Una giornata di vacanza con Maria

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cazzoready

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PARTE I

Eravamo in spiaggia già da un’ora e mi stavo annoiando, così, per ingannare il tempo, andai a fare un tuffo.
Lasciai Maria coricata a pancia sotto con i laccetti del reggiseno sciolti. Guardandola dal mare mi gustavo il suo culetto che faceva bella mostra in quella posizione, mi resi conto di avere un’erezione che aumentò quando la mia ragazza si girò senza riallacciarsi il pezzo sopra.
Le sue tettone furono il canto delle sirene per tutti i maschi dei paraggi: cominciò un via vai davanti al suo lettino di sguardi sempre più allupati.
Ero eccitato da morire, non vedevo l’ora che qualcuno ci provasse. Non dovetti attendere a lungo ma quello che stava per succedere era lontano da ogni mia immaginazione.
L’unico vù cumprà della zona si avvicinò e cominciò a mostrare i suoi oggetti. Era un ragazzo giovane, di colore, una sorta di watusso. Sarà stato alto un paio di metri, magro, longilineo e di un colore bruno lucido come quelli dei documentari di Quark sulle popolazioni della savana.
Mi avvicinai per cercare di vedere meglio la scena e di sentire anche cosa si dicevano. Strisciai e mi acquattai sulla battigia (rigorosamente a pancia in giù, altrimenti ci sarebbe stato uno scoglio artificiale in più).
Il ragazzo mostrava le mercanzie (piccoli gioielli in argento) mentre le guardava le tettone con ancora un evidente segno del costume.
Maria provò un po’ di anellini, un po’ di bracciali chiedendo sempre il parere del giovane il quale, ovviamente, aveva sempre risposte positive. Successivamente passò a provare delle catenine col ciondolo che cadeva rigorosamente sul seno della mia ragazza.
Mi venne un colpo quando Lei gli chiese di posizionare bene il pendaglio, così facendo il watusso toccava le sue tette.
Maria era indecisa su quale le piacesse di più e desiderava vederne altre (questo quanto diceva, ma i suoi occhi desideravano un altro tipo di pendaglio).
“Bella Zignora, sta bene catenina questa…” allungò la mano e prese il ciondolo fra i seni.
Stavo scoppiando.
“Ho altra catenina ma questa costa tanto. È fatta dalla mia tribù e è per donne più belle!”
“La voglio vedere!!!” esclamò con entusiasmo, “posso anche provarla, vero?”
“Certo!”
Si chinò nella sua borsa e cercò qualcosa sul fondo. Estrasse un piccolo porta gioie che conteneva l’ultimo gioiello della sua collezione: una catenina dorata sosteneva un pendente dalla forma non ben definita ma di chiaro richiamo fallico.
“Bello!!! Mi piace un sacco!!! Fammelo provare!!!”
“Oggetto molto prezioso.. io faccio provare a bella zignora. Però costa tanto”
“Beh… poi del prezzo ne parliamo, troveremo sicuramente un accordo”
Stesse operazioni precedenti: lui le allaccia la catenina al collo e poi armeggia con ninnolo sfiorando furtivamente ma ripetutamente le tette della mia ragazza.
Lei lo lascia fare e ha uno sguardo maliziosissimo. Cerco di osservarla bene e noto che più volte guarda la patta del ragazzo e poi si guarda attorno come per cercarmi (ma non mi trova). Poi si guarda nello specchio che le è stato porso e annuisce:
“Bello! Mi piace da matti! Cosa rappresenta?”
“E’ amuleto di mia tribù per avere tanti bambini maschi”
“Wow! Appena torna lo faccio vedere al mio ragazzo…”
“Tuo ragazzo fortunato: tu bella e brava!”
“Ahahah, grazie! Penso di essere bella come tante altre. Poi brava… insomma… ogni tanto lo faccio un po’ arrabbiare”
“No… tu brava… si vede”
Mentre diceva queste ultime parole, ancora una volta, guardò le tette di Maria. Lei notò l’occhiata e sorrise con malizia:
“Ma quanto costa? Cosa devo darti?
Notai solo in questo momento che più volte aveva usato dei doppi sensi. Cosa intendeva dire con “cosa devo darti”?
