Esperienza reale Le memorie di Elena

Capitolo 15 Cup King

Dopo aver cenato, i tre presero la macchina e raggiunsero il paese più vicino per trascorrere una piacevole serata passeggiando lungo le bancarelle del lungomare. Non rientrarono tardi e si trovarono insieme seduti al tavolo dell'appartamento per qualche chiacchiera prima di andare a dormire come erano soliti fare.

Ad un certo punto della conversazione Arianna cambio discorso:

-Questa sera non sono stanca perché non facciamo un gioco insieme?-

-E quale gioco avresti in mente?- chiese Luca.

- Quello lì a cui abbiamo giocato a Capodanno qualche anno fa… ma si dai quell'anno in montagna quando eravamo tutti insieme com'è che si chiamava… -

- Cup king- disse Luca.

- Si esatto quello lì… dai ci eravamo divertiti-

- Non penso che sia il gioco adatto ad Elena-

-E perché no? di cosa si tratta?- rispose Elena incuriosita.

- E’ un gioco dove si beve molto, non fa per te- tagliò corto Luca.

Arianna contrariata dall’incapacità del marito di capire dove stava andando a parare replicò:

-Ma sì dai capisco una serata tipo Capodanno dove magari si ha anche a che fare con degli sconosciuti… ma che problema c’è? siamo qua noi tre da soli a casa… dai Elena ti prego solo per passare un pò il tempo in una maniera diversa-.

Elena in qualunque altra occasione avrebbe rifiutato ma il comportamento di Luca l’aveva irritata. ‘Non fa per te’. Cosa voleva dire? Che cosa aveva lei di diverso? Luca pensava che non poteva divertirsi con un gioco alcolico come qualunque altra ragazza? Perché la vedeva sempre diversa?

-Spiegatemi un pò di cosa si tratta e vediamo-

Fu Luca prendere la parola:

-Si gioca con un mazzo di carte. A turno si gira una carta dal mazzo. Ad ogni carta corrisponde un azione da fare e ogni volta che qualcuno non rispetta una regola deve bere. Inoltre in mezzo al tavolo metteremo una coppa. Ogni volta che uno pesca un re ha diritto a mettere qualcosa dentro la Coppa. Quando esce l’ultimo re chi lo ha trovato deve bere il contenuto della Coppa e il gioco è finito.

- Non mi sembra così difficile, si tratta solo di stare attenti a rispettare le regole per non bere più del dovuto- rispose Elena, quasi delusa da quanto il gioco le apparisse semplice.

Arianna rispose raggiante:

- wow grande Elena! dai ora ti spieghiamo bene le regole e iniziamo-.

Luca, però, non era convinto.

-Dai ma che tristezza, abbiamo solo un paio di birre nel frigo per bere. Non è un gioco da fare con qualche birra-.

Arianna fece un sorriso di vittoria.

-Avresti ragione, se non fosse che la tua mogliettina, quando prima ci siamo fermati al supermercato ha pensato anche a questo-.

Arianna si alzò, raggiunse il freezer e tirò fuori le bottiglie di sambuca e di limoncello che aveva messo in fresco tornati a casa, in un momento in cui nessuno la stava guardando.

-Avevi già pensato a tutto eh? –

disse Luca che solo in quel momento si rese conto di come il gioco fosse stato premeditato dalla moglie.

-Stesse cose tutte le sere- rispose lei -volevo semplicemente proporvi qualcosa di diverso-.

Dopo aver spiegato nel dettaglio le regole ad Elena iniziarono a giocare. Per Elena fu presto chiaro che il gioco non era per nulla così facile come si aspettava. Al suo primo turno Luca pescò subito un jack che gli dava diritto di inventare una regola. La regola scelta da Luca prevedeva che nessuno potesse mai dire ‘si’.

Qualche secondo dopo Elena prese la sua prima carta. La guardo un po’ in dubbio sul da farsi e Luca colse subito l’occasione al volo per domandarle se avesse capito bene le regole del gioco. Elena rispose di sì. E Luca e Arianna scoppiarono insieme a ridere.

Elena ci mise qualche secondo a capire che aveva infranto la prima regola del gioco e che doveva bere. Luca le avvicinò un bicchierino chiedendole che cosa preferisse tra la sambuca e il limoncello. Elena si ricordò che una volta aveva assaggiato un limoncello e che non le era piaciuto molto quindi rispose che preferiva la sambuca.

Luca versò nel suo bicchiere e le ricordò che il gioco prevedeva che bisognasse bere alla goccia. La scena fu abbastanza comica per Arianna e Luca. Elena prese il bicchiere e lo butto giù in un solo colpo. Divenne rossa e cominciò a tossire. Sembrava avesse ingoiato un veleno. Ma alla fine, dandosi qualche pacca sul petto, butto giù. Il gioco non era così semplice come pensava.

Il giocò finì dopo circa un ora. Fu Luca a pescare l’ultimo re e bere dalla coppa. Gli andò abbastanza bene. I primi due re li pescò Elena che versò acqua e birra, il terzo Arianna che versò del limoncello. L’intruglio era tutto sommato bevibile.

Si sdraiarono insieme sul divano e fu in quel passaggio tra la sedia del tavolo e il divano che Elena si rese conto di quanto aveva bevuto.

Era pienamente cosciente. Sapeva dov’era, con chi, cosa avevano fatto sino ad allora ma allo stesso tempo sentiva di aver perso totalmente il controllo del suo corpo e di avere qualche breve vuoto.

Si alzò dalla sedia e si ritrovò seduta sul divano senza avere ben chiaro come ci fosse arrivata, come se si fosse teletrasportata, ma la sensazione addosso era quella di aver barcollato parecchio.

Guardò il tavolo. Durante il gioco Arianna e Luca avevano bevuto solo limoncello, mentre lei aveva bevuto la sambuca.

La bottiglia di limoncello aveva ancora un terzo del contenuto al suo interno. Quella di sambuca era totalmente vuota.

Luca si sedette sul divano mentre Arianna disse che andava in bagno a prepararsi per dormire.

Per qualche minuto Elena e Luca parlarono del gioco, si erano divertiti ed Elena confessò di sentirsi totalmente distaccata dalla realtà e che non era poi tanto male come sensazione.

Arianna riapparve nella sala ma non certo come Elena se la sarebbe aspettata. Era completamente nuda. Elena la fissò più per l’inaspettata situazione che altro, cercando di capire se la visione fosse reale o la sua vista fosse appannata.

Ora riusciva a vedere il risultato delle settimane di abbronzatura. La pelle di Arianna era scura e dorata. Sul petto le mammelle erano due triangoli bianco latte che terminavano in due capezzoli chiari totalmente piatti. Un terzo triangolo più grande era stampato in mezzo alle sue gambe anche questo completamente bianco e privo di peluria.

