, così da non avere “vicini di camera bigotti e rompicoglioni che ti bussano alla parete mentre scopi”, come disse Alessia al momento della prenotazione. Fu una 3 giorni molto intensa, già dalla sera del venerdì: non mi diede quasi neanche il tempo di chiudere la porta, che già me lo succhiava. Ci spostavamo in continuazione, alla ricerca della posizione perfetta, dal divanetto, al letto, allo scrittoio. Non so quanto scopammo quella sera, il lungo viaggio in auto aveva caricato le batterie di Ale, che mi sembrò più ninfomane del solito; fu la prima volta che le sborrai in figa, anche se lei non perse tempo a toccarsi con le dita, portandole alla bocca per degustare il mio sperma.

La mattina a seguire, chiedemmo la colazione in camera; lei andò ad aprire indossando solo un accappatoio e nient’altro, “perché fa caldo”, motivò. Facemmo colazione, mangiando mutuamente dai nostri corpi, seguì una doccia e andammo in piscina.

Era ancora presto, non c’era molta gente, escludendo qualche famiglia con bambini al seguito. Entrammo in acqua, ci scambiammo qualche effusione; all’inizio non mi interessava il parere degli altri, che ci guardavano con occhi insistenti, poi capii che stavamo esagerando, quindi decisi di uscire dall’acqua. Controllai il cellulare, per assicurarmi che non ci fossero novità di lavoro, ma trovai soltanto un messaggio di Penny: “Occhio a non consumarlo troppo.”, seguito da uno smile. Mi innervosii, neanche in vacanza riusciva a darmi tregua. Qualche istante dopo uscì anche Ale, che si venne a sdraiare al mio fianco. Era divina, quasi angelica, ma io sapevo che diavolo fosse in realtà; in un momento in cui nessuno ci guardava, allungò la mano verso il mio pene:

Alessia: “Ne ho bisogno. Adesso. Voglio scopare.”
Io: “Ma non ti basta mai.”
Alessia: “Sì, è vero. Dammelo, o me lo prendo con la forza. Rientriamo in camera o facciamolo qui, fanculo i bambini e le famiglie.”
Io: “Ma sei matta, vuoi mettermi nei guai? Torniamo subito in camera.”

Ci avviammo lungo i viali dell’agriturismo, verso la nostra camera; quando fummo soli, ancor prima di giungere alla porta, lei lo prese in mano ed iniziò a menarmelo da sotto il costume. Chiudemmo la porta, ripensai al messaggio appena ricevuto, abbassai gli slip del costume da bagno ad Ale, e cominciai a sbatterla da dietro senza darle altre possibilità. A giudicare dalla sua reazione, dovevo mostrare una certa foga in quel momento, non l’avevo mai vista godere così tanto, e dire che avevamo scopato tanto in un anno. La voglia di cazzo era appena scemata, mi sbatté la figa in viso, voleva solo godere il più possibile, mentre io volevo squarciarle la figa come avrei voluto fare con Penny, che non riuscivo a togliermi dalla testa, e che faceva di tutto per rendersi desiderabile. La leccai per qualche minuto, poi tornai a scoparla. Ale urlava, chiedendo quasi pietà, senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentirla, ebbe diversi orgasmi, poi una richiesta: “lo voglio dietro”. Mi spiazzò, non avevamo mai fatto sesso anale, al massimo le avevo messo il dito nel culo qualche volta, ma non andammo mai oltre. Era zuppa, gli umori della sua vagina le bagnavano anche l’ano, che lei inumidì ulteriormente con l’olio Johnson utilizzato per abbronzarsi; anche in questa occasione mi sembrò esperta, probabilmente qualcuno le aveva già aperto il culo in passato. Lo prese in mano, guidandomi pian piano, fino a che fui dentro; trombammo per un bel po’, alternando il culo alla figa, volevo umiliarla, immaginando di avere Penny e non Ale sotto di me; le sborrai in bocca, senza darle la possibilità di prendere fiato. Lei si affogò, tossendo, poi mandò tutto giù; era esausta, mentre mi guardava con lo sguardo di chi non ne ha mai abbastanza. Ebbe appena il tempo di dirmi “ti ho fatto risparmiare sullo champagne”, poi si sdraiò e si addormentò, nuda, e con il respiro affannato; si arrese prima di me, non aveva più le forze, mentre io la guardavo, distesa e ancora unta d’olio, pronto al suo risveglio a riprendere da dove avevo interrotto. Era la prima volta che mi concedeva il culo, la prima di una lunga serie. Alessia era una sorpresa di giorno in giorno, una per la quale i limiti sono fatti per essere superati.

Ci godemmo il resto del soggiorno come avevamo fatto fino a quel momento, poi domenica sera tornammo, causa lavoro nei giorni a seguire. In macchina non disse quasi nulla, era senza parole, ma soddisfatta. La lasciai a casa, ma non mi invitò ad entrare; i suoi erano in casa, e probabilmente la figa e il culo chiedevano pietà.

