Esperienza reale L'estate che cambiò la mia vita

Michele_80

"Level 4"
Messaggi
767
Punteggio reazione
981
Punti
99
Hai ragione Michele_80, Ricky ha sempre avuto il dono della sintesi :p
Beh, è una di quelle scene (vedere 4 amiche che insieme si mettono a seno nudo) credo chiunque vorrebbe vivere, ma che lascerebbe ugualmente a bocca aperta perché magari inaspettata. Non lo biasimo per quella sua reazione, anzi!
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
Beh, è una di quelle scene (vedere 4 amiche che insieme si mettono a seno nudo) credo chiunque vorrebbe vivere, ma che lascerebbe ugualmente a bocca aperta perché magari inaspettata. Non lo biasimo per quella sua reazione, anzi!
Confermo. Sono passati 26 anni ma me lo ricordo come fosse ieri, è stato stupendo. Comunque non è stato esattamente inaspettato, perché il discorso era uscito due giorni prima in Costa Azzurra, oltre che al mattino stesso. In verità ce lo sentivamo che almeno 2 di loro avrebbero liberato le tette. La sorpresa è stata Marty, ci era sempre sembrata la più dubbiosa.
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
GIORNO 5: BARCELONA

La mattina seguente ci svegliammo con molta calma. La sorpresa ce la fecero Marco e Sara. Si erano alzati prima di noi e, al supermercatino sotto casa, avevano comprato l’occorrente per la colazione. Trovammo tutto pronto, davvero un bel gesto da parte loro. Mangiando cercammo di decidere come passare l’ultima giornata piena a Barcelona. Avevamo idee diverse, riassumibili in “interessi maschili” ed “interessi femminili”, perciò ci dividemmo.

Io e i ragazzi andammo a visitare il Camp Nou, mentre le ragazze si dedicarono alla shopping-therapy, non so bene con che soldi, anche se so per certo che la combinazione ragazze-negozi fa volare il tempo. Ci demmo un appuntamento per metà pomeriggio davanti alla Sagrada Familia, che non avevamo ancora visto. Niente telefoni cellulari a disposizione, quindi ci raccomandammo a vicenda sulla puntualità.

La visita al Camp Nou fu davvero super. Marco ed io eravamo, e siamo tuttora, abbonati della nostra squadra di calcio locale, mentre Ricky sembrava essere più attratto dalla parte architettonica/ingegneristica dello stadio. Visitammo la tribuna, gli spogliatoi, la sala stampa e il museo, dove troneggiava la Coppa dei Campioni vinta sei anni prima in finale contro la Sampdoria, all’epoca l’unica vinta dal club catalano. Messi sarebbe arrivato, tredicenne, al Barça due anni dopo, segnando il punto di svolta e la moltiplicazione delle Coppe dei Campioni presenti. Tornateci adesso e ne troverete cinque!

Marco era veramente ammirato dall’imponenza dello stadio dei Blaugrana. Continuava a ripetere “Ah, se avessimo noi uno stadio così…”. Dopo la quarta volta che lo ripeté gli risposi: “Sarebbe sempre mezzo vuoto!”. Era il destino di quelli che tifano per uno yo-yo club, come si definisce in Inghilterra una squadra che frequentemente sale e scende dalla prima alla seconda divisione.

Riuscimmo a tornare in tempo per l’appuntamento con le ragazze alla Sagrada Familia. La cattedrale incompiuta di Antoni Gaudì era visitabile liberamente all’esterno, ma decidemmo di non entrare, perché era un vero e proprio cantiere, probabilmente completo di vecchi con le braccia dietro la schiena ad osservare i lavori. Con molta sorpresa nessuna delle ragazze aveva sacchetti con acquisti in mano. Ci dissero che non si sentivano ispirate, anche se nominarono una catena di negozi sconosciuta in Italia di cui avremmo sentito parlare nel futuro, Zara.

Ormai l’ora di cena si avvicinava, e dopo la doccia di prammatica, partimmo verso il Set Portes, un tempio della paella nella zona tra la Barceloneta e la Ciutadela. Mangiata sontuosa e prezzo più che onesto, perché non c’eravamo andati anche nelle sere precedenti?

Tornando verso l’appartamento, Patty mi sussurrò che aveva negoziato con Lucia una mezz’ora di libertà sul letto matrimoniale. Pur coi dubbi che mi attanagliavano decisi di applicare la tattica del “meglio un uovo oggi che una gallina domani” e accettai di buon grado. D’altra parte il mio uccello reclamava un po’ di giusta attenzione, dopo la goduta marina che avevo regalato a Patty il giorno prima.

Entrai nella loro stanza, la luce era spenta e filtrava una luce fioca dalla finestra. Patty mi aspettava già sdraiata sotto le lenzuola. La sola idea che potesse essere già nuda me lo fece rizzare all’istante. Chiesi, alzando il lembo del lenzuolo: “Posso?”. Lei annuì sorridendo nervosamente. Mi tolsi la maglietta, mi sdraiai e cercai subito il contatto con la sua pelle. Indossava solo le mutande, ed iniziò ad accarezzarmi il petto. Io la cinsi col braccio e la mia mano corse subito verso il suo culo. Lei si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: “Fermati, oggi tocca a me”.

Patty iniziò a baciarmi sul collo e poi scese lentamente fino al petto e alla pancia. Mi tolse i pantaloncini che facevano da pigiama, che si impigliarono nel mio cazzo già duro, li lanciò al pavimento e poi iniziò una lenta sega. Mi guardò, sorridendo, e me lo prese in bocca iniziando un lento pompino. Patty sapeva il fatto suo, la sua lingua saettava su e giù per l’asta, soffermandosi sulla cappella. Usava molto bene la saliva per inumidirmi l’uccello, e ogni tanto se lo faceva uscire di bocca con un risucchio che mi mise a dura prova. Alternava in modo sublime l’uso della bocca e delle mani ed era davvero brava, ero certo che non sarei riuscito a durare molto.

Dopo alcuni minuti davvero paradisiaci, Patty intuì che la mia autonomia era al limite. Si fermò e guardandomi negli occhi mi disse: “Ho sete di te”. Capii che avrei avuto via libera per venirle in bocca, e la cosa mi caricò ancora di più, tanto che poco dopo che lei riprese la sua opera venni con tre-quattro getti copiosi fra le sue labbra. Patty proseguì a succhiare fino a quando l’uccello si fece meno duro. Alzò la testa e sempre guardandomi negli occhi, deglutì la mia sborra e poi aprì la bocca, come per farmi vedere che aveva bevuto tutto. Rimasi senza parole, mi regalò un pompino magistrale, forse il migliore della mia vita. Si rimise la maglia e si accoccolò vicino a me chiudendo gli occhi.

Ci stavamo quasi per addormentare, era mezzanotte passata da un po’, quando Lucia aprì la porta. D’altra parte era anche camera sua, ne aveva tutti i diritti. Con mia sorpresa si portò l’indice alle labbra, come a dire “fai silenzio” e si sdraiò sul letto dalla parte opposta di Patty. Mi trovavo in mezzo alle due ragazze ed ero completamente nudo, visto che i pantaloncini erano ancora sul pavimento. Mi chiesi se Lucia se ne fosse accorta. Da parte sua, indossava una canotta senza il reggiseno e un pantaloncino corto.

Non sapevo cosa fare, alla mia sinistra Patty che aveva il tipico respiro di chi si sta per addormentare profondamente. Io ero sveglissimo, sarà stata l’adrenalina del pompino o la curiosità per quello che stava per accadere. Mi girai verso Lucia ed anche lei si adagiò con la testa sulla mia spalla. Sentivo le sue tette premermi sulle costole, attraverso il cotone della sua canotta. La sua mano mi stava accarezzando il petto e ogni tanto scendendo mi sfiorava la cappella, e questo mi confermò che si era accorta inequivocabilmente della mia nudità. La mia mente era davvero confusa, ma ero curiosissimo di capire le intenzioni di Lucia.

Patty ormai era addormentata, e Lucia continuava con la sua mano ad accarezzarmi. I passaggi in zona uccello continuarono. Sentivo la punta delle sue dita sfiorarmi la cappella, ma non faceva assolutamente nulla per prenderlo in mano. Da parte mia, avevo anche paura a parlare. Cosa sarebbe successo se Patty si fosse risvegliata? Ero tra due fuochi, passarono minuti, forse quarti d’ora, e quasi all’improvviso, nel sonno più profondo, Patty si girò verso la parte opposta, abbandonando il contatto col mio corpo.

