la nostra prima vacanza insieme

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Mi chiamo Marco, ho 23 anni e sono uno studente di ingegneria. Un ragazzo tranquillo, sempre fedele e giusto, senza aver mai creato problemi e senza mai aver dato preoccupazioni. A scuola sono andato sempre discretamente bene, non un secchione di quelli solo libri e casa, ma comunque un ragazzo voglioso di apprendere e di godersi la vita in maniera responsabile e non abusando di alcool o droghe. Probabilmente il ragazzo che ogni mamma vorrebbe per la propria figlia, il ragazzo della porta accanto. Al liceo mi sono innamorato di una ragazza, Daniela, due anni più piccola di me, una ragazza acqua e sapone, capelli mossi tendenti al riccio castani, non altissima, non magrissima, ma con belle curve, un seno prosperoso. I suoi occhi verdi come smeraldi mi avevano colpito dalla prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati. Ci siamo messi insieme 4 anni fa, dopo un lungo corteggiamento. Per Daniela, mai nessuna esperienza con ragazzi, io sono stato il primo, così come lei con me.

Questa estate per la prima volta siamo andati in vacanza soli è come prima meta abbiamo optato per la Sardegna, più precisamente a La Maddalena, lunghi da noi sempre sognati e finalmente raggiunti. Che dire, il mare non ha eguali, con i suoi colori unici al mondo, con le infinite sfumature di blu che regalano quei fondali meravigliosi. Per non parlare delle rocce, che in realtà sembrano dei cuscini per quanto le loro forme sono state levigate ed addolcite dalla salsedine e dal vento. Posto meraviglioso La Maddalena, posto meraviglioso.

Quando ci siamo imbarcati a Civitavecchia sia io che Daniela eravamo come due bambini per la prima volta al lunapark: la vacanza tanto sognata, io e lei soli, era finalmente arrivata. Ci siamo imbarcati di sera, per arrivare ad Olbia alle prime luci dell’alba: inutile dire che molte ore le abbiamo trascorse sul ponte a cercare di intravedere i delfini, soprattutto la mattina con la prima luce, senza tuttavia essere fortunati. Come la maggior parte dei giovani che vanno al mare non portavamo maglie più pesanti per la notte sul ponte della nave, quindi per il freddo ed il vento marino l’unico riparo erano i teli mare, che seppur leggeri ci scaldavano un poco. Andare in Sardegna senza macchina è logisticamente impossibile, soprattutto per noi che volevamo spostarci nelle varie calette e spiagge, pertanto una volta arrivati ad Olbia, fatta la spesa al supermercato, abbiamo raggiunto il nostro mini appartamentino sulla Maddalena: era graziosissimo, una piccola cucina, una veranda, un bagno ed una camera da letto. L’arredamento ovviamente ricordava il mare, con statuine di fari e modellini di barche a vela, colori bianco e azzurro un po’ ovunque e una super pulizia in tutti i locali. Eravamo felicissimi, non vedevamo l’ora di andare al mare, pertanto scaricati velocemente i bagagli e sistemati in camera, ci siamo fatti una doccia, indossato il costume e siamo andati alla prima caletta che volevamo visitare. Il mare non era mosso, una tavola, blu. Essendo i primi di luglio poi non c’era molta gente e potevamo goderci gran parte della caletta poco affollata e quasi tutta per noi. Fissato l’ombrellone, stesi i teli, ci siamo messi la crema solare e subito in acqua a fare il primo bagno. Per la prima volta vedevamo i pesciolini avvicinarsi a noi, nuotare con noi. Eravamo entrambi il ritratto della felicità. Abbiamo giocato diverso tempo in acqua, scherzando e ridendo da fidanzati innamorati e felici. Usciti, ci siamo distesi al sole per abbronzarci.

Ad entrambi il sole è sempre piaciuto, l’abbronzatura sulla nostra pelle stava bene. Daniela, sebbene è sempre stata una ragazza timida e pudica anche nel vestire, mai nessuna scollatura eccessiva, al mare spesso usava sciogliere i laccetti del bikini del reggiseno e poggiarli sul costume. La mamma qualche volta le aveva consigliato di stare attenta, una ventata poteva scoprirle il seno in quel modo, difatti il reggiseno era semplicemente poggiato sul seno. Io condividevo il pensiero di Daniela, il seno dei lacci e del costume non erano il massimo, quando la vedevo nuda poi… appariva quasi volgare, il suo seno grosso bianco diventava più osceno in contrasto con la sua abbronzatura. Tra di noi, in realtà, qualche volta avevamo anche parlato di un’abbronzatura un po’ più… omogenea. La timidezza di entrambi ci spingeva a non dire mai che lei doveva prendere il sole in topless, la vergogna era troppa sia da parte mia che da parte di lei, ma in fondo entrambi avevamo capito che cosa intendevamo. Un conto però è dirlo, un conto è farlo. Difatti più di una volta avevamo parlato di evitare il segno del costume, magari dove non c’era gente, senza poi far nulla anche quando eravamo soli: il rischio di essere visti da conoscenti in spiaggia che, seppur isolate, erano sempre vicino casa, non ci aveva mai spinto ad osare molto.
In spiaggia eravamo rilassati, per Daniela era normale mettere il reggiseno così, coprendo tutto, e per me era normale che lo facesse: di certo sull’isola il vinto soffia sempre, seppur non ci ha mai dato grossi problemi. La prima mezza giornata di mare è passata così, tra bagni in mare e sole. Siamo rimasti fino al tramonto, impossibile perderlo per due innamorati, e poi siamo tornati a casa felici.

Tornati a casa, dopo aver fatto velocemente una doccia per togliere la salsedine… per la priva volta soli in casa, abbiamo fatto l’amore, pieno di passione, pieno di amore, rimanendo poi abbracciati nudi nel letto e ricordandoci le varie mete da visitare nei giorni successivi. Due ragazzi ventenni nudi nel letto, impossibile non fare e rifare l’amore… impossibile non accarezzarsi, non baciarsi… non coccolarsi tranquilli e beati, senza il rischio di essere visti o facendo velocemente per paura che tornassero i genitori in casa.
La notte non abbiamo dormito molto, lo facemmo nudi ovviamente, abbracciati, pieni di passione, di amore, voglia di tenerci stretti e non pensare ad altro. Alla mattina ci siamo svegliati presto, senza alcuna sveglia, e ritrovandoci così, con io che, come ogni uomo, alla mattina ha un’erezione, amarsi di nuovo è stato più che normale.
Siamo usciti di casa presto, la vacanza non era di solo amore in casa ma soprattutto di mare e sole in spiaggia. Quel giorno il mare era leggermente più agitato, il vento anche leggermente più forte ma nulla di eccessivo dal farci desistere dall’andare al mare. Già la sera avevamo deciso dove andare ed una volta arrivati, con nostra gioia, eravamo soli. Il vento nella caletta era debolissimo ed il mare sembrava tendere alla calma, tanto che dopo qualche ora era di nuovo piatto.
Quella mattina per molto tempo siamo rimasti soli in spiaggia e, dopo esserci impomatati di nuovo (troppo alto il rischio di scottature) ed esserci fatti diversi bagni, quando ci siamo distesi per rilassarci al sole, mentre lei sistemava il costume… mi è venuto naturale parlarne.

“Amore se vuoi… se ti fa piacere insomma… qui non c’è nessuno… se ti va puoi provare così capisci se il segno del costume.”
Lei, che secondo me ci stava pensando perché aveva impiegato molto più tempo del solito per sistemare i laccetti e che forse si vergognava nel chiedermi qualcosa, mi rispose:

“Amore non lo so… ho paura di essere vista, e se viene qualcuno? E se ci riconosce poi? E se non ci accorgiamo e ci fanno delle foto? Ho paura…”
In realtà i dubbi erano veri ed erano anche i miei, ma a più di 500 km di distanza da casa, con un mare di mezzo, forse erano paranoie solo nostre ma che in quel momento erano presenti e ci bloccavano. Neanche un quell’occasione parlavamo di topless, forse troppo volgare o troppo diretto per noi come concetto.

