Esperienza reale TUTTA COLPA DI SGAMO: CORNUTO E MAZZIATO, LA MIA STORIA

patrulla

"Level 6"
5 Anni di Phica.net
Messaggi
468
Punteggio reazione
3,222
Punti
114
Una ragazza perfetta (perdonate eventuali refusi ed errori, ma non ho modo di rileggere)

Si può passare dall’essere una persona estremamente gelosa a essere un cuck che, durante la sua giornata, non fa altro che pensare alla sua donna scopata in ogni modo da altre persone? Beh ovviamente la risposta è sì e non credo di essere stato l’unico a vivere un’esperienza del genere, però la cosa differente è che nel mio caso questa sorta di “trasformazione” non è stata graduale, ma quasi repentina.

La cosa ancor più paradossale è che nel mio caso non è stato un evento improvviso a scombussolare il mio cervello - tipo torni a casa e trovi tua moglie con un altro e allora invece che incazzarti scopri che hai il cazzo duro e che ti piace quello che stai vedendo -, ma un breve video postato su questo forum dal mitico Sgamo, utente che credo non abbia bisogno di presentazione e con cui mi scuso per averlo in qualche modo citato e tirato in ballo in questa storia.

Io mi chiamo Andrea, un nome molto comune che mi si addice perfettamente: anche io sono infatti un tipo molto comune, magari quasi anonimo se messo in un contesto affollato, anche se chi conosce sa perfettamente del mio carattere molto forte e sicuro, quasi autoritario per certi aspetti.

Al momento in cui vi inizierò a raccontare di questa storia avevo 26 anni, una laurea appena conseguita e il mio primo lavoro in un’azienda appena contrattualizzato, anche se ancora con diversi aspetti di precariato. Il mio aspetto è quello del classico bravo ragazzo: media statura, capello moro corto e sempre ben in ordine, occhiali, lineamenti normali e abbastanza carini. Anche il modo abbastanza classico - ma curato - di vestire mi fa sembrare un po’ un nerd ed effettivamente lo sono abbastanza.

Non avendo mai particolarmente amato il calcio e il mare, fin da ragazzino ho trovato molto più piacere nella montagna e anche nella palestra, iniziando ad arrampicare. Il mio fisico di conseguenza è molto palestrato, ma tutto merito del lavoro e della natura. Sono tipo quadrato, con ottimi pettorali e grandi bicipiti, un corpo che quasi cozza con la prima immagine che posso dare se uno mi incontra in inverno con il cappotto e senza i muscoli in bella mostra.

Sono un ragazzo molto tranquillo, pochi amici ma molto buoni con cui formiamo un gruppo da sempre molto affiatato: come vi dicevo per carattere sono un po’ il leader, anche perché sono quello che da sempre ha avuto abbastanza più successo con le donne. Non siamo di certo i più popolari in città, ma di questo non può fregarcene di meno e ci divertiamo a modo nostro.

Per ultima cosa vi devo ammettere che sono un ragazzo molto porcellino anche se non lo do a vedere; merito della mia prima ragazza ai tempi del liceo - una metallare un po’ in carne ma veramente porca e soprattutto che faceva dei pompini incredibili - e demerito di un segreto che non ho mai svelato a nessuno e che da anni mi porto dentro: di questo ve ne parlerò a breve e non ci vorrà di certo un luminare della psicologia a collegare la cosa con il mio cambiamento di cui vi dicevo all’inizio.

Nei primi anni di università ho avuto esperienze fugaci con alcune ragazze dopo essermi mollato con la metallare che è andata a studiare in una città molto lontana: un po’ ci abbiamo provato all’inizio poi è finita, ma di certo non era l’amore della mia vita. Tutte storie di una sera che provocavano l’invidia dei miei amici che invece rimorchiavano poco o nulla, anche se poi alla fine pian piano tutti si sono fidanzati.

Come detto soprattutto il mio fisico piace alle ragazze, ma anche il viso carino e da bravo ragazzo e i miei modi comunque sicuri con cui mi sono sempre approcciato con l’altro sesso. Sono nato e cresciuto in una cittadina di provincia del Nord, un posto tranquillo circondato da alcune città più grandi. In una di queste ho fatto l’università, per poi tornare a casa dove ho trovato lavoro una volta finiti gli studi.

