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Una ragazza perfetta (perdonate eventuali refusi ed errori, ma non ho modo di rileggere)
Si può passare dall’essere una persona estremamente gelosa a essere un cuck che, durante la sua giornata, non fa altro che pensare alla sua donna scopata in ogni modo da altre persone? Beh ovviamente la risposta è sì e non credo di essere stato l’unico a vivere un’esperienza del genere, però la cosa differente è che nel mio caso questa sorta di “trasformazione” non è stata graduale, ma quasi repentina.
La cosa ancor più paradossale è che nel mio caso non è stato un evento improvviso a scombussolare il mio cervello - tipo torni a casa e trovi tua moglie con un altro e allora invece che incazzarti scopri che hai il cazzo duro e che ti piace quello che stai vedendo -, ma un breve video postato su questo forum dal mitico Sgamo, utente che credo non abbia bisogno di presentazione e con cui mi scuso per averlo in qualche modo citato e tirato in ballo in questa storia.
Io mi chiamo Andrea, un nome molto comune che mi si addice perfettamente: anche io sono infatti un tipo molto comune, magari quasi anonimo se messo in un contesto affollato, anche se chi conosce sa perfettamente del mio carattere molto forte e sicuro, quasi autoritario per certi aspetti.
Al momento in cui vi inizierò a raccontare di questa storia avevo 26 anni, una laurea appena conseguita e il mio primo lavoro in un’azienda appena contrattualizzato, anche se ancora con diversi aspetti di precariato. Il mio aspetto è quello del classico bravo ragazzo: media statura, capello moro corto e sempre ben in ordine, occhiali, lineamenti normali e abbastanza carini. Anche il modo abbastanza classico - ma curato - di vestire mi fa sembrare un po’ un nerd ed effettivamente lo sono abbastanza.
Non avendo mai particolarmente amato il calcio e il mare, fin da ragazzino ho trovato molto più piacere nella montagna e anche nella palestra, iniziando ad arrampicare. Il mio fisico di conseguenza è molto palestrato, ma tutto merito del lavoro e della natura. Sono tipo quadrato, con ottimi pettorali e grandi bicipiti, un corpo che quasi cozza con la prima immagine che posso dare se uno mi incontra in inverno con il cappotto e senza i muscoli in bella mostra.
Sono un ragazzo molto tranquillo, pochi amici ma molto buoni con cui formiamo un gruppo da sempre molto affiatato: come vi dicevo per carattere sono un po’ il leader, anche perché sono quello che da sempre ha avuto abbastanza più successo con le donne. Non siamo di certo i più popolari in città, ma di questo non può fregarcene di meno e ci divertiamo a modo nostro.
Per ultima cosa vi devo ammettere che sono un ragazzo molto porcellino anche se non lo do a vedere; merito della mia prima ragazza ai tempi del liceo - una metallare un po’ in carne ma veramente porca e soprattutto che faceva dei pompini incredibili - e demerito di un segreto che non ho mai svelato a nessuno e che da anni mi porto dentro: di questo ve ne parlerò a breve e non ci vorrà di certo un luminare della psicologia a collegare la cosa con il mio cambiamento di cui vi dicevo all’inizio.
Nei primi anni di università ho avuto esperienze fugaci con alcune ragazze dopo essermi mollato con la metallare che è andata a studiare in una città molto lontana: un po’ ci abbiamo provato all’inizio poi è finita, ma di certo non era l’amore della mia vita. Tutte storie di una sera che provocavano l’invidia dei miei amici che invece rimorchiavano poco o nulla, anche se poi alla fine pian piano tutti si sono fidanzati.
Come detto soprattutto il mio fisico piace alle ragazze, ma anche il viso carino e da bravo ragazzo e i miei modi comunque sicuri con cui mi sono sempre approcciato con l’altro sesso. Sono nato e cresciuto in una cittadina di provincia del Nord, un posto tranquillo circondato da alcune città più grandi. In una di queste ho fatto l’università, per poi tornare a casa dove ho trovato lavoro una volta finiti gli studi.
Quando avevo 22 anni in estate ho accettato l’offerta di lavorare in un campo estivo organizzato da un’associazione cattolica - sono credente, ma non di certo fanatico o bigotto -, un modo per mettere in tasca qualche soldino per fare un viaggio che da tempo avevo in programma. L’esperienza fu molto positiva soprattutto perché in quell’occasione ho conosciuto Gioia, all’epoca diciottenne e fresca di diploma che come me lavorava come educatrice.