Trascorrevano così le mie giornate, tra il lavoro, il sesso con Ale, le uscite in giro con gli amici. Tutto tranquillo? Magari! Finì l’estate, la storia tra Penny e Simone andava avanti da oltre un anno, tutto andava a meraviglia, o almeno era ciò che credevo. Se a letto le cose andavano bene, fuori qualcosa iniziava ad essere instabile. Per Simone, casa di Penny era diventata un punto logistico, in cui trascorrere un paio di giorni per fini personali; certo, ne approfittava per scoparsi Penny, godeva del pacchetto completo. Penny me lo confidò un pomeriggio:

Penny: “Con Simone non va benissimo, mi trascura un po’.”
Io: “Non date quest’impressione quando siamo tutti insieme. Che succede?”
Penny: “No, sia chiaro, tra di noi non va male, soprattutto a letto, però non è più come i primi tempi.”
Io: “Tutto muta con il tempo.”
Penny: “Lo so, tra di noi c’è un sentimento forte, ma lui forse non è quel ragazzo che credevo che fosse.”

Dovete sapere che Simone era, sì, un appassionato di cultura orientale, ma più vicino a ciò che io chiamo “Giappominchia”. Che intendo? È una crasi, che ho coniato dalla fusione tra Giappone e Bimbominchia, che indica un fanatico delle arti marziali, dei film su queste, degli anime e manga giapponesi e degli action figure (che non sono altro che delle riproduzioni giocattolo dei personaggi di film, cartoni e fumetti, per chi non lo sapesse). Spendeva un patrimonio in questo, dedicando via via sempre meno attenzioni a Penny, che capì presto che la serenità familiare che aveva sognato, era molto lontana. Si diceva poco sicura di voler continuare la relazione, Simone scopava bene, ma non le bastava; per lei, nessuno è mai stato e sarà mai all’altezza. Il fatto di essere una persona molto semplice, porta gli altri a credere di poterla mettere in secondo piano: niente di più sbagliato, vuole i suoi spazi, ma anche un trattamento di un certo tipo; il tutto, si aggravò quando Simone acquistò i biglietti per una famosa fiera nazionale del fumetto: e li acquistò solo per sé. Penny si sentì messa in disparte, Simone non solo non l’aveva considerata, ma utilizzava casa sua come luogo in cui andare a dormire e scopare, come fosse un albergo, approfittando della vicinanza tra l’abitazione di Penny e la fiera. Per punirlo, Penny non gli diede la figa durante quelle notti, sperando di mandare un messaggio, e che comprendesse. Si trovò, nuovamente, in una situazione difficile: Gabriele, almeno all’inizio, le aveva dato l’amore senza sesso, Simone le dava il sesso, tralasciando i sentimenti; in quel periodo le fui molto vicino, compensando l’affetto che Simone non riusciva a darle. Speravo in un suo cedimento, le mettevo tante pulci all’orecchio nella speranza che facesse il passo successivo e si lasciasse andare, così da riuscire ad arrivare tra le sue gambe; inoltre, avrei realizzato un sogno, che sarebbe stato doppio se fossi riuscito a coinvolgere contemporaneamente Penny ed Alessia, che non le disdegnava mai qualche complimento, e che, con tutta probabilità, avrei convinto facilmente. Cominciai a seminare, in attesa di vedere i frutti del mio raccolto…


Continua... Grazie a tutti, a presto.
 

palazzuolo

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Confermo i complimenti per come scrivi e poi mi sta piacendo un sacco la piega che sta prendendo la storia! Ormai leggere gli aggiornamenti su come si sviluppa il racconto è un appuntamento quotidiano a me molto gradito. Non vedo l'ora di leggere il prosieguo del racconto!
 
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linoporcel said:
Ho letto i tuoi racconti tutti d'un fiato. Davvero complimenti! Sai catturare senza cadere in annoianti volgarità!

Ti ringrazio, era proprio questo il mio obiettivo :)

Dove sei?!?!?!
Ci Manchi!!!!

Problemi tecnici alla linea ADSL causati dal maltempo, fortunatamente risolti.


Scusate se ieri non ho scritto nulla, ma il maltempo e la neve hanno creato un po' di casini in zona; ma questo è successo ieri, oggi tutto funziona a meraviglia 🤭
E poi, avevo sempre il fido Word sul mio PC. Avrei dovuto fermarmi? Avrei potuto, ma non è ciò che ho fatto; quindi, ecco a voi la parte IX! No, non ho saltato una parte della storia, ho soltanto scritto due volte parte VII, per fortuna solo nell'intestazione :)

Parte IX

Avevo iniziato il mio lento processo di lavaggio del cervello con Penny: se si lamentava di Simone, la invitavo a riflettere sui lati negativi di ogni avvenimento, spesso enfatizzandoli; non suggerivo la conciliazione, con risposte “politically correct”, e anzi sottolineavo il fatto che, in quanto amico, era mio dovere proteggerla, e salvaguardarla da situazioni che avrebbero potuto danneggiarla. In alcuni momenti, Penny fu davvero titubante: si chiedeva se davvero valesse la pena continuare la sua relazione con Simone, forse per la prima volta ne vide il termine all’orizzonte. Io ci speravo, anche perché nel frattempo tentavo di convincere Alessia, chiedendole cosa pensasse di Penny, spesso in maniera molto diretta. Ale di peli sulla lingua ne aveva davvero pochi, e se ce li aveva le erano rimasti in bocca durante un pompino al sottoscritto, così un giorno, parlando del rapporto tra me e Penny, le chiesi il suo parere:

Io: “Penny la conosco da tempo, non mi sembra felice al 100% con Simone.”
Alessia: “A me non sembra, o comunque non mi danno quest’impressione.”
Io: “Se dico ciò c’è un motivo, me ne ha parlato qualche tempo fa. Sessualmente va bene, ma si sente un po’ messa da parte.”
Alessia: “Povera ragazza, così dolce e carina e così sfortunata; ma d’altronde, non tutti possono avere te al proprio fianco.”
Io: “La verità è che nessuno riuscirà mai a renderla felice.”
Alessia: “No, ha solo bisogno di essere amata come si deve. Devo parlarci in confidenza, devo rincuorarla e mostrarle affetto.”
Colsi la palla al balzo:
Io: “E come credi di fare?”
Alessia: “Ha bisogno di un pomeriggio tra donne, deve dimenticare per qualche ora ciò che non va. Ha bisogno di essere coccolata.”
Io: “Ho il timore di sapere che intendi per coccole…”
Alessia: “Curiosone malizioso che non sei altro… Chi lo sa?”
Io: “E poi sarei io il malizioso. E tu che rispondi in questo modo? Non sei seria, vero?”
Alessia: “Mah, chissà… Lei è carina, anzi è proprio bella; e farei di tutto pur di aiutare la tua migliore amica. Tu tieni tanto a lei, e di conseguenza anch’io.”
Io: “E per aiutarla arriveresti anche a fare del sesso con un’altra donna? Dai, non scherzare.”
Alessia: “Mi conosci come una che scherza? E poi l’ho già fatto con una mia compagna del liceo… Però con un uomo è un’altra storia, e con te è ancora più bello.”

Inutile dire che, nel frattempo, era bagnatissima, si affrettò a prendere il mio cazzo in mano, volle scopare. Durante quella scopata ripensai alle sue parole, alla possibilità che riuscisse a convincere Penny ad avere un’esperienza lesbo, speravo in un menage a trois con le donne della mia vita.

Però, quando inizi a pregustare qualcosa, rischi di rimanere deluso; quando credi di iniziare a sentire il gusto di ciò di cui sentivi il profumo, ecco che tutto si dissolve. Alessia pian piano cambiò, davanti ad una mia richiesta di riflettere su come sarebbe stata una vita insieme: stavo valutando di andare a vivere da solo in un piccolo appartamento di proprietà della mia famiglia, sempre nella zona, le chiesi se volesse tentare una convivenza, per affrontare insieme la vita quotidiana e vedere come ci saremmo trovati. Non ne fu entusiasta, l’unico lato positivo che trovò in tutta la situazione, fu di potere scopare quotidianamente, senza aspettare l’occasione della casa libera; ma non era del tutto convinta, in appartamento avrebbe dovuto trattenersi un minimo con le urla, mi disse che preferiva che le cose restassero così. Avevo poco più di 22 anni, vivevo nell’ingenuità di credere che la mia prima storia dovesse essere anche quelle definitiva: al di là del sesso, mi ero innamorato di Ale, mentre lei mi vedeva principalmente come la struttura deambulante del mio pisello. Non riuscii a sopportare quella situazione, così, ad ottobre del 2009, la nostra storia finì: non la cercai più, non la vedo da allora; ma sono abbastanza sicuro che lei ne uscì bene, e che continui a scopare divinamente con chiunque gli capiti sott’occhio.

Penny mi fu molto vicina, una vera amica; speravo riuscisse a consolarmi concedendomi il suo corpo durante un suo momento di debolezza, ero passato da un’attività sessuale frenetica al nulla più assoluto in pochi giorni. La sua vicinanza era anche fisica, il che è strano da parte sua, che solo in determinate circostanze si lascia andare a clamorose manifestazioni d’affetto; come in un pomeriggio, in cui andai a trovarla per formattare il suo pc. Si sedette sulle mie ginocchia, mentre io salvavo i suoi dati personali; a dividerci, solo 2 strati di jeans. Di tanto in tanto, prendeva possesso del mouse, poggiando le sue tette sul mio braccio; non riuscii a trattenermi dal farglielo notare:

Io: “Stai facendo una spagnola al mio braccio.”, le dissi in tono scherzoso.
Penny: “Ahah, hai sempre con la battuta pronta. Sono solo tette, non mordono mica.”
Io: “Non è quello, è che in un primo momento non capivo dove fossi poggiato, però si sta comodi. Sono morbide, nuove o le lavi con Perlana?”
Penny: “Ahah, dai smettila di mettermi in imbarazzo, e poi lo sai che nuove non sono… Ahah, che scemo che sei.”
Io: “Lo prendo come un complimento; ma poi, perché tanto imbarazzo? Non sono solo tette?”

