Esperienza reale LE SPORCHE STORIE: dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna

Bergamastro

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Quarta parte

Senza che lo sapessi ho sposato un’attrice da premio Oscar, visto che giuro che io non mi sono mai accorto di nulla. Leggendo i suoi diari però ho ricollegato fatti ed eventi, anche se spesso la memoria mi ha fatto difetto dato che parliamo di fatti avvenuti anche molti anni fa.

Presa la laurea dovevo trovare lavoro prima di potermi sposare. Come detto mi rivolsi allora a Paolo, il fratello di Francesco il mio migliore amico. Lui si disse subito disposto a darmi una mano, ma leggendo quanto scritto da mia moglie probabilmente il merito è stato più il suo.

Anche questa volta parlando con la madre confessò di alcuni sguardi eloquenti di Paolo anche quando andammo al loro matrimonio; del resto in confronto a sua moglie la mia era un’altra categoria, così la madre convinse Anna a telefonare anche a lui.

Pure questa volta mia moglie andò subito al punto, spiegando che io non sapevo nulla della telefonata e quanto fosse importante che io ottenessi quel posto che avrebbe spalancato le porte al nostro matrimonio, aggiungendo che in cambio lei sarebbe potuta essere completamente disponibile nei suoi confronti.

L’uomo disse che è un uomo sposato, un padre di famiglia, ma che quell’offerta non lo lasciava indifferente. Le disse così di vedersi quella sera in una stradina appartata, lui l’avrebbe aspettata in macchina. Mia moglie guidava da poco ma andò quella volta da sola.

Salì allora sulla Citroen XM di Paolo - chi è un po’ più vecchiotto se la ricorderà, dietro è praticamente un salotto - e dettò subito le condizioni: lei non era lì per piacere ma solo aiutare la mia carriera, che poi lui sarebbe dovuto essere di parola e che essendo vergine se voleva poteva utilizzare solo il suo buchino, appoggiando poi sul cruscotto la vasellina e iniziando a spogliarsi.

Paolo disse solo “hai la mia parola”, poi quasi con timidezza iniziò a toccarle i seni, poi le cosce e infine quel fichino peloso. Rispetto al professore Paolo è più giovane ma ugualmente poco attraente, di certo però più curato nella pulizia e nel vestire.

Per cercare di accelerare la cosa Anna gli tolse la camicia, poi quando tirò giù i pantaloni vide che il cazzo dell’uomo usciva fuori dalle mutande, con lei che lo descrisse come lungo, durissimo, con una cappella piccola e la base pelosissima.

Ebbe subito paura per il suo culo, così iniziò a leccarlo con voracità e a succhiarlo di gran ritmo alternando la sua bocca alle sue tette. Paolo poi la portò sui sedili posteriori, iniziò a leccarle la fica e il culo tenendola sdraiata e a gambe larghe, poi prese la vasellina e preparò il suo buchino.

Anna scrisse che si sentiva morire, con Paolo che aveva dentro solo la cappella e un quarto del suo cazzo, andando avanti e indietro molto lentamente mentre lei lo supplicava di fare piano. Andò avanti per alcuni minuti poi le fece “se ti fa male fammi godere con la bocca”.

Anna allora prese subito delle salviette, pulì il cazzo e iniziò un bel pompino - a forza di farne a me era diventata abbastanza brava - fino a far venire l’uomo sulle sue tette. Poi ripulì, si rivestì senza dire una parola e lo salutò ricordandogli la promessa.

Paolo fu di parola e si adoperò per me. Dovette però scomodare il dottor Bianchi, un politico milanese che inizialmente non era possibilista; dovette aggiungere così che alle senza che io potessi sapere nulla volendo la mia fidanzata poteva essere disponibile sessualmente, raccontandogli del loro incontro pregandolo di mantenere il massimo riserbo.

Il fratello del mio amico allora telefonò in sartoria e si fece passare Anna, spiegandole la situazione. Mia moglie ne parlò con la mamma anche perché sarebbe dovuta andare a Milano, con loro due che quando andarono presero a scusa il vedere dei negozi per quando ci saremmo sposati.

“Paolo aveva ragione, sei veramente molto bella” disse l’uomo quando l’accolse in un appartamento del centro “mi ha detto che sei vergine e che devo solo incularti, sarà un vero piacere piccolina”.

Il dotto Bianchi lo conosco molto bene: all’epoca sulla quarantina, di media statura e corporatura con i capelli neri e impomatati all’indietro. Sempre sigaro in bocca e sguardo furfantesco, a detta di Anna ha un cazzo simile al mio solo che, a differenza dei due amanti precedenti, dovette succhiarlo a lungo per farlo venire bello duro mentre lui fumava e sorseggiava un drink.

Anche il linguaggio era ben diverso. La chiamava troietta e puttanella, poi quando iniziò a incularla a pecora dopo poco incominciò subito ad andare forte riempendola di sonore pacche a quelle chiappone.

Anna si sentiva il culo in fiamme e gemeva quasi mordendosi un braccio mentre l’altra mano la utilizzava per toccarsi la patata nella speranza di sopportare meglio quel trattamento. Il dottore le urlava che le avrebbe spaccato il culo e che io ero già un cornuto prima di sposarmi.

