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Salve a tutti, su suggerimento di @Odest, inizio questo racconto incentrato su Camilla, figura sulla quale ci sono diverse storie interessanti da raccontare, una delle migliori amiche della mia ex ragazza, Azzurra. Come raccontato nel racconto sulla mia ex, Camilla ha avuto (giustamente) negli anni la fama di "mangia-uomini" ed è stata causa anche di diversi litigi tra me ed Azzurra, come in questo episodio.
I fatti sono reali, e mi sono stati raccontati da Azzurra, alcuni dalla stessa Camilla, e da un paio di protagonisti di queste storie, un suo ex ragazzo ed un suo amico. Non essendo presente in prima persona, il racconto sarà in terza persona, per cui mi scuserete se non sarà scorrevole come di consueto, visto che sono poco abituato a questo genere di narrazione.
Ed essendo esterno alla vicenda, alcuni dettagli che non sapevo ho dovuto immaginarmeli, così come alcuni pensieri e sensazioni dei protagonisti, sempre però rimanendo aderente alla realtà. La maggior parte del racconto rimane comunque reale. Ovviamente, come di consueto, sono stati modificati nomi, luoghi, dettagli fisici ed altri particolari che potrebbero rendere riconoscibili i soggetti.
Buona lettura!
-------
1. Vecchie e nuove abitudini
Mancava ormai poco più di una settimana alla maturità. Camilla si stava preparando per andare a casa di Emanuele, il suo ragazzo. Stavano insieme dal secondo liceo, lui era stato il suo primo ragazzo; quello a cui aveva dato primo bacio, quello con cui aveva perso la verginità, il primo a cui avesse mai detto ti amo. Ma da qualche mese, era diventato anche quello che cominciava a vedere a poco a poco con affetto e non più con amore; quello con cui sentiva sempre meno ogni volta che andavano a letto; quello che, secondo lei, non avrebbe più potuto darle le sensazioni e le emozioni che cominciava a capire di voler provare.
Si stava preparando, ed ormai non lo faceva più per lui, per mostrarsi sempre perfetta e ordinata ai suoi occhi. No, lo faceva per sé stessa, anzi, per qualcun altro. Non sapeva ancora chi sarebbe stato questo qualcun altro, sapeva soltanto che non sarebbe più stato Emanuele.
Si guardò allo specchio un altro paio di volte, passandosi la spazzola con forza sui capelli lisci che le cadevano poco sotto le spalle; guardò, sbuffando, il suo petto che riempiva la magliettina bianca con una prima e niente più. Poi, si avvicinò allo specchio per darsi un colpo di rimmel e qualche tocco di eye-liner, perdendosi egocentricamente dentro i suoi occhi verdi con quel taglio da cerbiatta che le donavano tratti vagamente orientali.
Sorrise compiaciuta quando il suo sguardo incontrò il suo didietro che era invece piuttosto tornito, nonostante le gambe lunghe e snelle. Aveva fatto sei mesi di pallavolo in quarto liceo (dove aveva conosciuto Azzurra), per poi fare un ulteriore anno, sempre con lei, all’università. Poi aveva mollato, perché la fatica non faceva per lei. D’altra parte, la genetica era stata generosa con Camilla. Nonostante non avesse mai fatto sport ed attività fisica con costanza, poteva comunque mostrare un fisico tonico di tutto rispetto. Si passò velocemente il lucidalabbra, inumidendosi la bocca, e passandosi la lingua sul labbro superiore e poi sui denti. Si lanciò un occhiolino da sola e uscì di casa.
Nel tragitto che fece recandosi verso la macchina incontrò due ragazzi. Loro la fissarono seguendo il movimento delle sue gambe lunghe come un pendolo. Lei, dall’altro del suo metro e 75, si fece ammirare e poi li guardò dritti negli occhi, lanciando loro un sorriso ammaliante che molto probabilmente provocò un’accennata erezione dentro le loro mutande.
Arrivò a casa di Emanuele, che la accolse con un bacio a stampo e la sua consueta canottiera dei Lakers, i suoi pantaloncini grigi di Decathlon e le infradito bianche, che sgretolavano quella ormai sempre più flebile libido che Camilla provava nei suoi confronti.
