La mia collega

Lo_psi

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Barbara è entrata in equipe quest’anno, è una psicologa di 26 anni, due anni fa ha vinto un dottorato di ricerca, una ragazza piuttosto in gamba e preparata.
Nella folla di colleghi delle quattro strutture in riunione plenaria non la noto, è un mio collega trentenne che terminata la riunione mi si avvicina e mi dice “hai visto il nuovo acquisto?”
Immaginate una sala con una dozzina di educatori, una mezza dozzina di psicologi, quattro assistenti sociali, una ventina tra operatori socio sanitari (oss) e operatori socio assistenziali (osa). A volte ci sono momenti veramente esilaranti. Per fortuna ci sono riunioni d’equipe meno numerose, in cui non partecipano gli oss e gli osa e gli assistenti sociali. Ognuno di noi all’ interno delle riunioni d’equipe si è ritagliato un proprio ruolo, più o meno inconsapevolmente. Così c’è la tizia che non le va bene mai nessuna cosa, poi c’è quella che non perde occasione per piangere, poi c’è il mio collega trentenne molto razionale, poi ce n’è uno che ironizza sempre, poi c’è quella ha idee innovative, quello pragmatico, quello filosofico e poi ci sono io.
I colleghi mi hanno definito in vari modi, do una breve descrizione non narcisistica di me, ma dovuta, dato che sono il protagonista di questa storia.
Organizzo le attività delle strutture e faccio alcune supervisioni. Purtroppo arrivo sempre in ritardo, quando già la riunione d’equipe è iniziata, non do spiegazione dei miei ritardi, non ho molta pazienza con chi piange continuamente per ogni sciocchezza e sono tendenzialmente eclettico. La mia migliore qualità è l’intelligenza emotiva, ovvero “sentire” quello che prova l’altro e ho una buona dose di intuito, la peggiore è che manco spesso di quella nota diplomatica che consente una tacita convivenza anche tra chi non si piace. Insomma se un collega mi sta sulle scatole, non faccio nulla per nasconderlo. Questo mi ha creato non poche difficoltà e qualche antipatia.
Insomma se uno si aspetta un professionista tutto d’un pezzo che non lascia trapelare le proprie emozioni, quello non sono io.
Devo dire che al mio arrivo all’interno dell’organizzazione, questo mio essere “me”, fuori dagli schemi, dopo un po’ di scompiglio (doveroso) e qualche antipatia, ha avuto nel gruppo un certo successo … direi meno male , perché non sarei potuto essere diverso da quel che sono, almeno come tendenza.
Anche gli altri, nel rispetto ciascuno del proprio ruolo, si sono lasciati col tempo andare. Quindi prima è scappata qualche parolaccia, poi sono diventate numerose parolacce, poi ci si è raccontati cose personali, poi si è finiti per avere dei rapporti di lavoro abbastanza aperti nell’esprimere ciascuno il proprio pensiero .
Lo scorso anno una mia collega, era venuta ad una cena di lavoro accompagnata da una sua amica, appunto Barbara che poi quest’anno è venuta a lavorare da noi.
Probabilmente quella sera di un anno fa, il vino sarà sgorgato a fiumi, perché quando lei quest’anno, alla fine della prima riunione, nel corridoio mi dice: “ti ricordi di me, sono l’amica di Cristina, ci siamo conosciuti lo scorso anno”. No, non mi ricordo di te e mi sto dando mazzate nella testa per non ricordarmi questo pezzo di phica che sei ma sarebbe scortese dirlo, quindi “certo che mi ricordo, ben arrivata tra noi”.
Lei, assunta da uno dei dirigenti dell’azienda, si era presentata in gruppo così come ciascun membro fa, quando avviene un nuovo inserimento. Non ho molto ascoltato la sua presentazione, sono arrivato a sentire “sono Barbara ho 26 anni”, mi sono poi concentrato sulla sua comunicazione non verbale, ovvero la mimica e poi sull’aspetto estetico. La riunione è durata due ore, ogni tanto i nostri occhi si sono incrociati, penso per reciproca curiosità ma io ho 20 anni più di lei e a due sedie di distanza da me, c’è il mio collega trentenne, con le stesse mie funzioni, col fisico da nuotatore che non ha un filo di grasso, che è molto razionale, che sa ascoltare. Insomma tante cose che possono fare gola ad una ragazza di 26 anni.
