Esperienza reale Verso una cattiva strada

39. Verso una cattiva strada (parte 1)

Camilla uscì dall’hotel con ancora addosso l’adrenalina dell’amplesso appena consumato, ma ogni passo che faceva verso casa la faceva sentire sempre più svuotata e riempita dal senso di colpa e dalla frustrazione di essere tornata quella di sempre. Aveva solo sfiorato l’idea di poter vivere una relazione normale, di poter cambiare, ma poi era stata brutalmente riportata alla realtà dai suoi demoni.

Per quanto, in cuor suo, sperasse nel perdono di Giorgio, sapeva che il secondo tradimento nel giro di qualche settimana sarebbe stato troppo anche per lui. Ma non volle mentire neanche stavolta.
Almeno quello, glielo doveva.

Andò a dormire tormentata. O meglio, provò a dormire, rispondendo a monosillabi a Giorgio e svicolando alle sue domande. All’indomani mattina, di nuovo, gli scrisse.
“Ti devo parlare…”

Si recò da lui, lo aspettò sotto casa e lo fece salire in macchina. Nell’abitacolo non volava una mosca. Lei continuava a fissare il parabrezza, sfiorando nervosamente il volante e picchiettandolo con le unghie. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Giorgio stava in silenzio e sentiva il cuore accelerare come un razzo. Aveva già capito tutto, anche se lei ancora non aveva aperto bocca.

“Gio, io… ti ho tradito di nuovo.”
Lui sentì un nodo in gola, e le lacrime iniziarono a farsi strada all’interno delle sue viscere.
“Tu…” – proseguì lei piangendo, e girandosi verso di lui con le guance ormai teatro delle cascate che venivano giù dai suoi occhi – “tu puoi accettarlo?”
Lui rimase freddo, preso dal dolore.
“No. Non posso.”

Quelle furono le ultime parole che Camilla sentì da Giorgio. Prima di scoppiare a piangerle in faccia, scese dall’auto, non rivolgendole più lo sguardo, e si diresse a passo svelto verso casa. Lei lo inseguì con un ultimo, flebile sussurro, cercando vanamente di fermarlo.
“Giorgio…”
Ma lui non poteva sentirla. E anche se l’avesse sentita, non sarebbe mai tornato indietro.

Scoppiò a piangere come non aveva mai fatto, bagnando sedile, vestito, volante, e tutto ciò che aveva, facendo quasi un lago. Chiamò Azzurra, che era con me, e lei corse a consolarla. E quello fu il preludio a uno dei nostri ultimi litigi, come già raccontato.

Azzurra provò a tirarla su, ma Camilla ormai si sentiva totalmente in colpa con sé stessa. Voleva farsi del male e punirsi, perché aveva gettato al vento la storia d’amore più bella che avesse mai vissuto. Un ragazzo che l’aveva accettata nonostante i suoi difetti. Che era riuscito anche a perdonarle un tradimento. Si meritava di essere punita.

Diede così il via ad un vortice fatto di avventure di una notte, senza senso. Nella serata in cui uscì con Azzurra per sfogarsi, quella che portò al nostro feroce litigio, si fece sbattere di nuovo in uno squallido bagno di una discoteca.

Il tutto senza neanche essere selettiva: andò letteralmente con il primo che ci provò con lei e che le si avvicinò cingendole i fianchi. Non batté ciglio. Si girò e cominciò a baciarlo. E fu lei a toccargli il petto, a passargli le dita fra i capelli ed avvicinarsi al suo viso, sussurrandogli all’orecchio: “Andiamo a scopare.”

E di nuovo, nel bagno, in equilibrio precario, tra la puzza di piscio e il viavai di persone che entravano e uscivano, il ronzio dell’asciugamani elettrico, il rumore di passi di tacchi e i tonfi sordi della musica che filtrava ovattata dalla porta.

Tutto questo mentre lei era lì, con il vestito alzato, le mutandine calate e uno sconosciuto che la stava penetrando senza decenza. Non stava neanche godendo, aveva solo voglia di piangere, ma allo stesso tempo di punirsi, e sentirsi usata ancora con più forza.

“Vai, cazzo, vai!” – lo spronava mentre le sue mani scivolavano sulle piastrelle umide e ogni tanto doveva risistemarle per non finire faccia al muro.
“Avvertimi quando devi venire.” – gli disse, capendolo dalla velocità che aumentava e dai suoi grugniti.
“Vengo, vengo!” – fece lui.

Si staccò e si avvicinò al cazzo della sua conquista, finendo per ingoiare tutto ancora una volta. Non disse niente. Lui si tirò su i pantaloni e si riallacciò la cintura, in fretta. Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi si abbassò il vestito e rimise le mutandine al loro posto, coprendo quello sporco orgasmo che aveva appena provato. Tornò in pista come se nulla fosse, sotto lo sguardo attonito di Azzurra.

Ma tutto quello non era ancora abbastanza per lei. Il senso di colpa la divorava sempre di più, così come la voglia, quasi la necessità profonda, di punirsi ancora. Su Instagram, Giorgio pubblicava storie tristi, senza nascondere le sue emozioni, e questo contribuiva ancora di più al suo volersi flagellare. E fu così che scrisse a una delle ultime persone alle quali pensava che avrebbe più scritto.

“Ciao Christian, ci vediamo?”
“Non ti è bastato quello che è successo l’ultima volta? Devo ricordarti com’è finita?”
“No, non mi è bastato. Voglio proprio che mi fai quello.”
“Interessante… ti raggiungo?”
“No, vengo io da te.”
“Ci sono i miei ma… vieni, ho un’idea.”
 