Per entrambi è stato un sostanziale colpo di fulmine e, finito il campo, già eravamo fidanzati perché subito avevo capito che con lei era diverso, che poteva essere quella giusta per costruire un rapporto. Gioia non è molto alta - sul metro e sessanta - e la prima cosa che ti colpisce sono i suoi grandi occhi celesti che sembrano esagerati visto il viso piccolo, con un naso un po’ schiacciato e la bocca piccola ma carnosa.
Lei è rossa naturale e i capelli quando l’ho conosciuta li portava abbastanza lunghi e raccolti in una coda. La pelle è molto chiara - deve fare molta attenzione a non prendere troppo sole - e in viso ha delle leggere lentiggini sulle guance e sul naso. Assomiglia molto alle donne irlandesi, solo che molto più carina. Il corpo è magro, con le braccia esili e la vita stretta; il seno è molto bello e proporzionato: una seconda piena e soda che ha mantenuto anche negli anni successivi, con dei capezzoli chiari e pronunciati.
Il suo culo invece è qualcosa di incredibile: enorme e duro, sorretto da delle belle cosce tornite per poi tornare esile nella caviglia fina e nei piedi quasi minuscoli. La parte sopra e la parte sotto sembrano appartenere a due persone differenti, tanto che da anni faceva dell’apposita ginnastica perché tendeva ad andare avanti con il busto così esile che sembrava attaccato per errore a quel culone.
Queste sue “doti” fisiche però non mi si sono palesate subito: Gioia infatti è una ragazza timidissima e in quel centro era sempre con tuta larga, maglietta lunga e larga e senza un filo di trucco. Nonostante questo mi colpì subito già alla prima riunione, con anche lei che quasi arrossendo ogni tanto mi volgeva lo sguardo. Lavorando insieme ebbi modo di conoscerla meglio: educatissima e gentilissima, unico difetto troppo buona con i ragazzini.
Iniziai a passare del tempo con lei, parlando di me e cercando di scoprire qualcosa in più su di lei. Una sera prima di andare nelle rispettive camere ci guardammo negli occhi, la baciai e subito lei mi ficcò la lingua in bocca, poi si staccò ridendo e corse via verso la sua camera mandandomi un bacio con la mano e sussurrando “a domani”. Lei all’epoca era vergine e, al massimo, aveva baciato qualche ragazzo. Viveva in un paese poco distante dalla mia città - cinque km andando in collina - ed era corteggiata da alcuni ragazzi del posto, tutti però più grandi e abbastanza brutti.
A differenza delle amiche - abbastanza anonime e bruttarelle anche loro - non si voleva accontentare di quello che passava il convento, aspettando il “grande amore”. Alle superiori è andata in una scuola dove erano quasi tutte ragazze, mentre in alcune avventure estive e in alcune feste in città si era lasciata un po’ andare pomicinando e facendosi un po’ toccare da alcuni fortunati.
Guai però a pensare a una che al sesso non pensava, anzi quando aveva voglia si masturbava guardando del porno sul pc, semplicemente aspettava quello giusto senza avere fretta. La fortuna fu che quel fortunato sono stato io. Lei si vedeva che era presissima da me, cosa ricambiata. Poco prima che finisse la colonia riuscimmo ad avere un momento di intimità mentre sistemavamo alcune cose in magazzino: sapevo che lei era vergine e lei sapeva invece che io ero più navigato, approfittando della situazione le infilai una mano sotto la tuta e sotto le mutande, toccando per la prima volta la sua fichetta pelosa e bollente.
Come iniziai a stimolarla lei quasi mi stritolò la mano per come serrava le cosce dal piacere, così mi tirai giù i pantaloncini e le misi il cazzo in mano: era la prima volta che ne toccava uno e iniziò una furiosa sega stringendomelo forte. Io praticamente non ho peli, ho un cazzo non tanto largo ma abbastanza lungo, con una grande cappella.
Quando le infilai un dito nella fica la trovai bagnatissima e strettissima, poi ripresi al masturbarla e venne diventando rossa come un peperone. Lei allora accelerò la sega e io, mettendo ora una mano su quel culo assurdo, dopo poco venni schizzando tutto sul pavimento, poi ridendo ci ricomponemmo e tornammo dagli altri.