Anna aveva capito che doveva svuotarsi l’intestino prima di concedersi e dopo un po’ si abituò a quel trattamento, con l’uomo che cambiava posizione di continuo: ora alla missionaria sul divano, ora in piedi appoggiata al muro o al tavolo, ora impalata su di lui e poi tanta pecorina.

“Ormai come lo rimetteva dentro entrava facilmente e solo quando ebbe finito mi accorsi che era passata oltre mezzora da quando ha iniziato a penetrarmi” scrisse lei, con l’uomo che alla fine l’obbligò ad aprire la bocca venendo in gola e in faccia, cosa che io non ho mai fatto.

Anche lui fu di parola, ebbi quel posto e poi ci sposammo. Il dottor Bianchi restò in contatto con mia moglie dicendole che avrebbe dovuto ringraziare insieme lui e Paolo per l’impegno dimostrato, con Anna che fece “però dopo il matrimonio” così da poterlo prendere anche in fica.

Sia Paolo sia il dottore vennero invitati al matrimonio, e il politico le fece due regali: un bel bracciale e una scatola con dei vestiti da indossare quando sarebbe passata a trovarlo. Già ci eravamo trasferiti a Milano e, nonostante il clima ancora caldo, disse che mise un cappotto lungo perché si vergognava per come si era dovuta vestire: minigonna cortissima, calze a rete, tacco alto e un top molto scollato.

Era spaventata per quell’incontro con due uomini, anche se la presenza di Paolo la tranquillizzava vista la gentilezza dimostrata la prima volta. Anche se non era più vergine si pulì ugualmente lo stomaco e portò la vasellina, e fece bene.

Anche Paolo in quell’occasione si dimostrò indiavolato, con mia moglie che venne scopata in ogni modo dalle 10 di mattino fino alle 12.30 mentre io ero a lavoro. Le strapparono le calze e ridussero a brandelli la mutandina curata, obbligandola poi a tornare a casa praticamente nuda sotto il cappotto.

Scrisse che Paolo venne quattro volte e il dottor Bianchi tre, ma soprattutto che lei ebbe ben cinque (!!) orgasmi uno più forte dell’altro. Mise nero su bianco che quando Paolo le entrò in fica “mi ha sverginato di nuovo”, e che quando iniziò a pomparla forte che “me lo sentivo fin dentro l’utero”.

Il dottore invece preferiva il suo culo, ma anche il fratello del mio amico la inculò anche a buon ritmo: del resto la strada ormai era stata aperta. La presero in doppia prima con Paolo sotto e il dottore nel culo e poi il contrario perché il secondo stava scomodo, facendola venire due volte.

Anna scrisse che non capiva più niente, un momento si fermò a guardarsi allo specchio e aveva il culo viola per le pacche, le calze a brandelli e la sborra che le colava dal viso e dalle tette. Scrisse che le piaceva “quando faceva tornare duri i due cazzi con la sua bocca” e che si è impegnata per soddisfare in ogni modo quei due uomini che così tanto avevano fatto per noi.

Invece che la fine quella scopata fu l’inizio e un’altra cosa mi scosse ulteriormente. Quando iniziai a frequentare quella sorta di loggia che mi ha fatto volare nel lavoro, non solo Paolo e il dottor Bianchi continuarono a scoparsela ma anche alcuni dei membri più influenti.

Per paura di restare incinta di me e che la gravidanza potesse stoppare i miei progressi di carriera, mi faceva venire dentro quando non era i giorni che ovulava tanto che rimase incinta solo quando raggiunsi una posizione da lei ritenuta soddisfacente.

Questo non vuol dire che come schioccavano le dita lei si faceva scopare, anzi, ma dietro ogni prestazione pretendeva dei fatti concreti. Per farmi avere la cattedra si scopò sette persone differenti, ma al massimo concedeva poi un bis per riconoscenza.

Dopo aver preso una ventina di cazzi, alcuni piĂą di una volta e alcuni in gruppo tanto da ammettere di avere ormai il culo piĂą sfondato della fica, ci fu una lunghissima pausa coincisa con le gravidanze e tutto il periodo in cui ha fatto la mamma a tempo pieno.

Del resto io ormai me la “cavavo” anche da solo e in più lei non era di certo più quella ragazzina fresca e soda di quegli anni. Di tanto in tanto annotava che le mancavano quelle esperienze, non solo per fare alcune volte del sesso spinto che con me non faceva - molte scopate furono invece ben poca roba - ma anche per sentirsi desiderata.

Come rimise in gran forma diventando un milfone da battaglia, quelli sguardi tornarono a posarsi sul suo corpo e riaccesero in lei un certo ardore. Così quando le parlai del mio lavoro che aveva bisogno di un nuovo finanziamento per proseguire, lei tornando indietro nel tempo andò a bussare a tre porte e una alla fine si rivelò giusta.

Uno rigettò la sua offerta, il secondo la scopò e la mandò in un altro letto che sbloccò definitivamente la faccenda. Ricordo benissimo quando il dottor Verde, cinquant’anni ben portati, sportivo e alto ma totalmente pelato, in compenso un autentico ras della politica lombarda, mi convocò dandomi la buona notizia.

Non sapevo che alcuni giorni prima con il suo cazzo descritto come “lungo e largo” aveva inculato mia moglie per mezzora in un hotel del centro. Esperienza poi replicata per altre tredici volte (!) di cui una a casa mia mentre io ero via.

