"Chissà a cosa è legata la scelta di questo nome... Perché proprio Piscine di Venere?? C'è un qualche episodio mitologico ambientato in quest'area o si tratta soltanto di una vostra trovata commerciale?"
Stefano rispose in maniera marcatamente burlesca: "Diciamo che si alternano due correnti di pensiero, chiamiamole così. Una leggenda narra che a chiunque facesse il bagno (specialmente in libertà) in quello specifico specchio d'acqua che stiamo per raggiungere veniva concesso il dono dell'eterna giovinezza. Ma la realtà è che i primi operatori turistici della zona, qualche decennio fa, assegnarono questo meritato appellativo e, come vedrete, con tutti i diritti e le ragioni del caso. Comunque, se considerate che ho 68 anni e ne dimostro 22 grazie ai miei frequenti bagnetti alle Piscine di Venere, significa che non immergersi in queste acque è un suicidio bello e buono: quindi siete OBBLIGATI ad assaggiarle"
Diana, comodamente seduta sul suo esclusivo materassino in pelle bianca, scoppiò a ridere, mentre liberava il suo collo dal fastidio degli opprimenti lacci del reggiseno troppo stretti. Evitando di sorreggere i triangolini con le mani, li lasciò precipitare con nonchalance, scoprendo per una manciata di secondi le sue tette davanti al giovanotto, il quale d'incanto congelò la sua simpatia, dedicandosi inebetito a fissare con ritrovata costanza le areole lisce e dilatate. Incassato l'evidente gradimento del marinaio, Diana riafferrò i laccetti slegati, annodandoli sulla schiena, quasi parallelamente a quelli già fissati nella medesima zona.
"Di solito mi vergogno a mostrarmi ad anziani come te", esclamò divertita. "E' solo colpa tua se mi sto ricomponendo..."
"Allora sei proprio come Venere, accidenti: ammaliante ma selettiva"
"Magari! A Venere potrei soltanto lustrare le scarpe", rispose Diana amaramente.
Intervenni anch'io: "Dai, amore, su con la vita: sarà sufficiente un bagnetto come si deve e ti trasformerai nella Sua sosia... anzi, ti dirò di più: la surclasserai perché diverresti una doppia Dea"
"Giusto", esclamò Stefano: "Dea della caccia e Dea della bellezza. Allora ragazzi: non voglio illudervi o cantare vittoria, ma forse saremo anche fortunati perché in questo momento non c'è nessuno, guardate laggiù: quelle sono le Piscine di Venere, insolitamente deserte, ci siamo quasi!!"
Le incredibili colorazioni dell'acqua, impreziosite da sfumature mozzafiato, apparivano nitidissime ancora a decine di metri di distanza, in mare aperto. Diana strabuzzò gli occhi dallo stupore: "Non è possibile, sto sognando: io a casa non torno, lasciatemi qui". Attese il definitivo arresto del gommone, quasi sospeso sull'acqua cristallina. Non badando nemmeno alle nostre reazioni, tolse il reggiseno con disinvoltura, per sfoggiare finalmente un topless giunonico, privo di barriere o improbabili coperture.
"Scusatemi, ma è la mia grande occasione per non invecchiare: devo assolutamente sfruttarla, con tutte le mie forze e ad ogni costo"
Sollevò lievemente le natiche dal materassino, sfilò con naturalezza il perizoma e lo appoggiò alla sua destra, vicino al reggiseno. Si alzò in piedi, proiettando la sua fica depilata proprio in direzione dello sguardo incredulo e stordito di Stefano. Mi riservò una lunga e sensuale occhiata d'intesa, raggiunse il bordo laterale del gommone e si tuffò dopo averci deliziato con il suo sedere in bella mostra. Esplose in un grido liberatorio di reazione alla temperatura a dir poco ritemprante dell'acqua. Il suo culo affiorante consentì, dall'alto, una visuale perfetta dell'evidente segno del perizoma. Si allontanò con qualche rapida bracciata, esortandoci a condividere con lei quel momento di estasi suprema.
Mi voltai verso Stefano: era attonito, dominato da una condizione di inebriante imbarazzo.
"Vorresti toccarla?"
Mi guardò, stralunato: "Non ti
seguo, scusami."
"Ho chiesto se ti piacerebbe toccarla", insistei indicando Diana, impegnata a giocare beatamente con l'acqua.
Trascorsero secondi di surreale silenzio prima della sua replica: "Beh, dipende se piacerebbe a te", rispose con un sorriso impacciato, quasi nervoso.
"E' ovvio, altrimenti non sarei qui a chiedertelo, purché non diventi il pettegolezzo della stagione estiva di Cala Gonone. Se non diffondi la notizia, puoi fare ciò che vuoi per quanto mi riguarda. A me piacerebbe... e credo anche a lei"
"Ma sei sicuro? Non mi è mai successa una cosa del genere, sono un pò confuso onestamente". Lo sbalordimento ed il disagio del giovanotto ormai imperavano.
