Esperienza reale Verso una cattiva strada

Tubamascherata

"Level 5"
1 Anno di Phica.net
Messaggi
398
Punteggio reazione
1,985
Punti
99
Salve a tutti, su suggerimento di @Odest, inizio questo racconto incentrato su Camilla, figura sulla quale ci sono diverse storie interessanti da raccontare, una delle migliori amiche della mia ex ragazza, Azzurra. Come raccontato nel racconto sulla mia ex, Camilla ha avuto (giustamente) negli anni la fama di "mangia-uomini" ed è stata causa anche di diversi litigi tra me ed Azzurra, come in questo episodio.

I fatti sono reali, e mi sono stati raccontati da Azzurra, alcuni dalla stessa Camilla, e da un paio di protagonisti di queste storie, un suo ex ragazzo ed un suo amico. Non essendo presente in prima persona, il racconto sarà in terza persona, per cui mi scuserete se non sarà scorrevole come di consueto, visto che sono poco abituato a questo genere di narrazione.

Ed essendo esterno alla vicenda, alcuni dettagli che non sapevo ho dovuto immaginarmeli, così come alcuni pensieri e sensazioni dei protagonisti, sempre però rimanendo aderente alla realtà. La maggior parte del racconto rimane comunque reale. Ovviamente, come di consueto, sono stati modificati nomi, luoghi, dettagli fisici ed altri particolari che potrebbero rendere riconoscibili i soggetti.

Buona lettura!

-------


1. Vecchie e nuove abitudini

Mancava ormai poco più di una settimana alla maturità. Camilla si stava preparando per andare a casa di Emanuele, il suo ragazzo. Stavano insieme dal secondo liceo, lui era stato il suo primo ragazzo; quello a cui aveva dato primo bacio, quello con cui aveva perso la verginità, il primo a cui avesse mai detto ti amo. Ma da qualche mese, era diventato anche quello che cominciava a vedere a poco a poco con affetto e non più con amore; quello con cui sentiva sempre meno ogni volta che andavano a letto; quello che, secondo lei, non avrebbe più potuto darle le sensazioni e le emozioni che cominciava a capire di voler provare.

Si stava preparando, ed ormai non lo faceva più per lui, per mostrarsi sempre perfetta e ordinata ai suoi occhi. No, lo faceva per sé stessa, anzi, per qualcun altro. Non sapeva ancora chi sarebbe stato questo qualcun altro, sapeva soltanto che non sarebbe più stato Emanuele.

Si guardò allo specchio un altro paio di volte, passandosi la spazzola con forza sui capelli lisci che le cadevano poco sotto le spalle; guardò, sbuffando, il suo petto che riempiva la magliettina bianca con una prima e niente più. Poi, si avvicinò allo specchio per darsi un colpo di rimmel e qualche tocco di eye-liner, perdendosi egocentricamente dentro i suoi occhi verdi con quel taglio da cerbiatta che le donavano tratti vagamente orientali.

Sorrise compiaciuta quando il suo sguardo incontrò il suo didietro che era invece piuttosto tornito, nonostante le gambe lunghe e snelle. Aveva fatto sei mesi di pallavolo in quarto liceo (dove aveva conosciuto Azzurra), per poi fare un ulteriore anno, sempre con lei, all’università. Poi aveva mollato, perché la fatica non faceva per lei. D’altra parte, la genetica era stata generosa con Camilla. Nonostante non avesse mai fatto sport ed attività fisica con costanza, poteva comunque mostrare un fisico tonico di tutto rispetto. Si passò velocemente il lucidalabbra, inumidendosi la bocca, e passandosi la lingua sul labbro superiore e poi sui denti. Si lanciò un occhiolino da sola e uscì di casa.

Nel tragitto che fece recandosi verso la macchina incontrò due ragazzi. Loro la fissarono seguendo il movimento delle sue gambe lunghe come un pendolo. Lei, dall’altro del suo metro e 75, si fece ammirare e poi li guardò dritti negli occhi, lanciando loro un sorriso ammaliante che molto probabilmente provocò un’accennata erezione dentro le loro mutande.

Arrivò a casa di Emanuele, che la accolse con un bacio a stampo e la sua consueta canottiera dei Lakers, i suoi pantaloncini grigi di Decathlon e le infradito bianche, che sgretolavano quella ormai sempre più flebile libido che Camilla provava nei suoi confronti.

Si misero al tavolo a studiare. Camilla era annoiata e seccata. Sbuffava. Di studiare non ne aveva proprio l’intenzione: all’orale partiva già da 60, la tesina la sapeva a memoria e di ripassare altri argomenti non ne aveva la minima voglia. Si sarebbe accontentata di 60 e un calcio in culo. Ma di andare a letto con Emanuele aveva ancora meno voglia. Da parte sua ormai c’era veramente poco, per non dire niente, sia a livello di attrazione fisica che di amore. Ma non avrebbe mai potuto lasciarlo poco prima della maturità. Emanuele, al contrario, era molto studioso, puntava al 95 – il massimo a cui sarebbe potuto arrivare – ma non avrebbe disdegnato un intermezzo amoroso, visto che sotto il tavolo faceva ogni tanto piedino a Camilla, la quale sorrideva quasi imbarazzata, fuggendo il suo sguardo per buttarlo tra le righe evidenziate.

Emanuele si alzò per bere un bicchiere d’acqua ghiacciata; tornando al tavolo, si fermò dietro le spalle di Camilla e le scoprì il collo spostandole i capelli da un lato. Cominciò a baciarla e lei piegò la testa all’indietro sentendo solletico. Il ragazzo poggiò un gomito sul tavolo, spostando i libri, e cominciò a baciarla.

Camilla, seppur con poca voglia, si lasciò andare. Certo, forse non amava più Emanuele, e probabilmente l’attrazione che fisica che sentiva verso di lui andava scemando sempre di più, ma lui rimaneva comunque un bel ragazzo. Quindi, si aggrappò a quel paio di dettagli che ancora la facevano un minimo eccitare, come il suo addome scolpito. Gli tolse la canottiera, dandogli dei baci sopra al suo six-pack coperto da una peluria leggera, poi lo seguì in camera da letto. Camilla ormai sentiva quasi il rifiuto nel dover fare del sesso orale ad Emanuele. Si abbandonò quindi completamente alla sua mercé, facendosi gettare sul letto a braccia e gambe aperte, come a dire “Fai di me quello che vuoi”.

Emanuele piombò su di lei, sfilandole in un colpo solo i leggings grigio scuro ed il tanga di pizzo bianco. Camilla era completamente rasata; nonostante non avesse più tanta voglia nei confronti del fidanzato, pensava che magari le sarebbe potuta capitare un’occasione con qualcun altro, e voleva farsi trovare impeccabile. Si lasciò toccare in lungo ed in largo dalla lingua di Emanuele, senza godere particolarmente. Il suo sguardo era perso nel vuoto, mentre mentalmente ripassava gli schieramenti della Grande Guerra; con le dita seguiva le trame dei fiori intrecciati stampati sulle lenzuola bianche.

Convinto di aver fatto un buon lavoro, Emanuele le si avvicinò e la baciò sul collo. Si mise sopra di lei, non prima di essersi infilato il preservativo. Lo facevano ancora protetto, visto che lei non prendeva la pillola e lui era piuttosto paranoico per quanto riguardava le malattie veneree. Emanuele entrò dentro di lei, ma Camilla sentì veramente poco. Il ragazzo cominciò a sudare, visto il caldo che attanagliava la città da giorni. Il ventilatore a pale che era sopra la loro testa non gli dava chissà quale sollievo.

Camilla provò a concentrarsi ancora sugli addominali di Emanuele, accarezzandoli mentre lo vedeva entrare e uscire da lei, sentendo poco più che un leggero sfregamento. Dopo un po’, Emanuele si accorse che qualcosa non andava e si è accoccolò su di lei, cominciando a baciarla profondamente con la lingua. Lei ricambiò il bacio vedendo in quel momento forse la cosa più eccitante di tutto il rapporto – più della leccata e della penetrazione.

“Vuoi cambiare?” – chiese lui.
Lei fece segno di sì con la testa ed Emanuele si sdraiò, mentre Camilla si accomodò sopra di lui, facendo sparire la sua asta dentro il suo buco liscio e leggermente umido, dandogli le spalle. Faceva fatica addirittura anche a guardarlo negli occhi mentre facevano l’amore. Preferiva guardare sé stessa muoversi sinuosamente sul suo cazzo, contemplando la scena nel grande armadio specchiato di fronte al letto. Saltellava in maniera meccanica. Emanuele grugniva ed ansimava più forte. Poi, in maniera del tutto naturale, per la prima volta, la mano di Camilla scese verso il suo ventre.

Camilla non si era mai toccata da sola fino a quel momento, se non qualche volta durante la pubertà, prima di fidanzarsi con Emanuele. Da lì in poi non l’aveva più fatto. Non ne sentiva il bisogno, visto che comunque avevano rapporti piuttosto frequenti. Ma in quell’istante, sentì che l’unico modo per provare piacere era darselo da sola. Così, mentre continuava a saltellare apaticamente, il suo indice premette sul suo clitoride e finalmente tornò a provare qualcosa dopo tanto tempo.

Cominciò a giocare con il suo bottoncino e con l’entrata delle piccole labbra. Adesso, i suoi balzi si facevano più forti ed iniziava a bagnarsi di più. Piegò la testa da un lato, mordendosi il labbro inferiore. Si guardava dritta nei suoi stessi occhi riflessi nello specchio, ammirando sé stessa, il suo essere donna, il suo piacere che si faceva strada nelle sue espressioni, il suo essere sensuale e sessuale. Si lasciò andare a dei gridolini leggeri che lasciarono sorpreso Emanuele, il quale la sbirciava allungando la testa di lato per scrutare lo specchio. Si inserì anche un dito dentro, che si bagnò seduta stante venendo a contatto con il preservativo ormai denso dei suoi umori. Le attenzioni rivolte al clitoride erano ora appannaggio del suo pollice.

Arrivò improvvisamente all’orgasmo, restando meravigliata anche lei. Emise un gemito profondo e si fermò piegandosi in avanti sul letto.

Emanuele rimase interdetto.
“Sei…sei venuta?” – chiese balbettando.
Camilla si girò con un’espressione di godimento ancora dipinta sul volto e, per nutrire ancora di più il suo ego, decise di regalare anche ad Emanuele l’orgasmo.

Si sfilò dal suo pene e si rigirò e infilandoselo subito nuovamente dentro, ma stavolta trovandosi faccia a faccia con il suo ragazzo. Anche se non lo amava più, anche se voleva lasciarlo, anche se non provava più niente e si era appena dovuta procurare un orgasmo da sola, il sapere di avere potere su di lui la faceva stare bene ed il sapere di potergli regalare un orgasmo in pochi minuti, forse secondi, quasi la eccitava più dell’orgasmo stesso.

Riprese a saltare ed oscillare sopra di lui, muovendo il culo ritmicamente in tutte le direzioni, chinandosi su di lui e baciandogli il collo, accarezzandogli la rada barba. Emanuele rimase nuovamente sorpreso ma estremamente eccitato; bastò veramente poco perché esplose anche lui di piacere, colorando e riempiendo il preservativo col suo seme biancastro.

Camilla, soddisfatta, si sdraiò supina sul letto, di nuovo con le braccia e le gambe aperte.
Emanuele sussurrò un wow di compiacimento, mentre rimase a bocca aperta e con la lingua di fuori per qualche istante, riprendendo fiato. Lei sorrise beffarda per quello che era appena successo e soprattutto per quello che aveva appena realizzato: aveva bisogno di altro e sarebbe stata in grado di andarselo a prendere senza problemi.
 