Quando andò via però l’uomo alla guardiola del nostro viale lo fermò perché non lo conosceva. Dovette intervenire mia moglie con il ragazzo che poi le fece “ma se il dottore è via, cosa ci faceva lui da voi?”. Risultato: da più di un anno questo energumeno si scopa mia moglie, delle volte facendola venire idi notte n guardiola a sbocchionarlo inginocchiata mentre lui è a di turno.

Sempre grazie al dottor Verde dette una mano anche al più grande dei nostri figli, poi mi aiutò ad avere quell’intervista che vi dicevo all’inizio. L’editore la brutalizzò in hotel, mentre il giornalista in seguito lessi che fu una scopata da nulla.

A quel punto cosa potevo fare? La mia vita è stata tutto un inganno, o davo di matto e mandavo tutti a fanculo oppure restavo zitto e mi tenevo le corna. Da quel giorno quando il ragazzo della guardiola mi vede con la valigia mi fa “dottore dove ce ne andiamo questa volta? Quanto starà fuori?”, mentre almeno ho capito ora come fare ad avere vantaggi a lavoro “cara quel bastardo del dottor Giallo, ha bloccato la mia nomina all’Accademia…”. Quando poi ho avuto quella nomina, mi è bastato sbirciare il diario di mia moglie per capire il perché… FINE
Storia fantastica
 

dc68

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Senza che lo sapessi ho sposato un’attrice da premio Oscar, visto che giuro che io non mi sono mai accorto di nulla. Leggendo i suoi diari però ho ricollegato fatti ed eventi, anche se spesso la memoria mi ha fatto difetto dato che parliamo di fatti avvenuti anche molti anni fa.

Presa la laurea dovevo trovare lavoro prima di potermi sposare. Come detto mi rivolsi allora a Paolo, il fratello di Francesco il mio migliore amico. Lui si disse subito disposto a darmi una mano, ma leggendo quanto scritto da mia moglie probabilmente il merito è stato più il suo.

Anche questa volta parlando con la madre confessò di alcuni sguardi eloquenti di Paolo anche quando andammo al loro matrimonio; del resto in confronto a sua moglie la mia era un’altra categoria, così la madre convinse Anna a telefonare anche a lui.

Pure questa volta mia moglie andò subito al punto, spiegando che io non sapevo nulla della telefonata e quanto fosse importante che io ottenessi quel posto che avrebbe spalancato le porte al nostro matrimonio, aggiungendo che in cambio lei sarebbe potuta essere completamente disponibile nei suoi confronti.

L’uomo disse che è un uomo sposato, un padre di famiglia, ma che quell’offerta non lo lasciava indifferente. Le disse così di vedersi quella sera in una stradina appartata, lui l’avrebbe aspettata in macchina. Mia moglie guidava da poco ma andò quella volta da sola.

Salì allora sulla Citroen XM di Paolo - chi è un po’ più vecchiotto se la ricorderà, dietro è praticamente un salotto - e dettò subito le condizioni: lei non era lì per piacere ma solo aiutare la mia carriera, che poi lui sarebbe dovuto essere di parola e che essendo vergine se voleva poteva utilizzare solo il suo buchino, appoggiando poi sul cruscotto la vasellina e iniziando a spogliarsi.

Paolo disse solo “hai la mia parola”, poi quasi con timidezza iniziò a toccarle i seni, poi le cosce e infine quel fichino peloso. Rispetto al professore Paolo è più giovane ma ugualmente poco attraente, di certo però più curato nella pulizia e nel vestire.

Per cercare di accelerare la cosa Anna gli tolse la camicia, poi quando tirò giù i pantaloni vide che il cazzo dell’uomo usciva fuori dalle mutande, con lei che lo descrisse come lungo, durissimo, con una cappella piccola e la base pelosissima.

Ebbe subito paura per il suo culo, così iniziò a leccarlo con voracità e a succhiarlo di gran ritmo alternando la sua bocca alle sue tette. Paolo poi la portò sui sedili posteriori, iniziò a leccarle la fica e il culo tenendola sdraiata e a gambe larghe, poi prese la vasellina e preparò il suo buchino.

Anna scrisse che si sentiva morire, con Paolo che aveva dentro solo la cappella e un quarto del suo cazzo, andando avanti e indietro molto lentamente mentre lei lo supplicava di fare piano. Andò avanti per alcuni minuti poi le fece “se ti fa male fammi godere con la bocca”.

Anna allora prese subito delle salviette, pulì il cazzo e iniziò un bel pompino - a forza di farne a me era diventata abbastanza brava - fino a far venire l’uomo sulle sue tette. Poi ripulì, si rivestì senza dire una parola e lo salutò ricordandogli la promessa.

Paolo fu di parola e si adoperò per me. Dovette però scomodare il dottor Bianchi, un politico milanese che inizialmente non era possibilista; dovette aggiungere così che alle senza che io potessi sapere nulla volendo la mia fidanzata poteva essere disponibile sessualmente, raccontandogli del loro incontro pregandolo di mantenere il massimo riserbo.

Il fratello del mio amico allora telefonò in sartoria e si fece passare Anna, spiegandole la situazione. Mia moglie ne parlò con la mamma anche perché sarebbe dovuta andare a Milano, con loro due che quando andarono presero a scusa il vedere dei negozi per quando ci saremmo sposati.