Quindi in un nano secondo essendomi scartato a priori da ogni possibile trasgressione sessuale, mi sono concentrato sul gruppo e su quello di cui si discuteva.
Invece questa ragazza qua, nel corridoio dice di conoscermi. Ci ritroviamo alla pausa pranzo. Di solito pranziamo in un bar self service, proprio di fronte la struttura in cui lavoro. Si chiacchiera, si parla del lavoro, si scambiano pareri. Tra psicologi si parla di psicologia come tra architetti di edilizia e tra avvocati di tribunali. Io parlo di tutt’altro. Vado fuori dal locale a fumarmi una sigaretta, ho la ceres in mano, all’angolo del tavolino c’è Barbara, devo passare proprio davanti a lei per uscire fuori: “questa bevanda verde che specie è?” chiedo a brucia pelo, mentre lei stava parlando con un collega. Mi guarda sorridendo “è succo di frutta”.
“Brava ragazza” replico con l’intento di provocarla “ è bene consumare bevande salutari, scommetto che non fumi nemmeno”. “Ogni tanto si” mi risponde “se me ne offri una…”
Usciamo dal Bar, “ma guarda questa brava ragazza con la sigaretta in mano”.
“Per favore non mi chiamare brava ragazza che non lo sopporto, lo sono stata per troppo tempo…”
OplĂ  , ecco un indizio molto interessante, mi sta dicendo che ha voglia di rivalsa?
Ci raggiunge quel fusto del mio collega trentenne, lui non è invadente e non si intromette nei discorsi senza capire di cosa si stia parlando, ed ha un fisico che attira lo sguardo di donne di tutte le età. Vedo Barbara che gli sorride, iniziano a scambiarsi delle battute, in realtà parliamo tutti e tre, mi sento fuori posto, spengo la sigaretta e rientro al Bar.
Quel giorno il mio lavoro continua fino alle 18:00. Finisco io ed insieme a me alcuni colleghi, si ritorna al Bar per un’ultima chiacchierata informale. Siamo meno della metà di quelli che eravamo alla pausa pranzo. Si chiacchiera, Barbara riprende il succo di frutta verde, io la ceres, altri qualche martini e chi il caffè. Il mio collega trentenne si offre per un passaggio a Barbara, va proprio dalle parti in cui abita la ragazza. Lei dice di volersi fermare un altro po’ al Bar, ordino la seconda Ceres.
“Ti fai un altro giro di succo, col rischio di alcolizzarti di fruttosio?” Le dico. E mi sorride.
“Io non bevo” mi dice “ con mezza birra già inizio a ridere”
“se ti fa questo effetto, allora dovresti proprio bere, ma capisco che vuoi mantenere il tuo status di brava ragazza”
Arriva il cameriere e al volo, lei dice: “una ceres anche per me”
Siamo rimasti in cinque, tre femminucce e due maschietti, per me si è fatto tardi, lascio i soldi sul tavolo e vado.
Non ho più occasione di rivederla, perché io principalmente seguo due delle quattro strutture in cui lei non lavora. Due settimane dopo ci rivediamo tutti alla riunione di equipe, Barbara non mi degna di uno sguardo, mi concentro sulla discussione. Pausa caffè : “l’altra volta mi aspettavo che mi offrissi un passaggio” mi dice
“Io mi aspettavo che me lo chiedessi” replico.
Dopo questa battuta, abbiamo tutti i colleghi accanto a noi, intenti a prendere il caffè dalla macchinetta , interrompiamo il discorso e chiacchieriamo con gli altri, mi rivolgo a due colleghi e lei si inserisce in un gruppetto di colleghe.
A pranzo andiamo al solito Bar, percorriamo insieme quei tre minuti che separano la strada del ritorno verso la sede di lavoro, mi chiede:
“sei sposato?”
“a volte” rispondo
Ride, “ma che risposta è?”
“Una risposta generica come la domanda se sono sposato. Se ci pensi è come dire: sei amico? Non è che sono sempre amico , e non lo sono di tutti, non rappresento me stesso alla società come <amico>. Lo sono in determinate circostanze e con alcune persone”
Lei mi sorride, sembra davvero divertita “certo che sei strano”, mi dice.
“si lo so, me lo dicono anche i miei pazienti”. Fa una squillante e sonora risata.
“ma genericamente hai una moglie?”
“ti posso dire che posseggo poche cose, anche parti di me non è che brillino di gioia nello stare con me”
“dai seriamente” mi dice con un sorriso che è di richiesta per avere una risposta.