Ci ridemmo su per un po’, poi fortunatamente si spostò, per correggere la sua posizione, altrimenti non avrei resistito, e sarei ricorso alle mani per stringerle. Continuai per un po’ a spostare file e cartelle sul mio hard disk esterno, prestatole per l’occasione, quando improvvisamente Penny si alzò dalle mie gambe, per andare in bagno. In questo frangente, notai un file zippato in una cartella di foto; non sapevo cosa fosse, ero indeciso se copiarlo o meno, lo aprii per dare un’occhiata; conteneva delle altre foto, una cinquantina circa, cliccai su una di esse a caso ed ecco la sorpresa: una foto di Penny in intimo! Senza ulteriori indugi, copiai il file sul mio hard disk, ne feci più copie e lo nascosi in più cartelle, per essere sicuro di non rimuoverlo. Qualche istante dopo, Penny tornò, e si sedette nuovamente sulle mie gambe; non riuscivo a guardarla senza imbarazzo, era vestita, ma la immaginavo con il completino intimo ammirato pochi istanti prima in foto. Proseguii con il mio lavoro, al termine del quale tornai a casa; andai in camera mia per godermi con calma il bottino conquistato: circa 50 foto di Penny in intimo e in pose sexy, scattate da una nostra amica, fotografa semi professionista, risalenti a circa un anno e mezzo prima. I set erano diversi, si cambiò spesso durante lo shooting, che rendeva pienamente giustizia alla sensualità di Penny e alle sue curve prorompenti; tra i tanti set, apprezzai particolarmente Penny in un completo nero semi trasparente, dal quale riuscii a scorgere i capezzoli, il pelo e le forme della sua figa, parzialmente depilata proprio come mi aveva descritto. Dovetti farmi una sega, conoscevo ogni centimetro del suo corpo, dovevo conoscerla soltanto nell’intimo; inoltre, il fatto che Penny fosse andata in bagno proprio mentre stavo per copiare quella cartella, alimentava in me non pochi dubbi. E se l’avesse fatto apposta?

Convinsi me stesso che mi sbagliavo e passò qualche tempo, durante il quale insorsero per me dei piccoli problemi di salute: notai una colorazione rossastra delle mie urine, che si fece sempre più intensa nel giro di pochi giorni. Temevo il peggio, quindi prenotai una visita specialistica con un urologo, alla quale Penny volle accompagnarmi, temendo pessime notizie; attendemmo in sala d’attesa, poi fu il mio turno. Entrammo nello studio privato, Penny si sedette alla scrivania, mentre io mi distesi su un lettino; abbassai i pantaloni, mentre il medico mi riempì di domande, chiedendomi anche dei dettagli sulla mia attività sessuale, incurante di Penny al di là della tenda, e supponendo che fosse la mia partner. Lei, lì dietro, ascoltava tutto, ero molto eccitato ad averla ad un paio di metri da me mentre ero nudo, con solo una sipario a dividerci; rivivevo la stessa sensazione di quando andavamo a fare shopping, ma in questo caso era diverso, dato che si parlava del mio pene e dei miei testicoli, e Penny era lì ad ascoltare tutto. Fortunatamente, i miei problemi erano causati soltanto da un’infiammazione delle vie urinarie, il medico mi prescrisse degli antibiotici, che curarono la disfunzione in una settimana. Il dottore, suggerì una visita ginecologica anche a Penny, fu in quel momento che gli svelai che si trattava solo di un’amica; e poi ero convinto di dover essere io il prossimo che le avrebbe toccato la figa.

Tornammo in macchina, Penny non disse niente riguardo alla visita, ma aveva sentito tutto: scoprii delle tante scopate con Alessia, di quanto estremo fosse il nostro rapporto, della frequenza con cui facessimo sesso. Forse non mi credeva capace di tanto.
Durante il nostro viaggio, sentimmo in radio “Bad” di Michael Jackson, deceduto da qualche mese: a Penny venne in mente la scena di questo brano tratta da “Moonwalker”, il film sul Re del Pop.

Penny: “Appena arriviamo a casa ti va di rivederlo.”
Io: “Io non l’ho mai visto, quindi si.”
Penny: “Male, dobbiamo porre rimedio!”

Giungemmo a casa per pranzo, eravamo soli, così dopo mangiato iniziammo a guardare il film; dimenticai il sesso, il medico me lo proibì per un paio di settimane, giusto per precauzione, ma Penny riusciva a farmici pensare in continuazione. A metà film si alzò dalla poltrona, comunicandomi che aveva bisogno di fare una doccia; “Ok, mi troverai qui a vedere il film.”, risposi io. Entrò in bagno e chiuse a chiave; in quel momento pensai al fatto che la doccia si trovasse proprio di fronte lo spioncino: dovevo vederla nuda, senza intimo o altro, l’occasione era ghiotta! “Forse è proprio ciò che vuole.”, dissi tra me e me. Attesi qualche istante, fanculo Michael Jackson, e mi avvicinai alla porta; riuscii a scorgere Penny, davanti ad uno specchio ad ammirarsi, alla ricerca di inesistenti imperfezioni. Era ancora in intimo, un coordinato bordeaux composto da un reggiseno con bordure in raso e slip con pizzo ai lati e dietro; un tessuto più coprente si adagiava sul suo pube, per raccogliere i liquidi prodotti dalla sua vagina. Si specchiò per un po’, poi raccolse l’accappatoio dall’appendiabiti, e lo poggiò alla maniglia, oscurando la mia visuale, con immenso rammarico. Sentii aprire l’acqua e chiudere la cabina doccia, senza quell’accappatoio avrei aggiunto un altro tassello al mio sogno, lei era nuda dietro quella porta. Pensai che lo avesse fatto apposta, continuava a stuzzicarmi e a sfidarmi, non poteva non aver capito o non rendersene conto; tornai mestamente sul divano, coprendomi il cazzo con un cuscino: non ne voleva sapere di stare a bada. Poco dopo lei uscì, profumava di crema al burro di karité, di cui è solita cospargersi dopo ogni doccia; presto i suoi genitori furono di ritorno, mi fermai a cena lì. Successivamente tornai a casa, ripensando a quanto vicino fossi arrivato dal bersaglio grosso.
Avevo bisogno di una scossa, meglio ancora una donna, meglio se Penny: dovevo ricominciare, lasciandomi Alessia definitivamente alle spalle; così, decisi di andare a vivere comunque da solo, volevo essere più libero, e quello fu solo il primo passo.

