Esperienza reale Il ritorno di Susanna

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16 – Dubbi

Nei giorni a venire parlammo di quanto accaduto. Questa era una delle cose positive di Susanna. Non si teneva dentro le cose e non si aspettava che fossi io a capire chissà quali fossero suoi pensieri (come fanno molte donne), ma cercava il dialogo, magari quel dialogo diventava un litigio, ma per lo meno comunicavamo.

Non starò ad annoiarvi raccontandovi le mie sensazioni nel dettaglio, che come potete immaginare spaziavano tra l’eccitazione e la gelosia, tra la preoccupazione per il futuro e la fiducia in Susanna.

Confesso che mi segavo spesso ripensando a quello che era accaduto, immaginando anche dei dettagli in più, e poi, appena cessato l’orgasmo, me ne vergognavo terribilmente.

Anche Susanna era dominata da sensazioni contrastanti. Aveva avuto forti pulsioni sessuali a cui si bilanciavano quelle sentimentali nei miei confronti. Mi disse che uno dei fattori di eccitazione per lei era proprio la mia presenza al villaggio, l’idea di farlo con un altro mentre era in vacanza con me. Ero io che rendevo speziata un’avventura che probabilmente non avrebbe nemmeno avuto se io non ci fossi stato. Questo spiegava il suo disinteresse per Diego il giorno successivo ai fatti di cui vi ho raccontato.

Susy ribadì di non provare nulla per lui e ci mancherebbe. Le nostre fantasie di cui parlavamo a letto l’avevano stuzzicata e in vacanza si era presentata l’occasione per trasgredire e renderle realtà. Quello che iniziò come un semplice gioco divenne poi un qualcosa di irresistibile quando Diego iniziò a farle avances sempre più esplicite.

Ci fu un breve periodo in cui (masturbazione a parte) accantonammo per un po’ questi argomenti e questo genere di perversioni. Poi ripresero naturalmente, anche perché Susanna, soprattutto nell’abbigliamento, era spesso procace e questo alimentava il mio desiderio sessuale.

C’era inoltre qualcosa di ancora irrisolto, qualche dubbio da chiarire. Fu ancora una volta una situazione intima a spingerci a parlarne.

Susy aveva casa libera e stavamo sul suo letto sdraiati uno di fronte all’altro, su un fianco. Ci masturbavamo a vicenda e ci stuzzicavamo.

“Ricordi quando abbiamo giocato a non ho mai?”

“Sì.”

“Hai bevuto su delle cose che non sapevo.”

“Tipo? Scusa ma ero un po’ ubriaca.”

“Tipo che hai ingoiato.”

Sorrise. L’imbarazzo era soprattutto mio.

“Beh l’ho fatto” disse semplicemente.

“Con chi?”

“Un ragazzo che frequentavo.”

“Con me non lo fai mai.”

Ed ecco il vero punto della situazione. Per me era una sorta di smacco personale. Se era una cosa che non le piaceva fare, avrei potuto capirlo. Ma se lo aveva già fatto con altri, allora perché non con me? Lei sorrise.

“Beh è diverso.”

“Cosa c’è di diverso?”

Mi fermai con la mano sulla sua figa.

“Continua” disse.

Mossi le dita nuovamente, in attesa di una risposta.

“Non me lo aspettavo. Lui è venuto e basta, senza avvisarmi…”

“Potevi comunque sputare.”

“Lo so ma era tanta e sul momento non sapevo che fare, così un po’ l’ho ingoiata.”

Misi la mia mano sopra alla sua per rallentare il ritmo della sega.

“Tu mi avvisi sempre e poi…”

“Poi cosa?”

“Non ti offendere, ma la tua è amara.”

“Non me l’avevi mai detto. Domani compro 10 litri di succo d’ananas!”

Ridemmo insieme.

“E la sua invece?”

“Aveva un buon sapore” ammise.

“Quindi non è successo solo una volta.”

“No.”

“Quante?”

“Non lo so amore… non ci siamo frequentati per molto, sarà stato un mesetto.”

“Un mese?!”

“Sì”

“Un mese e tu hai bevuto la sua sborra? Mentre con me non l’hai mai fatto!”

Mi strinse il cazzo per dispetto.

“Non ho mica 15 anni sai, se frequento uno ho voglia di scoparci.”

“E di farti sborrare in bocca.”

“Sì, anche di farmi sborrare in bocca, qualcosa in contrario?”

Tacqui.

“E quell’altra cosa?”

“Cosa?”

“Carlo ha detto di non aver mai leccato un culo e tu hai bevuto…”

Altro argomento di cui mi imbarazzava parecchio parlare, nonostante la nostra intesa sessuale.

“Ah quello” disse semplicemente.

“Allora?”

“Vorresti provare?”

Io non dissi nulla.

“Non l’ho mai fatto perché non sapevo se ti piacesse.”

Susanna sembrava aver fatto molte più esperienze di me nel periodo in cui ci eravamo persi di vista e questo mi dava un certo senso di inferiorità. Al contempo era eccitante pensare di avere una fidanzata “esperta” sessualmente. Anche se quelle esperienze le aveva fatte con chissà chi altro. Forse uno di quei ragazzi che salutava quando passeggiava per il centro o quando facevamo aperitivo.

“Sdraiati sulla schiena.”

Le ubbidii.

Susanna iniziò a leccarmi il cazzo, senza mai imboccarlo. Lo leccava e basta. Lungo tutta l’asta e attorno alla cappella, come a volerla lucidare. Poi stimolava il frenulo con la punta della lingua. Ode alla lingua di Susanna. Poi scese e iniziò a dedicarsi alle palle, baciandole, leccandole, prendendole in bocca. Ci passava la lingua con sempre più vigore e quando alzava gli occhioni verdi su di me, per vedere se mi stava piacendo, era davvero uno spettacolo erotico.

Appoggiai i piedi sul materasso e piegai le gambe per agevolarla con la mia posizione.

Poi scese ancora, in quell’area tra lo scroto e l’ano. E poi ancora di più, fino a baciarmi il buco del culo. Inutile girarci intorno, perché era proprio quello che stava facendo. E infine provai una sensazione bellissima. Iniziò a stuzzicarmi il culo con la punta della lingua ed era davvero fantastico.

Non potei resistere e iniziai a segarmi forte.

Capì che mi stava piacendo e questo la eccitò. Iniziò a farmi sentire tutta la lingua, a leccarmi più decisamente, con più saliva. La sensazione era delicata e al contempo vibrante.

“Voglio che sborri amore, mentre ti lecco il culo…” mi disse china tra le mie gambe.

Riprese a leccarmi il culo e io ero in visibilio. Per un attimo mi sfiorò anche un altro pensiero, oltre a quello del puro piacere: la mia ragazza aveva leccato il culo ad altri.

Fu troppo per me.

Mi schizzai sulla pancia abbondantemente, mentre lei continuava a leccare, eccitata dalla mia sborrata. Continuò e continuò, fino a che non si esaurì anche l’ultima spinta.
 
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17 – Shatush

Quanto accaduto in vacanza iniziò a sembrarmi, via via che il tempo passava, sempre più un sogno. Un evento isolato, dettato da una serie di condizioni. Probabilmente irripetibile. Tornare alle nostre ordinarie vite mi diede la sensazione che quanto accaduto tra Susanna e Diego e tra Susanna e me appartenesse a un altro mondo, diverso e lontano.
Fu per questo che litigammo quando scoprii che la sua migliore amica sapeva tutto.
Ci eravamo visti con Chiara per un aperitivo un paio di settimane dopo le vacanze e avevo in effetti notato uno sguardo strano da parte sua, come a volermi studiare. C’era qualcos’altro però. Una sorta di disapprovazione, forse addirittura disprezzo.
Questa è un’interpretazione che diedi solo successivamente quando, chiedendo a Susy se Chiara avesse qualcosa che non andava, lei finì col dirmi che non apprezzava molto quello che era accaduto durante le nostre ferie.
Mi arrabbiai. Per me era una cosa riservata, tra me e Susanna. Noi potevamo interpretarlo come un gioco di coppia – o almeno così io facevo – ma qualcun altro? Avrei fatto la figura del cornuto, dello sfigato, del debole. Sarei stato giudicato. Forse qualcuno avrebbe potuto capire, ma avrei dovuto raccontare tutta la storia, dal principio.
Susanna mi rispose che non aveva segreti con la sua migliore amica e non vi fu spazio per un dialogo.
Il litigio portò a quella che io interpretai come una punizione, un paio di sere dopo.
Uscivamo con i miei di amici questa volta e Susanna in quelle occasioni non era mai eccessivamente provocante. Sapeva che non gradivo quando c’erano loro. E anche quella sera sembrò così. Una semplice magliettina, jeans a vita alta e converse.
Quando scese dalla sua auto sembrava radiosa e pensai che il litigio era quantomeno accantonato. Mi venne incontro.
“Ti piace il mio nuovo acquisto?” mi disse indicando proprio i jeans azzurri.
Poi fece una piroetta, mostrandomi come le stavano dietro, sul culo. E proprio lì stava la sorpresa. All’altezza di una chiappa i jeans avevano uno strappo neanche troppo piccolo, mettendo in evidenza la pelle nuda e – ci tengo a precisarlo – solo la nuda pelle.
Rimasi basito.
Chiaramente lo sguardo dei miei amici cadde lì più di qualche volta e qualcuno fece anche qualche battutina, mentre Susy se la rideva, senza imbarazzi, come suo solito.
Non fu l’unica novità di quella sera. Susy aveva fatto lo shatush e ora i suoi capelli castani si schiarivano verso le punte in un colore tendente al biondo.
“Stai bene con il nuovo look” le disse cortesemente un mio amico.
“Grazie, sai cosa si dice quando una donna cambia lo stile dei propri capelli…”
Nuovo taglio nuovo uomo, pensai tra me e me.
 