Si misero al tavolo a studiare. Camilla era annoiata e seccata. Sbuffava. Di studiare non ne aveva proprio l’intenzione: all’orale partiva già da 60, la tesina la sapeva a memoria e di ripassare altri argomenti non ne aveva la minima voglia. Si sarebbe accontentata di 60 e un calcio in culo. Ma di andare a letto con Emanuele aveva ancora meno voglia. Da parte sua ormai c’era veramente poco, per non dire niente, sia a livello di attrazione fisica che di amore. Ma non avrebbe mai potuto lasciarlo poco prima della maturità. Emanuele, al contrario, era molto studioso, puntava al 95 – il massimo a cui sarebbe potuto arrivare – ma non avrebbe disdegnato un intermezzo amoroso, visto che sotto il tavolo faceva ogni tanto piedino a Camilla, la quale sorrideva quasi imbarazzata, fuggendo il suo sguardo per buttarlo tra le righe evidenziate.
Emanuele si alzò per bere un bicchiere d’acqua ghiacciata; tornando al tavolo, si fermò dietro le spalle di Camilla e le scoprì il collo spostandole i capelli da un lato. Cominciò a baciarla e lei piegò la testa all’indietro sentendo solletico. Il ragazzo poggiò un gomito sul tavolo, spostando i libri, e cominciò a baciarla.
Camilla, seppur con poca voglia, si lasciò andare. Certo, forse non amava più Emanuele, e probabilmente l’attrazione che fisica che sentiva verso di lui andava scemando sempre di più, ma lui rimaneva comunque un bel ragazzo. Quindi, si aggrappò a quel paio di dettagli che ancora la facevano un minimo eccitare, come il suo addome scolpito. Gli tolse la canottiera, dandogli dei baci sopra al suo six-pack coperto da una peluria leggera, poi lo seguì in camera da letto. Camilla ormai sentiva quasi il rifiuto nel dover fare del sesso orale ad Emanuele. Si abbandonò quindi completamente alla sua mercé, facendosi gettare sul letto a braccia e gambe aperte, come a dire “Fai di me quello che vuoi”.
Emanuele piombò su di lei, sfilandole in un colpo solo i leggings grigio scuro ed il tanga di pizzo bianco. Camilla era completamente rasata; nonostante non avesse più tanta voglia nei confronti del fidanzato, pensava che magari le sarebbe potuta capitare un’occasione con qualcun altro, e voleva farsi trovare impeccabile. Si lasciò toccare in lungo ed in largo dalla lingua di Emanuele, senza godere particolarmente. Il suo sguardo era perso nel vuoto, mentre mentalmente ripassava gli schieramenti della Grande Guerra; con le dita seguiva le trame dei fiori intrecciati stampati sulle lenzuola bianche.
Convinto di aver fatto un buon lavoro, Emanuele le si avvicinò e la baciò sul collo. Si mise sopra di lei, non prima di essersi infilato il preservativo. Lo facevano ancora protetto, visto che lei non prendeva la pillola e lui era piuttosto paranoico per quanto riguardava le malattie veneree. Emanuele entrò dentro di lei, ma Camilla sentì veramente poco. Il ragazzo cominciò a sudare, visto il caldo che attanagliava la città da giorni. Il ventilatore a pale che era sopra la loro testa non gli dava chissà quale sollievo.
Camilla provò a concentrarsi ancora sugli addominali di Emanuele, accarezzandoli mentre lo vedeva entrare e uscire da lei, sentendo poco più che un leggero sfregamento. Dopo un po’, Emanuele si accorse che qualcosa non andava e si è accoccolò su di lei, cominciando a baciarla profondamente con la lingua. Lei ricambiò il bacio vedendo in quel momento forse la cosa più eccitante di tutto il rapporto – più della leccata e della penetrazione.
“Vuoi cambiare?” – chiese lui.
Lei fece segno di sì con la testa ed Emanuele si sdraiò, mentre Camilla si accomodò sopra di lui, facendo sparire la sua asta dentro il suo buco liscio e leggermente umido, dandogli le spalle. Faceva fatica addirittura anche a guardarlo negli occhi mentre facevano l’amore. Preferiva guardare sé stessa muoversi sinuosamente sul suo cazzo, contemplando la scena nel grande armadio specchiato di fronte al letto. Saltellava in maniera meccanica. Emanuele grugniva ed ansimava più forte. Poi, in maniera del tutto naturale, per la prima volta, la mano di Camilla scese verso il suo ventre.
Camilla non si era mai toccata da sola fino a quel momento, se non qualche volta durante la pubertà, prima di fidanzarsi con Emanuele. Da lì in poi non l’aveva più fatto. Non ne sentiva il bisogno, visto che comunque avevano rapporti piuttosto frequenti. Ma in quell’istante, sentì che l’unico modo per provare piacere era darselo da sola. Così, mentre continuava a saltellare apaticamente, il suo indice premette sul suo clitoride e finalmente tornò a provare qualcosa dopo tanto tempo.