Dal punto di vista sessuale Gioia era una bomba che non aspettava altro che essere innescata, tanto timida quanto ansiosa di scoprire le gioie del sesso. Di queste cose non parlava con la madre - poi vi spiegherò perché - o con le amiche, ma con Silvia sua cugina che nonostante avesse solo tre anni più di me già era sposata con due figli.
Fisicamente Silvia è la fotocopia della cugina, solo con meno seno e una carnagione più scura e i capelli castani; gli occhi però sono gli stessi come il culo (il suo però più appesantito ma comunque ancora non calato) mentre i lineamenti del viso sono più marcati. Lei ha sempre detto alla cugina minore di non fare il suo stesso errore, di accontentarsi del primo che capita del paese visto che ora si ritrovava con un marito che passava tutto il tempo al bar con gli amici quando non lavorava, lasciandola sola e alle prese con la prole.
Fu lei a darle consigli su come fare pompini e scopare, anche se molto aveva “appreso” dai porno; era contentissima di questa storia perché aveva capito che io ero diverso dai compaesani, oltre che più carino rispetto a molti di loro. Finita la colonia finalmente scopammo in una mia casa, in precedenza appartenuta ai miei nonni, dove ora vivo da solo come sono tornato in città.
La prima volta che la vidi completamente nuda restai a bocca aperta: una sorta di Venere di Botticelli in miniatura, con un folto pelo rosso a coprirle la fica, delle tette marmoree e un culo che mi costringeva ad aprirle totalmente le chiappe per potere avere chiara la visione dei suoi buchi. Il giorno che la sverginai fece anche il suo primo pompino e si prese anche la sborra in bocca. Era strettissima e anche dopo anni di assidue scopate ogni volta che all’inizio lo mettevo dentro dovevo andare piano, ma come la strada si apriva mi supplicava di andare più forte che potevo.
Da gran porco le feci anche il culo appena qualche mese dopo, pratica che lei gradiva quando era in giornata mentre altre volte si capiva che lo faceva solo per fare piacere a me. Io ancora ero universitario, ogni venerdì tornavo a casa e scopavamo come ricci approfittando della casa libera a disposizione. Ogni tanto veniva lei il fine settimana nella città universitaria, andavamo in qualche festa e per lei era tutto bellissimo e nuovo.
Tutto bellissimo, noi veramente innamorati e lei legò subito con il mio gruppo di amici e le loro ragazze, mentre con i suoi di amici uscivamo raramente. Lei nel vestire è sempre stata molto casta, anche perché si vergognava del suo culo a sua detto troppo grosso. Per dire non esisteva che mettesse dei leggins senza indossare una maglietta lunga che le coprisse il culo.
Nonostante sia una ragazza molto intelligente spesso tra amici preferiva restare in silenzio, difficilmente rubava la scena e sostanzialmente era molto appiattita su di me. Preso il diploma lei non ha fatto l’università, ma un corso per imparare a usare il computer in azienda perché un suo zio, una volta andato in pensione, le avrebbe lasciato il suo posto (in teoria non sarebbe una cosa possibile, ma sappiamo come funziona in Italia) di dipendente comunale.
Io di lei ero terribilmente geloso, anche se non mi ha dato mai motivo di esserlo. La lontananza durante la settimana e la consapevolezza che, se solo si fosse vestita o truccata in modo differente, avrebbe potuto attirare le attenzioni di ragazzi magari più belli e fighi di me, però mi agitavano non poco, anche se non le ho mai fatto delle scenate. Anche lei al tempo stesso era gelosissima visti anche i miei trascorsi delle avventure universitarie.
Arrivò poi la pandemia, io ne approfittai per ultimare la tesi e non fu facile sentirci solo al telefono o in video chiamata per così tante settimane. Ci dicevamo qualche zozzeria, un po’ di sesso virtuale poi ricominciammo alla grande con l’allentamento delle restrizioni. Una volta laureato, anche io ho avuto la mia spintarella per entrare in una buona azienda della mia città.
Così mi sono accasato fisso nella casa che era dei miei nonni, Gioia il fine settimana restava a dormire ma non nei giorni normali, anche se aveva iniziato a lavorare in città part-time in uno studio dentistico come segretaria. Anche tra le nostre famiglie tutto andava bene, con una sorta di segreto di Pulcinella che fosse come, una volta avuta stabilità contrattuale, ci saremmo sposati, ma per un paio di anni ancora potevamo fare i fidanzatini tanto alla fine ancora eravamo giovani. CONTINUA…
Si può passare dall’essere una persona estremamente gelosa a essere un cuck che, durante la sua giornata, non fa altro che pensare alla sua donna scopata in ogni modo da altre persone? Beh ovviamente la risposta è sì e non credo di essere stato l’unico a vivere un’esperienza del genere, però la cosa differente è che nel mio caso questa sorta di “trasformazione” non è stata graduale, ma quasi repentina.