Continuiamo domani, ogni commento è ben accetto.
 

sormarco

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taranto
complimenti ti sei fatto una schiera di seguaci, come dicono tutti, te lo dico anche io la tua scrittura c'incolla al display qualunque esso sia. un'altra cosa a tuo favore è la cadenza precisa di un pezzo al giorno e bello corposo.
 
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kking8456

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Grazie a tutti per i complimenti, ecco a voi la parte X; ci rivediamo lunedì con i prossimi aggiornamenti, per ingannare l'attesa vi lascio un pezzo abbastanza corposo:

Parte X


Trascorse qualche tempo. Vivevo da solo da qualche mese ormai, Alessia era solo un ricordo, Penny una presenza costante; la sua storia con Simone andava avanti, tra alti e bassi. Pur di non subire certe provocazioni da parte sua, decisi di allontanarmi un po’, utilizzando il trasloco e il tempo necessario a sistemare casa come pretesto. Penny, di tanto in tanto, veniva a trovarmi per darmi una mano con qualche piccolo lavoretto, oltre che per svuotare le scatole; provavo ad evitarla, ma lei si riavvicinava, era sempre presente. Non capivo dove volesse andare a parare; temevo che non avesse il coraggio di lasciare Simone, e che volesse utilizzarmi come pretesto per la fine della sua storia, così da farsi piantare; a parte le provocazioni, mai un suo cenno o una frase che mi spingesse a provare ad andare oltre il nostro rapporto. Mi teneva sotto scacco, era ormai chiaro! Doveva sparire per un po’ dalla mia vita, ed io dalla sua; iniziai a frequentare qualche ragazza, qualcuna riuscii anche a portarla a letto, dovevo pure inaugurare casa in qualche modo; ma Penny era una presenza persistente. Così, approfittando dei weekend e di qualche giorno di ferie, accumulate grazie agli straordinari, organizzai qualche viaggio, rigorosamente da solo, quasi esclusivamente turismo sessuale.

La prima meta fu Praga, per un paio di giorni; una città stupenda, in cui la cosa che mi sorprese di più fu il fatto che la birra costasse meno dell’acqua. Spensi il cellulare, non volevo che Penny si facesse sentire, come aveva già fatto durante il weekend con Alessia; durante la mia prima sera lì andai in un pub, in cerca di una donna disponibile; conobbi una ragazza locale, Ivana, con la quale trascorsi la serata, prima a cena, poi in hotel. Era molto piccola, appena diciottenne, ma dimostrava qualche anno di più; a letto era un po’ impacciata, o forse ero io ad essere abituato bene. Fisico esile, seno scarso; lunghi capelli biondi e occhi azzurri, una pelle chiarissima e perfetta. Lì mi resi davvero conto di quanto fosse giovane rispetto a me, anche se avevamo appena 5 anni di differenza; quella sera scopammo un paio di volte, poi discutemmo un po’. Fu strano sapere che era la terza scopata della sua vita, e che io fui il secondo partner con cui andava a letto. Ci addormentammo, il giorno successivo andammo un po’ in giro, mi fece da guida in quel freddo febbraio; ci fermammo a pranzare, successivamente girammo la città per qualche altra ora, prima di tornare in albergo per un’ultima scopata prima della mia partenza, in serata. Continuammo a sentirci, ed ogni tanto chattiamo via Facebook.

Qualche mese dopo, su consiglio di un amico a cui avevo raccontato la mia situazione, decisi di fare un altro viaggio, questa volta in Spagna, destinazione Lloret de Mar, una cittadina vicino Barcellona. Me la descrisse come la “Las Vegas di Spagna”, al mio arrivo capii perché: se Las Vegas è la città del peccato, Lloret de Mar ci va vicino. È un luogo in cui puoi incontrare turisti provenienti da tutta Europa, tutti (o quasi) lì per un motivo: il sesso. Conobbi presto dei turisti italiani, con i quali feci amicizia durante il mio soggiorno lì; erano arrivati già da un paio di giorni, quindi mi diedero dei consigli su dove andare, invitandomi ad unirmi a loro. Ci avviammo verso la discoteca Colossos, per strada non fu faticoso incontrare ragazze che, senza giri di parole, ti chiedessero di andare insieme in albergo per scopare; fu il caso di uno dei ragazzi del nostro gruppo, che in discoteca non arrivò neanche a metterci piede: conobbe quella ragazza per strada, qualche istante dopo si stavano già baciando, non fu difficile immaginare l’esito. Proseguimmo insieme verso la discoteca, una volta dentro ci dividemmo: conobbi (si fa per dire) una ragazza olandese, non ricordo neanche se mi disse il suo nome; sta il fatto che ci scambiammo qualche battuta, poi uscimmo, in direzione hotel. Esteticamente era molto simile a Penny, per colori e fisico; salimmo in camera, si spogliò subito e iniziai a farmela; di spalle immaginavo di avere Penny sul mio cazzo, che la ragazza sembrava apprezzare. Non ne conoscevo né il nome, né l’età, tutto quel che so e che fosse donna e olandese; scopammo per un bel po’, lei era lì solo per fare più sesso possibile, magari con più uomini possibile. Era il suo ultimo giorno lì, praticamente mi costrinse a finire il pacco di profilattici che aveva acquistato, le restavano gli ultimi tre; dopo l’ultima volta, esausta (ma non troppo), lasciò la mia camera, io guardai un po’ di TV prima di addormentarmi. Il giorno seguente andai a Barcellona, con un pullman turistico; girai la città, per quanto possibile in una giornata, poi nel pomeriggio mi recai in aeroporto, in attesa del volo di ritorno.