2. Ballo di fine anno

Gli esami di maturità andarono esattamente come da programma. Camilla espose la sua tesina sui sette vizi capitali, bofonchiò qualche concetto di italiano, storia e filosofia e fece praticamente scena muta sulle materie scientifiche. Se la cavò con un discreto 74. Viceversa, Emanuele, come da pronostici, centrò il suo bel 95 prendendo un 30/30 all’orale.

Dopo l’ultima volta, Camilla aveva evitato di andare a letto con Emanuele perché aveva capito che semplicemente non ci riusciva più. Aveva quindi addotto le più svariate scuse, dallo studio al mal di testa, dal ciclo alla stanchezza. Ma stava solamente rimandando il suo problema. Pensava di non poterlo lasciare neanche subito dopo la maturità, vista la vacanza di classe che li aspettava, così si convinse del fatto che avrebbe dovuto aspettare almeno settembre. Ma in quei due mesi non voleva starsene con le mani in mano: voleva cominciare a fare le sue esperienze, in un modo o nell’altro.

Camilla purtroppo era così: poco empatica, superficiale, molto egoista. Avrebbe potuto risparmiare ad Emanuele mesi di agonia, astinenza e bugie ma avercelo accanto le faceva comodo, almeno fino a quando non avesse trovato qualcun altro. Perché se c’era una cosa che Camilla proprio non sapeva proprio fare, era stare da sola.

Qualche giorno dopo la maturità ci sarebbe stato il ballo della scuola, dove tutti i diplomati - ed anche alcune quarte – si sarebbero ritrovati in una discoteca di zona per festeggiare la fine del liceo.

Camilla voleva divertirsi quella sera. Al tavolo insieme a lei c’erano, oltre ad Emanuele, diversi compagni di classe, tra cui Ludovico, un amico piuttosto stretto di Emanuele ma anche e soprattutto migliore amico e confidente di Camilla. Quel ruolo cominciava a metterlo in seria difficoltà, dal momento che Camilla gli confessava tutto ciò che le passava per la testa, inclusi i dubbi sulla sua relazione. Ludovico sapeva bene che Camilla non amava più Emanuele, ma non avrebbe mai potuto dirglielo. Gli dispiaceva per Emanuele, ma allo stesso tempo non poteva tradire i segreti della sua migliore amica; e, cosa che cercava di nascondere bene, sentiva qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.

Dopo neanche mezz’ora, Camilla si era già calata due drink e rideva allegramente. Emanuele la guardava con aria interrogativa, mentre Ludovico era terrorizzato da quello che poteva accadere e dal dover mettere una pezza su eventuali situazioni scomode.

Emanuele si allontanò con qualche compagno per andare in pista; Camilla e Ludovico gli dissero che l’avrebbero raggiunto poco dopo. Camilla si fiondò al collo di Ludovico dandogli tre o quattro baci sulla guancia.

“Ma lo sai che io ti voglio tanto bene, Ludo?” – sbiascicò con voce smielata.
Ludovico sudò freddo, nonostante l’afa. Non era mai riuscito ad inquadrare fino a fondo Camilla. Non capiva se anche lei provasse qualcosa, o il suo essere così eccessivamente affettuosa fosse solamente parte del suo essere.
“Anche io Cami, anche io.” – replicò lui, accarezzandole amorevolmente i capelli mentre annusava il suo profumo di Versace velatamente vanigliato che adorava.
“Stasera mi voglio proprio divertire!” – continuò Camilla, facendo un mezzo occhiolino.
“In che senso?” – disse Ludovico ingenuo, ma intuendo le intenzioni dell’amica.
Camilla si morse leggermente il labbro inferiore e poi scoppiò a ridere da sola.
“Vedi di non fare casini…” – la ammonì Ludovico.
“Io? E quando mai?”
“Sì, appunto…”

Ludovico aveva intuito che quella sera avrebbe dovuto fare gli straordinari per cercare di salvare, la relazione tra i suoi amici; ma bastò che si distraesse un attimo, mettendosi a chiacchierare con un altro amico che, quando si girò, Camilla era sparita.

Si alzò a fare due passi per controllare la zona del giardino, poi la scorse in lontananza molto vicina ad un ragazzo. Sbuffò, pensando ancora una volta al suo ruolo di terzo incomodo, di eterno spettatore mai protagonista delle avventure di Camilla. Ma poi rifletté anche sul suo ruolo – che mai aveva voluto - di “salvatore”; perciò, si buttò nella calca raggiungendo a fatica Emanuele e gli altri amici, con l’obiettivo di farli rimanere lì il più a lungo possibile.

Camilla si era allontanata dopo un gioco di sguardi con un ragazzo. Ma non uno qualsiasi: si chiamava Gianmarco, andava in 4C, e più volte in quegli anni ci aveva velatamente provato con la lei, scrivendole messaggi di apprezzamento e facendole battutine durante l’intervallo o all’uscita. Camilla era sempre stata fedele e non aveva mai tradito Emanuele. È vero, ogni tanto era ambigua con gli altri ragazzi – cosa che Emanuele spesso le rimproverava – ma lo faceva scherzando ed in maniera piuttosto ingenua, inconsapevole dell’ascendente che aveva su molti di loro.

Gianmarco, appoggiato ad un albero, si mise a scherzare con Camilla, arrivando rapidamente al contatto fisico. Aveva due bicipiti molto grandi che lei gli accarezzava, ridendo alle sue - in verità non così divertenti – battute. Si erano allontanati, rifugiandosi in un angolo remoto del giardino lontano da occhi indiscreti.

Ancora con il sapore di gin lemon in bocca, Camilla prese l’iniziativa e si fiondò sulle labbra di Gianmarco. Lui rimase piuttosto incredulo, ma reagì in una frazione di secondo srotolando la sua intera lingua dentro la bocca della ragazza. Era un momento che aspettava da diversi anni, il testosterone e gli ormoni erano a mille, e d’altronde, avendo davanti Camilla in quelle condizioni, era più che normale.

Aveva un vestitino un po’ scollato, con un ciondolo rosso che terminava esattamente al centro del petto, fungendo da magnete per lo sguardo. Il seno sembrava più grande di quanto non fosse, grazie ad un generoso push-up, mentre il vestito terminava poco sopra al ginocchio lasciando scoperta la maggior parte delle sue gambe, lisce ed abbronzate. Le pupille erano dilatate a causa della poca luce, si notava con difficoltà il verde un po’ spento dell’iride, che si accendeva ogni tanto quando veniva colpita dalle luci che roteavano per il locale.

Lei si spalmò sul corpo del ragazzo, sentendo la sua erezione addosso, e le piacque. La tastò da sopra i pantaloncini di jeans con una mano. Poi afferrò il polso di Gianmarco e guidò le sue dita sotto il vestitino.

Nel frattempo, Ludovico si allontanò dal gruppo, barcamenandosi con difficoltà per controllare con un occhio Emanuele, per assicurarsi che rimanesse in pista, e con l’altro per cercare Camilla nel giardino. Ritrovò la silhouette di Camilla, illuminata nei bordi da un filo di luci appese che partiva dalla quercia dove si era appartata con Gianmarco, ed arrivava al bancone del bar. Improvvisamente si eccitò vedendo Camilla in quella situazione piuttosto intima. Poi si innervosì, pensando che da lì in avanti la sua amica si sarebbe data da fare con parecchi ragazzi e che probabilmente con lui, il suo migliore amico, il suo amato confidente, non avrebbe mai fatto niente. Rimase quindi a metà strada controllando da un lato Emanuele e dell’altro di Camilla, che vide allungare il braccio verso il polso di Gianmarco per dirigerlo verso le sue zone calde.

Gianmarco, ancora incredulo, si lasciò guidare dal tocco dolce di Camilla e tastò le sue mutandine molto sottili, che al tatto gli sembravano trasparenti. Massaggiò la morbida pelle delle sue grandi labbra da sopra il tessuto con le sue dita virili, mentre la zona cominciava ad inumidirsi. Camilla continuava a baciarlo e Gianmarco sentiva crescere il suo respiro. La toccò ancora, muovendosi con movimenti decisi verticali, lei strinse le gambe attorno alla sua mano, chiudendole per sentire lo sfregamento ancora più forte.

Sul più bello, sentirono un colpo di tosse. Ludovico si era avvicinato a circa cinque metri da loro, e con ampi gesti della mano le faceva cenno di tornare, guardandola con aria piuttosto agitata. Camilla si staccò a malincuore dalle dita che le stavano procurando piacere. Gianmarco rimase piantato come l’albero a cui era appoggiato, guardando con imbarazzo Ludovico mentre quest’ultimo lo fulminava con lo sguardo. Tornarono verso il tavolo mentre anche Emanuele stava facendo lo stesso dalla pista.

Sussurrando con tono arrabbiato, Ludovico disse a Camilla: “Ma che cazzo stai facendo?”
“Mi stavo divertendo…” – rispose lei candidamente – “anzi, mi hai fermato proprio sul più bello.” Ludovico la guardò severamente, celando la velata eccitazione che provava.
“Ma ti ha…toccato?” – chiese quasi con imbarazzo ma pieno di curiosità.
Camilla lanciò ancora il suo solito sguardo provocatorio non dicendo niente, ma i suoi occhi avevano dato a Ludovico la risposta che cercava.

Camilla capì che a qual punto sarebbe stato meglio cercare di far passare la serata in maniera tranquilla, controllata com’era da Ludovico, neanche fosse un carcerato. Al momento di tornare a casa, sentiva di aver lasciato quell’orgasmo a metà, e se ne risentì.

Perciò, una volta sotto casa sua, prima di salutare Emanuele che l’aveva riaccompagnata, scese dalla macchina per fumarsi un’ultima sigaretta. I due ragazzi chiacchierarono un po’, Emanuele le fece qualche timida coccola. Poi, lei le ordinò con tono perentorio: “Dai, toccami.”

Il ragazzo la guardò piuttosto incredulo. Si vergognava di queste situazioni pubbliche. Ma era comunque un uomo, quindi come poter rifiutare una simile richiesta da parte della fidanzata?

Così, poggiati sulla portiera della sua Yaris bianca, Emanuele risalì piano piano le sue gambe olivastre partendo dal ginocchio, e sparendo sotto il vestito. Le tastò le mutandine, già leggermente umide. La massaggiò delicatamente da fuori, poi scansò le mutandine, entrando con un dito molto facilmente. Camilla prese la sua mano e la guidò, facendo entrare anche un secondo dito. La sua mente desiderava ed immaginava con tutta sé stessa le dita - più grosse e più eccitanti - di Gianmarco. Sentì che le sarebbe bastato davvero poco per concludere l’orgasmo che aveva lasciato a metà solo qualche ora prima. Le dita del suo ragazzo facevano dentro e fuori e lei timidamente si aiutò ancora di più, scivolando con il suo dito medio sul clitoride.

Strinse le gambe ad X, sentendo il piacere che le inondava i sensi; poi, fece tre respiri più pesanti e si rilassò completamente senza dare alcun piacere in cambio ad Emanuele. Si chinò, infilando il busto dentro la macchina per prendere una bottiglietta d’acqua e dare qualche sorso. La sputò perché era calda. Diede un bacio a stampo ad Emanuele, quasi come fosse un amico, e lo salutò.

Il povero Emanuele tornò a casa piuttosto confuso, rimuginando su quello che era appena successo. Camilla, invece, aveva le idee più che chiare che mai: il piacere che aveva appena provato lo voleva provare ancora, ancora e ancora.
 
2. Ballo di fine anno

Gli esami di maturità andarono esattamente come da programma. Camilla espose la sua tesina sui sette vizi capitali, bofonchiò qualche concetto di italiano, storia e filosofia e fece praticamente scena muta sulle materie scientifiche. Se la cavò con un discreto 74. Viceversa, Emanuele, come da pronostici, centrò il suo bel 95 prendendo un 30/30 all’orale.