“Amore ma no dai, non credo che venga qualcuno che ci conosce, poi proprio qui dovrebbe venire? Non credo… se te la senti per me lo sai, non ci sono problemi”
Cercavo di tranquillizzare lei ma forse anche me. Di certo l’immagine di vederla con il seno nudo prendere il sole al mare mi eccitava e tanto, sebbene a lei avevo sempre detto che neanche a me piaceva il segno del costume, nulla di più nulla di erotico. Troppo timido per dirlo e lei troppo timida ed ingenua per chiedermi altro.
Daniela è rimasta un po’ in silenzio, si guardava spesso intorno, era tentata a farlo e tanto, forse e credo anche più della mia voglia di vederla. Il segno a lei proprio non piaceva ed questo la spingeva a farlo. Si toccava spesso il reggiseno, sistemandolo, portandolo più su poi più giù… di nuovo più su e poi più giù. Si guardava e riguardava intorno.

Daniela, come me, aveva ricevuto un’educazione pudica e anche un po’ severa, il sesso sia in casa mia che da lei era vero e proprio tabù, non se ne parlava mai e spesso se in tv c’erano scene di sesso o di nudi espliciti più di una volta si cambiava canale. Tutto ciò aveva portato a farci vivere dentro una bolla. Prima della nostra prima volta infatti era passato molto tempo dopo anche molti molti dubbi, dalla perdita di verginità prima del matrimonio, all’insicurezza che fossimo io per lei l’uomo giusto e lei per me la donna giusta. Impiegammo diverso tempo ma alla fine, anche con qualche difficoltà per via dei dubbi, delle ansie, della mancanza di conoscenze, riuscimmo a farlo la prima volta. Non fu proprio il massimo, lo ricordo con molto imbarazzo. Sia il prima che dopo. La mia erezione tardò ad arrivare, ero teso, ansioso ed incapace di pensare ad altro. Ed anche l’amplesso non fu proprio il massimo, la tensione, l’eccitazione e la voglia di fare bella figura furono come benzina sul fuoco tanto da farmi eiaculare ben presto. Per Daniela invece credo sia stato diverso, per lei che non aveva termini di paragone, che non aveva idea di cosa si provasse e di cosa fosse il sesso, è stata una cosa romantica, che ricorda con piacere, sebbene il piacere per lei non arrivò.
Daniela quella mattina era agitata, si muoveva spesso, si alzava e si sdraiava, sistemava continuamente il reggiseno, a volte notavo che lo riduceva anche. Daniela voleva togliere definitivamente il reggiseno ma non aveva il coraggio. Io, che non sono di certo una persona decisa, non sapevo minimamente come aiutarla, a volte le prendevo la mano per cercare di tranquillizzarla ma lei poi la riportava sul seno. E tornava a rimuovere il reggiseno.

“Amore ti va di andare a fare un bagno?”
Non sapevo cosa fare. Così le ho detto se voleva andarsi a bagnare un po’, magari l’acqua fresca e piacevole poteva aiutare e rifreddare il corpo e la mente e ci faceva essere più lucidi. Lei era veramente agitata come non mai ed in spiaggia continuava a non esserci nessuno. Magari con la presenza di qualcuno non eravamo in quella situazione, sicuramente non ci pensavamo,

“Va bene, andiamo.”
Aveva accettato volentieri il mio invito, era talmente tesa che non aveva neanche minimamente pensato a farsi un bagno. E quella tensione la rendeva poco lucida, tanto che andammo in acqua con lei che si reggeva il reggiseno, non lo aveva allacciato. Con l’avambraccio si cingeva il seno. Quell’immagine era di un erotismo estremo per me, tanto da annebbiarmi totalmente la vista di ciò che era intorno a noi. Daniela forse si era decisa per la prima volta nella sua vita a togliere il reggiseno al mare. Cosi, mentre entravamo in acqua, dopo qualche metro dove la profondità era maggiore, ha abbassato le mani e con esse il reggiseno. Si era decisa, aveva avuto quel coraggio che io non avrei mai avuto. Non parlava, non credo che in quel momento volesse parlare. La tensione di provarlo, la voglia di provarlo e la paura stessa di provarlo avevano creato in lei un cocktail atomico che era esploso. Si è distesa sull’acqua, a morto, ed è rimasta così, facendosi coccolare dal mare, mentre io la osservavo. Mi ha allungato la sua mano, così che potessi tenerla. Ho capito il momento, sono rimasto in silenzio, con lei in quella posizione a prendere il sole. Il sole dava piacere mentre con i nostri corpi eravamo nell’acqua fresca. Vedere il suo seno in acqua, nudo, bianco, uscire dal mare per poi essere di nuovo immerso in acqua, era una scena carica di emozioni che provocavano scariche di eroticità dentro di me. Lei aveva gli occhi chiusi, voleva rilassarsi, non pensare a nulla, scacciare le sue paure e le sue preoccupazioni. Io da parte mia avevo gli occhi solo per il suo seno nudo, tanto da non accorgermi che in spiaggia non eravamo più soli, altri due ombrelloni erano comparsi, una coppia ed un uomo solo.

“Daniela non siamo più soli!”
“Cosa?”
“Non siamo più soli!”
Daniela, aprendo gli occhi, agitatissima, richiamando forse maggiormente l’attenzione con tutti i movimenti bruschi che faceva in acqua, dando le spalle alla spiaggia, si è coperta il seno con il reggiseno; io l’ho aiutata a riallacciarlo dietro il collo e dietro la schiena.
“Dai aiutami veloce! Che vergogna, che vergogna! Ma non potevo avvisarmi prima? Ma non te ne sei accorto! Speriamo che non ci conoscono…. Che vergogna!”
“Amore stai tranquilla, figurati se ci conoscono. Sono una coppia ed un signore adulto. Non si saranno neanche accorti. Siamo lontani ed è difficile che ci abbiamo visti così.”
Eravamo distanti dalla spiaggia, era quasi impossibile che qualcuno avesse notato l’assenza del suo reggiseno. Ho aiutato comunque Daniela a ricomporsi e siamo tornati in spiaggia a prendere il sole. Era di nuovo agitata, aveva paura di conoscere quelle persone e soprattutto di essere stata vista. Quando siamo usciti però, nessuno ci ha degnato di uno sguardo.

“Non si è accorto nessuno, hai visto? Stai tranquilla amore, non è successo niente.”
“Speriamo!
Ma dovevi avvisarmi prima… perché non lo hai fatto?”
“Non mi ero accorto, appena ho visto quelle persone ti ho avvisata!”
Sussurravamo a bassa voce per non essere ascoltati, cercando di non dare nell’occhio. Qualche famiglia e qualche altra coppia sistemavano gli ombrelloni. Daniela si tranquillizzava piano piano, io invece ero pensieroso dentro di me, senza farmi vedere. Siamo tornati quindi alle nostre solite posizioni, io disteso a pancia in giù, lei a pancia in su con i laccetti del reggiseno sciolti. Parlavamo poco, da parte mia l’immagine di lei a seno nudo in acqua mi aveva turbato, positivamente, ma mi rendeva pensieroso: chiudevo gli occhi e la rivedevo, bella, bellissima! Ero eccitato dentro, visivamente non si notava molto, ma lo ero! In quel momento, se volevo essere sincero con me stesso, dovevo accettare il fatto che a me eccitava lei in topless, il segno del costume c’entrava ben poco con tutte le emozioni interne al mio corpo e nella mia mente. Era il suo seno nudo che mi eccitava, erano i capezzoli al sole, che entravano ed uscivano dal mare.
Daniela invece sembrava dormisse, forse dormiva veramente o forse no. Ho immaginato che anche lei stesse pensando a quelle sensazioni, forse in maniera diversa, non potevo sapere che emozioni le avevano provocato. Mentre era con il seno nudo in acqua mi sembrava rilassata, pertanto immaginai che non ci fosse una componente erotica in quel gesto.
La giornata è trascorsa così, tra un bagno e l’altro, tra un riposino all’ombra e tra qualche chiacchera tra me e lei. Abbiamo parlato stranamente poco, le nostre menti erano concentrate su altro. Quel giorno non sembravamo una coppia ma due persone andate al mare insieme più per non andare soli che per compagnia. Tornati a casa, dopo una doccia, ci siamo ritrovati in camera per vestirci ed andare a cena: lei era nuda, si spalmava la crema doposole: notai il suo seno, aveva pochissimo colore abbronzato, non era più bianco color mozzarella. Era meraviglioso. Non ho resistito e mi sono avvicinato a lei baciandola. Lei mi ha ricambiato il bacio lasciando cadere il tubino della crema. Un bacio lungo, pieno di passione e di amore. Abbiamo fatto l’amore con voglia, ero eccitatissimo e lei anche. Le piaceva sentirmi così voglioso per lei. Poche altre volte è stato più bello di quel giorno. Forse mai. Dopo aver goduto ci siamo abbracciati, stando in silenzio, di nuovo assorti nei nostri pensieri. Io felice e contento per il meraviglioso amplesso. Lei, poggiata con la testa sul mio petto, respirava forte, accarezzandomi.