Per la prima volta sussurrai qualcosa a Lucia, erano le prime sillabe da quando era entrata nella stanza: “Cosa faccio?”. Lei avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò nove parole che mi sconvolsero e che non dimenticherò mai: “Adesso vai, da domani ci penso io a te”.
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
GIORNO 6 (1° parte): BARCELONA-SETE

L’indomani, dopo aver fatto colazione con quanto restava dalla spesa di Marco e Sara, preparammo i nostri zaini per prendere la lenta via del ritorno. Ero ancora confuso dai fatti della sera precedente. Nel giro di un’ora il pompino memorabile di Patty si era tramutato in una promessa appassionante di Lucia. Le nove parole che lei mi sussurrò mi fecero pensare che venendo in bocca a Patty avessi scritto la parola “fine” sulla nostra avventura.

Non sapevo cosa aspettarmi e a quel punto sperai che si aprisse con Lucia una nuova fase, tanto ignota quanto promettente. Ricky e Marco intuirono che doveva essere successo qualcosa di strano, e mentre caricavamo le auto si avvicinarono per chiedermi cosa stesse succedendo. La sorte mi venne incontro, dato che le ragazze decisero di salire tutte insieme con Sara, lasciando noi ragazzi sulla mia auto.

Ci demmo appuntamento all’ultima area di servizio prima del confine francese, dove avremmo usato tutte le pesetas residue per la benzina. In un’ora ebbi modo di raccontare la serata assurda a Marco e Ricky. Loro furono concordi sul fatto che con Patty la “storia” era al capolinea, e Marco disse “Può farti anche i pompini migliori del mondo, ma io ti conosco. A te mancheranno sempre le tette. E lì Lucia non ha rivali. Quello che ho visto in spiaggia l’altroieri me lo sogno ancora!”.

Ma io valutavo anche il lato caratteriale. A me sono sempre piaciute le ragazze che mi tengono testa. Con quelle troppo accondiscendenti mi stufo. E qui, tette o non tette, non c’era partita. Si stavano fronteggiando una geisha e una donna fatta e finita, nonostante i soli 20 anni di età. Ad ogni modo, la geisha mi aveva già mostrato cosa sapeva fare. Lucia era ancora un’idea vaga, anche se la frase della sera precedente non sembrava essere equivocabile.

Ci fu anche il tempo di ricevere aggiornamenti su Ricky e Marty, e lui confermò che c’erano stati un paio di limoni nelle sere precedenti, ma mi disse anche che non appena le mise le mani sulle tette lei si irrigidì e lo fermò. “Non vorrei aver fatto una cazzata ed aver corso troppo”, ci disse. Marco ed io gli consigliammo di non mollare l’osso, ma di lasciarle i suoi tempi e Ricky fu d’accordo con noi.

Invece Marco sembrava sfiduciato sull’operazione-Sara. Ci disse che stava cercando un momento giusto per provarci, ma che c’era sempre una qualche distrazione a fermarlo. Inoltre il fatto che Sara abitasse in un’altra città non lo rassicurava. Certo, era la stessa città dove lui studiava all’Università, ma ormai gli mancava poco più di un anno alla laurea e a medio termine le occasioni per vederla sarebbero diventate sempre più difficili da gestire.

Dopo la sosta benzina, entrammo in Francia con l’idea di arrivare almeno ad Avignon. Era venerdì pomeriggio e il traffico non ce lo consentì, pertanto ci fermammo poco prima di Montpellier. Trovammo un Ibis a poco prezzo a Sète, una cittadina molto graziosa sul Mediterraneo.

Una volta lasciati gli zaini nelle camere – stavolta erano due doppie e una tripla – ed indossati i costumi, rimontammo in auto per andare in cerca di una spiaggia e fare due passi in riva al mare. Ne trovammo una in una zona piena di campeggi, a metà strada tra Sète e un paese chiamato Agde. Dopo aver parcheggiato arrivammo in spiaggia ed iniziammo a camminare verso ovest.

Capimmo ben presto dove eravamo finiti: eravamo capitati, senza saperlo, nella capitale europea del nudismo! Un cartello multilingue che non dava adito a fraintendimenti recitava: “Nudité Obligatoire”. Anche la scomparsa dei costumi sui corpi dei bagnanti pochi metri oltre il cartello ci fecero capire che bisognava prendere una decisione. Ci fermammo per decidere il da farsi.

Dopo il topless di due giorni prima, c’era molta più confidenza tra noi, ma togliersi il pezzo sotto è ben diverso, e stavolta la decisione riguardava tutti e sette, non solo le ragazze. Contrariamente a quanto accaduto a Barcelona, non raggiungemmo un accordo e ci fu una frattura tra tessili e nudisti, o neo-nudisti per essere precisi. Ci dividemmo fissando un appuntamento dopo un’ora, dato che erano quasi le 6 del pomeriggio.
Post automatically merged:

Piccolo giochino nell'attesa del prossimo capitolo, in pubblicazione lunedì: potete divertirvi ad indovinare chi si denudò e chi non lo fece.
 
Ultima modifica:

Michele_80

"Level 4"
Messaggi
767
Punteggio reazione
981
Punti
99
GIORNO 6 (1° parte): BARCELONA-SETE

Capimmo ben presto dove eravamo finiti: eravamo capitati, senza saperlo, nella capitale europea del nudismo! Un cartello multilingue che non dava adito a fraintendimenti recitava: “Nudité Obligatoire”. Anche la scomparsa dei costumi sui corpi dei bagnanti pochi metri oltre il cartello ci fecero capire che bisognava prendere una decisione. Ci fermammo per decidere il da farsi.

Dopo il topless di due giorni prima, c’era molta più confidenza tra noi, ma togliersi il pezzo sotto è ben diverso, e stavolta la decisione riguardava tutti e sette, non solo le ragazze. Contrariamente a quanto accaduto a Barcelona, non raggiungemmo un accordo e ci fu una frattura tra tessili e nudisti, o neo-nudisti per essere precisi. Ci dividemmo fissando un appuntamento dopo un’ora, dato che erano quasi le 6 del pomeriggio.
Post automatically merged:

Piccolo giochino nell'attesa del prossimo capitolo, in pubblicazione lunedì: potete divertirvi ad indovinare chi si denudò e chi non lo fece.
A parte capire chi si denudò e chi no la cosa che mi domandò è: se in quel posto la nudità era obbligatoria cosa hanno fatto quelli che non si denudarono? C'era un'altra spiaggia vicino dove la nudità non era obbligatoria?
Difficile comunque provare a indovinare chi si denudò e chi no, provando ad andare per sensazioni (=provare ad indovinare) direi tu, Lucia, Sara e Marco
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
A parte capire chi si denudò e chi no la cosa che mi domandò è: se in quel posto la nudità era obbligatoria cosa hanno fatto quelli che non si denudarono? C'era un'altra spiaggia vicino dove la nudità non era obbligatoria?
Difficile comunque provare a indovinare chi si denudò e chi no, provando ad andare per sensazioni (=provare ad indovinare) direi tu, Lucia, Sara e Marco
Semplicemente c'era un cartello che faceva da confine tra la spiaggia nudista e quella non nudista. Da quel punto in avanti era richiesta la nudità. Chi non si denudò rimase prima del cartello, in quella dove eravamo entrati all'inizio.

Per quanto riguarda il tuo tentativo, tre giusti e uno sbagliato!
 

Michele_80

"Level 4"
Messaggi
767
Punteggio reazione
981
Punti
99
Semplicemente c'era un cartello che faceva da confine tra la spiaggia nudista e quella non nudista. Da quel punto in avanti era richiesta la nudità. Chi non si denudò rimase prima del cartello, in quella dove eravamo entrati all'inizio.

Per quanto riguarda il tuo tentativo, tre giusti e uno sbagliato!
Beh, averne indovinati 3 non è male, dai. Aspetterò lunedì per capire chi ho indovinato e chi no!
 

Iacom

"Level 1"
Messaggi
25
Punteggio reazione
76
Punti
13
Age
29
Bellissimo racconto, sono davvero curioso di sapere chi accetterà la sfida
GIORNO 6 (1° parte): BARCELONA-SETE

L’indomani, dopo aver fatto colazione con quanto restava dalla spesa di Marco e Sara, preparammo i nostri zaini per prendere la lenta via del ritorno. Ero ancora confuso dai fatti della sera precedente. Nel giro di un’ora il pompino memorabile di Patty si era tramutato in una promessa appassionante di Lucia. Le nove parole che lei mi sussurrò mi fecero pensare che venendo in bocca a Patty avessi scritto la parola “fine” sulla nostra avventura.

Non sapevo cosa aspettarmi e a quel punto sperai che si aprisse con Lucia una nuova fase, tanto ignota quanto promettente. Ricky e Marco intuirono che doveva essere successo qualcosa di strano, e mentre caricavamo le auto si avvicinarono per chiedermi cosa stesse succedendo. La sorte mi venne incontro, dato che le ragazze decisero di salire tutte insieme con Sara, lasciando noi ragazzi sulla mia auto.