"Tranquillo: non ti uccido, non ti picchio, non ti rubo il gommone e non ti faccio licenziare: quindi, se Diana ti piace, spogliati, tuffati, raggiungila e... divertitevi! Per me sarà un piacere ammirarvi da quassù: ognuno ha le proprie fantasie: ebbene, questa è la mia! Tu potresti trasformarla in realtà, hai il mio pieno consenso"
"Guarda che io lo faccio davvero, se sei tu a dirmelo: quindi pensaci bene"
"Ti dico di andare... e fai presto, prima che arrivi qualcuno"
Visibilmente sbigottito, il giovane scrutò l'orizzonte con estrema diligenza, girandosi in ogni direzione per rilevare eventuali presenze o avvicinamenti di altre barche: calma piatta. Indugiò ancora per qualche istante, poi si liberò del costume, fissandomi negli occhi con guardinghe scorie di diffidenza e si affrettò a buttarsi con un tuffo atletico e silenzioso.
Si accostò a Diana in pochi attimi: un imbarazzo ancora dominante rendeva il suo approccio gentile, cauto, delicato, da perfetto gentiluomo. Parlottarono a bassa voce, poi Diana si girò verso di me, sorridendo compiaciuta, prima di concedersi un giro di perlustrazione intorno al fisico del ragazzo. Si soffermò sul suo sedere sodo e florido, tentando di focalizzarlo meglio fra le trasparenze dell'acqua. La sentii sbellicarsi: la colorazione troppo candida del lato B della nostra guida aveva provocato sfottò ed ilarità: "Impara a fare come me: cerca di abbronzarti di più, in maniera più uniforme. Siete ridicoli voi maschi con questi culi bianchi slavati". Schiaffeggiò non troppo scherzosamente le chiappe del giovane, prima di palparle con vigore. Lo strinse a sé da dietro, avanzando le mani prima sui suoi muscolosi bicipiti, poi sui pettorali scolpiti, con le tettone completamente schiacciate addosso alla sua schiena. Poi affondò la mano destra in acqua, afferrando il membro di Stefano, che rimase immobile ma compiaciuto. Senza mollare la presa tornò lentamente di fronte a lui, occhi negli occhi. Uno scambio di sorrisi destò finalmente le mani del ragazzo, che in un baleno afferrò il culo di Diana, la quale non oppose resistenza. Piegò ulteriormente le ginocchia, avvinghiandosi con le gambe al girovita del giovanotto, che proseguiva la sua arrapata palpazione. Vidi Diana armeggiare ancora con la mano in acqua, cercando di posizionare il pene del marinaio in prossimità della sua fica. Le increspature del mare non rendevano facile l'operazione, accentuando la precarietà dell'equilibrio. Diana si distese leggermente, esibendo le tettone a pelo d'acqua, che imitavano la stessa danza delle onde. Stefano le afferrò con pienezza, ormai il suo imbarazzo era svanito. lasciando spazio ad un'eccitazione difficile da controllare. Sollevò Diana prendendola quasi in braccio: i suoi seni emersero per intero dall'acqua. Il ragazzo li ammirò a distanza ravvicinata, poi iniziò a baciarli, leccando i capezzoli turgidi con trasporto ed insistenza. Le tastò nuovamente, stringendole l'una all'altra, per poi lasciarle cadere e ballonzolare libere e spudorate.
Diana si voltò affannosamente verso il gommone, mi guardò con un'espressione vogliosa e rapita, invitandomi a raggiungerla grazie ad un eloquente movimento del capo. Mi sfilai il costume alla velocità della luce e mi tuffai. Stefano non mollava la presa sulle tettone e per non interrompere il suo momento di libidine mi fermai alle spalle di Diana, baciando la sua schiena, prima di tastare con veemenza il suo culo. Il mio pene marmoreo iniziò a sfiorare involontariamente le sue chiappe abbronzate: lei arretrò un braccio e con la mano lo afferrò, tentando si posizionarlo nei pressi della sua apertura vaginale.
Il ragazzo ci guardò spaesato, temendo forse di disturbarci. Lo fissai con aria rassicurante, pregandolo di continuare a spaziare sul corpo di Diana a suo totale piacimento. Lei cinse energicamente il girovita di Stefano con le gambe, cercando maggiore stabilità. Poi prese le mani del giovane e le accompagnò di nuovo sulle tettone generose e disponibili. Affondò ancora il braccio a mollo, catturò l'uccello di Stefano collocandolo a pochi millimetri dalla sua fica. Entrambi potevamo sentirne sempre di più le labbra, senza tuttavia riuscire a penetrarla degnamente: mantenere un equilibrio efficace e necessario era impresa impossibile. Diana ne fu presto consapevole, si liberò dolcemente della nostra arrapata pressione e si avviò verso il gommone: "Andiamo a metterci comodi, cosa ne dite?"
