Esperienza reale La prima vacanza trasgressiva - Introduzione

slap

"Level 7"
Messaggi
2,417
Punteggio reazione
7,049
Punti
124
Posizione
Sardegna
Allora ragazzi, sono tornato: tra qualche giorno riaccendiamo i motori... è passato troppo tempo dall'ultimo racconto, quindi nel frattempo consiglio ad eventuali smemorati di dare una ripassatina agli ultimi capitoli. A presto!! :)
MI son fatto un e-book!
 
OP
S

selpot

Utente Inattivo da oltre 365 giorni
Messaggi
115
Punteggio reazione
3,214
Punti
93
Un'altra meraviglia della natura, ancora più selvaggia e incontaminata. Cala Biriola non era munita di un vero e proprio attracco: i due gommoni che ci avevano preceduto, noleggiati privatamente dalle uniche tre coppie presenti, sostavano addirittura sulla battigia, nonostante i divieti che invece Stefano, comprensibilmente, era intenzionato a rispettare. Le uniche alternative ammesse per sbarcare prevedevano di raggiungere la caletta a nuoto dopo aver lasciato il gommone alla distanza consentita, oppure di rasentare a motore spento un gruppetto di scogli sulla riva sinistra della spiaggia e di adoperare tutta l'agilità, l'equilibrio e la scelta di tempo possibili per saltare sulle rocce senza precipitare in acqua o sbilanciarsi. Entrambe le soluzioni non incontrarono il gradimento di Diana che non avrebbe mai rinunciato al suo asciugamano per raggiungere a nuoto la spiaggia e che sudava freddo, tremando all'idea di rischiare una rovinosa caduta sugli scogli nello scendere al volo. I suoi occhi dolci e supplichevoli all'indirizzo di Stefano convinsero il giovane ad avvicinarsi illecitamente a pochi metri dalla riva. Riuscimmo a scendere con agilità senza inzuppare i nostri bagagli, consentendo poi al ragazzo di tornare indietro per il solito ancoraggio a distanza.

Lo scenario caraibico che si aprì intorno a noi toglieva persino la parola, oltre al fiato. Solo stupore, incanto, incredulità. Poca sabbia anche qui, ben custodita da un'affascinante distesa di sassolini bianchi o dorati. L'aspetto protettivo della piccola baia circostante placava qualunque movimento del mare cristallino, di un azzurro intenso, rendendo il bagnasciuga molto più comodo e fruibile grazie ad una pendenza pressoché nulla.

In attesa dell'arrivo di Stefano, dopo aver ammirato minuziosamente la caletta, curiosammo anche sui comportamenti dei pochissimi presenti, sei in tutto, meravigliati quanto noi dello spettacolo che li avvolgeva. La coppia più matura, sulla quarantina, era da sola ed osservava estasiata ogni minimo particolare della spiaggia, mentre le due coppie di amici, nettamente più giovani, avevano colonizzato buona parte del bagnasciuga e scattavano sequenze impressionanti di foto e video da ogni angolazione possibile, evitando con accuratezza di immortalare i gommoni arenati sulla battigia.

Di colpo Diana, a passo sostenuto, iniziò ad avviarsi in fondo alla spiaggia, a debita distanza dai bagnanti. L'imprevedibilità della sua iniziativa e la sveltezza con cui la vidi camminare mi convinsero a non seguirla: avvertivo il sentore che volesse raggiungere senza compagnia la collocazione prescelta per la sosta.

In pochi istanti si insediò nell'estremità opposta della caletta, in perfetta solitudine. Prelevò rapidamente l'asciugamano dalla borsa, stendendolo a terra. Analizzò per qualche secondo le movenze dei presenti, completamente distratti tra scatti fotografici e contemplazioni dell'orizzonte.

Sfilò con irruenza la sua t-shirt, lanciandola sul telo. Guardò in direzione di Stefano, ancora occupato ad ancorare scrupolosamente il gommone. Slacciò il reggiseno alla velocità della luce, gettando a terra anch'esso e coprendo in simultanea le tette con l'avambraccio: quasi di corsa raggiunse la riva, tuffandosi in mare per dare il via al suo primo bagno della giornata, con bracciate stranamente più energiche del solito.

La lodevole nuotata olimpionica fu frenata bruscamente da un sonoro "splash": Stefano, dall'alto del suo gommone, dopo aver focalizzato la nostra collocazione, si era fragorosamente tuffato per raggiungerci, rallentando le intenzioni di Diana di affiancarsi in topless all'ancoraggio; le bracciate divennero sempre più flemmatiche, fino ad uno stop definitivo, con tanto di galleggiamento da fermo, in posizione verticale a cui fece seguito una riposante distensione sul dorso. Peccato non riuscire a scorgere le sue tettone: chissà se almeno in parte fuoriuscivano a pelo d'acqua. Anche Stefano sembrava ancora piuttosto lontano per rilevare l'assenza del reggiseno o per accorgersi del sicuro turgore dei capezzoli di Diana in quel momento.

Malgrado il rapido e costante avvicinamento del ragazzo, Diana non parve intenzionata a ricomporsi né a permettere all'acqua di mascherare per quanto possibile le sue nudità; soltanto a pochi metri dall'arrivo del giovane, lei ricominciò a galleggiare verticalmente, esponendo solo testa e spalle; poi prese ad indietreggiare verso trasparenze più chiare e nitide che presupponevano una profondità decisamente minore. Si fermò di nuovo. Ora potevo distinguere anche le sue scapole e la parte alta della schiena. Iniziai a fantasticare, immaginando che l'acqua nascondesse le tette, ma non completamente. Diana sembrò leggermi nel pensiero, girandosi verso di me per esortarmi ad avanzare verso la nostra postazione: come previsto, il suo seno era avvolto da uno specchio d'acqua troppo cristallino per essere vero, che palesava inequivocabilmente il suo topless, pur offuscandone una visione completa. Le leggerissime increspature riuscivano talvolta ad abbassare di qualche centimetro il livello di copertura, svelando a sorpresa il bordo superiore delle areole.

Con innegabile affanno emotivo raggiunsi l'asciugamano di Diana, puntando costantemente lo sguardo verso la sua figura, spalle alla spiaggia, attendere Stefano. Li udii sghignazzare mentre appoggiavo a terra i bagagli, li fissai di nuovo: il loro distacco era ormai ridotto all'osso ed il giovane poteva finalmente ascoltare e rispondere all'irridente canzonatura di Diana che lo rimproverava di troppo rigore per aver parcheggiato il gommone ad una distanza quasi siderale. Lui sembrava divertito, anche troppo, ma il suo sguardo non appariva propriamente concentrato sul volto burlone di Diana né sul suo braccio sinistro che puntava con scherno la lontana zona di ancoraggio. Una manciata di sornioni passi indietro scoprì ulteriori centimetri di schiena ed il livello di distrazione del fortunato marinaio raggiunse picchi inequivocabili. Ipotizzai che i seni fossero visibili almeno fino ai capezzoli. Mi spostai di alcuni metri, tentando di guadagnare una interessante prospettiva laterale. Ebbene sì, non mi sbagliavo più di tanto: la limitata profondità dello specchio d'acqua che ospitava la chiacchierata non permetteva un'adeguata copertura delle tette, che emergevano almeno per metà della loro ragguardevole dimensione. Rimasi bloccato per minuti ad osservare con estrema diligenza ogni minimo movimento di Diana, ogni eventuale increspatura delle onde, ogni sguardo di Stefano, direzionato sempre più esplicitamente a pelo d'acqua, verso una veduta mozzafiato.

Ripresero a nuotare, insieme, per avvicinarsi alla spiaggia. Finsi noncuranza, allontanandomi a testa bassa quel tanto che bastava per gustarmi appieno i due protagonisti senza invadere un palcoscenico che desideravo rimanesse riservato al loro esclusivo utilizzo. Poi mi fermai, chinandomi per stringere manciate di meravigliosi sassolini, simili a candidi quarzi rotondeggianti, modellati dal mare. Alzai di nuovo lo sguardo, nell'istante in cui Diana aveva smesso di nuotare, ormai prossima alla riva. Notai Stefano temporeggiare ancora qualche istante a mollo, pur di ammirare l'uscita dall'acqua della sua cliente sempre più apprezzata. Con inebriante sensualità lei si sollevò in posizione verticale, tentando di mettere in ordine i suoi capelli con entrambe le mani. Pochi passi rallentati le permisero di guadagnare la battigia. Il giovane puntò con decisione il suo lato B sgocciolante ed imperioso, spudoratamente donato ai suoi occhi, senza limitazioni. Mai come in quel momento Stefano desiderò di essere onnipresente: il panorama perfetto di un sedere disinibito gli precludeva un altro scenario imperdibile: due tettone maestose, svergognate e completamente nude, lasciate finalmente libere da avambracci o dalla gradevole morsa delle onde del mare. Diana rallentò ancora fino a fermarsi: strizzò con vigore i suoi seni, poi si piegò in avanti per rimuovere qualche sassolino dalle gambe bagnate: il suo culo esplose in tutta la sua generosità nella precisa traiettoria dello sguardo ormai imbambolato del ragazzo. Stefano prese coraggio, e con un balzo felino si alzò in piedi, quasi correndo verso il bagnasciuga, ma Diana raggiunse per prima il suo asciugamano, coprendosi di nuovo il seno con il braccio prima di sdraiarsi a pancia sotto.

Il giovane identificò il suo zaino nel mucchietto di bagagli che avevo formato: estrasse il suo asciugamano, posizionandosi a sinistra di Diana, intenta ad asciugarsi ad occhi chiusi. Lui scelse la posizione opposta, faccia al sole, dedicando un'evidente inquadratura al perizoma blu, prima di distendersi.

Nonostante le dimensioni più ridotte dei sassolini rispetto alla spiaggia precedente, il pregio migliore di Cala Biriola non era certo il comfort. Diana parve accorgersene quasi immediatamente: si sollevò sui gomiti pochi minuti dopo essersi adagiata, battendo le mani sull'asciugamano nel tentativo di livellare la piccola area di appoggio della sua testa. Stefano si ridestò, inclinando il capo verso di lei e probabilmente riuscì a godere di una visuale privilegiata delle sue tette in libero movimento durante l'affannosa ricerca di un appianamento per la quale Diana si stava prodigando. Stavolta fu lui a canzonarla, invitandola a frequentare spiagge mondane della Costa Smeralda, servite da stabilimenti con comodi lettini o divani al seguito. Vidi Diana sollevarsi di nuovo, in maniera più netta e perentoria: sorrise, scherzosamente stizzita, guardando occhi negli occhi il marinaio, mentre le sue tette dondolanti ed i suoi capezzoli sfioravano quasi poderosamente l'asciugamano. Sembrò invitarlo ad una inevitabile occhiata in direzione dei suoi seni straripanti, che non si fece attendere.

"Eppure, in dotazione, hai degli eccellenti, morbidi e confortevoli ammortizzatori: non riesco a capire la ragione di tanto fastidio..."

"Spiritoso, davvero spiritoso... peccato che non posso utilizzarle come cuscini... effettivamente sarebbero perfette"

Diana si alzò sulle ginocchia ed esibì le tettone per una frazione di secondo, quasi sbattendole in faccia al ragazzo, prima di sedersi e di nasconderle di nuovo con il braccio. Mi accorsi di una certa approssimazione nella copertura: una superficialità ed una disattenzione forse non casuali consentivano infatti alle areole di fare comunque capolino pressoché costantemente, fino ai capezzoli. Si distese a pancia in su, continuando a coprirsi con persistente sbadataggine, per la gioia degli sguardi di Stefano, il quale si sedette con prontezza per ammirare dall'alto ogni millimetro di seno lasciato distrattamente esposto.