Al mio ritorno, riaccendo il cellulare, trovo una ventina di messaggi di Penny, più o meno tutti uguali: voleva sapere quando tornassi. Probabilmente, soffriva sapendo che durante il weekend avrei sicuramente scopato con qualcuno, e provavo un certo piacere nel sapere che soffrisse di ciò; lei era stata crudele con me, e se non potevo vendicarmi direttamente, essere sessualmente appagato ai suoi occhi mi divertiva.

Qualche tempo dopo, nel mese di settembre del 2010, decido di ripetere la cosa. Avevo due settimane di ferie estive, andai ancora più lontano, esattamente a Boston, approfittando di alcuni zii residenti lì da quasi quarant’anni; è stata l’occasione perfetta per organizzare un mini tour negli USA, che ha toccato anche Cleveland (per visitare il museo della Rock & Roll Hall of Fame) e Las Vegas. Al mio arrivo, mi resi davvero conto della distanza tra gli USA e l’Italia; ero in un altro mondo, con un’altra mentalità. Ero davvero stupito dalla bellezza di quei luoghi, scattai subito una foto in aeroporto, immediatamente pubblicata su Facebook e subito commentata da Penny: “Uffa, quando torni.”. Il mio viaggio era appena all’inizio, e già sentiva la mia assenza; non me ne curai, pensai solo a godermi le meritate ferie. I miei cugini furono molto disponibili, guidandomi tra i luoghi più caratteristici della città, e organizzando spesso delle uscite con i loro amici, per farmi comprendere davvero cosa fosse la vita sociale negli Stati Uniti, e come vivessero loro. Andò avanti così per quattro giorni, poi mi spostai a Cleveland, nella quale soggiornai per il weekend; feci visita al museo della Rock & Roll Hall of fame, promettendo a me stesso di tornare tra qualche anno per assistere ad una cerimonia di introduzione; da lì, presi un volo per Las Vegas. Giunsi all’aeroporto, poi presi il bus navetta che mi avrebbe portato in città, destinazione Hotel Mirage; la prima sera fu tranquilla, ne approfittai per godermi lo spettacolo “Love” del Cirque du Soleil, incentrato sulla discografia dei Beatles. Ma fu il giorno successivo che capii perché Las Vegas ha meritato, negli anni, l’appellativo di “città del peccato”; la gente è lì solo per rallegrarsi, i problemi rimangono a casa, il divertimento lo si trova senza difficoltà, a patto che “What happens in Vegas, stays in Vegas” (quel che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas).

E presto, una ragazza mi rimorchiò, con il più antico dei trucchi: ci incontrammo per strada, camminando in direzioni opposte, quando improvvisamente mi chiamò da lontano, dicendomi che avevo perso un foglietto; me lo riconsegnò, quindi riprese il suo passo. Ovviamente, non avevo perso alcun foglietto, lo scrisse lei per lasciarmi il suo nome e indicarmi dove potessi trovarla: “7 PM, Hotel MGM Grand, ask for Samantha Jones” (il nome è di fantasia); così, alle sette di sera, mi recai nell’hotel indicato, alla ricerca si Samantha. Chiesi informazioni alla receptionist, che mi invitò ad attendere; qualche istante dopo, Samantha mi raggiunse, scusandosi per il metodo piuttosto brusco utilizzato. Non mi interessava, sapevo benissimo che dopo quella sera non ci saremmo mai più rivisti; era chiaro che nessuno dei due volesse intraprendere una relazione a lungo termine, probabilmente Samantha era lì per scopare ogni sera con un partner diverso, così come me d’altronde; poteva permetterselo, era una donna notevole, fisico snello e asciutto, capelli castani, occhi castani, alta circa 1,70; seno prosperoso, mi ricordava molto quello di Penny, culo da prendere a schiaffi. Trascorremmo circa un’ora insieme, a discutere del più e del meno, anche se a nessuno dei due interessava davvero il contenuto della conversazione; poi, ci spostammo nel suo albergo. Giunti in camera, non perse tempo a spogliarsi, lasciando cadere sul pavimento il lungo abito indossato; si distese sul letto, invitandomi a gesti a raggiungerla. La accontentai, finii di spogliarla, le tolsi gli slip indossati e le ficcai dentro due dita, per vedere se fosse già bagnata; la sua espressione fu di sorpresa, mista a piacere, sembrava apprezzare il mio approccio. Mi aprì le gambe, quasi ad invitarmi a continuare, era inerme a subire la mia penetrazione con indice e medio, mentre con il pollice le stimolavo il clitoride; era sempre più umida, mentre io aumentavo l’intensità della masturbazione, alternando la penetrazione a leggeri schiaffi sulla figa, totalmente liscia e ben slabbrata. Lei non si mosse per un po’, le piaceva quel che stava subendo, probabilmente quella sera si sarebbe accontentata di venire quante più volte possibili, anche solo con le dita; ma le mie intenzioni erano altre, e così, in seguito ad un altro suo orgasmo, finii di spogliarmi. Alla vista del mio cazzo iniziò a sorridere, toccandosi le labbra con un dito; me lo succhiò un po’, mentre mi faceva la migliore sega della mia vita. Quando fu soddisfatta si distese, aprendo a me le sue gambe; si toccò la figa un paio di volte, per inumidirsi ulteriormente, poi tolse la mano, e la penetrai con il mio cazzo. Godevo nel vedere la soddisfazione nei suoi occhi, mentre ad ogni mia spinta le sue tette sobbalzavano; ripensai a Penny e al suo seno, simile per dimensioni, quindi affondai la mia testa tra le tette di Samantha, aggrappandomi con entrambe le mani. In quel momento immaginai di scopare Penny, e forse ci misi più foga, dal momento che Samantha ansimava sempre di più, invitandomi a non smettere; ebbe un altro orgasmo, poi dovetti sborrare, mentre ancora la scopavo. Venni dentro la figa di Samantha, anche se indossavo il preservativo volevo farle sentire il calore del mio sperma, un po’ perché avrei voluto fare lo stesso con Penny, un po’ per ringraziarla dell’emozione donatami. Mi ricomposi, mentre Samantha se ne stava ancora a gambe aperte sul letto; mi ero già rivestito, ma non resistetti, e dovetti prima toccarle un altro po’ la figa, penetrandola nuovamente con le dita. Il mio cazzo presto fu nuovamente duro, quindi la scopai un’altra volta, prima di dirle definitivamente addio.