Dopo l’ultima volta, Camilla aveva evitato di andare a letto con Emanuele perché aveva capito che semplicemente non ci riusciva più. Aveva quindi addotto le più svariate scuse, dallo studio al mal di testa, dal ciclo alla stanchezza. Ma stava solamente rimandando il suo problema. Pensava di non poterlo lasciare neanche subito dopo la maturità, vista la vacanza di classe che li aspettava, così si convinse del fatto che avrebbe dovuto aspettare almeno settembre. Ma in quei due mesi non voleva starsene con le mani in mano: voleva cominciare a fare le sue esperienze, in un modo o nell’altro.

Camilla purtroppo era così: poco empatica, superficiale, molto egoista. Avrebbe potuto risparmiare ad Emanuele mesi di agonia, astinenza e bugie ma avercelo accanto le faceva comodo, almeno fino a quando non avesse trovato qualcun altro. Perché se c’era una cosa che Camilla proprio non sapeva proprio fare, era stare da sola.

Qualche giorno dopo la maturità ci sarebbe stato il ballo della scuola, dove tutti i diplomati - ed anche alcune quarte – si sarebbero ritrovati in una discoteca di zona per festeggiare la fine del liceo.

Camilla voleva divertirsi quella sera. Al tavolo insieme a lei c’erano, oltre ad Emanuele, diversi compagni di classe, tra cui Ludovico, un amico piuttosto stretto di Emanuele ma anche e soprattutto migliore amico e confidente di Camilla. Quel ruolo cominciava a metterlo in seria difficoltà, dal momento che Camilla gli confessava tutto ciò che le passava per la testa, inclusi i dubbi sulla sua relazione. Ludovico sapeva bene che Camilla non amava più Emanuele, ma non avrebbe mai potuto dirglielo. Gli dispiaceva per Emanuele, ma allo stesso tempo non poteva tradire i segreti della sua migliore amica; e, cosa che cercava di nascondere bene, sentiva qualcosa che andava oltre la semplice amicizia.

Dopo neanche mezz’ora, Camilla si era già calata due drink e rideva allegramente. Emanuele la guardava con aria interrogativa, mentre Ludovico era terrorizzato da quello che poteva accadere e dal dover mettere una pezza su eventuali situazioni scomode.

Emanuele si allontanò con qualche compagno per andare in pista; Camilla e Ludovico gli dissero che l’avrebbero raggiunto poco dopo. Camilla si fiondò al collo di Ludovico dandogli tre o quattro baci sulla guancia.

“Ma lo sai che io ti voglio tanto bene, Ludo?” – sbiascicò con voce smielata.
Ludovico sudò freddo, nonostante l’afa. Non era mai riuscito ad inquadrare fino a fondo Camilla. Non capiva se anche lei provasse qualcosa, o il suo essere così eccessivamente affettuosa fosse solamente parte del suo essere.
“Anche io Cami, anche io.” – replicò lui, accarezzandole amorevolmente i capelli mentre annusava il suo profumo di Versace velatamente vanigliato che adorava.
“Stasera mi voglio proprio divertire!” – continuò Camilla, facendo un mezzo occhiolino.
“In che senso?” – disse Ludovico ingenuo, ma intuendo le intenzioni dell’amica.
Camilla si morse leggermente il labbro inferiore e poi scoppiò a ridere da sola.
“Vedi di non fare casini…” – la ammonì Ludovico.
“Io? E quando mai?”
“Sì, appunto…”

Ludovico aveva intuito che quella sera avrebbe dovuto fare gli straordinari per cercare di salvare, la relazione tra i suoi amici; ma bastò che si distraesse un attimo, mettendosi a chiacchierare con un altro amico che, quando si girò, Camilla era sparita.

Si alzò a fare due passi per controllare la zona del giardino, poi la scorse in lontananza molto vicina ad un ragazzo. Sbuffò, pensando ancora una volta al suo ruolo di terzo incomodo, di eterno spettatore mai protagonista delle avventure di Camilla. Ma poi rifletté anche sul suo ruolo – che mai aveva voluto - di “salvatore”; perciò, si buttò nella calca raggiungendo a fatica Emanuele e gli altri amici, con l’obiettivo di farli rimanere lì il più a lungo possibile.

Camilla si era allontanata dopo un gioco di sguardi con un ragazzo. Ma non uno qualsiasi: si chiamava Gianmarco, andava in 4C, e più volte in quegli anni ci aveva velatamente provato con la lei, scrivendole messaggi di apprezzamento e facendole battutine durante l’intervallo o all’uscita. Camilla era sempre stata fedele e non aveva mai tradito Emanuele. È vero, ogni tanto era ambigua con gli altri ragazzi – cosa che Emanuele spesso le rimproverava – ma lo faceva scherzando ed in maniera piuttosto ingenua, inconsapevole dell’ascendente che aveva su molti di loro.

Gianmarco, appoggiato ad un albero, si mise a scherzare con Camilla, arrivando rapidamente al contatto fisico. Aveva due bicipiti molto grandi che lei gli accarezzava, ridendo alle sue - in verità non così divertenti – battute. Si erano allontanati, rifugiandosi in un angolo remoto del giardino lontano da occhi indiscreti.

Ancora con il sapore di gin lemon in bocca, Camilla prese l’iniziativa e si fiondò sulle labbra di Gianmarco. Lui rimase piuttosto incredulo, ma reagì in una frazione di secondo srotolando la sua intera lingua dentro la bocca della ragazza. Era un momento che aspettava da diversi anni, il testosterone e gli ormoni erano a mille, e d’altronde, avendo davanti Camilla in quelle condizioni, era più che normale.

Aveva un vestitino un po’ scollato, con un ciondolo rosso che terminava esattamente al centro del petto, fungendo da magnete per lo sguardo. Il seno sembrava più grande di quanto non fosse, grazie ad un generoso push-up, mentre il vestito terminava poco sopra al ginocchio lasciando scoperta la maggior parte delle sue gambe, lisce ed abbronzate. Le pupille erano dilatate a causa della poca luce, si notava con difficoltà il verde un po’ spento dell’iride, che si accendeva ogni tanto quando veniva colpita dalle luci che roteavano per il locale.

Lei si spalmò sul corpo del ragazzo, sentendo la sua erezione addosso, e le piacque. La tastò da sopra i pantaloncini di jeans con una mano. Poi afferrò il polso di Gianmarco e guidò le sue dita sotto il vestitino.

Nel frattempo, Ludovico si allontanò dal gruppo, barcamenandosi con difficoltà per controllare con un occhio Emanuele, per assicurarsi che rimanesse in pista, e con l’altro per cercare Camilla nel giardino. Ritrovò la silhouette di Camilla, illuminata nei bordi da un filo di luci appese che partiva dalla quercia dove si era appartata con Gianmarco, ed arrivava al bancone del bar. Improvvisamente si eccitò vedendo Camilla in quella situazione piuttosto intima. Poi si innervosì, pensando che da lì in avanti la sua amica si sarebbe data da fare con parecchi ragazzi e che probabilmente con lui, il suo migliore amico, il suo amato confidente, non avrebbe mai fatto niente. Rimase quindi a metà strada controllando da un lato Emanuele e dell’altro di Camilla, che vide allungare il braccio verso il polso di Gianmarco per dirigerlo verso le sue zone calde.

Gianmarco, ancora incredulo, si lasciò guidare dal tocco dolce di Camilla e tastò le sue mutandine molto sottili, che al tatto gli sembravano trasparenti. Massaggiò la morbida pelle delle sue grandi labbra da sopra il tessuto con le sue dita virili, mentre la zona cominciava ad inumidirsi. Camilla continuava a baciarlo e Gianmarco sentiva crescere il suo respiro. La toccò ancora, muovendosi con movimenti decisi verticali, lei strinse le gambe attorno alla sua mano, chiudendole per sentire lo sfregamento ancora più forte.

Sul più bello, sentirono un colpo di tosse. Ludovico si era avvicinato a circa cinque metri da loro, e con ampi gesti della mano le faceva cenno di tornare, guardandola con aria piuttosto agitata. Camilla si staccò a malincuore dalle dita che le stavano procurando piacere. Gianmarco rimase piantato come l’albero a cui era appoggiato, guardando con imbarazzo Ludovico mentre quest’ultimo lo fulminava con lo sguardo. Tornarono verso il tavolo mentre anche Emanuele stava facendo lo stesso dalla pista.

Sussurrando con tono arrabbiato, Ludovico disse a Camilla: “Ma che cazzo stai facendo?”
“Mi stavo divertendo…” – rispose lei candidamente – “anzi, mi hai fermato proprio sul più bello.” Ludovico la guardò severamente, celando la velata eccitazione che provava.
“Ma ti ha…toccato?” – chiese quasi con imbarazzo ma pieno di curiosità.
Camilla lanciò ancora il suo solito sguardo provocatorio non dicendo niente, ma i suoi occhi avevano dato a Ludovico la risposta che cercava.

Camilla capì che a qual punto sarebbe stato meglio cercare di far passare la serata in maniera tranquilla, controllata com’era da Ludovico, neanche fosse un carcerato. Al momento di tornare a casa, sentiva di aver lasciato quell’orgasmo a metà, e se ne risentì.

Perciò, una volta sotto casa sua, prima di salutare Emanuele che l’aveva riaccompagnata, scese dalla macchina per fumarsi un’ultima sigaretta. I due ragazzi chiacchierarono un po’, Emanuele le fece qualche timida coccola. Poi, lei le ordinò con tono perentorio: “Dai, toccami.”

Il ragazzo la guardò piuttosto incredulo. Si vergognava di queste situazioni pubbliche. Ma era comunque un uomo, quindi come poter rifiutare una simile richiesta da parte della fidanzata?

Così, poggiati sulla portiera della sua Yaris bianca, Emanuele risalì piano piano le sue gambe olivastre partendo dal ginocchio, e sparendo sotto il vestito. Le tastò le mutandine, già leggermente umide. La massaggiò delicatamente da fuori, poi scansò le mutandine, entrando con un dito molto facilmente. Camilla prese la sua mano e la guidò, facendo entrare anche un secondo dito. La sua mente desiderava ed immaginava con tutta sé stessa le dita - più grosse e più eccitanti - di Gianmarco. Sentì che le sarebbe bastato davvero poco per concludere l’orgasmo che aveva lasciato a metà solo qualche ora prima. Le dita del suo ragazzo facevano dentro e fuori e lei timidamente si aiutò ancora di più, scivolando con il suo dito medio sul clitoride.

Strinse le gambe ad X, sentendo il piacere che le inondava i sensi; poi, fece tre respiri più pesanti e si rilassò completamente senza dare alcun piacere in cambio ad Emanuele. Si chinò, infilando il busto dentro la macchina per prendere una bottiglietta d’acqua e dare qualche sorso. La sputò perché era calda. Diede un bacio a stampo ad Emanuele, quasi come fosse un amico, e lo salutò.

Il povero Emanuele tornò a casa piuttosto confuso, rimuginando su quello che era appena successo. Camilla, invece, aveva le idee più che chiare che mai: il piacere che aveva appena provato lo voleva provare ancora, ancora e ancora.
Eh che ci tiene Camilla
 
3. Viaggio di maturità (parte 1)

Un altro motivo per il quale Camilla tentennava molto sul lasciare Emanuele era il viaggio di maturità che avrebbero intrapreso loro ed altri ragazzi della classe di lì a qualche giorno. La vacanza era stata ovviamente prenotata mesi prima e per Camilla, a ragion veduta, non era l’ideale troncare con Emanuele pochi giorni prima della partenza. Avrebbe significato doverci stare per due settimane nella stessa casa, inquinando il clima anche a tutti gli altri ragazzi.

Inutile dire che questo le procurava ancora più frustrazione: l’estate più lunga della sua vita l’avrebbe dovuta passare per buona parte insieme ad un ragazzo che non amava più, invece di cercare e provare nuove esperienze. Ma una parte di lei pensava che avrebbe potuto farlo anche in quel contesto, nonostante la presenza di Emanuele e soprattutto di Ludovico, pronto a dissuaderla dalle sue idee malsane.