Ci demmo appuntamento all’ultima area di servizio prima del confine francese, dove avremmo usato tutte le pesetas residue per la benzina. In un’ora ebbi modo di raccontare la serata assurda a Marco e Ricky. Loro furono concordi sul fatto che con Patty la “storia” era al capolinea, e Marco disse “Può farti anche i pompini migliori del mondo, ma io ti conosco. A te mancheranno sempre le tette. E lì Lucia non ha rivali. Quello che ho visto in spiaggia l’altroieri me lo sogno ancora!”.

Ma io valutavo anche il lato caratteriale. A me sono sempre piaciute le ragazze che mi tengono testa. Con quelle troppo accondiscendenti mi stufo. E qui, tette o non tette, non c’era partita. Si stavano fronteggiando una geisha e una donna fatta e finita, nonostante i soli 20 anni di età. Ad ogni modo, la geisha mi aveva già mostrato cosa sapeva fare. Lucia era ancora un’idea vaga, anche se la frase della sera precedente non sembrava essere equivocabile.

Ci fu anche il tempo di ricevere aggiornamenti su Ricky e Marty, e lui confermò che c’erano stati un paio di limoni nelle sere precedenti, ma mi disse anche che non appena le mise le mani sulle tette lei si irrigidì e lo fermò. “Non vorrei aver fatto una cazzata ed aver corso troppo”, ci disse. Marco ed io gli consigliammo di non mollare l’osso, ma di lasciarle i suoi tempi e Ricky fu d’accordo con noi.

Invece Marco sembrava sfiduciato sull’operazione-Sara. Ci disse che stava cercando un momento giusto per provarci, ma che c’era sempre una qualche distrazione a fermarlo. Inoltre il fatto che Sara abitasse in un’altra città non lo rassicurava. Certo, era la stessa città dove lui studiava all’Università, ma ormai gli mancava poco più di un anno alla laurea e a medio termine le occasioni per vederla sarebbero diventate sempre più difficili da gestire.

Dopo la sosta benzina, entrammo in Francia con l’idea di arrivare almeno ad Avignon. Era venerdì pomeriggio e il traffico non ce lo consentì, pertanto ci fermammo poco prima di Montpellier. Trovammo un Ibis a poco prezzo a Sète, una cittadina molto graziosa sul Mediterraneo.

Una volta lasciati gli zaini nelle camere – stavolta erano due doppie e una tripla – ed indossati i costumi, rimontammo in auto per andare in cerca di una spiaggia e fare due passi in riva al mare. Ne trovammo una in una zona piena di campeggi, a metà strada tra Sète e un paese chiamato Agde. Dopo aver parcheggiato arrivammo in spiaggia ed iniziammo a camminare verso ovest.

Capimmo ben presto dove eravamo finiti: eravamo capitati, senza saperlo, nella capitale europea del nudismo! Un cartello multilingue che non dava adito a fraintendimenti recitava: “Nudité Obligatoire”. Anche la scomparsa dei costumi sui corpi dei bagnanti pochi metri oltre il cartello ci fecero capire che bisognava prendere una decisione. Ci fermammo per decidere il da farsi.

Dopo il topless di due giorni prima, c’era molta più confidenza tra noi, ma togliersi il pezzo sotto è ben diverso, e stavolta la decisione riguardava tutti e sette, non solo le ragazze. Contrariamente a quanto accaduto a Barcelona, non raggiungemmo un accordo e ci fu una frattura tra tessili e nudisti, o neo-nudisti per essere precisi. Ci dividemmo fissando un appuntamento dopo un’ora, dato che erano quasi le 6 del pomeriggio.
Post automatically merged:

Piccolo giochino nell'attesa del prossimo capitolo, in pubblicazione lunedì: potete divertirvi ad indovinare chi si denudò e chi non lo fece.
È 1 ora che leggo, attendo il resto 😎😎😎
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
GIORNO 6 (2° parte): BARCELONA-SETE

Sara, Ricky, Patty, Lucia ed io prendemmo la decisione di proseguire oltre il cartello e denudarci. Marco e Marty, invece, non furono della stessa idea e ci dissero che ci avrebbero aspettato nella zona tessile della spiaggia. Da parte nostra c’era della curiosità, indubbiamente, dato che nessuno di noi era mai stato in una spiaggia nudista. Inoltre, parlo per Ricky e per me, l’idea di vedere tre delle nostre quattro ragazze nude era sicuramente allettante. Per quanto riguarda loro, penso ci fosse più curiosità per l’ambiente che non per Ricky e me.

La scena fu simile a quella in spiaggia a Barcelona, due giorni prima. Le ragazze si tolsero subito il pezzo sopra, con la disinvoltura che derivava dall’aver fatto la stessa cosa solo due giorni prima, e poi indugiarono un attimo. Le loro tette non erano un segreto, ma le passere lo erano eccome! In verità quella di Patty me la ricordavo benissimo, ma le altre due mi erano ignote. E una di queste mi incuriosiva molto più dell’altra, ovviamente.

Lucia ci sfidò: “Siete decisi a proseguire? Dai, pochi scherzi, via quei costumi!”. Ricky ed io non ce lo facemmo ripetere due volte, e i pantaloncini volarono a terra. Sara appariva indifferente, mentre Lucia e Patty sembrarono “soppesare” le nostre dotazioni. Dopo un cenno di approvazione, fu il loro turno. Si tolsero il pezzo sotto in contemporanea, restando completamente nude.

Era la fine degli anni ’90 e la depilazione totale, così comune adesso, non era così diffusa. Infatti Patty e Lucia avevano una striscetta curata di pelo e solo Sara, forse perché abituata al nudismo, seppur nella privacy del suo giardino, era totalmente depilata oltre a non avere nessun segno del costume. Ricky le disse: “Vedi che a Barcelona avevo visto giusto?”. Sara ribatté: “E pensare che ti sarebbe bastata un po’ di pazienza per vedere tutto…”.

La fighetta perfettamente liscia di Sara non sfuggì neppure a Patty e Lucia, che apparvero subito interessate, e le chiesero informazioni sulle tecniche, sulla frequenza, sui pro e sui contro della sua scelta che per quegli anni era abbastanza avanti. Ricky ed io le lasciammo parlare e ci godemmo lo spettacolo.

Le ragazze si incamminarono, e noi le seguimmo, in modo da passare all’operazione “Vota il Culo”. Sara aveva due belle chiappe toniche e muscolari, forse un po’ grosse per i miei gusti. Il culo di Patty era poco pronunciato e abbastanza piatto, ma comunque si lasciava guardare. Considerando fuori categoria Marty che decise di non regalarci la vista del suo bel panettone, Lucia aveva forse il culo più bello dei tre: né grosso né piccolo, molto tonico e senza un filo di cellulite. Una particolarità che notai favorevolmente fu la larghezza dello spazio tra le gambe, che lasciava intravedere una albicocchina super invitante. Ah, che belli i vent’anni…

Lasciai a Ricky, in quanto esponente del Team Culo, l’onore di stilare la graduatoria. Lui mise le mani avanti, metaforicamente, e disse: “Qui manca Marty, però dopo averci spalmato su la crema solare e dopo… va beh, lasciamo perdere, il mio verdetto è: 1) Marty, e devi fidarti; 2) Lucia; 3) Sara; 4) Patty”. Non potei che essere d’accordo.

Patty e Sara sembravano molto a loro agio, Lucia un po’ meno, però inoltrandosi verso il clou della spiaggia prese confidenza. D’altra parte vi assicuro che essere nudi in mezzo ad altrettanta gente nuda, alla fine, rende tutto più normale. Va detto che i frequentatori della spiaggia erano mediamente abbastanza in là con gli anni. I giovani scarseggiavano, il grosso erano 50-60enni.

A parte Sara che, come detto, non aveva segni del costume, noi spiccavamo sul resto proprio perché era evidente che fossimo dei novellini, soprattutto Patty, con la sua carnagione olivastra che contrastava vistosamente con le parti normalmente coperte dal costume. Anche se vista l’ora non c’era il pienone, la spiaggia era abbastanza frequentata. Le nostre tre ragazze sfoggiavano un fisico indubbiamente superiore alla media, soprattutto grazie alla giovane età. Penso che i nostri coetanei si potessero contare sulle dita di due mani.

Ricky mi disse a bassa voce: “Spero non mi venga duro…”. Lucia lo sentì e gli rispose con tono caustico: “Perché? Si vede la differenza?”. Effettivamente Ricky non era propriamente superdotato. Le altre ragazze scoppiarono a ridere e Lucia disse, indicandomi: “Il problema è se viene duro a lui, altro che!”. Patty fece un’espressione eloquente e disse tra sé e sé: “A chi lo dici…”, infatti non potei fare a meno di pensare che solo venti ore prima lei stava assaporando i miei 18 centimetri, con evidente soddisfazione reciproca.

