Grazie a tutti per i complimenti, ecco a voi la parte X; ci rivediamo lunedì con i prossimi aggiornamenti, per ingannare l'attesa vi lascio un pezzo abbastanza corposo:
Parte X
Trascorse qualche tempo. Vivevo da solo da qualche mese ormai, Alessia era solo un ricordo, Penny una presenza costante; la sua storia con Simone andava avanti, tra alti e bassi. Pur di non subire certe provocazioni da parte sua, decisi di allontanarmi un po’, utilizzando il trasloco e il tempo necessario a sistemare casa come pretesto. Penny, di tanto in tanto, veniva a trovarmi per darmi una mano con qualche piccolo lavoretto, oltre che per svuotare le scatole; provavo ad evitarla, ma lei si riavvicinava, era sempre presente. Non capivo dove volesse andare a parare; temevo che non avesse il coraggio di lasciare Simone, e che volesse utilizzarmi come pretesto per la fine della sua storia, così da farsi piantare; a parte le provocazioni, mai un suo cenno o una frase che mi spingesse a provare ad andare oltre il nostro rapporto. Mi teneva sotto scacco, era ormai chiaro! Doveva sparire per un po’ dalla mia vita, ed io dalla sua; iniziai a frequentare qualche ragazza, qualcuna riuscii anche a portarla a letto, dovevo pure inaugurare casa in qualche modo; ma Penny era una presenza persistente. Così, approfittando dei weekend e di qualche giorno di ferie, accumulate grazie agli straordinari, organizzai qualche viaggio, rigorosamente da solo, quasi esclusivamente turismo sessuale.
La prima meta fu Praga, per un paio di giorni; una città stupenda, in cui la cosa che mi sorprese di più fu il fatto che la birra costasse meno dell’acqua. Spensi il cellulare, non volevo che Penny si facesse sentire, come aveva già fatto durante il weekend con Alessia; durante la mia prima sera lì andai in un pub, in cerca di una donna disponibile; conobbi una ragazza locale, Ivana, con la quale trascorsi la serata, prima a cena, poi in hotel. Era molto piccola, appena diciottenne, ma dimostrava qualche anno di più; a letto era un po’ impacciata, o forse ero io ad essere abituato bene. Fisico esile, seno scarso; lunghi capelli biondi e occhi azzurri, una pelle chiarissima e perfetta. Lì mi resi davvero conto di quanto fosse giovane rispetto a me, anche se avevamo appena 5 anni di differenza; quella sera scopammo un paio di volte, poi discutemmo un po’. Fu strano sapere che era la terza scopata della sua vita, e che io fui il secondo partner con cui andava a letto. Ci addormentammo, il giorno successivo andammo un po’ in giro, mi fece da guida in quel freddo febbraio; ci fermammo a pranzare, successivamente girammo la città per qualche altra ora, prima di tornare in albergo per un’ultima scopata prima della mia partenza, in serata. Continuammo a sentirci, ed ogni tanto chattiamo via Facebook.
Qualche mese dopo, su consiglio di un amico a cui avevo raccontato la mia situazione, decisi di fare un altro viaggio, questa volta in Spagna, destinazione Lloret de Mar, una cittadina vicino Barcellona. Me la descrisse come la “Las Vegas di Spagna”, al mio arrivo capii perché: se Las Vegas è la città del peccato, Lloret de Mar ci va vicino. È un luogo in cui puoi incontrare turisti provenienti da tutta Europa, tutti (o quasi) lì per un motivo: il sesso. Conobbi presto dei turisti italiani, con i quali feci amicizia durante il mio soggiorno lì; erano arrivati già da un paio di giorni, quindi mi diedero dei consigli su dove andare, invitandomi ad unirmi a loro. Ci avviammo verso la discoteca Colossos, per strada non fu faticoso incontrare ragazze che, senza giri di parole, ti chiedessero di andare insieme in albergo per scopare; fu il caso di uno dei ragazzi del nostro
gruppo, che in discoteca non arrivò neanche a metterci piede: conobbe quella ragazza per strada, qualche istante dopo si stavano già baciando, non fu difficile immaginare l’esito. Proseguimmo insieme verso la discoteca, una volta dentro ci dividemmo: conobbi (si fa per dire) una ragazza olandese, non ricordo neanche se mi disse il suo nome; sta il fatto che ci scambiammo qualche battuta, poi uscimmo, in direzione hotel. Esteticamente era molto simile a Penny, per colori e fisico; salimmo in camera, si spogliò subito e iniziai a farmela; di spalle immaginavo di avere Penny sul mio cazzo, che la ragazza sembrava apprezzare. Non ne conoscevo né il nome, né l’età, tutto quel che so e che fosse donna e olandese; scopammo per un bel po’, lei era lì solo per fare più sesso possibile, magari con più uomini possibile. Era il suo ultimo giorno lì, praticamente mi costrinse a finire il pacco di profilattici che aveva acquistato, le restavano gli ultimi tre; dopo l’ultima volta, esausta (ma non troppo), lasciò la mia camera, io guardai un po’ di TV prima di addormentarmi. Il giorno seguente andai a Barcellona, con un pullman turistico; girai la città, per quanto possibile in una giornata, poi nel pomeriggio mi recai in aeroporto, in attesa del volo di ritorno.