Arianna li raggiunse e senza dire una parola si mise a cavalcioni su Luca iniziando a baciarlo. Prima in bocca con passione, poi sul collo. Elena era immobilizzata, la testa andava da una parte, il corpo da un’altra. Forse doveva alzarsi e andare in camera sua, ma i muscoli non rispondevano. Sapeva che non avrebbe dovuto guardare ma i suoi occhi rimanevano fissi su quella scena senza che riuscisse a distoglierli.

Arianna infilò una mano nei pantaloni di Luca e ne estrasse il cazzo che iniziò a segare.

Elena sentì solo caldo. Caldo sulle guance, caldo sul palmo della mano, caldo in mezzo alle gambe. Non riusciva a staccare gli occhi dal pene di Luca, da quella mano che ritmicamente lo muoveva su e giù.

Qualche settimana prima, a casa, lo aveva intravisto nella penombra. Ora per la prima volta ammirava quel superbo palo, il suo sogno proibito che lei aveva segregato nella sua fantasia e che ora era uscito senza avvisarla e che da qualche minuto la penetrava si, ma nella mente.

Ne studiò ogni singola venatura, ogni forma, come se il tempo fosse bloccato e Luca e Arianna non la stessero guardando per osservare la sua reazione.

Pensò. Pensò che voleva essere penetrata ma non poteva. Non era giusto, era vietato. E allora doveva andare in camera sua, abbandonare quella visone per chiudersi in camera sua dove nessuno avrebbe potuto scoprire il suo peccato. Dove avrebbe potuto farsi penetrare nella sua testa, nella fantasia, ma più fantasticava meno i suoi muscoli rispondevano e non riusciva ad alzarsi e correre in camera sua perché quello splendido cazzo ora era a lì a portata, a pochi centimetri da lei e più fantasticava di essere presa più il pensiero che la fantasia potesse diventare realtà la paralizzava.

Fu Arianna ad interrompere quel flusso continuo di pensieri. Si alzò e prese per mano Luca facendo alzare anche lui dal divano.

-Noi andiamo in camera nostra a divertirci. Se ti va di unirti ti aspettiamo lì-.
porca troia :eek:
 
Capitolo 15 Cup King

Dopo aver cenato, i tre presero la macchina e raggiunsero il paese più vicino per trascorrere una piacevole serata passeggiando lungo le bancarelle del lungomare. Non rientrarono tardi e si trovarono insieme seduti al tavolo dell'appartamento per qualche chiacchiera prima di andare a dormire come erano soliti fare.

Ad un certo punto della conversazione Arianna cambio discorso:

-Questa sera non sono stanca perché non facciamo un gioco insieme?-

-E quale gioco avresti in mente?- chiese Luca.

- Quello lì a cui abbiamo giocato a Capodanno qualche anno fa… ma si dai quell'anno in montagna quando eravamo tutti insieme com'è che si chiamava… -

- Cup king- disse Luca.

- Si esatto quello lì… dai ci eravamo divertiti-

- Non penso che sia il gioco adatto ad Elena-

-E perché no? di cosa si tratta?- rispose Elena incuriosita.

- E’ un gioco dove si beve molto, non fa per te- tagliò corto Luca.

Arianna contrariata dall’incapacità del marito di capire dove stava andando a parare replicò:

-Ma sì dai capisco una serata tipo Capodanno dove magari si ha anche a che fare con degli sconosciuti… ma che problema c’è? siamo qua noi tre da soli a casa… dai Elena ti prego solo per passare un pò il tempo in una maniera diversa-.

Elena in qualunque altra occasione avrebbe rifiutato ma il comportamento di Luca l’aveva irritata. ‘Non fa per te’. Cosa voleva dire? Che cosa aveva lei di diverso? Luca pensava che non poteva divertirsi con un gioco alcolico come qualunque altra ragazza? Perché la vedeva sempre diversa?

-Spiegatemi un pò di cosa si tratta e vediamo-

Fu Luca prendere la parola:

-Si gioca con un mazzo di carte. A turno si gira una carta dal mazzo. Ad ogni carta corrisponde un azione da fare e ogni volta che qualcuno non rispetta una regola deve bere. Inoltre in mezzo al tavolo metteremo una coppa. Ogni volta che uno pesca un re ha diritto a mettere qualcosa dentro la Coppa. Quando esce l’ultimo re chi lo ha trovato deve bere il contenuto della Coppa e il gioco è finito.

- Non mi sembra così difficile, si tratta solo di stare attenti a rispettare le regole per non bere più del dovuto- rispose Elena, quasi delusa da quanto il gioco le apparisse semplice.

Arianna rispose raggiante:

- wow grande Elena! dai ora ti spieghiamo bene le regole e iniziamo-.

Luca, però, non era convinto.

-Dai ma che tristezza, abbiamo solo un paio di birre nel frigo per bere. Non è un gioco da fare con qualche birra-.

Arianna fece un sorriso di vittoria.

-Avresti ragione, se non fosse che la tua mogliettina, quando prima ci siamo fermati al supermercato ha pensato anche a questo-.

Arianna si alzò, raggiunse il freezer e tirò fuori le bottiglie di sambuca e di limoncello che aveva messo in fresco tornati a casa, in un momento in cui nessuno la stava guardando.

-Avevi già pensato a tutto eh? –

disse Luca che solo in quel momento si rese conto di come il gioco fosse stato premeditato dalla moglie.

-Stesse cose tutte le sere- rispose lei -volevo semplicemente proporvi qualcosa di diverso-.

Dopo aver spiegato nel dettaglio le regole ad Elena iniziarono a giocare. Per Elena fu presto chiaro che il gioco non era per nulla così facile come si aspettava. Al suo primo turno Luca pescò subito un jack che gli dava diritto di inventare una regola. La regola scelta da Luca prevedeva che nessuno potesse mai dire ‘si’.

Qualche secondo dopo Elena prese la sua prima carta. La guardo un po’ in dubbio sul da farsi e Luca colse subito l’occasione al volo per domandarle se avesse capito bene le regole del gioco. Elena rispose di sì. E Luca e Arianna scoppiarono insieme a ridere.

Elena ci mise qualche secondo a capire che aveva infranto la prima regola del gioco e che doveva bere. Luca le avvicinò un bicchierino chiedendole che cosa preferisse tra la sambuca e il limoncello. Elena si ricordò che una volta aveva assaggiato un limoncello e che non le era piaciuto molto quindi rispose che preferiva la sambuca.

Luca versò nel suo bicchiere e le ricordò che il gioco prevedeva che bisognasse bere alla goccia. La scena fu abbastanza comica per Arianna e Luca. Elena prese il bicchiere e lo butto giù in un solo colpo. Divenne rossa e cominciò a tossire. Sembrava avesse ingoiato un veleno. Ma alla fine, dandosi qualche pacca sul petto, butto giù. Il gioco non era così semplice come pensava.