Senza neppure rispondere o guardarci, la seguimmo in sincronia, ammaliati dalle sue avanzate a gambe aperte in inviabile stile rana. Si aggrappò al bordo del gommone, sollevandosi sensualmente fino a mostrare il suo disinibito sedere gocciolante, Con un ulteriore slancio uscì definitivamente dall'acqua, gettandosi a bordo. Si alzò in piedi e si girò verso di noi. Vederla aspettare il nostro approdo completamente nuda, senza alcun ritegno, imbizzarrì i miei ormoni ormai indomabili. Le labbra della sua fica erano gonfie, dilatate, quasi sporgenti. Si asciugò dapprima morbidamente con il suo telo, scuotendo a più riprese i seni straripanti con crescente vigore; poi, in attesa del nostro arrivo, si sdraiò sul suo confortevole materassino bianco a gambe spalancate, una interamente distesa, l'altra rialzata grazie all'appoggio del piede.
Non avemmo il tempo di rifiatare: "Venite ad asciugarvi qui, c'è posto per tutti e tre". Con i polpastrelli delle dita, Diana accarezzò ad occhi chiusi le ristrette collocazioni che aveva conservato per noi, una alla sua destra, una alla sua sinistra. Obbedimmo ormai in balìa della sua procace disinvoltura. Prima di accomodarmi, notai all'orizzonte un paio di natanti che non riuscii a definire meglio. Proprio adesso, maledizione! Pur avendo l'impressione che stessero avvicinandosi, calcolai distanze ancora ragguardevoli e non mi preoccupai di comunicare l'avvistamento: avevamo tutto il tempo per divertirci un po'...
La bocca di Stefano intrappolò immediatamente le rigogliose tettone, baciate e leccate con ardore dal marinaio sempre più passionale ed eccitato. Volli concedergli carta bianca e libero arbitrio sul corpo di Diana, limitandomi ad accarezzare i lineamenti del suo viso, i suoi capelli, a solleticare il suo braccio. Sentimmo i nostri membri imprigionati d'improvviso dalle sue mani, per una gara di durezza e resistenza. Diana aprì gli occhi, guardandoci a turno con occhiate di piacere e soddisfazione. La sue gambe completamente divaricate spalancavano una fica rimasta ancora inesplorata: fu istintivo iniziare a toccarla, penetrandola prima con uno, poi con due dita. Lei richiuse gli occhi, cominciando i suoi scattosi movimenti colmi di voglia e di emozione. Anche Stefano collocò una mano in mezzo alle gambe di Diana, lo lasciai fare, tornando a baciarla sulla bocca ed a sfiorare i suoi capelli. L'eccitazione di tutti noi aveva raggiunto i massimi livelli, poteva succedere di tutto da un momento all'altro.
E infatti udimmo in lontananza il fastidioso ronzare di un motore, accompagnato da fragorose risate ed urla a squarciagola: alzammo il viso simultanemante: un gommone, a velocità sostenuta, ci stava raggiungendo per godere delle meravigliose acque delle Piscine di Venere. Allargai la visuale: anche i due piccoli scafi che avevo fiutato in precedenza si erano avvicinati considerevolmente e per giunta un barcone per gite turistiche puntava dritto in nostra direzione.
Agguantammo i nostri costumi in tutta fretta; Stefano sbottò quasi rabbiosamente, ricomponendosi con impeto: "Era tutto troppo bello... mi sembrava strano che ancora nessuno era venuto a rompere le palle".
Diana cercò di sdrammatizzare: "Wow, stavate andando così bene, mamma mia!!: siete stati fantastici, ragazzi, un vero peccato non poter continuare."
"Sarebbe stato magnifico, ma qui mi conoscono tutti ormai: sai che scandalo". Il ragazzo si esprimeva alternando serietà ed ironia.
"Posso rimanere almeno in topless o rischi la gogna anche per due tette di fuori?"
"DEVI rimanere in topless, fino a stasera, non sopporterei di vederti coprire di nuovo!!!"
Diana concesse gratificata un'ennesima piena visione della sua quarta misura, riponendo definitivamente il reggiseno nello zaino.
Stefano puntò sfacciatamente lo sguardo verso le gambe ancora aperte di Diana, intenta a infilare malvolentieri il suo perizoma: "Anche se avrei voluto fermarmi qui ancora per parecchio, meglio proseguire il nostro itinerario: manca ancora qualche posticino molto interessante da visitare..."