“50 euro”
“Non è poi tanto… Pensavo che volessi di più”
Il ragazzo ci rimase un po’ male. Non so se è perché era deluso per aver chiesto poco o per aver perso l’occasione di contrattare qualcos’altro oltre ai soldi con la bella zignora.
Ma Maria l’aveva scelto e aveva deciso di provare il suo ciondolo in qualche modo.
“Ho qui con me solo pochi euro per prendere l’acqua, gli altri li tengo nella cabina perché ho paura che me li portino via. Mi accompagni a prenderli?”
“Zi, zignora… vengo con lei”
Si riaccese la luce della speranza di ottenere qualcos’altro dalla ragazza.
Lei si rimise il reggiseno e si diresse verso le cabine con il pendente al collo e il ragazzo dietro.
No potei non seguirli e feci la strada di corsa in modo da arrivare prima di loro e posizionami nel gabbiotto degli attrezzi che confinava con la nostra cabina. Da lì potevo vedere e sentire tutto, senza che loro se ne accorgessero. Mi pregustavo la scena e il cazzo mi esplodeva, allentai la cordina dei boxer così da poterlo massaggiare all’occorrenza.
Maria e il watusso arrivarono proprio mentre io operavo con i miei pantaloncini.
Aprì la cabina e disse:
“Sei sicuro che vuoi solo 50€? Secondo me vale qualcosa di più…”
Senza lasciare che il ragazzo replicasse, gli si avvicinò e si inginocchiò di fronte. Sbottonò i pantaloni e li abbassò insieme alle mutande.
Gli si pararono dinnanzi 25cm abbondanti di carne scura con una cappella rosa intensa. Se il watusso di 2m ammutolì a quell’azione repentina, l’altro watusso di 25cm invece era bello preparato. Era quello che desiderava Maria!
Prima glielo prese con entrambe le mani e cominciò lentamente a segarlo mentre si mordicchiava il labbro inferiore impaziente di assaporarlo. Nel frattempo il ragazzo chiuse gli occhi e fu subito in estasi. Vedendolo così, Maria se lo infilò subito in bocca e iniziò il pompino.
Si muoveva lentamente avanti e indietro su quell’asta perché temeva che con un ritmo più intenso avrebbe ottenuto una fine troppo veloce. Ogni tanto se lo sfilava per leccarlo in tutta la lunghezza e per passarsi la cappella su tutta la faccia, poi solleticava con le mani le palle, le baciava prima di rimettersi in bocca il cazzone. Cercò di infilarselo più in fondo che poteva e con una mano stringeva una chiappa del ragazzo. Con l’altra si slegò il reggiseno, forse aspettava che lo facesse il suo vù cumprà ma era talmente in trance da non riuscire a muovere un muscolo.
Continuò a stantuffarlo lentamente fino a che non cambiò decisamente ritmo e questo fu il “colpo di grazia”: 5 o 6 su e giù a ritmo serrato e ecco che il cazzo sparò 7 o 8 getti di sborra sulle tette di Maria e sull’amuleto della fertilità. Lui per un attimo piegò le ginocchia come manifestando un piccolo mancamento. Lei era soddisfatta con lo sperma che le gocciolava dal seno e dai capezzoli macchiando il pavimento in legno della cabina.
Con uno sguardo furbetto gli disse:
“50€ e questo mi sembra un prezzo più equo… poi in questo modo il tuo ciondolo ha ricevuto anche una buona benedizione…” e gli fece l’occhiolino.
Non credo che il watusso abbia capito in pieno quello che gli era stato detto visto che era ancora inebetito da quell’esperienza. Prese i soldi e disse
“Zi bella e brava zignora… domani faccio vedere altre catenine…”
“Ok, mi piace provare il tuo ciondolo…”
Ancora una volta non colse il doppio senso, ma io sì.
Io non sono stato capace di non toccarmi mentre vedevo la mia ragazza spompinare quel cazzone. Mentre stava dichiarando di volergliene fare ancora, venni anch’io. Credo che i salvagenti della spiaggia abbiano ricevuto il mio marchio.