“Amore, posso dirti una cosa?”
Daniela aveva interrotto il silenzio. La sua voce era poco sicura. Non mi stava ancora guardando, aveva lo sguardo verso il mio petto. Sentivo però il suo cuoricino battere forte. Come di riflesso, anche il mio iniziò a battere forte, non sapevo cosa mi volesse dire ma quelle parole erano piene di tensione, di insicurezza ed erano uscite dalla sua bocca come un vulcano che non riesce più a trattenere il magma al proprio interno ed erutta la lava.
“Dimmi pure amore.”
Cercavo di essere sicuro di me, cercavo di trasmettere sicurezza e fermezza. Il mio cuore mi tradiva ma speravo che Daniela non se ne accorgesse. E non credo che se ne sia accorta, dentro di se c’era troppo per accorgersi di altro.
“Amore… mi vergogno un po’ veramente… cioè ne abbiamo parlato spesso è vero, però mi vergogno comunque. È che quando sono tornata a casa e mi sono specchiata, mi sono piaciuta molto… però non vorrei che tu pensassi male.”
Daniela aveva una voce diversa. Era veramente tesa. Così come l’aria nella stanza, elettrizzata.
“È che… amore… mi vergogno...”
“Ma Daniela, siamo io e te soli! Di cosa ti vergogni?”
“lo so amore, tu sei sempre dolce e delicato con me, ti ripeto non vorrei che pensassi male di me… ma… quando mi sono specchiata ed ho visto l’abbronzatura… mi sono piaciuta amore.”
“Si amore… ne abbiamo parlato spesso… sei bellissima così, come lo sei sempre!”
“Grazie amore, io ti amo tanto, non dimenticarlo mai.”
“Io ti amo amore.”
“Ti amo amore… però… mi amerai anche se…. bè… domani lo rifacessi? Riprendessi il sole di nuovo come oggi?”
Daniela finalmente era riuscita a parlarne. Le era piaciuto e voleva rifarlo. Immagino per il segno del costume. Da parte mia, invece, quelle parole mi hanno risvegliato subito e, prendendole la testa, l’ho baciata forte, con passione.
“Amore io ti amerò sempre. Se hai piacere di farlo sai che io sono e sarò sempre al tuo fianco.”
Sul volto di Daniela è comparso un sorriso e mi ha baciato. Così ci siamo preparati per la cena e siamo usciti per La Maddalena. Contenti e felici come non lo eravamo mai stati in quella giornata.

Il giorno dopo siamo usciti presto, volevamo vedere l’alba e abbiamo fatto colazione direttamente in spiaggia. Era fresco, non siamo rimasti subito in costume, anzi! Daniela aveva una felpa e gli shorts, io un t-shirt e pantaloncini. Il sorgere del sole dal mare è una meraviglia assoluta: una palla grossa, rossa, luminosissima ma non accecante che esce dalla linea dell’orizzonte ed inizia a salire, semplicemente stupendo! Abbiamo fatto colazione così, guardando il sole nascere e scattandoci qualche foto e selfie romantico per ricordarci di quel momento. Era soprattutto Daniela a voler fare foto, era ei che decideva le pose e come muoverci. Io la assecondavo, sapendo della sua passione per i post e le storie sui social. Il sole, intanto, veloce come era nato dal mare, così aveva iniziato a riscaldare l’aria ed io e Daniela ci siamo messi in costume scherzando e ridendo, tra una coccola ed un bacio. Il vento era stranamente assente ed il mare piatto come una tavola. A quell’ora la spiaggia era deserta. E infatti, dopo aver visto l’alba, dopo aver fatto colazione, dopo esserci divertiti a scattare foto ed a farci qualche coccola, Daniela era di nuovo inquieta, aveva di nuovo iniziato a giocare con il reggiseno guardandosi intorno. Ormai sapevamo entrambi il motivo per cui lei fosse agitata. Mi feci coraggio.
“Amore… se vuoi… non ti fare problemi.”
“Ho paura di essere vista…”
“Ma non c’è nessuno, se poi arriverà qualcuno ti coprirai, come ieri no?”
Sembrava essersi convinta. Non di certo per le mie parole ma perché la sua voglia di togliere quell’odioso segno del costume era troppa. Soprattutto dopo aver visto l’effetto del sole sul suo seno.
E così, piano, con delicatezza, istanti che non finivano mai, guardandosi intorno, ha iniziato a spostarlo. Guardavo il suo seno che si scopriva piano. Il segno del costume era ancora evidente, la coppa bianca iniziava ad essere colpita dai primi raggi di sole. Il primo capezzolo faceva un minimo di resistenza: era duro e turgido, il laccetto del reggiseno ci si era ancorato. Quando è uscito è vibrato leggermente, così come il seno grande di Daniela. Dopo qualche istante la sua quinta coppa d era completamente nuda, bianca, brillante della luce del sole. Rimasi senza fiato. In acqua era stupenda, in spiaggia ancora di più. Vederla così distesa, con il seno completamente nudo, in imbarazzo ma con i capezzoli turgidi e duri mi provocarono un’eccitazione meravigliosa. Mi sono messo a pancia in giù e le ho preso la mano, stringendola forte. Da parte sua ha ricambiato quella stretta forte dai mille significati: ci amavamo e sapevamo che quella era la nostra prima grande trasgressione per due timidi ragazzi come noi. Il sole era ormai alto. Daniela così mi ha chiesto di aiutarla a mettere la crema solare: mentre lei la spalmava sul davanti, con calma e precisione, io lo facevo dietro la sua schiena. Quando l’ho vista farlo sul suo seno invece, mi fermai. L’ho vista premere il tubino e far uscire la crema prima su uno e poi sull’altro seno. Le sue mani si muovevano con una delicatezza femminile unica, vedevo il suo seno muoversi, premuto e rilasciato sotto la pressione delle sue mani. La crema solare lo rendeva ancora più lucido e brillante. I capezzoli rosa chiaro erano turgidissimi, per l’effetto dei suoi movimenti, per la leggera brezza che si era alzata ma, soprattutto, per la situazione. Si è distesa prendendo il sole così. Avessi avuto una macchina fotografica le avrei fatto un book fotografico. Era divina. Era la mia fidanzata, una ragazza normalissima, ma in quella situazione mi sembrava una diva di Hollywood. Era ciò che di più bello potessi vedere quella mattina. Ero felice perché era la mia fidanzata, ero eccitato perché era la mia fidanzata. Ero innamorato perso di lei.
La nostra solitudine non è però durata per sempre. È stata Daniela ad accorgersi dell’arrivo della prima coppia. Al contrario del giorno prima però, per non dare troppo nell’occhio, si è girata di spalle, rimanendo comunque con il seno nudo, sebbene nascosto. Nell’arco di 10 minuti sono arrivate altre persone, qualche famiglia, alcuni signori e signore da soli e qualche ragazzo. Prima di andare a fare un bagno Daniela si è ricomposta, facendo passare il reggiseno sotto il suo corpo e chiedendomi di riallacciarlo. Nel mentre se lo è sistemato e ci siamo andati a bagnare. La mattinata, dopo quella prima grande, grandissima emozione, è trascorsa così, tra sole in spiaggia, bagni al mare, i soliti scherzi ed i soliti giochi in acqua e qualche, parlando del più e del meno e scattando di tanto in tanto qualche selfie per amici e famiglie.
Verso ora di pranzo la gente presente iniziava ad andare via. Stranamente perché la spiaggia non era di facile accesso, bisognava camminare un po’ prima di arrivarci, circa 25 minuti a piedi. Io e Daniela abbiamo in genere portavamo sempre il pranzo in spiaggia, non ci piaceva andare via e perdere il posto che faticosamente avevamo conquistato andando di mattina presto.
Eravamo in pochi. Io e Daniela, una coppia di stranieri, credo tedeschi, un signore sui 50 da solo e due signore che erano sedute all’ombra dietro gli scogli. Di nuovo ho visto le sue mani muoversi nervose sui laccetti del reggiseno. Ormai sapevo che cosa volesse fare, cosa la frenava e cosa la spingeva a farlo. Era tentata di togliersi il reggiseno, per la prima volta con altre persone! Ero disteso a pancia in giù all’ombra dell’ombrellone con gli occhi mezzi aperti e mezzi chiusi, ma quando l’ho vista giocare con i laccetti la sonnolenza è sparita ed avevo gli occhi solo per lei. Daniela era assorta nei suoi pensieri. Credo non avesse neanche notato che io ero sveglio. Era tentata, fortemente tentata. E la tentazione di tornare a prendere il sole senza reggiseno ha vinto. L’ho vista mentre alzava il reggiseno, mostrando il suo splendido seno al sole e subito ripoggiare il reggiseno sul seno. Voleva forse sistemarlo meglio, in realtà lo alzava e abbassava perché si stava facendo coraggio. Così si è girata di spalle, allungandosi, e si è sfilata il reggiseno stando qualche minuto di schiena. Ma la sua mente voleva altro. Si agitava, si muoveva, era irrequieta. E dopo diversi minuti in cui si alzava e si riallungava, mostrando il seno per qualche secondo, finalmente si è girata, senza reggiseno, con il seno in vista, ed ha iniziato a prendere il sole con altre persone presenti. Si era accorta che ero sveglio ma non mi ha detto nulla. Neanche io l’ho fatto, troppo delicato il momento. Il suo seno era ormai alla vista di tutti. Non ho potuto di fare a meno di guardare i presenti. La coppia di tedeschi dormivano all’ombra sotto l’ombrellone, le due signore continuavano ad essere sedute dietro gli scogli all’ombra a parlottare senza degnarci di uno sguardo. Ho notato che solo il signore sulla cinquantina aveva notato Daniela ed ogni tanto, con la coda del mio occhio, ho visto che la guardava. A Daniela però non ho detto nulla, sicuro che in fondo sapeva anche lei di essere vista. Ero però geloso dentro di me, dopo i primi minuti in cui mi ero eccitato per la sua meravigliosa bellezza ora vedere quell’uomo che la guardava iniziava ad infastidirmi. Non volevo che fosse esposta così a sconosciuti. Mi sono riscoperto molto geloso. Ma anziché alzarmi e dirle di coprirsi subito sono rimasto sdraiato, combattuto dalla gelosia interna che mi stava corrodendo internamente e dalla sua meravigliosa nudità. Durante le ore di punta, sebbene fosse inizio estate, il sole picchiava forte e stare troppo tempo senza bagnarsi era veramente difficile.