39. Verso una cattiva strada (parte 1)

Camilla uscì dall’hotel con ancora addosso l’adrenalina dell’amplesso appena consumato, ma ogni passo che faceva verso casa la faceva sentire sempre più svuotata e riempita dal senso di colpa e dalla frustrazione di essere tornata quella di sempre. Aveva solo sfiorato l’idea di poter vivere una relazione normale, di poter cambiare, ma poi era stata brutalmente riportata alla realtà dai suoi demoni.

Per quanto, in cuor suo, sperasse nel perdono di Giorgio, sapeva che il secondo tradimento nel giro di qualche settimana sarebbe stato troppo anche per lui. Ma non volle mentire neanche stavolta.
Almeno quello, glielo doveva.

Andò a dormire tormentata. O meglio, provò a dormire, rispondendo a monosillabi a Giorgio e svicolando alle sue domande. All’indomani mattina, di nuovo, gli scrisse.
“Ti devo parlare…”

Si recò da lui, lo aspettò sotto casa e lo fece salire in macchina. Nell’abitacolo non volava una mosca. Lei continuava a fissare il parabrezza, sfiorando nervosamente il volante e picchiettandolo con le unghie. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Giorgio stava in silenzio e sentiva il cuore accelerare come un razzo. Aveva già capito tutto, anche se lei ancora non aveva aperto bocca.

“Gio, io… ti ho tradito di nuovo.”
Lui sentì un nodo in gola, e le lacrime iniziarono a farsi strada all’interno delle sue viscere.
“Tu…” – proseguì lei piangendo, e girandosi verso di lui con le guance ormai teatro delle cascate che venivano giù dai suoi occhi – “tu puoi accettarlo?”
Lui rimase freddo, preso dal dolore.
“No. Non posso.”

Quelle furono le ultime parole che Camilla sentì da Giorgio. Prima di scoppiare a piangerle in faccia, scese dall’auto, non rivolgendole più lo sguardo, e si diresse a passo svelto verso casa. Lei lo inseguì con un ultimo, flebile sussurro, cercando vanamente di fermarlo.
“Giorgio…”
Ma lui non poteva sentirla. E anche se l’avesse sentita, non sarebbe mai tornato indietro.

Scoppiò a piangere come non aveva mai fatto, bagnando sedile, vestito, volante, e tutto ciò che aveva, facendo quasi un lago. Chiamò Azzurra, che era con me, e lei corse a consolarla. E quello fu il preludio a uno dei nostri ultimi litigi, come già raccontato.

Azzurra provò a tirarla su, ma Camilla ormai si sentiva totalmente in colpa con sé stessa. Voleva farsi del male e punirsi, perché aveva gettato al vento la storia d’amore più bella che avesse mai vissuto. Un ragazzo che l’aveva accettata nonostante i suoi difetti. Che era riuscito anche a perdonarle un tradimento. Si meritava di essere punita.

Diede così il via ad un vortice fatto di avventure di una notte, senza senso. Nella serata in cui uscì con Azzurra per sfogarsi, quella che portò al nostro feroce litigio, si fece sbattere di nuovo in uno squallido bagno di una discoteca.

Il tutto senza neanche essere selettiva: andò letteralmente con il primo che ci provò con lei e che le si avvicinò cingendole i fianchi. Non batté ciglio. Si girò e cominciò a baciarlo. E fu lei a toccargli il petto, a passargli le dita fra i capelli ed avvicinarsi al suo viso, sussurrandogli all’orecchio: “Andiamo a scopare.”

E di nuovo, nel bagno, in equilibrio precario, tra la puzza di piscio e il viavai di persone che entravano e uscivano, il ronzio dell’asciugamani elettrico, il rumore di passi di tacchi e i tonfi sordi della musica che filtrava ovattata dalla porta.

Tutto questo mentre lei era lì, con il vestito alzato, le mutandine calate e uno sconosciuto che la stava penetrando senza decenza. Non stava neanche godendo, aveva solo voglia di piangere, ma allo stesso tempo di punirsi, e sentirsi usata ancora con più forza.

“Vai, cazzo, vai!” – lo spronava mentre le sue mani scivolavano sulle piastrelle umide e ogni tanto doveva risistemarle per non finire faccia al muro.
“Avvertimi quando devi venire.” – gli disse, capendolo dalla velocità che aumentava e dai suoi grugniti.
“Vengo, vengo!” – fece lui.

Si staccò e si avvicinò al cazzo della sua conquista, finendo per ingoiare tutto ancora una volta. Non disse niente. Lui si tirò su i pantaloni e si riallacciò la cintura, in fretta. Lei rimase in silenzio per qualche secondo, poi si abbassò il vestito e rimise le mutandine al loro posto, coprendo quello sporco orgasmo che aveva appena provato. Tornò in pista come se nulla fosse, sotto lo sguardo attonito di Azzurra.

Ma tutto quello non era ancora abbastanza per lei. Il senso di colpa la divorava sempre di più, così come la voglia, quasi la necessità profonda, di punirsi ancora. Su Instagram, Giorgio pubblicava storie tristi, senza nascondere le sue emozioni, e questo contribuiva ancora di più al suo volersi flagellare. E fu così che scrisse a una delle ultime persone alle quali pensava che avrebbe più scritto.

“Ciao Christian, ci vediamo?”
“Non ti è bastato quello che è successo l’ultima volta? Devo ricordarti com’è finita?”
“No, non mi è bastato. Voglio proprio che mi fai quello.”
“Interessante… ti raggiungo?”
“No, vengo io da te.”
“Ci sono i miei ma… vieni, ho un’idea.”
Mamma santa davvero zoccola sta ragazza. Sinceramente non mi aspettavo che Giorgio la mandasse a quel paese :D :D :D
 
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