“Paolo aveva ragione, sei veramente molto bella” disse l’uomo quando l’accolse in un appartamento del centro “mi ha detto che sei vergine e che devo solo incularti, sarà un vero piacere piccolina”.

Il dotto Bianchi lo conosco molto bene: all’epoca sulla quarantina, di media statura e corporatura con i capelli neri e impomatati all’indietro. Sempre sigaro in bocca e sguardo furfantesco, a detta di Anna ha un cazzo simile al mio solo che, a differenza dei due amanti precedenti, dovette succhiarlo a lungo per farlo venire bello duro mentre lui fumava e sorseggiava un drink.

Anche il linguaggio era ben diverso. La chiamava troietta e puttanella, poi quando iniziò a incularla a pecora dopo poco incominciò subito ad andare forte riempendola di sonore pacche a quelle chiappone.

Anna si sentiva il culo in fiamme e gemeva quasi mordendosi un braccio mentre l’altra mano la utilizzava per toccarsi la patata nella speranza di sopportare meglio quel trattamento. Il dottore le urlava che le avrebbe spaccato il culo e che io ero già un cornuto prima di sposarmi.

Anna aveva capito che doveva svuotarsi l’intestino prima di concedersi e dopo un po’ si abituò a quel trattamento, con l’uomo che cambiava posizione di continuo: ora alla missionaria sul divano, ora in piedi appoggiata al muro o al tavolo, ora impalata su di lui e poi tanta pecorina.

“Ormai come lo rimetteva dentro entrava facilmente e solo quando ebbe finito mi accorsi che era passata oltre mezzora da quando ha iniziato a penetrarmi” scrisse lei, con l’uomo che alla fine l’obbligò ad aprire la bocca venendo in gola e in faccia, cosa che io non ho mai fatto.

Anche lui fu di parola, ebbi quel posto e poi ci sposammo. Il dottor Bianchi restò in contatto con mia moglie dicendole che avrebbe dovuto ringraziare insieme lui e Paolo per l’impegno dimostrato, con Anna che fece “però dopo il matrimonio” così da poterlo prendere anche in fica.

Sia Paolo sia il dottore vennero invitati al matrimonio, e il politico le fece due regali: un bel bracciale e una scatola con dei vestiti da indossare quando sarebbe passata a trovarlo. Già ci eravamo trasferiti a Milano e, nonostante il clima ancora caldo, disse che mise un cappotto lungo perché si vergognava per come si era dovuta vestire: minigonna cortissima, calze a rete, tacco alto e un top molto scollato.

Era spaventata per quell’incontro con due uomini, anche se la presenza di Paolo la tranquillizzava vista la gentilezza dimostrata la prima volta. Anche se non era più vergine si pulì ugualmente lo stomaco e portò la vasellina, e fece bene.

Anche Paolo in quell’occasione si dimostrò indiavolato, con mia moglie che venne scopata in ogni modo dalle 10 di mattino fino alle 12.30 mentre io ero a lavoro. Le strapparono le calze e ridussero a brandelli la mutandina curata, obbligandola poi a tornare a casa praticamente nuda sotto il cappotto.

Scrisse che Paolo venne quattro volte e il dottor Bianchi tre, ma soprattutto che lei ebbe ben cinque (!!) orgasmi uno più forte dell’altro. Mise nero su bianco che quando Paolo le entrò in fica “mi ha sverginato di nuovo”, e che quando iniziò a pomparla forte che “me lo sentivo fin dentro l’utero”.

Il dottore invece preferiva il suo culo, ma anche il fratello del mio amico la inculò anche a buon ritmo: del resto la strada ormai era stata aperta. La presero in doppia prima con Paolo sotto e il dottore nel culo e poi il contrario perché il secondo stava scomodo, facendola venire due volte.

Anna scrisse che non capiva più niente, un momento si fermò a guardarsi allo specchio e aveva il culo viola per le pacche, le calze a brandelli e la sborra che le colava dal viso e dalle tette. Scrisse che le piaceva “quando faceva tornare duri i due cazzi con la sua bocca” e che si è impegnata per soddisfare in ogni modo quei due uomini che così tanto avevano fatto per noi.

Invece che la fine quella scopata fu l’inizio e un’altra cosa mi scosse ulteriormente. Quando iniziai a frequentare quella sorta di loggia che mi ha fatto volare nel lavoro, non solo Paolo e il dottor Bianchi continuarono a scoparsela ma anche alcuni dei membri più influenti.

Per paura di restare incinta di me e che la gravidanza potesse stoppare i miei progressi di carriera, mi faceva venire dentro quando non era i giorni che ovulava tanto che rimase incinta solo quando raggiunsi una posizione da lei ritenuta soddisfacente.

Questo non vuol dire che come schioccavano le dita lei si faceva scopare, anzi, ma dietro ogni prestazione pretendeva dei fatti concreti. Per farmi avere la cattedra si scopò sette persone differenti, ma al massimo concedeva poi un bis per riconoscenza.

Dopo aver preso una ventina di cazzi, alcuni piĂą di una volta e alcuni in gruppo tanto da ammettere di avere ormai il culo piĂą sfondato della fica, ci fu una lunghissima pausa coincisa con le gravidanze e tutto il periodo in cui ha fatto la mamma a tempo pieno.

