Questo racconto, il primo che scrivo su questo sito, mischia elementi di fantasia e di realtà. Starà a voi decidere. Se pensate che sia vero, bene. Se pensate che sia tutto inventato, bene lo stesso. Mi piacerebbe avere le vostre impressioni, specie dalle gentili ospiti del forum. Non chiedete foto, per quello ci sono i forum appositi.
Antefatto
Mi ero trasferito da poco in quel complesso residenziale nel pieno centro di una cittadina del nord Italia. Un nuovo lavoro, uno stipendio finalmente adeguato, una casa con tutti i comfort. Libero e felice, alla faccia della donna che mi aveva piantato in asso dopo anni. Amen, acqua passata.
Libero e felice. Finalmente, anche il duro lavoro in palestra iniziava a dare i suoi effetti. Lo sguardo delle donne su di me era cambiato, o forse semplicemente ero cambiato io. Ma gli occhi addosso erano una sensazione molto piacevole. Specie quelli della ragazzina che avevo conosciuto durante il corso di teatro… Giulia, una cascata di capelli scuri, fisico da ballerina con un culo sodo e alto, un seno rigoglioso e la sensualità un po’ ingenua e sbarazzina che solo le ragazze da poco maggiorenni riescono a esprimere. Da poco si era lasciata con il suo ex, un suo coetaneo che – mi disse poi – non l’aveva mai soddisfatta pienamente. Doveva essere mia. Gioco facile, si è consegnata a me dopo nemmeno due settimane di corte nemmeno troppo insistita. Voglia di essere consolata o voglia di cazzo, fatto sta che da allora mi prosciuga, letteralmente, ogni fine settimana. Ma questa è un’altra storia…
È una storia che comincia in ottobre durante il trasferimento nel mio nuovo appartamento. La incontrai mentre, con l’aiuto di un amico, portavo in casa il divano. Mi intrigò. Bionda, fisico minuto ma tonico, con delle gambe spettacolari e un bel culetto a mandolino stretto in jeans skinny che poche altre cinquantenni avrebbero potuto portare con altrettanta disinvoltura. Ai piedi degli stivali di camoscio marroni. La tipa sembrava danarosa. La tipa sembrava snob. Mi salutò con quella fredda cortesia tipica di quelle parti, fingendo di ignorare il mio sguardo che la penetrava senza reverenza. Fingendo di non aver fissato, per un istante, il sudore imperlare i miei bicipiti.
Elena… seppi il suo nome quando suo marito, classico imprenditore lampada-camicia aperta-aperitivi-Porche, la chiamò dal cortile per dirle di sbrigarsi mentre lui portava il macchinone fuori dal garage. Altrimenti avrebbero fatto tardi alla cena natalizia dell’associazione dei costruttori, diceva. La vidi scendere, come una regina, inguainata in un vestitino nero di raso, scarpe decolleté ai piedi e cappottino in tinta. Non ci giurerei, ma mentre la guardavo scendere le scale – di nuovo, sfacciatamente, mentre fumavo l’ennesima sigaretta – mi sembrò di scorgere la balza di un autoreggente. Rientrai in casa, un po’ di controlli incrociati su facebook. Mi si aprì un mondo. Elena era in realtà una signora molto esibizionista, postava quasi giornalmente in un profilo praticamente pubblico le sue foto di fronte allo specchio a figura intera, in costume, seduta in poltrona dal basso per far risaltare le sue meravigliose cosce. La fantasia partì immediatamente, la mano la seguì poco dopo. Solo dopo seppi che quella sera non fui l’unico a restare turbato da quell'incrocio di sguardi.
[segue...]
Antefatto
Mi ero trasferito da poco in quel complesso residenziale nel pieno centro di una cittadina del nord Italia. Un nuovo lavoro, uno stipendio finalmente adeguato, una casa con tutti i comfort. Libero e felice, alla faccia della donna che mi aveva piantato in asso dopo anni. Amen, acqua passata.
Libero e felice. Finalmente, anche il duro lavoro in palestra iniziava a dare i suoi effetti. Lo sguardo delle donne su di me era cambiato, o forse semplicemente ero cambiato io. Ma gli occhi addosso erano una sensazione molto piacevole. Specie quelli della ragazzina che avevo conosciuto durante il corso di teatro… Giulia, una cascata di capelli scuri, fisico da ballerina con un culo sodo e alto, un seno rigoglioso e la sensualità un po’ ingenua e sbarazzina che solo le ragazze da poco maggiorenni riescono a esprimere. Da poco si era lasciata con il suo ex, un suo coetaneo che – mi disse poi – non l’aveva mai soddisfatta pienamente. Doveva essere mia. Gioco facile, si è consegnata a me dopo nemmeno due settimane di corte nemmeno troppo insistita. Voglia di essere consolata o voglia di cazzo, fatto sta che da allora mi prosciuga, letteralmente, ogni fine settimana. Ma questa è un’altra storia…
È una storia che comincia in ottobre durante il trasferimento nel mio nuovo appartamento. La incontrai mentre, con l’aiuto di un amico, portavo in casa il divano. Mi intrigò. Bionda, fisico minuto ma tonico, con delle gambe spettacolari e un bel culetto a mandolino stretto in jeans skinny che poche altre cinquantenni avrebbero potuto portare con altrettanta disinvoltura. Ai piedi degli stivali di camoscio marroni. La tipa sembrava danarosa. La tipa sembrava snob. Mi salutò con quella fredda cortesia tipica di quelle parti, fingendo di ignorare il mio sguardo che la penetrava senza reverenza. Fingendo di non aver fissato, per un istante, il sudore imperlare i miei bicipiti.
Elena… seppi il suo nome quando suo marito, classico imprenditore lampada-camicia aperta-aperitivi-Porche, la chiamò dal cortile per dirle di sbrigarsi mentre lui portava il macchinone fuori dal garage. Altrimenti avrebbero fatto tardi alla cena natalizia dell’associazione dei costruttori, diceva. La vidi scendere, come una regina, inguainata in un vestitino nero di raso, scarpe decolleté ai piedi e cappottino in tinta. Non ci giurerei, ma mentre la guardavo scendere le scale – di nuovo, sfacciatamente, mentre fumavo l’ennesima sigaretta – mi sembrò di scorgere la balza di un autoreggente. Rientrai in casa, un po’ di controlli incrociati su facebook. Mi si aprì un mondo. Elena era in realtà una signora molto esibizionista, postava quasi giornalmente in un profilo praticamente pubblico le sue foto di fronte allo specchio a figura intera, in costume, seduta in poltrona dal basso per far risaltare le sue meravigliose cosce. La fantasia partì immediatamente, la mano la seguì poco dopo. Solo dopo seppi che quella sera non fui l’unico a restare turbato da quell'incrocio di sguardi.
[segue...]