V

Virgilio11

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17 – Shatush

Quanto accaduto in vacanza iniziò a sembrarmi, via via che il tempo passava, sempre più un sogno. Un evento isolato, dettato da una serie di condizioni. Probabilmente irripetibile. Tornare alle nostre ordinarie vite mi diede la sensazione che quanto accaduto tra Susanna e Diego e tra Susanna e me appartenesse a un altro mondo, diverso e lontano.
Fu per questo che litigammo quando scoprii che la sua migliore amica sapeva tutto.
Ci eravamo visti con Chiara per un aperitivo un paio di settimane dopo le vacanze e avevo in effetti notato uno sguardo strano da parte sua, come a volermi studiare. C’era qualcos’altro però. Una sorta di disapprovazione, forse addirittura disprezzo.
Questa è un’interpretazione che diedi solo successivamente quando, chiedendo a Susy se Chiara avesse qualcosa che non andava, lei finì col dirmi che non apprezzava molto quello che era accaduto durante le nostre ferie.
Mi arrabbiai. Per me era una cosa riservata, tra me e Susanna. Noi potevamo interpretarlo come un gioco di coppia – o almeno così io facevo – ma qualcun altro? Avrei fatto la figura del cornuto, dello sfigato, del debole. Sarei stato giudicato. Forse qualcuno avrebbe potuto capire, ma avrei dovuto raccontare tutta la storia, dal principio.
Susanna mi rispose che non aveva segreti con la sua migliore amica e non vi fu spazio per un dialogo.
Il litigio portò a quella che io interpretai come una punizione, un paio di sere dopo.
Uscivamo con i miei di amici questa volta e Susanna in quelle occasioni non era mai eccessivamente provocante. Sapeva che non gradivo quando c’erano loro. E anche quella sera sembrò così. Una semplice magliettina, jeans a vita alta e converse.
Quando scese dalla sua auto sembrava radiosa e pensai che il litigio era quantomeno accantonato. Mi venne incontro.
“Ti piace il mio nuovo acquisto?” mi disse indicando proprio i jeans azzurri.
Poi fece una piroetta, mostrandomi come le stavano dietro, sul culo. E proprio lì stava la sorpresa. All’altezza di una chiappa i jeans avevano uno strappo neanche troppo piccolo, mettendo in evidenza la pelle nuda e – ci tengo a precisarlo – solo la nuda pelle.
Rimasi basito.
Chiaramente lo sguardo dei miei amici cadde lì più di qualche volta e qualcuno fece anche qualche battutina, mentre Susy se la rideva, senza imbarazzi, come suo solito.
Non fu l’unica novità di quella sera. Susy aveva fatto lo shatush e ora i suoi capelli castani si schiarivano verso le punte in un colore tendente al biondo.
“Stai bene con il nuovo look” le disse cortesemente un mio amico.
“Grazie, sai cosa si dice quando una donna cambia lo stile dei propri capelli…”
Nuovo taglio nuovo uomo, pensai tra me e me.
qui è stata veramente stronza però dai eccitante
 
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Ciao ragazzi (e ragazze? Se ci siete battete un colpo). Oggi vi lascio con un capitoletto di passaggio, anticipandovi che il numero 19 sarà molto trasgressivo.

Alcuni di voi mi hanno scritto in pvt, quindi volevo anche dire che se avete commenti o domande sulla storia o su Susy, fatevi avanti anche qui, pubblicamente, così il thread cresce. Inoltre a me fa piacere leggerli. 😉



18 – Rivelazioni

Iniziò un periodo di lieve paranoia per quanto mi riguarda. Curioso, col senno di poi, pensare che a scatenarlo fu quella mezza frase di Susanna e non quello che era successo in vacanza. Iniziai a buttare l’occhio sul suo telefono, a farle più domande del consueto quando usciva con le amiche e via dicendo. Un atteggiamento che non era mai stato parte di me e Susanna naturalmente se ne accorse.
Temevo di essere nuovamente cornuto ma in parte, me ne rendevo tristemente conto, speravo di beccare un messaggino compromettente, di trovar una sua foto sexy sul telefono inviata a chissà quale amico. Forse la mia vera paura era che ciò accadesse tenendomi all’oscuro. La menzogna e le bugie non piacciono a nessuno.

D’altronde non ero un ingenuo e sapevo che esistevano le coppie scambiste, oltre che i mariti cuckold, appartenenti a un mondo su cui mi ero oramai documentato a sufficienza, se così vogliamo dire. C’era una cosa che accomunava questo genere di relazioni ed era che i partner erano complici e consapevoli. In me invece vigeva il tarlo del dubbio e la paura di essere tagliato fuori da quel gioco.
Come avrete modo di capire, nonostante la complicità sessuale io e Susanna avevamo qualche problema di comunicazione. Io facevo davvero molta fatica a parlare di certi argomenti fuori dalla sfera sessuale e, indovinate un po’, le cose peggiorarono.

In parte ciò fu senz’altro dovuto al mio atteggiamento, ma la principale ragione che ci portò a una brusca frenata fu un evento del passato. Riuscii finalmente a parlare della fine della nostra prima relazione e a chiederle se all’epoca mi avesse tradito.
Ricordate? (Capitolo 2)
Inventerei di sana pianta se ora raccontassi di una situazione erotica o un dialogo malizioso. La verità è che Susanna ammise d’avermi tradito all’epoca e non fu piacevole da sentirselo dire. Lei ne sembrò dispiaciuta e fu contenta di togliersi quel sassolino, ma io la presi molto male. Susy mi diceva che erano eventi appartenenti al passato, su cui era inutile rimuginarci sopra, pur tuttavia accusai il colpo.
Seguì un periodo piuttosto oscuro in cui il rapporto tra noi divenne più freddo. A letto abbandonammo quelle fantasie di cui ci piaceva parlare e facemmo l’amore più di rado e in modo più tradizionale. L’estate inoltre lasciò spazio all’autunno e anche le occasioni di costruire qualche situazione piccante divennero più rare.
 
P

Plelle

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Cavolo la paura fa sempre fare scelte azzardate! ma in un punto scrivi "speravo di trovare qualche cosa compromettente" intendi perche volevi tornare a giocare o per litigare?
 
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Holden90

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Cavolo la paura fa sempre fare scelte azzardate! ma in un punto scrivi "speravo di trovare qualche cosa compromettente" intendi perche volevi tornare a giocare o per litigare?
Perché conviveva il timore di perderla, di essere ingannato, con l’eccitazione di immaginarla con altri... speravo di non trovare nulla, ma poi quando in effetti era così mi sentivo quasi deluso.

Non so se riesco a spiegarmi 😄
 
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Virgilio11

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Perché conviveva il timore di perderla, di essere ingannato, con l’eccitazione di immaginarla con altri... speravo di non trovare nulla, ma poi quando in effetti era così mi sentivo quasi deluso.

Non so se riesco a spiegarmi 😄
non credo Susanna ti tradisse a tua insaputa aveva capito ci stavi e quindi te l'avrebbe raccontato
 
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Holden90

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19 – Chat

“Mi ha inviato la foto del cazzo.”

“Cosa?”

“Ha fatto tutto lui amore, te lo giuro, ti mostro la chat.”