Il giocò finì dopo circa un ora. Fu Luca a pescare l’ultimo re e bere dalla coppa. Gli andò abbastanza bene. I primi due re li pescò Elena che versò acqua e birra, il terzo Arianna che versò del limoncello. L’intruglio era tutto sommato bevibile.

Si sdraiarono insieme sul divano e fu in quel passaggio tra la sedia del tavolo e il divano che Elena si rese conto di quanto aveva bevuto.

Era pienamente cosciente. Sapeva dov’era, con chi, cosa avevano fatto sino ad allora ma allo stesso tempo sentiva di aver perso totalmente il controllo del suo corpo e di avere qualche breve vuoto.

Si alzò dalla sedia e si ritrovò seduta sul divano senza avere ben chiaro come ci fosse arrivata, come se si fosse teletrasportata, ma la sensazione addosso era quella di aver barcollato parecchio.

Guardò il tavolo. Durante il gioco Arianna e Luca avevano bevuto solo limoncello, mentre lei aveva bevuto la sambuca.

La bottiglia di limoncello aveva ancora un terzo del contenuto al suo interno. Quella di sambuca era totalmente vuota.

Luca si sedette sul divano mentre Arianna disse che andava in bagno a prepararsi per dormire.

Per qualche minuto Elena e Luca parlarono del gioco, si erano divertiti ed Elena confessò di sentirsi totalmente distaccata dalla realtà e che non era poi tanto male come sensazione.

Arianna riapparve nella sala ma non certo come Elena se la sarebbe aspettata. Era completamente nuda. Elena la fissò più per l’inaspettata situazione che altro, cercando di capire se la visione fosse reale o la sua vista fosse appannata.

Ora riusciva a vedere il risultato delle settimane di abbronzatura. La pelle di Arianna era scura e dorata. Sul petto le mammelle erano due triangoli bianco latte che terminavano in due capezzoli chiari totalmente piatti. Un terzo triangolo più grande era stampato in mezzo alle sue gambe anche questo completamente bianco e privo di peluria.

Arianna li raggiunse e senza dire una parola si mise a cavalcioni su Luca iniziando a baciarlo. Prima in bocca con passione, poi sul collo. Elena era immobilizzata, la testa andava da una parte, il corpo da un’altra. Forse doveva alzarsi e andare in camera sua, ma i muscoli non rispondevano. Sapeva che non avrebbe dovuto guardare ma i suoi occhi rimanevano fissi su quella scena senza che riuscisse a distoglierli.

Arianna infilò una mano nei pantaloni di Luca e ne estrasse il cazzo che iniziò a segare.

Elena sentì solo caldo. Caldo sulle guance, caldo sul palmo della mano, caldo in mezzo alle gambe. Non riusciva a staccare gli occhi dal pene di Luca, da quella mano che ritmicamente lo muoveva su e giù.

Qualche settimana prima, a casa, lo aveva intravisto nella penombra. Ora per la prima volta ammirava quel superbo palo, il suo sogno proibito che lei aveva segregato nella sua fantasia e che ora era uscito senza avvisarla e che da qualche minuto la penetrava si, ma nella mente.

Ne studiò ogni singola venatura, ogni forma, come se il tempo fosse bloccato e Luca e Arianna non la stessero guardando per osservare la sua reazione.

Pensò. Pensò che voleva essere penetrata ma non poteva. Non era giusto, era vietato. E allora doveva andare in camera sua, abbandonare quella visone per chiudersi in camera sua dove nessuno avrebbe potuto scoprire il suo peccato. Dove avrebbe potuto farsi penetrare nella sua testa, nella fantasia, ma più fantasticava meno i suoi muscoli rispondevano e non riusciva ad alzarsi e correre in camera sua perché quello splendido cazzo ora era a lì a portata, a pochi centimetri da lei e più fantasticava di essere presa più il pensiero che la fantasia potesse diventare realtà la paralizzava.

Fu Arianna ad interrompere quel flusso continuo di pensieri. Si alzò e prese per mano Luca facendo alzare anche lui dal divano.

-Noi andiamo in camera nostra a divertirci. Se ti va di unirti ti aspettiamo lì-.
Sadicoooooo!!! Continua! :cool:
 
Quest'ultimo racconto non era incredibile, per il prossimo torna ai tuoi soliti livelli.. si vede che l'hai scritto di fretta e furia
Ciao artimio.

Non posso fare altro che scusarmi sinceramente con te.
Come utente pagante hai diritto di avere da chi come me percepisce un guadagno dal pubblicare qui i suoi racconti sempre il massimo livello possibile.

Ti prometto che per il prossimo capitolo 'tornerò ai miei livelli'.
Dedicherò tutto il tempo necessario perché l'opera possa essere di tuo gradimento.
È evidente che l'ultima parte sia stata scritta in 'fretta e furia' e non posso che scusarmi ulteriormente per questa mia mancanza.

Ci tengo che i lettori di questo racconto siano sempre soddisfatti al massimo e farò di tutto, anche non dormire la notte, per soddisfare da qui in avanti le tue aspettative.
 
Ciao artimio.

Non posso fare altro che scusarmi sinceramente con te.
Come utente pagante hai diritto di avere da chi come me percepisce un guadagno dal pubblicare qui i suoi racconti sempre il massimo livello possibile.

Ti prometto che per il prossimo capitolo 'tornerò ai miei livelli'.
Dedicherò tutto il tempo necessario perché l'opera possa essere di tuo gradimento.
È evidente che l'ultima parte sia stata scritta in 'fretta e furia' e non posso che scusarmi ulteriormente per questa mia mancanza.

Ci tengo che i lettori di questo racconto siano sempre soddisfatti al massimo e farò di tutto, anche non dormire la notte, per soddisfare da qui in avanti le tue aspettative.
Touché :)
 
Ciao artimio.

Non posso fare altro che scusarmi sinceramente con te.
Come utente pagante hai diritto di avere da chi come me percepisce un guadagno dal pubblicare qui i suoi racconti sempre il massimo livello possibile.

Ti prometto che per il prossimo capitolo 'tornerò ai miei livelli'.
Dedicherò tutto il tempo necessario perché l'opera possa essere di tuo gradimento.
È evidente che l'ultima parte sia stata scritta in 'fretta e furia' e non posso che scusarmi ulteriormente per questa mia mancanza.

Ci tengo che i lettori di questo racconto siano sempre soddisfatti al massimo e farò di tutto, anche non dormire la notte, per soddisfare da qui in avanti le tue aspettative.
Bella comunque
 
CAPITOLO 16 – ALMOST TRUE

Quando Elena rimase da sola in sala le ci volle qualche minuto solo per metabolizzare appieno quelle poche parole di Arianna.

Pensò all’inizio ad uno scherzo, un modo dell’amica di prenderla in giro. Ma che scherzo era? E poi quale scherzo, aveva appena fatto una sega a Luca davanti a lei. I limiti dello scherzo le sembravano essere stati ampiamente superati.

