dai è facile che come l'altro giorno c'è l'ha pronto e lo posta subito...ma dai, cattivone.
Ora dobbiamo attendere altri lunghi giorni...
NON VALE!!!
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dai è facile che come l'altro giorno c'è l'ha pronto e lo posta subito...ma dai, cattivone.
Ora dobbiamo attendere altri lunghi giorni...
NON VALE!!!
porca troiaCapitolo 15 Cup King
Dopo aver cenato, i tre presero la macchina e raggiunsero il paese più vicino per trascorrere una piacevole serata passeggiando lungo le bancarelle del lungomare. Non rientrarono tardi e si trovarono insieme seduti al tavolo dell'appartamento per qualche chiacchiera prima di andare a dormire come erano soliti fare.
Ad un certo punto della conversazione Arianna cambio discorso:
-Questa sera non sono stanca perché non facciamo un gioco insieme?-
-E quale gioco avresti in mente?- chiese Luca.
- Quello lì a cui abbiamo giocato a Capodanno qualche anno fa… ma si dai quell'anno in montagna quando eravamo tutti insieme com'è che si chiamava… -
- Cup king- disse Luca.
- Si esatto quello lì… dai ci eravamo divertiti-
- Non penso che sia il gioco adatto ad Elena-
-E perché no? di cosa si tratta?- rispose Elena incuriosita.
- E’ un gioco dove si beve molto, non fa per te- tagliò corto Luca.
Arianna contrariata dall’incapacità del marito di capire dove stava andando a parare replicò:
-Ma sì dai capisco una serata tipo Capodanno dove magari si ha anche a che fare con degli sconosciuti… ma che problema c’è? siamo qua noi tre da soli a casa… dai Elena ti prego solo per passare un pò il tempo in una maniera diversa-.
Elena in qualunque altra occasione avrebbe rifiutato ma il comportamento di Luca l’aveva irritata. ‘Non fa per te’. Cosa voleva dire? Che cosa aveva lei di diverso? Luca pensava che non poteva divertirsi con un gioco alcolico come qualunque altra ragazza? Perché la vedeva sempre diversa?
-Spiegatemi un pò di cosa si tratta e vediamo-
Fu Luca prendere la parola:
-Si gioca con un mazzo di carte. A turno si gira una carta dal mazzo. Ad ogni carta corrisponde un azione da fare e ogni volta che qualcuno non rispetta una regola deve bere. Inoltre in mezzo al tavolo metteremo una coppa. Ogni volta che uno pesca un re ha diritto a mettere qualcosa dentro la Coppa. Quando esce l’ultimo re chi lo ha trovato deve bere il contenuto della Coppa e il gioco è finito.
- Non mi sembra così difficile, si tratta solo di stare attenti a rispettare le regole per non bere più del dovuto- rispose Elena, quasi delusa da quanto il gioco le apparisse semplice.
Arianna rispose raggiante:
- wow grande Elena! dai ora ti spieghiamo bene le regole e iniziamo-.
Luca, però, non era convinto.
-Dai ma che tristezza, abbiamo solo un paio di birre nel frigo per bere. Non è un gioco da fare con qualche birra-.
Arianna fece un sorriso di vittoria.
-Avresti ragione, se non fosse che la tua mogliettina, quando prima ci siamo fermati al supermercato ha pensato anche a questo-.
Arianna si alzò, raggiunse il freezer e tirò fuori le bottiglie di sambuca e di limoncello che aveva messo in fresco tornati a casa, in un momento in cui nessuno la stava guardando.
-Avevi già pensato a tutto eh? –
disse Luca che solo in quel momento si rese conto di come il gioco fosse stato premeditato dalla moglie.
-Stesse cose tutte le sere- rispose lei -volevo semplicemente proporvi qualcosa di diverso-.
Dopo aver spiegato nel dettaglio le regole ad Elena iniziarono a giocare. Per Elena fu presto chiaro che il gioco non era per nulla così facile come si aspettava. Al suo primo turno Luca pescò subito un jack che gli dava diritto di inventare una regola. La regola scelta da Luca prevedeva che nessuno potesse mai dire ‘si’.