Sarebbero partiti in dieci: oltre Camilla, Emanuele e Ludovico, c’erano altre due coppie di amici, due ragazze ed un ragazzo, tutti e tre single. La vacanza non fu esente da discussioni su come trascorrere le giornate e soprattutto le serate, visti i diversi obiettivi delle coppie e dei single. Le prime spingevano per attività più tranquille e rilassanti, mentre i secondi optavano per serate in discoteca, a scatenarsi e rimorchiare. Camilla, anche se di fatto era accoppiata, mentalmente si considerava single; in più, ballare le era sempre piaciuto, a prescindere dal suo essere fidanzata o meno: era una cosa che la faceva scatenare, la sfogava e, probabilmente, la eccitava anche.

Una sera, dopo una giornata particolarmente anonima, la maggior parte delle persone, tra cui Camilla, voleva andare a ballare, mentre le coppie continuavano a suggerire un semplice giro in paese ed un drink. Emanuele accettò, a malincuore, il fatto che la sua ragazza andasse a ballare – cosa che a lui non piaceva minimamente – dopo una discussione serrata. Il ragazzo confidava anche nella presenza di Ludovico e di Alessandro, il loro altro amico single.
“Mi raccomando, controllamela tu!” – disse infatti scherzando a Ludovico.
Memore di quello che aveva visto al ballo di fine anno, Ludovico sentì dei brividi per tutto il corpo, mentre rispose con un sorriso molto forzato.

I suoi sospetti erano più che fondati: dopo aver preso possesso del tavolo in discoteca, i ragazzi cominciarono a bere; Camilla trangugiò due drink nel giro di qualche minuto. Il tavolo accanto era pieno di ragazzi milanesi piuttosto facoltosi, chiaramente riconoscibili dall’accento. Uno di loro cominciò a fare dell’avances a Camilla.

Ludovico la controllava a vista ma ben presto capì che Camilla era ingestibile e che non avrebbe potuto impedirle di fare qualunque cosa lei avesse voluto fare. Provò a metterci una pezza rimanendo con lei al tavolo, mentre Alessandro e le due ragazze erano scesi in pista.

Il ragazzo che ci stava provando con Camilla, tale Fabio, lo guardava quasi con aria di superiorità. Con lo sguardo mesto, dopo una breve discussione con la sua amica, Ludovico decise di lasciarla al suo destino, dirigendosi verso la pista per provare a rimediare anche lui qualcosa.

Mentre scendeva le scalette, si voltò verso Camilla: quella notte era veramente stupenda. Aveva un vestitino a pieghe color verde pino, molto stretto; inutile dire quanto sottolineasse il suo culo tondo. Un paio di sandali aperti con qualche pietruzza incastonata lasciavano all’aria i suoi piedi lunghi e affusolati, un notevole 40 di piede, con lo smalto dello stesso colore del vestito. Degli orecchini a cerchio molto grandi luccicavano accendendole il viso, lucide erano anche le sue labbra risaltate da un rossetto gloss. Anche il trucco era in palette, con un ombretto le colorava gli occhi – anch’essi verdi - esaltandone la forma.

“Che tipo il tuo ragazzo…” - disse Fabio, mentre ballava intorno al tavolo con Camilla, avvicinandosi sempre di più a lei.
“Non è il mio ragazzo!” – rispose lei ridendo.
“Ah, bene.”

Camilla era molto attratta da Fabio, anche se non era minimamente il suo tipo. Era il classico fighetto milanese: camicia di lino bianca aperta fino al terzo bottone, collana ed orologio che sembravano molto costosi, jeans stretti fino alle caviglie e mocassino color nocciola. Tutto il contrario di Emanuele, o dei ragazzi che le piacevano di solito. Ma era ugualmente eccitata, come di consueto, soprattutto per essere al centro dell’attenzione. Era poi rimasta l’unica ragazza al tavolo, circondata solo da Fabio e dai suoi amici che, ogni tanto, le lanciavano sguardi pieni di un velato desiderio.

Fabio le si avvicinò e lei lo lasciò fare. Le pose la mano attorno ai fianchi e cominciarono a ballare sempre più vicini. I bassi pompavano nelle orecchie di Camilla e il piacere pulsava dentro le sue mutandine. Soprattutto quando vide quel ragazzo così alto – sarà stato un metro e 90 – con i capelli biondi che danzavano a ritmo di musica, avvicinarsi a lei chinando sempre più la testa verso la sua.

Scoccò il bacio. Camilla non si sentiva minimamente in colpa per il fatto che stava tradendo Emanuele; anzi, si avvinghiò a Fabio gettandogli le mani intorno al collo tra gli sguardi increduli degli amici che commentavano il gran colpo del ragazzo. Si sentiva surriscaldata: quel suo trasgredire, il farsi baciare prepotentemente in mezzo a tutta quella gente, forse anche tra gli occhi di Ludovico, in qualche modo le accendevano la voglia. Anche perché le mani di Fabio dai fianchi stavano scivolando sul retro del vestito, tastando a mani aperte le sue rotondità. Lei ondeggiava sensualmente a ritmo di musica, ora di fronte a Fabio, baciandolo profondamente, ora dandogli le spalle e strusciando il suo vestito sui jeans del ragazzo che sentì riempirsi.

Fabio, a quel punto, tentò l’affondo.
“Mi accompagni a prendere una cosa in macchina?” – disse, non sforzandosi neanche di trovare una scusa più fantasiosa.
Camilla cominciò a sentirsi un po’ tesa, ma l’eccitazione la faceva da padrone, e lo poteva sentire chiaramente dalle sue mutandine che sentiva già umide.

Strizzò gli occhi per metterlo a fuoco, alzò il sopracciglio e senza dire niente gli diede la mano, pronta a seguirlo. Fabio svicolò tra la gente e si avviò verso il parcheggio scendendo in pista, per la quale si doveva necessariamente passare per arrivare all’uscita. Prima di allontanarsi dalla calca, Ludovico la vide e la cercò con lo sguardo.
“Cami, Cami!” – le urlò, senza venire ascoltato.
Lei non lo sentì, o forse fece finta. Poi si girò, guardandolo come a dire che cazzo vuoi, mica sono tua figlia.
L’amico insistette.
“Dove stai andando?”
“Andiamo a prendere un drink al bancone.” – chiuse lei.

Ludovico fece finta di credere alla scusa dell’amica e continuò a ballare. I due uscirono dal locale, con le orecchie che ancora fischiavano per la musica ad alto volume. Si recarono nel parcheggio, che si estendeva sotto un’immensa pineta, e raggiunsero la macchina di Fabio, un gigantesco SUV nero opaco.

In quel momento Camilla provò un po’ di paura. Ma fu nuovamente solo un attimo. Con la coda dell’occhio vide che nell’angolo opposto del parcheggio una coppia stava facendo sesso dentro una macchina, e la cosa la eccitò ancora di più. Emanuele era sempre stato molto buono e rispettoso, ma in quel momento lei sentiva la voglia, forse il bisogno, di essere usata. Fabio lo intuì, oppure era consuetudine per lui comportarsi così; dopo aver assaporato di nuovo il suo sapore e impastato il suo rossetto, le pose una mano sulla testa, spingendola verso il basso, per farla inginocchiare.

Camilla si piegò sulle gambe, evitando di toccare con le ginocchia il terreno, coperto da un’enorme quantità di aghi di pino che le avrebbero punzecchiato la pelle. Fabio si calò i pantaloni fino alle caviglie, mettendo in mostra i suoi boxer grigi che mostravano la silhouette del suo pene tutto spostato verso sinistra. Si abbassò anche quelli, poi se lo prese in mano sbattendolo un po’ sulla bocca di Camilla. Non era particolarmente dotato, ma lei cominciava comunque a sentire la morsa del piacere. Stette al gioco, subendo lo slap-slap del glande di Fabio sulle guance e sulla bocca, poi preso in mano la situazione - e non solo quella.

Cominciò a masturbarlo con una foga che mai aveva usato con Emanuele. Qualche colpo di mano e poi si avvicinò titubante con la bocca. Ancora una volta si sentì leggermente timorosa, ma mai pentita ed anzi vogliosa di andare fino in fondo. Rimase trattenuta per qualche secondo, poi aprì la bocca per infilarsi tutto il membro dentro. Non fu difficoltoso, viste le dimensioni esigue, così cominciò il suo pompino. Dopo poco si fermò perché la posizione cominciava a diventare scomoda. Fabio le aprì lo sportello dei posti posteriori e lei si accomodò sul sedile. Non appena si sedette, il ragazzo si piegò in avanti, le mani sul tettuccio della macchina, e cominciò a muovere il bacino avanti ed indietro per scoparle la bocca.

Quella pratica la fece sentire un po’ a disagio: adesso forse si sentiva troppo usata, con troppa foga e quella foga voleva provarla addosso e non solo subirla. Nel frattempo, tornò a toccarsi, pratica che adesso stava cominciando ad utilizzare sempre di più. Giocò col suo clitoride, sentendolo già indurito ed imperlinato dei suoi umori, così come le sue labbra che si stavano schiudendo, aiutate dal dito che si infilò dentro spostandosi gli slip.

Decise che era il momento di fare sul serio. Spinse indietro Fabio, si alzò, e riprese a baciarlo prima di chiedergli: “Ce l’hai un preservativo?”

Fabio scosse la testa. Camilla non sapeva se fosse vero o se volesse semplicemente farlo senza. Ma fare sesso al naturale era una cosa che eccitava anche lei. Così incosciente, così accesa e totalmente incurante delle conseguenze, acconsentì. Si sfilò le mutandine, e le lanciò sui sedili ancora leggermente umide. Si piegò in avanti a novanta, con le mani sul tettuccio della macchina, ed invitò Fabio ad entrare dentro di lei. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte.

Staccò una mano dal tettuccio e la allungò dietro di lei, spingendo da dietro Fabio che era entrato con una facilità impressionante. Lui aveva di fronte uno spettacolo incredibile: il suo culo scoperto con il vestito arrotolato fino a metà della schiena, anch’essa eccitante mentre si riempiva di sudore nella linea centrale. La baciava sul collo spostandole i capelli, le mordicchiava e leccava l’orecchio. Allungò le mani verso il vestito, calandoglielo anche davanti, e palpò quel poco che trovò.

Non durò tanto, ma Camilla raggiunse comunque l’apice del piacere grazie anche alla mano di Fabio, che guidò sapientemente spostandola dal seno al clitoride, e facendoselo stimolare fino all’orgasmo. I sussurri di Camilla si persero tra il canto delle cicale e i bassi che rimbalzavano sordi tra gli alti pini del parcheggio. Fabio durò poco di più e, dopo l’orgasmo regalato alla ragazza, si sfilò girandosi da un lato per spargere il suo seme sopra il tappeto di aghi di pino e terriccio rosso.

Fabio aveva raggiunto il suo obiettivo, così il suo interesse per Camilla scemò. Rientrarono nel locale chiacchierando in maniera fredda, poi lei raggiunse Ludovico ed i suoi amici in pista, gratificata dal rapporto che aveva appena consumato, senza un minimo di ripensamento o di pentimento.

Ludovico notò il timbro che il buttafuori aveva apposto sul polso di Camilla quando era uscita, necessario per poter rientrare dentro il locale. La guardò deluso, con aria di rimprovero, capendo che non era andata a prendere un drink ma era andata a prendere qualcos’altro.

“Non ti riconosco più…” - le disse flebilmente, quasi sussurrando, sperando forse di non farsi sentire. Ma lei lo sentì. E gli diede ragione. Neanche lei si riconosceva più. Ma la cosa le piaceva da morire.
 