Nonostante un braccio ed una mano totalmente liberi, ad essere sfruttato prima per un capello fuori posto, poi per un granello di sabbia da rimuovere, infine per un insetto da scacciare fu, curiosamente, quello già utilizzato a copertura dei seni che, come per magia, poterono mostrarsi in libertà per erotiche ed attesissime frazioni di secondo.

Avrei voluto rimanere tutto il giorno ad ammirare l'ubriacante gioco di seduzione di Diana, ma il suo cercarmi dopo essersi seduta per l'ennesima volta mi convinse a raggiungerla.

"Ma che fine hai fatto?"

"Stavo solo analizzando questi sassolini, sembrano proprio di quarzo, sono meravigliosi".

Afferrò il reggiseno e lo indossò, dopo aver liberato le tettone per qualche secondo dalla disavveduta oppressione dell'avambraccio. Prelevò il telefono dalla borsa:

"E' già mezzogiorno e mezza, ragazzi: che ne dite di proseguire? Quale sarebbe la prossima tappa?"

"Le Piscine di Venere: sono meravigliose, soprattutto a quest'ora. Un bagno è d'obbligo" rispose Stefano.

"Perfetto, cosa stiamo aspettando allora!?" replicò Diana: "Le Piscine di Venere: questo nome mi attira moltissimo..."
 
Ultima modifica:

Gekkho

"Level 5"
Messaggi
1,797
Punteggio reazione
1,045
Punti
118
Un'altra meraviglia della natura, ancora più selvaggia e incontaminata. Cala Biriola non era munita di un vero e proprio attracco: i due gommoni che ci avevano preceduto, noleggiati privatamente dalle uniche tre coppie presenti, sostavano addirittura sulla battigia, nonostante i divieti che invece Stefano, comprensibilmente, era intenzionato a rispettare. Le uniche alternative ammesse per sbarcare prevedevano di raggiungere la caletta a nuoto dopo aver lasciato il gommone alla distanza consentita, oppure di rasentare a motore spento un gruppetto di scogli sulla riva sinistra della spiaggia e di adoperare tutta l'agilità, l'equilibrio e la scelta di tempo possibili per saltare sulle rocce senza precipitare in acqua o sbilanciarsi. Entrambe le soluzioni non incontrarono il gradimento di Diana che non avrebbe mai rinunciato al suo asciugamano per raggiungere a nuoto la spiaggia e che sudava freddo, tremando all'idea di rischiare una rovinosa caduta sugli scogli nello scendere al volo. I suoi occhi dolci e supplichevoli all'indirizzo di Stefano convinsero il giovane ad avvicinarsi illecitamente a pochi metri dalla riva. Riuscimmo a scendere con agilità senza inzuppare i nostri bagagli, consentendo poi al ragazzo di tornare indietro per il solito ancoraggio a distanza.

Lo scenario caraibico che si aprì intorno a noi toglieva persino la parola, oltre al fiato. Solo stupore, incanto, incredulità. Poca sabbia anche qui, ben custodita da un'affascinante distesa di sassolini bianchi o dorati. L'aspetto protettivo della piccola baia circostante placava qualunque movimento del mare cristallino, di un azzurro intenso, rendendo il bagnasciuga molto più comodo e fruibile grazie ad una pendenza pressoché nulla.

In attesa dell'arrivo di Stefano, dopo aver ammirato minuziosamente la caletta, curiosammo anche sui comportamenti dei pochissimi presenti, sei in tutto, meravigliati quanto noi dello spettacolo che li avvolgeva. La coppia più matura, sulla quarantina, era da sola ed osservava estasiata ogni minimo particolare della spiaggia, mentre le due coppie di amici, nettamente più giovani, avevano colonizzato buona parte del bagnasciuga e scattavano sequenze impressionanti di foto e video da ogni angolazione possibile, evitando con accuratezza di immortalare i gommoni arenati sulla battigia.

Di colpo Diana, a passo sostenuto, iniziò ad avviarsi in fondo alla spiaggia, a debita distanza dai bagnanti. L'imprevedibilità della sua iniziativa e la sveltezza con cui la vidi camminare mi convinsero a non seguirla: avvertivo il sentore che volesse raggiungere senza compagnia la collocazione prescelta per la sosta.

In pochi istanti si insediò nell'estremità opposta della caletta, in perfetta solitudine. Prelevò rapidamente l'asciugamano dalla borsa, stendendolo a terra. Analizzò per qualche secondo le movenze dei presenti, completamente distratti tra scatti fotografici e contemplazioni dell'orizzonte.

Sfilò con irruenza la sua t-shirt, lanciandola sul telo. Guardò in direzione di Stefano, ancora occupato ad ancorare scrupolosamente il gommone. Slacciò il reggiseno alla velocità della luce, gettando a terra anch'esso e coprendo in simultanea le tette con l'avambraccio: quasi di corsa raggiunse la riva, tuffandosi in mare per dare il via al suo primo bagno della giornata, con bracciate stranamente più energiche del solito.

La lodevole nuotata olimpionica fu frenata bruscamente da un sonoro "splash": Stefano, dall'alto del suo gommone, dopo aver focalizzato la nostra collocazione, si era fragorosamente tuffato per raggiungerci, rallentando le intenzioni di Diana di affiancarsi in topless all'ancoraggio; le bracciate divennero sempre più flemmatiche, fino ad uno stop definitivo, con tanto di galleggiamento da fermo, in posizione verticale a cui fece seguito una riposante distensione sul dorso. Peccato non riuscire a scorgere le sue tettone: chissà se almeno in parte fuoriuscivano a pelo d'acqua. Anche Stefano sembrava ancora piuttosto lontano per rilevare l'assenza del reggiseno o per accorgersi del sicuro turgore dei capezzoli di Diana in quel momento.

Malgrado il rapido e costante avvicinamento del ragazzo, Diana non parve intenzionata a ricomporsi né a permettere all'acqua di mascherare per quanto possibile le sue nudità; soltanto a pochi metri dall'arrivo del giovane, lei ricominciò a galleggiare verticalmente, esponendo solo testa e spalle; poi prese ad indietreggiare verso trasparenze più chiare e nitide che presupponevano una profondità decisamente minore. Si fermò di nuovo. Ora potevo distinguere anche le sue scapole e la parte alta della schiena. Iniziai a fantasticare, immaginando che l'acqua nascondesse le tette, ma non completamente. Diana sembrò leggermi nel pensiero, girandosi verso di me per esortarmi ad avanzare verso la nostra postazione: come previsto, il suo seno era avvolto da uno specchio d'acqua troppo cristallino per essere vero, che palesava inequivocabilmente il suo topless, pur offuscandone una visione completa. Le leggerissime increspature riuscivano talvolta ad abbassare di qualche centimetro il livello di copertura, svelando a sorpresa il bordo superiore delle areole.

Con innegabile affanno emotivo raggiunsi l'asciugamano di Diana, puntando costantemente lo sguardo verso la sua figura, spalle alla spiaggia, attendere Stefano. Li udii sghignazzare mentre appoggiavo a terra i bagagli, li fissai di nuovo: il loro distacco era ormai ridotto all'osso ed il giovane poteva finalmente ascoltare e rispondere all'irridente canzonatura di Diana che lo rimproverava di troppo rigore per aver parcheggiato il gommone ad una distanza quasi siderale. Lui sembrava divertito, anche troppo, ma il suo sguardo non appariva propriamente concentrato sul volto burlone di Diana né sul suo braccio sinistro che puntava con scherno la lontana zona di ancoraggio. Una manciata di sornioni passi indietro scoprì ulteriori centimetri di schiena ed il livello di distrazione del fortunato marinaio raggiunse picchi inequivocabili. Ipotizzai che i seni fossero visibili almeno fino ai capezzoli. Mi spostai di alcuni metri, tentando di guadagnare una interessante prospettiva laterale. Ebbene sì, non mi sbagliavo più di tanto: la limitata profondità dello specchio d'acqua che ospitava la chiacchierata non permetteva un'adeguata copertura delle tette, che emergevano almeno per metà della loro ragguardevole dimensione. Rimasi bloccato per minuti ad osservare con estrema diligenza ogni minimo movimento di Diana, ogni eventuale increspatura delle onde, ogni sguardo di Stefano, direzionato sempre più esplicitamente a pelo d'acqua, verso una veduta mozzafiato.

Ripresero a nuotare, insieme, per avvicinarsi alla spiaggia. Finsi noncuranza, allontanandomi a testa bassa quel tanto che bastava per gustarmi appieno i due protagonisti senza invadere un palcoscenico che desideravo rimanesse riservato al loro esclusivo utilizzo. Poi mi fermai, chinandomi per stringere manciate di meravigliosi sassolini, simili a candidi quarzi rotondeggianti, modellati dal mare. Alzai di nuovo lo sguardo, nell'istante in cui Diana aveva smesso di nuotare, ormai prossima alla riva. Notai Stefano temporeggiare ancora qualche istante a mollo, pur di ammirare l'uscita dall'acqua della sua cliente sempre più apprezzata. Con inebriante sensualità lei si sollevò in posizione verticale, tentando di mettere in ordine i suoi capelli con entrambe le mani. Pochi passi rallentati le permisero di guadagnare la battigia. Il giovane puntò con decisione il suo lato B sgocciolante ed imperioso, spudoratamente donato ai suoi occhi, senza limitazioni. Mai come in quel momento Stefano desiderò di essere onnipresente: il panorama perfetto di un sedere disinibito gli precludeva un altro scenario imperdibile: due tettone maestose, svergognate e completamente nude, lasciate finalmente libere da avambracci o dalla gradevole morsa delle onde del mare. Diana rallentò ancora fino a fermarsi: strizzò con vigore i suoi seni, poi si piegò in avanti per rimuovere qualche sassolino dalle gambe bagnate: il suo culo esplose in tutta la sua generosità nella precisa traiettoria dello sguardo ormai imbambolato del ragazzo. Stefano prese coraggio, e con un balzo felino si alzò in piedi, quasi correndo verso il bagnasciuga, ma Diana raggiunse per prima il suo asciugamano, coprendosi di nuovo il seno con il braccio prima di sdraiarsi a pancia sotto.

Il giovane identificò il suo zaino nel mucchietto di bagagli che avevo formato: estrasse il suo asciugamano, posizionandosi a sinistra di Diana, intenta ad asciugarsi ad occhi chiusi. Lui scelse la posizione opposta, faccia al sole, dedicando un'evidente inquadratura al perizoma blu, prima di distendersi.

Nonostante le dimensioni più ridotte dei sassolini rispetto alla spiaggia precedente, il pregio migliore di Cala Biriola non era certo il comfort. Diana parve accorgersene quasi immediatamente: si sollevò sui gomiti pochi minuti dopo essersi adagiata, battendo le mani sull'asciugamano nel tentativo di livellare la piccola area di appoggio della sua testa. Stefano si ridestò, inclinando il capo verso di lei e probabilmente riuscì a godere di una visuale privilegiata delle sue tette in libero movimento durante l'affannosa ricerca di un appianamento per la quale Diana si stava prodigando. Stavolta fu lui a canzonarla, invitandola a frequentare spiagge mondane della Costa Smeralda, servite da stabilimenti con comodi lettini o divani al seguito. Vidi Diana sollevarsi di nuovo, in maniera più netta e perentoria: sorrise, scherzosamente stizzita, guardando occhi negli occhi il marinaio, mentre le sue tette dondolanti ed i suoi capezzoli sfioravano quasi poderosamente l'asciugamano. Sembrò invitarlo ad una inevitabile occhiata in direzione dei suoi seni straripanti, che non si fece attendere.

"Eppure, in dotazione, hai degli eccellenti, morbidi e confortevoli ammortizzatori: non riesco a capire la ragione di tanto fastidio..."