In effetti non potevo lamentarmi delle mie misure, e neppure le mie ragazze precedenti l‘avevano mai fatto. Capiamoci, gli attori porno giocano in un altro campionato, ma nel mondo di quelli normali posso dire la mia. Ricordo che Chiara, la mia ex, durante una delle nostre prime volte, nel bel mezzo dell’infoiamento pre-orgasmo, mi gridò: “Ma chi sei? Un nero?”, cosa che a posteriori mi portò a pensare: “E lei cosa ne sa?”.

Era passata mezz’ora e, considerando che per tornare ci sarebbe servito lo stesso tempo, decidemmo di fare dietrofront per tornare dai due adepti del costume. La passeggiata fu allegra, tra commenti a bassa voce sugli altri nudisti e prese in giro tra di noi. Ormai ci eravamo abituati alle rispettive nudità, a ripensarci fu molto più semplice di quanto ci aspettavamo.

A quel punto approfittai per cercare un chiarimento con Lucia. Restammo un po’ dietro agli altri e le chiesi della sera precedente. La risposta mi spiazzò: “Sai Andrea, ieri mattina durante lo shopping Patty mi ha voluto parlare. Mi ha raccontato quello che avete fatto a Girona e poi in mare, ma mi ha confessato che non ti vedeva troppo preso. Mi ha anche detto che per quanto ci conosce io potrei essere ideale per te. Mi ha chiesto un’ultima mezz’ora ieri sera e poi mi ha detto che ti avrebbe lasciato libero di fare le tue valutazioni”.

Pensai subito che, a suo modo, Patty mi aveva dimostrato di essere una gran persona. Chiesi a Lucia: “Secondo te dovrei parlarle?”. Lei rispose: “Non lo so, devi decidere tu. Io le ho solo detto grazie, secondo me non è da tutte fare un passo indietro così. Le ho anche promesso che avrei fatto tutto seriamente e che tra me e lei non sarebbe cambiato nulla, tanto che siamo in camera insieme come lo eravamo a Barcelona. Adesso sta a te”.

Poi chiesi: “Ma tu non sei gelosa per quello che è successo tra Patty e me?”. Ancora una volta la risposta di Lucia mi fece capire lo spessore della persona: “Siamo in vacanza, c’è caldo, abbiamo gli ormoni a mille ed è normale che sia così. Stiamo facendo cose che a casa non faremmo, per dire, stiamo camminando nudi su una spiaggia… l’avresti mai detto? Io ti sto solo chiedendo di pensare a cosa potrebbe esserci tra noi. Mi conosci ormai da un anno, sai che persona sono e allo stesso modo io ho visto che persona sei tu. Se mi rispetterai e se mi dimostrerai che ci tieni, per me il passato è già dimenticato”.

Questa conversazione mi permise di mettere insieme i vari tasselli della assurda sera precedente. Lucia aveva lasciato mezz’ora di libertà a Patty, ed entrambe sapevano che avrebbe potuto essere l’epilogo della nostra avventura. A sua volta Patty aveva chiesto a Lucia di entrare in camera, dopo una mezz’oretta, e sdraiarsi con noi, anche per “sondare” la mia reazione. Non c’è nulla da fare, le donne quando vogliono sono molto più avanti di noi.

Alla fine presi il coraggio a due mani e dissi a Lucia: “Sai, tu mi piaci. Non è solo una questione fisica, mi piace il tuo cervello”. Lei si fermò, mi sorrise e, alzandosi in punta di piedi mi diede un bacio a stampo sulla bocca. Mi rispose: “Andrea, mi hai appena fatto il più bel complimento che potessi sperare. Io ti stavo studiando da qualche mese. Aspettavo solo che tu dimenticassi Chiara, ma in un certo senso ti avevo già scelto e sono partita con l’intenzione di tornare da questo viaggio con le idee totalmente chiare”.

Lucia mi fissò, il suo sguardo era magnetico. Dopo una breve pausa mi disse: “Penso di avere le idee chiare, sai?”. Si rialzò in punta di piedi e mi diede un altro bacio, questa volta schiudendo le labbra. Le nostre lingue si incontrarono subito. Sentii le sue tette sode che premevano contro il centro del mio torso, i capezzoli che sfregavano lievemente sulla mia pelle, erano davvero perfette! Fu una sensazione fantastica, che si trasmise immediatamente verso le parti basse.

Fu molto dolce e se penso al fatto che eravamo completamente nudi, fu anche comico, a posteriori. Mi fermai e, abbassando lo sguardo, le dissi: “Può bastare, non voglio mica andare in giro con la bandiera dritta”. Lei rise, abbassò lo sguardo e mi diede uno schiaffetto sull’uccello barzotto, per poi incamminarsi verso Patty e Sara.

Rimasi un po’ indietro, immerso nei miei pensieri, tanto che Ricky si girò e allargando le braccia mi disse: “Cosa fai? Resti qui? Prendi la cittadinanza francese?”. Io mi avviai verso di loro e gli risposi: “No caro, i senza bidet non mi avranno mai!”. Raggiungemmo Marco e Marty subito dopo, una volta oltrepassato il cartello che divideva la spiaggia nudista da quella tessile.

Ci accorgemmo subito che avevano una faccia strana, al che Sara chiese: “Cos’avete voi due?”. Marty rispose: “No, cosa non avete voi cinque!”. Era bastata un’ora per abituarci alla nudità e ci eravamo dimenticati di rimetterci i costumi! Scoppiammo a ridere e indossammo pantaloncini e bikini, mentre Marco esclamò: “Ma no, stavate così bene!”. Sara non si fece sfuggire l’occasione e gli rispose: “Peccato che non sapremo mai come stai tu!”. Marco accusò il colpo, incerto sul senso da dare alla frecciatina di Sara.

Tornammo a Sète e dopo la doccia uscimmo per cenare. Sembrava che la Francia vivesse ad un fuso orario diverso rispetto alla Spagna. Niente più cene alle 21-22, stavamo decisamente tornando verso l’Italia e i nostri orari abituali. Il tema della serata fu soprattutto la pianificazione dei giorni successivi. Era venerdì ed avremmo dovuto essere di ritorno il martedì seguente. Perciò decidemmo di puntare verso Lyon, passare il weekend lì e poi tornare in Italia, magari con una tappa a Grenoble.

Prima del rientro all’Ibis io e Lucia ci scambiammo un altro bacio. Era proprio brava, usava benissimo le labbra e la lingua ed aveva un gusto piacevole. Sentivo nel mio intimo che stavo per innamorarmi. Era una sensazione quasi dimenticata, la fine della storia con Chiara mi aveva sfiduciato, sotto quel punto di vista. Ma ero ancora giovane, 22 anni sono pochi per perdere la fiducia nell’amore. D’altra parte avevo ben stampate in mente le parole di Lucia, la sua richiesta di rispetto e di cura per lei. Non volevo rovinare tutto, lei meritava il meglio.
 

Michele_80

"Level 4"
Messaggi
767
Punteggio reazione
981
Punti
99
GIORNO 6 (2° parte): BARCELONA-SETE

Sara, Ricky, Patty, Lucia ed io prendemmo la decisione di proseguire oltre il cartello e denudarci. Marco e Marty, invece, non furono della stessa idea e ci dissero che ci avrebbero aspettato nella zona tessile della spiaggia. Da parte nostra c’era della curiosità, indubbiamente, dato che nessuno di noi era mai stato in una spiaggia nudista. Inoltre, parlo per Ricky e per me, l’idea di vedere tre delle nostre quattro ragazze nude era sicuramente allettante. Per quanto riguarda loro, penso ci fosse più curiosità per l’ambiente che non per Ricky e me.

La scena fu simile a quella in spiaggia a Barcelona, due giorni prima. Le ragazze si tolsero subito il pezzo sopra, con la disinvoltura che derivava dall’aver fatto la stessa cosa solo due giorni prima, e poi indugiarono un attimo. Le loro tette non erano un segreto, ma le passere lo erano eccome! In verità quella di Patty me la ricordavo benissimo, ma le altre due mi erano ignote. E una di queste mi incuriosiva molto più dell’altra, ovviamente.

Lucia ci sfidò: “Siete decisi a proseguire? Dai, pochi scherzi, via quei costumi!”. Ricky ed io non ce lo facemmo ripetere due volte, e i pantaloncini volarono a terra. Sara appariva indifferente, mentre Lucia e Patty sembrarono “soppesare” le nostre dotazioni. Dopo un cenno di approvazione, fu il loro turno. Si tolsero il pezzo sotto in contemporanea, restando completamente nude.