Cercò di ritrovare lucidità per analizzare la situazione ma non ci riusciva. I pensieri arrivavano e andavano via senza né capo né coda, senza che avesse il tempo di farli suoi. Ad ogni movimento le sembrava di essere ad una proiezione di diapositive, tutto intorno a lei si muoveva a scatti, scompariva e riappariva un secondo dopo in un’angolazione diversa rispetto a dove pensava dovesse essere.

Si ritrovò senza sapere come in piedi. Aveva caldo. Sfilò il vestito con cui era uscita facendolo scivolare a terra e restando con addosso solo l’intimo, un reggiseno e una mutanda neri, completamente anonimi.

Si ritrovò senza sapere perché a camminare verso le camere da letto. La realtà si muoveva a scatti o era lei. Cercava di sentire qualcosa, quel qualcosa che la stava spingendo verso quella porta ma non lo trovò. Non c’erano pensieri, non c’erano idee, il suo cervello era vuoto. C’era solo l’istinto puro e semplice che come una marionetta la stava facendo avanzare.

Si ritrovò senza conoscere come ci fosse arrivata con la mano sulla maniglia della porta della stanza di Luca e Arianna, a girarla, ad entrare con la sensazione di star valicando un confine dal quale non sarebbe più tornata indietro. Sperava che qualcosa la fermasse. La sua etica, la sua morale, la sua educazione, i suoi sensi di colpa che sempre l’avevano protetta ma non né trovo neanche un rimasuglio. Non trovava barriere, non trovava muri.

Si affidò alla paura, almeno quella, la semplice, sana, primitiva paura. Non funzionò. Vi erano altri istinti primitivi, primordiali, che si erano impadroniti di lei abbattendo anche la paura.

Un secondo stava guardando la porta della stanza, il secondo dopo stava guardando Luca, nudo in piedi. Arianna era in ginocchio, nuda anche lei, con in bocca il cazzo del marito. La guardarono, entrambi sorrisero.

Arianna per un attimo si staccò dal marito indicandole con la mano una sedia nell’angolo della stanza.

- Siediti -

Quando si sedette Arianna riprese a dare piacere a Luca con la bocca. Le dava le spalle mentre il marito era rivolto dritto verso di lei. Il suo cazzo era coperto dalla testa di Arianna ma Elena ormai se lo ricordava bene. Quell’immagine di qualche minuto prima le si era piantata in testa e anche così poteva vederlo nella sua mente duro e forte ingoiato tra le labbra di Arianna.

Luca la fissò, uno sguardo pieno di goduria, di desiderio, di perversione.

- Togliti il reggiseno -

Nessuna rielaborazione del pensiero si frappose tra l’ascolto di quelle parole e le sue mani che ubbidienti slacciarono il reggiseno e lo sfilarono per poi appoggiarlo a terra.

Sentiva i seni duri e sodi, guardò i suoi grossi capezzoli e poté solo constatare come fossero già turgidi.

Non passò neanche un secondo quando la voce di Luca le penetrò tra le gambe con un sussulto.

- Ora le mutande -

Qualcosa si oppose in lei ma per meno di una frazione di secondo, poi sfilò anche le mutande.

- Alzati in piedi. Brava così. Fatti vedere… sei bella sai Elena? E che pere che hai. Allarga le gambe. Ora girati. Tieni sempre le gambe allargate, vogliamo vederti di schiena. Bravissima Elena. Ora piegati in avanti, appoggiati con le mani alla sedia mettendoti a novanta… brava Elena… ho detto di tenere le gambe larghe… ecco così. Si vede da qua ad occhio nudo quanto sei stretta. Ora vieni qui, avvicinati-

Arianna si alzò in piedi, la prese per mano e la accompagnò sul letto dove la fece mettere seduta in ginocchio. Si piegò in avanti verso il suo busto. Ebbe un piccolo fremito quando prese il suo capezzolo in bocca iniziando a massaggiarlo con la lingua. L’altra mano di Arianna raggiunse il suo secondo seno avvolgendolo con il suo calore, giocando con il capezzolo.

Quello che la sconvolse fu però la sensazione della presenza di Luca alle sue spalle. Non poteva vederlo ma sapeva che era lì.

Sentì qualcosa sfiorare il suo sedere, avvicinarsi sempre di più, premere fino ad infilarsi appoggiato tra le sue natiche.

Le ci volle qualche secondo per capire. Capire che non erano le mani di Luca ma il suo cazzo. Duro ed eretto come lo aveva visto era lì ora appoggiato su di lei a pochi centimetri dall’ingresso del suo corpo.

Si bagnò all’istante, sentiva le sue labbra inumidirsi velocemente, il desiderio assalirla, la sua libidine soggiogare qualunque forma di resistenza seppur minima le potesse essere rimasta.

Sentì le mani di Luca sul fianco, sul ventre, sul pube, sul clitoride.

Ansimò forte, se ne rese conto anche lei, provocando una pressione ancora più forte della mano di Luca che era lì, si faceva sentire, la avvolgeva, la toccava spingeva su di lei con il suo cazzo in mezzo al culo, con il cazzo in mezzo al culo… con il cazzo in mezzo al culo.

Con il cazzo in mezzo al culo.

Questo pensiero improvviso la risvegliò. Si vergognò. Come era potuto succedere? Era nuda in camera di Luca e Arianna, sul loro letto, lei le leccava e toccava i capezzoli, lui le massaggiava il clitoride con il suo pene che spingeva in mezzo alle sue chiappe.

Iniziò a tremare. Sentiva freddo. Sudava. Sudava e sentiva freddo. Poi sentì un pugno. Nessuno glielo aveva dato ma sentiva un pugno nello stomaco. Un secondo ancora più forte.

D’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.
 
CAPITOLO 16 – ALMOST TRUE

Quando Elena rimase da sola in sala le ci volle qualche minuto solo per metabolizzare appieno quelle poche parole di Arianna.

Pensò all’inizio ad uno scherzo, un modo dell’amica di prenderla in giro. Ma che scherzo era? E poi quale scherzo, aveva appena fatto una sega a Luca davanti a lei. I limiti dello scherzo le sembravano essere stati ampiamente superati.

Cercò di ritrovare lucidità per analizzare la situazione ma non ci riusciva. I pensieri arrivavano e andavano via senza né capo né coda, senza che avesse il tempo di farli suoi. Ad ogni movimento le sembrava di essere ad una proiezione di diapositive, tutto intorno a lei si muoveva a scatti, scompariva e riappariva un secondo dopo in un’angolazione diversa rispetto a dove pensava dovesse essere.

Si ritrovò senza sapere come in piedi. Aveva caldo. Sfilò il vestito con cui era uscita facendolo scivolare a terra e restando con addosso solo l’intimo, un reggiseno e una mutanda neri, completamente anonimi.