Del resto io ormai me la “cavavo” anche da solo e in più lei non era di certo più quella ragazzina fresca e soda di quegli anni. Di tanto in tanto annotava che le mancavano quelle esperienze, non solo per fare alcune volte del sesso spinto che con me non faceva - molte scopate furono invece ben poca roba - ma anche per sentirsi desiderata.

Come rimise in gran forma diventando un milfone da battaglia, quelli sguardi tornarono a posarsi sul suo corpo e riaccesero in lei un certo ardore. Così quando le parlai del mio lavoro che aveva bisogno di un nuovo finanziamento per proseguire, lei tornando indietro nel tempo andò a bussare a tre porte e una alla fine si rivelò giusta.

Uno rigettò la sua offerta, il secondo la scopò e la mandò in un altro letto che sbloccò definitivamente la faccenda. Ricordo benissimo quando il dottor Verde, cinquant’anni ben portati, sportivo e alto ma totalmente pelato, in compenso un autentico ras della politica lombarda, mi convocò dandomi la buona notizia.

Non sapevo che alcuni giorni prima con il suo cazzo descritto come “lungo e largo” aveva inculato mia moglie per mezzora in un hotel del centro. Esperienza poi replicata per altre tredici volte (!) di cui una a casa mia mentre io ero via.

Quando andò via però l’uomo alla guardiola del nostro viale lo fermò perché non lo conosceva. Dovette intervenire mia moglie con il ragazzo che poi le fece “ma se il dottore è via, cosa ci faceva lui da voi?”. Risultato: da più di un anno questo energumeno si scopa mia moglie, delle volte facendola venire idi notte n guardiola a sbocchionarlo inginocchiata mentre lui è a di turno.

Sempre grazie al dottor Verde dette una mano anche al più grande dei nostri figli, poi mi aiutò ad avere quell’intervista che vi dicevo all’inizio. L’editore la brutalizzò in hotel, mentre il giornalista in seguito lessi che fu una scopata da nulla.

A quel punto cosa potevo fare? La mia vita è stata tutto un inganno, o davo di matto e mandavo tutti a fanculo oppure restavo zitto e mi tenevo le corna. Da quel giorno quando il ragazzo della guardiola mi vede con la valigia mi fa “dottore dove ce ne andiamo questa volta? Quanto starà fuori?”, mentre almeno ho capito ora come fare ad avere vantaggi a lavoro “cara quel bastardo del dottor Giallo, ha bloccato la mia nomina all’Accademia…”. Quando poi ho avuto quella nomina, mi è bastato sbirciare il diario di mia moglie per capire il perché… FINE
fine? non voglio crederci, continua a parlarci delle avventura della moglie
 

Giucaa97

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Ma mandala a fanculo ti ha ripetutamente tradito e umiliato
Questi racconti facenti ripete delle “Sporche storie” sono basati su avvenimenti reali che mi sono stati raccontati da utenti del forum, da amici o che ho vissuto personalmente. Per garantire al massimo la privacy dei protagonisti si tratta di storie che poi sono state romanzate, con i nomi dei protagonisti e i luoghi che sono di fantasia. Essendo in alcuni casi delle vicende che hanno avuto risvolti giudiziari e mediatici, voglio ribadire che ogni commento è ben gradito ma evitate in ogni caso di fare nomi oppure di fare dei riferimenti - come purtroppo avvenuto in passato - perché altrimenti poi sarei costretto a chiedere di rimuovere il racconto. Buona lettura, Patrulla.

Prima parte

Doveva essere un giorno speciale, uno di quelli etichettati come “i più belli della vita”, una sorta di riconoscimento di tutto il duro lavoro fatto nella mia vita. Sarei dovuto essere fiero di avere di fianco a me mia moglie e miei tre figli, invece dentro di me ero devastato e in faccia portavo i chiari segni di una notte passata insonne tra mille pensieri e tormenti.

Ero a casa mia, nella mia bella villetta, con davanti a me un fotografo e un giornalista, mentre la truccatrice cercava di nascondere le occhiaie. “Scusatemi - provai a giustificarmi - ma l’emozione è tale che non ho chiuso occhio questa notte”, con mia moglie Anna a confermare di avermi trovato sveglio quando questa mattina si è alzata come sempre presto, continuando poi a ripetere ai presenti da brava padrona di casa se volessero qualcosa.

Anna e i miei figli pensavano che ero agitato per il momento, non potevano immaginare i veri motivi di quel profondo malessere. Alla fine ci facemmo delle belle foto di famiglia, poi un paio io e mia moglie e altrettante io da solo. Nonostante la mia cera vennero degli scatti molto belli, che adesso fanno capolino in bella vista nel nostro sfarzoso salotto borghese.

Quello era il giorno di un’intervista che rilasciai a un’importante rivista che esce sia in Italia sia in molti altri paesi del mondo; non conquistai la copertina ma un bel servizio di più pagine dove venivo descritto come uno dei più brillanti scienziati italiani - un fisico per la precisione -, divenuto famoso nell’ambiente - ma anche fuori dalla cerchia ristretta del mio ambito lavorativo - per la riuscita di un progetto al quale ho lavorato per anni, anzi direi più che altro per lustri.

Quando l’intervista fu finita dissi che volevo fare una passeggiata, ma era solo una scusa per stare un po’ da solo e cercare di riannodare i fili di questa storia così assurda che ancora adesso mi tormenterà e credo che lo farà per il resto dei miei giorni.