“posso dirti che la cosa più vicina che ho in questo momento, è una collega con cui sto percorrendo un tratto di strada”
“ho capito sei sposato”
Non rispondo.
Mi dice che vive nella mia città da sette anni, ha fatto tutta l’università , poi il dottorato di ricerca e ora l’impegno ma anche la contentezza di lavorare da noi. E’ di una piccola città della mia regione, dice che sente il bisogno di tornare a casa dai suoi affetti. Non chiedo quali…
Un mio collega mi dice davanti l’ingresso, di guardare il whatsapp perché ci sono delle variazione nelle ore di lavoro, apportate dal presidente. Colgo l’occasione e chiedo a Barbara. “Se mi vuoi dare il tuo whatsapp, ti manderò dei messaggi pudichi , da bravo ragazzo a brava ragazza”. Mi lascia il numero.
Nei giorni che seguono, sono tentato di scrivere qualcosa, la mia intelligenza emotiva mi suggerisce che potrei… la stessa intelligenza emotiva mi fa riflettere che spesso faccio cazzate…e di usare quel poco di intelligenza logica che ho a disposizione. La sfrutto tutta e non scrivo alcun messaggio. Passano dieci giorni e mi arriva un messaggio da Barbara su un come affrontare una situazione delicata che si è creata al lavoro. Il messaggio è molto formale, le informazioni che vorrebbe, sembrano decisamente professionali, dovrei a rigor di logica seguire il filone formale che mi è stato indicato.
Tra l’altro mi dico, ci sono venti anni di differenza, un rapporto tra colleghi e il rischio altissimo di fare qualche figuraccia, nonché che si sparga la voce tra i colleghi della figuraccia compiuta. Tutti questi discorsi me li fa pensare l’intelligenza logica ma come ho detto è una piccola parte…quindi rispondo al messaggio scrivendo: “se domani ti mangi una pizza con me, ti svelerò ogni segreto di come affronterei io questa situazione”.
Passa un’ora, inizio a pensare concretamente di aver fatto la più grossa brutta figura che potessi fare…poi con una ragazza di 26 anni…
Mi arriva un messaggio con orario e luogo dove prenderla.
Inizio a pensare di stare giocando col fuoco, di buttarmi con tutte le scarpe in una situazione molto pericolosa per diverse ragioni. Faccio uno squillo al citofono, è un plesso antico nel centro storico, aspetto fuori dalla macchina, il portone in legno si apre.
I capelli lisci, nero petrolio, gli occhi grandi nocciola incorniciati da occhiali da vista da porno psicologa, il nasino così sottile e aggraziato, le labbra carnose che con un sorriso sfoderano dei denti bianchissimi e allineati. Un bel volto, seguito da un collo affusolato, il cappotto corto e nero sbottonato, il maglione verde e quei seni da terza abbondante che stanno su senza esitazione, jeans e scarpe con tacco. Vi assicuro una gran phica. Mi saluta con un bacio in guancia.
In pizzeria quando lei parla, la penetro con gli occhi… lei si lascia penetrare. Penso che sto continuando a fare una grossa cazzata ma è una cazzata bellissima. Parliamo delle nostre vite, i percorsi professionali si mischiano con quelli umani.
I discorsi proseguono per tutta la cena, ho sempre più chiaro che posso… che si sono aperti cancelli, portoni, porte e pure camere…
Mi sento pericolosamente coinvolto ad un certo punto ho la paura di giocare a questo gioco. Sento che la potrei prendere pure nel bagno della pizzeria. Mi trasmette una voglia irresistibile. Invece resisto.
Arriviamo davanti casa sua, mi dice che divide la casa con una collega che attualmente è partita per il suo paese.
“Vogliamo fumarci una sigaretta a casa mia?”
Tutto me stesso dice si, so che non aspetterei nemmeno la chiusura del portone. Penso che mi sono spinto troppo oltre ma con un colpo di coda potrei ancora rientrare nella normalità di un rapporto tra colleghi. Ci sono troppe cose in gioco se faccio un passo oltre. Devo fermarmi. “No, Barbara è tardi. Ci vediamo al lavoro”
