Esperienza reale La mia ragazza in Erasmus: non solo scambio culturale

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Credo che l'aspetto più bello di questo racconto sia l'attesa che crea: ho la sensazione che, dopo aver raggiunto la tensione erotica, termini innescando un'altra bomba ancora più esplosiva.
Ed è un racconto. Mi immagino cosa si possa vivere nella realtà (se le cose sono davvero andate come nel racconto, è un miracolo che il cuore non ti sia esploso...).
Penso che non sia semplice reggere eventi del genere: sapere che la tua donna, che fino a pochi giorni fa era solo tua, gode in questo modo e sembra dipendente dal cazzo di un altro è una bomba...
 
Ragazzi mi sembra di capire che alcuni di voi sono interessati a capire anche lato mio quali fossero le sensazioni che sentivo.

Avevo dedotto, probabilmente erroneamente, che non fosse di grande interesse e che fosse interessante solo la parte di Giulia, quindi avevo deciso di eliminare la parte lato mio (non so se l’avete notato)

Ma se mi confermate che vi interessa sapere quello che provavo/pensavo lo inserisco nuovamente
 
Ragazzi mi sembra di capire che alcuni di voi sono interessati a capire anche lato mio quali fossero le sensazioni che sentivo.

Avevo dedotto, probabilmente erroneamente, che non fosse di grande interesse e che fosse interessante solo la parte di Giulia, quindi avevo deciso di eliminare la parte lato mio (non so se l’avete notato)

Ma se mi confermate che vi interessa sapere quello che provavo/pensavo lo inserisco nuovamente
Secondo me sono interessanti entrambi i punti di vista. Se le sensazioni di Giulia portano l'eccitazione molto in alto, il punto di vista del compagno fa immedesimare non poco nella situazione.
 
Pensavo che stessi scrivendo il racconto proprio per riportare alla mente quello sconvolgimento emotivo e riviverlo.
La venerazione di Giulia per il membro di Lucas sconvolge il lettore, figuriamoci il protagonista...
Curiosità: hai avuto modo di assistere dal vivo o a distanza a un incontro di Giulia?
No, non scrivo per rivivere, per quello mi basta ricordare. Scriviamo perché ci è utile perché a breve ricominciamo con le avventure "open".
Comunque non sono un cuck nel senso proprio del termine. A me non piace assistere in "diretta", né dal vivo e né da remoto. Ho però molti video di Giulia del periodo Erasmus mentre fa sesso. Dal vivo se ci sono, partecipo anche io, non mi piace essere spettatore ed è capitato una volta.
 
Credo che l'aspetto più bello di questo racconto sia l'attesa che crea: ho la sensazione che, dopo aver raggiunto la tensione erotica, termini innescando un'altra bomba ancora più esplosiva.
Ed è un racconto. Mi immagino cosa si possa vivere nella realtà (se le cose sono davvero andate come nel racconto, è un miracolo che il cuore non ti sia esploso...).
Penso che non sia semplice reggere eventi del genere: sapere che la tua donna, che fino a pochi giorni fa era solo tua, gode in questo modo e sembra dipendente dal cazzo di un altro è una bomba...
Sì, all'epoca le paranoie erano tantissime. Oggi se gode su un altro cazzo sono solo contento.
 
parte 12 – Ore 22:00 – Ristorante. Io, Marco. (flashback)

Ho appena scritto:
“Va bene.”

Due parole.

Sembrano niente.
E invece mi stanno mangiando vivo.

Sono a cena. Tavolo elegante, clienti importanti.
Mi guardano, parlano, scherzano.
Io rispondo. Fingo. Recito bene.

Ma dentro di me…
sto tremando.

Perché stavolta non è una follia del momento.
Non è una botta di desiderio durante una videochiamata.
Non è un “vai, fammi impazzire” sussurrato col cazzo in mano.

No.

Questa volta l’ho deciso io.
Con lucidità.
Con freddezza.
Con regole scritte come clausole contrattuali.

E adesso… mi sto cagando sotto.

Perché la verità è che non so se reggo.

Ho impostato tutto.
Ho detto a Giulia cosa poteva fare.
Come. Con chi. In che condizioni.

Lucas deve farla venire con la lingua.
Solo con quella.
Se non ci riesce, torna a casa col cazzo duro.

Se invece ci riesce…
lei lo cavalca.
Solo quello.
Solo sopra.
E solo per mezz’ora.

Tutto cronometrato, pensato, congegnato.