Cominciò a giocare con il suo bottoncino e con l’entrata delle piccole labbra. Adesso, i suoi balzi si facevano più forti ed iniziava a bagnarsi di più. Piegò la testa da un lato, mordendosi il labbro inferiore. Si guardava dritta nei suoi stessi occhi riflessi nello specchio, ammirando sé stessa, il suo essere donna, il suo piacere che si faceva strada nelle sue espressioni, il suo essere sensuale e sessuale. Si lasciò andare a dei gridolini leggeri che lasciarono sorpreso Emanuele, il quale la sbirciava allungando la testa di lato per scrutare lo specchio. Si inserì anche un dito dentro, che si bagnò seduta stante venendo a contatto con il preservativo ormai denso dei suoi umori. Le attenzioni rivolte al clitoride erano ora appannaggio del suo pollice.
Arrivò improvvisamente all’orgasmo, restando meravigliata anche lei. Emise un gemito profondo e si fermò piegandosi in avanti sul letto.
Emanuele rimase interdetto.
“Sei…sei venuta?” – chiese balbettando.
Camilla si girò con un’espressione di godimento ancora dipinta sul volto e, per nutrire ancora di più il suo ego, decise di regalare anche ad Emanuele l’orgasmo.
Si sfilò dal suo pene e si rigirò e infilandoselo subito nuovamente dentro, ma stavolta trovandosi faccia a faccia con il suo ragazzo. Anche se non lo amava più, anche se voleva lasciarlo, anche se non provava più niente e si era appena dovuta procurare un orgasmo da sola, il sapere di avere potere su di lui la faceva stare bene ed il sapere di potergli regalare un orgasmo in pochi minuti, forse secondi, quasi la eccitava più dell’orgasmo stesso.
Riprese a saltare ed oscillare sopra di lui, muovendo il culo ritmicamente in tutte le direzioni, chinandosi su di lui e baciandogli il collo, accarezzandogli la rada barba. Emanuele rimase nuovamente sorpreso ma estremamente eccitato; bastò veramente poco perché esplose anche lui di piacere, colorando e riempiendo il preservativo col suo seme biancastro.
Camilla, soddisfatta, si sdraiò supina sul letto, di nuovo con le braccia e le gambe aperte.
Emanuele sussurrò un wow di compiacimento, mentre rimase a bocca aperta e con la lingua di fuori per qualche istante, riprendendo fiato. Lei sorrise beffarda per quello che era appena successo e soprattutto per quello che aveva appena realizzato: aveva bisogno di altro e sarebbe stata in grado di andarselo a prendere senza problemi.
I fatti sono reali, e mi sono stati raccontati da Azzurra, alcuni dalla stessa Camilla, e da un paio di protagonisti di queste storie, un suo ex ragazzo ed un suo amico. Non essendo presente in prima persona, il racconto sarà in terza persona, per cui mi scuserete se non sarà scorrevole come di consueto, visto che sono poco abituato a questo genere di narrazione.
Ed essendo esterno alla vicenda, alcuni dettagli che non sapevo ho dovuto immaginarmeli, così come alcuni pensieri e sensazioni dei protagonisti, sempre però rimanendo aderente alla realtà. La maggior parte del racconto rimane comunque reale. Ovviamente, come di consueto, sono stati modificati nomi, luoghi, dettagli fisici ed altri particolari che potrebbero rendere riconoscibili i soggetti.
Buona lettura!
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1. Vecchie e nuove abitudini
Mancava ormai poco più di una settimana alla maturità. Camilla si stava preparando per andare a casa di Emanuele, il suo ragazzo. Stavano insieme dal secondo liceo, lui era stato il suo primo ragazzo; quello a cui aveva dato primo bacio, quello con cui aveva perso la verginità, il primo a cui avesse mai detto ti amo. Ma da qualche mese, era diventato anche quello che cominciava a vedere a poco a poco con affetto e non più con amore; quello con cui sentiva sempre meno ogni volta che andavano a letto; quello che, secondo lei, non avrebbe più potuto darle le sensazioni e le emozioni che cominciava a capire di voler provare.
Si stava preparando, ed ormai non lo faceva più per lui, per mostrarsi sempre perfetta e ordinata ai suoi occhi. No, lo faceva per sé stessa, anzi, per qualcun altro. Non sapeva ancora chi sarebbe stato questo qualcun altro, sapeva soltanto che non sarebbe più stato Emanuele.
Si guardò allo specchio un altro paio di volte, passandosi la spazzola con forza sui capelli lisci che le cadevano poco sotto le spalle; guardò, sbuffando, il suo petto che riempiva la magliettina bianca con una prima e niente più. Poi, si avvicinò allo specchio per darsi un colpo di rimmel e qualche tocco di eye-liner, perdendosi egocentricamente dentro i suoi occhi verdi con quel taglio da cerbiatta che le donavano tratti vagamente orientali.