Quando avevo 22 anni in estate ho accettato l’offerta di lavorare in un campo estivo organizzato da un’associazione cattolica - sono credente, ma non di certo fanatico o bigotto -, un modo per mettere in tasca qualche soldino per fare un viaggio che da tempo avevo in programma. L’esperienza fu molto positiva soprattutto perché in quell’occasione ho conosciuto Gioia, all’epoca diciottenne e fresca di diploma che come me lavorava come educatrice.

Per entrambi è stato un sostanziale colpo di fulmine e, finito il campo, già eravamo fidanzati perché subito avevo capito che con lei era diverso, che poteva essere quella giusta per costruire un rapporto. Gioia non è molto alta - sul metro e sessanta - e la prima cosa che ti colpisce sono i suoi grandi occhi celesti che sembrano esagerati visto il viso piccolo, con un naso un po’ schiacciato e la bocca piccola ma carnosa.

Lei è rossa naturale e i capelli quando l’ho conosciuta li portava abbastanza lunghi e raccolti in una coda. La pelle è molto chiara - deve fare molta attenzione a non prendere troppo sole - e in viso ha delle leggere lentiggini sulle guance e sul naso. Assomiglia molto alle donne irlandesi, solo che molto più carina. Il corpo è magro, con le braccia esili e la vita stretta; il seno è molto bello e proporzionato: una seconda piena e soda che ha mantenuto anche negli anni successivi, con dei capezzoli chiari e pronunciati.

Il suo culo invece è qualcosa di incredibile: enorme e duro, sorretto da delle belle cosce tornite per poi tornare esile nella caviglia fina e nei piedi quasi minuscoli. La parte sopra e la parte sotto sembrano appartenere a due persone differenti, tanto che da anni faceva dell’apposita ginnastica perché tendeva ad andare avanti con il busto così esile che sembrava attaccato per errore a quel culone.

Queste sue “doti” fisiche però non mi si sono palesate subito: Gioia infatti è una ragazza timidissima e in quel centro era sempre con tuta larga, maglietta lunga e larga e senza un filo di trucco. Nonostante questo mi colpì subito già alla prima riunione, con anche lei che quasi arrossendo ogni tanto mi volgeva lo sguardo. Lavorando insieme ebbi modo di conoscerla meglio: educatissima e gentilissima, unico difetto troppo buona con i ragazzini.

Iniziai a passare del tempo con lei, parlando di me e cercando di scoprire qualcosa in più su di lei. Una sera prima di andare nelle rispettive camere ci guardammo negli occhi, la baciai e subito lei mi ficcò la lingua in bocca, poi si staccò ridendo e corse via verso la sua camera mandandomi un bacio con la mano e sussurrando “a domani”. Lei all’epoca era vergine e, al massimo, aveva baciato qualche ragazzo. Viveva in un paese poco distante dalla mia città - cinque km andando in collina - ed era corteggiata da alcuni ragazzi del posto, tutti però più grandi e abbastanza brutti.

A differenza delle amiche - abbastanza anonime e bruttarelle anche loro - non si voleva accontentare di quello che passava il convento, aspettando il “grande amore”. Alle superiori è andata in una scuola dove erano quasi tutte ragazze, mentre in alcune avventure estive e in alcune feste in città si era lasciata un po’ andare pomicinando e facendosi un po’ toccare da alcuni fortunati.

Guai però a pensare a una che al sesso non pensava, anzi quando aveva voglia si masturbava guardando del porno sul pc, semplicemente aspettava quello giusto senza avere fretta. La fortuna fu che quel fortunato sono stato io. Lei si vedeva che era presissima da me, cosa ricambiata. Poco prima che finisse la colonia riuscimmo ad avere un momento di intimità mentre sistemavamo alcune cose in magazzino: sapevo che lei era vergine e lei sapeva invece che io ero più navigato, approfittando della situazione le infilai una mano sotto la tuta e sotto le mutande, toccando per la prima volta la sua fichetta pelosa e bollente.