Io mi chiamo Luca, ho 56 anni e come detto sono uno scienziato e anche un accademico. Sono sposato con Anna che invece di anni ne ha 51 portati magnificamente anche grazie a diversi ritocchi estetici, con i nostri tre figli che ormai sono grandi.
Sono nato in una cittadina lombarda che oltre ad avere una rinomata universitĂ  non ha molto altro da offrire. Mio padre insieme a suo fratello ha una storica macelleria e le bestie le teniamo in un terreno in un paese poco distante. Con la macelleria di soldi ne abbiamo fatti tanti, ma i miei sono rimasti sempre umili e semplici, continuando ancora oggi a spaccarsi la schiena invece di riposarsi.

Ho un fratello più grande che insieme a mio cugino sta portando avanti la macelleria, mentre io fin da piccolo ho mostrato una propensione allo studio tanto che per me i miei genitori avevano altri piani “Luca deve studiare”.

Così ho frequentato le migliori scuole private della zona, tutte ecclesiastiche, anche perché vengo da una famiglia molto credente e anche io sono particolarmente devoto. Sono un tipo di corporatura media - ora con qualche chiletto di troppo - biondino e con occhi chiari. Non bello ma neanche brutto, uno normale con un carattere tranquillo e riservato.

Ho un ottimo rapporto con mio fratello e con i miei genitori, ho molti conoscenti ma il mio grande amico di sempre è Francesco, coetaneo con cui ho fatto tutte le scuole insieme tranne l’università con io che presi fisica e lui architettura.

Francesco è più estroverso di me, figlio di un noto avvocato e uomo politico della città con il quale però non parla da decenni: fin da ragazzo mi confessò di essere attratto dagli uomini, dichiarandosi alla famiglia finito il liceo con il padre che non ha mai accettato la cosa: gli pagò gli studi e una casa a Milano, ma per lui ormai esisteva solo Paolo il suo primogenito che ha ripercorso la sua carriera da avvocato.

A me invece piacciono solo le donne, ma ho una formazione molto rigida e il primo bacio l’ho dato a 20 anni. Non avevo particolari turbe, ma quando parlai a mio fratello di fastidi nelle parti intime lui mi fece “Luca menatelo ogni tanto il pisello”.

A 20 anni in pratica mi fidanzai in casa proprio con Anna, all’epoca quindicenne. Lei era la figlia della sarta del paese e già lavorava insieme alla madre, una tipa molto sveglia ma anche lei molto tradizionalista al pari di mia madre di cui è molto amica.

Per entrambe quel fidanzamento era un affare: mia madre mi aveva trovato una ragazza molto bella, educata, timorata di Dio e aveva come unica ambizione quella di fare la moglie-mamma, mentre mia suocera aveva piazzato la figlia in una famiglia seria, lavoratrice, piena di soldi e soprattutto c’ero io che stavo studiando per fare un lavoro con L maiuscola.

Io me la ricordavo bambina Anna e quando me la presentarono a casa per una merenda trovai una ragazza molto bella, con i capelli castani raccolti a coda di cavallo, due occhi marroni non molto svegli e uno splendido visino. Zero trucco e vestita con jeans e felpa, di media statura (1,70) e quasi del tutto silente.

Spinti dalle nostre famiglie iniziammo a uscire quando io il fine settimana tornavo dall’università, lei invece lavorava con la madre. Anna è molto semplice, senza amiche praticamente perché la sua vita era la sartoria, la chiesa, la madre e la sorella più grande già sposata e con figli.

Non prendetemi per un misogino, ma oltre che semplice è anche un po’ stupida nel senso di ingenua, totalmente appiattita sulla mia figura e su quella della madre. Per dire, se io in questi 30 l’avessi picchiata di continuo, lei probabilmente avrebbe pensato che per qualche motivo avevo ragione io a dargliele.

Per lei ero quasi un Dio che studiavo, spesso passava il tempo ad accarezzarmi i capelli e a fissarmi piena di amore mentre leggevo. Anche se ha la terza media, anche a lei piaceva molto leggere e la letteratura in generale, con io che la spingevo a coltivare queste passioni tanto che iniziò a tenere una serie di diari dove annotava i suoi pensieri.

Andavamo al cinema e al teatro, a lei sembrava che andassimo a Broadway, poi uscivamo con i miei amici e lei era contentissima, rimanendo quasi sempre in silenzio divertendosi ad ascoltare gli altri. Quando le dissi che Frà è gay lei i primi tempi lo guardava come se fosse un marziano…

Dal punto di vista intimo quando ci baciammo per la prima volta fu il primo bacio per entrambi. Da bravi credenti naturalmente nessun rapporto prima del matrimonio, ma poi cominciai ad avere dei desideri e iniziai a palparla nei momenti di intimità anche perché di roba da palpare ce ne era.

A 18 anni era pienamente sviluppata, solo in altezza era rimasta la stessa. Il volto era sempre acqua e sapone, molto bello anche se l’aria era poco sveglia, ma il seno era cresciuto ed era meraviglioso: una terza abbondante soda e morbida allo stesso modo, con due capezzoloni duri e dritti. Le sue tette andavano verso fuori e non verso il basso, magnifiche.