“Va bene” mi ribatte con un sorriso mezzo malizioso e mezzo comprensivo, “adesso sei tu che ti stai comportando da bravo bambino”. Apre la portiera, ma quella frase, proprio quella frase, era forse l’unica che tra tutte non doveva dire… la mia mano sinistra è poggiata nel volante, in un baleno è sotto il suo mento che le immobilizzo il viso, bacio sulle labbra, due secondi dopo sono le nostre lingue a conoscersi, i baci si susseguono, ripetuti e frenetici, metto la macchina in un parcheggio proprio davanti al portone. Saliamo al primo piano, mentre la bacio all’ingresso della casa, le metto le mani sulla parte posteriore dei jeans, stringo, entro dentro i jeans da dietro, ora siamo su un divano e non ho capito come ci siamo arrivati, le abbasso i jeans, mutandine nere con merletti, si toglie le scarpe, via i jeans. Una striscia di peli nerissimi e corti compare immediatamente appena abbasso le mutandine, le alzo il maglione, reggiseno nero, sono sopra di lei, metto una mano sulla phica, è un brodo….caldo…io sono interamente vestito, non ho tempo da perdere, le mie scarpe forse sporcano il bracciolo del divano, i miei piedi fanno leva sul bracciolo, trovando un appiglio cui spingere con più vigore…entro dove è già tutto predisposto per accogliermi… Calore. Un umido inteso calore, sento Barbara gemere al mio ingresso, i colpi sono da macchina da guerra, vedo la sua testa in parallelo alla mia, salire di molto ad ogni colpo che porto. Troppo furore, vengo. Do piacere a lei continuando con le mani, in poco tempo raggiunge l’orgasmo. Non ho venti anni e nemmeno trenta, in un quarto d’ora non sono pronto per un nuovo rapporto, andiamo in camera da letto, facciamo una conoscenza più calma dei nostri corpi, lei mi accarezza tanto, io la stringo tanto, le lingue ora sono calme, gustano, assaporano molti punti dei rispettivi corpi, parliamo mentre siamo abbracciati nel letto. Dopo più di un’ora sono pronto, tutto avviene con più calma ma il coinvolgimento è massimo. Mezz’ora circa, lei è distesa pancia sotto, gambe divaricate, quelle natiche perfette, tonde,lisce, dalla pelle olivastra, io sono sopra di lei, respiro l’odore dei suoi capelli nero petrolio, lisci e setosi. Il mio mento è ancorato nella sua spalla, spingo.
Con una mano stringo il suo fianco, con l’altra le solletico il clitoride e tocco il mio membro dentro di lei. Vengo proprio in mezzo le natiche, lei rimane cosi com’è e si tocca, mentre il mio liquido dal sedere scivola nelle grandi labbra aperte e bagnate. In pochissimo tempo viene, mentre sono in ginocchio sul letto che mi godo lo spettacolo e le parlo per accentuare il suo orgasmo.
Sono le 4:30 del mattino quando lascio casa sua.
Nei giorni che seguono mi manda dei messaggi, composti ed amichevoli. Non ci sono eccessi di intimitĂ  e non fa menzione di nulla. Non rispondo. Mi arrivano gli auguri di Natale, poi quelli di capodanno, mi dice che ha fatto rientro nella sua cittĂ . Rispondo ricambiando gli auguri e non aggiungendo una virgola.
I primi di gennaio mi scrive “ ho capito che non ti interessa la conversazione con me ma potresti dirlo apertamente”
Ci incontriamo al lavoro, poi c’è la consueta riunione. Arrivo come sempre in ritardo, siamo disposti in cerchio e lei è quasi di fronte a me. Bellissima. Lo vedono tutti che è bellissima, il mio collega trentenne nella pausa caffè fa qualche commento su di lei, io sorrido e taccio. Lei fa in modo di incontrarmi, io faccio in modo di evitarla.
Ho passato l’ultimo mese non facendo altro che pensare a lei, ogni suo messaggio una martellata. So di non essere in grado di gestire questa situazione, quindi scappo.
Le devo delle spiegazioni, non posso piĂą scappare.
La fermo all’uscita del lavoro, siamo sotto un lampione sul marciapiede. E’ decisamente arrabbiata, provo ad iniziare un discorso esaustivo e conclusivo, invece mi accorgo che la sto baciando, nuovamente baciando…
Saliamo in macchina, forse dovrei chiederle della sua vita sentimentale e se ne ha una, forse dovrei parlarle della mia. Forse non dovrei mischiare il rapporto tra colleghi con altro. Forse dovrei meglio valutare cose di cui oggi non voglio occuparmi, forse dovrei fare tante cose ma l’unica cosa che riesco veramente fare, è avviarmi verso casa sua…