3. Viaggio di maturità (parte 1)

Un altro motivo per il quale Camilla tentennava molto sul lasciare Emanuele era il viaggio di maturità che avrebbero intrapreso loro ed altri ragazzi della classe di lì a qualche giorno. La vacanza era stata ovviamente prenotata mesi prima e per Camilla, a ragion veduta, non era l’ideale troncare con Emanuele pochi giorni prima della partenza. Avrebbe significato doverci stare per due settimane nella stessa casa, inquinando il clima anche a tutti gli altri ragazzi.

Inutile dire che questo le procurava ancora più frustrazione: l’estate più lunga della sua vita l’avrebbe dovuta passare per buona parte insieme ad un ragazzo che non amava più, invece di cercare e provare nuove esperienze. Ma una parte di lei pensava che avrebbe potuto farlo anche in quel contesto, nonostante la presenza di Emanuele e soprattutto di Ludovico, pronto a dissuaderla dalle sue idee malsane.

Sarebbero partiti in dieci: oltre Camilla, Emanuele e Ludovico, c’erano altre due coppie di amici, due ragazze ed un ragazzo, tutti e tre single. La vacanza non fu esente da discussioni su come trascorrere le giornate e soprattutto le serate, visti i diversi obiettivi delle coppie e dei single. Le prime spingevano per attività più tranquille e rilassanti, mentre i secondi optavano per serate in discoteca, a scatenarsi e rimorchiare. Camilla, anche se di fatto era accoppiata, mentalmente si considerava single; in più, ballare le era sempre piaciuto, a prescindere dal suo essere fidanzata o meno: era una cosa che la faceva scatenare, la sfogava e, probabilmente, la eccitava anche.

Una sera, dopo una giornata particolarmente anonima, la maggior parte delle persone, tra cui Camilla, voleva andare a ballare, mentre le coppie continuavano a suggerire un semplice giro in paese ed un drink. Emanuele accettò, a malincuore, il fatto che la sua ragazza andasse a ballare – cosa che a lui non piaceva minimamente – dopo una discussione serrata. Il ragazzo confidava anche nella presenza di Ludovico e di Alessandro, il loro altro amico single.
“Mi raccomando, controllamela tu!” – disse infatti scherzando a Ludovico.
Memore di quello che aveva visto al ballo di fine anno, Ludovico sentì dei brividi per tutto il corpo, mentre rispose con un sorriso molto forzato.

I suoi sospetti erano più che fondati: dopo aver preso possesso del tavolo in discoteca, i ragazzi cominciarono a bere; Camilla trangugiò due drink nel giro di qualche minuto. Il tavolo accanto era pieno di ragazzi milanesi piuttosto facoltosi, chiaramente riconoscibili dall’accento. Uno di loro cominciò a fare dell’avances a Camilla.

Ludovico la controllava a vista ma ben presto capì che Camilla era ingestibile e che non avrebbe potuto impedirle di fare qualunque cosa lei avesse voluto fare. Provò a metterci una pezza rimanendo con lei al tavolo, mentre Alessandro e le due ragazze erano scesi in pista.

Il ragazzo che ci stava provando con Camilla, tale Fabio, lo guardava quasi con aria di superiorità. Con lo sguardo mesto, dopo una breve discussione con la sua amica, Ludovico decise di lasciarla al suo destino, dirigendosi verso la pista per provare a rimediare anche lui qualcosa.

Mentre scendeva le scalette, si voltò verso Camilla: quella notte era veramente stupenda. Aveva un vestitino a pieghe color verde pino, molto stretto; inutile dire quanto sottolineasse il suo culo tondo. Un paio di sandali aperti con qualche pietruzza incastonata lasciavano all’aria i suoi piedi lunghi e affusolati, un notevole 40 di piede, con lo smalto dello stesso colore del vestito. Degli orecchini a cerchio molto grandi luccicavano accendendole il viso, lucide erano anche le sue labbra risaltate da un rossetto gloss. Anche il trucco era in palette, con un ombretto le colorava gli occhi – anch’essi verdi - esaltandone la forma.

“Che tipo il tuo ragazzo…” - disse Fabio, mentre ballava intorno al tavolo con Camilla, avvicinandosi sempre di più a lei.
“Non è il mio ragazzo!” – rispose lei ridendo.
“Ah, bene.”

Camilla era molto attratta da Fabio, anche se non era minimamente il suo tipo. Era il classico fighetto milanese: camicia di lino bianca aperta fino al terzo bottone, collana ed orologio che sembravano molto costosi, jeans stretti fino alle caviglie e mocassino color nocciola. Tutto il contrario di Emanuele, o dei ragazzi che le piacevano di solito. Ma era ugualmente eccitata, come di consueto, soprattutto per essere al centro dell’attenzione. Era poi rimasta l’unica ragazza al tavolo, circondata solo da Fabio e dai suoi amici che, ogni tanto, le lanciavano sguardi pieni di un velato desiderio.

Fabio le si avvicinò e lei lo lasciò fare. Le pose la mano attorno ai fianchi e cominciarono a ballare sempre più vicini. I bassi pompavano nelle orecchie di Camilla e il piacere pulsava dentro le sue mutandine. Soprattutto quando vide quel ragazzo così alto – sarà stato un metro e 90 – con i capelli biondi che danzavano a ritmo di musica, avvicinarsi a lei chinando sempre più la testa verso la sua.

Scoccò il bacio. Camilla non si sentiva minimamente in colpa per il fatto che stava tradendo Emanuele; anzi, si avvinghiò a Fabio gettandogli le mani intorno al collo tra gli sguardi increduli degli amici che commentavano il gran colpo del ragazzo. Si sentiva surriscaldata: quel suo trasgredire, il farsi baciare prepotentemente in mezzo a tutta quella gente, forse anche tra gli occhi di Ludovico, in qualche modo le accendevano la voglia. Anche perché le mani di Fabio dai fianchi stavano scivolando sul retro del vestito, tastando a mani aperte le sue rotondità. Lei ondeggiava sensualmente a ritmo di musica, ora di fronte a Fabio, baciandolo profondamente, ora dandogli le spalle e strusciando il suo vestito sui jeans del ragazzo che sentì riempirsi.

Fabio, a quel punto, tentò l’affondo.
“Mi accompagni a prendere una cosa in macchina?” – disse, non sforzandosi neanche di trovare una scusa più fantasiosa.
Camilla cominciò a sentirsi un po’ tesa, ma l’eccitazione la faceva da padrone, e lo poteva sentire chiaramente dalle sue mutandine che sentiva già umide.

Strizzò gli occhi per metterlo a fuoco, alzò il sopracciglio e senza dire niente gli diede la mano, pronta a seguirlo. Fabio svicolò tra la gente e si avviò verso il parcheggio scendendo in pista, per la quale si doveva necessariamente passare per arrivare all’uscita. Prima di allontanarsi dalla calca, Ludovico la vide e la cercò con lo sguardo.
“Cami, Cami!” – le urlò, senza venire ascoltato.
Lei non lo sentì, o forse fece finta. Poi si girò, guardandolo come a dire che cazzo vuoi, mica sono tua figlia.
L’amico insistette.
“Dove stai andando?”
“Andiamo a prendere un drink al bancone.” – chiuse lei.

Ludovico fece finta di credere alla scusa dell’amica e continuò a ballare. I due uscirono dal locale, con le orecchie che ancora fischiavano per la musica ad alto volume. Si recarono nel parcheggio, che si estendeva sotto un’immensa pineta, e raggiunsero la macchina di Fabio, un gigantesco SUV nero opaco.

In quel momento Camilla provò un po’ di paura. Ma fu nuovamente solo un attimo. Con la coda dell’occhio vide che nell’angolo opposto del parcheggio una coppia stava facendo sesso dentro una macchina, e la cosa la eccitò ancora di più. Emanuele era sempre stato molto buono e rispettoso, ma in quel momento lei sentiva la voglia, forse il bisogno, di essere usata. Fabio lo intuì, oppure era consuetudine per lui comportarsi così; dopo aver assaporato di nuovo il suo sapore e impastato il suo rossetto, le pose una mano sulla testa, spingendola verso il basso, per farla inginocchiare.

Camilla si piegò sulle gambe, evitando di toccare con le ginocchia il terreno, coperto da un’enorme quantità di aghi di pino che le avrebbero punzecchiato la pelle. Fabio si calò i pantaloni fino alle caviglie, mettendo in mostra i suoi boxer grigi che mostravano la silhouette del suo pene tutto spostato verso sinistra. Si abbassò anche quelli, poi se lo prese in mano sbattendolo un po’ sulla bocca di Camilla. Non era particolarmente dotato, ma lei cominciava comunque a sentire la morsa del piacere. Stette al gioco, subendo lo slap-slap del glande di Fabio sulle guance e sulla bocca, poi preso in mano la situazione - e non solo quella.

Cominciò a masturbarlo con una foga che mai aveva usato con Emanuele. Qualche colpo di mano e poi si avvicinò titubante con la bocca. Ancora una volta si sentì leggermente timorosa, ma mai pentita ed anzi vogliosa di andare fino in fondo. Rimase trattenuta per qualche secondo, poi aprì la bocca per infilarsi tutto il membro dentro. Non fu difficoltoso, viste le dimensioni esigue, così cominciò il suo pompino. Dopo poco si fermò perché la posizione cominciava a diventare scomoda. Fabio le aprì lo sportello dei posti posteriori e lei si accomodò sul sedile. Non appena si sedette, il ragazzo si piegò in avanti, le mani sul tettuccio della macchina, e cominciò a muovere il bacino avanti ed indietro per scoparle la bocca.

Quella pratica la fece sentire un po’ a disagio: adesso forse si sentiva troppo usata, con troppa foga e quella foga voleva provarla addosso e non solo subirla. Nel frattempo, tornò a toccarsi, pratica che adesso stava cominciando ad utilizzare sempre di più. Giocò col suo clitoride, sentendolo già indurito ed imperlinato dei suoi umori, così come le sue labbra che si stavano schiudendo, aiutate dal dito che si infilò dentro spostandosi gli slip.

Decise che era il momento di fare sul serio. Spinse indietro Fabio, si alzò, e riprese a baciarlo prima di chiedergli: “Ce l’hai un preservativo?”

Fabio scosse la testa. Camilla non sapeva se fosse vero o se volesse semplicemente farlo senza. Ma fare sesso al naturale era una cosa che eccitava anche lei. Così incosciente, così accesa e totalmente incurante delle conseguenze, acconsentì. Si sfilò le mutandine, e le lanciò sui sedili ancora leggermente umide. Si piegò in avanti a novanta, con le mani sul tettuccio della macchina, ed invitò Fabio ad entrare dentro di lei. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte.

Staccò una mano dal tettuccio e la allungò dietro di lei, spingendo da dietro Fabio che era entrato con una facilità impressionante. Lui aveva di fronte uno spettacolo incredibile: il suo culo scoperto con il vestito arrotolato fino a metà della schiena, anch’essa eccitante mentre si riempiva di sudore nella linea centrale. La baciava sul collo spostandole i capelli, le mordicchiava e leccava l’orecchio. Allungò le mani verso il vestito, calandoglielo anche davanti, e palpò quel poco che trovò.

Non durò tanto, ma Camilla raggiunse comunque l’apice del piacere grazie anche alla mano di Fabio, che guidò sapientemente spostandola dal seno al clitoride, e facendoselo stimolare fino all’orgasmo. I sussurri di Camilla si persero tra il canto delle cicale e i bassi che rimbalzavano sordi tra gli alti pini del parcheggio. Fabio durò poco di più e, dopo l’orgasmo regalato alla ragazza, si sfilò girandosi da un lato per spargere il suo seme sopra il tappeto di aghi di pino e terriccio rosso.

Fabio aveva raggiunto il suo obiettivo, così il suo interesse per Camilla scemò. Rientrarono nel locale chiacchierando in maniera fredda, poi lei raggiunse Ludovico ed i suoi amici in pista, gratificata dal rapporto che aveva appena consumato, senza un minimo di ripensamento o di pentimento.