I genitori di Susanna non erano in casa e stavamo comodi sul divano a guardarci un film, quando disturbato dalla luminosità del suo smartphone, le chiesi di smetterla di guardarlo. La immaginavo a messaggiare con Chiara su una nuova serie tv su cui erano in fissa, come spesso accadeva ultimamente, ma mi sbagliavo.

“È Marco” disse solamente, guardandomi di sottecchi.

Ci misi un attimo a ricollegare tutto. Marco non è Chiara – Marco è un maschio – forse un suo amico – Marco è lo scopamico superdotato. Furono più o meno questi i pensieri che mi portarono alla terribile deduzione.

“E che cazzo vuole?”

Oppure potrei aver detto “cosa vuole quel coglione?” o ancora “che minchia vuole da te?”.

E la risposta fu un fulmine a ciel sereno.

“Mi ha inviato la foto del cazzo.”

“Stai scherzando Susanna?”

“No amore, non sto scherzando, ma ti giuro che io non c’entro nulla…”

“Vi stavate scrivendo?”

“No no, non lo sento da una vita. Ti mostro se vuoi!”

Titubai. Non sapevo sa volevo vedere davvero.

“E non ha scritto nulla?”

“Sì”

“Cosa?”

“Gli manchi molto.”

Al cazzo. Aveva mandato una foto del cazzo e aveva scritto che al suo cazzo duro mancava molto Susanna. Ma si può essere più imbecilli?

“E tu cosa gli rispondi ora?”

“Di andare a fare in culo!”

Notai che Susy aveva le guance arrossate. La situazione l’aveva messa in imbarazzo. O no? Era imbarazzo quello?

Io non dissi nulla e tornai a guardare il film distrattamente, pensando in realtà a tutt’altro.

“Amore non ti arrabbiare, io non c’entro nulla.”

Indossava un paio di pantaloncini sportivi e una felpona, sedendo a gambe incrociate, illuminata in viso dal suo stesso smartphone.

“Stai ancora guardando quella foto o l’hai cancellata?”

“Beh non è male la foto comunque.”

Mi girai di scatto e lei mi fece una linguaccia.

“Dai amore che scherzo, come sei agitato.”

“Sai com’è, inviano una foto del cazzo alla mia ragazza, come dovrei sentirmi?”

“Non lo so, come ti senti? Ti senti minacciato?”

“Dovrei?”

Mi sorrise maliziosa.

“Beh, 22 centimetri…”

Era la prima volta dal litigio sulla nostra prima relazione che lei flirtava così apertamente con me.

“Non ti basta più il mio?”

“Certo che mi basta amore…” si avvicinò e mi scoccò un bacio sulle labbra. Seguì un attimo di silenzio. “Questo non vuol dire che non mi piacciano i cazzi lunghi e grossi…” aggiunse a mezza voce.

“Quindi è pure grosso?”

“Beh…” disse guardando il telefono.

“Vediamo allora se è davvero così grosso, dai, fammi vedere! Vediamo questo superdotato del cazzo!”

Aveva colto nel segno.

“Sei sicuro?”

“Certo, mica mi scandalizzo!”

Susy si fece più vicina a me e dopo un po’ di scenette mi mostrò la foto. Quel porco aveva davvero un cazzo enorme. Si era scattato una foto steso a letto, con il cazzo duro in mano. Il maiale lo teneva in modo tale da voler far capire quanto lungo e grosso era. Ed effettivamente Susy non aveva mentito.

“Allora?” disse, aspettando la mia reazione.

“Se lo sarà inquadrato apposta in un modo particolare per farlo sembrare più grosso” risposi freddamente.

“Ti assicuro di no” ribatté lei maliziosa.

Quasi dimenticavo che la mia Susy quel cazzo se l’era fatto. L’aveva succhiato e l’aveva preso dentro di lei. Improvvisamente mi sentii scomodo sul divano.

“Non gli hai ancora risposto?”

“Hai ragione, gli scrivo subito.”

Digitò rapidamente sulla tastiera: “mi dispiace per lui, ma sono fidanzata”.

Marco ci mise pochissimo a rispondere. Non aspettava altro che un aggancio per poter scrivere a Susanna.

“Una fidanzata fedele?”

“Sì” rispose semplicemente Susanna, non prima d’avermi buttato un’occhiatina.

Comparve la classica scritta “sta scrivendo…” e io mi rivolsi verso Susanna.

“Cosa vuole ancora? Insiste?!”

Ed ecco il messaggio.

“Peccato… stavo pensando alle tue tette e guarda come mi è diventato.”

Seguivano svariate emoticon di occhiolini e via dicendo. Il porco non mollava.

Susy però bloccò il telefono e si rivolse al televisore accoccolandosi a me, ignorandolo. Non disse nulla e fui io a parlare di nuovo.

“Non gli rispondi più?”

Mi guardò.

“No, perché tu vuoi che gli risponda?”

“No no, non intendevo questo.”

“Quello è capace di mandarmi un video mentre si sega se gli do corda…”

Non so perché ma ebbi l’impressione che il pensiero non le dispiacesse troppo e anzi, che quello che aveva detto fosse in realtà una sua speranza, che lei avrebbe davvero voluto vederlo mentre si segava.

“Certo che è proprio un maiale!”

“Beh non è che tu sia da meno amore, lo sai? Sei un bel maialino…”

Si avvicinò di nuovo e mi diede un altro bacio, questa volta più passionale. La strinsi e le palpai il culo, ravanandole poi le tettone da sopra la felpa. Anche Susy allungò la mano e iniziò ad accarezzarmi il pacco. Finimmo in breve avvinghiati sul letto, a palparci e baciarci. Poi mi abbassò i pantaloni della tuta e i boxer e me lo prese in mano, iniziando a segarlo. Come accadeva sempre non resistette molto e me lo prese in bocca, iniziando a succhiarlo. Arrivava con le labbra quasi alla base del mio cazzo e non potei fare a meno di pensarla mentre succhiava il cazzone di Marco.

“Ti ha eccitata?” le chiesi a bruciapelo.

Lei continuò a succhiare senza rispondermi.

“Rispondimi.”

“Ma no amore” disse, togliendolo di bocca per un attimo.

Mi guardò con i suoi occhioni verdi e probabilmente mi vide molto arrapato, d’altronde stavo ricevendo uno dei suoi servizietti meravigliosi. Qualcosa scattò in lei e la sua espressione cambiò.

“E a te?”

Rimasi in silenzio mentre lei riprendeva a succhiarmelo.

Andò avanti una manciata di secondi prima di toglierlo nuovamente dalla bocca, continuando con la mano.

“Scommetto che mi stai immaginando con lui…” disse.

Io di nuovo non risposi e lei aumentò il ritmo.

“Lo vedi che sei un maialino anche tu, te l’ho detto. Io invece sono una povera fidanzatina innocente…”

Segava il cazzo molto molto veloce, mentre mi guardava negli occhi.

“…e fedele” aggiunse.

Ma lo aggiunse con un’aria da troia che sembrava dire l’esatto contrario. Al che probabilmente avrei sborrato come un fiume, se non fosse che il suo smartphone suonò ancora.

Susy si bloccò ed entrambi lo guardammo, indecisi sul da farsi.

“Guardalo” dissi poi io.

“Tenendo una mano salda sul mio cazzo, con l’altra prese in mano lo smartphone e lesse il messaggio.

“È lui?”

“Sì.”

“Cos’ha scritto?”

Rivolse lo schermo verso di me.

C’era scritto qualcosa tipo “sto pensando a quella volta fuori dal NOME DISCOTECA, in auto, nel parcheggio, col rischio di essere visti…”

“Vuoi che gli risponda?” mi chiese Susanna, riprendendo a muovere la mano.

“E cosa gli vuoi scrivere?”

Senza aggiungere altro si appoggiò a me con la schiena, in modo da permettermi di vedere quello che digitava.

“Ero ubriaca!”

“Eri piuttosto brava per essere ubriaca!”

“Brava a fare cosa?”

Accarezzò il mio cazzo contro la sua gamba, guardandomi come per avere un cenno d’approvazione. Il fatto di sentirmi duro come la roccia sembrò essere una buona rassicurazione.

“A succhiare 22 centimetri… a cavalcarli…”

Susy spostò i pantaloncini lateralmente e spinse il mio cazzo contro la figa. Iniziò a strusciarlo piano.

“Non infilarlo” mi ammonì.

Poi gli rispose di nuovo.

“Mi hai sfondata porco.”

Sentivo la sua figa bagnatissima e onestamente morivo dalla voglia di infilarlo dentro. Susy mi chiese se avevo un preservativo e io mi fiondai in camera a prenderlo. Ero andato da lei con il consueto zainetto e sapendo della casa libera speravo in una scopata, quindi viaggiavo munito dell’occorrente.