Ritornai di corsa al nostro lettino in modo da non far sospettare nulla a Maria che infatti arrivò in pochi minuti dopo aver fatto una doccia. Provai a capire se aveva ancora segni di sborra ma si era pulita bene, almeno così sembrava.
“Caro, hai visto cos’ho preso?”
“Bello… sai a cosa assomiglia vagamente?”
“A cosa?”
“A un cazzino…Ahahah”
“Un po’ sì… Ahahah” sorrise in modo inequivocabile.
Non sapeva che avevo visto tutto ma è troppo furba e il fatto che non le chiesi niente sul prezzo, secondo me, la insospettì e, probabilmente, le fece capire che sapevo tutto. Ma non ne parlò.


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A breve la seconda parte del racconto :)
Chi ha sue foto può metterle nella discussione a favore di nuovi affezionati :)
 
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anche io aspetto che qualcuno metta qualche bella foto di Maria... intanto che arriva la seconda parte :)
 
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cazzoready

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Parte II

Il pomeriggio trascorse tranquillamente, verso sera, quando la spiaggia era ormai deserta facemmo il bagno insieme e, ancora eccitato, facemmo l’amore fra le onde. Mi confidò che le era piaciuto un sacco quella giornata al mare.
Per festeggiare appunto la giornata le dissi che l’avrei portata a cena e quindi di farsi particolarmente bella. Appena a casa, cominciò la ricerca del vestito più adatto alla serata.
Si chiuse in camera per un’ora per scegliere il vestito più adatto alla situazione. Guardai un po’ la tv, guardai dalla finestra per vedere la gente che passava, poca in realtà perché eravamo in una via laterale del corso, quando uscì dalla stanza mi resi conto che era valsa la pena aspettare.
Maria aveva scelto di mettersi un paio di sandali con le zeppe, gambe nude, un paio di short color jeans che racchiudevano il suo culetto esaltato dalle zeppe un po’ alte e, dulcis in fundo, una maglietta bianca attillata che, abbinata all’assenza di reggiseno, non lasciava molto spazio alla fantasia. Si poteva capire tutto delle sue tettone: l’ampia curva della mammella, il profilo dell’areola e la sporgenza del capezzolo che, in quel momento, era solo appena accennata.
“Sei una gnocca da paura!”
Mi si avvicinò amplificando lo sculettio e mi mise una mano sulla patta dei jeans.
“Stasera te lo faccio stare duro tutta sera!” e mi baciò sulle labbra.
La serata si prospettava divertente e non volevo perdermi nulla di quello che aveva in mente la mia ragazza.
Ci recammo a piedi al ristorantino sul mare vicino al nostro bagno e mentre camminavamo mi sembrava di sentire gli sguardi e i commenti degli altri uomini al nostro passaggio.
Appena arrivati il cameriere, una volta che gli occhi gli rientrarono nelle orbite, ci fece accomodare a un tavolo un po’ isolato. Eravamo in una terrazza laterale dove c’erano altri 3 tavoli, vedevamo in parte la spiaggia e in parte un paio di palazzine.
Non venne il cameriere a presentarci il menu ma il titolare in persona, si dilungò a lungo nel spiegarci i piatti (ovviamente non staccava gli occhi da Maria, o meglio dal suo seno) e se ne andò perché richiamato dalla moglie (chiaramente alterata). Entrambi notammo il disappunto della signora e scoppiammo a ridere quasi contemporaneamente.
Per l’ordinazione venne la padrona dopo aver mandato il marito in cucina. Fu gentile nonostante un paio di occhiate di traverso sparate alla mia ragazza.
Quasi per caso girai lo sguardo alle finestre dei palazzi e notai che in una c’era un ometto sulla settantina che osservava con attenzione nella nostra direzione. Il primo pensiero fu che anche lui stava guardando le tette poco nascoste di Maria, ma poi mi sembrò un’idea balzana. Bisogna sempre credere alle prime impressioni, spesso sono quelle giuste.
L’intraprendente signore sparì dalla finestra per qualche minuto e riapparve con un binocolo che venne rapidamente puntato in direzione del nostro tavolo.
Come aveva detto Maria poco prima, cominciavo a avere l’uccello duro.