Qualche secondo dopo Elena prese la sua prima carta. La guardo un po’ in dubbio sul da farsi e Luca colse subito l’occasione al volo per domandarle se avesse capito bene le regole del gioco. Elena rispose di sì. E Luca e Arianna scoppiarono insieme a ridere.
Elena ci mise qualche secondo a capire che aveva infranto la prima regola del gioco e che doveva bere. Luca le avvicinò un bicchierino chiedendole che cosa preferisse tra la sambuca e il limoncello. Elena si ricordò che una volta aveva assaggiato un limoncello e che non le era piaciuto molto quindi rispose che preferiva la sambuca.
Luca versò nel suo bicchiere e le ricordò che il gioco prevedeva che bisognasse bere alla goccia. La scena fu abbastanza comica per Arianna e Luca. Elena prese il bicchiere e lo butto giù in un solo colpo. Divenne rossa e cominciò a tossire. Sembrava avesse ingoiato un veleno. Ma alla fine, dandosi qualche pacca sul petto, butto giù. Il gioco non era così semplice come pensava.
Il giocò finì dopo circa un ora. Fu Luca a pescare l’ultimo re e bere dalla coppa. Gli andò abbastanza bene. I primi due re li pescò Elena che versò acqua e birra, il terzo Arianna che versò del limoncello. L’intruglio era tutto sommato bevibile.
Si sdraiarono insieme sul divano e fu in quel passaggio tra la sedia del tavolo e il divano che Elena si rese conto di quanto aveva bevuto.
Era pienamente cosciente. Sapeva dov’era, con chi, cosa avevano fatto sino ad allora ma allo stesso tempo sentiva di aver perso totalmente il controllo del suo corpo e di avere qualche breve vuoto.
Si alzò dalla sedia e si ritrovò seduta sul divano senza avere ben chiaro come ci fosse arrivata, come se si fosse teletrasportata, ma la sensazione addosso era quella di aver barcollato parecchio.
Guardò il tavolo. Durante il gioco Arianna e Luca avevano bevuto solo limoncello, mentre lei aveva bevuto la sambuca.
La bottiglia di limoncello aveva ancora un terzo del contenuto al suo interno. Quella di sambuca era totalmente vuota.
Luca si sedette sul divano mentre Arianna disse che andava in bagno a prepararsi per dormire.
Per qualche minuto Elena e Luca parlarono del gioco, si erano divertiti ed Elena confessò di sentirsi totalmente distaccata dalla realtà e che non era poi tanto male come sensazione.
Arianna riapparve nella sala ma non certo come Elena se la sarebbe aspettata. Era completamente nuda. Elena la fissò più per l’inaspettata situazione che altro, cercando di capire se la visione fosse reale o la sua vista fosse appannata.
Ora riusciva a vedere il risultato delle settimane di abbronzatura. La pelle di Arianna era scura e dorata. Sul petto le mammelle erano due triangoli bianco latte che terminavano in due capezzoli chiari totalmente piatti. Un terzo triangolo più grande era stampato in mezzo alle sue gambe anche questo completamente bianco e privo di peluria.
Arianna li raggiunse e senza dire una parola si mise a cavalcioni su Luca iniziando a baciarlo. Prima in bocca con passione, poi sul collo. Elena era immobilizzata, la testa andava da una parte, il corpo da un’altra. Forse doveva alzarsi e andare in camera sua, ma i muscoli non rispondevano. Sapeva che non avrebbe dovuto guardare ma i suoi occhi rimanevano fissi su quella scena senza che riuscisse a distoglierli.
Arianna infilò una mano nei pantaloni di Luca e ne estrasse il cazzo che iniziò a segare.
Elena sentì solo caldo. Caldo sulle guance, caldo sul palmo della mano, caldo in mezzo alle gambe. Non riusciva a staccare gli occhi dal pene di Luca, da quella mano che ritmicamente lo muoveva su e giù.
Qualche settimana prima, a casa, lo aveva intravisto nella penombra. Ora per la prima volta ammirava quel superbo palo, il suo sogno proibito che lei aveva segregato nella sua fantasia e che ora era uscito senza avvisarla e che da qualche minuto la penetrava si, ma nella mente.