Tornai al mio hotel, controllai il cellulare e notai diversi messaggi su Facebook da parte di Penny, con toni via sempre più seri: si passava dal “buon divertimento, goditi la vacanza” al “torna, non possiamo stare così lontani”, poi un “almeno rispondi ai messaggi”, ed infine ad un provocatorio “se è più lungo di 5 cm, non è un clitoride”. Era gelosissima, immaginando che mi trovassi a quasi 10000 Km da lei, impegnato a scopare; ma volevo che non si limitasse ad immaginare, dovevo fornirle le prove, volevo farla ingelosire davvero.

Così, il giorno a seguire uscii, alla ricerca di un’altra donna da portare a letto. Girai Las Vegas per un bel po’, presto si presentò l’occasione che stavo cercando; entrai all’Hard Rock Café, per acquistare una T-Shirt, dove feci la conoscenza di Courtney, una delle commesse. Courtney era molto alla mano, ma è normale in una città frequentata da tantissima gente, perlopiù turisti; non era molto formosa, anzi era davvero esile, poco più bassa di Samantha. Aveva dei lunghi capelli biondo platino, evidentemente tinti, la carnagione chiarissima, occhioni azzurri da cerbiatto, una seconda di seno; iniziammo a parlare del più e del meno, fu lei ad attaccare bottone, ma lo faceva con tutti i turisti, il suo lavoro lo richiede. Mi chiese da dove venissi, da quanto tempo fossi in città, era davvero interessata a conoscere meglio me e l’Italia, una nazione che l’ha sempre affascinata; presto aumentò il flusso di gente, così mi invitò a rivederci a fine turno. Accettai, nell’attesa le chiesi di scattare una foto, da pubblicare su Facebook per mostrare ai miei amici dove mi trovassi. Mentii, mi serviva esclusivamente per Penny, tant’è che taggai Courtney nella foto, per far sì che Penny potesse sbirciare sul suo profilo ed ammirarla meglio; sortii il giusto effetto, Penny mi scrisse poco dopo, chiedendomi chi fosse la ragazza insieme a me. La ignorai, non le dovevo spiegazioni.

A fine turno uscii con Courtney, andammo a cena insieme, in una panineria suggerita da lei; ci godemmo la cena, documentavo ogni mio spostamento con delle foto, alle quali seguivano dei messaggi o commenti di Penny. Dopo la cena, la invitai nel mio hotel, era il mio ultimo giorno lì, non avevo altre occasioni; Courtney accettò, non vedevo l’ora di aprirla in due e farne ciò che volessi, con buona pace di Penny. Quindi scatto l’ultima foto, ad una bottiglia di champagne, retta dalla mano femminile di Courtney; mi accertai che si capisse che fossi in una camera d’albergo solo con lei, quindi immortalai il momento. Spensi il cellulare, poi iniziammo a bere e ci lasciammo andare al piacere.