Quando tornai la trovai seduta sul divano, senza pantaloncini e senza slip. Stava a gambe aperte, con una mano sulla figa ad accarezzarsi il clitoride mentre guardava il telefono.

Rimasi pietrificato a guardarla. Era in totale preda all’eccitazione. Mi inginocchiati e gattonai tra le sue gambe. Senza dire nulla iniziai a baciarle la figa. La sentii gemere di piacere e mi afferrò i capelli. Era fradicia e cominciai a leccarla, mentre con una mano mi segavo il cazzo durissimo.

Lei intanto continuava a leggere i messaggi di Marco, come se nulla fosse.

“Cosa ti ha scritto?” chiesi, tra le sue gambe.

“Ha detto che non ha mai trovato una brava come me a succhiarlo e che ora farebbe qualsiasi cosa per avere un mio pompino…”

Le leccai il clitoride forte, provocandole un gemito di fastidio. Ero stato troppo irruento.

“Vedi che sei un uomo fortunato” disse lei guardandomi, evidentemente compiaciuta dal complimento.

“Mai detto il contrario” risposi io, continuando a leccarla.

La sentivo gemere e la situazione mi eccitava da morire. Stavo leccando la figa alla mia ragazza mentre lei chattava con un altro.

“Mmmh bravo così amore… proprio lì… sì… amore?”

“Sì?” bofonchiai.

“Mi… mi ha chiesto una foto…”

“Cosa?”

“Continua” disse riabbassandomi la testa tra le sue gambe.

“Vuole una foto delle tette per venire.”

“Non penserai davvero di inviargliela?”

Ma Susanna gemeva e basta. Evidentemente il lato esibizionista di lei lo voleva ardentemente. Al tempo stesso le conseguenze si affacciavano in lei, cercando di trattenere gli istinti.

“Magari solo con la canottiera” disse dopo un po’, “tanto le ha già viste giusto?”

Riemersi per guardarla.

“Cioè?”

La vidi sollevarsi la felpa. Sotto indossava una canottierina colorata che naturalmente metteva bene in evidenza le tettone, complice il fatto che in casa raramente portava il reggiseno.

“Cosa dici amore? Decidi tu.”

Stava però già stringendo le tette, l’una contro l’altra, come a cercare la posa migliore. Io mi accorsi di essere in ginocchio ai piedi del divano, di fronte a lei. Avevo smesso di leccargliela e mi stavo solo segando, guardandola.

“Ti eccita che io gli mostri le tette vero?”

“Sì” ammisi.

“Mmmh bravo amore, segati… ora gli mandiamo una fotina…”

Si inquadrò le tette e la vidi scattare.

“Ora gli scrivo di farsela bastare.”

Senza dire nulla mi fiondai sulla sua figa e ripresi a leccarla, sentendo Susy gemere forte.

“Mmmh bravo amore, bravo… ti stai segando ancora?”

“Sì…”

“Pensa che anche lui lo sta facendo… si sta segando guardando le mie tettone…”

Alzai gli occhi e vidi che reggeva il telefono con la mano tremante.

“Ha scritto che… ha scritto che è venuto mmmh… vieni anche tu amore… voglio che vieni mentre me la lecchi mmmh…”

Avevo la bocca piena del suo succo. Raramente l’avevo sentita così bagnata e ormai la leccavo in preda a un piacere incontrollabile, con il cazzo che pulsava nella mia mano. La sentivo fremere: stava per venire anche lei.

Schizzai a terra con la bocca affondata nella sua figa e sentii godere anche lei, mentre si contorceva e mi premeva la testa in preda all’orgasmo. Susy gridò e ansimò, dominata da un piacere incontrollato, per poi abbandonarsi sul divano stremata.
 
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21dot

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“Mi ha inviato la foto del cazzo.”

“Cosa?”

“Ha fatto tutto lui amore, te lo giuro, ti mostro la chat.”

I genitori di Susanna non erano in casa e stavamo comodi sul divano a guardarci un film, quando disturbato dalla luminosità del suo smartphone, le chiesi di smetterla di guardarlo. La immaginavo a messaggiare con Chiara su una nuova serie tv su cui erano in fissa, come spesso accadeva ultimamente, ma mi sbagliavo.

“È Marco” disse solamente, guardandomi di sottecchi.

Ci misi un attimo a ricollegare tutto. Marco non è Chiara – Marco è un maschio – forse un suo amico – Marco è lo scopamico superdotato. Furono più o meno questi i pensieri che mi portarono alla terribile deduzione.

“E che cazzo vuole?”

Oppure potrei aver detto “cosa vuole quel coglione?” o ancora “che minchia vuole da te?”.

E la risposta fu un fulmine a ciel sereno.

“Mi ha inviato la foto del cazzo.”

“Stai scherzando Susanna?”

“No amore, non sto scherzando, ma ti giuro che io non c’entro nulla…”

“Vi stavate scrivendo?”

“No no, non lo sento da una vita. Ti mostro se vuoi!”

Titubai. Non sapevo sa volevo vedere davvero.

“E non ha scritto nulla?”

“Sì”

“Cosa?”

“Gli manchi molto.”

Al cazzo. Aveva mandato una foto del cazzo e aveva scritto che al suo cazzo duro mancava molto Susanna. Ma si può essere più imbecilli?

“E tu cosa gli rispondi ora?”

“Di andare a fare in culo!”

Notai che Susy aveva le guance arrossate. La situazione l’aveva messa in imbarazzo. O no? Era imbarazzo quello?

Io non dissi nulla e tornai a guardare il film distrattamente, pensando in realtà a tutt’altro.

“Amore non ti arrabbiare, io non c’entro nulla.”

Indossava un paio di pantaloncini sportivi e una felpona, sedendo a gambe incrociate, illuminata in viso dal suo stesso smartphone.

“Stai ancora guardando quella foto o l’hai cancellata?”

“Beh non è male la foto comunque.”

Mi girai di scatto e lei mi fece una linguaccia.

“Dai amore che scherzo, come sei agitato.”

“Sai com’è, inviano una foto del cazzo alla mia ragazza, come dovrei sentirmi?”

“Non lo so, come ti senti? Ti senti minacciato?”

“Dovrei?”

Mi sorrise maliziosa.

“Beh, 22 centimetri…”

Era la prima volta dal litigio sulla nostra prima relazione che lei flirtava così apertamente con me.

“Non ti basta più il mio?”

“Certo che mi basta amore…” si avvicinò e mi scoccò un bacio sulle labbra. Seguì un attimo di silenzio. “Questo non vuol dire che non mi piacciano i cazzi lunghi e grossi…” aggiunse a mezza voce.

“Quindi è pure grosso?”

“Beh…” disse guardando il telefono.

“Vediamo allora se è davvero così grosso, dai, fammi vedere! Vediamo questo superdotato del cazzo!”

Aveva colto nel segno.

“Sei sicuro?”

“Certo, mica mi scandalizzo!”

Susy si fece più vicina a me e dopo un po’ di scenette mi mostrò la foto. Quel porco aveva davvero un cazzo enorme. Si era scattato una foto steso a letto, con il cazzo duro in mano. Il maiale lo teneva in modo tale da voler far capire quanto lungo e grosso era. Ed effettivamente Susy non aveva mentito.

“Allora?” disse, aspettando la mia reazione.

“Se lo sarà inquadrato apposta in un modo particolare per farlo sembrare più grosso” risposi freddamente.

“Ti assicuro di no” ribatté lei maliziosa.

Quasi dimenticavo che la mia Susy quel cazzo se l’era fatto. L’aveva succhiato e l’aveva preso dentro di lei. Improvvisamente mi sentii scomodo sul divano.

“Non gli hai ancora risposto?”

“Hai ragione, gli scrivo subito.”

Digitò rapidamente sulla tastiera: “mi dispiace per lui, ma sono fidanzata”.

Marco ci mise pochissimo a rispondere. Non aspettava altro che un aggancio per poter scrivere a Susanna.

“Una fidanzata fedele?”

“Sì” rispose semplicemente Susanna, non prima d’avermi buttato un’occhiatina.

Comparve la classica scritta “sta scrivendo…” e io mi rivolsi verso Susanna.

“Cosa vuole ancora? Insiste?!”

Ed ecco il messaggio.

“Peccato… stavo pensando alle tue tette e guarda come mi è diventato.”

Seguivano svariate emoticon di occhiolini e via dicendo. Il porco non mollava.

Susy però bloccò il telefono e si rivolse al televisore accoccolandosi a me, ignorandolo. Non disse nulla e fui io a parlare di nuovo.