Sorrise compiaciuta quando il suo sguardo incontrò il suo didietro che era invece piuttosto tornito, nonostante le gambe lunghe e snelle. Aveva fatto sei mesi di pallavolo in quarto liceo (dove aveva conosciuto Azzurra), per poi fare un ulteriore anno, sempre con lei, all’università. Poi aveva mollato, perché la fatica non faceva per lei. D’altra parte, la genetica era stata generosa con Camilla. Nonostante non avesse mai fatto sport ed attività fisica con costanza, poteva comunque mostrare un fisico tonico di tutto rispetto. Si passò velocemente il lucidalabbra, inumidendosi la bocca, e passandosi la lingua sul labbro superiore e poi sui denti. Si lanciò un occhiolino da sola e uscì di casa.
Nel tragitto che fece recandosi verso la macchina incontrò due ragazzi. Loro la fissarono seguendo il movimento delle sue gambe lunghe come un pendolo. Lei, dall’altro del suo metro e 75, si fece ammirare e poi li guardò dritti negli occhi, lanciando loro un sorriso ammaliante che molto probabilmente provocò un’accennata erezione dentro le loro mutande.
Arrivò a casa di Emanuele, che la accolse con un bacio a stampo e la sua consueta canottiera dei Lakers, i suoi pantaloncini grigi di Decathlon e le infradito bianche, che sgretolavano quella ormai sempre più flebile libido che Camilla provava nei suoi confronti.
Si misero al tavolo a studiare. Camilla era annoiata e seccata. Sbuffava. Di studiare non ne aveva proprio l’intenzione: all’orale partiva già da 60, la tesina la sapeva a memoria e di ripassare altri argomenti non ne aveva la minima voglia. Si sarebbe accontentata di 60 e un calcio in culo. Ma di andare a letto con Emanuele aveva ancora meno voglia. Da parte sua ormai c’era veramente poco, per non dire niente, sia a livello di attrazione fisica che di amore. Ma non avrebbe mai potuto lasciarlo poco prima della maturità. Emanuele, al contrario, era molto studioso, puntava al 95 – il massimo a cui sarebbe potuto arrivare – ma non avrebbe disdegnato un intermezzo amoroso, visto che sotto il tavolo faceva ogni tanto piedino a Camilla, la quale sorrideva quasi imbarazzata, fuggendo il suo sguardo per buttarlo tra le righe evidenziate.
Emanuele si alzò per bere un bicchiere d’acqua ghiacciata; tornando al tavolo, si fermò dietro le spalle di Camilla e le scoprì il collo spostandole i capelli da un lato. Cominciò a baciarla e lei piegò la testa all’indietro sentendo solletico. Il ragazzo poggiò un gomito sul tavolo, spostando i libri, e cominciò a baciarla.
Camilla, seppur con poca voglia, si lasciò andare. Certo, forse non amava più Emanuele, e probabilmente l’attrazione che fisica che sentiva verso di lui andava scemando sempre di più, ma lui rimaneva comunque un bel ragazzo. Quindi, si aggrappò a quel paio di dettagli che ancora la facevano un minimo eccitare, come il suo addome scolpito. Gli tolse la canottiera, dandogli dei baci sopra al suo six-pack coperto da una peluria leggera, poi lo seguì in camera da letto. Camilla ormai sentiva quasi il rifiuto nel dover fare del sesso orale ad Emanuele. Si abbandonò quindi completamente alla sua mercé, facendosi gettare sul letto a braccia e gambe aperte, come a dire “Fai di me quello che vuoi”.
Emanuele piombò su di lei, sfilandole in un colpo solo i leggings grigio scuro ed il tanga di pizzo bianco. Camilla era completamente rasata; nonostante non avesse più tanta voglia nei confronti del fidanzato, pensava che magari le sarebbe potuta capitare un’occasione con qualcun altro, e voleva farsi trovare impeccabile. Si lasciò toccare in lungo ed in largo dalla lingua di Emanuele, senza godere particolarmente. Il suo sguardo era perso nel vuoto, mentre mentalmente ripassava gli schieramenti della Grande Guerra; con le dita seguiva le trame dei fiori intrecciati stampati sulle lenzuola bianche.
