L'allenatore della squadra femminile

sellacanb

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Inizio dal principio: sono Giovanni e ho 26 anni. Da un po' di tempo faccio l'allenatore di una squadra femminile under 21 che si ritrova 3 volte alla settimana per gli allenamenti e, chiaramente, alla domenica per giocare il campionato. Sapete, la classica storia del giocatore promettente che si rompe presto e non riesce a recuperare fisicamente e psicologicamente dall'infortunio che gli ha distrutto la carriera, da questo punto di vista non sono affatto una novità, me ne rendo conto. Non mi reputo un brutto ragazzo, ma qualche difetto evidente (come la classica pancia alcolica che si ha nella mia età) lo ho senza ombra di dubbio.

Alleno a Roma, questa piccola squadra della capitale di cui non farò il nome per questione di privacy (e spero qualcuno mi capirà). Era un giorno come gli altri, riscaldamento e poi schemi offensivi per mettere in risalto la nostra stella della squadra: la fortissima Nicole, 1.70 mora con occhi verdi e un fisico statuario, una delle ragazze più forti che abbia mai visto solcare un campo di calcio. Essendo spesso una testa calda, nata in uno dei quartieri più "difficili" di Roma, non perdeva l'occasione di deridere le compagne di squadra e di provocarle, spesso arrivando alle mani.

Quel giorno gli chiesti di provare un esercizio con gli esterni, appoggiarla lateralmente per poi buttarsi dentro, e lei di tutta risposta saltava sistematicamente il difensore centrale e la buttava come al solito nell'angolino alto. Per quanto orgoglioso di avere tale fenomeno fra le mie fila, mi arrabbiai parecchio:

<Nicole, porca p****, devi fare il c**** che dico io e non come decide di fare quella testa di c*** che ti ritrovi>. Era il gioco dei ruoli, lei come al solito mi rispose a tono con un <Non è colpa mia se i nostri esterni fanno cagare è non vanno incontro alla punta>. Effettivamente, tolta lei, la nostra squadra non era questo granché, nonostante l'anno prima raggiungemmo i playoff all'ultima giornata perdendo in semifinale contro i futuri campioni abbiamo subito un cambio definirei "generazionale" e molte dovevano ancora imparare bene i meccanismi, così come Alessia, l'attaccante di destra, che sembrava una ragazza timida e riservata che nello spogliatoio non dava a parlare a nessuno.

Dopo quell' episodio, partitella e tutte nello spogliatoio, io ritorno nel mio e, mentre cammino, sento la voce di Nicole che grida verso una sua compagnia: <Ao ma chi è sto qui? È il tuo ragazzo?>. Una voce timida, che non riconobbi subito, rispose: <Si, si chiama Matteo>. <C*** me frega de come se chiama, me ce sederei come sur cesso e me la farei leccà fino a domani>. Le compagne scoppiano in una grossa risata, non sento nessuna risposta da parte di Alessia.

Pensando che ormai con Nicole non ci sia nulla da fare, mi bussano alla porta dello spogliatoio *toc toc* <Si, chi è?> <Mister sono Martina, può aprire?>. Martina era una delle veterane della squadra, difensore centrale, rossa di capelli, occhi marroni, alta più o meno 1.75/1.80. Apro e la vedo ancora con le scarpette al piede, ancora non si era spogliata <Le devo parlare di una cosa, riguarda le nuove arrivate> <Dimmi tutto> risposi io, pensando fosse qualcosa riguardante il campo, essendo lei molto attenta alla parte tattica. <Due di loro sono lesbiche, e dopo l'allenamento si masturbano a vicenda nelle docce, le ho scoperte io mentre se la leccavano sulla panca dello spogliatoio degli arbitri>.

Il mio cazzo si irrigidì all'istante: sapevo che c'era molta omosessualità nel calcio femminile, ma non mi era mai capitato prima d'ora: <Capisco Marti, e chi sono? Ma sopratutto, cosa vuoi che faccia?> <Sono Francesca e Miriam, le due more, nulla mi sembrava giusto avvisarla, tutto qui> <Ti ringrazio Marti, ma non penso che serva ai fini della squadra, l'importante è che siamo tutto uniti>.