“Amore ti va di bagnarci un po’?”
Daniela, distesa, si è alzata con il busto, con un movimento leggiadro e femminile.

“Va bene amore, andiamo.”
Tutto normale, una routine che in quei giorni era avvenuta spesso. Ma quella volta è stato diverso. Daniela si è alzata in piedi, in topless, il seno totalmente nudo ed esposto. Era bellissima. E mi ha sorpreso. È stata lei a fare i primi passi verso il mare. Senza coprire il seno, si è incamminata verso l’acqua. Sono rimasto a bocca aperta, sembrava più tranquilla adesso che i giorni prima. L’ho seguita in acqua, un po’ sconvolto, molto geloso, ma soprattutto eccitato. Daniela aveva ormai superato le insicurezze, si era decisa a stare senza reggiseno in spiaggia. L’eccitazione in me ormai era evidente, talmente evidente che volevo stare un po’ solo, tra me e me.

“Amore torno in spiaggia.”
Non riuscivo più a stare in acqua con lei.

“Ma amore mi hai chiesto tu di venire, già usciamo?”

Mi venne spontaneo, senza pensarci, senza ragionarci. Forse per la voglia di stare un attimo solo, o forse perché non stavo più capendo cosa stesse succedendo.
“Si, ma se vuoi tu rimani.”

Quelle parole mi rimbombarono nella mente per diversi minuti. Lei era a seno nudo, in mare, sola, ed io le avevo appena detto di rimanere lì!
“Ah…”

Era sorpresa anche lei dalla mia risposta. Non si aspettava neanche lei che la lasciassi lì, sola, senza reggiseno, con un signore che continuava a guardarla e che si era anche avvicinato in riva al mare bagnandosi i piedi. Non so se per vedere meglio lei o perché facesse veramente troppo caldo. Di certo Daniela rimase colpita e rimase ferma dentro il mare con l’acqua che le arrivava al mento, rinfrescandosi dalla calura. Mentre uscivo dall’acqua nella mia mente, come un eco infinito, le parole da me dette rimbombavano forte e dentro di me mi dicevo che ero stato veramente uno sciocco a dire una cosa del genere, lasciare la mia donna sola in acqua. Ma ormai il dado era tratto. Io stavo uscendo e… l’altro uomo, senza dare troppo nell’occhio, iniziava ad entrare in acqua. Non distante da Daniela.

Per commenti, suggerimenti e domande mi potete scrivere all’indirizzo mail [email protected]
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Quando mi sono disteso sull’asciugamano per terra, non ero tranquillo. Ero agitato. Dentro di me qualcosa mi stava turbando pesantemente, al punto da non pensare neanche più al fatto che Daniela era in acqua, senza reggiseno e sola. Ho cercato di riflettere e tranquillizzarmi, capire cosa mi stesse succedendo. Avevo la testa che non rispondeva più ai miei comandi, cercavo di capire il perché, come mai avevo deciso di andare via dall’acqua, senza capire perché. Stare disteso non mi aiutava, così mi sono alzato e mi sono messo seduto, guardando il mare, guardando Daniela sola in acqua piegata su sè stessa con solo la testa fuori dall’acqua. Era bellissima, si stava rilassando. Ogni tanto portava la testa all’indietro per bagnare i capelli, poi la rialzava e si aiutava con le mani a strizzarli. Il suo seno era tuttavia sempre coperto dall’acqua, per quanto possibile. Di certo un occhio attento non si sarebbe fatto sfuggire che il reggiseno o era di color carne o non c’era proprio. È stato proprio in quegli attimi di riflessione che l’ho vista sorridere a distanza a quell’uomo che le aveva appena detto qualcosa: un sorriso un po’ timido che mai le avevo visto fare, sicuramente carico di vergogna ed imbarazzo ma comunque un sorriso. Ho notato che lui ha aggiunto qualcosa, lei credo che gli abbia risposto grazie e dopo un po’ lui ha continuato la sua camminata in acqua e lei il suo bagno. In quel momento volevo alzarmi, entrare in acqua e andare a prenderla. Vederla sorridere mi aveva fatto mancare il fiato più di un pugno alla bocca dello stomaco. Volevo andare e farla uscire dall’acqua. Ma il mio corpo è rimasto fermo. Ho visto così Daniela che veniva verso di me, sempre rimanendo dentro l’acqua per coprire le sue grazie. Fino a quando è stato possibile. Ho visto tante cose belle nella mia vita ma credo che mai nessuna supererà quello che stavo per vedere. Daniela, con la sua grazia, dolcezza, eleganza e timidezza, piena di vergogna, guardandosi intorno, si alzava dall’acqua del mare ed il suo seno abbondante usciva fuori. Era la venere di Botticelli. Vedevo l’acqua scivolare sul suo corpo e scoprire velocemente il suo seno, i suoi capezzoli nudi. Erano duri, come prima non lo erano. Il seno era gonfio, pieno, rigoroso e ballerino. Le areole ben marcate e rosa chiaro circondavano i suoi capezzoli che prepotentemente si facevano notare. Lei camminava in avanti in acqua e ad ogni passo il seno ballava forte, a destra e sinistra, in maniera non coordinata e non sincronizzata, aumentando esponenzialmente l’eccitazione di quella scena. In quel momento non mi sono minimamente chiesto se era guardata o meno, se qualcuno che ci conosceva poteva vederci, se qualcuno voleva fotografarla o altro. Ero solo per lei, incapace di pensare ad altro se non alla sua bellezza. Le piccole onde del mare le facevano continuamente perdere l’equilibrio precario sulla sabbia, aumentando quel ballo divino delle sue mammelle. Era bellissima anche sulla sabbia, quando ormai il seno ballava meno ma, rigoroso, accentrava l’occhio di qualsiasi osservatore che fosse presente.