Era la fine degli anni ’90 e la depilazione totale, così comune adesso, non era così diffusa. Infatti Patty e Lucia avevano una striscetta curata di pelo e solo Sara, forse perché abituata al nudismo, seppur nella privacy del suo giardino, era totalmente depilata oltre a non avere nessun segno del costume. Ricky le disse: “Vedi che a Barcelona avevo visto giusto?”. Sara ribatté: “E pensare che ti sarebbe bastata un po’ di pazienza per vedere tutto…”.

La fighetta perfettamente liscia di Sara non sfuggì neppure a Patty e Lucia, che apparvero subito interessate, e le chiesero informazioni sulle tecniche, sulla frequenza, sui pro e sui contro della sua scelta che per quegli anni era abbastanza avanti. Ricky ed io le lasciammo parlare e ci godemmo lo spettacolo.

Le ragazze si incamminarono, e noi le seguimmo, in modo da passare all’operazione “Vota il Culo”. Sara aveva due belle chiappe toniche e muscolari, forse un po’ grosse per i miei gusti. Il culo di Patty era poco pronunciato e abbastanza piatto, ma comunque si lasciava guardare. Considerando fuori categoria Marty che decise di non regalarci la vista del suo bel panettone, Lucia aveva forse il culo più bello dei tre: né grosso né piccolo, molto tonico e senza un filo di cellulite. Una particolarità che notai favorevolmente fu la larghezza dello spazio tra le gambe, che lasciava intravedere una albicocchina super invitante. Ah, che belli i vent’anni…

Lasciai a Ricky, in quanto esponente del Team Culo, l’onore di stilare la graduatoria. Lui mise le mani avanti, metaforicamente, e disse: “Qui manca Marty, però dopo averci spalmato su la crema solare e dopo… va beh, lasciamo perdere, il mio verdetto è: 1) Marty, e devi fidarti; 2) Lucia; 3) Sara; 4) Patty”. Non potei che essere d’accordo.

Patty e Sara sembravano molto a loro agio, Lucia un po’ meno, però inoltrandosi verso il clou della spiaggia prese confidenza. D’altra parte vi assicuro che essere nudi in mezzo ad altrettanta gente nuda, alla fine, rende tutto più normale. Va detto che i frequentatori della spiaggia erano mediamente abbastanza in là con gli anni. I giovani scarseggiavano, il grosso erano 50-60enni.

A parte Sara che, come detto, non aveva segni del costume, noi spiccavamo sul resto proprio perché era evidente che fossimo dei novellini, soprattutto Patty, con la sua carnagione olivastra che contrastava vistosamente con le parti normalmente coperte dal costume. Anche se vista l’ora non c’era il pienone, la spiaggia era abbastanza frequentata. Le nostre tre ragazze sfoggiavano un fisico indubbiamente superiore alla media, soprattutto grazie alla giovane età. Penso che i nostri coetanei si potessero contare sulle dita di due mani.

Ricky mi disse a bassa voce: “Spero non mi venga duro…”. Lucia lo sentì e gli rispose con tono caustico: “Perché? Si vede la differenza?”. Effettivamente Ricky non era propriamente superdotato. Le altre ragazze scoppiarono a ridere e Lucia disse, indicandomi: “Il problema è se viene duro a lui, altro che!”. Patty fece un’espressione eloquente e disse tra sé e sé: “A chi lo dici…”, infatti non potei fare a meno di pensare che solo venti ore prima lei stava assaporando i miei 18 centimetri, con evidente soddisfazione reciproca.

In effetti non potevo lamentarmi delle mie misure, e neppure le mie ragazze precedenti l‘avevano mai fatto. Capiamoci, gli attori porno giocano in un altro campionato, ma nel mondo di quelli normali posso dire la mia. Ricordo che Chiara, la mia ex, durante una delle nostre prime volte, nel bel mezzo dell’infoiamento pre-orgasmo, mi gridò: “Ma chi sei? Un nero?”, cosa che a posteriori mi portò a pensare: “E lei cosa ne sa?”.

Era passata mezz’ora e, considerando che per tornare ci sarebbe servito lo stesso tempo, decidemmo di fare dietrofront per tornare dai due adepti del costume. La passeggiata fu allegra, tra commenti a bassa voce sugli altri nudisti e prese in giro tra di noi. Ormai ci eravamo abituati alle rispettive nudità, a ripensarci fu molto più semplice di quanto ci aspettavamo.

A quel punto approfittai per cercare un chiarimento con Lucia. Restammo un po’ dietro agli altri e le chiesi della sera precedente. La risposta mi spiazzò: “Sai Andrea, ieri mattina durante lo shopping Patty mi ha voluto parlare. Mi ha raccontato quello che avete fatto a Girona e poi in mare, ma mi ha confessato che non ti vedeva troppo preso. Mi ha anche detto che per quanto ci conosce io potrei essere ideale per te. Mi ha chiesto un’ultima mezz’ora ieri sera e poi mi ha detto che ti avrebbe lasciato libero di fare le tue valutazioni”.

Pensai subito che, a suo modo, Patty mi aveva dimostrato di essere una gran persona. Chiesi a Lucia: “Secondo te dovrei parlarle?”. Lei rispose: “Non lo so, devi decidere tu. Io le ho solo detto grazie, secondo me non è da tutte fare un passo indietro così. Le ho anche promesso che avrei fatto tutto seriamente e che tra me e lei non sarebbe cambiato nulla, tanto che siamo in camera insieme come lo eravamo a Barcelona. Adesso sta a te”.

Poi chiesi: “Ma tu non sei gelosa per quello che è successo tra Patty e me?”. Ancora una volta la risposta di Lucia mi fece capire lo spessore della persona: “Siamo in vacanza, c’è caldo, abbiamo gli ormoni a mille ed è normale che sia così. Stiamo facendo cose che a casa non faremmo, per dire, stiamo camminando nudi su una spiaggia… l’avresti mai detto? Io ti sto solo chiedendo di pensare a cosa potrebbe esserci tra noi. Mi conosci ormai da un anno, sai che persona sono e allo stesso modo io ho visto che persona sei tu. Se mi rispetterai e se mi dimostrerai che ci tieni, per me il passato è già dimenticato”.

Questa conversazione mi permise di mettere insieme i vari tasselli della assurda sera precedente. Lucia aveva lasciato mezz’ora di libertà a Patty, ed entrambe sapevano che avrebbe potuto essere l’epilogo della nostra avventura. A sua volta Patty aveva chiesto a Lucia di entrare in camera, dopo una mezz’oretta, e sdraiarsi con noi, anche per “sondare” la mia reazione. Non c’è nulla da fare, le donne quando vogliono sono molto più avanti di noi.

Alla fine presi il coraggio a due mani e dissi a Lucia: “Sai, tu mi piaci. Non è solo una questione fisica, mi piace il tuo cervello”. Lei si fermò, mi sorrise e, alzandosi in punta di piedi mi diede un bacio a stampo sulla bocca. Mi rispose: “Andrea, mi hai appena fatto il più bel complimento che potessi sperare. Io ti stavo studiando da qualche mese. Aspettavo solo che tu dimenticassi Chiara, ma in un certo senso ti avevo già scelto e sono partita con l’intenzione di tornare da questo viaggio con le idee totalmente chiare”.

Lucia mi fissò, il suo sguardo era magnetico. Dopo una breve pausa mi disse: “Penso di avere le idee chiare, sai?”. Si rialzò in punta di piedi e mi diede un altro bacio, questa volta schiudendo le labbra. Le nostre lingue si incontrarono subito. Sentii le sue tette sode che premevano contro il centro del mio torso, i capezzoli che sfregavano lievemente sulla mia pelle, erano davvero perfette! Fu una sensazione fantastica, che si trasmise immediatamente verso le parti basse.

Fu molto dolce e se penso al fatto che eravamo completamente nudi, fu anche comico, a posteriori. Mi fermai e, abbassando lo sguardo, le dissi: “Può bastare, non voglio mica andare in giro con la bandiera dritta”. Lei rise, abbassò lo sguardo e mi diede uno schiaffetto sull’uccello barzotto, per poi incamminarsi verso Patty e Sara.

Rimasi un po’ indietro, immerso nei miei pensieri, tanto che Ricky si girò e allargando le braccia mi disse: “Cosa fai? Resti qui? Prendi la cittadinanza francese?”. Io mi avviai verso di loro e gli risposi: “No caro, i senza bidet non mi avranno mai!”. Raggiungemmo Marco e Marty subito dopo, una volta oltrepassato il cartello che divideva la spiaggia nudista da quella tessile.