Ne studiò ogni singola venatura, ogni forma, come se il tempo fosse bloccato e Luca e Arianna non la stessero guardando per osservare la sua reazione.
Pensò. Pensò che voleva essere penetrata ma non poteva. Non era giusto, era vietato. E allora doveva andare in camera sua, abbandonare quella visone per chiudersi in camera sua dove nessuno avrebbe potuto scoprire il suo peccato. Dove avrebbe potuto farsi penetrare nella sua testa, nella fantasia, ma più fantasticava meno i suoi muscoli rispondevano e non riusciva ad alzarsi e correre in camera sua perché quello splendido cazzo ora era a lì a portata, a pochi centimetri da lei e più fantasticava di essere presa più il pensiero che la fantasia potesse diventare realtà la paralizzava.
Fu Arianna ad interrompere quel flusso continuo di pensieri. Si alzò e prese per mano Luca facendo alzare anche lui dal divano.
-Noi andiamo in camera nostra a divertirci. Se ti va di unirti ti aspettiamo lì-.
Con il cazzo duro, come tutti quiE io come ci arrivo al prossimo capitolo?
Sadicoooooo!!! Continua!Capitolo 15 Cup King
Dopo aver cenato, i tre presero la macchina e raggiunsero il paese più vicino per trascorrere una piacevole serata passeggiando lungo le bancarelle del lungomare. Non rientrarono tardi e si trovarono insieme seduti al tavolo dell'appartamento per qualche chiacchiera prima di andare a dormire come erano soliti fare.
Ad un certo punto della conversazione Arianna cambio discorso:
-Questa sera non sono stanca perché non facciamo un gioco insieme?-
-E quale gioco avresti in mente?- chiese Luca.
- Quello lì a cui abbiamo giocato a Capodanno qualche anno fa… ma si dai quell'anno in montagna quando eravamo tutti insieme com'è che si chiamava… -
- Cup king- disse Luca.
- Si esatto quello lì… dai ci eravamo divertiti-
- Non penso che sia il gioco adatto ad Elena-
-E perché no? di cosa si tratta?- rispose Elena incuriosita.
- E’ un gioco dove si beve molto, non fa per te- tagliò corto Luca.
Arianna contrariata dall’incapacità del marito di capire dove stava andando a parare replicò:
-Ma sì dai capisco una serata tipo Capodanno dove magari si ha anche a che fare con degli sconosciuti… ma che problema c’è? siamo qua noi tre da soli a casa… dai Elena ti prego solo per passare un pò il tempo in una maniera diversa-.
Elena in qualunque altra occasione avrebbe rifiutato ma il comportamento di Luca l’aveva irritata. ‘Non fa per te’. Cosa voleva dire? Che cosa aveva lei di diverso? Luca pensava che non poteva divertirsi con un gioco alcolico come qualunque altra ragazza? Perché la vedeva sempre diversa?
-Spiegatemi un pò di cosa si tratta e vediamo-
Fu Luca prendere la parola:
-Si gioca con un mazzo di carte. A turno si gira una carta dal mazzo. Ad ogni carta corrisponde un azione da fare e ogni volta che qualcuno non rispetta una regola deve bere. Inoltre in mezzo al tavolo metteremo una coppa. Ogni volta che uno pesca un re ha diritto a mettere qualcosa dentro la Coppa. Quando esce l’ultimo re chi lo ha trovato deve bere il contenuto della Coppa e il gioco è finito.
- Non mi sembra così difficile, si tratta solo di stare attenti a rispettare le regole per non bere più del dovuto- rispose Elena, quasi delusa da quanto il gioco le apparisse semplice.
Arianna rispose raggiante:
- wow grande Elena! dai ora ti spieghiamo bene le regole e iniziamo-.
Luca, però, non era convinto.
-Dai ma che tristezza, abbiamo solo un paio di birre nel frigo per bere. Non è un gioco da fare con qualche birra-.
Arianna fece un sorriso di vittoria.
-Avresti ragione, se non fosse che la tua mogliettina, quando prima ci siamo fermati al supermercato ha pensato anche a questo-.