"Spiritoso, davvero spiritoso... peccato che non posso utilizzarle come cuscini... effettivamente sarebbero perfette"

Diana si alzò sulle ginocchia ed esibì le tettone per una frazione di secondo, quasi sbattendole in faccia al ragazzo, prima di sedersi e di nasconderle di nuovo con il braccio. Mi accorsi di una certa approssimazione nella copertura: una superficialità ed una disattenzione forse non casuali consentivano infatti alle areole di fare comunque capolino pressoché costantemente, fino ai capezzoli. Si distese a pancia in su, continuando a coprirsi con persistente sbadataggine, per la gioia degli sguardi di Stefano, il quale si sedette con prontezza per ammirare dall'alto ogni millimetro di seno lasciato distrattamente esposto.

Nonostante un braccio ed una mano totalmente liberi, ad essere sfruttato prima per un capello fuori posto, poi per un granello di sabbia da rimuovere, infine per un insetto da scacciare fu, curiosamente, quello già utilizzato a copertura dei seni che, come per magia, poterono mostrarsi in libertà per erotiche ed attesissime frazioni di secondo.

Avrei voluto rimanere tutto il giorno ad ammirare l'ubriacante gioco di seduzione di Diana, ma il suo cercarmi dopo essersi seduta per l'ennesima volta mi convinse a raggiungerla.

"Ma che fine hai fatto?"

"Stavo solo analizzando questi sassolini, sembrano proprio di quarzo, sono meravigliosi".

Afferrò il reggiseno e lo indossò, dopo aver liberato le tettone per qualche secondo dalla disavveduta oppressione dell'avambraccio. Prelevò il telefono dalla borsa:

"E' già mezzogiorno e mezza, ragazzi: che ne dite di proseguire? Quale sarebbe la prossima tappa?"

"Le Piscine di Venere: sono meravigliose, soprattutto a quest'ora. Un bagno è d'obbligo" rispose Stefano.

"Perfetto, cosa stiamo aspettando allora!?" replicò Diana: "Le Piscine di Venere: questo nome mi attira moltissimo..."
Mamma mia che meraviglia queste situazioni di vedo non vedo
 

Charlie-82

"Level 0"
Messaggi
102
Punteggio reazione
40
Punti
34
Un'altra meraviglia della natura, ancora più selvaggia e incontaminata. Cala Biriola non era munita di un vero e proprio attracco: i due gommoni che ci avevano preceduto, noleggiati privatamente dalle uniche tre coppie presenti, sostavano addirittura sulla battigia, nonostante i divieti che invece Stefano, comprensibilmente, era intenzionato a rispettare. Le uniche alternative ammesse per sbarcare prevedevano di raggiungere la caletta a nuoto dopo aver lasciato il gommone alla distanza consentita, oppure di rasentare a motore spento un gruppetto di scogli sulla riva sinistra della spiaggia e di adoperare tutta l'agilità, l'equilibrio e la scelta di tempo possibili per saltare sulle rocce senza precipitare in acqua o sbilanciarsi. Entrambe le soluzioni non incontrarono il gradimento di Diana che non avrebbe mai rinunciato al suo asciugamano per raggiungere a nuoto la spiaggia e che sudava freddo, tremando all'idea di rischiare una rovinosa caduta sugli scogli nello scendere al volo. I suoi occhi dolci e supplichevoli all'indirizzo di Stefano convinsero il giovane ad avvicinarsi illecitamente a pochi metri dalla riva. Riuscimmo a scendere con agilità senza inzuppare i nostri bagagli, consentendo poi al ragazzo di tornare indietro per il solito ancoraggio a distanza.

Lo scenario caraibico che si aprì intorno a noi toglieva persino la parola, oltre al fiato. Solo stupore, incanto, incredulità. Poca sabbia anche qui, ben custodita da un'affascinante distesa di sassolini bianchi o dorati. L'aspetto protettivo della piccola baia circostante placava qualunque movimento del mare cristallino, di un azzurro intenso, rendendo il bagnasciuga molto più comodo e fruibile grazie ad una pendenza pressoché nulla.

In attesa dell'arrivo di Stefano, dopo aver ammirato minuziosamente la caletta, curiosammo anche sui comportamenti dei pochissimi presenti, sei in tutto, meravigliati quanto noi dello spettacolo che li avvolgeva. La coppia più matura, sulla quarantina, era da sola ed osservava estasiata ogni minimo particolare della spiaggia, mentre le due coppie di amici, nettamente più giovani, avevano colonizzato buona parte del bagnasciuga e scattavano sequenze impressionanti di foto e video da ogni angolazione possibile, evitando con accuratezza di immortalare i gommoni arenati sulla battigia.

Di colpo Diana, a passo sostenuto, iniziò ad avviarsi in fondo alla spiaggia, a debita distanza dai bagnanti. L'imprevedibilità della sua iniziativa e la sveltezza con cui la vidi camminare mi convinsero a non seguirla: avvertivo il sentore che volesse raggiungere senza compagnia la collocazione prescelta per la sosta.

In pochi istanti si insediò nell'estremità opposta della caletta, in perfetta solitudine. Prelevò rapidamente l'asciugamano dalla borsa, stendendolo a terra. Analizzò per qualche secondo le movenze dei presenti, completamente distratti tra scatti fotografici e contemplazioni dell'orizzonte.

Sfilò con irruenza la sua t-shirt, lanciandola sul telo. Guardò in direzione di Stefano, ancora occupato ad ancorare scrupolosamente il gommone. Slacciò il reggiseno alla velocità della luce, gettando a terra anch'esso e coprendo in simultanea le tette con l'avambraccio: quasi di corsa raggiunse la riva, tuffandosi in mare per dare il via al suo primo bagno della giornata, con bracciate stranamente più energiche del solito.

La lodevole nuotata olimpionica fu frenata bruscamente da un sonoro "splash": Stefano, dall'alto del suo gommone, dopo aver focalizzato la nostra collocazione, si era fragorosamente tuffato per raggiungerci, rallentando le intenzioni di Diana di affiancarsi in topless all'ancoraggio; le bracciate divennero sempre più flemmatiche, fino ad uno stop definitivo, con tanto di galleggiamento da fermo, in posizione verticale a cui fece seguito una riposante distensione sul dorso. Peccato non riuscire a scorgere le sue tettone: chissà se almeno in parte fuoriuscivano a pelo d'acqua. Anche Stefano sembrava ancora piuttosto lontano per rilevare l'assenza del reggiseno o per accorgersi del sicuro turgore dei capezzoli di Diana in quel momento.

Malgrado il rapido e costante avvicinamento del ragazzo, Diana non parve intenzionata a ricomporsi né a permettere all'acqua di mascherare per quanto possibile le sue nudità; soltanto a pochi metri dall'arrivo del giovane, lei ricominciò a galleggiare verticalmente, esponendo solo testa e spalle; poi prese ad indietreggiare verso trasparenze più chiare e nitide che presupponevano una profondità decisamente minore. Si fermò di nuovo. Ora potevo distinguere anche le sue scapole e la parte alta della schiena. Iniziai a fantasticare, immaginando che l'acqua nascondesse le tette, ma non completamente. Diana sembrò leggermi nel pensiero, girandosi verso di me per esortarmi ad avanzare verso la nostra postazione: come previsto, il suo seno era avvolto da uno specchio d'acqua troppo cristallino per essere vero, che palesava inequivocabilmente il suo topless, pur offuscandone una visione completa. Le leggerissime increspature riuscivano talvolta ad abbassare di qualche centimetro il livello di copertura, svelando a sorpresa il bordo superiore delle areole.

Con innegabile affanno emotivo raggiunsi l'asciugamano di Diana, puntando costantemente lo sguardo verso la sua figura, spalle alla spiaggia, attendere Stefano. Li udii sghignazzare mentre appoggiavo a terra i bagagli, li fissai di nuovo: il loro distacco era ormai ridotto all'osso ed il giovane poteva finalmente ascoltare e rispondere all'irridente canzonatura di Diana che lo rimproverava di troppo rigore per aver parcheggiato il gommone ad una distanza quasi siderale. Lui sembrava divertito, anche troppo, ma il suo sguardo non appariva propriamente concentrato sul volto burlone di Diana né sul suo braccio sinistro che puntava con scherno la lontana zona di ancoraggio. Una manciata di sornioni passi indietro scoprì ulteriori centimetri di schiena ed il livello di distrazione del fortunato marinaio raggiunse picchi inequivocabili. Ipotizzai che i seni fossero visibili almeno fino ai capezzoli. Mi spostai di alcuni metri, tentando di guadagnare una interessante prospettiva laterale. Ebbene sì, non mi sbagliavo più di tanto: la limitata profondità dello specchio d'acqua che ospitava la chiacchierata non permetteva un'adeguata copertura delle tette, che emergevano almeno per metà della loro ragguardevole dimensione. Rimasi bloccato per minuti ad osservare con estrema diligenza ogni minimo movimento di Diana, ogni eventuale increspatura delle onde, ogni sguardo di Stefano, direzionato sempre più esplicitamente a pelo d'acqua, verso una veduta mozzafiato.

Ripresero a nuotare, insieme, per avvicinarsi alla spiaggia. Finsi noncuranza, allontanandomi a testa bassa quel tanto che bastava per gustarmi appieno i due protagonisti senza invadere un palcoscenico che desideravo rimanesse riservato al loro esclusivo utilizzo. Poi mi fermai, chinandomi per stringere manciate di meravigliosi sassolini, simili a candidi quarzi rotondeggianti, modellati dal mare. Alzai di nuovo lo sguardo, nell'istante in cui Diana aveva smesso di nuotare, ormai prossima alla riva. Notai Stefano temporeggiare ancora qualche istante a mollo, pur di ammirare l'uscita dall'acqua della sua cliente sempre più apprezzata. Con inebriante sensualità lei si sollevò in posizione verticale, tentando di mettere in ordine i suoi capelli con entrambe le mani. Pochi passi rallentati le permisero di guadagnare la battigia. Il giovane puntò con decisione il suo lato B sgocciolante ed imperioso, spudoratamente donato ai suoi occhi, senza limitazioni. Mai come in quel momento Stefano desiderò di essere onnipresente: il panorama perfetto di un sedere disinibito gli precludeva un altro scenario imperdibile: due tettone maestose, svergognate e completamente nude, lasciate finalmente libere da avambracci o dalla gradevole morsa delle onde del mare. Diana rallentò ancora fino a fermarsi: strizzò con vigore i suoi seni, poi si piegò in avanti per rimuovere qualche sassolino dalle gambe bagnate: il suo culo esplose in tutta la sua generosità nella precisa traiettoria dello sguardo ormai imbambolato del ragazzo. Stefano prese coraggio, e con un balzo felino si alzò in piedi, quasi correndo verso il bagnasciuga, ma Diana raggiunse per prima il suo asciugamano, coprendosi di nuovo il seno con il braccio prima di sdraiarsi a pancia sotto.

Il giovane identificò il suo zaino nel mucchietto di bagagli che avevo formato: estrasse il suo asciugamano, posizionandosi a sinistra di Diana, intenta ad asciugarsi ad occhi chiusi. Lui scelse la posizione opposta, faccia al sole, dedicando un'evidente inquadratura al perizoma blu, prima di distendersi.

Nonostante le dimensioni più ridotte dei sassolini rispetto alla spiaggia precedente, il pregio migliore di Cala Biriola non era certo il comfort. Diana parve accorgersene quasi immediatamente: si sollevò sui gomiti pochi minuti dopo essersi adagiata, battendo le mani sull'asciugamano nel tentativo di livellare la piccola area di appoggio della sua testa. Stefano si ridestò, inclinando il capo verso di lei e probabilmente riuscì a godere di una visuale privilegiata delle sue tette in libero movimento durante l'affannosa ricerca di un appianamento per la quale Diana si stava prodigando. Stavolta fu lui a canzonarla, invitandola a frequentare spiagge mondane della Costa Smeralda, servite da stabilimenti con comodi lettini o divani al seguito. Vidi Diana sollevarsi di nuovo, in maniera più netta e perentoria: sorrise, scherzosamente stizzita, guardando occhi negli occhi il marinaio, mentre le sue tette dondolanti ed i suoi capezzoli sfioravano quasi poderosamente l'asciugamano. Sembrò invitarlo ad una inevitabile occhiata in direzione dei suoi seni straripanti, che non si fece attendere.