Ci accorgemmo subito che avevano una faccia strana, al che Sara chiese: “Cos’avete voi due?”. Marty rispose: “No, cosa non avete voi cinque!”. Era bastata un’ora per abituarci alla nudità e ci eravamo dimenticati di rimetterci i costumi! Scoppiammo a ridere e indossammo pantaloncini e bikini, mentre Marco esclamò: “Ma no, stavate così bene!”. Sara non si fece sfuggire l’occasione e gli rispose: “Peccato che non sapremo mai come stai tu!”. Marco accusò il colpo, incerto sul senso da dare alla frecciatina di Sara.

Tornammo a Sète e dopo la doccia uscimmo per cenare. Sembrava che la Francia vivesse ad un fuso orario diverso rispetto alla Spagna. Niente più cene alle 21-22, stavamo decisamente tornando verso l’Italia e i nostri orari abituali. Il tema della serata fu soprattutto la pianificazione dei giorni successivi. Era venerdì ed avremmo dovuto essere di ritorno il martedì seguente. Perciò decidemmo di puntare verso Lyon, passare il weekend lì e poi tornare in Italia, magari con una tappa a Grenoble.

Prima del rientro all’Ibis io e Lucia ci scambiammo un altro bacio. Era proprio brava, usava benissimo le labbra e la lingua ed aveva un gusto piacevole. Sentivo nel mio intimo che stavo per innamorarmi. Era una sensazione quasi dimenticata, la fine della storia con Chiara mi aveva sfiduciato, sotto quel punto di vista. Ma ero ancora giovane, 22 anni sono pochi per perdere la fiducia nell’amore. D’altra parte avevo ben stampate in mente le parole di Lucia, la sua richiesta di rispetto e di cura per lei. Non volevo rovinare tutto, lei meritava il meglio.
Bellissimo racconto, e non solo per la nudità ma anche per le frasi scambiate tra te e Lucia (nonché per la risata che mi hai fatto fare alla battuta "i senza bidet non mi avranno mai!")
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
Bellissimo racconto, e non solo per la nudità ma anche per le frasi scambiate tra te e Lucia (nonché per la risata che mi hai fatto fare alla battuta "i senza bidet non mi avranno mai!")
Bellissimo racconto, e non solo per la nudità ma anche per le frasi scambiate tra te e Lucia (nonché per la risata che mi hai fatto fare alla battuta "i senza bidet non mi avranno mai!")
Grazie Michele! Sai com’è, questa gente con le baguette sotto le ascelle e i tarzanelli… li salvo solo perché fanno lo champagne!
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
GIORNO 7: SETE-LYON

Mi svegliai prima di Ricky e Marco, e decisi di scendere a fare colazione. Con mia sorpresa Patty era già seduta, da sola. La salutai: “Ciao Patty, ti sei alzata presto?” e lei rispose sorridendo: “Anche tu, vedo. Ciao Andrea”. Mi sedetti al tavolo e decisi di affrontare la situazione. “Sai, ieri Lucia mi ha spiegato tutto, la vostra conversazione, le tue e le sue sensazioni. Io vorrei che non ci fossero problemi tra me e te”.

Lei mi guardò sorridendo e mi disse: “Sai che noi donne abbiamo un sesto senso. Io sono stata bene con te, però sentivo che mancava qualcosa da parte di entrambi, e a 23 anni non mi pare giusto imbarcarmi in una storia così senza esserne pienamente convinta. E’ una questione di onestà, per me stessa e anche per te. Diciamo che è stato breve ma mi è piaciuto”. Io annuii, come a confermare che per me era stato uguale. Ero in silenzio ed ascoltavo con ammirazione e rispetto queste parole da parte di una ragazza dalla quale ero certamente attratto, ma – e lì aveva perfettamente centrato il punto – non abbastanza da pensare ad una storia duratura.

Patty proseguì: “Ne ho parlato con Lucia, in verità ne avevamo parlato anche prima di partire, lei si era confidata con me e avevamo pattuito che avremmo lasciato la palla a te. Poi l’altroieri a Barcelona ho deciso di mettere in chiaro le cose con lei, le ho raccontato di Girona, del bagno in mare e il resto. Poi le ho confidato le mie sensazioni e sono stata io a chiedere, da una parte, una specie di regalo di addio, e dall’altra ad organizzare il passaggio di consegne, per così dire”. Non potei far altro che dire “Wow!”. La marcia in più che hanno le donne è impressionante.

Infine Patty mi disse, ridendo: “Spero ti sia piaciuto il mio regalo d’addio. A me è piaciuto parecchio… sai che hai proprio un bel cazzo?” mi disse abbassando il tono di voce. Io scoppiai a ridere e ricambiai il complimento: “Mi hai fatto il miglior pompino della mia vita, almeno fino al prossimo!”. Lei rispose subito: “Wow, grazie! Il migliore addirittura! Eh, però il prossimo non te lo farò io”, con un bel sorrisino sul volto. Inutile specificare che nella mia mente avevo ben scolpito il nome ed il cognome di chi mi avrebbe regalato il prossimo pompino...

Poi Patty mi chiese: “Ma Chiara non era brava a fare pompini?”. E qui va aggiunta una cosa. A Patty non era mai andata giù Chiara. Ha sempre pensato che per me fosse troppo “ragazzina” e troppo succube della “iena”. Patty è una persona molto libera, per lei è inconcepibile farsi teleguidare da una madre incazzata con la vita. Io sapevo che le due non fossero esattamente amiche per la pelle, e ci andai giù pesante, forse anche per un senso di rivalsa contro chi mi aveva fatto passare un anno di merda: “Me ne ha fatti pochi e sembravano sempre fatti controvoglia, come se si sentisse in obbligo. Se solo foste amiche, ti direi di farle una lezione teorica, da te avrebbe solo da imparare. Si vede che ti piace!”.

Patty, evidentemente non soddisfatta nella sua curiosità, continuò: “Ma scusa, siete stati insieme due anni e mezzo. Ci sarà stato qualcosa che funzionava a letto, o no?”. E lì, rivalsa o non rivalsa, dovetti ammettere i punti forti della mia cacchio di ex: “Guarda, i pompini non erano la sua, ma quando scopavamo ed entrava in zona orgasmo era una furia. In più una volta non le bastava mai. Se c’era tempo esigeva la doppietta, e sottolineo esigeva. E non ti dico quando abbiamo iniziato con l’anale…” al che Patty fece una faccia piuttosto sorpresa e mi disse: “Hai capito la santarellina?”. Io ammisi: “Santarellina mica tanto… però pochi pompini e fatti male”. Patty, soddisfatta nella sua furia anti-Chiara, mi sussurrò: “E’ un delitto con un uccello come il tuo a disposizione… beh, problemi suoi”. Io concordai con lei che ormai Chiara e i suoi non-pompini erano un problema altrui, sempre che non fosse più single.

A colazione conclusa ci alzammo dal tavolo e ci abbracciammo forte. Io la ringraziai e le dissi: “Patty, sei una persona rara. Spero per te che l’amore che meriti arrivi presto”. E lei mi guardò facendo l’occhiolino dicendomi “Tu fai il bravo, che per te quel momento è appena arrivato”. Come se si fossero messe d’accordo - e a questo punto potevo aspettarmelo da queste due! - comparve immediatamente Lucia che mi salutò con un bacio a stampo e ci chiese: “Tutto a posto, voi due?”. Patty annuì: “Assolutamente sì, tutto chiarito!”. Io le dissi nuovamente “Grazie Patty, sei super”.

Aspettai che anche Lucia finisse la colazione, nel frattempo erano scesi anche Ricky, Marco, Sara e Marty. Poi, caricate le auto, prendemmo la strada verso Lyon. Ci fermammo ad Avignon, per mangiare uno spuntino e dare un’occhiata alla città. Se avevano deciso di viverci dei Papi, chi eravamo noi per saltarla a pié pari? Dopo aver mangiato un boccone facemmo una passeggiata digestiva nel centro storico, passando a fianco del Palazzo dei Papi. Avrebbe meritato una visita, ma Lyon era ad oltre 200km e c’era il traffico del fine-settimana ad appesantire l’autoroute.

Raggiungemmo Lyon nel tardo pomeriggio. Fortunatamente trovammo un altro Ibis a buon prezzo, nella zona di Perrache, vicino alla confluenza tra il Rodano e la Saona. Anche qui, come a Séte, prendemmo una tripla e due doppie.

Uscimmo per una prima esplorazione della città, dirigendoci verso la zona dell’Hotel de Ville, dove la parte sette-ottocentesca della città faceva da sfondo al pendio collinare della Croix-Rousse. Il lato verso la Saona brulicava di localini molto animati, inoltre era sabato sera e sicuramente c’era più movimento del solito. Ci fiondammo in uno di questi per mettere qualcosa sotto i denti e bere un paio di birre.