Come iniziai a stimolarla lei quasi mi stritolò la mano per come serrava le cosce dal piacere, così mi tirai giù i pantaloncini e le misi il cazzo in mano: era la prima volta che ne toccava uno e iniziò una furiosa sega stringendomelo forte. Io praticamente non ho peli, ho un cazzo non tanto largo ma abbastanza lungo, con una grande cappella.

Quando le infilai un dito nella fica la trovai bagnatissima e strettissima, poi ripresi al masturbarla e venne diventando rossa come un peperone. Lei allora accelerò la sega e io, mettendo ora una mano su quel culo assurdo, dopo poco venni schizzando tutto sul pavimento, poi ridendo ci ricomponemmo e tornammo dagli altri.

Dal punto di vista sessuale Gioia era una bomba che non aspettava altro che essere innescata, tanto timida quanto ansiosa di scoprire le gioie del sesso. Di queste cose non parlava con la madre - poi vi spiegherò perché - o con le amiche, ma con Silvia sua cugina che nonostante avesse solo tre anni più di me già era sposata con due figli.

Fisicamente Silvia è la fotocopia della cugina, solo con meno seno e una carnagione più scura e i capelli castani; gli occhi però sono gli stessi come il culo (il suo però più appesantito ma comunque ancora non calato) mentre i lineamenti del viso sono più marcati. Lei ha sempre detto alla cugina minore di non fare il suo stesso errore, di accontentarsi del primo che capita del paese visto che ora si ritrovava con un marito che passava tutto il tempo al bar con gli amici quando non lavorava, lasciandola sola e alle prese con la prole.

Fu lei a darle consigli su come fare pompini e scopare, anche se molto aveva “appreso” dai porno; era contentissima di questa storia perché aveva capito che io ero diverso dai compaesani, oltre che più carino rispetto a molti di loro. Finita la colonia finalmente scopammo in una mia casa, in precedenza appartenuta ai miei nonni, dove ora vivo da solo come sono tornato in città.

La prima volta che la vidi completamente nuda restai a bocca aperta: una sorta di Venere di Botticelli in miniatura, con un folto pelo rosso a coprirle la fica, delle tette marmoree e un culo che mi costringeva ad aprirle totalmente le chiappe per potere avere chiara la visione dei suoi buchi. Il giorno che la sverginai fece anche il suo primo pompino e si prese anche la sborra in bocca. Era strettissima e anche dopo anni di assidue scopate ogni volta che all’inizio lo mettevo dentro dovevo andare piano, ma come la strada si apriva mi supplicava di andare più forte che potevo.

Da gran porco le feci anche il culo appena qualche mese dopo, pratica che lei gradiva quando era in giornata mentre altre volte si capiva che lo faceva solo per fare piacere a me. Io ancora ero universitario, ogni venerdì tornavo a casa e scopavamo come ricci approfittando della casa libera a disposizione. Ogni tanto veniva lei il fine settimana nella città universitaria, andavamo in qualche festa e per lei era tutto bellissimo e nuovo.

Tutto bellissimo, noi veramente innamorati e lei legò subito con il mio gruppo di amici e le loro ragazze, mentre con i suoi di amici uscivamo raramente. Lei nel vestire è sempre stata molto casta, anche perché si vergognava del suo culo a sua detto troppo grosso. Per dire non esisteva che mettesse dei leggins senza indossare una maglietta lunga che le coprisse il culo.

Nonostante sia una ragazza molto intelligente spesso tra amici preferiva restare in silenzio, difficilmente rubava la scena e sostanzialmente era molto appiattita su di me. Preso il diploma lei non ha fatto l’università, ma un corso per imparare a usare il computer in azienda perché un suo zio, una volta andato in pensione, le avrebbe lasciato il suo posto (in teoria non sarebbe una cosa possibile, ma sappiamo come funziona in Italia) di dipendente comunale.

Io di lei ero terribilmente geloso, anche se non mi ha dato mai motivo di esserlo. La lontananza durante la settimana e la consapevolezza che, se solo si fosse vestita o truccata in modo differente, avrebbe potuto attirare le attenzioni di ragazzi magari più belli e fighi di me, però mi agitavano non poco, anche se non le ho mai fatto delle scenate. Anche lei al tempo stesso era gelosissima visti anche i miei trascorsi delle avventure universitarie.