La cosa ancor più paradossale è che nel mio caso non è stato un evento improvviso a scombussolare il mio cervello - tipo torni a casa e trovi tua moglie con un altro e allora invece che incazzarti scopri che hai il cazzo duro e che ti piace quello che stai vedendo -, ma un breve video postato su questo forum dal mitico Sgamo, utente che credo non abbia bisogno di presentazione e con cui mi scuso per averlo in qualche modo citato e tirato in ballo in questa storia.
Io mi chiamo Andrea, un nome molto comune che mi si addice perfettamente: anche io sono infatti un tipo molto comune, magari quasi anonimo se messo in un contesto affollato, anche se chi conosce sa perfettamente del mio carattere molto forte e sicuro, quasi autoritario per certi aspetti.
Al momento in cui vi inizierò a raccontare di questa storia avevo 26 anni, una laurea appena conseguita e il mio primo lavoro in un’azienda appena contrattualizzato, anche se ancora con diversi aspetti di precariato. Il mio aspetto è quello del classico bravo ragazzo: media statura, capello moro corto e sempre ben in ordine, occhiali, lineamenti normali e abbastanza carini. Anche il modo abbastanza classico - ma curato - di vestire mi fa sembrare un po’ un nerd ed effettivamente lo sono abbastanza.
Non avendo mai particolarmente amato il calcio e il mare, fin da ragazzino ho trovato molto più piacere nella montagna e anche nella palestra, iniziando ad arrampicare. Il mio fisico di conseguenza è molto palestrato, ma tutto merito del lavoro e della natura. Sono tipo quadrato, con ottimi pettorali e grandi bicipiti, un corpo che quasi cozza con la prima immagine che posso dare se uno mi incontra in inverno con il cappotto e senza i muscoli in bella mostra.
Sono un ragazzo molto tranquillo, pochi amici ma molto buoni con cui formiamo un gruppo da sempre molto affiatato: come vi dicevo per carattere sono un po’ il leader, anche perché sono quello che da sempre ha avuto abbastanza più successo con le donne. Non siamo di certo i più popolari in città, ma di questo non può fregarcene di meno e ci divertiamo a modo nostro.
Per ultima cosa vi devo ammettere che sono un ragazzo molto porcellino anche se non lo do a vedere; merito della mia prima ragazza ai tempi del liceo - una metallare un po’ in carne ma veramente porca e soprattutto che faceva dei pompini incredibili - e demerito di un segreto che non ho mai svelato a nessuno e che da anni mi porto dentro: di questo ve ne parlerò a breve e non ci vorrà di certo un luminare della psicologia a collegare la cosa con il mio cambiamento di cui vi dicevo all’inizio.
Nei primi anni di università ho avuto esperienze fugaci con alcune ragazze dopo essermi mollato con la metallare che è andata a studiare in una città molto lontana: un po’ ci abbiamo provato all’inizio poi è finita, ma di certo non era l’amore della mia vita. Tutte storie di una sera che provocavano l’invidia dei miei amici che invece rimorchiavano poco o nulla, anche se poi alla fine pian piano tutti si sono fidanzati.
Come detto soprattutto il mio fisico piace alle ragazze, ma anche il viso carino e da bravo ragazzo e i miei modi comunque sicuri con cui mi sono sempre approcciato con l’altro sesso. Sono nato e cresciuto in una cittadina di provincia del Nord, un posto tranquillo circondato da alcune città più grandi. In una di queste ho fatto l’università, per poi tornare a casa dove ho trovato lavoro una volta finiti gli studi.
Quando avevo 22 anni in estate ho accettato l’offerta di lavorare in un campo estivo organizzato da un’associazione cattolica - sono credente, ma non di certo fanatico o bigotto -, un modo per mettere in tasca qualche soldino per fare un viaggio che da tempo avevo in programma. L’esperienza fu molto positiva soprattutto perché in quell’occasione ho conosciuto Gioia, all’epoca diciottenne e fresca di diploma che come me lavorava come educatrice.