Ma il punto è un altro.

Il punto è che adesso lei si sta spogliando.

Per un altro.

E io gliel’ho permesso.

E anche se me lo sono ripetuto mille volte — "è sotto il mio controllo", "è ancora mia", "sto dirigendo io il gioco"
la verità è che ho il cuore in gola.

E il cazzo duro.

Già. Perché è questo il paradosso.

Sono eccitato. E spaventato.

Vorrei fermarla.
Dirle “torna indietro, non serve, lasciamo stare”.

E allo stesso tempo…

…vorrei essere lì, dietro la porta,
ad ascoltare ogni gemito,
ogni suono umido,
ogni colpo di bacino.

Vorrei sapere quando geme.
Come geme.
Perché geme.


E se — anche solo per un secondo —
quel piacere sarà più forte di quello che le do io.

La testa gira.
Il vino nel bicchiere ha perso sapore.
I clienti parlano di budget e previsioni.
Io sorrido. Fingo presenza.

Ma ho solo una scena in testa.

Giulia, nuda, gambe aperte, capezzoli tesi.

Lucas in ginocchio.
Lei che lo guarda dall’alto.
E che pensa: “Stai passando un esame che ha scritto Marco.”

E io?

Io sto qui.
A recitare la parte dell’uomo che domina.
Ma dentro sono un ragazzo innamorato
che ha appena consegnato la propria donna a un altro.
Con istruzioni dettagliate su come usarla.

E sì, lo so.
Tutto questo mi eccita da morire.

Perché non è solo sesso.
È potere.
È desiderio canalizzato.
È fiducia messa alla prova.

Ma è anche una fottuta vertigine.

E se lei si perde?
E se scopre che Lucas la fa godere in un modo che io non posso più raggiungere?
E se non torna più… con la stessa faccia?
Con lo stesso corpo?
Con la stessa fame?

Mi do dell’idiota.
Poi mi eccito di nuovo.

Poi mi sento un dio.

Poi un coglione.

Poi di nuovo un dio.

Il telefono vibra.

Messaggio di Giulia.

“Sono pronta.”

Solo due parole.
Uguali alle mie.
Speculari. Letali.

Io le guardo.

E dentro…
non sono pronto per un cazzo.

Ma una parte di me — la più sincera, la più sporca, la più vera —
sussurra:

“Vai. Apri le gambe.
Scopati questo ragazzino.
E poi torna da me.
Raccontami tutto.
Fammelo sentire addosso.
Fammelo godere con te.”


Chiudo gli occhi.

Il cuore batte come dopo una corsa.

E penso:
"Se stasera sopravvivo…
non torno più indietro."
 
Ragazzi mi sembra di capire che alcuni di voi sono interessati a capire anche lato mio quali fossero le sensazioni che sentivo.

Avevo dedotto, probabilmente erroneamente, che non fosse di grande interesse e che fosse interessante solo la parte di Giulia, quindi avevo deciso di eliminare la parte lato mio (non so se l’avete notato)

Ma se mi confermate che vi interessa sapere quello che provavo/pensavo lo inserisco nuovamente
è fondamentale
 
In assoluto, uno dei racconti più eccitanti e meglio scritti. Mi aggiungi al coro di chi chiede maggiore profondità psicologica rispetto al come vi sentivate quando avete iniziato questo “gioco pericoloso”.
 
Ok, domanda intima ma importante.

Quando leggete i miei post…

A) Vi vengono dei brividi e non riuscite a commentare?
B) Vi eccitate ma fate finta di niente?
C) Vorreste scrivere qualcosa ma non sapete cosa dire senza sembrare impiccioni?
D) Pensate: ‘Questo è matto, ma lo amo’

(Oppure E: non ve ne frega un cazzo e sto parlando da solo 😂)

Fatemi sapere, giuro che leggo tutto. Mi serve per capire se sono io ad avere aspettative troppo alte o se stiamo solo vivendo questo viaggio… in silenzio. :asd:
Mi vengono i brividi , vorrei commentare ma non vorrei sembrare impiccione cercando di alterare i tuoi ricordi e le tue sensazioni , preferisco commentare a “cose fatte “ cioè alla fine del racconto

Per adesso lo trovo molto intimo , erotico, coinvolgente ed attraente !
In poche parole
Non riesco a smettere di leggerti !