"Eppure, in dotazione, hai degli eccellenti, morbidi e confortevoli ammortizzatori: non riesco a capire la ragione di tanto fastidio..."

"Spiritoso, davvero spiritoso... peccato che non posso utilizzarle come cuscini... effettivamente sarebbero perfette"

Diana si alzò sulle ginocchia ed esibì le tettone per una frazione di secondo, quasi sbattendole in faccia al ragazzo, prima di sedersi e di nasconderle di nuovo con il braccio. Mi accorsi di una certa approssimazione nella copertura: una superficialità ed una disattenzione forse non casuali consentivano infatti alle areole di fare comunque capolino pressoché costantemente, fino ai capezzoli. Si distese a pancia in su, continuando a coprirsi con persistente sbadataggine, per la gioia degli sguardi di Stefano, il quale si sedette con prontezza per ammirare dall'alto ogni millimetro di seno lasciato distrattamente esposto.

Nonostante un braccio ed una mano totalmente liberi, ad essere sfruttato prima per un capello fuori posto, poi per un granello di sabbia da rimuovere, infine per un insetto da scacciare fu, curiosamente, quello già utilizzato a copertura dei seni che, come per magia, poterono mostrarsi in libertà per erotiche ed attesissime frazioni di secondo.

Avrei voluto rimanere tutto il giorno ad ammirare l'ubriacante gioco di seduzione di Diana, ma il suo cercarmi dopo essersi seduta per l'ennesima volta mi convinse a raggiungerla.

"Ma che fine hai fatto?"

"Stavo solo analizzando questi sassolini, sembrano proprio di quarzo, sono meravigliosi".

Afferrò il reggiseno e lo indossò, dopo aver liberato le tettone per qualche secondo dalla disavveduta oppressione dell'avambraccio. Prelevò il telefono dalla borsa:

"E' già mezzogiorno e mezza, ragazzi: che ne dite di proseguire? Quale sarebbe la prossima tappa?"

"Le Piscine di Venere: sono meravigliose, soprattutto a quest'ora. Un bagno è d'obbligo" rispose Stefano.

"Perfetto, cosa stiamo aspettando allora!?" replicò Diana: "Le Piscine di Venere: questo nome mi attira moltissimo..."
Ottimo ritorno selpot!!! Finite le vacanze??? Chissà quante storie da raccontare 😉
 

PirateLeDoge

"Level 1"
Messaggi
44
Punteggio reazione
75
Punti
18
Age
28
Un'altra meraviglia della natura, ancora più selvaggia e incontaminata. Cala Biriola non era munita di un vero e proprio attracco: i due gommoni che ci avevano preceduto, noleggiati privatamente dalle uniche tre coppie presenti, sostavano addirittura sulla battigia, nonostante i divieti che invece Stefano, comprensibilmente, era intenzionato a rispettare. Le uniche alternative ammesse per sbarcare prevedevano di raggiungere la caletta a nuoto dopo aver lasciato il gommone alla distanza consentita, oppure di rasentare a motore spento un gruppetto di scogli sulla riva sinistra della spiaggia e di adoperare tutta l'agilità, l'equilibrio e la scelta di tempo possibili per saltare sulle rocce senza precipitare in acqua o sbilanciarsi. Entrambe le soluzioni non incontrarono il gradimento di Diana che non avrebbe mai rinunciato al suo asciugamano per raggiungere a nuoto la spiaggia e che sudava freddo, tremando all'idea di rischiare una rovinosa caduta sugli scogli nello scendere al volo. I suoi occhi dolci e supplichevoli all'indirizzo di Stefano convinsero il giovane ad avvicinarsi illecitamente a pochi metri dalla riva. Riuscimmo a scendere con agilità senza inzuppare i nostri bagagli, consentendo poi al ragazzo di tornare indietro per il solito ancoraggio a distanza.

Lo scenario caraibico che si aprì intorno a noi toglieva persino la parola, oltre al fiato. Solo stupore, incanto, incredulità. Poca sabbia anche qui, ben custodita da un'affascinante distesa di sassolini bianchi o dorati. L'aspetto protettivo della piccola baia circostante placava qualunque movimento del mare cristallino, di un azzurro intenso, rendendo il bagnasciuga molto più comodo e fruibile grazie ad una pendenza pressoché nulla.

In attesa dell'arrivo di Stefano, dopo aver ammirato minuziosamente la caletta, curiosammo anche sui comportamenti dei pochissimi presenti, sei in tutto, meravigliati quanto noi dello spettacolo che li avvolgeva. La coppia più matura, sulla quarantina, era da sola ed osservava estasiata ogni minimo particolare della spiaggia, mentre le due coppie di amici, nettamente più giovani, avevano colonizzato buona parte del bagnasciuga e scattavano sequenze impressionanti di foto e video da ogni angolazione possibile, evitando con accuratezza di immortalare i gommoni arenati sulla battigia.

Di colpo Diana, a passo sostenuto, iniziò ad avviarsi in fondo alla spiaggia, a debita distanza dai bagnanti. L'imprevedibilità della sua iniziativa e la sveltezza con cui la vidi camminare mi convinsero a non seguirla: avvertivo il sentore che volesse raggiungere senza compagnia la collocazione prescelta per la sosta.

In pochi istanti si insediò nell'estremità opposta della caletta, in perfetta solitudine. Prelevò rapidamente l'asciugamano dalla borsa, stendendolo a terra. Analizzò per qualche secondo le movenze dei presenti, completamente distratti tra scatti fotografici e contemplazioni dell'orizzonte.

Sfilò con irruenza la sua t-shirt, lanciandola sul telo. Guardò in direzione di Stefano, ancora occupato ad ancorare scrupolosamente il gommone. Slacciò il reggiseno alla velocità della luce, gettando a terra anch'esso e coprendo in simultanea le tette con l'avambraccio: quasi di corsa raggiunse la riva, tuffandosi in mare per dare il via al suo primo bagno della giornata, con bracciate stranamente più energiche del solito.

La lodevole nuotata olimpionica fu frenata bruscamente da un sonoro "splash": Stefano, dall'alto del suo gommone, dopo aver focalizzato la nostra collocazione, si era fragorosamente tuffato per raggiungerci, rallentando le intenzioni di Diana di affiancarsi in topless all'ancoraggio; le bracciate divennero sempre più flemmatiche, fino ad uno stop definitivo, con tanto di galleggiamento da fermo, in posizione verticale a cui fece seguito una riposante distensione sul dorso. Peccato non riuscire a scorgere le sue tettone: chissà se almeno in parte fuoriuscivano a pelo d'acqua. Anche Stefano sembrava ancora piuttosto lontano per rilevare l'assenza del reggiseno o per accorgersi del sicuro turgore dei capezzoli di Diana in quel momento.

Malgrado il rapido e costante avvicinamento del ragazzo, Diana non parve intenzionata a ricomporsi né a permettere all'acqua di mascherare per quanto possibile le sue nudità; soltanto a pochi metri dall'arrivo del giovane, lei ricominciò a galleggiare verticalmente, esponendo solo testa e spalle; poi prese ad indietreggiare verso trasparenze più chiare e nitide che presupponevano una profondità decisamente minore. Si fermò di nuovo. Ora potevo distinguere anche le sue scapole e la parte alta della schiena. Iniziai a fantasticare, immaginando che l'acqua nascondesse le tette, ma non completamente. Diana sembrò leggermi nel pensiero, girandosi verso di me per esortarmi ad avanzare verso la nostra postazione: come previsto, il suo seno era avvolto da uno specchio d'acqua troppo cristallino per essere vero, che palesava inequivocabilmente il suo topless, pur offuscandone una visione completa. Le leggerissime increspature riuscivano talvolta ad abbassare di qualche centimetro il livello di copertura, svelando a sorpresa il bordo superiore delle areole.

Con innegabile affanno emotivo raggiunsi l'asciugamano di Diana, puntando costantemente lo sguardo verso la sua figura, spalle alla spiaggia, attendere Stefano. Li udii sghignazzare mentre appoggiavo a terra i bagagli, li fissai di nuovo: il loro distacco era ormai ridotto all'osso ed il giovane poteva finalmente ascoltare e rispondere all'irridente canzonatura di Diana che lo rimproverava di troppo rigore per aver parcheggiato il gommone ad una distanza quasi siderale. Lui sembrava divertito, anche troppo, ma il suo sguardo non appariva propriamente concentrato sul volto burlone di Diana né sul suo braccio sinistro che puntava con scherno la lontana zona di ancoraggio. Una manciata di sornioni passi indietro scoprì ulteriori centimetri di schiena ed il livello di distrazione del fortunato marinaio raggiunse picchi inequivocabili. Ipotizzai che i seni fossero visibili almeno fino ai capezzoli. Mi spostai di alcuni metri, tentando di guadagnare una interessante prospettiva laterale. Ebbene sì, non mi sbagliavo più di tanto: la limitata profondità dello specchio d'acqua che ospitava la chiacchierata non permetteva un'adeguata copertura delle tette, che emergevano almeno per metà della loro ragguardevole dimensione. Rimasi bloccato per minuti ad osservare con estrema diligenza ogni minimo movimento di Diana, ogni eventuale increspatura delle onde, ogni sguardo di Stefano, direzionato sempre più esplicitamente a pelo d'acqua, verso una veduta mozzafiato.

Ripresero a nuotare, insieme, per avvicinarsi alla spiaggia. Finsi noncuranza, allontanandomi a testa bassa quel tanto che bastava per gustarmi appieno i due protagonisti senza invadere un palcoscenico che desideravo rimanesse riservato al loro esclusivo utilizzo. Poi mi fermai, chinandomi per stringere manciate di meravigliosi sassolini, simili a candidi quarzi rotondeggianti, modellati dal mare. Alzai di nuovo lo sguardo, nell'istante in cui Diana aveva smesso di nuotare, ormai prossima alla riva. Notai Stefano temporeggiare ancora qualche istante a mollo, pur di ammirare l'uscita dall'acqua della sua cliente sempre più apprezzata. Con inebriante sensualità lei si sollevò in posizione verticale, tentando di mettere in ordine i suoi capelli con entrambe le mani. Pochi passi rallentati le permisero di guadagnare la battigia. Il giovane puntò con decisione il suo lato B sgocciolante ed imperioso, spudoratamente donato ai suoi occhi, senza limitazioni. Mai come in quel momento Stefano desiderò di essere onnipresente: il panorama perfetto di un sedere disinibito gli precludeva un altro scenario imperdibile: due tettone maestose, svergognate e completamente nude, lasciate finalmente libere da avambracci o dalla gradevole morsa delle onde del mare. Diana rallentò ancora fino a fermarsi: strizzò con vigore i suoi seni, poi si piegò in avanti per rimuovere qualche sassolino dalle gambe bagnate: il suo culo esplose in tutta la sua generosità nella precisa traiettoria dello sguardo ormai imbambolato del ragazzo. Stefano prese coraggio, e con un balzo felino si alzò in piedi, quasi correndo verso il bagnasciuga, ma Diana raggiunse per prima il suo asciugamano, coprendosi di nuovo il seno con il braccio prima di sdraiarsi a pancia sotto.

Il giovane identificò il suo zaino nel mucchietto di bagagli che avevo formato: estrasse il suo asciugamano, posizionandosi a sinistra di Diana, intenta ad asciugarsi ad occhi chiusi. Lui scelse la posizione opposta, faccia al sole, dedicando un'evidente inquadratura al perizoma blu, prima di distendersi.