Si ritrovò senza sapere perché a camminare verso le camere da letto. La realtà si muoveva a scatti o era lei. Cercava di sentire qualcosa, quel qualcosa che la stava spingendo verso quella porta ma non lo trovò. Non c’erano pensieri, non c’erano idee, il suo cervello era vuoto. C’era solo l’istinto puro e semplice che come una marionetta la stava facendo avanzare.

Si ritrovò senza conoscere come ci fosse arrivata con la mano sulla maniglia della porta della stanza di Luca e Arianna, a girarla, ad entrare con la sensazione di star valicando un confine dal quale non sarebbe più tornata indietro. Sperava che qualcosa la fermasse. La sua etica, la sua morale, la sua educazione, i suoi sensi di colpa che sempre l’avevano protetta ma non né trovo neanche un rimasuglio. Non trovava barriere, non trovava muri.

Si affidò alla paura, almeno quella, la semplice, sana, primitiva paura. Non funzionò. Vi erano altri istinti primitivi, primordiali, che si erano impadroniti di lei abbattendo anche la paura.

Un secondo stava guardando la porta della stanza, il secondo dopo stava guardando Luca, nudo in piedi. Arianna era in ginocchio, nuda anche lei, con in bocca il cazzo del marito. La guardarono, entrambi sorrisero.

Arianna per un attimo si staccò dal marito indicandole con la mano una sedia nell’angolo della stanza.

- Siediti -

Quando si sedette Arianna riprese a dare piacere a Luca con la bocca. Le dava le spalle mentre il marito era rivolto dritto verso di lei. Il suo cazzo era coperto dalla testa di Arianna ma Elena ormai se lo ricordava bene. Quell’immagine di qualche minuto prima le si era piantata in testa e anche così poteva vederlo nella sua mente duro e forte ingoiato tra le labbra di Arianna.

Luca la fissò, uno sguardo pieno di goduria, di desiderio, di perversione.

- Togliti il reggiseno -

Nessuna rielaborazione del pensiero si frappose tra l’ascolto di quelle parole e le sue mani che ubbidienti slacciarono il reggiseno e lo sfilarono per poi appoggiarlo a terra.

Sentiva i seni duri e sodi, guardò i suoi grossi capezzoli e poté solo constatare come fossero già turgidi.

Non passò neanche un secondo quando la voce di Luca le penetrò tra le gambe con un sussulto.

- Ora le mutande -

Qualcosa si oppose in lei ma per meno di una frazione di secondo, poi sfilò anche le mutande.

- Alzati in piedi. Brava così. Fatti vedere… sei bella sai Elena? E che pere che hai. Allarga le gambe. Ora girati. Tieni sempre le gambe allargate, vogliamo vederti di schiena. Bravissima Elena. Ora piegati in avanti, appoggiati con le mani alla sedia mettendoti a novanta… brava Elena… ho detto di tenere le gambe larghe… ecco così. Si vede da qua ad occhio nudo quanto sei stretta. Ora vieni qui, avvicinati-

Arianna si alzò in piedi, la prese per mano e la accompagnò sul letto dove la fece mettere seduta in ginocchio. Si piegò in avanti verso il suo busto. Ebbe un piccolo fremito quando prese il suo capezzolo in bocca iniziando a massaggiarlo con la lingua. L’altra mano di Arianna raggiunse il suo secondo seno avvolgendolo con il suo calore, giocando con il capezzolo.

Quello che la sconvolse fu però la sensazione della presenza di Luca alle sue spalle. Non poteva vederlo ma sapeva che era lì.

Sentì qualcosa sfiorare il suo sedere, avvicinarsi sempre di più, premere fino ad infilarsi appoggiato tra le sue natiche.

Le ci volle qualche secondo per capire. Capire che non erano le mani di Luca ma il suo cazzo. Duro ed eretto come lo aveva visto era lì ora appoggiato su di lei a pochi centimetri dall’ingresso del suo corpo.

Si bagnò all’istante, sentiva le sue labbra inumidirsi velocemente, il desiderio assalirla, la sua libidine soggiogare qualunque forma di resistenza seppur minima le potesse essere rimasta.

Sentì le mani di Luca sul fianco, sul ventre, sul pube, sul clitoride.

Ansimò forte, se ne rese conto anche lei, provocando una pressione ancora più forte della mano di Luca che era lì, si faceva sentire, la avvolgeva, la toccava spingeva su di lei con il suo cazzo in mezzo al culo, con il cazzo in mezzo al culo… con il cazzo in mezzo al culo.

Con il cazzo in mezzo al culo.

Questo pensiero improvviso la risvegliò. Si vergognò. Come era potuto succedere? Era nuda in camera di Luca e Arianna, sul loro letto, lei le leccava e toccava i capezzoli, lui le massaggiava il clitoride con il suo pene che spingeva in mezzo alle sue chiappe.

Iniziò a tremare. Sentiva freddo. Sudava. Sudava e sentiva freddo. Poi sentì un pugno. Nessuno glielo aveva dato ma sentiva un pugno nello stomaco. Un secondo ancora più forte.

D’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.
Un raggio di luce in una giornata noiosa 😉
Peccato restare in sospeso ma va accettato
 
Quante volte l’ho usata come scusa. Ti ricordi cosa hai combinato ieri? No ero ubriaco!!! Ed invece ricordavo tutto e volontariamente avevo fatto tutto 😬
 
CAPITOLO 16 – ALMOST TRUE

Quando Elena rimase da sola in sala le ci volle qualche minuto solo per metabolizzare appieno quelle poche parole di Arianna.

Pensò all’inizio ad uno scherzo, un modo dell’amica di prenderla in giro. Ma che scherzo era? E poi quale scherzo, aveva appena fatto una sega a Luca davanti a lei. I limiti dello scherzo le sembravano essere stati ampiamente superati.

Cercò di ritrovare lucidità per analizzare la situazione ma non ci riusciva. I pensieri arrivavano e andavano via senza né capo né coda, senza che avesse il tempo di farli suoi. Ad ogni movimento le sembrava di essere ad una proiezione di diapositive, tutto intorno a lei si muoveva a scatti, scompariva e riappariva un secondo dopo in un’angolazione diversa rispetto a dove pensava dovesse essere.

Si ritrovò senza sapere come in piedi. Aveva caldo. Sfilò il vestito con cui era uscita facendolo scivolare a terra e restando con addosso solo l’intimo, un reggiseno e una mutanda neri, completamente anonimi.

Si ritrovò senza sapere perché a camminare verso le camere da letto. La realtà si muoveva a scatti o era lei. Cercava di sentire qualcosa, quel qualcosa che la stava spingendo verso quella porta ma non lo trovò. Non c’erano pensieri, non c’erano idee, il suo cervello era vuoto. C’era solo l’istinto puro e semplice che come una marionetta la stava facendo avanzare.