“Non gli rispondi più?”

Mi guardò.

“No, perché tu vuoi che gli risponda?”

“No no, non intendevo questo.”

“Quello è capace di mandarmi un video mentre si sega se gli do corda…”

Non so perché ma ebbi l’impressione che il pensiero non le dispiacesse troppo e anzi, che quello che aveva detto fosse in realtà una sua speranza, che lei avrebbe davvero voluto vederlo mentre si segava.

“Certo che è proprio un maiale!”

“Beh non è che tu sia da meno amore, lo sai? Sei un bel maialino…”

Si avvicinò di nuovo e mi diede un altro bacio, questa volta più passionale. La strinsi e le palpai il culo, ravanandole poi le tettone da sopra la felpa. Anche Susy allungò la mano e iniziò ad accarezzarmi il pacco. Finimmo in breve avvinghiati sul letto, a palparci e baciarci. Poi mi abbassò i pantaloni della tuta e i boxer e me lo prese in mano, iniziando a segarlo. Come accadeva sempre non resistette molto e me lo prese in bocca, iniziando a succhiarlo. Arrivava con le labbra quasi alla base del mio cazzo e non potei fare a meno di pensarla mentre succhiava il cazzone di Marco.

“Ti ha eccitata?” le chiesi a bruciapelo.

Lei continuò a succhiare senza rispondermi.

“Rispondimi.”

“Ma no amore” disse, togliendolo di bocca per un attimo.

Mi guardò con i suoi occhioni verdi e probabilmente mi vide molto arrapato, d’altronde stavo ricevendo uno dei suoi servizietti meravigliosi. Qualcosa scattò in lei e la sua espressione cambiò.

“E a te?”

Rimasi in silenzio mentre lei riprendeva a succhiarmelo.

Andò avanti una manciata di secondi prima di toglierlo nuovamente dalla bocca, continuando con la mano.

“Scommetto che mi stai immaginando con lui…” disse.

Io di nuovo non risposi e lei aumentò il ritmo.

“Lo vedi che sei un maialino anche tu, te l’ho detto. Io invece sono una povera fidanzatina innocente…”

Segava il cazzo molto molto veloce, mentre mi guardava negli occhi.

“…e fedele” aggiunse.

Ma lo aggiunse con un’aria da troia che sembrava dire l’esatto contrario. Al che probabilmente avrei sborrato come un fiume, se non fosse che il suo smartphone suonò ancora.

Susy si bloccò ed entrambi lo guardammo, indecisi sul da farsi.

“Guardalo” dissi poi io.

“Tenendo una mano salda sul mio cazzo, con l’altra prese in mano lo smartphone e lesse il messaggio.

“È lui?”

“Sì.”

“Cos’ha scritto?”

Rivolse lo schermo verso di me.

C’era scritto qualcosa tipo “sto pensando a quella volta fuori dal NOME DISCOTECA, in auto, nel parcheggio, col rischio di essere visti…”

“Vuoi che gli risponda?” mi chiese Susanna, riprendendo a muovere la mano.

“E cosa gli vuoi scrivere?”

Senza aggiungere altro si appoggiò a me con la schiena, in modo da permettermi di vedere quello che digitava.

“Ero ubriaca!”

“Eri piuttosto brava per essere ubriaca!”

“Brava a fare cosa?”

Accarezzò il mio cazzo contro la sua gamba, guardandomi come per avere un cenno d’approvazione. Il fatto di sentirmi duro come la roccia sembrò essere una buona rassicurazione.

“A succhiare 22 centimetri… a cavalcarli…”

Susy spostò i pantaloncini lateralmente e spinse il mio cazzo contro la figa. Iniziò a strusciarlo piano.

“Non infilarlo” mi ammonì.

Poi gli rispose di nuovo.

“Mi hai sfondata porco.”

Sentivo la sua figa bagnatissima e onestamente morivo dalla voglia di infilarlo dentro. Susy mi chiese se avevo un preservativo e io mi fiondai in camera a prenderlo. Ero andato da lei con il consueto zainetto e sapendo della casa libera speravo in una scopata, quindi viaggiavo munito dell’occorrente.

Quando tornai la trovai seduta sul divano, senza pantaloncini e senza slip. Stava a gambe aperte, con una mano sulla figa ad accarezzarsi il clitoride mentre guardava il telefono.

Rimasi pietrificato a guardarla. Era in totale preda all’eccitazione. Mi inginocchiati e gattonai tra le sue gambe. Senza dire nulla iniziai a baciarle la figa. La sentii gemere di piacere e mi afferrò i capelli. Era fradicia e cominciai a leccarla, mentre con una mano mi segavo il cazzo durissimo.

Lei intanto continuava a leggere i messaggi di Marco, come se nulla fosse.

“Cosa ti ha scritto?” chiesi, tra le sue gambe.

“Ha detto che non ha mai trovato una brava come me a succhiarlo e che ora farebbe qualsiasi cosa per avere un mio pompino…”

Le leccai il clitoride forte, provocandole un gemito di fastidio. Ero stato troppo irruento.

“Vedi che sei un uomo fortunato” disse lei guardandomi, evidentemente compiaciuta dal complimento.

“Mai detto il contrario” risposi io, continuando a leccarla.

La sentivo gemere e la situazione mi eccitava da morire. Stavo leccando la figa alla mia ragazza mentre lei chattava con un altro.

“Mmmh bravo così amore… proprio lì… sì… amore?”

“Sì?” bofonchiai.

“Mi… mi ha chiesto una foto…”

“Cosa?”

“Continua” disse riabbassandomi la testa tra le sue gambe.

“Vuole una foto delle tette per venire.”

“Non penserai davvero di inviargliela?”

Ma Susanna gemeva e basta. Evidentemente il lato esibizionista di lei lo voleva ardentemente. Al tempo stesso le conseguenze si affacciavano in lei, cercando di trattenere gli istinti.

“Magari solo con la canottiera” disse dopo un po’, “tanto le ha già viste giusto?”

Riemersi per guardarla.

“Cioè?”

La vidi sollevarsi la felpa. Sotto indossava una canottierina colorata che naturalmente metteva bene in evidenza le tettone, complice il fatto che in casa raramente portava il reggiseno.

“Cosa dici amore? Decidi tu.”

Stava però già stringendo le tette, l’una contro l’altra, come a cercare la posa migliore. Io mi accorsi di essere in ginocchio ai piedi del divano, di fronte a lei. Avevo smesso di leccargliela e mi stavo solo segando, guardandola.

“Ti eccita che io gli mostri le tette vero?”

“Sì” ammisi.

“Mmmh bravo amore, segati… ora gli mandiamo una fotina…”

Si inquadrò le tette e la vidi scattare.

“Ora gli scrivo di farsela bastare.”

Senza dire nulla mi fiondai sulla sua figa e ripresi a leccarla, sentendo Susy gemere forte.

“Mmmh bravo amore, bravo… ti stai segando ancora?”

“Sì…”

“Pensa che anche lui lo sta facendo… si sta segando guardando le mie tettone…”

Alzai gli occhi e vidi che reggeva il telefono con la mano tremante.

“Ha scritto che… ha scritto che è venuto mmmh… vieni anche tu amore… voglio che vieni mentre me la lecchi mmmh…”

Avevo la bocca piena del suo succo. Raramente l’avevo sentita così bagnata e ormai la leccavo in preda a un piacere incontrollabile, con il cazzo che pulsava nella mia mano. La sentivo fremere: stava per venire anche lei.

Schizzai a terra con la bocca affondata nella sua figa e sentii godere anche lei, mentre si contorceva e mi premeva la testa in preda all’orgasmo. Susy gridò e ansimò, dominata da un piacere incontrollato, per poi abbandonarsi sul divano stremata.
👏👏👏
 
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20 – Tacchi

L’episodio precedente fu come benzina sul nostro fuoco. La passione tra me e Susanna e quelle perversioni solamente sopite si riaccesero prepotentemente.
Marco le scrisse ancora, senz’altro illuso da Susanna, tuttavia a mente fredda decidemmo entrambi di non dargli corda. Ciò che contava era il nostro gioco e lui era stato solo una pedina, mossa per il nostro piacere.

È anche vero che via via che il tempo passava i nostri ruoli sessuali andavano a definirsi maggiormente. Susanna dominante e io più remissivo. Come accennavo, forse proprio nel primo capito, non avevo mai svolto questa parte, se così vogliamo definirla. Ero sempre stato la figura dominante e questo mi piaceva. Era stato così anche con Susanna stessa, durante la nostra prima relazione. Tuttavia quanto stava accadendo tra noi aveva ribaltato le prospettive e io mi stavo ritrovando nel polo opposto, scoprendo di provare piacere in tutto ciò.