Nonostante le dimensioni più ridotte dei sassolini rispetto alla spiaggia precedente, il pregio migliore di Cala Biriola non era certo il comfort. Diana parve accorgersene quasi immediatamente: si sollevò sui gomiti pochi minuti dopo essersi adagiata, battendo le mani sull'asciugamano nel tentativo di livellare la piccola area di appoggio della sua testa. Stefano si ridestò, inclinando il capo verso di lei e probabilmente riuscì a godere di una visuale privilegiata delle sue tette in libero movimento durante l'affannosa ricerca di un appianamento per la quale Diana si stava prodigando. Stavolta fu lui a canzonarla, invitandola a frequentare spiagge mondane della Costa Smeralda, servite da stabilimenti con comodi lettini o divani al seguito. Vidi Diana sollevarsi di nuovo, in maniera più netta e perentoria: sorrise, scherzosamente stizzita, guardando occhi negli occhi il marinaio, mentre le sue tette dondolanti ed i suoi capezzoli sfioravano quasi poderosamente l'asciugamano. Sembrò invitarlo ad una inevitabile occhiata in direzione dei suoi seni straripanti, che non si fece attendere.

"Eppure, in dotazione, hai degli eccellenti, morbidi e confortevoli ammortizzatori: non riesco a capire la ragione di tanto fastidio..."

"Spiritoso, davvero spiritoso... peccato che non posso utilizzarle come cuscini... effettivamente sarebbero perfette"

Diana si alzò sulle ginocchia ed esibì le tettone per una frazione di secondo, quasi sbattendole in faccia al ragazzo, prima di sedersi e di nasconderle di nuovo con il braccio. Mi accorsi di una certa approssimazione nella copertura: una superficialità ed una disattenzione forse non casuali consentivano infatti alle areole di fare comunque capolino pressoché costantemente, fino ai capezzoli. Si distese a pancia in su, continuando a coprirsi con persistente sbadataggine, per la gioia degli sguardi di Stefano, il quale si sedette con prontezza per ammirare dall'alto ogni millimetro di seno lasciato distrattamente esposto.

Nonostante un braccio ed una mano totalmente liberi, ad essere sfruttato prima per un capello fuori posto, poi per un granello di sabbia da rimuovere, infine per un insetto da scacciare fu, curiosamente, quello già utilizzato a copertura dei seni che, come per magia, poterono mostrarsi in libertà per erotiche ed attesissime frazioni di secondo.

Avrei voluto rimanere tutto il giorno ad ammirare l'ubriacante gioco di seduzione di Diana, ma il suo cercarmi dopo essersi seduta per l'ennesima volta mi convinse a raggiungerla.

"Ma che fine hai fatto?"

"Stavo solo analizzando questi sassolini, sembrano proprio di quarzo, sono meravigliosi".

Afferrò il reggiseno e lo indossò, dopo aver liberato le tettone per qualche secondo dalla disavveduta oppressione dell'avambraccio. Prelevò il telefono dalla borsa:

"E' già mezzogiorno e mezza, ragazzi: che ne dite di proseguire? Quale sarebbe la prossima tappa?"

"Le Piscine di Venere: sono meravigliose, soprattutto a quest'ora. Un bagno è d'obbligo" rispose Stefano.

"Perfetto, cosa stiamo aspettando allora!?" replicò Diana: "Le Piscine di Venere: questo nome mi attira moltissimo..."
ammetto che dopo la lunga attesa mi aspettavo una "dose doppia" di racconto o quantomeno qualche aneddoto un po' più piccantino, rimango in fervente attesa
 

marcoforte

"Level 6"
Da 10 Anni su Phica.net
Messaggi
4,447
Punteggio reazione
3,978
Punti
139
Posizione
Milano
sempre intrigante, leggere le avventure di Diana!
il modo in cui riesci a descriverci la sua maestria nel sedurre, non ha eguali.
ogni volta è come essere sdraiati al suo fianco, le parole tratteggiano le immagini che vanno formandosi nella mente.
un gran pregio che in pochi scrittori hanno, e, visto che ci descrivi Diana così minuziosamente, non si può non provare invidia per chi ha avuto e ha l'immensa fortuna di poter ammirare una donna tanto seducente e sensuale.
un grazie, l'ennesimo, ma mai abbastanza!
 

Gekkho

"Level 5"
Messaggi
1,797
Punteggio reazione
1,045
Punti
118
sempre intrigante, leggere le avventure di Diana!
il modo in cui riesci a descriverci la sua maestria nel sedurre, non ha eguali.
ogni volta è come essere sdraiati al suo fianco, le parole tratteggiano le immagini che vanno formandosi nella mente.
un gran pregio che in pochi scrittori hanno, e, visto che ci descrivi Diana così minuziosamente, non si può non provare invidia per chi ha avuto e ha l'immensa fortuna di poter ammirare una donna tanto seducente e sensuale.
un grazie, l'ennesimo, ma mai abbastanza!
Hai ragione Marco. Aver un’occasione di viverla dal vivo deve essere spettacolare.
 
OP
S

selpot

Utente Inattivo da oltre 365 giorni
Messaggi
115
Punteggio reazione
3,214
Punti
93
"Chissà a cosa è legata la scelta di questo nome... Perché proprio Piscine di Venere?? C'è un qualche episodio mitologico ambientato in quest'area o si tratta soltanto di una vostra trovata commerciale?"

Stefano rispose in maniera marcatamente burlesca: "Diciamo che si alternano due correnti di pensiero, chiamiamole così. Una leggenda narra che a chiunque facesse il bagno (specialmente in libertà) in quello specifico specchio d'acqua che stiamo per raggiungere veniva concesso il dono dell'eterna giovinezza. Ma la realtà è che i primi operatori turistici della zona, qualche decennio fa, assegnarono questo meritato appellativo e, come vedrete, con tutti i diritti e le ragioni del caso. Comunque, se considerate che ho 68 anni e ne dimostro 22 grazie ai miei frequenti bagnetti alle Piscine di Venere, significa che non immergersi in queste acque è un suicidio bello e buono: quindi siete OBBLIGATI ad assaggiarle"

Diana, comodamente seduta sul suo esclusivo materassino in pelle bianca, scoppiò a ridere, mentre liberava il suo collo dal fastidio degli opprimenti lacci del reggiseno troppo stretti. Evitando di sorreggere i triangolini con le mani, li lasciò precipitare con nonchalance, scoprendo per una manciata di secondi le sue tette davanti al giovanotto, il quale d'incanto congelò la sua simpatia, dedicandosi inebetito a fissare con ritrovata costanza le areole lisce e dilatate. Incassato l'evidente gradimento del marinaio, Diana riafferrò i laccetti slegati, annodandoli sulla schiena, quasi parallelamente a quelli già fissati nella medesima zona.

"Di solito mi vergogno a mostrarmi ad anziani come te", esclamò divertita. "E' solo colpa tua se mi sto ricomponendo..."

"Allora sei proprio come Venere, accidenti: ammaliante ma selettiva"

"Magari! A Venere potrei soltanto lustrare le scarpe", rispose Diana amaramente.

Intervenni anch'io: "Dai, amore, su con la vita: sarà sufficiente un bagnetto come si deve e ti trasformerai nella Sua sosia... anzi, ti dirò di più: la surclasserai perché diverresti una doppia Dea"

"Giusto", esclamò Stefano: "Dea della caccia e Dea della bellezza. Allora ragazzi: non voglio illudervi o cantare vittoria, ma forse saremo anche fortunati perché in questo momento non c'è nessuno, guardate laggiù: quelle sono le Piscine di Venere, insolitamente deserte, ci siamo quasi!!"

Le incredibili colorazioni dell'acqua, impreziosite da sfumature mozzafiato, apparivano nitidissime ancora a decine di metri di distanza, in mare aperto. Diana strabuzzò gli occhi dallo stupore: "Non è possibile, sto sognando: io a casa non torno, lasciatemi qui". Attese il definitivo arresto del gommone, quasi sospeso sull'acqua cristallina. Non badando nemmeno alle nostre reazioni, tolse il reggiseno con disinvoltura, per sfoggiare finalmente un topless giunonico, privo di barriere o improbabili coperture.

"Scusatemi, ma è la mia grande occasione per non invecchiare: devo assolutamente sfruttarla, con tutte le mie forze e ad ogni costo"

Sollevò lievemente le natiche dal materassino, sfilò con naturalezza il perizoma e lo appoggiò alla sua destra, vicino al reggiseno. Si alzò in piedi, proiettando la sua fica depilata proprio in direzione dello sguardo incredulo e stordito di Stefano. Mi riservò una lunga e sensuale occhiata d'intesa, raggiunse il bordo laterale del gommone e si tuffò dopo averci deliziato con il suo sedere in bella mostra. Esplose in un grido liberatorio di reazione alla temperatura a dir poco ritemprante dell'acqua. Il suo culo affiorante consentì, dall'alto, una visuale perfetta dell'evidente segno del perizoma. Si allontanò con qualche rapida bracciata, esortandoci a condividere con lei quel momento di estasi suprema.

Mi voltai verso Stefano: era attonito, dominato da una condizione di inebriante imbarazzo.

"Vorresti toccarla?"

Mi guardò, stralunato: "Non ti seguo, scusami."

"Ho chiesto se ti piacerebbe toccarla", insistei indicando Diana, impegnata a giocare beatamente con l'acqua.

Trascorsero secondi di surreale silenzio prima della sua replica: "Beh, dipende se piacerebbe a te", rispose con un sorriso impacciato, quasi nervoso.

"E' ovvio, altrimenti non sarei qui a chiedertelo, purché non diventi il pettegolezzo della stagione estiva di Cala Gonone. Se non diffondi la notizia, puoi fare ciò che vuoi per quanto mi riguarda. A me piacerebbe... e credo anche a lei"

"Ma sei sicuro? Non mi è mai successa una cosa del genere, sono un pò confuso onestamente". Lo sbalordimento ed il disagio del giovanotto ormai imperavano.

"Tranquillo: non ti uccido, non ti picchio, non ti rubo il gommone e non ti faccio licenziare: quindi, se Diana ti piace, spogliati, tuffati, raggiungila e... divertitevi! Per me sarà un piacere ammirarvi da quassù: ognuno ha le proprie fantasie: ebbene, questa è la mia! Tu potresti trasformarla in realtà, hai il mio pieno consenso"

"Guarda che io lo faccio davvero, se sei tu a dirmelo: quindi pensaci bene"

"Ti dico di andare... e fai presto, prima che arrivi qualcuno"

Visibilmente sbigottito, il giovane scrutò l'orizzonte con estrema diligenza, girandosi in ogni direzione per rilevare eventuali presenze o avvicinamenti di altre barche: calma piatta. Indugiò ancora per qualche istante, poi si liberò del costume, fissandomi negli occhi con guardinghe scorie di diffidenza e si affrettò a buttarsi con un tuffo atletico e silenzioso.