Lei mi salutò con il solito sorriso dolce e mi lasciò ai miei pensieri e alla mia sega sotto la doccia, pensando ad un menage-a-trois con quelle due ragazze nello spogliatoio. *continua*
 

diabl

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Inizio dal principio: sono Giovanni e ho 26 anni. Da un po' di tempo faccio l'allenatore di una squadra femminile under 21 che si ritrova 3 volte alla settimana per gli allenamenti e, chiaramente, alla domenica per giocare il campionato. Sapete, la classica storia del giocatore promettente che si rompe presto e non riesce a recuperare fisicamente e psicologicamente dall'infortunio che gli ha distrutto la carriera, da questo punto di vista non sono affatto una novità, me ne rendo conto. Non mi reputo un brutto ragazzo, ma qualche difetto evidente (come la classica pancia alcolica che si ha nella mia età) lo ho senza ombra di dubbio.

Alleno a Roma, questa piccola squadra della capitale di cui non farò il nome per questione di privacy (e spero qualcuno mi capirà). Era un giorno come gli altri, riscaldamento e poi schemi offensivi per mettere in risalto la nostra stella della squadra: la fortissima Nicole, 1.70 mora con occhi verdi e un fisico statuario, una delle ragazze più forti che abbia mai visto solcare un campo di calcio. Essendo spesso una testa calda, nata in uno dei quartieri più "difficili" di Roma, non perdeva l'occasione di deridere le compagne di squadra e di provocarle, spesso arrivando alle mani.

Quel giorno gli chiesti di provare un esercizio con gli esterni, appoggiarla lateralmente per poi buttarsi dentro, e lei di tutta risposta saltava sistematicamente il difensore centrale e la buttava come al solito nell'angolino alto. Per quanto orgoglioso di avere tale fenomeno fra le mie fila, mi arrabbiai parecchio:

<Nicole, porca p****, devi fare il c**** che dico io e non come decide di fare quella testa di c*** che ti ritrovi>. Era il gioco dei ruoli, lei come al solito mi rispose a tono con un <Non è colpa mia se i nostri esterni fanno cagare è non vanno incontro alla punta>. Effettivamente, tolta lei, la nostra squadra non era questo granché, nonostante l'anno prima raggiungemmo i playoff all'ultima giornata perdendo in semifinale contro i futuri campioni abbiamo subito un cambio definirei "generazionale" e molte dovevano ancora imparare bene i meccanismi, così come Alessia, l'attaccante di destra, che sembrava una ragazza timida e riservata che nello spogliatoio non dava a parlare a nessuno.

Dopo quell' episodio, partitella e tutte nello spogliatoio, io ritorno nel mio e, mentre cammino, sento la voce di Nicole che grida verso una sua compagnia: <Ao ma chi è sto qui? È il tuo ragazzo?>. Una voce timida, che non riconobbi subito, rispose: <Si, si chiama Matteo>. <C*** me frega de come se chiama, me ce sederei come sur cesso e me la farei leccà fino a domani>. Le compagne scoppiano in una grossa risata, non sento nessuna risposta da parte di Alessia.

Pensando che ormai con Nicole non ci sia nulla da fare, mi bussano alla porta dello spogliatoio *toc toc* <Si, chi è?> <Mister sono Martina, può aprire?>. Martina era una delle veterane della squadra, difensore centrale, rossa di capelli, occhi marroni, alta più o meno 1.75/1.80. Apro e la vedo ancora con le scarpette al piede, ancora non si era spogliata <Le devo parlare di una cosa, riguarda le nuove arrivate> <Dimmi tutto> risposi io, pensando fosse qualcosa riguardante il campo, essendo lei molto attenta alla parte tattica. <Due di loro sono lesbiche, e dopo l'allenamento si masturbano a vicenda nelle docce, le ho scoperte io mentre se la leccavano sulla panca dello spogliatoio degli arbitri>.

Il mio cazzo si irrigidì all'istante: sapevo che c'era molta omosessualità nel calcio femminile, ma non mi era mai capitato prima d'ora: <Capisco Marti, e chi sono? Ma sopratutto, cosa vuoi che faccia?> <Sono Francesca e Miriam, le due more, nulla mi sembrava giusto avvisarla, tutto qui> <Ti ringrazio Marti, ma non penso che serva ai fini della squadra, l'importante è che siamo tutto uniti>.

Lei mi salutò con il solito sorriso dolce e mi lasciò ai miei pensieri e alla mia sega sotto la doccia, pensando ad un menage-a-trois con quelle due ragazze nello spogliatoio. *continua*

Bell inizio ora aspettiamo il seguito ....
 

rud1985

Lo Svangamaroni
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Svangopoli
Molto interessante, nonché una delle poche storie in cui non ci si fa scopare la donna dagli altri!
Poco dopo la fine della mia gloriosa carriera era stato proposto anche a me di allenare una squadra femminile, quindi sono doppiamente interessato..anche se ormai è passato qualche annetto
 

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