Questo diede vita anche a un feticismo che non avevo mai avuto, quello per i tacchi. Attenzione, non per i piedi, com’è comune a molti, ma proprio ai tacchi. Senz’altro mi era sempre piaciuto vedere la mia ragazza indossare un bel paio di tacchi. Slanciavano le gambe, esaltavano il culo. Ma c’era di più. I tacchi erano parte di quell’abbigliamento provocante che scatenava le mie fantasie. I tacchi, soprattutto alcuni, facevano molto troia, detto come va detto. E io impazzivo nel vedere la mia Susy vestita da troietta.
Una sera uscimmo a cena insieme e lei era una vera bomba. Un vestitino bianco che esaltava le sue forme e un paio di nuovi tacchi, rosa shocking, delle decolleté con 12 cm di tacco e plateau. Al ristorante l’avevano ammirata tutti, ma questa non era una novità. Era piuttosto il mio sguardo ad essere caduto spesso ai suoi piedi. Ovviamente lei se ne accorse.
“Ti piacciono?” mi chiese.
“Molto, sei una figa imperiale stasera!”
“Esagerato!”

E poi a casa, nascosti in camera di lei, iniziammo a baciarci e a palparci e io le chiesi di tenere addosso i tacchi. Mi sentivo irresistibilmente attratto e così con la bocca scesi lungo le gambe, baciandole tutte, dall’interno coscia fino alle caviglie.
“Baciali” mi disse.
Non esitai e le baciai il collo dei piedini, mentre le tenevo i tacchi tra le mani. Avevo il cazzo duro fuori dai pantaloni e lei mi sorrideva compiaciuta.
“Ti piacciono proprio questi tacchi, mi fa piacere.”
In tutta risposta mi appoggiai un piede, sempre con la scarpa infilata, alla guancia e proseguii nel baciarglielo, questa volta un po’ più lateralmente. Non mi avevano mai eccitato queste pratiche, ma in quel momento agivo in preda al puro istinto. Toccavo il tacco e pensavo a quanto la rendesse eccitante. Baciai anche i tacchi.
Poi lei abbassò le gambe, verso la mia erezione. Mi prese il cazzo tra i piedi e iniziò a segarmelo con i tacchi. Non so se vi è mai successo, ma fu per me una cosa nuova e tremendamente arrapante. Faccio fatica a spiegare il perché. Forse perché mi sembrava e mi sembra una cosa lussuriosa. Sentivo la punta del tacco grattare sulle mie palle e questo mi provocava un sussulto in più.
La scopai con grande voglia e quando si mise sopra di me a cavalcarmi le guardavo i tacchi e li stringevo tra le mani, mentre lei si muoveva.
Venni così, dentro di lei e dentro al preservativo, mentre mi aggrappavo a quei suoi tacchi rosa.
 
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20 – Tacchi

L’episodio precedente fu come benzina sul nostro fuoco. La passione tra me e Susanna e quelle perversioni solamente sopite si riaccesero prepotentemente.
Marco le scrisse ancora, senz’altro illuso da Susanna, tuttavia a mente fredda decidemmo entrambi di non dargli corda. Ciò che contava era il nostro gioco e lui era stato solo una pedina, mossa per il nostro piacere.

È anche vero che via via che il tempo passava i nostri ruoli sessuali andavano a definirsi maggiormente. Susanna dominante e io più remissivo. Come accennavo, forse proprio nel primo capito, non avevo mai svolto questa parte, se così vogliamo definirla. Ero sempre stato la figura dominante e questo mi piaceva. Era stato così anche con Susanna stessa, durante la nostra prima relazione. Tuttavia quanto stava accadendo tra noi aveva ribaltato le prospettive e io mi stavo ritrovando nel polo opposto, scoprendo di provare piacere in tutto ciò.

Questo diede vita anche a un feticismo che non avevo mai avuto, quello per i tacchi. Attenzione, non per i piedi, com’è comune a molti, ma proprio ai tacchi. Senz’altro mi era sempre piaciuto vedere la mia ragazza indossare un bel paio di tacchi. Slanciavano le gambe, esaltavano il culo. Ma c’era di più. I tacchi erano parte di quell’abbigliamento provocante che scatenava le mie fantasie. I tacchi, soprattutto alcuni, facevano molto troia, detto come va detto. E io impazzivo nel vedere la mia Susy vestita da troietta.
Una sera uscimmo a cena insieme e lei era una vera bomba. Un vestitino bianco che esaltava le sue forme e un paio di nuovi tacchi, rosa shocking, delle decolleté con 12 cm di tacco e plateau. Al ristorante l’avevano ammirata tutti, ma questa non era una novità. Era piuttosto il mio sguardo ad essere caduto spesso ai suoi piedi. Ovviamente lei se ne accorse.
“Ti piacciono?” mi chiese.
“Molto, sei una figa imperiale stasera!”
“Esagerato!”

E poi a casa, nascosti in camera di lei, iniziammo a baciarci e a palparci e io le chiesi di tenere addosso i tacchi. Mi sentivo irresistibilmente attratto e così con la bocca scesi lungo le gambe, baciandole tutte, dall’interno coscia fino alle caviglie.
“Baciali” mi disse.
Non esitai e le baciai il collo dei piedini, mentre le tenevo i tacchi tra le mani. Avevo il cazzo duro fuori dai pantaloni e lei mi sorrideva compiaciuta.
“Ti piacciono proprio questi tacchi, mi fa piacere.”
In tutta risposta mi appoggiai un piede, sempre con la scarpa infilata, alla guancia e proseguii nel baciarglielo, questa volta un po’ più lateralmente. Non mi avevano mai eccitato queste pratiche, ma in quel momento agivo in preda al puro istinto. Toccavo il tacco e pensavo a quanto la rendesse eccitante. Baciai anche i tacchi.
Poi lei abbassò le gambe, verso la mia erezione. Mi prese il cazzo tra i piedi e iniziò a segarmelo con i tacchi. Non so se vi è mai successo, ma fu per me una cosa nuova e tremendamente arrapante. Faccio fatica a spiegare il perché. Forse perché mi sembrava e mi sembra una cosa lussuriosa. Sentivo la punta del tacco grattare sulle mie palle e questo mi provocava un sussulto in più.
La scopai con grande voglia e quando si mise sopra di me a cavalcarmi le guardavo i tacchi e li stringevo tra le mani, mentre lei si muoveva.
Venni così, dentro di lei e dentro al preservativo, mentre mi aggrappavo a quei suoi tacchi rosa.
👏👏👏👍Sempre belli i tuoi racconti
 
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20 – Tacchi

L’episodio precedente fu come benzina sul nostro fuoco. La passione tra me e Susanna e quelle perversioni solamente sopite si riaccesero prepotentemente.
Marco le scrisse ancora, senz’altro illuso da Susanna, tuttavia a mente fredda decidemmo entrambi di non dargli corda. Ciò che contava era il nostro gioco e lui era stato solo una pedina, mossa per il nostro piacere.

È anche vero che via via che il tempo passava i nostri ruoli sessuali andavano a definirsi maggiormente. Susanna dominante e io più remissivo. Come accennavo, forse proprio nel primo capito, non avevo mai svolto questa parte, se così vogliamo definirla. Ero sempre stato la figura dominante e questo mi piaceva. Era stato così anche con Susanna stessa, durante la nostra prima relazione. Tuttavia quanto stava accadendo tra noi aveva ribaltato le prospettive e io mi stavo ritrovando nel polo opposto, scoprendo di provare piacere in tutto ciò.

Questo diede vita anche a un feticismo che non avevo mai avuto, quello per i tacchi. Attenzione, non per i piedi, com’è comune a molti, ma proprio ai tacchi. Senz’altro mi era sempre piaciuto vedere la mia ragazza indossare un bel paio di tacchi. Slanciavano le gambe, esaltavano il culo. Ma c’era di più. I tacchi erano parte di quell’abbigliamento provocante che scatenava le mie fantasie. I tacchi, soprattutto alcuni, facevano molto troia, detto come va detto. E io impazzivo nel vedere la mia Susy vestita da troietta.
Una sera uscimmo a cena insieme e lei era una vera bomba. Un vestitino bianco che esaltava le sue forme e un paio di nuovi tacchi, rosa shocking, delle decolleté con 12 cm di tacco e plateau. Al ristorante l’avevano ammirata tutti, ma questa non era una novità. Era piuttosto il mio sguardo ad essere caduto spesso ai suoi piedi. Ovviamente lei se ne accorse.
“Ti piacciono?” mi chiese.
“Molto, sei una figa imperiale stasera!”
“Esagerato!”