Al tempo stesso aveva messo su anche un culone pagnottoso eccezionale, sodo e abbondante: non faceva sport, solo lunghe passeggiate, diciamo tutto merito di Dio. Da ragazzo impazzivo per le sue tette, mentre poi ho imparato ad apprezzare piĂą il suo culo.

Ogni volta che ci appartavamo in macchina a me veniva durissimo - ho un cazzo normale, non tanto largo ma lungo credo 17/18 cm - e lei iniziò a farmi delle seghe. “Va bene così, ti piace, sono brava?” mi ripeteva ogni volta. Lei mi segava e io le toccavo le tette, poi un giorno mi fece “mia sorella mi ha detto di fare così” e allora si chinò e iniziò a leccarmi il cazzo, per poi ciucciare la cappella mentre con la mano continuava a segarmi.

Le venivo poi sulle tette e iniziai a toccarla anche io: lei all’inizio non voleva, si vergognava, ma bastò insistere un po’ che subito aprì le gambe. Anche io chiesi a mio fratello come fare a toccarla per darle piacere, così seguendo le sue istruzioni iniziai a sgrillettarla e a leccarla.

Lei non voleva, diceva che era immorale, ma io le dicevo che noi siamo innamorati, che presto ci saremmo sposati e che era normale darsi piacere a vicenda. “Una donna deve sempre soddisfare il proprio uomo, altrimenti scappa” le disse la madre, così fino alle nozze era un continuo di pompini e spagnole; la prima volte che lei venne mentre la leccavo mi fece male alle orecchie per quanto strinse le gambe.

Questo darsi piacere a vicenda le dava una maggiore sicurezza, eravamo allora come adesso innamoratissimi ma a casa mia erano categorici: il matrimonio solo dopo che Luca si è laureato e ha trovato lavoro. La famiglia di Anna aveva più fretta ma alla fine accettò, con i miei studi che bene o male andarono spediti nonostante la difficoltà della materia.

Di certo non sono un genio, sono molto intelligente ma soprattutto sono un gran sgobbone, uno capace di studiare anche 16 ore al giorno sotto esame. Una caratteristica mantenuta poi anche a lavoro. Quando mi laureai iniziai a trovare lavoro, uno in particolare mi entusiasmava: era un posto da ricercatore a Milano ma era parecchio ambito.

Mia madre allora mi disse di chiedere a Francesco se il padre mi poteva dare una mano. Lui però non ci parlava con il padre e mi disse di andare da Paolo, suo fratello. A Paolo lo conosco da sempre, ma quando mi accolse mi tremavano le gambe, poi lui così alto e serio, tipo un norvegese biondo e con gli occhi chiari anche se con un volto scavato e segnato da un’acne giovanile.

Disse che avrebbe parlato con suo padre e che avrebbe provato a fare il possibile. Dopo qualche tempo mi dette la buona notizia “però ricordati che devi molto al dottor Bianchi, il consigliere comunale, poi te lo presenterò”.

Prima di trasferirmi a Milano ci sposammo, poi mio padre ci comprò un bell’appartamento già con più camere per i figli. Anna era spaventata dal vivere a Milano ma al tempo stesso eccitata da quella vita insieme, curava la casa e ogni sera quando tornavo si faceva trovare impeccabile e disponibile.

La sverginai la prima notte di nozze così come giusto, con mia madre che il giorno dopo mi prese in disparte e mi fece “il lenzuolo era sporco di sangue?”, io feci “sì perché?”, lei accennò un sorriso e mi dette una carezza.

Vederla tutta nuda, truccata e sexy nel suo completo di nozze fu bellissimo. Me lo leccò poi la leccai io, poi iniziai a penetrarla lentamente. Lei era tutta rossa, faceva lunghi respiri e poi lunghi soffi come se stesse partorendo, poi quando entrò tutto sgranò gli occhi e si godette la sua prima scopata tutta tesa stringendo le lenzuola con le mani.

La sua fica stretta era meravigliosa, poi come iniziai ad accelerare vedevo quelle tettone muoversi e… dopo qualche minuto le venni dentro. Iniziammo fin da subito a provare ad avere figli: quando lei ovulava mi faceva venire dentro almeno per due volte di seguito, mentre le altre volte diceva che le piaceva che le venivo sulle tette ma mai in faccia.

A pecora poi era da sturbo: le prime volte duravo poco, ma poi divenni bravo anche io iniziando a farla godere anche con il cazzo oltre che con la bocca. Eravamo felici: io lavoravo tantissimo, lei curava la casa e faceva lunghe passeggiate, passando poi a trovare una sua cugina che aveva due figli. Il fine settimana poi il sabato uscivamo con gli amici mentre la domenica tornavamo al paese, anche se sua madre ogni volta che poteva la veniva a trovare.

Sempre per favorire la mia carriera, con Paolo iniziai a frequentare un club che era una vera e propria loggia massonica. Poco dopo la mia iscrizione alla prima cena c’erano anche le mogli e i figli degli iscritti, una serata pallosa ma utile alla mia carriera. Ricordo l’imbarazzo di Anna, vestita con un bel vestito lungo e praticamente silente per tutta la serata.

Quei contatti però hanno fatto decollare la mia carriera, facendomi ottenere dottorati, incarichi e alla fine anche una cattedra in un piccolo ateneo privato milanese. Entrai a far parte di un centro di ricerca e, grazie a buoni agganci, i finanziamenti non sono mai mancati.