Arianna si alzò, raggiunse il freezer e tirò fuori le bottiglie di sambuca e di limoncello che aveva messo in fresco tornati a casa, in un momento in cui nessuno la stava guardando.
-Avevi già pensato a tutto eh? –
disse Luca che solo in quel momento si rese conto di come il gioco fosse stato premeditato dalla moglie.
-Stesse cose tutte le sere- rispose lei -volevo semplicemente proporvi qualcosa di diverso-.
Dopo aver spiegato nel dettaglio le regole ad Elena iniziarono a giocare. Per Elena fu presto chiaro che il gioco non era per nulla così facile come si aspettava. Al suo primo turno Luca pescò subito un jack che gli dava diritto di inventare una regola. La regola scelta da Luca prevedeva che nessuno potesse mai dire ‘si’.
Qualche secondo dopo Elena prese la sua prima carta. La guardo un po’ in dubbio sul da farsi e Luca colse subito l’occasione al volo per domandarle se avesse capito bene le regole del gioco. Elena rispose di sì. E Luca e Arianna scoppiarono insieme a ridere.
Elena ci mise qualche secondo a capire che aveva infranto la prima regola del gioco e che doveva bere. Luca le avvicinò un bicchierino chiedendole che cosa preferisse tra la sambuca e il limoncello. Elena si ricordò che una volta aveva assaggiato un limoncello e che non le era piaciuto molto quindi rispose che preferiva la sambuca.
Luca versò nel suo bicchiere e le ricordò che il gioco prevedeva che bisognasse bere alla goccia. La scena fu abbastanza comica per Arianna e Luca. Elena prese il bicchiere e lo butto giù in un solo colpo. Divenne rossa e cominciò a tossire. Sembrava avesse ingoiato un veleno. Ma alla fine, dandosi qualche pacca sul petto, butto giù. Il gioco non era così semplice come pensava.
Il giocò finì dopo circa un ora. Fu Luca a pescare l’ultimo re e bere dalla coppa. Gli andò abbastanza bene. I primi due re li pescò Elena che versò acqua e birra, il terzo Arianna che versò del limoncello. L’intruglio era tutto sommato bevibile.
Si sdraiarono insieme sul divano e fu in quel passaggio tra la sedia del tavolo e il divano che Elena si rese conto di quanto aveva bevuto.
Era pienamente cosciente. Sapeva dov’era, con chi, cosa avevano fatto sino ad allora ma allo stesso tempo sentiva di aver perso totalmente il controllo del suo corpo e di avere qualche breve vuoto.
Si alzò dalla sedia e si ritrovò seduta sul divano senza avere ben chiaro come ci fosse arrivata, come se si fosse teletrasportata, ma la sensazione addosso era quella di aver barcollato parecchio.
Guardò il tavolo. Durante il gioco Arianna e Luca avevano bevuto solo limoncello, mentre lei aveva bevuto la sambuca.
La bottiglia di limoncello aveva ancora un terzo del contenuto al suo interno. Quella di sambuca era totalmente vuota.
Luca si sedette sul divano mentre Arianna disse che andava in bagno a prepararsi per dormire.
Per qualche minuto Elena e Luca parlarono del gioco, si erano divertiti ed Elena confessò di sentirsi totalmente distaccata dalla realtà e che non era poi tanto male come sensazione.
Arianna riapparve nella sala ma non certo come Elena se la sarebbe aspettata. Era completamente nuda. Elena la fissò più per l’inaspettata situazione che altro, cercando di capire se la visione fosse reale o la sua vista fosse appannata.
Ora riusciva a vedere il risultato delle settimane di abbronzatura. La pelle di Arianna era scura e dorata. Sul petto le mammelle erano due triangoli bianco latte che terminavano in due capezzoli chiari totalmente piatti. Un terzo triangolo più grande era stampato in mezzo alle sue gambe anche questo completamente bianco e privo di peluria.