Courtney non vedeva l’ora, aveva perso ogni inibizione per via dello champagne, mi stringeva a lei ed iniziò a tastarlo già da sopra i pantaloni; mi abbassò la cerniera, si inginocchiò ed iniziò a spompinarmi. Con la bocca non era molto brava, le mancava la pratica, ma la lasciai fare, era bellissima mentre mi guardava negli occhi con i suoi; poi mi sedetti sul letto, mentre lei continuava, iniziando a palpeggiarle il seno ed il culo. Presi l’iniziativa, le sfilai la T-Shirt indossata, non aveva il reggiseno; le accarezzai i suoi piccoli seni per un po’, lei continuava a menarmelo. Le tolsi i jeans, mi ritrovai davanti la sua fighetta, davvero piccola e stretta: ero sempre più convinto di doverla distruggere a colpi di cazzo. Iniziai con le dita, Courtney godette subito, in piedi con le mani sui fianchi e gli occhi chiusi: apprezzò tantissimo il momento, e mi aiutava seguendo con il corpo i miei movimenti. Era già calda e bagnata, presi un cubetto di ghiaccio e lo avvicinai alla sua figa; lei se ne accorse, dapprima fu timorosa, poi si lasciò convincere. Dall’ombelico, lasciavo che l’acqua gelida scendesse fino alla vulva, passando per il suo clitoride, che faceva capolino tra le labbra della sua fighetta. Cominciai a stimolarlo, rimuginando su ciò che Penny mi aveva scritto, in merito alla lunghezza; sorrisi tra me e me. Poi presi di forza Courtney, sollevandola per farla sedere sul mio cazzo; io ero seduto, mentre lei sopra di me si aiutava, spingendosi con le gambe. Si fermava spesso, mi abbracciava mentre godeva; da quella posizione mi alzai in piedi, la tenevo in braccio davanti a me, mentre continuavo a scoparla. Lei mi guardava negli occhi, pieni di piacere, anche se sapevo di farle male, date le dimensioni ristrette della sua figa; la sedetti su una scrivania, senza fermare il mio incedere, lei era in lacrime dal dolore, ma mi implorava di non fermarmi. Effettivamente, la sua vulva era leggermente arrossata, si notò subito sulla sua carnagione chiarissima, ma il suo clitoride suggeriva che non le importasse tanto. Lo toccai lì, poco dopo Courtney urlò tantissimo, si irrigidì e mi spinse via: schizzò dalla figa, nel frattempo grondante, godendo per qualche altro istante a seguire. Le chiesi se volesse fermarsi, disse di no con la testa, aprendo nuovamente le gambe ad accogliermi dentro di lei. Continuammo, poi sentii la necessità di sborrare, mi sfilai il profilattico e la riempii sul ventre; eravamo esausti, soprattutto lei, che si addormentò quasi subito. Dormimmo nudi, abbracciati, ma durante la notte la svegliai, toccandola e iniziando a masturbarla, poi seguì un’altra scopata; al mattino si rivestì, e tornò al lavoro. Fu l’ultima volta che la vidi, anche se continuiamo a sentirci via internet; nel pomeriggio tornai in autobus in aeroporto, in attesa del volo di ritorno in Italia. Ero curioso di rivedere Penny, e di scoprire come avesse reagito a tutte quelle foto, volevo che anche lei soffrisse, per pareggiare i conti.


Buona lettura, a lunedì.
 
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Farsi rimorchiare con un foglietto non mi è mai capitato. Mammamia ma credo che può succedere solo in America

Non è che succeda dovunque, ma a Las Vegas è molto probabile. Per rendere l'idea di che città si tratti, se giri in strada è praticamente certo che incontri dei ragazzi che fanno volantinaggio, però anziché darti dei depliant informativi su ristoranti o altre attività, ti danno la "figurina" di una modella di hotline (non la chiamo così per dire, ma sembra davvero una figurina, con tanto di foto, nome e numero della modella in questione). In 3 giorni ne ho raccolti un casino, poi li ho contati, erano ben 426!!! Pensa che anche i furgoni pubblicitari, che qui utilizziamo per le elezioni, a Las Vegas pubblicizzano linee erotiche, dovrei avere una foto, se la trovo la posto.
Un'altra particolarità, sono gli alcoolici: in alcuni hotel/casino, ti basta comprare il bicchiere, a 10 $, e riempirlo tutte le volte che vuoi, in tutti i locali affiliati; inoltre, nei casinò, le slot machine in cui i gettoni costano di più (500 o 1000$ ogni volta che tiri la leva!) sono messe in salette riservate, nelle quali servono frutta, dolci e da bere, così da fare in modo che il giocatore incallito continui a sperperare il suo denaro. Anche ai banconi bar è facile trovare le slot machine all'interno dei ripiani, così mentre attendi il servizio getti via altri soldi.

Poi è chiaro, bisogna anche saperci fare con le donne, essere stravaganti (andavo in giro in camicia aperta, canotta e cappello da cowboy, cosa che in Italia non farei mai), cerchi un pretesto per attaccare bottone, quando si è turisti è più facile, basta iniziare a parlare del tuo paese, delle tue abitudini, il resto viene da sé.

Oltre a ciò, mi trovavo a Las Vegas il giorno del Labour Day, l'equivalente della nostra festa dei lavoratori, che lì si festeggia a settembre; quel giorno a Las Vegas atterrarono 3 milioni di persone, provenienti da tutte le parti del mondo. Anche tanti italiani, facilissimi da individuare, all'estero parliamo liberamente la nostra lingua, credendo che nessuno possa capirci; fu il caso di una ragazza veneta (almeno credo, dall'accento), che discuteva liberamente con un'amica del cazzo nero preso la sera prima.

Ti giuro, è un posto incredibile, la città più bella del mondo; ho deciso che andrò a vivere lì dopo la mia pensione, se capitasse l'occasione anche prima.
 

Luca/Mary

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Hahahaha ma quanto sei cattivo con penny e fai molto bene ad esserlo più un uomo fa così più la donna ne è attratta. Complimenti ancora per i tuoi racconti attendo molto impaziente il seguito baci by Mary
 
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Hahahaha ma quanto sei cattivo con penny e fai molto bene ad esserlo più un uomo fa così più la donna ne è attratta. Complimenti ancora per i tuoi racconti attendo molto impaziente il seguito baci by Mary

Non è che lei con me fosse una santa... Mi teneva al guinzaglio, era molto gelosa delle ragazze che frequentavo, ma nel frattempo tra di noi non succedeva nulla. Ecco il perché di tante mie azioni... 🤭
 

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