Si ritrovò senza conoscere come ci fosse arrivata con la mano sulla maniglia della porta della stanza di Luca e Arianna, a girarla, ad entrare con la sensazione di star valicando un confine dal quale non sarebbe più tornata indietro. Sperava che qualcosa la fermasse. La sua etica, la sua morale, la sua educazione, i suoi sensi di colpa che sempre l’avevano protetta ma non né trovo neanche un rimasuglio. Non trovava barriere, non trovava muri.

Si affidò alla paura, almeno quella, la semplice, sana, primitiva paura. Non funzionò. Vi erano altri istinti primitivi, primordiali, che si erano impadroniti di lei abbattendo anche la paura.

Un secondo stava guardando la porta della stanza, il secondo dopo stava guardando Luca, nudo in piedi. Arianna era in ginocchio, nuda anche lei, con in bocca il cazzo del marito. La guardarono, entrambi sorrisero.

Arianna per un attimo si staccò dal marito indicandole con la mano una sedia nell’angolo della stanza.

- Siediti -

Quando si sedette Arianna riprese a dare piacere a Luca con la bocca. Le dava le spalle mentre il marito era rivolto dritto verso di lei. Il suo cazzo era coperto dalla testa di Arianna ma Elena ormai se lo ricordava bene. Quell’immagine di qualche minuto prima le si era piantata in testa e anche così poteva vederlo nella sua mente duro e forte ingoiato tra le labbra di Arianna.

Luca la fissò, uno sguardo pieno di goduria, di desiderio, di perversione.

- Togliti il reggiseno -

Nessuna rielaborazione del pensiero si frappose tra l’ascolto di quelle parole e le sue mani che ubbidienti slacciarono il reggiseno e lo sfilarono per poi appoggiarlo a terra.

Sentiva i seni duri e sodi, guardò i suoi grossi capezzoli e poté solo constatare come fossero già turgidi.

Non passò neanche un secondo quando la voce di Luca le penetrò tra le gambe con un sussulto.

- Ora le mutande -

Qualcosa si oppose in lei ma per meno di una frazione di secondo, poi sfilò anche le mutande.

- Alzati in piedi. Brava così. Fatti vedere… sei bella sai Elena? E che pere che hai. Allarga le gambe. Ora girati. Tieni sempre le gambe allargate, vogliamo vederti di schiena. Bravissima Elena. Ora piegati in avanti, appoggiati con le mani alla sedia mettendoti a novanta… brava Elena… ho detto di tenere le gambe larghe… ecco così. Si vede da qua ad occhio nudo quanto sei stretta. Ora vieni qui, avvicinati-

Arianna si alzò in piedi, la prese per mano e la accompagnò sul letto dove la fece mettere seduta in ginocchio. Si piegò in avanti verso il suo busto. Ebbe un piccolo fremito quando prese il suo capezzolo in bocca iniziando a massaggiarlo con la lingua. L’altra mano di Arianna raggiunse il suo secondo seno avvolgendolo con il suo calore, giocando con il capezzolo.

Quello che la sconvolse fu però la sensazione della presenza di Luca alle sue spalle. Non poteva vederlo ma sapeva che era lì.

Sentì qualcosa sfiorare il suo sedere, avvicinarsi sempre di più, premere fino ad infilarsi appoggiato tra le sue natiche.

Le ci volle qualche secondo per capire. Capire che non erano le mani di Luca ma il suo cazzo. Duro ed eretto come lo aveva visto era lì ora appoggiato su di lei a pochi centimetri dall’ingresso del suo corpo.

Si bagnò all’istante, sentiva le sue labbra inumidirsi velocemente, il desiderio assalirla, la sua libidine soggiogare qualunque forma di resistenza seppur minima le potesse essere rimasta.

Sentì le mani di Luca sul fianco, sul ventre, sul pube, sul clitoride.

Ansimò forte, se ne rese conto anche lei, provocando una pressione ancora più forte della mano di Luca che era lì, si faceva sentire, la avvolgeva, la toccava spingeva su di lei con il suo cazzo in mezzo al culo, con il cazzo in mezzo al culo… con il cazzo in mezzo al culo.

Con il cazzo in mezzo al culo.

Questo pensiero improvviso la risvegliò. Si vergognò. Come era potuto succedere? Era nuda in camera di Luca e Arianna, sul loro letto, lei le leccava e toccava i capezzoli, lui le massaggiava il clitoride con il suo pene che spingeva in mezzo alle sue chiappe.

Iniziò a tremare. Sentiva freddo. Sudava. Sudava e sentiva freddo. Poi sentì un pugno. Nessuno glielo aveva dato ma sentiva un pugno nello stomaco. Un secondo ancora più forte.

D’istinto si staccò da quei due corpi. Corse. Corse in bagno, alzò la tazza del water, si buttò a terra, infilò la testa dentro e iniziò a vomitare.
ECCHECCAZZ!!!!
Non puoi tenerci così inchiodati.
Bisogno che parlo con l'admin.
Questo potrebbe ssere considerato come comportamento da censurare...
... o da bannare? :unsure:
 
CAPITOLO 17 – SCALATA

Quando Elena si svegliò il mattino seguente percepì per la prima volta sulla sua pelle i famosi effetti della sbornia di cui aveva tanto sentito parlare dai suoi compagni di scuola al liceo. La testa le faceva male, lo stomaco le bruciava, un sapore di anice fortissimo le saliva fino in gola. Pensò che probabilmente non si sarebbe mai più scordata di quel sapore e non avrebbe più bevuto o mangiato niente che sapesse di anice per il resto della sua vita.

Ci mise qualche minuto a prendere contatto con la realtà. Si guardò intorno, era sdraiata sul suo letto, qualcuno le aveva messo addosso un paio di mutandine e una canottiera bianchi. Cercò di ricordare cosa era successo la sera prima e purtroppo per lei ci riuscì anche troppo presto. Quel ricordo le fece salire un altro conato di vomito, corse in bagno, si appoggiò al water, ma non uscì nulla.

Si rimise in piedi e notò il pavimento completamente pulito e un moccio con un secchio in un angolo del bagno. qualcuno probabilmente in mezzo alla notte aveva dovuto pulire.

Si sentiva stanca e debole, non aveva voglia di nulla, né di bere né di mangiare né di pensare né soprattutto di ricordare. Tornò in sala e guardò l'orologio, erano le 7 del mattino. Con paura si portò davanti alle porte delle camere. Quella di Arianna e Luca era socchiusa, sbirciò dentro e vide i loro corpi stesi sul letto addormentati.

Iniziò ad andare nel panico al pensiero di cosa sarebbe successo quando i due si fossero svegliati. Cosa avrebbe detto? cosa avrebbe fatto? e cosa avrebbero fatto loro? come si sarebbero potuti guardare ancora in faccia dopo quello che era successo quella notte?