Si accostò a Diana in pochi attimi: un imbarazzo ancora dominante rendeva il suo approccio gentile, cauto, delicato, da perfetto gentiluomo. Parlottarono a bassa voce, poi Diana si girò verso di me, sorridendo compiaciuta, prima di concedersi un giro di perlustrazione intorno al fisico del ragazzo. Si soffermò sul suo sedere sodo e florido, tentando di focalizzarlo meglio fra le trasparenze dell'acqua. La sentii sbellicarsi: la colorazione troppo candida del lato B della nostra guida aveva provocato sfottò ed ilarità: "Impara a fare come me: cerca di abbronzarti di più, in maniera più uniforme. Siete ridicoli voi maschi con questi culi bianchi slavati". Schiaffeggiò non troppo scherzosamente le chiappe del giovane, prima di palparle con vigore. Lo strinse a sé da dietro, avanzando le mani prima sui suoi muscolosi bicipiti, poi sui pettorali scolpiti, con le tettone completamente schiacciate addosso alla sua schiena. Poi affondò la mano destra in acqua, afferrando il membro di Stefano, che rimase immobile ma compiaciuto. Senza mollare la presa tornò lentamente di fronte a lui, occhi negli occhi. Uno scambio di sorrisi destò finalmente le mani del ragazzo, che in un baleno afferrò il culo di Diana, la quale non oppose resistenza. Piegò ulteriormente le ginocchia, avvinghiandosi con le gambe al girovita del giovanotto, che proseguiva la sua arrapata palpazione. Vidi Diana armeggiare ancora con la mano in acqua, cercando di posizionare il pene del marinaio in prossimità della sua fica. Le increspature del mare non rendevano facile l'operazione, accentuando la precarietà dell'equilibrio. Diana si distese leggermente, esibendo le tettone a pelo d'acqua, che imitavano la stessa danza delle onde. Stefano le afferrò con pienezza, ormai il suo imbarazzo era svanito. lasciando spazio ad un'eccitazione difficile da controllare. Sollevò Diana prendendola quasi in braccio: i suoi seni emersero per intero dall'acqua. Il ragazzo li ammirò a distanza ravvicinata, poi iniziò a baciarli, leccando i capezzoli turgidi con trasporto ed insistenza. Le tastò nuovamente, stringendole l'una all'altra, per poi lasciarle cadere e ballonzolare libere e spudorate.

Diana si voltò affannosamente verso il gommone, mi guardò con un'espressione vogliosa e rapita, invitandomi a raggiungerla grazie ad un eloquente movimento del capo. Mi sfilai il costume alla velocità della luce e mi tuffai. Stefano non mollava la presa sulle tettone e per non interrompere il suo momento di libidine mi fermai alle spalle di Diana, baciando la sua schiena, prima di tastare con veemenza il suo culo. Il mio pene marmoreo iniziò a sfiorare involontariamente le sue chiappe abbronzate: lei arretrò un braccio e con la mano lo afferrò, tentando si posizionarlo nei pressi della sua apertura vaginale.

Il ragazzo ci guardò spaesato, temendo forse di disturbarci. Lo fissai con aria rassicurante, pregandolo di continuare a spaziare sul corpo di Diana a suo totale piacimento. Lei cinse energicamente il girovita di Stefano con le gambe, cercando maggiore stabilità. Poi prese le mani del giovane e le accompagnò di nuovo sulle tettone generose e disponibili. Affondò ancora il braccio a mollo, catturò l'uccello di Stefano collocandolo a pochi millimetri dalla sua fica. Entrambi potevamo sentirne sempre di più le labbra, senza tuttavia riuscire a penetrarla degnamente: mantenere un equilibrio efficace e necessario era impresa impossibile. Diana ne fu presto consapevole, si liberò dolcemente della nostra arrapata pressione e si avviò verso il gommone: "Andiamo a metterci comodi, cosa ne dite?"

Senza neppure rispondere o guardarci, la seguimmo in sincronia, ammaliati dalle sue avanzate a gambe aperte in inviabile stile rana. Si aggrappò al bordo del gommone, sollevandosi sensualmente fino a mostrare il suo disinibito sedere gocciolante, Con un ulteriore slancio uscì definitivamente dall'acqua, gettandosi a bordo. Si alzò in piedi e si girò verso di noi. Vederla aspettare il nostro approdo completamente nuda, senza alcun ritegno, imbizzarrì i miei ormoni ormai indomabili. Le labbra della sua fica erano gonfie, dilatate, quasi sporgenti. Si asciugò dapprima morbidamente con il suo telo, scuotendo a più riprese i seni straripanti con crescente vigore; poi, in attesa del nostro arrivo, si sdraiò sul suo confortevole materassino bianco a gambe spalancate, una interamente distesa, l'altra rialzata grazie all'appoggio del piede.

Non avemmo il tempo di rifiatare: "Venite ad asciugarvi qui, c'è posto per tutti e tre". Con i polpastrelli delle dita, Diana accarezzò ad occhi chiusi le ristrette collocazioni che aveva conservato per noi, una alla sua destra, una alla sua sinistra. Obbedimmo ormai in balìa della sua procace disinvoltura. Prima di accomodarmi, notai all'orizzonte un paio di natanti che non riuscii a definire meglio. Proprio adesso, maledizione! Pur avendo l'impressione che stessero avvicinandosi, calcolai distanze ancora ragguardevoli e non mi preoccupai di comunicare l'avvistamento: avevamo tutto il tempo per divertirci un po'...

La bocca di Stefano intrappolò immediatamente le rigogliose tettone, baciate e leccate con ardore dal marinaio sempre più passionale ed eccitato. Volli concedergli carta bianca e libero arbitrio sul corpo di Diana, limitandomi ad accarezzare i lineamenti del suo viso, i suoi capelli, a solleticare il suo braccio. Sentimmo i nostri membri imprigionati d'improvviso dalle sue mani, per una gara di durezza e resistenza. Diana aprì gli occhi, guardandoci a turno con occhiate di piacere e soddisfazione. La sue gambe completamente divaricate spalancavano una fica rimasta ancora inesplorata: fu istintivo iniziare a toccarla, penetrandola prima con uno, poi con due dita. Lei richiuse gli occhi, cominciando i suoi scattosi movimenti colmi di voglia e di emozione. Anche Stefano collocò una mano in mezzo alle gambe di Diana, lo lasciai fare, tornando a baciarla sulla bocca ed a sfiorare i suoi capelli. L'eccitazione di tutti noi aveva raggiunto i massimi livelli, poteva succedere di tutto da un momento all'altro.

E infatti udimmo in lontananza il fastidioso ronzare di un motore, accompagnato da fragorose risate ed urla a squarciagola: alzammo il viso simultanemante: un gommone, a velocità sostenuta, ci stava raggiungendo per godere delle meravigliose acque delle Piscine di Venere. Allargai la visuale: anche i due piccoli scafi che avevo fiutato in precedenza si erano avvicinati considerevolmente e per giunta un barcone per gite turistiche puntava dritto in nostra direzione.

Agguantammo i nostri costumi in tutta fretta; Stefano sbottò quasi rabbiosamente, ricomponendosi con impeto: "Era tutto troppo bello... mi sembrava strano che ancora nessuno era venuto a rompere le palle".

Diana cercò di sdrammatizzare: "Wow, stavate andando così bene, mamma mia!!: siete stati fantastici, ragazzi, un vero peccato non poter continuare."

"Sarebbe stato magnifico, ma qui mi conoscono tutti ormai: sai che scandalo". Il ragazzo si esprimeva alternando serietà ed ironia.

"Posso rimanere almeno in topless o rischi la gogna anche per due tette di fuori?"

"DEVI rimanere in topless, fino a stasera, non sopporterei di vederti coprire di nuovo!!!"

Diana concesse gratificata un'ennesima piena visione della sua quarta misura, riponendo definitivamente il reggiseno nello zaino.

Stefano puntò sfacciatamente lo sguardo verso le gambe ancora aperte di Diana, intenta a infilare malvolentieri il suo perizoma: "Anche se avrei voluto fermarmi qui ancora per parecchio, meglio proseguire il nostro itinerario: manca ancora qualche posticino molto interessante da visitare..."
 
Ultima modifica:

GiuseppeI

"Level 4"
Messaggi
1,287
Punteggio reazione
819
Punti
124
"Chissà a cosa è legata la scelta di questo nome... Perché proprio Piscine di Venere?? C'è un qualche episodio mitologico ambientato in quest'area o si tratta soltanto di una vostra trovata commerciale?"

Stefano rispose in maniera marcatamente burlesca: "Diciamo che si alternano due correnti di pensiero, chiamiamole così. Una leggenda narra che a chiunque facesse il bagno (specialmente in libertà) in quello specifico specchio d'acqua che stiamo per raggiungere veniva concesso il dono dell'eterna giovinezza. Ma la realtà è che i primi operatori turistici della zona, qualche decennio fa, assegnarono questo meritato appellativo e, come vedrete, con tutti i diritti e le ragioni del caso. Comunque, se considerate che ho 68 anni e ne dimostro 22 grazie ai miei frequenti bagnetti alle Piscine di Venere, significa che non immergersi in queste acque è un suicidio bello e buono: quindi siete OBBLIGATI ad assaggiarle"

Diana, comodamente seduta sul suo esclusivo materassino in pelle bianca, scoppiò a ridere, mentre liberava il suo collo dal fastidio degli opprimenti lacci del reggiseno troppo stretti. Evitando di sorreggere i triangolini con le mani, li lasciò precipitare con nonchalance, scoprendo per una manciata di secondi le sue tette davanti al giovanotto, il quale d'incanto congelò la sua simpatia, dedicandosi inebetito a fissare con ritrovata costanza le areole lisce e dilatate. Incassato l'evidente gradimento del marinaio, Diana riafferrò i laccetti slegati, annodandoli sulla schiena, quasi parallelamente a quelli già fissati nella medesima zona.

"Di solito mi vergogno a mostrarmi ad anziani come te", esclamò divertita. "E' solo colpa tua se mi sto ricomponendo..."

"Allora sei proprio come Venere, accidenti: ammaliante ma selettiva"

"Magari! A Venere potrei soltanto lustrare le scarpe", rispose Diana amaramente.

Intervenni anch'io: "Dai, amore, su con la vita: sarà sufficiente un bagnetto come si deve e ti trasformerai nella Sua sosia... anzi, ti dirò di più: la surclasserai perché diverresti una doppia Dea"

"Giusto", esclamò Stefano: "Dea della caccia e Dea della bellezza. Allora ragazzi: non voglio illudervi o cantare vittoria, ma forse saremo anche fortunati perché in questo momento non c'è nessuno, guardate laggiù: quelle sono le Piscine di Venere, insolitamente deserte, ci siamo quasi!!"

Le incredibili colorazioni dell'acqua, impreziosite da sfumature mozzafiato, apparivano nitidissime ancora a decine di metri di distanza, in mare aperto. Diana strabuzzò gli occhi dallo stupore: "Non è possibile, sto sognando: io a casa non torno, lasciatemi qui". Attese il definitivo arresto del gommone, quasi sospeso sull'acqua cristallina. Non badando nemmeno alle nostre reazioni, tolse il reggiseno con disinvoltura, per sfoggiare finalmente un topless giunonico, privo di barriere o improbabili coperture.

"Scusatemi, ma è la mia grande occasione per non invecchiare: devo assolutamente sfruttarla, con tutte le mie forze e ad ogni costo"

Sollevò lievemente le natiche dal materassino, sfilò con naturalezza il perizoma e lo appoggiò alla sua destra, vicino al reggiseno. Si alzò in piedi, proiettando la sua fica depilata proprio in direzione dello sguardo incredulo e stordito di Stefano. Mi riservò una lunga e sensuale occhiata d'intesa, raggiunse il bordo laterale del gommone e si tuffò dopo averci deliziato con il suo sedere in bella mostra. Esplose in un grido liberatorio di reazione alla temperatura a dir poco ritemprante dell'acqua. Il suo culo affiorante consentì, dall'alto, una visuale perfetta dell'evidente segno del perizoma. Si allontanò con qualche rapida bracciata, esortandoci a condividere con lei quel momento di estasi suprema.

Mi voltai verso Stefano: era attonito, dominato da una condizione di inebriante imbarazzo.

"Vorresti toccarla?"

Mi guardò, stralunato: "Non ti seguo, scusami."

"Ho chiesto se ti piacerebbe toccarla", insistei indicando Diana, impegnata a giocare beatamente con l'acqua.

Trascorsero secondi di surreale silenzio prima della sua replica: "Beh, dipende se piacerebbe a te", rispose con un sorriso impacciato, quasi nervoso.

"E' ovvio, altrimenti non sarei qui a chiedertelo, purché non diventi il pettegolezzo della stagione estiva di Cala Gonone. Se non diffondi la notizia, puoi fare ciò che vuoi per quanto mi riguarda. A me piacerebbe... e credo anche a lei"

"Ma sei sicuro? Non mi è mai successa una cosa del genere, sono un pò confuso onestamente". Lo sbalordimento ed il disagio del giovanotto ormai imperavano.