Arianna li raggiunse e senza dire una parola si mise a cavalcioni su Luca iniziando a baciarlo. Prima in bocca con passione, poi sul collo. Elena era immobilizzata, la testa andava da una parte, il corpo da un’altra. Forse doveva alzarsi e andare in camera sua, ma i muscoli non rispondevano. Sapeva che non avrebbe dovuto guardare ma i suoi occhi rimanevano fissi su quella scena senza che riuscisse a distoglierli.
Arianna infilò una mano nei pantaloni di Luca e ne estrasse il cazzo che iniziò a segare.
Elena sentì solo caldo. Caldo sulle guance, caldo sul palmo della mano, caldo in mezzo alle gambe. Non riusciva a staccare gli occhi dal pene di Luca, da quella mano che ritmicamente lo muoveva su e giù.
Qualche settimana prima, a casa, lo aveva intravisto nella penombra. Ora per la prima volta ammirava quel superbo palo, il suo sogno proibito che lei aveva segregato nella sua fantasia e che ora era uscito senza avvisarla e che da qualche minuto la penetrava si, ma nella mente.
Ne studiò ogni singola venatura, ogni forma, come se il tempo fosse bloccato e Luca e Arianna non la stessero guardando per osservare la sua reazione.
Pensò. Pensò che voleva essere penetrata ma non poteva. Non era giusto, era vietato. E allora doveva andare in camera sua, abbandonare quella visone per chiudersi in camera sua dove nessuno avrebbe potuto scoprire il suo peccato. Dove avrebbe potuto farsi penetrare nella sua testa, nella fantasia, ma più fantasticava meno i suoi muscoli rispondevano e non riusciva ad alzarsi e correre in camera sua perché quello splendido cazzo ora era a lì a portata, a pochi centimetri da lei e più fantasticava di essere presa più il pensiero che la fantasia potesse diventare realtà la paralizzava.
Fu Arianna ad interrompere quel flusso continuo di pensieri. Si alzò e prese per mano Luca facendo alzare anche lui dal divano.
-Noi andiamo in camera nostra a divertirci. Se ti va di unirti ti aspettiamo lì-.
Ciao artimio.Quest'ultimo racconto non era incredibile, per il prossimo torna ai tuoi soliti livelli.. si vede che l'hai scritto di fretta e furia
Come? glielo stacca e poi lo usa come dildo di carne?Chi la svergina Elena? Ma Arianna , naturalmente, come? Con il cazzo di Luca
Ho detto troppo?
TouchéCiao artimio.
Non posso fare altro che scusarmi sinceramente con te.
Come utente pagante hai diritto di avere da chi come me percepisce un guadagno dal pubblicare qui i suoi racconti sempre il massimo livello possibile.
Ti prometto che per il prossimo capitolo 'tornerò ai miei livelli'.
Dedicherò tutto il tempo necessario perché l'opera possa essere di tuo gradimento.
È evidente che l'ultima parte sia stata scritta in 'fretta e furia' e non posso che scusarmi ulteriormente per questa mia mancanza.
Ci tengo che i lettori di questo racconto siano sempre soddisfatti al massimo e farò di tutto, anche non dormire la notte, per soddisfare da qui in avanti le tue aspettative.
Bella comunqueCiao artimio.
Non posso fare altro che scusarmi sinceramente con te.
Come utente pagante hai diritto di avere da chi come me percepisce un guadagno dal pubblicare qui i suoi racconti sempre il massimo livello possibile.
Ti prometto che per il prossimo capitolo 'tornerò ai miei livelli'.
Dedicherò tutto il tempo necessario perché l'opera possa essere di tuo gradimento.
È evidente che l'ultima parte sia stata scritta in 'fretta e furia' e non posso che scusarmi ulteriormente per questa mia mancanza.
Ci tengo che i lettori di questo racconto siano sempre soddisfatti al massimo e farò di tutto, anche non dormire la notte, per soddisfare da qui in avanti le tue aspettative.
Un raggio di luce in una giornata noiosaCAPITOLO 16 – ALMOST TRUE
Quando Elena rimase da sola in sala le ci volle qualche minuto solo per metabolizzare appieno quelle poche parole di Arianna.