Complimenti
 
Grazie mille per i complimenti, non pensavo di riuscire a scrivere in modo coinvolgente la storia mia e di Giulia, ma credo di aver trovato una buona "chiave" di scrittura. Relativamente alla parte più psicologica come vedere dall'ultimo scritto ho accolto le vostre richieste e sarà fatto anche in futuro. Avevo inteso - sbagliando - che fosse interessante solo il racconto erotico nel senso stretto del termine, ma è evidente che nella relazione tra me e Giulia, soprattutto da un punto di vista sessuale, la mente è parte integrante del gioco.
 
Grazie mille per i complimenti, non pensavo di riuscire a scrivere in modo coinvolgente la storia mia e di Giulia, ma credo di aver trovato una buona "chiave" di scrittura. Relativamente alla parte più psicologica come vedere dall'ultimo scritto ho accolto le vostre richieste e sarà fatto anche in futuro. Avevo inteso - sbagliando - che fosse interessante solo il racconto erotico nel senso stretto del termine, ma è evidente che nella relazione tra me e Giulia, soprattutto da un punto di vista sessuale, la mente è parte integrante del gioco.
A me piacerebbe che tu aggiungessi anche più dettagli riguardo all'abbigliamento di Giulia, descrizioni più minuziose di cosa indossava e quando
 
Parte 13 Ore 02:44 – Io, Marco.

“Fatto, amore. Tutto perfetto.”

Rileggo.
Poi appoggio il telefono.
Poi lo riprendo.

“Solo io sopra. Nessuna parla.”

Lo rileggo ancora.

Sembra un rapporto.
Un verbale.
Ma lo sento sulla pelle come una scottatura.

Giulia si sta spogliando.
Ancora.
Ma questa volta per lavarsi di dosso l'odore di un altro.
Un corpo che l’ha attraversata.
Un cazzo che l’ha riempita.
Una lingua che l’ha fatta venire.

Tre volte. (io pensavo fosse opera della lingua in quel momento).

E io sono qui.
Sul divano.
Col cuore in gola.
E il cazzo duro.

E lei è sotto la doccia.

Forse si passa le dita tra le gambe per sentire quanto è eccitata.
Forse sente ancora dentro di sé le pareti aperte.
Forse chiude gli occhi, si morde il labbro…
e rivive qualcosa che non è più immaginazione, ma memoria.

E io lo so.

Lo so. E sto impazzendo.

Mi alzo.
Cammino avanti e indietro.
Mi strofino il volto con le mani.
Tutto in silenzio.

Come si fa a restare lucidi adesso?

La mia donna ha appena scopato con un altro uomo.
Ha deciso il ritmo.
Ha preso il potere.
E ha goduto tre volte.

Tre.

Con me succede.
Ma mai così in fretta.
Mai così… facile.

E allora mi chiedo:
che cos’ha Lucas?
Cosa ha toccato?
Dov’è entrato, oltre che nella sua figa?

Poi mi ricordo che no —
non è stato lui.

Me lo ha scritto chiaro.
“Solo io sopra. Nessuna parola.”

Ha fatto tutto lei.

Ha guidato tutto lei.

Ma allora perché mi rode?
Perché sento questa fitta nella pancia?
Perché ho paura?

Forse perché, per la prima volta,
non sto immaginando.
Io ho dato il pieno consenso.
Non preso dal momento, ma ragionato.
È successo.
Non in un gioco.
Non in un racconto.
Nel mondo.
Sulla pelle.
Nel corpo di lei.

E io…
non c’ero.

E adesso aspetto.

Aspetto che esca dalla doccia.
Che mi racconti.
Che mi dica cosa ha provato.

Aspetto come si aspetta una sentenza.
Ma anche come si aspetta un bacio.

Perché una parte di me vuole sapere tutto.
Vuole godere con lei.
Vuole sentire ogni dettaglio.

Ma l’altra…
ha paura di quello che potrei leggere nei suoi occhi.

E se fosse stata più felice del previsto?
E se le piacesse troppo?
E se Lucas avesse aperto qualcosa che io non riesco più a chiudere?

Chiudo gli occhi.
E cerco di ascoltare solo il suono della doccia.

Niente.

Solo la mia testa che corre.
Il sangue che pulsa.
E il mio corpo che si tende a ogni vibrazione del telefono che non arriva ancora.

Eppure…
una parte di me non vuole che finisca questa attesa.

Perché finché lei è sotto l’acqua,
finché non parla,
finché non mi guarda…
posso ancora illudermi.
Posso ancora raccontarmi che tutto è sotto controllo.