Ludovico notò il timbro che il buttafuori aveva apposto sul polso di Camilla quando era uscita, necessario per poter rientrare dentro il locale. La guardò deluso, con aria di rimprovero, capendo che non era andata a prendere un drink ma era andata a prendere qualcos’altro.

“Non ti riconosco più…” - le disse flebilmente, quasi sussurrando, sperando forse di non farsi sentire. Ma lei lo sentì. E gli diede ragione. Neanche lei si riconosceva più. Ma la cosa le piaceva da morire.
Complimenti per la scrittura certo lei davvero zoccola cosi senza condom con uno sconosciuto :D
 
Complimenti per la scrittura certo lei davvero zoccola cosi senza condom con uno sconosciuto :D
Io ho fatto qualche sicurezza, più di 20 anni fa... Spesso eravamo noi a regalare i preservati ai ragazzi. Soprattutto alle ragazze. Ultimi colpi della sensibilità all'AIDS... Ma quante in estate correvano al consultorio. Mi madre più volte si è mi chiedeva se qualcuna fosse colpa mia. Non penso sia cambiato molto adesso.
 
Io ho fatto qualche sicurezza, più di 20 anni fa... Spesso eravamo noi a regalare i preservati ai ragazzi. Soprattutto alle ragazze. Ultimi colpi della sensibilità all'AIDS... Ma quante in estate correvano al consultorio. Mi madre più volte si è mi chiedeva se qualcuna fosse colpa mia. Non penso sia cambiato molto adesso.
Scusami non ho capito l'ultimo pezzo
 
Scusatemi voi, tastiera settata in tedesco e capita sbagliare. Mia madre si chiedeva se erano figli miei, visto che le turiste spesso dichiaravano rapporti non protetti nei parcheggi delle discoteche, tra cui quelle dove facevo le sicureze io
 
Io ho fatto qualche sicurezza, più di 20 anni fa... Spesso eravamo noi a regalare i preservati ai ragazzi. Soprattutto alle ragazze. Ultimi colpi della sensibilità all'AIDS... Ma quante in estate correvano al consultorio. Mi madre più volte si è mi chiedeva se qualcuna fosse colpa mia. Non penso sia cambiato molto adesso.
Quando si è più piccoli penso possa capitare che presi dalla foga ci si faccia andare bene un rapporto non protetto. Poi con l’età uno valuta meglio pro e contro 😅
 
Quando si è più piccoli penso possa capitare che presi dalla foga ci si faccia andare bene un rapporto non protetto. Poi con l’età uno valuta meglio pro e contro 😅
Certamente, sono fasi e momenti, oltre che luoghi. Anche se uno dei più grossi problemi è la candida, che spesso arriva dalla cattiva igiene spesso in quei momenti di svago. Quindi il profilattico salva solo dalla fecondazione, perché il contatto della pelle in quelle zone può sempre portare fregature. Salviette igenizzanti sempre. Uomo o donna non importa
 
4. Viaggio di maturità (parte 2)

Una delle ultime sere tutto il gruppo decise di comune accordo di andare in discoteca. Ludovico fu inizialmente sollevato dall’idea, visto che pensava che con altre nove persone, tra cui il suo ragazzo, Camilla non avrebbe potuto fare danni. Ma poi si ricordò nuovamente del ballo di fine anno e quasi si mise l’anima in pace. Sapeva che comunque avrebbe dovuto metterci del suo per evitare ancora una volta la fine della relazione tra lei ed Emanuele.

Ludovico passava spesso le serate a chiacchierare con Camilla sui lettini che avevano nel giardino della villetta dove alloggiavano. Questo anche perché Camilla cercava di passare il minor tempo possibile con Emanuele, concedendosi a lui soltanto il minimo indispensabile. Anche se, dopo la prima serata in discoteca, accesa da quello che era successo, aveva avuto un desiderio irrefrenabile ed era stata lei a prendere l’iniziativa per avere un rapporto con Emanuele, pensando comunque a Fabio. Gli altri giorni tornò a concedersi col contagocce, e questo lo raccontava a Ludovico nelle loro serate di confidenze.

La discoteca di quella sera era molto grande, con un’ampia zona riservata ai tavoli che circondava la piscina. Poi c’erano ancora altri tavoli e due diverse piste da ballo; in fondo, una grande zona bar coperta ed i bagni, decisamente ed insolitamente puliti per essere bagni di una discoteca così frequentata.

Quella sera Camilla era vestita in maniera più sportiva. Aveva un toppino nero semplice, un pantaloncino fatto a gonnellina, anch’esso nero, e delle sneakers bianche e nere. Stavolta il suo trucco era di un bianco acceso che creava un bellissimo contrasto con la sua pelle ormai scurissima per via dei dieci giorni passati a prendere il sole.

Camilla era in piedi e scrutava tutti i ragazzi che passavano. Sorseggiava il suo drink e si guardava intorno proprio come se fosse a caccia, mentre il povero ed inconsapevole Emanuele era seduto al tavolo. Ogni tanto lui l’abbracciava e la faceva sedere su di lui sfiorandole le cosce e baciandola sul collo. Ludovico osservava da fuori la scena, pregando che non succedesse niente di strano.

Un ragazzo cominciò a lanciare sguardi ambigui a Camilla, la quale ricambiò mentre ballava distrattamente intorno al tavolo. Il ragazzo era oltre la piscina, ma lei poteva chiaramente distinguerne gli occhi che fissavano i suoi in una certa maniera. La cosa andò avanti per parecchi minuti. Camilla prese per la mano Maria, una delle ragazze single del gruppo, per farsi accompagnare in bagno. O almeno così disse. Ludovico le seguì con lo sguardo fino a quando non scomparvero all’orizzonte, ma Camilla aveva tutt’altri piani. Camminando, raccontò a Maria degli sguardi con quel ragazzo e l'amica, dopo aver cercato senza successo di dissuaderla, acconsentì a coprirla.

Camilla gironzolò per un po’ finché non riuscì a ritrovare il ragazzo; anche lui stava vagando per il locale, probabilmente con lo stesso scopo. Scambiarono quattro chiacchiere veloci, poi lei cercò subito il contatto fisico poggiandogli una mano sulla spalla. C’erano però pochi posti per appartarsi, soprattutto lontani dagli occhi di Emanuele. Così, si avvicinarono ai bagni e si infilarono velocemente dentro alla prima porta disponibile in quello degli uomini. Si chiusero dentro, anche se la porta questa non aveva la chiave.

Il ragazzo la spinse sulla parete piastrellata, e cominciò a baciarla respirando il suo profumo e l’odore del suo shampoo che aveva reso i suoi capelli vellutati e luminosi. Le abbassò il top riempito a malapena, scoprendo i suoi piccoli seni bianchissimi, con areole e capezzoli scuri. Questi ultimi erano piuttosto grossi, in proporzione al seno, ed il ragazzo si tuffò con curiosità a leccarli fino a farli inturgidire.

Nel frattempo, al tavolo, Emanuele stava cominciando a diventare irrequieto, visto che erano più di venti minuti che Camilla era sparita. Ludovico provò a tranquillizzarlo, ma l’amico lo convinse ad andare a cercare la sua ragazza. Non sapendo come svincolarsi, Ludovico si accodò a lui ma poi, sfruttando la calca della gente, lo lasciò indietro cominciando letteralmente a correre verso i bagni, dove sperava di trovare Camilla e fermarla prima che continuasse a fare qualsiasi cosa stesse facendo.

Entrò nel bagno degli uomini, con il fiatone. A pochi metri da lui, dietro una delle porte, il ragazzo con cui si era appartata Camilla le stava infilando la mano dentro i pantaloncini per cominciare a toccarla. Il corpo di Camilla si riempì ancora una volta di eccitazione; sentiva il piacere di qualcosa di proibito ed ansimò piano.

Ludovico si chinò sotto le porte per vedere se riusciva a scorgere i piedi di Camilla, finché riconobbe le sue sneakers. Non era solito fare scenate né gesti impulsivi ma, nella concitazione del momento, spalancò la porta. Nel farlo, scorse per una frazione di secondo le tettine di Camilla e rimase inebetito.

“Che cazzo stai facendo?” – gridò poi – “Emanuele ti sta cercando. Sbrigati, vai, esci!”
Camilla rimase inizialmente imbarazzata e si coprì velocemente il petto con le mani provando a ricomporsi, mentre si staccò dal ragazzo. Poi, con un cenno della mano, invitò Emanuele ad uscire ed a chiudere la porta. Prima di andarsene, si tirò su il top e tastò il pacco del ragazzo, dandogli anche un’ultima slinguazzata prima di correre e dirigersi verso il bagno delle donne.

Ancora trafelata, fece finta di uscire da una porta e si imbatté in Emanuele, a pochi passi da lei.
“Ma che fine avevi fatto?” – le domandò il ragazzo.
“C’era fila.” – rispose secca lei.
Emanuele si guardò intorno non notando chissà quanta gente, poi chiese:
“E Ludovico?”
Camilla fece spallucce.

Ludovico comparve dopo qualche secondo dal bagno degli uomini, fingendo anche lui di tirarsi su la zip.
“Ma dove eri finito, anche tu?”
“Beh, mi scappava, ne ho approfittato.”

Piuttosto contrariato, Emanuele si diresse verso il tavolo non dicendo una parola, seguito da Ludovico e Camilla che si lanciavano sguardi elettrici. La serata proseguì in maniera piatta senza ulteriori colpi di scena.

Tornati a casa, Ludovico si fermò in giardino, sdraiato su un lettino a guardare le stelle e a pensare, mentre sentiva in lontananza Emanuele e Camilla litigare nella loro camera. Poi lei corse fuori, mettendosi a sedere sul lettino accanto al suo come di consueto. Rimase qualche istante in silenzio, poi lo guardò negli occhi.

“Ciao…” – disse con aria mogia.
“Ciao.” – rispose lui sbuffando.
“Emanuele non si fida di me…” – continuò la ragazza, - “Dice che sono strana, che prima sono sparita senza motivo e che secondo lui gli nascondo qualcosa.”
Ludovico la scrutò dalla testa ai piedi.
“Eh…” – fece.
“Uffa…” - disse lei sedendosi sul suo lettino e appoggiandogli la testa su una spalla.

Ludovico era ancora piuttosto arrabbiato, ma come poteva esserlo ancora quando Camilla si accoccolava su di lui facendogli accarezzare i capelli e facendogli sentire così da vicino il suo odore?

“Tu comunque hai un problema.” - disse lui.
“Lo so, è che sono troppo bella.” – replicò lei ridacchiando.
“No.” – aggiunse secco – “È che sei troppo coniglia.”

Lei lo guardò indispettito e gli diede una spinta. Il busto di Ludovico rimbalzò e tornò indietro. Si avvicinò e si fermò a circa 15 centimetri dal viso di Camilla.
“Dico sul serio,” – continuò – “non hai il coraggio di dire ai tuoi che non vuoi fare l’università…”
Ludovico si avvicinò piano piano. Adesso era a 10 centimetri da lei.
“Non hai il coraggio di lasciare quel povero Cristo che sta là sotto e dirgli che non lo ami più…”
Le loro bocche ormai erano a 5 centimetri.
“Non hai nemmeno il coraggio…”
Le loro labbra si avvicinarono inesorabilmente. Camilla sfiorò con il suo labbro superiore quello inferiore di Ludovico. Ma un rumore improvviso di cocci li fece saltare in aria dallo spavento, costringendoli a separarsi.

“Che cazzo è successo?” – tuonò Ludovico.

Entrarono in casa, vedendo che i ragazzi avevano rotto un vaso giocando a pallone. Ludovico si morse le mani ripensando a quello che stava per succedere qualche secondo prima, e che aspettava in realtà da un po’ di tempo. Poi si convinse che forse era meglio così.