Lucia ordinò un piatto di escargot, che mangiò di gusto tra gli sguardi sospettosi di noi sei. A me non facevano esattamente gola, mi ritrovai semplicemente a sperare che potessero avere un qualche potere afrodisiaco, nascosto tra quei gusci. Ricky la osservava divorare quelle lumache, e le disse: “Guarda che se la tua paura è che scappino non ti far problemi. Le riprendiamo anche da ubriachi!”. Arrivarono gli altri piatti mentre ridevamo al pensiero delle lumache che tentavano la fuga per la salvezza, con Ricky che con movenze da bradipo le catturava.

Dopo mangiato tornammo verso l’hotel costeggiando la Saona. Lucia ed io ci attardammo qualche metro, il fiume con i lampioni che si riflettevano sull’acqua sembrava suggerire un bacio. Non perdemmo l’occasione e ci fermammo per il nostro terzo bacio serio. Fu super romantico, non avrei più voluto muovermi da lì. Le nostre lingue si cercavano senza sosta, e ci volle Ricky per richiamarci all’ordine e rimetterci in cammino.

Sentivo che il livello di attrazione era diverso da quello che provavo per Patty. La vicinanza con Lucia mi dava delle altre vibrazioni. Potete chiamarle “farfalle nello stomaco”, se preferite, e penso che fu quello il momento in cui decisi di rimettermi in gioco per costruire qualcosa con questa ragazza, che, semplicemente, mi faceva stare bene. Era giunta l’ora di dimenticare definitivamente Chiara ed iniziare una nuova pagina con Lucia.

Raggiungemmo l’Ibis con un pochino di tensione. Ci rendemmo conto che quella zona di Lyon, alla sera, non era particolarmente invitante. Forse c’era più movimento del solito, era sabato sera, ma giravano delle facce poco rassicuranti. Ma nel gruppo c’è la forza e rientrammo senza intoppi. Tra l’altro, cosa ci avrebbero potuto rubare? Dubito che sommando i nostri averi in quel momento avremmo superato i 300 franchi, 46 euro al cambio attuale.

Come nelle giornate di trasferimento precedenti, la stanchezza ebbe la meglio sulla voglia di stare ancora svegli. Riuscii comunque ad infiltrarmi in camera di Lucia e Patty, per una “buonanotte” degna di tal nome. Patty ci disse: “Ragazzi, vado dieci minuti in doccia, fate i bravi ma non troppo”. La ringraziai nuovamente e non appena la porta del bagno si chiuse mi calamitai su Lucia.

Ci baciammo con passione, l’incrocio di lingue fu infinito. Lei era già in pigiama, una canotta leggera e un pantaloncino corto. Era solita dormire senza reggiseno e il cotone sembrava perforato dai suoi capezzoli eccitati. Misi la mano sotto la canotta, lei mi lasciò fare continuando a slinguarmi. Risalii la schiena tonica fino quasi al collo, e la parte davanti della canotta si alzò scoprendo la parte sotto delle tette. Le avevo già viste in spiaggia, ma mi dovetti fermare un secondo per ammirarle nuovamente. Due opere d’arte, non esiste definizione migliore. Anche le sue mani si infiltrarono sotto la mia t-shirt. Ci baciammo nuovamente con trasporto, le nostre lingue sembravano non averne mai abbastanza.

Dopo poco tempo l’acqua della doccia smise di scorrere, segno che Patty sarebbe uscita dal bagno da un momento all’altro. Rimisi a posto la canotta di Lucia, lei fece lo stesso con la mia t-shirt e mi diede una strizzata all’uccello da sopra i pantaloncini proprio nel momento in cui Patty aprì la porta del bagno.

Lei, con uno sguardo laterale, vide la mano di Lucia sulle mie parti basse e disse: “Non voglio fare la scassaballe, ma ho un sonno assurdo. Non mi odiate, vero?”. Poi, indicando verso il mio uccello, visibilmente gonfio, ridendo disse: “Lucia, magari lo assaggi domani, non so se ti piacerà come le escargot… a me era piaciuto proprio!”. Ridemmo insieme e Lucia disse: “Cosa ti devo dire? Promette bene!”. Salutai le ragazze e tornai nella nostra tripla.

In camera trovai una sorpresa: c’era solo Marco. Gli chiesi: “Dov’è Ricky?”. Lui rispose che era in camera di Marty e Sara da un quarto d’ora. Non passarono cinque minuti e sentimmo bussare alla porta. Era Ricky, lo feci entrare e si presentò con un sorrisone a 85 denti. Marco non perse tempo: “Hai pucciato il biscotto? Almeno hai limonato?”. La citazione da Servi della Gleba fu più puntuale di un cronografo svizzero, ci volle del tempo per smettere di ridere!

Una volta in grado di parlare senza ridere compulsivamente, Ricky ci raccontò i suoi venti minuti gioiosi. Esordì dicendo: “No ragazzi, non scherziamo, lei non è come tutte le altre”. Altri minuti di lacrime per le risate, il mood alla Elio e le Storie Tese stava mettendo a dura prova i nostri addominali. Ci disse che dopo essere entrato in camera, Sara salutò dicendo che aveva voglia di una doccia. Prima di entrare in bagno fece l’occhiolino a Marty, sperando di non essere vista da Ricky. Non fu così… e lui capì che avrebbe avuto via libera.

Ci raccontò che dopo un paio di baci con abbondanza di lingua, Marty si tolse improvvisamente la maglia restando nuda dalla cintola in su. Lo guardò con un ghigno assatanato stampato sul volto e gli disse indicandosi le tette: “Divertiti!”. Ricky non se lo fece ripetere ed iniziò a giocare con le bocce di Marty. Ci disse: “Speravo mi facesse assaggiare il culo, ma mi sono accontentato… e ho fatto bene! Ragazzi, non saranno quelle di Lucia, ma sono tanto belle!”.

Sorpresi Marco ad ascoltare il racconto di Ricky con un’espressione triste in faccia, immaginai che si sentisse come l’unico che rischiava di tornare a casa con un nulla di fatto. Sara era un osso duro, e per lui era difficile accettare che sia Ricky che io avevamo combinato qualcosa, contrariamente a lui (se non vogliamo considerare il limone della prima sera con Patty).

Ricky se ne accorse e promise a Marco che avrebbe cercato di capire qualcosa su Sara passando attraverso Marty. Ormai erano quasi le una e il sonno ebbe la meglio sui nostri discorsi. Mi ci volle un po’ ad addormentarmi. Non riuscivo a togliermi dalla mente l’immagine delle tette di Lucia che cercavano di bucare il cotone della canotta. Alla fine presi sonno e feci un dritto fino al mattino seguente.
 
OP
A

Andy1976

"Level 4"
Messaggi
95
Punteggio reazione
835
Punti
88
GIORNO 8 (1° parte): LYON

Era domenica, la città faticava a svegliarsi. L’atmosfera sonnacchiosa di agosto sembrava contagiarci, tanto che ci alzammo a pochi minuti dalla fine dell’orario della colazione. Una lavata sprint alla faccia, una spazzolata rapida ai denti e indossammo le prime cose che ci capitarono a tiro.

Raggiungemmo appena in tempo la sala del petit-dejuner, dove le quattro ragazze erano già presenti e avevano quasi finito di fare colazione. Mentre cercavamo di mangiare quanto possibile nel poco tempo a disposizione, ci chiesero i programmi per la giornata. Io proposi di esplorare la Vieux-Lyon, poi salire con la funicolare a Fourviére ed infine scendere in centro per girare la zona dei negozi.

Il piano sembrava andar bene a tutti e così ci incamminammo verso la Saona per attraversarla ed entrare nella Vieux-Lyon, la zona dove molti secoli fa nacque la città. Si tratta di una strada parallela alla Saona, adorna di edifici medievali, che sfocia in una bella piazza dominata dalla chiesa di St-Georges. Da lì parte la funicolare che sale verso la Fourviére, da dove si gode del panorama su tutta Lyon. In lontananza spicca il “matitone”, il grattacielo simbolo della Part-Dieu, la zona della città che occupa la rive-gauche del Rodano.

Ormai Lucia ed io agivamo alla luce del sole, era chiaro a tutti che stavamo insieme, perciò ogni tanto ci fermavamo per un bacio o una coccola. Vidi che anche tra Marty e Ricky ogni tanto c’erano delle belle slinguate. L’estate lionese era molto calda, e le nostre ragazze erano vestite (o svestite…) di conseguenza. Lucia aveva un paio di jeans corti che sembravano cuciti appositamente per lei, e una t-shirt con scollo a V che mostrava generosamente il solco tra i seni. Anche Patty si batteva molto bene, con un top sportivo che lasciava a vista i suoi addominali perfetti ed abbronzati. Sara era vestita più o meno come Lucia e Marty aveva un paio di quei soliti pantaloncini che facevano venir voglia di prenderle a morsi una chiappa, o entrambe.