Che è solo sesso.
Che è solo un altro passo del nostro gioco.
Che sono ancora il regista.
Che lei è ancora mia.

E forse lo è.
Forse anche sotto la doccia…
sta ripensando a me.
A come gliel’ho concesso.
A come l’ho accompagnata fin lì.
E ora la sto aspettando.
Nudo.
Vero.
Presente.

E quando uscirà da quella doccia…
e mi dirà tutto…
io dovrò essere pronto.
Ad ascoltarla.
A godere con lei.
O a cadere con lei.

----

Ore 03:26

Il telefono vibra.

GIULIA [03:26]
“Sono qui.”

Accetto la chiamata.
E lei compare.
Capelli ancora umidi.
Maglietta bianca larga, che le lascia una spalla scoperta.
La pelle ancora arrossata dalla doccia.
Ma lo sguardo… calmo. Vivo.

Non sembra stanca.
Non sembra devastata.
Non sembra nemmeno troppo euforica.

Sembra piena.
Di qualcosa che non conosco ancora.

Si siede.
Sistema il telefono con cura.
Poi mi guarda.
Senza sorridere, ma senza nessuna chiusura.

Solo sincerità.

“Posso cominciare?”

Annuisco.
Non mi fido della voce.
Non ancora.

Lei fa un piccolo respiro.
E inizia.
“Ha bussato.
Tre colpi secchi.”

“Ho aperto.
Non ho detto una parola.
L’ho guardato.
Poi mi sono voltata e sono andata a sedermi.
Sul bordo del letto.
Gamba sinistra tesa.
Destra piegata.
Lo sguardo dritto.
Il tono neutro.
‘Hai mezz’ora.’”

“Non parlava.
Non sapeva se poteva muoversi.
Ma io non gli ho dato scampo.
L’ho inchiodato con gli occhi.
Gli ho indicato il pavimento.
E si è inginocchiato.”

Si ferma.
Mi scruta.
Cerca un segnale.
Ma io resto immobile.

Lei continua.

“Ha iniziato a leccare.
Ma era inutile.
Troppo veloce.
Fuori ritmo.
Niente connessione.”

“Gli ho preso la testa.
Gli ho tirato i capelli.
Gli ho detto: ‘Così fai schifo. Non sono una figurina da leccare, ma una figa da far venire!’
Con la voce bassa.
Secca.”

“Così mi sono sdraiata.
Ho aperto le gambe.
Non lentamente.
Non teatralmente.
Come si apre un comando.
Uno spazio dove succede qualcosa.
Dove TU hai detto che doveva succedere.”

“E poi ho cominciato a guidarlo.
Con le mani.
Con il bacino.
Con la pressione.
Niente parole.
Solo direzioni.”

“Quando ha trovato il punto…
sai qual è.
Lingua piatta.
Tensione giusta.
Mi ha preso lì.
E ho goduto.”

“Non un po’.
Non per gioco.
Vero.
Clitorideo.
Primi spasmi netti.
Gambe che mi tremavano.
Primo orgasmo.”

Mi cade qualcosa dentro.

Primo.
E già così netto.
Così… meccanico.
Quasi troppo perfetto.

E io?
Io sto zitto.
Perché sento che non abbiamo ancora iniziato davvero.

“L’ho fermato.
L’ho fatto alzare.
Gli ho tolto i pantaloni.
Non con dolcezza.
Con metodo.
Il cazzo già durissimo è uscito dalle mutande con uno sbalzo.
Bello grosso.
Pulito.
Venoso.
... bello da montare.”

“E io… l’ho montato. Come hai chiesto tu.”

“Mi sono abbassata.
Piano.
Sentendo tutto.
Il primo millimetro.
Il secondo.
Fino alla base.”

“E lì… sono rimasta ferma.
Dentro.
Piena.
In silenzio.
Per sentirmi.
Per sentirti.”

“E quando ho iniziato a muovermi…
era come se stessi cercando qualcosa.
Una nota.
Un angolo.
Una profondità.”

“E poi… l’ho trovato.
Il colpo perfetto.
La spinta giusta.
Secondo orgasmo.”

“Interno.
Di quelli che partono nella pancia e scendono nelle gambe.
Quello che mi prende e mi fa chiudere gli occhi.”

“Ma non ho chiuso gli occhi.
Perché volevo vedermi.
Volevo vedermi venire per te.”