Arrivò poi la pandemia, io ne approfittai per ultimare la tesi e non fu facile sentirci solo al telefono o in video chiamata per così tante settimane. Ci dicevamo qualche zozzeria, un po’ di sesso virtuale poi ricominciammo alla grande con l’allentamento delle restrizioni. Una volta laureato, anche io ho avuto la mia spintarella per entrare in una buona azienda della mia città.

Così mi sono accasato fisso nella casa che era dei miei nonni, Gioia il fine settimana restava a dormire ma non nei giorni normali, anche se aveva iniziato a lavorare in città part-time in uno studio dentistico come segretaria. Anche tra le nostre famiglie tutto andava bene, con una sorta di segreto di Pulcinella che fosse come, una volta avuta stabilità contrattuale, ci saremmo sposati, ma per un paio di anni ancora potevamo fare i fidanzatini tanto alla fine ancora eravamo giovani. CONTINUA…
 
Intrigante come sempre. Una curiosità l'ambiente cattolico/parrocchiale è sempre presente nei tuoi racconti è un caso?
 
Mia madre e la madre di Gioia
Nell'immaginario collettivo italico il maschio geloso è quello che magari non fa uscire di casa la propria donna da sola, oppure che la obbliga a vestirsi in una certa maniera o a non fare certe cose. Io non avevo bisogno di fare cose del genere - che reputo comunque da trogloditi - perché Gioia si limitava da sola, ma quando iniziò a lavorare dal dentista le facevo percepire la mia gelosia facendole molte domande, facendo poi il piccato se qualche risposta non mi piaceva.

Lei invece era gelosa alla vecchia maniera: quando veniva dove stavo all'università mi stava appiccata a mo' di cozza ogni volta che compariva una ragazza per marcare il territorio, mentre l'unica volta che litigammo veramente fu quando la beccai a sbirciare il mio cellulare: io le urlai contro e lei scoppiò a piangere chiedendomi scusa e supplicandomi di perdonarla. La sua gelosia però mi faceva piacere, visto che interpretavo la cosa come un forte amore, in più non mi sentivo "soffocavo" perché alla fine nella coppia quello che "comandava" sostanzialmente ero io.

La mia gelosia però non era spuntata fuori dal nulla, visto che prima di Gioia sono stato - e per certi versi lo sono ancora - geloso di mia madre: ora è un po’ invecchiata, ma da quando ho memoria è sempre stata una bella donna, non una strafiga, ma una bella mora più alta di me, con la carnagione scura, le gambe slanciate, dei fianchi importanti e un seno materno anche se non eccessivo, una terza abbondante.

Sono figlio unico e una decina di anni fa i miei si sono separati, un duro colpo per me e anche per mia madre. Mio padre è un professore fisicamente simile a me e da lui ho ripreso la passione per la montagna e la palestra. Con il fisico tirato e sempre curatissimo, è una persona brillante ma da quando si è lasciato con mamma non si è più rifidanzato.

Mia madre per un anno è stata sotto un treno: lei è impiegata e sentivo i discorsi con amiche e colleghe che la spronavano a guardare avanti visto che era ancora molto piacente e i pretendenti non mancavano. Io ero gelosissimo: se non la scopava mio padre, non doveva scoparla nessuno. Alla fine però prese a uscire di più, a vestirsi in maniera più sexy e in alcune occasioni anche un po’ da zoccola.

Un sabato mi disse che non sarebbe uscita, io rientrai molto presto perché non mi sentivo molto bene e come entrai in casa ho sentito dei rumori dalla sua camera, trovandola poi con il pigiama mezzo tolto: sicuro si stava masturbando, ma l’attenzione mi cadde su un cassetto che tiene chiuso a chiave e che era mezzo aperto. Continuando a tenerla d’occhio grazie a un gioco si specchi, vidi che chiuse il cassetto e poi ripose la chiave in una parte precisa del suo armadio.

Nel primo momento in cui rimasi solo a casa non mi fu difficile trovare la chiave all’interno della tasca di una sua giacca. Dentro il cassetto c’erano due vibratori - uno piccolo e l’altro più grande - e un fallo finto di medie dimensioni, oltre a una scatola di preservativi aperta e del gel lubrificante.