E poi a casa, nascosti in camera di lei, iniziammo a baciarci e a palparci e io le chiesi di tenere addosso i tacchi. Mi sentivo irresistibilmente attratto e così con la bocca scesi lungo le gambe, baciandole tutte, dall’interno coscia fino alle caviglie.
“Baciali” mi disse.
Non esitai e le baciai il collo dei piedini, mentre le tenevo i tacchi tra le mani. Avevo il cazzo duro fuori dai pantaloni e lei mi sorrideva compiaciuta.
“Ti piacciono proprio questi tacchi, mi fa piacere.”
In tutta risposta mi appoggiai un piede, sempre con la scarpa infilata, alla guancia e proseguii nel baciarglielo, questa volta un po’ più lateralmente. Non mi avevano mai eccitato queste pratiche, ma in quel momento agivo in preda al puro istinto. Toccavo il tacco e pensavo a quanto la rendesse eccitante. Baciai anche i tacchi.
Poi lei abbassò le gambe, verso la mia erezione. Mi prese il cazzo tra i piedi e iniziò a segarmelo con i tacchi. Non so se vi è mai successo, ma fu per me una cosa nuova e tremendamente arrapante. Faccio fatica a spiegare il perché. Forse perché mi sembrava e mi sembra una cosa lussuriosa. Sentivo la punta del tacco grattare sulle mie palle e questo mi provocava un sussulto in più.
La scopai con grande voglia e quando si mise sopra di me a cavalcarmi le guardavo i tacchi e li stringevo tra le mani, mentre lei si muoveva.
Venni così, dentro di lei e dentro al preservativo, mentre mi aggrappavo a quei suoi tacchi rosa.
,,,,sexy
 
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21 – Indicazioni

Quella dei tacchi non fu l’unica novità sessuale. Io e Susy vivemmo un periodo davvero focoso. Scopavamo spesso in auto e fuori dall’auto in qualche parcheggio desolato. Lei mi accarezzava il cazzo sopra i pantaloni quando eravamo al bar o in un pub, sorridendomi maliziosa, anche in presenza di altre persone con le quali dovevo sforzarmi di mantenere il controllo.

Un episodio che ricordo con piacere accadde al ritorno dopo una serata. Io guidavo e lei sedeva al mio fianco. Durante il tragitto ci stuzzicavamo a vicenda. La mia mano sopra le sue mutandine ad accarezzarla e la sua dentro i miei pantaloni a segarmi piano il cazzo. Poi Susy alzò il vestitino e sfilò la brasiliana, gettandola sul cruscotto.
Si risistemò sul sedile, ma l’abito si era piegato ed era salito un po’, lasciando scoperta la fighetta. Era difficile mantenere l’attenzione sulla strada e l’occhio cadeva lì in continuazione, mentre lei tastava con soddisfazione gli esiti della sua provocazione.
Le macchine passavano vicino a noi e mi chiedevo se potevano vedere dentro. Forse sì, ma non avrebbero notato quel dettaglio. Anche se una volta, fermi al semaforo, il cuore mi batté davvero forte quando un’auto si affiancò nell’altra corsia. Era un gruppo di ragazzi che andava a far festa da qualche parte. Musica a tutto volume e schiamazzi. Solo pochi metri vicino a loro c’era Susy con la figa al vento, che mi sorrideva maliziosa.
Quando tornò verde sentivo il cazzo scoppiarmi. La volevo scopare il prima possibile.

“Amore perché non chiediamo un’indicazione?”
“Per cosa?”
Domanda stupida. Ci misi un attimo a connettere e Susy dovette portarsi una mano tra le gambe per darmi lo spunto giusto.
“Tu mi vuoi far impazzire.”
“Certo” confermò.
Presi una via del centro, ma non troppo frequentata, e proseguii lentamente, avanzando quasi a passo d’uomo. Sarebbe bastata un’auto dietro di noi per rovinare il gioco e costringerci ad accelerare. Passammo più di qualcuno che passeggiava sul marciapiede, ma nessuno sembrò la “vittima” giusta, fino a che…
“Chiediamo a quello!” disse Susy.
Era un uomo solo, penso sulla quarantina, e stava portando a spasso il cane. Lo affiancai con l’auto e abbassai il finestrino, accostando leggermente al marciapiede.
“Scusi?”
L’uomo fece un paio di passi in nostra direzione e sentii la voce tremare. Lui si avvicinò al finestrino, ovviamente da lato di Susanna, e non fu difficile attirare la sua attenzione, essendo lei una bella ragazza.
“Sa dirmi da che parte è via Leonardo Da Vinci?”
Lui iniziò a rispondermi e poi balbettò, proprio quando io, attratto da quanto sapevo ma in quel momento non vedevo, abbassai lo sguardo su Susy. Aveva il vestitino un po’ sollevato, come poco prima, e si vedeva chiaramente la figa liscia, le labbra carnose e rosee. Anche a lui cadde lo sguardo, credo attratto dal mio. Provò a rialzarlo ma la sua figa costituiva un magnete incredibile.
“Quindi da quella parte?” lo incalzò Susy.
“S-sì esatto.”
“Grazie allora!”
E ripartimmo ridendo come matti, ma anche eccitati come due maiali, perché in fondo è questo che eravamo, due lussuriosi pervertiti.
 
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Virgilio11

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21 – Indicazioni

Quella dei tacchi non fu l’unica novità sessuale. Io e Susy vivemmo un periodo davvero focoso. Scopavamo spesso in auto e fuori dall’auto in qualche parcheggio desolato. Lei mi accarezzava il cazzo sopra i pantaloni quando eravamo al bar o in un pub, sorridendomi maliziosa, anche in presenza di altre persone con le quali dovevo sforzarmi di mantenere il controllo.

Un episodio che ricordo con piacere accadde al ritorno dopo una serata. Io guidavo e lei sedeva al mio fianco. Durante il tragitto ci stuzzicavamo a vicenda. La mia mano sopra le sue mutandine ad accarezzarla e la sua dentro i miei pantaloni a segarmi piano il cazzo. Poi Susy alzò il vestitino e sfilò la brasiliana, gettandola sul cruscotto.
Si risistemò sul sedile, ma l’abito si era piegato ed era salito un po’, lasciando scoperta la fighetta. Era difficile mantenere l’attenzione sulla strada e l’occhio cadeva lì in continuazione, mentre lei tastava con soddisfazione gli esiti della sua provocazione.
Le macchine passavano vicino a noi e mi chiedevo se potevano vedere dentro. Forse sì, ma non avrebbero notato quel dettaglio. Anche se una volta, fermi al semaforo, il cuore mi batté davvero forte quando un’auto si affiancò nell’altra corsia. Era un gruppo di ragazzi che andava a far festa da qualche parte. Musica a tutto volume e schiamazzi. Solo pochi metri vicino a loro c’era Susy con la figa al vento, che mi sorrideva maliziosa.
Quando tornò verde sentivo il cazzo scoppiarmi. La volevo scopare il prima possibile.

“Amore perché non chiediamo un’indicazione?”
“Per cosa?”
Domanda stupida. Ci misi un attimo a connettere e Susy dovette portarsi una mano tra le gambe per darmi lo spunto giusto.
“Tu mi vuoi far impazzire.”
“Certo” confermò.
Presi una via del centro, ma non troppo frequentata, e proseguii lentamente, avanzando quasi a passo d’uomo. Sarebbe bastata un’auto dietro di noi per rovinare il gioco e costringerci ad accelerare. Passammo più di qualcuno che passeggiava sul marciapiede, ma nessuno sembrò la “vittima” giusta, fino a che…
“Chiediamo a quello!” disse Susy.
Era un uomo solo, penso sulla quarantina, e stava portando a spasso il cane. Lo affiancai con l’auto e abbassai il finestrino, accostando leggermente al marciapiede.
“Scusi?”
L’uomo fece un paio di passi in nostra direzione e sentii la voce tremare. Lui si avvicinò al finestrino, ovviamente da lato di Susanna, e non fu difficile attirare la sua attenzione, essendo lei una bella ragazza.
“Sa dirmi da che parte è via Leonardo Da Vinci?”
Lui iniziò a rispondermi e poi balbettò, proprio quando io, attratto da quanto sapevo ma in quel momento non vedevo, abbassai lo sguardo su Susy. Aveva il vestitino un po’ sollevato, come poco prima, e si vedeva chiaramente la figa liscia, le labbra carnose e rosee. Anche a lui cadde lo sguardo, credo attratto dal mio. Provò a rialzarlo ma la sua figa costituiva un magnete incredibile.
“Quindi da quella parte?” lo incalzò Susy.
“S-sì esatto.”
“Grazie allora!”
E ripartimmo ridendo come matti, ma anche eccitati come due maiali, perché in fondo è questo che eravamo, due lussuriosi pervertiti.
ehehe secondome si sta ancora segando pensando alla figa di susy
 
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22 – Compleanno

Una serata che merita senz’altro d’essere raccontata è quella del compleanno di Chiara, la sua migliore amica.