Era colpa sua come sempre. Luca e Arianna erano ubriachi. Anche lei lo era ma si ricordava come la sua mente fosse comunque in grado di capire la situazione. Poteva andarsene a dormire e invece era entrata in quella stanza. Poteva andarsene a dormire e invece si era slacciata il reggiseno. Poteva andarsene a dormire e invece aveva obbedito a Luca e so era tolta le mutandine. Poteva andarsene a dormire e invece era salita su quel letto con Arianna facendosi toccare e baciare.

Avrebbe potuto rispettare i suoi principi, le sue regole e invece come una debole aveva ceduto ai suoi istinti, ai suoi desideri, a quelle perversioni malate che talvolta le si infilavano in testa e non riusciva a togliere. L’ansia, la paura cominciarono a fare da padrone. Doveva andarsene subito, doveva scappare da lì il più velocemente possibile.

Andò in camera sua, si infilò le scarpe, prese uno zaino. poi andò in cucina, ci infilò dentro una bottiglietta d'acqua. In sala recuperò i suoi effetti personali il portafoglio il telefono e quindi uscì.

Prese il sentiero che dalla residenza portava alla spiaggia su cui si affacciava, lo percorse per circa 5 minuti. Attraversò la spiaggia raggiungendo il punto più lontano e si buttò sdraiata a terra. Quando si risvegliò non aveva idea per quanto tempo fosse stata lì, forse qualche minuto forse qualche ora. Guardò il telefono, era passata circa un'ora da quando era uscita di casa e c'era un messaggio di Arianna che le chiedeva dove fosse e se stesse bene. Rimise il telefono nello zaino senza rispondere.

Si rese conto che dalla finestra dell’appartamento la si sarebbe potuta vedere quindi si alzò guardando tutto intorno alla ricerca di un luogo lontano da qualunque sguardo. Aveva bisogno, voleva, doveva stare sola.

A pochi metri dal luogo dove si era sdraiata partiva un sentiero che si arrampicava lungo il promontorio fino dall'altra parte. Luca le aveva detto che in circa tre quarti d'ora di cammino si potevano raggiungere delle spiagge che solitamente erano battute solo da chi aveva una barca per raggiungerle, poiché il sentiero lì era poco battuto, sotto al sole e passava in mezzo a diversa sterpaglia. Nonostante questi pensieri, in quel momento rappresentava l'unica via di fuga che Elena riusciva a trovare.

Imboccò il sentiero con l'idea di camminare per qualche centinaio di metri fino a sparire almeno dalla vista delle case sulla spiaggia. Camminò invece circa mezz'ora prima di fermarsi stanca e disorientata.

Il sole ormai era caldo e le picchiava in testa e non aveva idea di dove si trovasse. Nel corso della mezz'ora aveva incontrato alcune biforcazioni ma aveva proseguito per il sentiero che le sembrava meglio battuto poi però anche quello piano piano aveva iniziato a scomprire. L’ansia e l’agitazione si stavano impadronendo di lei. Si sentiva svenire ma non sarebbe tornata indietro, non era ancora pronta per affrontare tutto. Camminò ancora per 10 minuti, era sudata, puzzava e si sentiva stanca.

Raggiunse quella che gli sembrava essere la fine del sentiero, un punto morto con sotto una scogliera. Tutta quella fatica per nulla e ora cosa avrebbe fatto pensò. Notò che in realtà tra le rocce, nel punto dove il sentiero finiva sembrava esserci una specie di apertura naturale. Guardò sotto e vide una spiaggia. Non le sembrò di vedere dei passaggi per raggiungerla ma guardando la roccia vide delle impronte e capì che quella era una strada verticale che arrampicava dalla spiaggia fino al punto dove lei si trovava. Elena era un’appassionata di montagna, di passeggiate anche molto impegnative ne aveva fatte parecchie nella sua vita, sapeva che c'era la possibilità di scendere da lì fino alla spiaggia e che probabilmente qualcuno in diverse occasioni l'aveva fatto. Sapeva che con la giusta attrezzatura sarebbe stato anche alla sua portata ma in quel momento non aveva energie, il sole la stava prosciugando, le scarpe non erano quelle adatte e non aveva viveri sufficienti.

La guardò meglio. Quella spiaggia, quell'angolo di pace irraggiungibile da chiunque era l'unica cosa di cui sentiva bisogno in quel momento.

Agitata e presa dalla disperazione pensò che se le fosse successo qualcosa non sarebbe importato a nessuno e così iniziò la sua discesa. La parete era molto impegnativa ma spinta probabilmente dall'adrenalina e dall'essersi focalizzata finalmente su un obiettivo, quello di raggiungere la spiaggia, le sembro più facile del previsto e in una decina di minuti si trovò ad essere quasi arrivata a destinazione.

Fu proprio nell’ultimo tratto quando ormai si era rilassata perché giunta al termine della sua scalata che appoggiando male il piede su di un sasso pericolante scivolò e cascò in terra dopo un capitombolo di un paio di metri. Nulla di grave ma nella scivolata aveva strisciato il braccio contro la pietra zigrinata ed ora era tutto graffiato e sanguinante. Sentiva anche una sensazione strana alla manica e guardando la sua ascella noto che la canottiera si era squarciata aprendosi proprio a quell’altezza e che ora faceva fatica a contenere il suo seno.

Non le importava. Aveva raggiunto il suo obiettivo.

La spiaggia era un paradiso. L’acqua limpida, la sabbia fine e dorata, il promontorio davanti la teneva anche parzialmente all'ombra, era ventilata e il sole non dava fastidio. Si sdraiò di nuovo e si addormentò.

Fu svegliata dal rumore di una barca di passaggio che per sua fortuna non si fermò lì. Ora si sentiva meglio, più riposata, il posto era meraviglioso. Si guardò e non riusciva ad immaginare che cosa avrebbe potuto pensare qualcuno che fosse arrivato su quella spiaggia trovandola lì sola senza un mezzo per esserci arrivata via mare. Era tutta sporca, le mutandine e la canottiera bianche che indossava quando aveva lasciato casa erano diventate grigie. Pensò a quanto fosse stupida: aveva lasciato che l'ansia la prendesse ed era scappata via verso la spiaggia senza neanche pensare di indossare un costume. La canotta strappata faceva uscire il suo seno destro, il suo capezzolo veniva spizzicato dall'aria. Il braccio destro era tutto sporco del sangue che ormai si stava incrostando. Non le imprese, se qualcuno si fosse fermato lì sarebbe stato libero di pensare ciò che voleva.

Aprì lo zaino, tirò fuori il cellulare e trovò una decina di chiamate sia di Luca che di Arianna e diversi messaggi che chiedevano dove si trovasse e se stesse bene. Immaginò la preoccupazione che i suoi amici stavano provando in quel momento e decise quanto meno di rispondergli. Un semplice secco: sto bene, non vi preoccupate ma non so quando tornerò.