Di certo mi ero già masturbato pensando a lei, ma da quel momento diventò un chiodo fisso: era chiaro che oltre a masturbarsi scopava con qualcuno, con la mia mente che volava… quando però si fidanzò con Bartolomeo, un pittore con qualche anno più di lei, i capelli bianchi e con il codino e un matrimonio pure lui finito, il pensiero che lui potesse scoparla mi faceva imbestialire.

Non nascosi la mia disapprovazione a mia madre, lei si incazzò dicendo che aveva il diritto a essere felice e Bartolomeo lo trattavo malissimo, con lui che abbozzava per il quieto vivere. Dopo quasi due anni in cui io non ho spesso mai di fare la guerra si lasciarono con mia grande soddisfazione. Un sabato sera ero a casa da amici e ci ordinammo delle pizze e, grande sorprese, a consegnarcele fu proprio Bartolomeo che si presentò tutto sudato e visibilmente impacciato.

Lo massacrai, anzi lo umiliai proprio con battute sull’età per fare il porta pizze e allusioni su difficoltà economiche. Lui mi guardò con disprezzo quando gli allungai un euro di mancia. Qualche tempo dopo lo rividi al centro che aveva dei quadri in esposizione durante una sorta di mercatino; mi fermai e gli feci ancora delle battute e allora lui, liquidata una signora che chiedeva informazioni su un quadro, mi vomitò contro tutta la bile che da tempo aveva in corpo.

“Ma chi ti credi di essere stronzetto - mi fece - guarda che io stavo dando le pizze per dare una mano alla pizzeria di mia sorella che di colpo si è trovata senza ragazzi. Ho così tanti soldi di famiglia che mi posso comprare a te, quella troia di tua madre e quel frocio di tuo padre”. Mi incazzai io e gli feci “guarda quanto ti rode che ti ho fatto lasciare da mamma” e lui si mise a ridere di cuore.

“Guarda che quella puttana di tua madre l’ho lasciata io perché si continuava a scopare il tuo professore di ginnastica e il tecnico della caldaia, ma credo che l’elenco sia ben più lungo. Tuo padre non la scopava da anni perchè è un frocio, ma frocio nel vero senso della parola, io a lei ho voluto veramente bene e l’ho perdonata più volte, ma poi a passare da cornuto anche no, e adesso vattene che ho da lavorare”.

Fu il momento più brutto della mia vita. Ricollegai diverse cose: mio padre non ha mai ammesso nulla, ma quando a casa sua trovai indumenti maschili non suoi, comprese cose da bagno, realizzai che era tutto vero. I miei si sono lasciati perché a mio padre piacciono gli uomini, quanto a mia madre probabilmente era vero anche quello, con quel tamarro del mio ex prof che nervi.

Guardavo i porno e immaginavo mia madre al posto delle attrici. Quando si lasciò spesso i preservativi nel suo cassetto diminuivano o finivano del tutto, poi ricomparivano sempre. Realizzai così che aveva anche amanti occasionali visto che li portava dietro lei. Una sera ero in centro e la incontro con amici in un bar che faceva l’aperitivo. Andai a salutarla e come si chinò un attimo a prendere la borsa vidi che sotto i jeans avevo un perizoma a filo che neanche le prostitute…

Dopo poco si mise con un architetto dieci anni più vecchio di lei, comunque uno giovanile e simpatico. Stanno tuttora insieme e io vedevo sempre i preservativi presenti e in diverso numero. Con lui sono stato molto più gentile e, una sera che eravamo soli in casa, prima di uscire gli feci in tono confidenziale “tra uomini” se per caso avesse dei condom da prestarmi che stavo andando da un’amica e non avevo spicci per il distributore.

Lui imbarazzato mi rispose di no, che non li aveva, allora io gli dissi scherzando che poi glieli avrei ridati, e lui ridendo che non ce n’era bisogna perché loro non ne facevano uso. Ecco la troia metteva le corna anche a lui che poverino mi dette pure 5 euro per comprarli. Questa cosa è un segreto che non ho rivelato mai a nessuno, pure a Gioia che invece si è aperta totalmente anche in questi discorsi.