Io…
Marco…
ventiquattro anni.
Lucido solo a tratti.
Mi sento perdere pezzi.

Secondo orgasmo. Interno.
E non è finita.

“Ho continuato.
Il cazzo mi scivolava dentro con precisione.
Le pareti si adattavano.
Io… mi sentivo come se il mio corpo sapesse esattamente cosa fare.
Come se tu glielo avessi insegnato.”

“Terzo orgasmo.
Senza avviso.
Mi ha attraversata.
Profondo.
Violento.
E dentro la mia testa…
c’eri tu.”

“La tua voce.
La tua bocca.
I tuoi occhi.
Che non mi toccano.
Ma mi tengono.”

"Lui è venuto subito dopo di me in un fragoroso orgasmo.
Ho sentito chiaramente il suo cazzo pulsare e spruzzare sperma."

"Finito tutto, come tu hai ordinato, gli ho chiesto le analisi per la prossima volta".

Silenzio.

Non chiede nulla.

Non mi guarda supplichevole.

Non cerca conferme.

Mi ha solo consegnato il resoconto.
Senza filtro.
Senza vergogna.
Ma con precisione chirurgica.
Come una ragazza che ha studiato tutto il giorno…
e ora ha solo bisogno di sapere se il compito era corretto.

Ma non lo chiede.
Non ancora.

E io… non so se respiro.

Perché tutto questo…
è molto più di quanto immaginassi.
È reale.
È vissuto.
È successo.
Nel suo corpo.
Nella sua figa.
Nella sua testa.
E io… ero solo l’eco.
L’intenzione.
Il regista a distanza.

E ora lei è lì.
Davanti a me.
Nuda nella voce.

E io non ho ancora detto niente.

Lei ha finito.
Il racconto si è chiuso.
Lento, preciso, teso come un filo tirato tra due palazzi.

Io… sono nudo di tutto.
Non solo di parole.
Di protezioni.

La guardo.
E vorrei… tutto.
La sua pelle.
La sua voce calda.
Il suo corpo bagnato.
Il cazzo di Lucas dentro di lei.
Le sue mani che tremano mentre viene.

Vorrei toccarmi con lei.
Ora.
Qui.
Davanti.

Ma qualcosa mi ferma.

Non la freddezza.
Non il giudizio.
La vertigine.

Tre orgasmi.
Due interni.
Così netti.
Così semplici.
Così… suoi.

E io?

Io non c’ero.
E ora voglio esserci.
Ma da solo.
Per vedere se reggo.

Lei lo capisce.
Non perché glielo dico.
Ma perché mi guarda.
E legge tutto.

“Ci sentiamo domani?”
chiede piano, come se avesse già la risposta.

“Sì,” rispondo.

Chiudiamo.

Il buio torna.

E io resto lì.
Seduto.
Con il cazzo duro da un’ora.
La testa piena.
La pelle tirata.

E non resisto.
Non voglio resistere.
Non devo.

Mi stendo.
Abbasso i pantaloni.
Chiudo gli occhi.

Mi masturbo con la furia di chi ha visto tutto.
Ma non c’era.
E ora vuole esserci.
Dentro ogni spinta.
Ogni gemito.
Ogni sguardo sporco.
Ogni cazzo che non era il mio.

Vengo.
Con rabbia.
Con piacere.
Con paura.
E con potere.

Perché non so ancora se ho vinto.
Ma so che questa guerra… la voglio tutta.

E prima di addormentarmi,
la frase che mi resta impressa non è “è successo”.

È:

“È successo.
E mi fa impazzire.”

---

Ore 04:32

Pensavo fosse finita.
La notte.
Il racconto.
La tensione.

Avevo chiuso la chiamata.
Avevo chiuso gli occhi.
Avevo svuotato il corpo.
Ma non la testa.

E poi —
il telefono vibra.

Giulia.

[04:32]
“Dormi?”

Aspetto.
Non rispondo.
Leggo.
Poi — un secondo messaggio.

[04:33]
“Hai chiuso in fretta… tutto ok?”

E poi il terzo.
Quello vero.

[04:34]
“Volevo solo sapere… se ho fatto tutto giusto.
Se è andato come volevi.
Se… sono stata brava.”

E lì, mi fermo.
Mi siedo.
Resto così.
Con lo schermo illuminato e una fitta precisa nel petto.

Brava?!

Lei vuole sapere se è stata brava.