Pensò all’inizio ad uno scherzo, un modo dell’amica di prenderla in giro. Ma che scherzo era? E poi quale scherzo, aveva appena fatto una sega a Luca davanti a lei. I limiti dello scherzo le sembravano essere stati ampiamente superati.
Cercò di ritrovare lucidità per analizzare la situazione ma non ci riusciva. I pensieri arrivavano e andavano via senza né capo né coda, senza che avesse il tempo di farli suoi. Ad ogni movimento le sembrava di essere ad una proiezione di diapositive, tutto intorno a lei si muoveva a scatti, scompariva e riappariva un secondo dopo in un’angolazione diversa rispetto a dove pensava dovesse essere.
Si ritrovò senza sapere come in piedi. Aveva caldo. Sfilò il vestito con cui era uscita facendolo scivolare a terra e restando con addosso solo l’intimo, un reggiseno e una mutanda neri, completamente anonimi.
Si ritrovò senza sapere perché a camminare verso le camere da letto. La realtà si muoveva a scatti o era lei. Cercava di sentire qualcosa, quel qualcosa che la stava spingendo verso quella porta ma non lo trovò. Non c’erano pensieri, non c’erano idee, il suo cervello era vuoto. C’era solo l’istinto puro e semplice che come una marionetta la stava facendo avanzare.
Si ritrovò senza conoscere come ci fosse arrivata con la mano sulla maniglia della porta della stanza di Luca e Arianna, a girarla, ad entrare con la sensazione di star valicando un confine dal quale non sarebbe più tornata indietro. Sperava che qualcosa la fermasse. La sua etica, la sua morale, la sua educazione, i suoi sensi di colpa che sempre l’avevano protetta ma non né trovo neanche un rimasuglio. Non trovava barriere, non trovava muri.
Si affidò alla paura, almeno quella, la semplice, sana, primitiva paura. Non funzionò. Vi erano altri istinti primitivi, primordiali, che si erano impadroniti di lei abbattendo anche la paura.
Un secondo stava guardando la porta della stanza, il secondo dopo stava guardando Luca, nudo in piedi. Arianna era in ginocchio, nuda anche lei, con in bocca il cazzo del marito. La guardarono, entrambi sorrisero.
Arianna per un attimo si staccò dal marito indicandole con la mano una sedia nell’angolo della stanza.
- Siediti -
Quando si sedette Arianna riprese a dare piacere a Luca con la bocca. Le dava le spalle mentre il marito era rivolto dritto verso di lei. Il suo cazzo era coperto dalla testa di Arianna ma Elena ormai se lo ricordava bene. Quell’immagine di qualche minuto prima le si era piantata in testa e anche così poteva vederlo nella sua mente duro e forte ingoiato tra le labbra di Arianna.
Luca la fissò, uno sguardo pieno di goduria, di desiderio, di perversione.
- Togliti il reggiseno -
Nessuna rielaborazione del pensiero si frappose tra l’ascolto di quelle parole e le sue mani che ubbidienti slacciarono il reggiseno e lo sfilarono per poi appoggiarlo a terra.
Sentiva i seni duri e sodi, guardò i suoi grossi capezzoli e poté solo constatare come fossero già turgidi.
Non passò neanche un secondo quando la voce di Luca le penetrò tra le gambe con un sussulto.
- Ora le mutande -
Qualcosa si oppose in lei ma per meno di una frazione di secondo, poi sfilò anche le mutande.
- Alzati in piedi. Brava così. Fatti vedere… sei bella sai Elena? E che pere che hai. Allarga le gambe. Ora girati. Tieni sempre le gambe allargate, vogliamo vederti di schiena. Bravissima Elena. Ora piegati in avanti, appoggiati con le mani alla sedia mettendoti a novanta… brava Elena… ho detto di tenere le gambe larghe… ecco così. Si vede da qua ad occhio nudo quanto sei stretta. Ora vieni qui, avvicinati-
Arianna si alzò in piedi, la prese per mano e la accompagnò sul letto dove la fece mettere seduta in ginocchio. Si piegò in avanti verso il suo busto. Ebbe un piccolo fremito quando prese il suo capezzolo in bocca iniziando a massaggiarlo con la lingua. L’altra mano di Arianna raggiunse il suo secondo seno avvolgendolo con il suo calore, giocando con il capezzolo.