Le feci notare l’uomo col binocolo (e anche la mia reazione), lei sorrise e disse:
“Che carino! Meglio offrirgli una vista un po’ migliore. Che ne dici?”
“Eh? Vuoi toglierti la maglietta qui? Ci sono bambini!”
“Ma no, scemo! Mi affaccio lì alla balaustra con la scusa di una telefonata...”
“Non provocargli un infarto!”
“Ma va… scemetto!!”
Prese il cellulare, fece finta di premere sullo schermo e se lo portò all’orecchio. Con nonchalance si portò alla balaustra a cui si appoggiò col bacino. Fingendo di parlare con non si sa chi, dondolava il busto avanti e indietro facendo sporgere di volta in volta il seno nel vuoto.
Osservavo il signore e lo vedevo che era sempre più emozionato: non staccava il binocolo dagli occhi mentre lo sorreggeva con una mano sola. Non posso sapere cosa stesse facendo con la mano destra ma il braccio era disteso lungo il corpo verso il basso. Una mezza idea ce l’ho.
Pochi minuti e Maria tornò al tavolo e tutta soddisfatta mi sussurrò:
“Secondo me si è fatto una sega...” e sorrise.
Non potei che non essere d’accordo con lei. Ci facemmo una risata.
“Ce l’hai ancora duro?”
Mi chiese improvvisamente
“Un po’ sì. Pensare a quel signore che ti guardava mi ha eccitato”
“Ha eccitato anche me” e mi fece notare che i capezzoli erano più turgidi rispetto a quando siamo usciti.
“Sai vero che così sei un po’ maialina?”
“Sì… ci ho pensato a lungo prima di non mettere il reggiseno ma stasera sono su di giri...”
“Oh...”
Senza darmi tempo di replicare:
“La colpa è tua e di oggi pomeriggio...”
A cosa si riferiva? Al negretto che aveva spompinato o alla sveltina fatta in mare con me? Ovviamente non le chiesi nulla lasciandole intendere che davo per scontato che fosse per quello che avevamo fatto in acqua.
La cena continuò senza particolari episodi perché c’era una tavolata con diversi bambini e non ci sembrava il caso esagerare. I papà guardavano spesso nella nostra direzione ma a parte numerose occhiate vogliose non ci fu nessun approccio.
Maria tenne viva la mia eccitazione con discorsi piccantini oppure accarezzandomi le gambe con i suoi piedini.
Pagammo il conto al padrone, ovviamente approfittò dell’assenza della moglie per gustarsi con gli occhi il corpo di Maria. Più di una volta, lei si appoggiò al bancone con i gomiti stringendo con gli avambracci il suo seno, proprio nei momenti in cui l’uomo batteva sulla calcolatrice gli importi della nostra cena. Il risultato fu un ottimo sconto e diversi giri di amari offerti.
Devo ammettere di essere uscito dal locale con la testa un po’ sulle nuvole e lo stesso Maria che non regge tantissimo l’alcol.
Decidemmo di andare in un locale che faceva musica dal vivo e poi faceva festa fino a tardi con la possibilità di ballare in spiaggia.
Entrammo che il gruppo stava iniziando a suonare, prendemmo due coca e rum e ascoltammo un po’ di musica proprio vicino al palco.
Il bassista era particolarmente attento a Maria: non le staccava gli occhi di dosso e, a mio avviso, immaginava che al posto della cannuccia ci fosse il suo uccello. Ovviamente a lei la cosa non passò inosservata e più volte vidi che passava la lingua sul bordo della cannuccia, raccoglieva qualche goccia di bevanda che scendeva e tutte le volte lanciava sguardi al ragazzo.
Un paio di volte venne rimproverato dai compagni perché prendeva qualche stecca.
Io le ero di fianco e ogni tanto mi aggiustavo la patta dei pantaloni.
Avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò:
“Il bassista mi scoperebbe qua davanti a tutti… eheheh”
“E tu? Te lo faresti fare?”
“No… non mi piace… però voglio eccitarlo ancora un po’...”