Ero a bocca aperta, innamorato perso della mia donna, incapace di distrarmi ed incapace di pensare. Guardavo e stavo zitto perché non c’erano parole da dire. Era la perfezione. Una volta arrivata da me si è distesa sull’asciugamano a pancia in giù, strizzandosi i capelli e rilassandosi un po’. Era tesa, sicuramente, come lo ero io. Ma era felice. Nessuno dei due in quel momento ha avuto il coraggio di parlare. L’aria era carica di tensione, da parte mia di eccitazione.

Dopo essermi sdraiato di nuovo a pancia in su, ho chiuso gli occhi per rilassarmi, con il rumore delle piccole onde sul bagnasciuga e la leggera brezza marina che accarezzava la pelle. Volevo dormire, rilassarmi, scappare da tutta quella tensione emotiva. Il tutto mentre a circa 10 metri da noi, il signore che era in acqua con Daniela usciva dal mare e si sdraiava. Daniela era tra me e lui. Dormire era impossibile quindi mi guardavo intorno, cercando di trovare qualcosa che mi tenesse la mente occupata per non pensare a me, alla mia guerra interna, al mio stomaco che mi toglieva ancora il fiato. E qualcosa ha richiamato pesantemente la mia attenzione. L’uomo, sui 50, 55 anni, brizzolato con i capelli corti, alto, robusto, anzi decisamente robusto, a volte girava il suo sguardo verso Daniela, guardandola attentamente. Non credo che in quegli attimi Daniela si fosse accorta di cosa stava succedendo, aveva gli occhi chiusi ed era girata verso di me con il viso, dando, metaforicamente parlando, le spalle a lui. Tanto che, dopo essersi asciugata dietro si è fatta coraggio e si è girata, tornando a mostrare il seno nudo ai pochi presenti disinteressati da lei, ad eccezione di una sola persona. È stato un attimo, un fulmine a ciel sereno, lei seduta che si pinzava i capelli, lui a distanza sdraiato con lo sguardo verso di lei. I loro occhi si sono incontrati, su di lui un sorriso, su di lei un altro sorriso come quello in acqua, timida ma felice. Di nuovo senza fiato, di nuovo un buco enorme allo stomaco. Si erano sorrisi!

“Daniela ma… cosa ti ha detto quell’uomo in acqua?” ho cercato di riprendere in mano la situazione, provando a tornare in me.

“Chi amore?”

“Lo sai, quell’uomo che ti ha appena sorriso.” L’ho vista diventare rossa, imbarazzata. Si stava vergognando, era evidente, ma qualcosa di strano stava aleggiando in lei, qualcosa che non aveva mai provato. Era rossa si, era imbarazzata si, ma nei suoi occhi c’era gioia.

“Ma niente amore… mi ha detto che… sono carica… io però gliel’ho detto che ci sei tu, che c’è il mio fidanzato!”

Quando lei mi ha detto del complimento, le mie orecchie si sono chiuse, le gambe hanno iniziato a tremare, lo stomaco sotto di sopra mi aveva definitivamente tolto il fiato. Sono rimasto a bocca aperta, sconvolto ed incapace di rispondere. Incapace anche di ascoltare che Daniela lo aveva allontanato dicendogli che era fidanzata. Un uomo sconosciuto, con me a pochi metri, aveva fatto un complimento alla mia donna. Ed ecco che la gelosia mi stava offuscando la testa, chiudendomi gli occhi, serrandomi le orecchie e seccandomi la bocca. La salivazione era sparita. Lui continuava a guardarla, a volte ha incrociato anche il mio sguardo, sorridendomi. Io impassibile, come una statua di gesso, lo guardavo e mi chiedevo come poteva non vergognarsi di guardare Daniela davanti a me. Ero ormai scioccato da quell’atteggiamento deciso e anche strafottente di un uomo maturo che guarda, senza paura di essere visto, la fidanzata di un ragazzo seduto accanto a lei. Quando Daniela si è accorta che gli occhi di lui erano spesso su di lei, si è spaventata, tanto che si è rigirata su se stessa, tornando a stare a pancia in giù. Era tesa, era turbata pesantemente anche lei. Si agitava continuamente sul suo telo e spesso, ma veramente spesso, girava lo sguardo verso di lui che le sorrideva. Dopo diversi sguardi incrociati, cambi di posizione da parte mia e di lei, in un momento in cui tutti e tre ci siamo guardati contemporaneamente, io e lui e lei e lui, l’ho visto farci un segno con gli occhi, invitandoci a farci in bagno. E qui probabilmente bisognerebbe studiare la psiche umana, come questa si comporta e come questa può essere non in grado di gestire fisicamente un corpo. Perché in quel momento io pensavo una cosa ed il mio corpo invece non rispondeva. Immobile come se fossi incapace di muoverlo.
Ricordo lo sguardo perplesso di Daniela che mi ha guardato, cercando la forza in me, sperando che io mi alzassi ed andassi a cattivo muso contro quell’uomo per dirgli di lasciarci in pace. Ero incapace di fare tutto ciò, ho avuto solo la forza di allungare il braccio, afferrare il suo reggiseno e passarglielo. Lui, mentre Daniela si copriva, veniva verso di noi.

“Ciao ragazzi, vi va un bagno in compagnia?” una deflagrazione di una bomba credo che avrebbe fatto meno rumore dentro di me. Ero una statua, una statua che muoveva gli occhi e la testa senza sapere dove guardare. La bocca, secca e senza saliva, era incapace di emettere suoni. Ma vedere Daniela alzarsi e sistemarsi, seppur coperta, e guardarmi, come a dirmi che cosa volessi fare, se volevo che andassimo o no, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia insicurezza e instabilità. La bocca si è aperta da sola, sconnessa dalla mia mente, sconnessa da qualsiasi parte del mio corpo seduto sulla sabbia.

“Amore se vuoi andare, vai pure.” non credevo a ciò che avevo appena pronunciato. Non era possibile. Un uomo sconosciuto ci stava invitando a fare un bagno insieme al mare ed io vigliaccamente sono rimasto seduto, per di più dando la forza a lei di andare sola! Da quel momento ho iniziato ad essere imbambolato, alla ricerca del perché di quella mia affermazione. Nulla riusciva più a distrarmi da quel pensiero fisso, il perché della mia risposta, il perché di non essere alzato. Si dice che i meandri della mente sono infiniti, che nessuno conosce totalmente gli algoritmi che regolano la mente umana. Ma forse questo algoritmo non esiste. Forse l’istinto è puramente istinto. È un attimo, una scarica che dura un nulla.

Gli occhi fissi all’orizzonte intravedevano a pochi centimetri da me lui andare verso il mare. Lei aveva lo sguardo verso di me, nell’attesa che la fermassi, vogliosa di essere fermata da me, incapace di fermarsi da sola. Non ci sono riuscito. I suoi occhi erano desiderosi di vedermi alzare, le sue gambe invece erano voglioso di andare in acqua. Volevo fermarla, lanciarle una corda, stopparla e portarla via. Dal mio viso nulla è uscito, né un sorriso, né un’emozione, né una parola. Lei, sconvolta dalla mia mancata reazione, si è lasciata trasportare in acqua dal suo corpo, probabilmente curioso di quella situazione che stava nascendo.
Prima di entrare in acqua si è girata un’ultima volta verso di me, cercando in tutti i modi un mio cenno, una mia reazione. Non è arrivato nulla. È entrata in acqua, raggiungendo lui piano, con la sua mente che probabilmente meglio della mia non stava. Li ho visti parlare, li ho visti sorridere, e poi ho visto lei seria, lui che le sorrideva e lei con lo sguardo imbarazzato che scuoteva leggermente la testa. E poi li ho visti passeggiare. Andare in acque più profonde, dove lei si piegava in se stessa per coprire il suo corpo e lasciando fuori solo la sua testa. E di nuovo vedere lei seria e lui che le parlava. E lei che scuoteva la testa, fino a quando aveva lo sguardo basso e non rispondeva più a lui. Lui le parlava, lei in silenzio mi ha dato un ultimo sguardo disperato. Troppo lontana però per leggere nei miei occhi qualcosa. Che poi non c’era. In quell’istante lei si è portata le mani dietro il collo, come se volesse sistemarsi i capelli. Ma non si è sistemata i capelli. Daniela stava sciogliendo il suo reggiseno. Si stava togliendo il costume davanti ad un altro uomo. E lo ha fatto. Le sue mammelle nude erano a pochi centimetri dagli occhi di lui. Dentro di me la ricerca della ragione della mia mancata reazione continuava. Ero come un pc impallato, incapace di sviluppare altri processo. Incapace di capire che Daniela si era appena denudata il seno davanti ad uno sconosciuto. Lei, con il reggiseno in mano e lo sguardo basso, ascoltava lui, ciò che le diceva. Ogni tanto un sorriso nasceva sul suo viso come il sole la mattina. Si sono poi portati verso la riva, camminando un po’ in acqua, questa volta in piedi, con il seno di lei a vista. Attimi infiniti, durati un’eternità e per sempre scolpiti nella mia testa.