Quello che la sconvolse fu però la sensazione della presenza di Luca alle sue spalle. Non poteva vederlo ma sapeva che era lì.
Sentì qualcosa sfiorare il suo sedere, avvicinarsi sempre di più, premere fino ad infilarsi appoggiato tra le sue natiche.
Le ci volle qualche secondo per capire. Capire che non erano le mani di Luca ma il suo cazzo. Duro ed eretto come lo aveva visto era lì ora appoggiato su di lei a pochi centimetri dall’ingresso del suo corpo.
Si bagnò all’istante, sentiva le sue labbra inumidirsi velocemente, il desiderio assalirla, la sua libidine soggiogare qualunque forma di resistenza seppur minima le potesse essere rimasta.
Sentì le mani di Luca sul fianco, sul ventre, sul pube, sul clitoride.
Ansimò forte, se ne rese conto anche lei, provocando una pressione ancora più forte della mano di Luca che era lì, si faceva sentire, la avvolgeva, la toccava spingeva su di lei con il suo cazzo in mezzo al culo, con il cazzo in mezzo al culo… con il cazzo in mezzo al culo.
Con il cazzo in mezzo al culo.
Questo pensiero improvviso la risvegliò. Si vergognò. Come era potuto succedere? Era nuda in camera di Luca e Arianna, sul loro letto, lei le leccava e toccava i capezzoli, lui le massaggiava il clitoride con il suo pene che spingeva in mezzo alle sue chiappe.
Iniziò a tremare. Sentiva freddo. Sudava. Sudava e sentiva freddo. Poi sentì un pugno. Nessuno glielo aveva dato ma sentiva un pugno nello stomaco. Un secondo ancora più forte.
D’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.
Mannaggia la supercazzola prematurata con scappellamento a destra...Proprio adesso doveva far effetto la bottiglia di sambuca che si era scolataD’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.
ECCHECCAZZ!!!!CAPITOLO 16 – ALMOST TRUE
Quando Elena rimase da sola in sala le ci volle qualche minuto solo per metabolizzare appieno quelle poche parole di Arianna.
Pensò all’inizio ad uno scherzo, un modo dell’amica di prenderla in giro. Ma che scherzo era? E poi quale scherzo, aveva appena fatto una sega a Luca davanti a lei. I limiti dello scherzo le sembravano essere stati ampiamente superati.
Cercò di ritrovare lucidità per analizzare la situazione ma non ci riusciva. I pensieri arrivavano e andavano via senza né capo né coda, senza che avesse il tempo di farli suoi. Ad ogni movimento le sembrava di essere ad una proiezione di diapositive, tutto intorno a lei si muoveva a scatti, scompariva e riappariva un secondo dopo in un’angolazione diversa rispetto a dove pensava dovesse essere.
Si ritrovò senza sapere come in piedi. Aveva caldo. Sfilò il vestito con cui era uscita facendolo scivolare a terra e restando con addosso solo l’intimo, un reggiseno e una mutanda neri, completamente anonimi.
Si ritrovò senza sapere perché a camminare verso le camere da letto. La realtà si muoveva a scatti o era lei. Cercava di sentire qualcosa, quel qualcosa che la stava spingendo verso quella porta ma non lo trovò. Non c’erano pensieri, non c’erano idee, il suo cervello era vuoto. C’era solo l’istinto puro e semplice che come una marionetta la stava facendo avanzare.
Si ritrovò senza conoscere come ci fosse arrivata con la mano sulla maniglia della porta della stanza di Luca e Arianna, a girarla, ad entrare con la sensazione di star valicando un confine dal quale non sarebbe più tornata indietro. Sperava che qualcosa la fermasse. La sua etica, la sua morale, la sua educazione, i suoi sensi di colpa che sempre l’avevano protetta ma non né trovo neanche un rimasuglio. Non trovava barriere, non trovava muri.
Si affidò alla paura, almeno quella, la semplice, sana, primitiva paura. Non funzionò. Vi erano altri istinti primitivi, primordiali, che si erano impadroniti di lei abbattendo anche la paura.