Cominciò a ballare sculettando un po’ e mi si appoggiò davanti. Sentiva tutta la mia erezione strusciarle le chiappe. Mi prese le mani e se le mise prima sui fianchi e poi sulla pancia. Pian piano le feci salire fino sotto al suo seno, era quello che voleva: farsi vedere dal bassista mentre la toccavano.
Le baciai il collo. Volevo rivendicare che quella era mia proprietà, anche se non sempre esclusiva.
Vidi chiaramente il bassista deglutire: era infoiatissimo.
...e anche io…
Dopo un paio di canzoni in cui ballammo sempre in quella posizione, ci spostammo.
“Amore, ce l’hai duro duro… Mi hai fatto bagnare tutta!”
“Ti avrei scopata anche io davanti a tutti prima...”
“Tu potevi farlo...”
Scoppiammo a ridere.
Ormai il concerto era quasi finito e già c’era gente che stava ballando sulla spiaggia. Maria a piedi nudi era là che sculettava, sgambettava e si dimenava.
A ogni movimento c’era un sussulto delle sue tette. Ogni tre per due un ragazzo si avvicinava, ballava un po’ con lei e poi se ne andava. Qualcuno abbozzava qualche parola al suo orecchio ma lei faceva la scontrosa. Forse non c’era nessuno che le piacesse o forse non si voleva far vedere troppo spregiudicata con me che la osservavo.
Mi si avvicina per bere un sorso del secondo cuba libre:
“Un paio di ragazzi mi hanno chiesto se vado in spiaggia con loro...”
“E tu cosa hai risposto?”
“Ho chiesto loro se l’avessero grosso...” con voce un po’ infantile da ubriaca, o finta tale, “ma tutti si sono vantati di averlo enorme, quindi non ho creduto a nessuno”
“Ah… perché se uno ti avesse detto che l’aveva normale...”
“No, lo voglio enorme… come quello di Brutus… ricordi?”
Mi strizzò l’occhio.
Ricordo fin troppo bene quel tronco!
Tornò a ballare ancora.
Questa volta si avvicinò un ragazzo per ballare, si mise dietro di lei e posizionò le mani come le avevo io, all’inizio poco prima.
Non era il bassista.
Lei lo lasciò fare, si strusciò per bene sul ragazzo e si fece accarezzare pancia e braccia.
Si voltò verso di me e mi guardò. In quel momento prese le mani del tipo e fu lei a muoverle sul suo corpo. Prima se le mise sui fianchi facendole assecondare i suoi movimenti di anca e bacino, poi le fece scivolare sulla pancia e in quel momento rovesciò la testa sulla spalla del ragazzo. Le fece salire fino a farsi palpare il seno.
Quando il tipo strinse le tettone di Maria lei mi guardò compiaciuta e io, senza che me ne accorgessi, avevo la mano che massaggiava il mio cazzo.
La scena durò pochissimi secondi perché subito la mia ragazza respinse quel ballerino e lo allontanò in malo modo. Quello, dopo un attimo di sbigottimento, se ne andò imprecando.
“Hai visto quello cosa mi ha fatto?”
“A me è sembrato che non fosse tutta sua l’iniziativa”
“Ma cosa dici? Secondo te mi faccio palpare così davanti a tutti?”
Bevve un sorso di drink e continuò:
“Potevi intervenire per difendermi… Invece sei rimasto qui a menarti l’uccello...”
“Ma non è vero!”
“Sì, sì, ti ho visto” e mi mise la mano sulla patta e abbassò la cerniera.
Non capii se volesse davvero tirarmelo fuori in mezzo a tutti. Probabilmente nessuno ci avrebbe fatto caso ma non mi sembrava il caso. Me lo accarezzò un attimo e poi ritornò a ballare.
Mi fece cenno di fare il giro della pista e mettermi dall’altro lato, quello più vicino al mare. Era la zona più isolata, più buia e meno frequentata. La musica era ancora abbastanza forte da poter ballare ma si poteva essere anche un po’ più audaci in alcune iniziative.
Da dove mi misi potevo vedere che su un lettino poco distante un ragazzo stava limonando con una ragazza. Le mani del tipo stavano esplorando senza troppo riserve sotto la gonna e forse anche lei stava facendo qualcosa di simile a lui.