Lei con sua madre non parla molto, anche se è una tipa giovanile e ben più giovane rispetto al marito. Gioia ha due fratelli maggiori e il padre l’ha sempre trattata come la principessa della casa e lei è legatissima a lui. Loro vivono in una bel casolare di campagna a 5 minuti a piedi dal centro del paese dove passa il pullman che lei prendeva quando andava a scuola.

Vicino a loro abitano diversi altri parenti in altrettanti casolari: tutta terra riscattata ai tempi da suo nonno e poi divisa tra i vari figli. Lei quindi da sempre è stata abituata a vivere in una sorta di grande famiglia, con tutti che si riunivano spesso a pranzare o cenare in una delle case. Un pranzo mentre ero anche io con loro rispose male alla madre, cosa strana per lei sempre educatissima.

In macchina poi le chiesi spiegazioni di quel suo scatto e piangendo mi raccontò tutto. Quando andava a scuola una mattina ci fu sciopero e lei se ne tornò a casa. Mentre faceva a piedi il tragitto dalla fermata del bus a casa vide Pietro - il marito di una cugina della madre che invece abitavano in città - nella sua macchina che usciva dal vialetto di casa loro. Vista la grandezza della casa la madre non la sentii rientrare e Gioia la vide nuda in bagno mentre si faceva il bidet.

La madre assomiglia molto alla figlia, piccolina rossastra e viso carino e bel culo, solo gli occhi sono scuri. Pietro invece è un imbianchino cinquantenne alto e robusto, non bello di viso ma chiacchierone e sempre con la battuta. L’estate prima erano tutti al mare e, una mattina molto presto che lei era andata in bagno per fare pipì, passando davanti la camera di Pietro e della moglie vide l’uomo che dormiva con un enorme erezione tanto che il cazzo lungo, grosso e venoso, usciva fuori dagli slip.

Lei d’istinto corse via da casa e tornò verso il paese per calmarsi: forse è tutto un equivoco pensava. Ripensava a quel cazzo così grande e solo a pranzo tornò a casa. A tavola quando tornarono il padre e i fratelli la madre disse che Pietro non aveva finito a pittare la parete in bagno perché gli serviva un prodotto e sarebbe tornato la mattina seguente, con il padre che disse che come al solito lui si dimenticava qualcosa.

Per la prima e unica volta il giorno dopo Gioia marinò la scuola, aspettò che l’uomo arrivasse a casa e dopo un po’ entrò senza far rumore dalla cucina. Piangendo mi disse che la madre urlava dal piacere mentre Pietro diceva che era una troia affamata di cazzo, sentendo poi dei continui colpi rumorosi che con ogni probabilità erano sculacciate. Restò immobile fino a quando sentì l’uomo grugnire mentre veniva, aspettò che si ricomposero un minimo e poi chiamò la madre che era tornata.

Enorme imbarazzo con i due che si erano rivestiti però la domanda era: da quanto tempo era lì? Mai ha parlato apertamente della cosa con la madre e da quel momento i loro rapporti sono molto più freddi. Pietro invece tempo dopo - già stava con me - durante un compleanno di famiglia era un po’ alticcio e, mentre era in cantina a prendere del vino, come entrò gioia mandata a fare lo stesso ci provò con lei.

Le disse se quella mattina avesse gradito lo spettacolo e che se voleva avrebbe potuto replicarlo con lei; Gioia gli disse che era un porco e che lei non era come sua madre, allora lui le chiese perché allora gli guardasse sempre il pacco, alludendo a differenze di dimensioni con me. Lei prese il vino e mentre usciva gli disse che non doveva più rivolgerle parola e che era schifato da lui e dalla madre.

Ecco spiegato il suo nervosismo… Gioia però si era aperta totalmente raccontandomi questa vicenda molto personale e triste, io invece non le feci parola su mia madre. In fondo avevamo due madre troie e anche questo ci accomunava, ma io ero incazzato nero con Pietro perché aveva provato a scoparsi la mia ragazza e per come aveva parlato di me: in un’altra circostanza probabilmente l’avrei menato, ma la cosa migliore era andare avanti e ignorarlo. CONTINUA…
 
Back
Top Bottom