Si sono salutati con un sorriso, lo stesso sorriso che dal suo volto non se ne è andato fino a quando è tornata da me. Senza reggiseno in mano, sparito chissà dove. Libera dal coprirsi, libera anche dalla vergogna e dall’imbarazzo che l’avevano frenata. Libera soprattutto dalla vergogna per dirmi…

“Amore, Antonio ci ha invitato a casa sua questa sera a cena”.

Per commenti, suggerimenti e domande mi potete scrivere all’indirizzo mail [email protected]
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Beisogni2

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Che bel racconto,se è vero sei stato bravissimo a trasmettere le sensazioni che hai provato in quei momenti. Il fascino di vedere una ragazza dolce e inesperta ,anche timida nelle mani di un uomo maturo crea veramente delle forti sensazioni....continua
 

Mikyelino

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Quando mi sono disteso sull’asciugamano per terra, non ero tranquillo. Ero agitato. Dentro di me qualcosa mi stava turbando pesantemente, al punto da non pensare neanche più al fatto che Daniela era in acqua, senza reggiseno e sola. Ho cercato di riflettere e tranquillizzarmi, capire cosa mi stesse succedendo. Avevo la testa che non rispondeva più ai miei comandi, cercavo di capire il perché, come mai avevo deciso di andare via dall’acqua, senza capire perché. Stare disteso non mi aiutava, così mi sono alzato e mi sono messo seduto, guardando il mare, guardando Daniela sola in acqua piegata su sè stessa con solo la testa fuori dall’acqua. Era bellissima, si stava rilassando. Ogni tanto portava la testa all’indietro per bagnare i capelli, poi la rialzava e si aiutava con le mani a strizzarli. Il suo seno era tuttavia sempre coperto dall’acqua, per quanto possibile. Di certo un occhio attento non si sarebbe fatto sfuggire che il reggiseno o era di color carne o non c’era proprio. È stato proprio in quegli attimi di riflessione che l’ho vista sorridere a distanza a quell’uomo che le aveva appena detto qualcosa: un sorriso un po’ timido che mai le avevo visto fare, sicuramente carico di vergogna ed imbarazzo ma comunque un sorriso. Ho notato che lui ha aggiunto qualcosa, lei credo che gli abbia risposto grazie e dopo un po’ lui ha continuato la sua camminata in acqua e lei il suo bagno. In quel momento volevo alzarmi, entrare in acqua e andare a prenderla. Vederla sorridere mi aveva fatto mancare il fiato più di un pugno alla bocca dello stomaco. Volevo andare e farla uscire dall’acqua. Ma il mio corpo è rimasto fermo. Ho visto così Daniela che veniva verso di me, sempre rimanendo dentro l’acqua per coprire le sue grazie. Fino a quando è stato possibile. Ho visto tante cose belle nella mia vita ma credo che mai nessuna supererà quello che stavo per vedere. Daniela, con la sua grazia, dolcezza, eleganza e timidezza, piena di vergogna, guardandosi intorno, si alzava dall’acqua del mare ed il suo seno abbondante usciva fuori. Era la venere di Botticelli. Vedevo l’acqua scivolare sul suo corpo e scoprire velocemente il suo seno, i suoi capezzoli nudi. Erano duri, come prima non lo erano. Il seno era gonfio, pieno, rigoroso e ballerino. Le areole ben marcate e rosa chiaro circondavano i suoi capezzoli che prepotentemente si facevano notare. Lei camminava in avanti in acqua e ad ogni passo il seno ballava forte, a destra e sinistra, in maniera non coordinata e non sincronizzata, aumentando esponenzialmente l’eccitazione di quella scena. In quel momento non mi sono minimamente chiesto se era guardata o meno, se qualcuno che ci conosceva poteva vederci, se qualcuno voleva fotografarla o altro. Ero solo per lei, incapace di pensare ad altro se non alla sua bellezza. Le piccole onde del mare le facevano continuamente perdere l’equilibrio precario sulla sabbia, aumentando quel ballo divino delle sue mammelle. Era bellissima anche sulla sabbia, quando ormai il seno ballava meno ma, rigoroso, accentrava l’occhio di qualsiasi osservatore che fosse presente.

Ero a bocca aperta, innamorato perso della mia donna, incapace di distrarmi ed incapace di pensare. Guardavo e stavo zitto perché non c’erano parole da dire. Era la perfezione. Una volta arrivata da me si è distesa sull’asciugamano a pancia in giù, strizzandosi i capelli e rilassandosi un po’. Era tesa, sicuramente, come lo ero io. Ma era felice. Nessuno dei due in quel momento ha avuto il coraggio di parlare. L’aria era carica di tensione, da parte mia di eccitazione.

Dopo essermi sdraiato di nuovo a pancia in su, ho chiuso gli occhi per rilassarmi, con il rumore delle piccole onde sul bagnasciuga e la leggera brezza marina che accarezzava la pelle. Volevo dormire, rilassarmi, scappare da tutta quella tensione emotiva. Il tutto mentre a circa 10 metri da noi, il signore che era in acqua con Daniela usciva dal mare e si sdraiava. Daniela era tra me e lui. Dormire era impossibile quindi mi guardavo intorno, cercando di trovare qualcosa che mi tenesse la mente occupata per non pensare a me, alla mia guerra interna, al mio stomaco che mi toglieva ancora il fiato. E qualcosa ha richiamato pesantemente la mia attenzione. L’uomo, sui 50, 55 anni, brizzolato con i capelli corti, alto, robusto, anzi decisamente robusto, a volte girava il suo sguardo verso Daniela, guardandola attentamente. Non credo che in quegli attimi Daniela si fosse accorta di cosa stava succedendo, aveva gli occhi chiusi ed era girata verso di me con il viso, dando, metaforicamente parlando, le spalle a lui. Tanto che, dopo essersi asciugata dietro si è fatta coraggio e si è girata, tornando a mostrare il seno nudo ai pochi presenti disinteressati da lei, ad eccezione di una sola persona. È stato un attimo, un fulmine a ciel sereno, lei seduta che si pinzava i capelli, lui a distanza sdraiato con lo sguardo verso di lei. I loro occhi si sono incontrati, su di lui un sorriso, su di lei un altro sorriso come quello in acqua, timida ma felice. Di nuovo senza fiato, di nuovo un buco enorme allo stomaco. Si erano sorrisi!

“Daniela ma… cosa ti ha detto quell’uomo in acqua?” ho cercato di riprendere in mano la situazione, provando a tornare in me.

“Chi amore?”

“Lo sai, quell’uomo che ti ha appena sorriso.” L’ho vista diventare rossa, imbarazzata. Si stava vergognando, era evidente, ma qualcosa di strano stava aleggiando in lei, qualcosa che non aveva mai provato. Era rossa si, era imbarazzata si, ma nei suoi occhi c’era gioia.

“Ma niente amore… mi ha detto che… sono carica… io però gliel’ho detto che ci sei tu, che c’è il mio fidanzato!”