Per l’occasione Chiara aveva prenotato un’intera saletta di un locale del centro della nostra città, aveva preparato tutto l’occorrente per un bel buffet (dove non si risparmiavano gli alcolici) e un piccolo dj set.

Non mi aspettavo nulla di meno da lei, non solo perché era piuttosto benestante, ma anche perché amava ostentare.

A questo punto è il caso di descrivervi anche Chiara, cosicché possiate immaginarla. Chiara è molto bassa, potrei dire qualche centimetro sopra l’1.50, particolare che la “costringeva” a indossare sempre dei tacchi (cosa che imparai a notare). Aveva i capelli lisci, che portava con un taglio corto sopra le spalle e aveva un volto paffuto, nonostante non fosse assolutamente sovrappeso. Fisicamente aveva delle cosce belle piene e una seconda (credo) di seno, che comunque vista la statura era più che sufficiente. Ciò che però si notava come prima cosa era il perenne atteggiamento altezzoso. Cosa che naturalmente Susanna negava, dicendo che si trattava solo di apparenza, ma che la sua amica non lo era affatto.

La sera del suo compleanno indossava dei tacchi a spillo e un vestito a tubino e in testa aveva messo un diadema da reginetta. I palloncini con il numero dei suoi anni capeggiavano sul muro e una quindicina di amici si erano riuniti per celebrarli.

Confesso che temevo di trovare Marco alla festa, ma fortunatamente non rientrava nelle amicizie più strette di Chiara e scansai il pericolo di un confronto diretto.

Chiara accolse Susy con entusiasmo e me con la solita freddezza. Credo che avesse perso il poco rispetto che aveva di me dopo aver saputo della storia con Diego, ma poco importa. Non mi stava simpatica e non ero costretto a farmela andare a genio.

La festa iniziò in maniera piuttosto noiosa per quanto mi riguarda. Non ballavo e non avevo confidenza con quasi nessuno, quindi passavo da una chiacchiera di circostanza all’altra. Susy invece era un animale da festa e come sempre si scatenava. Per me era sempre lei al centro dell’attenzione, era un catalizzatore. Come si muoveva lei, si spostavano gli sguardi, le risate.

Non era solo una questione di aspetto. Susy aveva un modo di fare molto attrattivo ed era trascinante nel suo entusiasmo anche per le piccole cose. Però era ANCHE una questione di aspetto. Quella sera in particolar modo di outfit. Ma cosa ve lo dico a fare.

Stivaletti alti, una gonna di jeans grigia a vita alta e un top nero molto, molto scollato. Ma forse scollato non era il termine giusto perché se dovessimo dividere a metà le sue tette orizzontalmente, potrei dire che il semicerchio superiore era completamente scoperto. Una collana (regalata da me) le coronava il collo e la gemma le cadeva proprio tra le tette. Portava i capelli un poco sciolti dietro la nuca, ma con una ciocca acconciata in un codino, sul capo della testa, e due ciuffetti a lambirle i due lati del viso. La guardavo e solo questo mi eccitava incredibilmente.

Poi, mentre ero indaffarato nel fare sostanzialmente solo questo bevendomi un cocktail, la musica si fermò e sentii uno stralcio della conversazione di alcuni ragazzi. Stavano in piedi poco distanti da me e ridacchiavano di gusto. Erano lontani anni luce dal mio stile e modo di essere. Pantaloni larghi a vita bassa e t-shirt che esaltavano la marca. Uno di loro portava un cappellino col frontino all’indietro. Però lo stile, evidentemente alla moda, doveva piacere, perché più di qualche ragazza ronzava intorno a loro. Tornando a quanto sentii, ricordo delle frasi sconnesse, ma abbastanza esplicite.

“Voglio scoparla porco ***”

Poi ridevano e si davano delle pacche.

“Il fidanzato… una volta non era così…”

“Che figa cazzo!”

Poi ripartì la musica e non capii più nulla. Non sentii mai il nome di Susanna, ma qualcosa mi diceva che era proprio lei il soggetto dei loro discorsi. Me lo sentivo nei nervi e sotto la pelle. Susy intanto si scatenava con le amiche, completamente spensierata.

Mi alzai per prendere delle patatine e al buffet incrociai le mani con un’altra ragazza.

“Scusa fai pure tu.”

Ci servimmo e poi lei si presentò.

“Comunque piacere, sono Stella.”

Le strinsi la mano e mi presentai a mia volta.

“Il ragazzo di Susanna, giusto?”

“Sì” confermai io.

Presi posto su una sedia e lei si sedette vicino a me. La prima cosa che notai di lei fu che era più alta di me. La seconda furono le sopracciglia, che erano molto folte. Nonostante questi dettagli, non era una brutta ragazza. Era vestita piuttosto sportiva rispetto a tutte le altre, con un paio di jeans, scarpe da tennis e una magliettina, mentre portava i capelli castano scuro acconciati in due trecce.

Chiacchierammo insieme e la trovai davvero molto simpatica. Nel frattempo Susanna (che non perdevo mai d’occhio) ballava davanti al dj di serata, sempre un invitato alla festicciola. Lui la incitava con svariati gesti della mano e lei ballava con le amiche, facendo ballonzolare le tettone a ogni movimento. Ebbi paura che potessero scappare fuori da un momento all’altro, ma per chissà quale regola della fisica, non successe mai.

“Ho l’impressione che Susanna non ti stia troppo simpatica” dissi a Stella senza troppi peli sulla lingua.

Lei non si aspettava l’osservazione e fu colta in flagrante.

“Tranquilla, non ci possono stare tutti simpatici per forza” la rassicurai.

In breve mi raccontò che le piaceva un ragazzo, ma questo spasimava per Susanna, che nel frattempo frequentava un altro. Me lo disse senza troppi giri di parole, diretta come lo ero stato io con la mia domanda.

“Devo stare attento a tutte queste minacce” dissi in battuta.

“Potrebbero essere qui, in questo momento… chissà…” mi rispose lei stuzzicandomi.

Cercai di non dare a vedere d’aver accusato il colpo.

“Ma anche lei deve preoccuparsi, perché io ora sto chiacchierando con te.”

“Susanna che si preoccupa di me, figurati… ha sempre avuto tutti quelli che voleva.”

“Scusa” aggiunse poi, temendo di fare una gaffe.

“Fa nulla, tranquilla. Mica stavamo insieme…”

“Giusto.”

“E dimmi, sono parecchi quelli da cui devo guardarmi le spalle?” insistetti.

Stella non si imbarazzò, anzi assunse un cipiglio scocciato o forse di disapprovazione.

“Chiedilo a lei.”

Cambiammo discorso e dopo non molto mi si avvicinò anche Susanna, che salutò Stella con un sorriso forzato. La serata si concluse senza particolari guizzi. Nessuno ci aveva provato con Susy, complice probabilmente la mia presenza, e al nostro ritorno a casa, per una volta le attenzioni erano tutte concentrate su di me. Susy infatti sembrava particolarmente infastidita dalla mia chiacchierata con Stella e dal fatto che le avevo detto che la trovavo simpatica.

“Mi ha detto che le hai fregato il ragazzo” la provocai.

“Avevi dubbi? Pensi che sia più carina di me?” ribatté lei prontamente.

“No, ma tu eri già impegnata… a quanto pare ce l’hai questo vizietto…”

Mi guardò malissimo.

“Impegnata è una parola grossa.”

“E qual è la parola delle dimensioni giuste?”

“Frequentazione.”

“Però non è carino scopare con un altro mentre si frequenta un ragazzo.”

“Mi stai facendo la morale?”

Si era parecchio indispettita.

“In realtà no, mi intrigava scoprire cos’ha fatto in passato la mia ragazza… a quanto pare ce ne sono delle belle.”

“E cosa vorrebbe sapere il mio ragazzo?”

Tra le mille domande improvvisamente non me ne veniva in mente nemmeno una. Esitai e poi feci la più scontata.

“Con quanti hai scopato?”

“E chi se lo ricorda, ho perso il conto!” e mi fece una linguaccia.
 

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