Al mio ritorno, riaccendo il cellulare, trovo una ventina di messaggi di Penny, più o meno tutti uguali: voleva sapere quando tornassi. Probabilmente, soffriva sapendo che durante il weekend avrei sicuramente scopato con qualcuno, e provavo un certo piacere nel sapere che soffrisse di ciò; lei era stata crudele con me, e se non potevo vendicarmi direttamente, essere sessualmente appagato ai suoi occhi mi divertiva.
Qualche tempo dopo, nel mese di settembre del 2010, decido di ripetere la cosa. Avevo due settimane di ferie estive, andai ancora più lontano, esattamente a Boston, approfittando di alcuni zii residenti lì da quasi quarant’anni; è stata l’occasione perfetta per organizzare un mini tour negli USA, che ha toccato anche Cleveland (per visitare il museo della Rock & Roll Hall of Fame) e Las Vegas. Al mio arrivo, mi resi davvero conto della distanza tra gli USA e l’Italia; ero in un altro mondo, con un’altra mentalità. Ero davvero stupito dalla bellezza di quei luoghi, scattai subito una foto in aeroporto, immediatamente pubblicata su Facebook e subito commentata da Penny: “Uffa, quando torni.”. Il mio viaggio era appena all’inizio, e già sentiva la mia assenza; non me ne curai, pensai solo a godermi le meritate ferie. I miei cugini furono molto disponibili, guidandomi tra i luoghi più caratteristici della città, e organizzando spesso delle uscite con i loro amici, per farmi comprendere davvero cosa fosse la vita sociale negli Stati Uniti, e come vivessero loro. Andò avanti così per quattro giorni, poi mi spostai a Cleveland, nella quale soggiornai per il weekend; feci visita al museo della Rock & Roll Hall of fame, promettendo a me stesso di tornare tra qualche anno per assistere ad una cerimonia di introduzione; da lì, presi un volo per Las Vegas. Giunsi all’aeroporto, poi presi il bus navetta che mi avrebbe portato in città, destinazione Hotel Mirage; la prima sera fu tranquilla, ne approfittai per godermi lo spettacolo “Love” del Cirque du Soleil, incentrato sulla discografia dei Beatles. Ma fu il giorno successivo che capii perché Las Vegas ha meritato, negli anni, l’appellativo di “città del peccato”; la gente è lì solo per rallegrarsi, i problemi rimangono a casa, il divertimento lo si trova senza difficoltà, a patto che “What happens in Vegas, stays in Vegas” (quel che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas).