Quando lei mi ha detto del complimento, le mie orecchie si sono chiuse, le gambe hanno iniziato a tremare, lo stomaco sotto di sopra mi aveva definitivamente tolto il fiato. Sono rimasto a bocca aperta, sconvolto ed incapace di rispondere. Incapace anche di ascoltare che Daniela lo aveva allontanato dicendogli che era fidanzata. Un uomo sconosciuto, con me a pochi metri, aveva fatto un complimento alla mia donna. Ed ecco che la gelosia mi stava offuscando la testa, chiudendomi gli occhi, serrandomi le orecchie e seccandomi la bocca. La salivazione era sparita. Lui continuava a guardarla, a volte ha incrociato anche il mio sguardo, sorridendomi. Io impassibile, come una statua di gesso, lo guardavo e mi chiedevo come poteva non vergognarsi di guardare Daniela davanti a me. Ero ormai scioccato da quell’atteggiamento deciso e anche strafottente di un uomo maturo che guarda, senza paura di essere visto, la fidanzata di un ragazzo seduto accanto a lei. Quando Daniela si è accorta che gli occhi di lui erano spesso su di lei, si è spaventata, tanto che si è rigirata su se stessa, tornando a stare a pancia in giù. Era tesa, era turbata pesantemente anche lei. Si agitava continuamente sul suo telo e spesso, ma veramente spesso, girava lo sguardo verso di lui che le sorrideva. Dopo diversi sguardi incrociati, cambi di posizione da parte mia e di lei, in un momento in cui tutti e tre ci siamo guardati contemporaneamente, io e lui e lei e lui, l’ho visto farci un segno con gli occhi, invitandoci a farci in bagno. E qui probabilmente bisognerebbe studiare la psiche umana, come questa si comporta e come questa può essere non in grado di gestire fisicamente un corpo. Perché in quel momento io pensavo una cosa ed il mio corpo invece non rispondeva. Immobile come se fossi incapace di muoverlo.
Ricordo lo sguardo perplesso di Daniela che mi ha guardato, cercando la forza in me, sperando che io mi alzassi ed andassi a cattivo muso contro quell’uomo per dirgli di lasciarci in pace. Ero incapace di fare tutto ciò, ho avuto solo la forza di allungare il braccio, afferrare il suo reggiseno e passarglielo. Lui, mentre Daniela si copriva, veniva verso di noi.

“Ciao ragazzi, vi va un bagno in compagnia?” una deflagrazione di una bomba credo che avrebbe fatto meno rumore dentro di me. Ero una statua, una statua che muoveva gli occhi e la testa senza sapere dove guardare. La bocca, secca e senza saliva, era incapace di emettere suoni. Ma vedere Daniela alzarsi e sistemarsi, seppur coperta, e guardarmi, come a dirmi che cosa volessi fare, se volevo che andassimo o no, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della mia insicurezza e instabilità. La bocca si è aperta da sola, sconnessa dalla mia mente, sconnessa da qualsiasi parte del mio corpo seduto sulla sabbia.

“Amore se vuoi andare, vai pure.” non credevo a ciò che avevo appena pronunciato. Non era possibile. Un uomo sconosciuto ci stava invitando a fare un bagno insieme al mare ed io vigliaccamente sono rimasto seduto, per di più dando la forza a lei di andare sola! Da quel momento ho iniziato ad essere imbambolato, alla ricerca del perché di quella mia affermazione. Nulla riusciva più a distrarmi da quel pensiero fisso, il perché della mia risposta, il perché di non essere alzato. Si dice che i meandri della mente sono infiniti, che nessuno conosce totalmente gli algoritmi che regolano la mente umana. Ma forse questo algoritmo non esiste. Forse l’istinto è puramente istinto. È un attimo, una scarica che dura un nulla.

Gli occhi fissi all’orizzonte intravedevano a pochi centimetri da me lui andare verso il mare. Lei aveva lo sguardo verso di me, nell’attesa che la fermassi, vogliosa di essere fermata da me, incapace di fermarsi da sola. Non ci sono riuscito. I suoi occhi erano desiderosi di vedermi alzare, le sue gambe invece erano voglioso di andare in acqua. Volevo fermarla, lanciarle una corda, stopparla e portarla via. Dal mio viso nulla è uscito, né un sorriso, né un’emozione, né una parola. Lei, sconvolta dalla mia mancata reazione, si è lasciata trasportare in acqua dal suo corpo, probabilmente curioso di quella situazione che stava nascendo.
Prima di entrare in acqua si è girata un’ultima volta verso di me, cercando in tutti i modi un mio cenno, una mia reazione. Non è arrivato nulla. È entrata in acqua, raggiungendo lui piano, con la sua mente che probabilmente meglio della mia non stava. Li ho visti parlare, li ho visti sorridere, e poi ho visto lei seria, lui che le sorrideva e lei con lo sguardo imbarazzato che scuoteva leggermente la testa. E poi li ho visti passeggiare. Andare in acque più profonde, dove lei si piegava in se stessa per coprire il suo corpo e lasciando fuori solo la sua testa. E di nuovo vedere lei seria e lui che le parlava. E lei che scuoteva la testa, fino a quando aveva lo sguardo basso e non rispondeva più a lui. Lui le parlava, lei in silenzio mi ha dato un ultimo sguardo disperato. Troppo lontana però per leggere nei miei occhi qualcosa. Che poi non c’era. In quell’istante lei si è portata le mani dietro il collo, come se volesse sistemarsi i capelli. Ma non si è sistemata i capelli. Daniela stava sciogliendo il suo reggiseno. Si stava togliendo il costume davanti ad un altro uomo. E lo ha fatto. Le sue mammelle nude erano a pochi centimetri dagli occhi di lui. Dentro di me la ricerca della ragione della mia mancata reazione continuava. Ero come un pc impallato, incapace di sviluppare altri processo. Incapace di capire che Daniela si era appena denudata il seno davanti ad uno sconosciuto. Lei, con il reggiseno in mano e lo sguardo basso, ascoltava lui, ciò che le diceva. Ogni tanto un sorriso nasceva sul suo viso come il sole la mattina. Si sono poi portati verso la riva, camminando un po’ in acqua, questa volta in piedi, con il seno di lei a vista. Attimi infiniti, durati un’eternità e per sempre scolpiti nella mia testa.

Si sono salutati con un sorriso, lo stesso sorriso che dal suo volto non se ne è andato fino a quando è tornata da me. Senza reggiseno in mano, sparito chissà dove. Libera dal coprirsi, libera anche dalla vergogna e dall’imbarazzo che l’avevano frenata. Libera soprattutto dalla vergogna per dirmi…

“Amore, Antonio ci ha invitato a casa sua questa sera a cena”.

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Lo sai che facciamo tutti il tifo per Antonio vero?
 