Lei.
La stessa che ha appena raccontato
— con voce ferma e dettagli chirurgici —
che è venuta tre volte.
Due volte internamente.
Sopra un altro uomo.

E io?
Io sono stato immobile.
Freddo.
Staccato.
Perso nei miei pensieri.
Bloccato da tre cazzo di orgasmi.

Pensavo:
“E se Lucas fosse più bravo?
E se il suo corpo reagisse a lui meglio che a me?”

Pensavo:
“E se quei gemiti non potessi farli uscire io, con la stessa intensità?”

Ma adesso…
lei è nel letto.
Col telefono in mano.
Nuda, vulnerabile, tremante.
E scrive:

“Sono stata brava?”

E io…
mi sciolgo.
Dentro.
Tutto.

Perché mentre io contavo orgasmi,
lei contava il mio silenzio.

Mentre io sentivo le sue parole come colpi,
lei aspettava solo un premio.
Uno sguardo.
Una carezza.
Un “hai fatto bene.”

E allora lo capisco.

Giulia è ancora mia.
Più di prima.
Perché anche mentre cavalca un altro,
sta aspettando il mio giudizio.
La mia voce.
Il mio segnale.

Non sta cercando il confronto.
Non vuole che io sia più bravo.
Vuole sapere se ha fatto ciò che doveva.
Come lo volevo.
Per me.

E questo,
questo mi fa tremare.

Perché non è solo sesso.

È fedeltà erotica.
Fedeltà profonda.
Di pelle.
Di ruolo.
Di cuore.

E mi sento stupido.
Per tutto quello che ho pensato.
Per ogni cazzo di dubbio.
Per ogni secondo in cui ho creduto che Lucas potesse davvero togliermela.

No.
Non può.
Perché Giulia… risponde solo a me.

[04:35] “Sì.
Sei stata esattamente quello che dovevi essere:
la mia donna.
La mia attrice.
La mia esecutrice.
La mia regina.”

“Hai portato avanti il mio comando
con grazia, con precisione,
con potere.
E senza una nota fuori posto.”

“Hai preso quel corpo,
quel tempo,
quella lingua,
quel cazzo…
e li hai piegati al mio volere.
Con intelligenza.
Con stile.
Con fuoco.”

“Tu eri lì.
Ma eri anche qui.
Con me.
Ogni gesto, ogni spinta, ogni orgasmo…
era mio.
Perché tu lo sapevi.”

“Non c’è nulla che io debba perdonare.
Solo da riconoscere.”

“Hai eseguito.
Hai vinto.
Hai goduto.
E ora…
sei tornata.
Al tuo posto.”

“Brava.
Maledettamente brava.”

"Ti amo come prima, più di prima."

E quando premo “invia”,
so di aver detto tutto.
Senza cedere.
Senza spiegare.
Senza confessare.

Perché il potere non urla.
Basta un messaggio.
E il trono è di nuovo saldo.
 
Volevo attendere la fine del racconto per commentare.
Chi mi conosce qui, sa che non sono uso fare complimenti a chi a mio avviso non merita.
Questo racconto invece mi sta piacendo molto, al punto da sperare che qualcuno ne estragga un pdf ripulito dai commenti per consentire una rilettura integrale senza pause.
Complimenti, di cuore.
 
Capitolo dopo capitolo è sempre scritto meglio ed è sempre più eccitante

Se posso permettermi è scritto così bene e dettagliato che sembra scritto da una donna a tratti !
 
Volevo attendere la fine del racconto per commentare.
Chi mi conosce qui, sa che non sono uso fare complimenti a chi a mio avviso non merita.
Questo racconto invece mi sta piacendo molto, al punto da sperare che qualcuno ne estragga un pdf ripulito dai commenti per consentire una rilettura integrale senza pause.
Complimenti, di cuore.
Grazie mille. Arrivati più avanti vi farò io i pdf se volete, tanto ho una cartella e mi risulta facile. Però è ancora lunga la storia per vostra fortuna o sfortuna. :ROFLMAO:


Capitolo dopo capitolo è sempre scritto meglio ed è sempre più eccitante

Se posso permettermi è scritto così bene e dettagliato che sembra scritto da una donna a tratti !
Purtroppo ahimé su questo devo deluderti :asd:
 
Io trovo tutto estremamente ben scritto ed eccitante. Nel merito l'unica cosa che mi manca, se mi dovessi immedesimare, è la trasgressione, l'eccitazione rischiosa e incontrollata di uscire dalle regole. Ma complimenti davvero!
 
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