E presto, una ragazza mi rimorchiò, con il più antico dei trucchi: ci incontrammo per strada, camminando in direzioni opposte, quando improvvisamente mi chiamò da lontano, dicendomi che avevo perso un foglietto; me lo riconsegnò, quindi riprese il suo passo. Ovviamente, non avevo perso alcun foglietto, lo scrisse lei per lasciarmi il suo nome e indicarmi dove potessi trovarla: “7 PM, Hotel MGM Grand, ask for Samantha Jones” (il nome è di fantasia); così, alle sette di sera, mi recai nell’hotel indicato, alla ricerca si Samantha. Chiesi informazioni alla receptionist, che mi invitò ad attendere; qualche istante dopo, Samantha mi raggiunse, scusandosi per il metodo piuttosto brusco utilizzato. Non mi interessava, sapevo benissimo che dopo quella sera non ci saremmo mai più rivisti; era chiaro che nessuno dei due volesse intraprendere una relazione a lungo termine, probabilmente Samantha era lì per scopare ogni sera con un partner diverso, così come me d’altronde; poteva permetterselo, era una donna notevole, fisico snello e asciutto, capelli castani, occhi castani, alta circa 1,70; seno prosperoso, mi ricordava molto quello di Penny, culo da prendere a schiaffi. Trascorremmo circa un’ora insieme, a discutere del più e del meno, anche se a nessuno dei due interessava davvero il contenuto della conversazione; poi, ci spostammo nel suo albergo. Giunti in camera, non perse tempo a spogliarsi, lasciando cadere sul pavimento il lungo abito indossato; si distese sul letto, invitandomi a gesti a raggiungerla. La accontentai, finii di spogliarla, le tolsi gli slip indossati e le ficcai dentro due dita, per vedere se fosse già bagnata; la sua espressione fu di sorpresa, mista a piacere, sembrava apprezzare il mio approccio. Mi aprì le gambe, quasi ad invitarmi a continuare, era inerme a subire la mia penetrazione con indice e medio, mentre con il pollice le stimolavo il clitoride; era sempre più umida, mentre io aumentavo l’intensità della masturbazione, alternando la penetrazione a leggeri schiaffi sulla figa, totalmente liscia e ben slabbrata. Lei non si mosse per un po’, le piaceva quel che stava subendo, probabilmente quella sera si sarebbe accontentata di venire quante più volte possibili, anche solo con le dita; ma le mie intenzioni erano altre, e così, in seguito ad un altro suo orgasmo, finii di spogliarmi. Alla vista del mio cazzo iniziò a sorridere, toccandosi le labbra con un dito; me lo succhiò un po’, mentre mi faceva la migliore sega della mia vita. Quando fu soddisfatta si distese, aprendo a me le sue gambe; si toccò la figa un paio di volte, per inumidirsi ulteriormente, poi tolse la mano, e la penetrai con il mio cazzo. Godevo nel vedere la soddisfazione nei suoi occhi, mentre ad ogni mia spinta le sue tette sobbalzavano; ripensai a Penny e al suo seno, simile per dimensioni, quindi affondai la mia testa tra le tette di Samantha, aggrappandomi con entrambe le mani. In quel momento immaginai di scopare Penny, e forse ci misi più foga, dal momento che Samantha ansimava sempre di più, invitandomi a non smettere; ebbe un altro orgasmo, poi dovetti sborrare, mentre ancora la scopavo. Venni dentro la figa di Samantha, anche se indossavo il preservativo volevo farle sentire il calore del mio sperma, un po’ perché avrei voluto fare lo stesso con Penny, un po’ per ringraziarla dell’emozione donatami. Mi ricomposi, mentre Samantha se ne stava ancora a gambe aperte sul letto; mi ero già rivestito, ma non resistetti, e dovetti prima toccarle un altro po’ la figa, penetrandola nuovamente con le dita. Il mio cazzo presto fu nuovamente duro, quindi la scopai un’altra volta, prima di dirle definitivamente addio.
Tornai al mio hotel, controllai il cellulare e notai diversi messaggi su Facebook da parte di Penny, con toni via sempre più seri: si passava dal “buon divertimento, goditi la vacanza” al “torna, non possiamo stare così lontani”, poi un “almeno rispondi ai messaggi”, ed infine ad un provocatorio “se è più lungo di 5 cm, non è un clitoride”. Era gelosissima, immaginando che mi trovassi a quasi 10000 Km da lei, impegnato a scopare; ma volevo che non si limitasse ad immaginare, dovevo fornirle le prove, volevo farla ingelosire davvero.
Così, il giorno a seguire uscii, alla ricerca di un’altra donna da portare a letto. Girai Las Vegas per un bel po’, presto si presentò l’occasione che stavo cercando; entrai all’Hard Rock Café, per acquistare una T-Shirt, dove feci la conoscenza di Courtney, una delle commesse. Courtney era molto alla mano, ma è normale in una città frequentata da tantissima gente, perlopiù turisti; non era molto formosa, anzi era davvero esile, poco più bassa di Samantha. Aveva dei lunghi capelli biondo platino, evidentemente tinti, la carnagione chiarissima, occhioni azzurri da cerbiatto, una seconda di seno; iniziammo a parlare del più e del meno, fu lei ad attaccare bottone, ma lo faceva con tutti i turisti, il suo lavoro lo richiede. Mi chiese da dove venissi, da quanto tempo fossi in città, era davvero interessata a conoscere meglio me e l’Italia, una nazione che l’ha sempre affascinata; presto aumentò il flusso di gente, così mi invitò a rivederci a fine turno. Accettai, nell’attesa le chiesi di scattare una foto, da pubblicare su Facebook per mostrare ai miei amici dove mi trovassi. Mentii, mi serviva esclusivamente per Penny, tant’è che taggai Courtney nella foto, per far sì che Penny potesse sbirciare sul suo profilo ed ammirarla meglio; sortii il giusto effetto, Penny mi scrisse poco dopo, chiedendomi chi fosse la ragazza insieme a me. La ignorai, non le dovevo spiegazioni.