Mi accarezzai l’asta da sopra le braghe ma Maria mi fece segno di no. Risi.
Con quella maglietta che rischiava di esplodere a ogni movimento del seno prorompente, la mia ragazza non passò inosservata nemmeno nella penombra. Qualche ragazzo si avvicinò a ballare con lei ma con nessuno si spinse a tanto quanto con quello di prima. Fino a quando le si fece incontro un ragazzino minuto e, alla prima occhiata, piuttosto giovane. Fu Maria a prendere l’iniziativa: gli mise le braccia sulle spalle e lo guardò fisso negli occhi mentre danzava sculettando. Tenne un po’ di distanza fra il suo corpo e quello del ragazzo. Lui era emozionato ma contento e si lasciava trasportare dall’ondeggiare della musica. Sempre ballando gli sfilò la maglietta e lo lasciò a torso nudo: era magrissimo. Gli accarezzò la pancia e il petto ma non lasciò che lui potesse toccarla se non per le mani sui fianchi. Poi scese al bottone delle bermuda che slacciò con un solo movimento delle dita.
Il ragazzino rise e lasciò che Maria lo spogliasse anche di quell’indumento lasciandolo in mutande.
Io ero seduto sulla sabbia e mi trovai nelle mani l’uccello istintivamente, sempre inconsapevolmente ho iniziato a masturbarmi vedendo la mia ragazza che spogliava un ragazzo davanti a me e davanti a mille altre persone (anche se queste non guardavano). Vide l’azione della mia mano e sorrise, mi fece l’occhiolino e mi mandò un bacino.
Da quel momento cominciò a danzare ancora più sensualmente facendo scivolare il suo corpo contro quello del ragazzo, il quale non perdeva occasione per accarezzarla: prima il fianchi, poi il seno con tanto di strizzata di capezzoli che ormai stavano perforando quella maglietta attillata che tanto aveva attirato l’attenzione degli uomini, quindi il culo e anche la passerina stando sopra quegli short.
Man mano la danza si faceva più audace e la mano maschile si era spinta fra le gambe di Maria che vedevo ansimare. Le dita del ragazzo si era spinte dentro gli short e probabilmente dentro la fichetta della mia ragazza.
Io ormai stavo sul punto di esplodere e così successe quando lei gli abbassò anche le mutande e si piegò di fronte a lui.
Rispetto a me erano di profilo per cui riuscivo a distinguere il cazzo e la faccia di Maria che lo osservava mentre con una mano iniziava a segarlo. Spostò i capelli dalla parte opposta a dov’ero io, guardò il mio getto di sborra che usciva e si infilò in bocca il cazzo del ragazzino. Furiosamente lo spompinò e poi lo fece avvicinare alla mia postazione e lì si slacciò gli short e si mise a 90° e si fece scopare in quella posizione a mezzo metro da me.
Non potei non ricominciare a farmi un’altra sega.
Il ragazzo, dopo il trattamento che ricevette non ebbe lunga durata e inondò il culo di Maria con tanta calda sborra. Lei, tenendo il ragazzo per mano, si avvicinò a me e si sedette sul mio cazzo che entrò dentro di lei senza alcuna fatica: era fradicia. Con un paio di carezze e un bacio appassionato fece rizzare di nuovo l’uccello del ragazzo che sparì in pochi secondi dentro la bocca di Maria.
Fu lei a raggiungere l’orgasmo prima di noi, sentii la sua vagina che si contraeva mentre lei mugulava con l’altro cazzo in gola.
Io venni sulla sua pancia mentre l’altro ragazzo in parte in faccia e in parte sulla maglietta che stava per esplodere per contenere le sue tette sempre più gonfie per l’eccitazione.
Sfiniti ma soddisfatti ci coricammo tutti e tre sulla sabbia.
Non so se qualcuno avesse visto la performance della mia donna ma mi sembrò che nei giorni successivi qualcuno ci guardasse in modo un po’ diverso. L’idea che queste persone abbiano visto tutto mi eccita ancora da morire, ogni tanto, quando ci penso, mi viene voglia di masturbarmi, e ogni tanto lo faccio.
 

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