Per entrambi è stato un sostanziale colpo di fulmine e, finito il campo, già eravamo fidanzati perché subito avevo capito che con lei era diverso, che poteva essere quella giusta per costruire un rapporto. Gioia non è molto alta - sul metro e sessanta - e la prima cosa che ti colpisce sono i suoi grandi occhi celesti che sembrano esagerati visto il viso piccolo, con un naso un po’ schiacciato e la bocca piccola ma carnosa.
Lei è rossa naturale e i capelli quando l’ho conosciuta li portava abbastanza lunghi e raccolti in una coda. La pelle è molto chiara - deve fare molta attenzione a non prendere troppo sole - e in viso ha delle leggere lentiggini sulle guance e sul naso. Assomiglia molto alle donne irlandesi, solo che molto più carina. Il corpo è magro, con le braccia esili e la vita stretta; il seno è molto bello e proporzionato: una seconda piena e soda che ha mantenuto anche negli anni successivi, con dei capezzoli chiari e pronunciati.
Il suo culo invece è qualcosa di incredibile: enorme e duro, sorretto da delle belle cosce tornite per poi tornare esile nella caviglia fina e nei piedi quasi minuscoli. La parte sopra e la parte sotto sembrano appartenere a due persone differenti, tanto che da anni faceva dell’apposita ginnastica perché tendeva ad andare avanti con il busto così esile che sembrava attaccato per errore a quel culone.
Queste sue “doti” fisiche però non mi si sono palesate subito: Gioia infatti è una ragazza timidissima e in quel centro era sempre con tuta larga, maglietta lunga e larga e senza un filo di trucco. Nonostante questo mi colpì subito già alla prima riunione, con anche lei che quasi arrossendo ogni tanto mi volgeva lo sguardo. Lavorando insieme ebbi modo di conoscerla meglio: educatissima e gentilissima, unico difetto troppo buona con i ragazzini.
Iniziai a passare del tempo con lei, parlando di me e cercando di scoprire qualcosa in più su di lei. Una sera prima di andare nelle rispettive camere ci guardammo negli occhi, la baciai e subito lei mi ficcò la lingua in bocca, poi si staccò ridendo e corse via verso la sua camera mandandomi un bacio con la mano e sussurrando “a domani”. Lei all’epoca era vergine e, al massimo, aveva baciato qualche ragazzo. Viveva in un paese poco distante dalla mia città - cinque km andando in collina - ed era corteggiata da alcuni ragazzi del posto, tutti però più grandi e abbastanza brutti.
A differenza delle amiche - abbastanza anonime e bruttarelle anche loro - non si voleva accontentare di quello che passava il convento, aspettando il “grande amore”. Alle superiori è andata in una scuola dove erano quasi tutte ragazze, mentre in alcune avventure estive e in alcune feste in città si era lasciata un po’ andare pomicinando e facendosi un po’ toccare da alcuni fortunati.
Guai però a pensare a una che al sesso non pensava, anzi quando aveva voglia si masturbava guardando del porno sul pc, semplicemente aspettava quello giusto senza avere fretta. La fortuna fu che quel fortunato sono stato io. Lei si vedeva che era presissima da me, cosa ricambiata. Poco prima che finisse la colonia riuscimmo ad avere un momento di intimità mentre sistemavamo alcune cose in magazzino: sapevo che lei era vergine e lei sapeva invece che io ero più navigato, approfittando della situazione le infilai una mano sotto la tuta e sotto le mutande, toccando per la prima volta la sua fichetta pelosa e bollente.
Come iniziai a stimolarla lei quasi mi stritolò la mano per come serrava le cosce dal piacere, così mi tirai giù i pantaloncini e le misi il cazzo in mano: era la prima volta che ne toccava uno e iniziò una furiosa sega stringendomelo forte. Io praticamente non ho peli, ho un cazzo non tanto largo ma abbastanza lungo, con una grande cappella.
Quando le infilai un dito nella fica la trovai bagnatissima e strettissima, poi ripresi al masturbarla e venne diventando rossa come un peperone. Lei allora accelerò la sega e io, mettendo ora una mano su quel culo assurdo, dopo poco venni schizzando tutto sul pavimento, poi ridendo ci ricomponemmo e tornammo dagli altri.