Un secondo stava guardando la porta della stanza, il secondo dopo stava guardando Luca, nudo in piedi. Arianna era in ginocchio, nuda anche lei, con in bocca il cazzo del marito. La guardarono, entrambi sorrisero.
Arianna per un attimo si staccò dal marito indicandole con la mano una sedia nell’angolo della stanza.
- Siediti -
Quando si sedette Arianna riprese a dare piacere a Luca con la bocca. Le dava le spalle mentre il marito era rivolto dritto verso di lei. Il suo cazzo era coperto dalla testa di Arianna ma Elena ormai se lo ricordava bene. Quell’immagine di qualche minuto prima le si era piantata in testa e anche così poteva vederlo nella sua mente duro e forte ingoiato tra le labbra di Arianna.
Luca la fissò, uno sguardo pieno di goduria, di desiderio, di perversione.
- Togliti il reggiseno -
Nessuna rielaborazione del pensiero si frappose tra l’ascolto di quelle parole e le sue mani che ubbidienti slacciarono il reggiseno e lo sfilarono per poi appoggiarlo a terra.
Sentiva i seni duri e sodi, guardò i suoi grossi capezzoli e poté solo constatare come fossero già turgidi.
Non passò neanche un secondo quando la voce di Luca le penetrò tra le gambe con un sussulto.
- Ora le mutande -
Qualcosa si oppose in lei ma per meno di una frazione di secondo, poi sfilò anche le mutande.
- Alzati in piedi. Brava così. Fatti vedere… sei bella sai Elena? E che pere che hai. Allarga le gambe. Ora girati. Tieni sempre le gambe allargate, vogliamo vederti di schiena. Bravissima Elena. Ora piegati in avanti, appoggiati con le mani alla sedia mettendoti a novanta… brava Elena… ho detto di tenere le gambe larghe… ecco così. Si vede da qua ad occhio nudo quanto sei stretta. Ora vieni qui, avvicinati-
Arianna si alzò in piedi, la prese per mano e la accompagnò sul letto dove la fece mettere seduta in ginocchio. Si piegò in avanti verso il suo busto. Ebbe un piccolo fremito quando prese il suo capezzolo in bocca iniziando a massaggiarlo con la lingua. L’altra mano di Arianna raggiunse il suo secondo seno avvolgendolo con il suo calore, giocando con il capezzolo.
Quello che la sconvolse fu però la sensazione della presenza di Luca alle sue spalle. Non poteva vederlo ma sapeva che era lì.
Sentì qualcosa sfiorare il suo sedere, avvicinarsi sempre di più, premere fino ad infilarsi appoggiato tra le sue natiche.
Le ci volle qualche secondo per capire. Capire che non erano le mani di Luca ma il suo cazzo. Duro ed eretto come lo aveva visto era lì ora appoggiato su di lei a pochi centimetri dall’ingresso del suo corpo.
Si bagnò all’istante, sentiva le sue labbra inumidirsi velocemente, il desiderio assalirla, la sua libidine soggiogare qualunque forma di resistenza seppur minima le potesse essere rimasta.
Sentì le mani di Luca sul fianco, sul ventre, sul pube, sul clitoride.
Ansimò forte, se ne rese conto anche lei, provocando una pressione ancora più forte della mano di Luca che era lì, si faceva sentire, la avvolgeva, la toccava spingeva su di lei con il suo cazzo in mezzo al culo, con il cazzo in mezzo al culo… con il cazzo in mezzo al culo.
Con il cazzo in mezzo al culo.
Questo pensiero improvviso la risvegliò. Si vergognò. Come era potuto succedere? Era nuda in camera di Luca e Arianna, sul loro letto, lei le leccava e toccava i capezzoli, lui le massaggiava il clitoride con il suo pene che spingeva in mezzo alle sue chiappe.
Iniziò a tremare. Sentiva freddo. Sudava. Sudava e sentiva freddo. Poi sentì un pugno. Nessuno glielo aveva dato ma sentiva un pugno nello stomaco. Un secondo ancora più forte.
D’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.