"Tranquillo: non ti uccido, non ti picchio, non ti rubo il gommone e non ti faccio licenziare: quindi, se Diana ti piace, spogliati, tuffati, raggiungila e... divertitevi! Per me sarà un piacere ammirarvi da quassù: ognuno ha le proprie fantasie: ebbene, questa è la mia! Tu potresti trasformarla in realtà, hai il mio pieno consenso"

"Guarda che io lo faccio davvero, se sei tu a dirmelo: quindi pensaci bene"

"Ti dico di andare... e fai presto, prima che arrivi qualcuno"

Visibilmente sbigottito, il giovane scrutò l'orizzonte con estrema diligenza, girandosi in ogni direzione per rilevare eventuali presenze o avvicinamenti di altre barche: calma piatta. Indugiò ancora per qualche istante, poi si liberò del costume, fissandomi negli occhi con guardinghe scorie di diffidenza e si affrettò a buttarsi con un tuffo atletico e silenzioso.

Si accostò a Diana in pochi attimi: un imbarazzo ancora dominante rendeva il suo approccio gentile, cauto, delicato, da perfetto gentiluomo. Parlottarono a bassa voce, poi Diana si girò verso di me, sorridendo compiaciuta, prima di concedersi un giro di perlustrazione intorno al fisico del ragazzo. Si soffermò sul suo sedere sodo e florido, tentando di focalizzarlo meglio fra le trasparenze dell'acqua. La sentii sbellicarsi: la colorazione troppo candida del lato B della nostra guida aveva provocato sfottò ed ilarità: "Impara a fare come me: cerca di abbronzarti di più, in maniera più uniforme. Siete ridicoli voi maschi con questi culi bianchi slavati". Schiaffeggiò non troppo scherzosamente le chiappe del giovane, prima di palparle con vigore. Lo strinse a sé da dietro, avanzando le mani prima sui suoi muscolosi bicipiti, poi sui pettorali scolpiti, con le tettone completamente schiacciate addosso alla sua schiena. Poi affondò la mano destra in acqua, afferrando il membro di Stefano, che rimase immobile ma compiaciuto. Senza mollare la presa tornò lentamente di fronte a lui, occhi negli occhi. Uno scambio di sorrisi destò finalmente le mani del ragazzo, che in un baleno afferrò il culo di Diana, la quale non oppose resistenza. Piegò ulteriormente le ginocchia, avvinghiandosi con le gambe al girovita del giovanotto, che proseguiva la sua arrapata palpazione. Vidi Diana armeggiare ancora con la mano in acqua, cercando di posizionare il pene del marinaio in prossimità della sua fica. Le increspature del mare non rendevano facile l'operazione, accentuando la precarietà dell'equilibrio. Diana si distese leggermente, esibendo le tettone a pelo d'acqua, che imitavano la stessa danza delle onde. Stefano le afferrò con pienezza, ormai il suo imbarazzo era svanito. lasciando spazio ad un'eccitazione difficile da controllare. Sollevò Diana prendendola quasi in braccio: i suoi seni emersero per intero dall'acqua. Il ragazzo li ammirò a distanza ravvicinata, poi iniziò a baciarli, leccando i capezzoli turgidi con trasporto ed insistenza. Le tastò nuovamente, stringendole l'una all'altra, per poi lasciarle cadere e ballonzolare libere e spudorate.

Diana si voltò affannosamente verso il gommone, mi guardò con un'espressione vogliosa e rapita, invitandomi a raggiungerla grazie ad un eloquente movimento del capo. Mi sfilai il costume alla velocità della luce e mi tuffai. Stefano non mollava la presa sulle tettone e per non interrompere il suo momento di libidine mi fermai alle spalle di Diana, baciando la sua schiena, prima di tastare con veemenza il suo culo. Il mio pene marmoreo iniziò a sfiorare involontariamente le sue chiappe abbronzate: lei arretrò un braccio e con la mano lo afferrò, tentando si posizionarlo nei pressi della sua apertura vaginale.

Il ragazzo ci guardò spaesato, temendo forse di disturbarci. Lo fissai con aria rassicurante, pregandolo di continuare a spaziare sul corpo di Diana a suo totale piacimento. Lei cinse energicamente il girovita di Stefano con le gambe, cercando maggiore stabilità. Poi prese le mani del giovane e le accompagnò di nuovo sulle tettone generose e disponibili. Affondò ancora il braccio a mollo, catturò l'uccello di Stefano collocandolo a pochi millimetri dalla sua fica. Entrambi potevamo sentirne sempre di più le labbra, senza tuttavia riuscire a penetrarla degnamente: mantenere un equilibrio efficace e necessario era impresa impossibile. Diana ne fu presto consapevole, si liberò dolcemente della nostra arrapata pressione e si avviò verso il gommone: "Andiamo a metterci comodi, cosa ne dite?"

Senza neppure rispondere o guardarci, la seguimmo in sincronia, ammaliati dalle sue avanzate a gambe aperte in inviabile stile rana. Si aggrappò al bordo del gommone, sollevandosi sensualmente fino a mostrare il suo disinibito sedere gocciolante, Con un ulteriore slancio uscì definitivamente dall'acqua, gettandosi a bordo. Si alzò in piedi e si girò verso di noi. Vederla aspettare il nostro approdo completamente nuda, senza alcun ritegno, imbizzarrì i miei ormoni ormai indomabili. Le labbra della sua fica erano gonfie, dilatate, quasi sporgenti. Si asciugò dapprima morbidamente con il suo telo, scuotendo a più riprese i seni straripanti con crescente vigore; poi, in attesa del nostro arrivo, si sdraiò sul suo confortevole materassino bianco a gambe spalancate, una interamente distesa, l'altra rialzata grazie all'appoggio del piede.

Non avemmo il tempo di rifiatare: "Venite ad asciugarvi qui, c'è posto per tutti e tre". Con i polpastrelli delle dita, Diana accarezzò ad occhi chiusi le ristrette collocazioni che aveva conservato per noi, una alla sua destra, una alla sua sinistra. Obbedimmo ormai in balìa della sua procace disinvoltura. Prima di accomodarmi, notai all'orizzonte un paio di natanti che non riuscii a definire meglio. Proprio adesso, maledizione! Pur avendo l'impressione che stessero avvicinandosi, calcolai distanze ancora ragguardevoli e non mi preoccupai di comunicare l'avvistamento: avevamo tutto il tempo per divertirci un po'...

La bocca di Stefano intrappolò immediatamente le rigogliose tettone, baciate e leccate con ardore dal marinaio sempre più passionale ed eccitato. Volli concedergli carta bianca e libero arbitrio sul corpo di Diana, limitandomi ad accarezzare i lineamenti del suo viso, i suoi capelli, a solleticare il suo braccio. Sentimmo i nostri membri imprigionati d'improvviso dalle sue mani, per una gara di durezza e resistenza. Diana aprì gli occhi, guardandoci a turno con occhiate di piacere e soddisfazione. La sue gambe completamente divaricate spalancavano una fica rimasta ancora inesplorata: fu istintivo iniziare a toccarla, penetrandola prima con uno, poi con due dita. Lei richiuse gli occhi, cominciando i suoi scattosi movimenti colmi di voglia e di emozione. Anche Stefano collocò una mano in mezzo alle gambe di Diana, lo lasciai fare, tornando a baciarla sulla bocca ed a sfiorare i suoi capelli. L'eccitazione di tutti noi aveva raggiunto i massimi livelli, poteva succedere di tutto da un momento all'altro.

E infatti udimmo in lontananza il fastidioso ronzare di un motore, accompagnato da fragorose risate ed urla a squarciagola: alzammo il viso simultanemante: un gommone, a velocità sostenuta, ci stava raggiungendo per godere delle meravigliose acque delle Piscine di Venere. Allargai la visuale: anche i due piccoli scafi che avevo fiutato in precedenza si erano avvicinati considerevolmente e per giunta un barcone per gite turistiche puntava dritto in nostra direzione.

Agguantammo i nostri costumi in tutta fretta; Stefano sbottò quasi rabbiosamente, ricomponendosi con impeto: "Era tutto troppo bello... mi sembrava strano che ancora nessuno era venuto a rompere le palle".

Diana cercò di sdrammatizzare: "Wow, stavate andando così bene, mamma mia!!: siete stati fantastici, ragazzi, un vero peccato non poter continuare."

"Sarebbe stato magnifico, ma qui mi conoscono tutti ormai: sai che scandalo". Il ragazzo si esprimeva alternando serietà ed ironia.

"Posso rimanere almeno in topless o rischi la gogna anche per due tette di fuori?"

"DEVI rimanere in topless, fino a stasera, non sopporterei di vederti coprire di nuovo!!!"

Diana concesse gratificata un'ennesima piena visione della sua quarta misura, riponendo definitivamente il reggiseno nello zaino.

Stefano puntò sfacciatamente lo sguardo verso le gambe ancora aperte di Diana, intenta a infilare malvolentieri il suo perizoma: "Anche se avrei voluto fermarmi qui ancora per parecchio, meglio proseguire il nostro itinerario: manca ancora qualche posticino molto interessante da visitare..."
Splendido
 

dan_zan

Utente Inattivo da oltre 365 giorni
Messaggi
722
Punteggio reazione
617
Punti
114
"Chissà a cosa è legata la scelta di questo nome... Perché proprio Piscine di Venere?? C'è un qualche episodio mitologico ambientato in quest'area o si tratta soltanto di una vostra trovata commerciale?"

Stefano rispose in maniera marcatamente burlesca: "Diciamo che si alternano due correnti di pensiero, chiamiamole così. Una leggenda narra che a chiunque facesse il bagno (specialmente in libertà) in quello specifico specchio d'acqua che stiamo per raggiungere veniva concesso il dono dell'eterna giovinezza. Ma la realtà è che i primi operatori turistici della zona, qualche decennio fa, assegnarono questo meritato appellativo e, come vedrete, con tutti i diritti e le ragioni del caso. Comunque, se considerate che ho 68 anni e ne dimostro 22 grazie ai miei frequenti bagnetti alle Piscine di Venere, significa che non immergersi in queste acque è un suicidio bello e buono: quindi siete OBBLIGATI ad assaggiarle"

Diana, comodamente seduta sul suo esclusivo materassino in pelle bianca, scoppiò a ridere, mentre liberava il suo collo dal fastidio degli opprimenti lacci del reggiseno troppo stretti. Evitando di sorreggere i triangolini con le mani, li lasciò precipitare con nonchalance, scoprendo per una manciata di secondi le sue tette davanti al giovanotto, il quale d'incanto congelò la sua simpatia, dedicandosi inebetito a fissare con ritrovata costanza le areole lisce e dilatate. Incassato l'evidente gradimento del marinaio, Diana riafferrò i laccetti slegati, annodandoli sulla schiena, quasi parallelamente a quelli già fissati nella medesima zona.

"Di solito mi vergogno a mostrarmi ad anziani come te", esclamò divertita. "E' solo colpa tua se mi sto ricomponendo..."

"Allora sei proprio come Venere, accidenti: ammaliante ma selettiva"

"Magari! A Venere potrei soltanto lustrare le scarpe", rispose Diana amaramente.

Intervenni anch'io: "Dai, amore, su con la vita: sarà sufficiente un bagnetto come si deve e ti trasformerai nella Sua sosia... anzi, ti dirò di più: la surclasserai perché diverresti una doppia Dea"

"Giusto", esclamò Stefano: "Dea della caccia e Dea della bellezza. Allora ragazzi: non voglio illudervi o cantare vittoria, ma forse saremo anche fortunati perché in questo momento non c'è nessuno, guardate laggiù: quelle sono le Piscine di Venere, insolitamente deserte, ci siamo quasi!!"