Convinto di aver fatto un buon lavoro, Emanuele le si avvicinò e la baciò sul collo. Si mise sopra di lei, non prima di essersi infilato il preservativo. Lo facevano ancora protetto, visto che lei non prendeva la pillola e lui era piuttosto paranoico per quanto riguardava le malattie veneree. Emanuele entrò dentro di lei, ma Camilla sentì veramente poco. Il ragazzo cominciò a sudare, visto il caldo che attanagliava la città da giorni. Il ventilatore a pale che era sopra la loro testa non gli dava chissà quale sollievo.
Camilla provò a concentrarsi ancora sugli addominali di Emanuele, accarezzandoli mentre lo vedeva entrare e uscire da lei, sentendo poco più che un leggero sfregamento. Dopo un po’, Emanuele si accorse che qualcosa non andava e si è accoccolò su di lei, cominciando a baciarla profondamente con la lingua. Lei ricambiò il bacio vedendo in quel momento forse la cosa più eccitante di tutto il rapporto – più della leccata e della penetrazione.
“Vuoi cambiare?” – chiese lui.
Lei fece segno di sì con la testa ed Emanuele si sdraiò, mentre Camilla si accomodò sopra di lui, facendo sparire la sua asta dentro il suo buco liscio e leggermente umido, dandogli le spalle. Faceva fatica addirittura anche a guardarlo negli occhi mentre facevano l’amore. Preferiva guardare sé stessa muoversi sinuosamente sul suo cazzo, contemplando la scena nel grande armadio specchiato di fronte al letto. Saltellava in maniera meccanica. Emanuele grugniva ed ansimava più forte. Poi, in maniera del tutto naturale, per la prima volta, la mano di Camilla scese verso il suo ventre.
Camilla non si era mai toccata da sola fino a quel momento, se non qualche volta durante la pubertà, prima di fidanzarsi con Emanuele. Da lì in poi non l’aveva più fatto. Non ne sentiva il bisogno, visto che comunque avevano rapporti piuttosto frequenti. Ma in quell’istante, sentì che l’unico modo per provare piacere era darselo da sola. Così, mentre continuava a saltellare apaticamente, il suo indice premette sul suo clitoride e finalmente tornò a provare qualcosa dopo tanto tempo.
Cominciò a giocare con il suo bottoncino e con l’entrata delle piccole labbra. Adesso, i suoi balzi si facevano più forti ed iniziava a bagnarsi di più. Piegò la testa da un lato, mordendosi il labbro inferiore. Si guardava dritta nei suoi stessi occhi riflessi nello specchio, ammirando sé stessa, il suo essere donna, il suo piacere che si faceva strada nelle sue espressioni, il suo essere sensuale e sessuale. Si lasciò andare a dei gridolini leggeri che lasciarono sorpreso Emanuele, il quale la sbirciava allungando la testa di lato per scrutare lo specchio. Si inserì anche un dito dentro, che si bagnò seduta stante venendo a contatto con il preservativo ormai denso dei suoi umori. Le attenzioni rivolte al clitoride erano ora appannaggio del suo pollice.
Arrivò improvvisamente all’orgasmo, restando meravigliata anche lei. Emise un gemito profondo e si fermò piegandosi in avanti sul letto.
Emanuele rimase interdetto.
“Sei…sei venuta?” – chiese balbettando.
Camilla si girò con un’espressione di godimento ancora dipinta sul volto e, per nutrire ancora di più il suo ego, decise di regalare anche ad Emanuele l’orgasmo.
Si sfilò dal suo pene e si rigirò e infilandoselo subito nuovamente dentro, ma stavolta trovandosi faccia a faccia con il suo ragazzo. Anche se non lo amava più, anche se voleva lasciarlo, anche se non provava più niente e si era appena dovuta procurare un orgasmo da sola, il sapere di avere potere su di lui la faceva stare bene ed il sapere di potergli regalare un orgasmo in pochi minuti, forse secondi, quasi la eccitava più dell’orgasmo stesso.
Riprese a saltare ed oscillare sopra di lui, muovendo il culo ritmicamente in tutte le direzioni, chinandosi su di lui e baciandogli il collo, accarezzandogli la rada barba. Emanuele rimase nuovamente sorpreso ma estremamente eccitato; bastò veramente poco perché esplose anche lui di piacere, colorando e riempiendo il preservativo col suo seme biancastro.
Camilla, soddisfatta, si sdraiò supina sul letto, di nuovo con le braccia e le gambe aperte.
Emanuele sussurrò un wow di compiacimento, mentre rimase a bocca aperta e con la lingua di fuori per qualche istante, riprendendo fiato. Lei sorrise beffarda per quello che era appena successo e soprattutto per quello che aveva appena realizzato: aveva bisogno di altro e sarebbe stata in grado di andarselo a prendere senza problemi.