Decise di rinfrescarsi, si infilò in acqua con indosso i vestiti e rimase lì a mollo per diverso tempo fino a quando notò il sole dritto perpendicolare davanti a lei. Tornò sulla spiaggia sedendosi in un angolo ombreggiato. La canotta ormai oltre che stracciata anche fradicia ed era completamente inutilizzabile. Se la tolse appoggiandola su una pietra. Involontariamente quello era il primo topless della sua vita pensò quasi ridendo più per il pensiero stupido in quel momento che per il fatto in sé.

Si mise di nuovo sdraiata, ora era lucida e poteva pensare. E pensò, pensò per diverse ore ripercorrendo tutto quello che era successo in quei mesi, chiedendosi che cos'erano e da dove arrivassero quelle sensazioni e quei desideri che provava. Si chiese se fossero sbagliati, se lei fosse sbagliata. Si chiese perché li provava se non erano giusti, perché era permesso che li sentisse, che senso aveva lasciare che potesse cadere in tentazione per vivere poi tra paura e sensi di colpa.

Non arrivò a delle risposte definitive ma il solo averci pensato, aver ipotizzato, aver messo in ordine tutti i pezzi di quel puzzle che da mesi le rimuginava dentro sconvolgendola la fece sentire meglio. Fece altri bagni e altre volte si stese sulla spiaggia fino a notare il sole che ormai calava. Doveva tornare indietro finché c'era luce o non sarebbe più stata in grado di scalare la parete e avrebbe dovuto passare lì la notte. Prese la canotta e trovò un modo per legarla intorno ai seni quantomeno per tenerli bloccati e proteggerli. La salita fu molto più impegnativa della discesa, la fatica della giornata si faceva comunque sentire. Era a stomaco vuoto e aveva bevuto poco. I muscoli le facevano male, il braccio le bruciava ad ogni movimento. Quando arrivò in cima tiro un sospiro di sollievo, la parte più difficile era fatta ora doveva solo cercare di seguire il sentiero con cui era arrivata fin lì e non perdersi. Tutto sommato c'è la fece e circa quaranta minuti dopo quando ormai era quasi buio arrivò sulla spiaggia di fronte alla residenza di Arianna e Luca. Ripercorse all’indietro la strada che aveva fatto per arrivare fin lì la mattina.

Si soffermò diversi minuti sul pianerottolo davanti a casa prima di trovare il coraggio per aprire la porta ad entrare. Attraversò il corridoio comparendo in sala.

Luca e Arianna erano seduti sul divano in silenzio. Quando Arianna la vide corse ad abbracciarla stringendola fortissima. Iniziò a piangere, a scusarsi con lei per quello che era successo, a dirle quanto fosse stata preoccupata per tutto il giorno. Anche Luca le raggiunse, notò la ferita sul braccio di Elena. Tornò dal bagno con dell'acqua ossigenata e un batuffolo di cotone e glielo passo sul braccio pulendo e disinfettando la ferita mentre Arianna non si staccava da lei.

Dopo qualche minuto quando le emozioni si placarono e Arianna lasciò la presa, guardandola le disse di sedersi sul divano, che era giusto che parlassero e si chiarissero.

Ma nel corso di quella giornata Elena aveva parlato con se stessa e si era chiarita con se stessa e sapeva perfettamente che cosa voleva. Prese la mano di Arianna e tremando l’appoggio su un suo seno.

Ci furono attimi di silenzio che sembrarono un’eternità. Luca e Arianna sembravano più spaesati e impauriti di lei. Elena strinse la mano di arianna sul suo seno e trovo solo la voce e il coraggio per dire

- lo voglio anch'io ma non so se sono pronta, aiutatemi voi a farlo -

Se prima i secondi le sembravano ore, adesso i minuti le sembravano attimi. Tutto avvenne troppo velocemente perché lei potesse capire, pensare, elaborare. Arianna iniziò a giocare con il suo capezzolo che ormai spuntava aderente e turgido da quel che restava della sua canotta. Gliela sfilò, liberando le tette tonde e già sode.

Pensò che puzzava, che era sporca, ma probabilmente in quel momento ad Arianna non importava. Sentì la bocca dell'amica ingoiare un suo capezzolo famelicamente, l'umido della sua saliva accarezzarla, la lingua massaggiare l'aureola. Percepì calore tra le sue gambe, capì che si stava bagnando e fu lei questa volta a prendere Luca per il braccio, a condurre la sua mano sopra le sue mutandine a premerla per fargli percepire come fosse talmente bagnata che i suoi umori penetravano il tessuto che indossava inumidendo le dita di Luca. Lui di risposta le sfilò le mutandine liberandola da quella inutile costrizione e iniziò a masturbargli il clitoride mentre lei prendeva a gemere in maniera incontrollata.

Voleva godere, voleva urlare, voleva buttare fuori tutto quello che aveva accumulato in quella giornata.

Arianna sfilò i boxer a Luca liberando il cazzo già duro. Prese una mano ad Elena e la condusse ad impugnare l'asta e le sussurrò all'orecchio ‘godetevi’.

Era di fronte a Luca, poteva vedere il suo corpo nudo e magnifico. Iniziò a muovere avanti e indietro la sua mano come aveva visto fare ad Arianna e provava piacere e potere nell’impugnare il membro, nel condurlo avanti e indietro verso il godimento che voleva dargli. Sentì le dita di Luca farsi spazio tra lei ma lo fermò

- non ancora -

Gli riportò la mano sul clitoride, lo guardò dritto negli occhi

- così fammi godere -

Arianna alle sue spalle le prendeva i seni, giocava con i capezzoli, le baciava il collo.

Non contò se furono minuti o furono secondi quando improvvisamente il suo corpo sembrò infiammato. Inizio ad ansimare ancora più forte, sentiva le gambe, i muscoli del pube contrarsi, un piacere le stava schiumando dentro e voleva esplodere fuori da lei. Buttò la testa all'indietro gemendo tutto quello che aveva dentro mentre le gambe le tremavano, il ventre si contraeva, il pavimento si bagnava dei suoi umori e lei benediceva chiunque avesse permesso al corpo di una donna di godere così tanto.

Luca fu sconvolto dalla vista di qualcosa che fino ad allora aveva visto solo nei film porno ed esplose inondandole la mano di sperma.

Senza dire nulla Elena andò in bagno e si chiuse dentro. Osservò la sua mano. Pensava di provare schifo ma invece il pensiero che quel liquido bianco fosse il succo del piacere che aveva dato a Luca le fece provare un brivido di piacere. Lo guardò attentamente prima di lavarsi la mano, desiderando di poterlo prendere in mano da lì e per il resto della sua vita altre volte fino a prosciugarlo perché vedi Luca pensava, anche io posso farti godere.

Uscì dal bagno e non trovò nessuno. Andò in camera di Arianna e Luca, erano entrambi stesi sul letto e tra di loro c'era spazio. Elena si infilò in mezzo, appoggiò la testa sul petto di Luca e prese la mano di Arianna, chiuse gli occhi e si addormentò.
 
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