A fine turno uscii con Courtney, andammo a cena insieme, in una panineria suggerita da lei; ci godemmo la cena, documentavo ogni mio spostamento con delle foto, alle quali seguivano dei messaggi o commenti di Penny. Dopo la cena, la invitai nel mio hotel, era il mio ultimo giorno lì, non avevo altre occasioni; Courtney accettò, non vedevo l’ora di aprirla in due e farne ciò che volessi, con buona pace di Penny. Quindi scatto l’ultima foto, ad una bottiglia di champagne, retta dalla mano femminile di Courtney; mi accertai che si capisse che fossi in una camera d’albergo solo con lei, quindi immortalai il momento. Spensi il cellulare, poi iniziammo a bere e ci lasciammo andare al piacere.
Courtney non vedeva l’ora, aveva perso ogni inibizione per via dello champagne, mi stringeva a lei ed iniziò a tastarlo già da sopra i pantaloni; mi abbassò la cerniera, si inginocchiò ed iniziò a spompinarmi. Con la bocca non era molto brava, le mancava la pratica, ma la lasciai fare, era bellissima mentre mi guardava negli occhi con i suoi; poi mi sedetti sul letto, mentre lei continuava, iniziando a palpeggiarle il seno ed il culo. Presi l’iniziativa, le sfilai la T-Shirt indossata, non aveva il reggiseno; le accarezzai i suoi piccoli seni per un po’, lei continuava a menarmelo. Le tolsi i jeans, mi ritrovai davanti la sua fighetta, davvero piccola e stretta: ero sempre più convinto di doverla distruggere a colpi di cazzo. Iniziai con le dita, Courtney godette subito, in piedi con le mani sui fianchi e gli occhi chiusi: apprezzò tantissimo il momento, e mi aiutava seguendo con il corpo i miei movimenti. Era già calda e bagnata, presi un cubetto di ghiaccio e lo avvicinai alla sua figa; lei se ne accorse, dapprima fu timorosa, poi si lasciò convincere. Dall’ombelico, lasciavo che l’acqua gelida scendesse fino alla vulva, passando per il suo clitoride, che faceva capolino tra le labbra della sua fighetta. Cominciai a stimolarlo, rimuginando su ciò che Penny mi aveva scritto, in merito alla lunghezza; sorrisi tra me e me. Poi presi di forza Courtney, sollevandola per farla sedere sul mio cazzo; io ero seduto, mentre lei sopra di me si aiutava, spingendosi con le gambe. Si fermava spesso, mi abbracciava mentre godeva; da quella posizione mi alzai in piedi, la tenevo in braccio davanti a me, mentre continuavo a scoparla. Lei mi guardava negli occhi, pieni di piacere, anche se sapevo di farle male, date le dimensioni ristrette della sua figa; la sedetti su una scrivania, senza fermare il mio incedere, lei era in lacrime dal dolore, ma mi implorava di non fermarmi. Effettivamente, la sua vulva era leggermente arrossata, si notò subito sulla sua carnagione chiarissima, ma il suo clitoride suggeriva che non le importasse tanto. Lo toccai lì, poco dopo Courtney urlò tantissimo, si irrigidì e mi spinse via: schizzò dalla figa, nel frattempo grondante, godendo per qualche altro istante a seguire. Le chiesi se volesse fermarsi, disse di no con la testa, aprendo nuovamente le gambe ad accogliermi dentro di lei. Continuammo, poi sentii la necessità di sborrare, mi sfilai il profilattico e la riempii sul ventre; eravamo esausti, soprattutto lei, che si addormentò quasi subito. Dormimmo nudi, abbracciati, ma durante la notte la svegliai, toccandola e iniziando a masturbarla, poi seguì un’altra scopata; al mattino si rivestì, e tornò al lavoro. Fu l’ultima volta che la vidi, anche se continuiamo a sentirci via internet; nel pomeriggio tornai in autobus in aeroporto, in attesa del volo di ritorno in Italia. Ero curioso di rivedere Penny, e di scoprire come avesse reagito a tutte quelle foto, volevo che anche lei soffrisse, per pareggiare i conti.
Buona lettura, a lunedì.