Tra insegnamento e ricerca sono arrivato a guadagnare molto bene, ma le soddisfazioni maggiori sono state le pubblicazioni e poi la recente ricerca che dopo anni di duro lavoro mi è valsa l’intervista che vi dicevo all’inizio.

Anna voleva sempre sapere tutto del lavoro, sostenendomi nei momenti difficili rassicurandomi che tutto sarebbe andato per il meglio. Ci abbiamo messo alcuni anni ad avere figli, poi ne abbiamo fatti tre - tre maschi - uno dietro l’altro.

Ho sempre lavorato duro, viaggiando anche molto, ma quando ero a casa per me c’è sempre stata solo la mia famiglia. Con la nascita dei figli il sesso è diventato più sporadico, spesso lei era distrutta e mi faceva un bel pompino solo per devozione verso il marito.

Le tre gravidanze un po’ l’avevano appesantita, il seno si era svuotato e anche il viso iniziava a dare i primi segni del tempo. Lei una volta pianse guardandosi allo specchio, disse che le dispiaceva di essere ingrassata promettendomi che avrebbe iniziato a fare palestra, Io le ripetevo che non mi importava, che l’amavo come quando aveva 15 anni.

Quando i bimbi furono più grandi lei si mise veramente sotto con la palestra con tanto di personal trainer, ottenendo nel tempo ottimi risultati per le cosce e i glutei: il suo sedere ora è imponente, grosso e sodo, tanto che quando cammina un po’ si inarca in avanti. Io viste le tante trasferte ho scoperto il porno, iniziando a vedere le altre donne con uno sguardo differente e anche mia moglie.

Così quando lei mi parlò di farsi dei ritocchini subito dissi ok: negli anni si è rifatta le tette, una quinta, oltre punture costanti in viso, gonfiandosi anche le labbra. I capelli ora li porta rosso scuri, non più legati ma lunghi oltre le spalle e mossi. Se vedi una sua foto da ragazza pensi a una teen acqua e sapone, ora invece a un milfone uscito fuori da Brazzers.

Il suo vestiario però è sempre sobrio anche se più sexy. Per il resto è sempre la solita donna: nella sua vita ci sono solo i suoi figli, verso i quali ha un attaccamento morboso, e suo marito. Con i figli grandi recuperammo anche molta intimità, ma io iniziavo anche ad avere altri pensieri.

Quando ero fuori la sera guardavo molti porno, iniziai così a immaginare che ci fosse Anna al posto di quelle attrici che facevano di tutto anche con cazzi giganteschi. Se io avessi chiesto a mia moglie di fare sesso anale, di venirle in faccia o di fare un’orgia, lei sarebbe sbiancata ma sono sicuro che alla fine avrebbe accettato.

Noi due parlavamo di tutto, il le raccontavo sempre tutto e lei lo stesso, solo sul sesso c’era una sorta di tabù. Negli ultimi anni però le cose sono migliorate. In occasione di un anniversario ci facemmo da soli una vacanza ai Caraibi, con lei che sfoggiava costumi ridotti “se mi fotografi ti uccido” disse ridendo. Gli uomini la riguardavano e la sera ci facevamo belle scopate.

Quando i soldi iniziarono a entrare a palate, con i soldi dei miei facemmo alcune operazioni immobiliari a Milano molto redditizie tanto che ci comprammo la villa in Brianza dove ora abitiamo, aumentai di molto i soldi nella carta a sua disposizione per le spese “comprati quello che vuoi”.

Lei da quando ci siamo sposati ha iniziato a curare molto di più l’abbigliamento, specialmente in intimità aveva cassetti pieni di lingerie super sexy da sfoggiare con il marito. Iniziammo così a fare una sorta di gioco.

Quando ero via lei ogni sera mi mandava una sua foto sexy, con io che le chiesi poi di essere sempre più audace. “Promettimi però che le guardi poi le cancelli subito” mi fece, ma io invece le tenevo e anzi, dopo aver oscurato volto e altri dettaglio, le condividevo su un forum americano di mariti cornuti.

Se le prime foto erano di lei in lingerie, le ultime erano di lei a pecora oppure a gambe aperte, iniziando poi a mandarmi foto con zucchine o cetrioli piantati in fica. Io mi eccitavo a leggere i commenti degli utenti, e mi segavo immaginando Anna con altri.

Andai però anche oltre. Stetti per alcuni mesi in America e, durante una gita a Las Vegas, vidi nella hall di un casinò una giovane prostituta uguale ad Anna da giovane. Non so cosa mi prese ma contrattai una prestazione con tanto di sesso anale.

Mentre la inculavo chiesi se potevo chiamarla Anna, lei mi guardò un po’ stranita poi mi chiese un extra di 20 dollari. “Ti rompo il culo Anna, che troia che sei a prenderlo in culo Anna, hai il culo rotto Anna chissà quanti cazzi hai preso” dicevo in italiano senza che la prostituta capisse.

Ripetetti diverse volte quel tipo di esperienza, ma poi me ne pentii molto e mi disperai. Mi convinsi che avevo ceduto alle tentazioni del demonio, promettendomi che non avrei mai piĂą fatto una cosa del genere.

Il giorno prima dell’intervista che vi dicevo, la mia vita però cambiò per sempre… CONTINUA
 

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