Camilla, anche se stava per baciare Ludovico, era ancora irritata con lui per ciò che le aveva detto. Reagiva sempre così alla verità: con la rabbia. E anche se sapeva benissimo che l’amico aveva ragione, il suo modus operandi prevedeva, inconsciamente o meno, ripicche e dispetti alle persone che le facevano notare i suoi errori.

Tornò nella sua stanza, dove Emanuele la aspettava seduto sul letto ed ancora piuttosto nervoso. Facendo la parte del cane bastonato, disse con voce languida al ragazzo: “Mi dispiace amore, non voglio litigare.” Poi si sfilò il top e glielo lanciò in faccia producendosi in uno spogliarello che svelò il suo corpo tonico abbronzato, intervallato dalle zone bianche che delineavano i punti di piacere.

Calò bruscamente i pantaloncini ad Emanuele, prese il preservativo che era sul comodino e si mise a cavalcarlo, gemendo ed ansimando forte sin da subito. La stanza di Ludovico era accanto alla loro. Voleva farsi sentire, quella era la sua vendetta per le offese ricevute.

Emanuele la guardò sgranando gli occhi e facendole segno di abbassare la voce ma Camilla, pensando ancora una volta ad un ragazzo che non era il suo fidanzato, continuò a gemere. Ludovico cominciò a sentire i rumori del sesso, e si sentiva arrabbiato, invidioso ed eccitato. Pensò di masturbarsi, si abbassò i pantaloncini e poi li ritirò su. Diede due colpi e poi smise pensando a quanto fosse triste quello che stava facendo.

Nell’altra stanza, la festa imperversava: Camilla cavalcava a più non posso e si allargava il culo con le mani, aprendosi le natiche. Poi, senza dire niente, si sfilò e disse ad Emanuele: “Aspetta.”
Si mise a pecorina invitando il ragazzo a penetrarla. Lui eseguì gli ordini, si piazzò dietro di lei ed entrò.

Anche lui fu preso dalla foga: prese la ragazza per i polsi, tirandola a sé, e cominciò ad assestarle colpi forti e decisi che riempivano la loro camera, probabilmente quella limitrofa di Ludovico e chissà che non li sentissero anche dal salone e dalle altre stanze.

Per Ludovico ormai era impossibile resistere alla tentazione, complice anche il seno che le aveva visto ed il mezzo bacio soltanto sfiorato. Cominciò quindi a masturbarsi, seguendo il ritmo che sentiva provenire dall’altra stanza, frutto dei testicoli di Emanuele che sbattevano rumorosamente sulla figa di Camilla. Per un attimo inorridì, pensando di eccitarsi con un suo amico che faceva sesso. Ma il pensiero tornò subito a Camilla, a quello che stava facendo, a come la sentiva godere nitidamente, e così si lasciò andare prendendo velocemente il fazzoletto che aveva preparato sul comodino ed imbrattandolo tutto quanto.

Anche nell’altra stanza l’amplesso si apprestava a finire. Emanuele rallentò i colpi, dandoli più lenti ma più forti e profondi. Camilla sfilò una mano dalla presa del ragazzo per portarla sul suo monte di Venere. Si massaggiò, sfiorandosi ancora una volta il clitoride e aiutandosi a raggiungere l’orgasmo. Si piegò in avanti, esausta, poi si rotolò nel letto risalendolo con le poche forze rimaste e mise la testa sul cuscino.

Emanuele andò in bagno per sciacquarsi e, quando tornò in camera, la trovò già sonnecchiante girata da un lato. La guardò, ammirandola ancora nuda, con il corpo semi coperto dalle lenzuola, chiedendosi se quella donna fosse un angelo o un demone.
 
4. Viaggio di maturità (parte 2)

Una delle ultime sere tutto il gruppo decise di comune accordo di andare in discoteca. Ludovico fu inizialmente sollevato dall’idea, visto che pensava che con altre nove persone, tra cui il suo ragazzo, Camilla non avrebbe potuto fare danni. Ma poi si ricordò nuovamente del ballo di fine anno e quasi si mise l’anima in pace. Sapeva che comunque avrebbe dovuto metterci del suo per evitare ancora una volta la fine della relazione tra lei ed Emanuele.

Ludovico passava spesso le serate a chiacchierare con Camilla sui lettini che avevano nel giardino della villetta dove alloggiavano. Questo anche perché Camilla cercava di passare il minor tempo possibile con Emanuele, concedendosi a lui soltanto il minimo indispensabile. Anche se, dopo la prima serata in discoteca, accesa da quello che era successo, aveva avuto un desiderio irrefrenabile ed era stata lei a prendere l’iniziativa per avere un rapporto con Emanuele, pensando comunque a Fabio. Gli altri giorni tornò a concedersi col contagocce, e questo lo raccontava a Ludovico nelle loro serate di confidenze.

La discoteca di quella sera era molto grande, con un’ampia zona riservata ai tavoli che circondava la piscina. Poi c’erano ancora altri tavoli e due diverse piste da ballo; in fondo, una grande zona bar coperta ed i bagni, decisamente ed insolitamente puliti per essere bagni di una discoteca così frequentata.

Quella sera Camilla era vestita in maniera più sportiva. Aveva un toppino nero semplice, un pantaloncino fatto a gonnellina, anch’esso nero, e delle sneakers bianche e nere. Stavolta il suo trucco era di un bianco acceso che creava un bellissimo contrasto con la sua pelle ormai scurissima per via dei dieci giorni passati a prendere il sole.

Camilla era in piedi e scrutava tutti i ragazzi che passavano. Sorseggiava il suo drink e si guardava intorno proprio come se fosse a caccia, mentre il povero ed inconsapevole Emanuele era seduto al tavolo. Ogni tanto lui l’abbracciava e la faceva sedere su di lui sfiorandole le cosce e baciandola sul collo. Ludovico osservava da fuori la scena, pregando che non succedesse niente di strano.

Un ragazzo cominciò a lanciare sguardi ambigui a Camilla, la quale ricambiò mentre ballava distrattamente intorno al tavolo. Il ragazzo era oltre la piscina, ma lei poteva chiaramente distinguerne gli occhi che fissavano i suoi in una certa maniera. La cosa andò avanti per parecchi minuti. Camilla prese per la mano Maria, una delle ragazze single del gruppo, per farsi accompagnare in bagno. O almeno così disse. Ludovico le seguì con lo sguardo fino a quando non scomparvero all’orizzonte, ma Camilla aveva tutt’altri piani. Camminando, raccontò a Maria degli sguardi con quel ragazzo e l'amica, dopo aver cercato senza successo di dissuaderla, acconsentì a coprirla.

Camilla gironzolò per un po’ finché non riuscì a ritrovare il ragazzo; anche lui stava vagando per il locale, probabilmente con lo stesso scopo. Scambiarono quattro chiacchiere veloci, poi lei cercò subito il contatto fisico poggiandogli una mano sulla spalla. C’erano però pochi posti per appartarsi, soprattutto lontani dagli occhi di Emanuele. Così, si avvicinarono ai bagni e si infilarono velocemente dentro alla prima porta disponibile in quello degli uomini. Si chiusero dentro, anche se la porta questa non aveva la chiave.

Il ragazzo la spinse sulla parete piastrellata, e cominciò a baciarla respirando il suo profumo e l’odore del suo shampoo che aveva reso i suoi capelli vellutati e luminosi. Le abbassò il top riempito a malapena, scoprendo i suoi piccoli seni bianchissimi, con areole e capezzoli scuri. Questi ultimi erano piuttosto grossi, in proporzione al seno, ed il ragazzo si tuffò con curiosità a leccarli fino a farli inturgidire.

Nel frattempo, al tavolo, Emanuele stava cominciando a diventare irrequieto, visto che erano più di venti minuti che Camilla era sparita. Ludovico provò a tranquillizzarlo, ma l’amico lo convinse ad andare a cercare la sua ragazza. Non sapendo come svincolarsi, Ludovico si accodò a lui ma poi, sfruttando la calca della gente, lo lasciò indietro cominciando letteralmente a correre verso i bagni, dove sperava di trovare Camilla e fermarla prima che continuasse a fare qualsiasi cosa stesse facendo.

Entrò nel bagno degli uomini, con il fiatone. A pochi metri da lui, dietro una delle porte, il ragazzo con cui si era appartata Camilla le stava infilando la mano dentro i pantaloncini per cominciare a toccarla. Il corpo di Camilla si riempì ancora una volta di eccitazione; sentiva il piacere di qualcosa di proibito ed ansimò piano.

Ludovico si chinò sotto le porte per vedere se riusciva a scorgere i piedi di Camilla, finché riconobbe le sue sneakers. Non era solito fare scenate né gesti impulsivi ma, nella concitazione del momento, spalancò la porta. Nel farlo, scorse per una frazione di secondo le tettine di Camilla e rimase inebetito.

“Che cazzo stai facendo?” – gridò poi – “Emanuele ti sta cercando. Sbrigati, vai, esci!”
Camilla rimase inizialmente imbarazzata e si coprì velocemente il petto con le mani provando a ricomporsi, mentre si staccò dal ragazzo. Poi, con un cenno della mano, invitò Emanuele ad uscire ed a chiudere la porta. Prima di andarsene, si tirò su il top e tastò il pacco del ragazzo, dandogli anche un’ultima slinguazzata prima di correre e dirigersi verso il bagno delle donne.

Ancora trafelata, fece finta di uscire da una porta e si imbatté in Emanuele, a pochi passi da lei.
“Ma che fine avevi fatto?” – le domandò il ragazzo.
“C’era fila.” – rispose secca lei.
Emanuele si guardò intorno non notando chissà quanta gente, poi chiese:
“E Ludovico?”
Camilla fece spallucce.

Ludovico comparve dopo qualche secondo dal bagno degli uomini, fingendo anche lui di tirarsi su la zip.
“Ma dove eri finito, anche tu?”
“Beh, mi scappava, ne ho approfittato.”

Piuttosto contrariato, Emanuele si diresse verso il tavolo non dicendo una parola, seguito da Ludovico e Camilla che si lanciavano sguardi elettrici. La serata proseguì in maniera piatta senza ulteriori colpi di scena.

Tornati a casa, Ludovico si fermò in giardino, sdraiato su un lettino a guardare le stelle e a pensare, mentre sentiva in lontananza Emanuele e Camilla litigare nella loro camera. Poi lei corse fuori, mettendosi a sedere sul lettino accanto al suo come di consueto. Rimase qualche istante in silenzio, poi lo guardò negli occhi.

“Ciao…” – disse con aria mogia.
“Ciao.” – rispose lui sbuffando.
“Emanuele non si fida di me…” – continuò la ragazza, - “Dice che sono strana, che prima sono sparita senza motivo e che secondo lui gli nascondo qualcosa.”
Ludovico la scrutò dalla testa ai piedi.
“Eh…” – fece.
“Uffa…” - disse lei sedendosi sul suo lettino e appoggiandogli la testa su una spalla.

Ludovico era ancora piuttosto arrabbiato, ma come poteva esserlo ancora quando Camilla si accoccolava su di lui facendogli accarezzare i capelli e facendogli sentire così da vicino il suo odore?

“Tu comunque hai un problema.” - disse lui.
“Lo so, è che sono troppo bella.” – replicò lei ridacchiando.
“No.” – aggiunse secco – “È che sei troppo coniglia.”

Lei lo guardò indispettito e gli diede una spinta. Il busto di Ludovico rimbalzò e tornò indietro. Si avvicinò e si fermò a circa 15 centimetri dal viso di Camilla.
“Dico sul serio,” – continuò – “non hai il coraggio di dire ai tuoi che non vuoi fare l’università…”
Ludovico si avvicinò piano piano. Adesso era a 10 centimetri da lei.
“Non hai il coraggio di lasciare quel povero Cristo che sta là sotto e dirgli che non lo ami più…”
Le loro bocche ormai erano a 5 centimetri.
“Non hai nemmeno il coraggio…”
Le loro labbra si avvicinarono inesorabilmente. Camilla sfiorò con il suo labbro superiore quello inferiore di Ludovico. Ma un rumore improvviso di cocci li fece saltare in aria dallo spavento, costringendoli a separarsi.