Iniziammo la discesa verso la parte del centro coi negozi, passando da una zona con un’ampia area archeologica di epoca romana. Non appena giunti nella zona di Place Bellecour, che dicono essere la piazza più grande d’Europa, cercammo una boulangerie per un panino in velocità. Proprio mentre mangiavamo iniziarono i rumori inconfondibili di un temporale in arrivo. Ci fiondammo in metropolitana per tornare in velocità verso l’hotel. Una volta usciti dalla stazione Perrache, l’acquazzone ci sorprese a circa 300 metri dall’Ibis, ed iniziammo a correre per cercare di non inzupparci del tutto. Arrivammo in hotel abbastanza fradici, e senza bisogno di specificare alcunché Lucia ed io salimmo in camera sua, Marty e Ricky nell’altra doppia, mentre Sara e Patty presero la via della tripla con Marco. L’unico accordo che prendemmo fu di trovarci giù dopo un paio d’ore.

Chiusa la porta alle nostre spalle ci guardammo e Lucia propose: “Che dici? Doccia? Non è enorme, ma in due ci stiamo. Toccherà star stretti… c’è di peggio”. Non persi tempo a rispondere e mi spogliai direttamente. Lei fece lo stesso, si girò verso il bagno e si avviò offrendomi la vista del suo bel culo, sormontato da due fossette di Venere carinissime, dette anche poggiapollici da noi maiali. Lucia mi disse: “Sei ancora lì? Devo lavarmi da sola?”. La seguii immediatamente, il mio uccello era già tra il barzotto e il duro, ridestato in tempo zero da quello spettacolo.

Lucia aprì l’acqua e si girò verso di me. Mentre la doccia andava in temperatura mi avvicinai per baciarla, e con la mano destra iniziai a giocare con la sua tetta sinistra. Ormai ce l’avevo duro e mentre le nostre lingue facevano nuovamente conoscenza, la sua mano destra scese fino al mio uccello ed iniziò una sega lenta. Poi entrammo in doccia che evidentemente non era stata progettata per due persone ma ce la facemmo bastare. Continuammo a baciarci con passione e Lucia proseguì con il suo lento su e giù col mio cazzo, mentre la mia mano era passata al suo culo. Con le dita feci un paio di passaggi nel solco tra le chiappe, raggiungendo da dietro e sfiorando le labbra della figa. Lei sembrava gradire, e poi spense l’acqua.

Lucia mi sussurrò: “Dai che usciamo e ti asciugo”, poi il suo sguardo virò velocemente verso il basso e aggiunse: “Mi sa che Patty aveva ragione, guarda lì che bel giocattolone…”. Io risi e le risposi: “Le istruzioni per l’uso le conosci, vero?”. Lucia annuì in modo convinto, aveva una luce piuttosto birichina nello sguardo.

Prese il suo telo, dicendomi di non usare l’altro perché era di Patty, e me lo avvolse intorno al corpo massaggiandomi per asciugarmi. Si concentrò con particolare attenzione sul mio “giocattolone”, tanto che le dissi: “Me lo devi solo asciugare, sai? Per altre cose non serve l’asciugamano…”. Lei rise, poi fece lo stesso su di sé e mi prese per mano guidandomi verso il suo letto. Mi diede una spinta che mi fece cadere sul materasso e poi, lanciando a terra il telo, si stese su di me. Sentivo il contatto con la sua pelle, le sue tette premevano sul mio corpo e ricominciammo a baciarci. Poi Lucia si spostò e si abbassò iniziando a baciarmi il petto. Scese ancora e stavo già assaporando la sua bocca sul mio fratellino, che era sempre sull’attenti.

A quel punto si girò a 69 e mi piazzò la passera davanti al volto. Sentii la sua linguetta picchiettare la mia cappella, ed iniziai a leccare tra le labbra della sua figa umida. Era una delle cose che mi piacevano di più, ho sempre adorato il sesso orale, sia darlo che riceverlo, e spesso in passato ero riuscito a far venire le mie partner col solo uso della lingua.

Lucia ormai aveva avvolto con le sue labbra la mia cappella, ed aveva iniziato ad ingoiare l’asta. Riusciva a farsene entrare in bocca più della metà, mentre con una mano giocava con le mie palle. Dalla mia parte, con la lingua continuavo ad alternare i passaggi tra le labbra e le succhiate di clitoride, che mi sembrò essere il punto debole di Lucia. Ogni volta che lo avvolgevo con la bocca e succhiavo, lei si fermava e lanciava un rantolo inequivocabile ed eloquente. Inoltre sentivo che ormai la sua figa era un lago, i suoi umori si stavano mescolando con la mia saliva.

Lucia era vicina all’orgasmo, le contrazioni lì sotto parlavano chiaro, e lei aumentò la velocità del pompino. Non sarei resistito ancora a lungo, e trovai il modo di dirglielo. Lei per tutta risposta aumentò ulteriormente il ritmo. La mia lingua saettava senza sosta tra le labbra e il clitoride, mi stavo abbeverando delle sue secrezioni abbondanti e dopo neppure un minuto lanciò un urlo strozzato e si lasciò cedere tremando.

Furono momenti di durata indefinita. Lucia era con la faccia sul materasso, l’espressione stravolta ma soddisfatta del post-orgasmo. Lentamente tornò in sé e con la mano ricominciò a menarmelo. Poi si mise in ginocchio, lo riprese in bocca e ben presto sentii che ero pronto per venire: “Lucia, vengooo…”. Lei non si staccò dal mio uccello e continuò fino a quando sentii gli schizzi di sborra riempirle la bocca.

Lucia continuò a pompare ancora un po’ e poi sollevò la testa. Si girò verso di me, guardandomi, ed aprì la bocca lasciando colare la mia crema bianca sulle sue tette. Poi con le mani iniziò a massaggiarsele, come se fosse una protezione solare da spalmare. Io ero allucinato, non avevo mai vissuto il sesso in modo così intenso.

Nella mia mente stavano passando le immagini di tutte le mie ex, ma sembrava che avessero il volto oscurato. L’unica di cui potevo riconoscere il viso, i tratti, era Lucia, qui davanti a me. Pensai che doveva proprio essere amore. Lei mi abbracciò e mi sussurrò nell’orecchio: “Penso che ci serva un’altra doccia”. Io annuii e le dissi: “Lucia, è stato sconvolgente, stupendo”. Lei sorrise e rispose solo: “Non vedevo l’ora, Andrea”.

La seconda doccia fu molto più rilassata di quella precedente, e dopo essere usciti ed esserci asciugati, ci rimettemmo le mutande e la maglietta e restammo sdraiati ed abbracciati per un tempo che sembrò non finire mai. Poi Lucia ruppe il silenzio: “Andrea, adesso cosa facciamo?”. Io guardai l’orologio e dissi che avremmo dovuto scendere in venti minuti. Lei sorrise e disse: “No, scemotto, intendo cosa facciamo noi, tipo una volta tornati a casa”. Io le risposi: “Ah ok, pensavo più a breve termine… beh Lucia, io sto bene con te. Mi fai sentire bene, mi piaci parecchio. Sai, non mi aspettavo di arrivarci in così poco tempo, ma penso di amarti e vorrei che tutto questo durasse a lungo, io voglio proseguire insieme a te”.

Lei sollevò la testa, mi guardò con un sorriso che confinava da vicino con una risata e mi disse: “Anch’io ti amo, Andrea”. E si strinse forte a me. Restammo abbracciati fino a quando bussarono alla porta. Lucia si alzò e chiese chi fosse. Dall’altra parte della porta sentimmo una voce femminile: “Patty”. Lucia aprì e non appena Patty entrò la guardò e la abbracciò. Lucia aveva gli occhi lucidi, e quasi singhiozzando le disse: “Grazie Amica!”. Patty mi guardò sorridendo e mi fece il segno del pollice in su. Mi alzai dal letto, mi rimisi i pantaloncini e le scarpe, diedi un bacio sulla guancia ad entrambe e dissi che sarei tornato nella tripla. Patty disse: “Ci vediamo giù”, mentre Lucia mi sorrise, senza mollare l’abbraccio.

Camminando in quel corridoio degno di Shining, verso la camera tripla, mi trovai a ringraziare Giove Pluvio che ci aveva omaggiato con un sonoro temporale. Senza quel fenomeno atmosferico non saremmo tornati all’Ibis, quindi niente doccia insieme, niente 69, niente pompino e niente dichiarazioni d’amore. Fu così che il significato di “Grande Giove” mi apparve in tutta la sua chiarezza!
 

Top Bottom