Dal punto di vista sessuale Gioia era una bomba che non aspettava altro che essere innescata, tanto timida quanto ansiosa di scoprire le gioie del sesso. Di queste cose non parlava con la madre - poi vi spiegherò perché - o con le amiche, ma con Silvia sua cugina che nonostante avesse solo tre anni più di me già era sposata con due figli.
Fisicamente Silvia è la fotocopia della cugina, solo con meno seno e una carnagione più scura e i capelli castani; gli occhi però sono gli stessi come il culo (il suo però più appesantito ma comunque ancora non calato) mentre i lineamenti del viso sono più marcati. Lei ha sempre detto alla cugina minore di non fare il suo stesso errore, di accontentarsi del primo che capita del paese visto che ora si ritrovava con un marito che passava tutto il tempo al bar con gli amici quando non lavorava, lasciandola sola e alle prese con la prole.
Fu lei a darle consigli su come fare pompini e scopare, anche se molto aveva “appreso” dai porno; era contentissima di questa storia perché aveva capito che io ero diverso dai compaesani, oltre che più carino rispetto a molti di loro. Finita la colonia finalmente scopammo in una mia casa, in precedenza appartenuta ai miei nonni, dove ora vivo da solo come sono tornato in città.
La prima volta che la vidi completamente nuda restai a bocca aperta: una sorta di Venere di Botticelli in miniatura, con un folto pelo rosso a coprirle la fica, delle tette marmoree e un culo che mi costringeva ad aprirle totalmente le chiappe per potere avere chiara la visione dei suoi buchi. Il giorno che la sverginai fece anche il suo primo pompino e si prese anche la sborra in bocca. Era strettissima e anche dopo anni di assidue scopate ogni volta che all’inizio lo mettevo dentro dovevo andare piano, ma come la strada si apriva mi supplicava di andare più forte che potevo.
Da gran porco le feci anche il culo appena qualche mese dopo, pratica che lei gradiva quando era in giornata mentre altre volte si capiva che lo faceva solo per fare piacere a me. Io ancora ero universitario, ogni venerdì tornavo a casa e scopavamo come ricci approfittando della casa libera a disposizione. Ogni tanto veniva lei il fine settimana nella città universitaria, andavamo in qualche festa e per lei era tutto bellissimo e nuovo.
Tutto bellissimo, noi veramente innamorati e lei legò subito con il mio gruppo di amici e le loro ragazze, mentre con i suoi di amici uscivamo raramente. Lei nel vestire è sempre stata molto casta, anche perché si vergognava del suo culo a sua detto troppo grosso. Per dire non esisteva che mettesse dei leggins senza indossare una maglietta lunga che le coprisse il culo.
Nonostante sia una ragazza molto intelligente spesso tra amici preferiva restare in silenzio, difficilmente rubava la scena e sostanzialmente era molto appiattita su di me. Preso il diploma lei non ha fatto l’università, ma un corso per imparare a usare il computer in azienda perché un suo zio, una volta andato in pensione, le avrebbe lasciato il suo posto (in teoria non sarebbe una cosa possibile, ma sappiamo come funziona in Italia) di dipendente comunale.
Io di lei ero terribilmente geloso, anche se non mi ha dato mai motivo di esserlo. La lontananza durante la settimana e la consapevolezza che, se solo si fosse vestita o truccata in modo differente, avrebbe potuto attirare le attenzioni di ragazzi magari più belli e fighi di me, però mi agitavano non poco, anche se non le ho mai fatto delle scenate. Anche lei al tempo stesso era gelosissima visti anche i miei trascorsi delle avventure universitarie.
Arrivò poi la pandemia, io ne approfittai per ultimare la tesi e non fu facile sentirci solo al telefono o in video chiamata per così tante settimane. Ci dicevamo qualche zozzeria, un po’ di sesso virtuale poi ricominciammo alla grande con l’allentamento delle restrizioni. Una volta laureato, anche io ho avuto la mia spintarella per entrare in una buona azienda della mia città.
Così mi sono accasato fisso nella casa che era dei miei nonni, Gioia il fine settimana restava a dormire ma non nei giorni normali, anche se aveva iniziato a lavorare in città part-time in uno studio dentistico come segretaria. Anche tra le nostre famiglie tutto andava bene, con una sorta di segreto di Pulcinella che fosse come, una volta avuta stabilità contrattuale, ci saremmo sposati, ma per un paio di anni ancora potevamo fare i fidanzatini tanto alla fine ancora eravamo giovani. CONTINUA…