“Che cazzo è successo?” – tuonò Ludovico.

Entrarono in casa, vedendo che i ragazzi avevano rotto un vaso giocando a pallone. Ludovico si morse le mani ripensando a quello che stava per succedere qualche secondo prima, e che aspettava in realtà da un po’ di tempo. Poi si convinse che forse era meglio così.

Camilla, anche se stava per baciare Ludovico, era ancora irritata con lui per ciò che le aveva detto. Reagiva sempre così alla verità: con la rabbia. E anche se sapeva benissimo che l’amico aveva ragione, il suo modus operandi prevedeva, inconsciamente o meno, ripicche e dispetti alle persone che le facevano notare i suoi errori.

Tornò nella sua stanza, dove Emanuele la aspettava seduto sul letto ed ancora piuttosto nervoso. Facendo la parte del cane bastonato, disse con voce languida al ragazzo: “Mi dispiace amore, non voglio litigare.” Poi si sfilò il top e glielo lanciò in faccia producendosi in uno spogliarello che svelò il suo corpo tonico abbronzato, intervallato dalle zone bianche che delineavano i punti di piacere.

Calò bruscamente i pantaloncini ad Emanuele, prese il preservativo che era sul comodino e si mise a cavalcarlo, gemendo ed ansimando forte sin da subito. La stanza di Ludovico era accanto alla loro. Voleva farsi sentire, quella era la sua vendetta per le offese ricevute.

Emanuele la guardò sgranando gli occhi e facendole segno di abbassare la voce ma Camilla, pensando ancora una volta ad un ragazzo che non era il suo fidanzato, continuò a gemere. Ludovico cominciò a sentire i rumori del sesso, e si sentiva arrabbiato, invidioso ed eccitato. Pensò di masturbarsi, si abbassò i pantaloncini e poi li ritirò su. Diede due colpi e poi smise pensando a quanto fosse triste quello che stava facendo.

Nell’altra stanza, la festa imperversava: Camilla cavalcava a più non posso e si allargava il culo con le mani, aprendosi le natiche. Poi, senza dire niente, si sfilò e disse ad Emanuele: “Aspetta.”
Si mise a pecorina invitando il ragazzo a penetrarla. Lui eseguì gli ordini, si piazzò dietro di lei ed entrò.

Anche lui fu preso dalla foga: prese la ragazza per i polsi, tirandola a sé, e cominciò ad assestarle colpi forti e decisi che riempivano la loro camera, probabilmente quella limitrofa di Ludovico e chissà che non li sentissero anche dal salone e dalle altre stanze.

Per Ludovico ormai era impossibile resistere alla tentazione, complice anche il seno che le aveva visto ed il mezzo bacio soltanto sfiorato. Cominciò quindi a masturbarsi, seguendo il ritmo che sentiva provenire dall’altra stanza, frutto dei testicoli di Emanuele che sbattevano rumorosamente sulla figa di Camilla. Per un attimo inorridì, pensando di eccitarsi con un suo amico che faceva sesso. Ma il pensiero tornò subito a Camilla, a quello che stava facendo, a come la sentiva godere nitidamente, e così si lasciò andare prendendo velocemente il fazzoletto che aveva preparato sul comodino ed imbrattandolo tutto quanto.

Anche nell’altra stanza l’amplesso si apprestava a finire. Emanuele rallentò i colpi, dandoli più lenti ma più forti e profondi. Camilla sfilò una mano dalla presa del ragazzo per portarla sul suo monte di Venere. Si massaggiò, sfiorandosi ancora una volta il clitoride e aiutandosi a raggiungere l’orgasmo. Si piegò in avanti, esausta, poi si rotolò nel letto risalendolo con le poche forze rimaste e mise la testa sul cuscino.

Emanuele andò in bagno per sciacquarsi e, quando tornò in camera, la trovò già sonnecchiante girata da un lato. La guardò, ammirandola ancora nuda, con il corpo semi coperto dalle lenzuola, chiedendosi se quella donna fosse un angelo o un demone.
Che diavoletta Camilla davvero una ragazza allegra
 
5. “Stecca”

L’estate trascorse senza particolari sussulti. Camilla passò il resto delle vacanze in un piccolo paesino di montagna dove i suoi genitori avevano la seconda casa. Ed in quel posto sperduto, tra le montagne abruzzesi, c’erano veramente poche occasioni di incontrare e conoscere ragazzi – anzi, persone nuove in generale. Motivo per il quale si dedicò esclusivamente alla scoperta del suo corpo.

La voglia di lasciare Emanuele, invece, stava diminuendo. Non perché si fosse resa conto che provava ancora qualcosa per lui, anzi. Da quel punto di vista rimase tutto invariato, se non addirittura peggiorò. Ma era spaventata dall’inizio del percorso universitario, e mantenere una delle poche certezze che aveva nella vita, egoisticamente, le faceva comodo.

Oltre all’università, quell’anno tornò a giocare a pallavolo con Azzurra. Dopo gli allenamenti della loro squadra, si allenavano i ragazzi della maschile, più o meno loro coetanei. Azzurra, tra l’altro, si era invaghita di loro; così, chiese a Camilla di farle compagnia mentre si fermava per una mezzora a guardare i loro allenamenti.

Le ragazze si accomodarono ai bordi della palestra, sedendosi schiena al muro in un angolo. Stranamente, tra tutti loro, non c’era nessuno che suscitasse in Camilla particolare interesse; fino a che, con qualche minuto di ritardo, uscì dagli spogliatoi un ragazzo, Christian.

Non era particolarmente bello, ma era molto alto, con un fisico muscoloso ma asciutto, capelli corti, una lunga e folta barba nera, ed un tatuaggio a forma di stella dietro l’orecchio. Le ragazze lo sentirono chiamare diverse volte con il soprannome di “Stecca”, probabilmente per le bordate che tirava dal suo ruolo di opposto, pensarono.

Camilla, infatti, chiese ad Azzurra:
“Ma perché lo chiamano Stecca?”
“Immagino perché tira delle belle stecche!” – rispose l’amica alzando le spalle.
Uno dei ragazzi ascoltò le loro conversazioni; poi, indicando i pantaloncini di Christian, disse rivolgendosi velatamente alle ragazze: “Sì, sì, proprio per quello…”

Camilla realizzò subito mentre Azzurra, più ingenua, ci mise qualche istante. Lo sguardo di Camilla si diresse verso i pantaloncini del ragazzo che erano insolitamente rigonfi rispetto a tutti quelli dei suoi compagni. Improvvisamente sentì un formicolio nel suo basso ventre. Non aveva mai avuto a che fare con peni di così grandi dimensioni - in effetti ne aveva toccati solamente due fino a quel momento - anche se stava cercando di ampliare i suoi orizzonti.

Diede una gomitata ad Azzurra e cominciarono tra varie risatine a commentare il membro di Christian.
“Mamma mia, sarebbe bello avere a che fare con un attrezzo del genere!” – disse Camilla curiosa.
“Ma non è un po’ troppo grosso? Io mi sentirei intimorita.”
“Invece è bello, immaginatelo lì, grosso, imponente, pensa come ci puoi giocare, cosa ti farebbe sentire…”
“Però è anche difficoltoso da maneggiare e da…insomma hai capito!” – continuò Azzurra visibilmente imbarazzata. Non le era mai piaciuto parlare esplicitamente di sesso.
“Da prendere in bocca?” – chiese Camilla ridendo – “Beh, bisogna allenarsi!”

Finito l’allenamento, Azzurra si fermò a parlare con un amico di Matteo, il ragazzo che le interessava. Poi si avvicinarono anche lo stesso Matteo e Christian, e ci furono le presentazioni del caso. Andarono a bere una cosa al bar della palestra.

Per la prima volta nella sua vita, Camilla si sentiva quasi intimorita da un ragazzo. Aveva sempre fatto, e stava facendo sempre di più, la parte della femme fatale, di quella che usa i ragazzi, che tradisce e non si fa scrupoli. Ed invece, pensando soprattutto alle dimensioni del suo membro che lo rendevano ai suoi occhi molto più virile, si sentiva a disagio ad intavolare una conversazione con Christian.

Tra i due nacque comunque subito un certo feeling. Camilla gli lanciava sguardi a tratti imbarazzati ed a tratti maliziosi, riscontrando il suo interesse. Alla fine, tutti e quattro si scambiarono i numeri e si accordarono per una vera e propria uscita a quattro qualche giorno dopo.

Camilla tornò a casa con ancora in testa l’immagine che si era fatta del membro di Christian. Di come sarebbe stato averlo tra le mani, in bocca, in qualsiasi orifizio, averci a che fare e sentirlo dentro di lei, vederlo esplodere di piacere.

Si buttò sotto il getto della doccia calda. I capelli le si appiccicarono sulle spalle e sul petto, e li spostò per scoprire il piccolo seno che già dava segni di risveglio. Nonostante l’acqua bollente, i capezzoli si erano fatti turgidi a seguito dei suoi pensieri su Christian.

Cominciò a rasarsi il pube sul quale aveva una leggera ricrescita di pelo castano, accarezzandosi vogliosa il monte di Venere. Terminò rasandosi con solerzia anche le grandi labbra, rendendosi completamente liscia e pronta ad accogliere Christian.

Quell’estate, nella casa in montagna, aveva fatto pratica di autoerotismo ed ormai le sue dita si muovevano sapientemente tra clitoride, grandi e piccole labbra, sapendo benissimo come procurarsi piacere. Si picchiettò il clitoride, poi si mise un paio di dita dentro, mentre si piegava in avanti per sentire più a fondo le falangi che scorrevano dentro di lei. Poi il suo sguardo finì verso un flacone di shampoo oblungo appoggiato in un angolo della doccia. Era piuttosto lungo ma non particolarmente largo, così penso di usarlo per darsi piacere.

Allargò le gambe, stando attenta a non scivolare sul piano doccia bagnato e, massaggiandosi delicatamente le labbra, dischiuse ancora di più la sua apertura che ormai era lubrificata più che mai. Piano piano, inserì la punta del flacone; fece una smorfia di fastidio. Ci riprovò, sentendo dolore misto a piacere. Poi si rilassò, e la sua fica si dilatò a sufficienza per inserire con lentezza il flacone dentro di lei.

Adesso scivolava dentro e fuori che era una bellezza, si sentì travolta da un’ondata di piacere immaginando che quel cilindro fosse il pene di Christian. E ci giocava, facendolo entrare ed uscire ritmicamente, senza frenesia, mentre la sua mente viaggiava, sognandosi in tutte le posizioni possibili, mentre veniva perforata da quel cazzo così grosso, così maschio, così virile.

Si masturbò con lo shampoo per qualche minuto, poi decise di mettersi seduta sul piatto della doccia. Si accasciò, con il getto caldo che gli picchiettava la testa, appoggiò la testa alle piastrelle tiepide ed allargò le gambe, continuando la sua masturbazione in posizione più comoda.

Con le cosce divaricate, totalmente rilassata e dilatata, poté librare il suo orgasmo nell’aria umida della doccia, rallentando il movimento del flacone che la stava penetrando. Sperò che nessuno in casa avesse sentito il suo godere, sovrastato dal rumore dell’acqua e da quello dell’aspiratore d’aria.

Ancora sorridente per il piacere che si era regalata, uscì dalla doccia per asciugarsi. Mentre il phon riscaldava i suoi capelli lunghi, il cellulare che aveva appoggiato sul lavandino vibrò e si illuminò. Era un messaggio di Christian. Il suo sorriso si fece ancora più ampio e pensò con bramosia che tutte le immagini che si era fatta in testa sarebbero potute diventare realtà a breve.
 
Back
Top Bottom