Il mio thread è "Lo psicologo risponde", in questo momento autogestito dagli utenti.
Ho scritto altri racconti: Una brava ragazza in cam, Il giardiniere, Il prete, Le mie cugine, L’occhio della passione.
Quello che mi fa più piacere è se commentate, sentire il vostro parere, anche se non vi sia piaciuto... proverò a non offendermi :).
 
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OP
Lo_psi

Lo_psi

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p.s. Il racconto appare nell'icona con il colore grigio, rispetto al colore consueto rosso, come mai ?
 

eretico50

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Romagna
Caro Psico ,
come succede in "Io e Lui " di Alberto Moravia , ti fai ragionamenti lineari ,ti fai i buoni propositi e poi .....quando tira ..tira....ed alla fine vince sempre la testa....di cazzo..:D
 

MetalRock

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Roma
I miei complimenti, Dottore! E' veramente un racconto ben scritto, un perfetto connubio dello scontro tra raziocinio e passione. ;)
 

mork_173_

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... vengo da ork
Bel racconto e bella esperienza. Come già detto da Eretico, l'irrazionalità in questi casi prende il sopravvento, ma d'altronde è il lato più bello dell'essere umano!
 

jgs

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Mi piace molto, sia il racconto, che il modo in cui è scritto. Mi piace, quando leggo queste cose, poter pensare che possa nascere la sceneggiatura di un film. In questo caso, viene spontaneo.
Però mi viene anche spontaneo il dubbio, è verità, finzione, tutte e due le cose insieme?
Grazie, in ogni caso
 
P

peppegiuit

Guest
Doc porca miseria,mi ero perso il tuo racconto piĂą bello!Il meno eccitante dal punto di vista di racconto erotico,ma sicuramente il piĂą profondo.Doc mi ero fatto un'idea diversa di te.Con questo racconto vero o no,ti sento piĂą vicino a noi comuni phicologi...Grazie Doc di cuore!:closed::sorryc::hand::bho::azz::asdevil:
 

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