Le incredibili colorazioni dell'acqua, impreziosite da sfumature mozzafiato, apparivano nitidissime ancora a decine di metri di distanza, in mare aperto. Diana strabuzzò gli occhi dallo stupore: "Non è possibile, sto sognando: io a casa non torno, lasciatemi qui". Attese il definitivo arresto del gommone, quasi sospeso sull'acqua cristallina. Non badando nemmeno alle nostre reazioni, tolse il reggiseno con disinvoltura, per sfoggiare finalmente un topless giunonico, privo di barriere o improbabili coperture.

"Scusatemi, ma è la mia grande occasione per non invecchiare: devo assolutamente sfruttarla, con tutte le mie forze e ad ogni costo"

Sollevò lievemente le natiche dal materassino, sfilò con naturalezza il perizoma e lo appoggiò alla sua destra, vicino al reggiseno. Si alzò in piedi, proiettando la sua fica depilata proprio in direzione dello sguardo incredulo e stordito di Stefano. Mi riservò una lunga e sensuale occhiata d'intesa, raggiunse il bordo laterale del gommone e si tuffò dopo averci deliziato con il suo sedere in bella mostra. Esplose in un grido liberatorio di reazione alla temperatura a dir poco ritemprante dell'acqua. Il suo culo affiorante consentì, dall'alto, una visuale perfetta dell'evidente segno del perizoma. Si allontanò con qualche rapida bracciata, esortandoci a condividere con lei quel momento di estasi suprema.

Mi voltai verso Stefano: era attonito, dominato da una condizione di inebriante imbarazzo.

"Vorresti toccarla?"

Mi guardò, stralunato: "Non ti seguo, scusami."

"Ho chiesto se ti piacerebbe toccarla", insistei indicando Diana, impegnata a giocare beatamente con l'acqua.

Trascorsero secondi di surreale silenzio prima della sua replica: "Beh, dipende se piacerebbe a te", rispose con un sorriso impacciato, quasi nervoso.

"E' ovvio, altrimenti non sarei qui a chiedertelo, purché non diventi il pettegolezzo della stagione estiva di Cala Gonone. Se non diffondi la notizia, puoi fare ciò che vuoi per quanto mi riguarda. A me piacerebbe... e credo anche a lei"

"Ma sei sicuro? Non mi è mai successa una cosa del genere, sono un pò confuso onestamente". Lo sbalordimento ed il disagio del giovanotto ormai imperavano.

"Tranquillo: non ti uccido, non ti picchio, non ti rubo il gommone e non ti faccio licenziare: quindi, se Diana ti piace, spogliati, tuffati, raggiungila e... divertitevi! Per me sarà un piacere ammirarvi da quassù: ognuno ha le proprie fantasie: ebbene, questa è la mia! Tu potresti trasformarla in realtà, hai il mio pieno consenso"

"Guarda che io lo faccio davvero, se sei tu a dirmelo: quindi pensaci bene"

"Ti dico di andare... e fai presto, prima che arrivi qualcuno"

Visibilmente sbigottito, il giovane scrutò l'orizzonte con estrema diligenza, girandosi in ogni direzione per rilevare eventuali presenze o avvicinamenti di altre barche: calma piatta. Indugiò ancora per qualche istante, poi si liberò del costume, fissandomi negli occhi con guardinghe scorie di diffidenza e si affrettò a buttarsi con un tuffo atletico e silenzioso.

Si accostò a Diana in pochi attimi: un imbarazzo ancora dominante rendeva il suo approccio gentile, cauto, delicato, da perfetto gentiluomo. Parlottarono a bassa voce, poi Diana si girò verso di me, sorridendo compiaciuta, prima di concedersi un giro di perlustrazione intorno al fisico del ragazzo. Si soffermò sul suo sedere sodo e florido, tentando di focalizzarlo meglio fra le trasparenze dell'acqua. La sentii sbellicarsi: la colorazione troppo candida del lato B della nostra guida aveva provocato sfottò ed ilarità: "Impara a fare come me: cerca di abbronzarti di più, in maniera più uniforme. Siete ridicoli voi maschi con questi culi bianchi slavati". Schiaffeggiò non troppo scherzosamente le chiappe del giovane, prima di palparle con vigore. Lo strinse a sé da dietro, avanzando le mani prima sui suoi muscolosi bicipiti, poi sui pettorali scolpiti, con le tettone completamente schiacciate addosso alla sua schiena. Poi affondò la mano destra in acqua, afferrando il membro di Stefano, che rimase immobile ma compiaciuto. Senza mollare la presa tornò lentamente di fronte a lui, occhi negli occhi. Uno scambio di sorrisi destò finalmente le mani del ragazzo, che in un baleno afferrò il culo di Diana, la quale non oppose resistenza. Piegò ulteriormente le ginocchia, avvinghiandosi con le gambe al girovita del giovanotto, che proseguiva la sua arrapata palpazione. Vidi Diana armeggiare ancora con la mano in acqua, cercando di posizionare il pene del marinaio in prossimità della sua fica. Le increspature del mare non rendevano facile l'operazione, accentuando la precarietà dell'equilibrio. Diana si distese leggermente, esibendo le tettone a pelo d'acqua, che imitavano la stessa danza delle onde. Stefano le afferrò con pienezza, ormai il suo imbarazzo era svanito. lasciando spazio ad un'eccitazione difficile da controllare. Sollevò Diana prendendola quasi in braccio: i suoi seni emersero per intero dall'acqua. Il ragazzo li ammirò a distanza ravvicinata, poi iniziò a baciarli, leccando i capezzoli turgidi con trasporto ed insistenza. Le tastò nuovamente, stringendole l'una all'altra, per poi lasciarle cadere e ballonzolare libere e spudorate.

Diana si voltò affannosamente verso il gommone, mi guardò con un'espressione vogliosa e rapita, invitandomi a raggiungerla grazie ad un eloquente movimento del capo. Mi sfilai il costume alla velocità della luce e mi tuffai. Stefano non mollava la presa sulle tettone e per non interrompere il suo momento di libidine mi fermai alle spalle di Diana, baciando la sua schiena, prima di tastare con veemenza il suo culo. Il mio pene marmoreo iniziò a sfiorare involontariamente le sue chiappe abbronzate: lei arretrò un braccio e con la mano lo afferrò, tentando si posizionarlo nei pressi della sua apertura vaginale.

Il ragazzo ci guardò spaesato, temendo forse di disturbarci. Lo fissai con aria rassicurante, pregandolo di continuare a spaziare sul corpo di Diana a suo totale piacimento. Lei cinse energicamente il girovita di Stefano con le gambe, cercando maggiore stabilità. Poi prese le mani del giovane e le accompagnò di nuovo sulle tettone generose e disponibili. Affondò ancora il braccio a mollo, catturò l'uccello di Stefano collocandolo a pochi millimetri dalla sua fica. Entrambi potevamo sentirne sempre di più le labbra, senza tuttavia riuscire a penetrarla degnamente: mantenere un equilibrio efficace e necessario era impresa impossibile. Diana ne fu presto consapevole, si liberò dolcemente della nostra arrapata pressione e si avviò verso il gommone: "Andiamo a metterci comodi, cosa ne dite?"

Senza neppure rispondere o guardarci, la seguimmo in sincronia, ammaliati dalle sue avanzate a gambe aperte in inviabile stile rana. Si aggrappò al bordo del gommone, sollevandosi sensualmente fino a mostrare il suo disinibito sedere gocciolante, Con un ulteriore slancio uscì definitivamente dall'acqua, gettandosi a bordo. Si alzò in piedi e si girò verso di noi. Vederla aspettare il nostro approdo completamente nuda, senza alcun ritegno, imbizzarrì i miei ormoni ormai indomabili. Le labbra della sua fica erano gonfie, dilatate, quasi sporgenti. Si asciugò dapprima morbidamente con il suo telo, scuotendo a più riprese i seni straripanti con crescente vigore; poi, in attesa del nostro arrivo, si sdraiò sul suo confortevole materassino bianco a gambe spalancate, una interamente distesa, l'altra rialzata grazie all'appoggio del piede.

Non avemmo il tempo di rifiatare: "Venite ad asciugarvi qui, c'è posto per tutti e tre". Con i polpastrelli delle dita, Diana accarezzò ad occhi chiusi le ristrette collocazioni che aveva conservato per noi, una alla sua destra, una alla sua sinistra. Obbedimmo ormai in balìa della sua procace disinvoltura. Prima di accomodarmi, notai all'orizzonte un paio di natanti che non riuscii a definire meglio. Proprio adesso, maledizione! Pur avendo l'impressione che stessero avvicinandosi, calcolai distanze ancora ragguardevoli e non mi preoccupai di comunicare l'avvistamento: avevamo tutto il tempo per divertirci un po'...

La bocca di Stefano intrappolò immediatamente le rigogliose tettone, baciate e leccate con ardore dal marinaio sempre più passionale ed eccitato. Volli concedergli carta bianca e libero arbitrio sul corpo di Diana, limitandomi ad accarezzare i lineamenti del suo viso, i suoi capelli, a solleticare il suo braccio. Sentimmo i nostri membri imprigionati d'improvviso dalle sue mani, per una gara di durezza e resistenza. Diana aprì gli occhi, guardandoci a turno con occhiate di piacere e soddisfazione. La sue gambe completamente divaricate spalancavano una fica rimasta ancora inesplorata: fu istintivo iniziare a toccarla, penetrandola prima con uno, poi con due dita. Lei richiuse gli occhi, cominciando i suoi scattosi movimenti colmi di voglia e di emozione. Anche Stefano collocò una mano in mezzo alle gambe di Diana, lo lasciai fare, tornando a baciarla sulla bocca ed a sfiorare i suoi capelli. L'eccitazione di tutti noi aveva raggiunto i massimi livelli, poteva succedere di tutto da un momento all'altro.

E infatti udimmo in lontananza il fastidioso ronzare di un motore, accompagnato da fragorose risate ed urla a squarciagola: alzammo il viso simultanemante: un gommone, a velocità sostenuta, ci stava raggiungendo per godere delle meravigliose acque delle Piscine di Venere. Allargai la visuale: anche i due piccoli scafi che avevo fiutato in precedenza si erano avvicinati considerevolmente e per giunta un barcone per gite turistiche puntava dritto in nostra direzione.

Agguantammo i nostri costumi in tutta fretta; Stefano sbottò quasi rabbiosamente, ricomponendosi con impeto: "Era tutto troppo bello... mi sembrava strano che ancora nessuno era venuto a rompere le palle".

Diana cercò di sdrammatizzare: "Wow, stavate andando così bene, mamma mia!!: siete stati fantastici, ragazzi, un vero peccato non poter continuare."

"Sarebbe stato magnifico, ma qui mi conoscono tutti ormai: sai che scandalo". Il ragazzo si esprimeva alternando serietà ed ironia.

"Posso rimanere almeno in topless o rischi la gogna anche per due tette di fuori?"

"DEVI rimanere in topless, fino a stasera, non sopporterei di vederti coprire di nuovo!!!"

Diana concesse gratificata un'ennesima piena visione della sua quarta misura, riponendo definitivamente il reggiseno nello zaino.

Stefano puntò sfacciatamente lo sguardo verso le gambe ancora aperte di Diana, intenta a infilare malvolentieri il suo perizoma: "Anche se avrei voluto fermarmi qui ancora per parecchio, meglio proseguire il nostro itinerario: manca ancora qualche posticino molto interessante da visitare..."
... e qui la situazione è davvero calda. wow
 

charlesleclerc

"Level 6"
Messaggi
1,257
Punteggio reazione
2,863
Punti
113
Si è passati dal piacere e dalla curiosità nel leggerti ad avere eccitazione profonda nel leggerti, e che tensione! una stupenda evoluzione!
 
Ultima modifica:

Top Bottom