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L’attesa per la cena a casa di Antonio è stata, ovviamente, tutt’altro che facile per me. Daniela, distesa a prendere il sole, aveva gli occhi chiusi ed il seno in vista. Non abbiamo parlato molto, anzi direi per nulla. E quando mi ha detto dell’invito io sono stato anche incapace di rispondere. Un accenno del mio capo e gli occhi sbarrati sono stati la mia reazione, assecondando quell’invito. Un “grazie” spirato più che pronunciato è uscito dalle mie labbra. Non so fino a che punto è stato un invito, dato che non abbiamo mai parlato dell’opportunità di andare o meno. È stato detto e basta. La nostra presenza a quella cena da subito è stata scontata. E non sapevo perché! Proprio la ricerca dei perché è stato l’unico pensiero fisso nella mia mente per tutto il resto della giornata, più di Daniela senza reggiseno, abbandonato chissà dove e chissà perché. Una giornata turbolenta, piena di dubbi, di perplessità, di angoscia, di paura, di eccitazione, ma soprattutto di incapacità di prendere la situazione in mano e cercare di tornare in me. Osservavo la situazione evolversi e rimane o immobile, impassibile, impotente.
Siamo tornati a casa a metà pomeriggio mano nella mano, come sempre, con Daniela che indossava un vestitino da mare fortunatamente largo, da nascondere il ballo prepotente e deciso del suo seno libero. Tra noi la conversazione era ridotta al minimo, probabilmente per l’imbarazzo da parte mia e, forse, per i mille pensieri nella testa di lei a seguito degli avvenimenti occorsi. So solo che lei, appena tornati a casa, è stata molto tempo in bagno, per fare una doccia e per prepararsi. Tempo che a era parso decisamente eccessivo, ma nello stato di confusione in cui ero, di certo non potevo valutare bene il trascorrere del tempo. Così ho fatto una doccia anche io, abbastanza lunga con acqua tiepida tendente al freddo, con la gran parte del tempo passata in piedi a farmi scorrere l’acqua sopra, cercando di svegliarmi ed uscire da quell’impasse in cui ero entrato. Ho così indossato jeans, maglietta e sneakers ed ho atteso Daniela che era di nuovo in bagno a sistemarsi. In altri contesti sarei rimasto a bocca aperta vedendola, era bellissima, ma quella sera invece ero su un altro mondo.
“sei bellissima amore”
“Sicuro amore? Non mi sento per niente sicura”
Era divina, aveva indossato un vestitino estivo con spalline, non aderente e non largo ma che lasciava comunque poco all’immaginazione, in quanto disegnava comunque tutte le sue curve. Ai piedi un paio di sandali con tacco. Indossava orecchini pendenti lunghi, aveva lasciato i capelli abbastanza selvaggi e mossi tendenti sul riccio. Il trucco leggero con un accenno di rossetto rosso chiaro, smalto rosa ai piedi e sulle mani.
Così, una volta in strada, ci siamo incamminati in direzione della casa di Antonio. Una villetta indipendente non lontana dal mare molto carina, con un piccolo giardino completamente recintato da una siepe abbastanza alta che non permetteva ai curiosi di guardare all’interno. Antonio ci ha accolto con molta eleganza, si è presentato a me e ci ha ringraziato di aver “accettato” l’invito. Lui indossava una tunica color oro di fattura africana che dava un senso di libertà ma che nascondeva comunque un qualcosa che non ero in grandi da percepire. La casa era ben arredata e profumata, un forte e piacevole profumo di intenso mi è entrato subito nelle narici e nella testa, senza disturbarmi. La luce era soffusa, non permetteva di mettere a fuoco tutto i suppellettili presenti, c’erano elefanti, composizioni floreali secche, arazzi, cuscini ovunque, tappeti, diverse statuine con apparentemente forme falliche. Al centro della stanza dove Antonio ci stava accogliendo c’era un grande tappeto persiano con cuscini sopra è una “tavola” apparecchiata sopra. La cena sarebbe stata quindi etnica e seduti proprio su quei cuscini. Una grande vetrata permetteva la visuale sul giardinetto antistante la villa.
“Complimenti Daniela per come ti sei vestita, complimenti anche a te Marco per questa meravigliosa donna che hai a fianco. Sei un uomo fortunato, ho avuto il piacere e l’onore di conoscerla oggi e la prima impressione è stata di essere davanti non solo ad una donna bella ma anche molto intelligente e colta. Ciò mi fa presumere che anche tu, che sei un bel ragazzo, sicuramente avrai un livello culturale elevato. Ed il fatto che voi siete qui, a casa mia, mi riempie di felicità perché sono sicuro che passeremo una bellissima serata”.
Guardare Antonio negli occhi era veramente difficile, un uomo sicuro di se, capace di controllare tutto ciò che stava accadendo intorno a lui. Pertanto completamente diverso da me in quel momento. Era il mio perfetto alter ego.
Ci ha fatto così accomodare sui cuscini, abbassando la luminosità della luce dell’ingresso e creando un’atmosfera soffusa e piacevole, rilassante. Una leggerissima musica in sottofondo aiutava a rendere l’ambiente chiuso e familiare. Nel complesso, veniva naturale sedersi su quei cuscini. Antonio parlava molto, anche perché sia io che Daniela non eravamo ancora capaci di intavolare una discussione a tre. Alle sue domande stavamo rispondendo con monosillabi o comunque con frasi abbastanza circoscritte. Ma nonostante ciò, con il passare del tempo, siamo riusciti ad aprirci e la conversazione era ormai a tre, con momenti anche molto divertenti. Antonio era tutto tranne che una persona monotona e noiosa. Una persona con la quale si poteva veramente passare una bella serata insieme. Mentre si parlava di tutto e di più, lui ogni tanto serviva del buon vino rosso e cibo etnico, il cui piatto principale non poteva che essere il cous cous, buonissimo e perfetto. Ma in realtà le portate erano molteplici, tanto che era un continuo via vai dalla sala da pranzo/salone alla cucina. Diversi piatti erano serviti su tajine, tutti leggeri e piacevoli da mangiare. Per non parlare delle diverse qualità di olive, datteri e altri stuzzichini vari. Per la prima volta dopo diverse ore mi stavo di nuovo sentendo bene ed in pace con me stesso, senza più il pensiero fisso che mi stava attanagliando ormai da molto. Non stavo più pensando a quando Daniela era andata sola in acqua o a quando si era sfilata il reggiseno. Sia io che lei stavamo ridendo alle battute ed anzi, a volte io è Daniela facevamo battute. In quel clima di serenità che si era creato io sono tornato a stare bene. Ed anche per Daniela era così. Eravamo entrati talmente in sintonia che aiutavamo anche Antonio a portare il cibo a tavola ed a togliere i piatti. In questo clima di rilassatezza e spensieratezza sono andato in bagno per esigenze fisiologiche e, dopo essermi lavato e le mani, mentre le asciugavo e mi guardavo allo specchio, un dettaglio mi ha fatto ripiombare nello stato iniziale della serata: il reggiseno di Daniela era accanto l’asciugamano, in bella vista. Il reggiseno che Daniela aveva indossato per la cena! Ciò significava che Daniela, adesso, non aveva più il reggiseno! E per di più se lo era sicuramente tolto quando aveva accompagnato lui in cucina perché io lei non l’avevo vista andare in bagno! Contestualmente dalla casa erano sparite le voci di Antonio e Daniela, non li stavo più sentendo parlare ad alta voce, ridere e scherzare. La musica era spenta e sentivo solo bisbigliare un minimo. Appena sono uscito dal bagno, ho sentito lei dire:
“Sta arrivando”.
Insospettito da tutto, seppur con poca lucidità, sono tornato nel salone e la scena che mi si è presentata davanti è stata talmente devastante che tutto ciò che era successo la mattina non era nulla a confronto. Sono rimasto immobile, con gli occhi sbarrati, le gambe che mi stavano tremando e la testa ormai fusa che fumava. Non so descrivere bene quali emozioni stavo provando dentro di me, una bomba atomica era appena esplosa e come un uomo svuotato dentro di qualsiasi cosa ho guardato Daniela, completamente nuda, con un decoltè rosso fuoco con tacco altissimo e plateau, sguardo verso il basso imbarazzata ma con i capezzoli del seno turgidi ed in bella vista, gambe piegate verso dietro che lasciavano intravedere che tra le gambe si era depilata completamente. Adesso capivo le ragioni di tutta quella permanenza in bagno il pomeriggio. Antonio invece era seduto con le gambe larghe, completamente nudo anche lui e con il membro semieretto. Era sconvolgente per le dimensioni sia del pene ma soprattutto dello scroto, grosso e largo, pieno. Sono rimasto senza fiato per un tempo imprecisato, con un rischio di svenimento per assenza di ossigeno elevatissimo. Qualche minuto prima mi ero ripreso, ero di nuovo in pace con me stesso, nonostante alle mie spalle qualcosa era successo. Antonio mi stava guardando orgoglioso di se e del suo corpo e probabilmente di come aveva fatto denudare Daniela.
“Caro Marco che fai lì in piedi? Mettiti comodo anche tu e vieni qui con noi. Fai come la tua donna, mettiti pure nudo tranquillamente e vedrai che starai anche più comodo.”
Ho guardato di nuovo Daniela, che aveva ancora lo sguardo basso ed imbarazzato. E come un automa mi sono spogliato, mettendomi nudo e sedendomi di nuovo sul cuscino. Antonio era tornato ad essere l’unico che parlava, l’unico che scherzava e cercava di nuovo di metterci a nostro agio. Una missione complicatissima per via del fatto che tutti eravamo nudi e che lui, apparentemente, era decisamente eccitato. Antonio parlava di tutto, come se fosse naturalissimo stare insieme ad una coppia totalmente nudi e con il pene in erezione. Un pene che aveva delle dimensioni enormi, credo almeno 20 cm, largo e venoso. La testa mi stava esplodendo, mi faceva male.
“Marco bevi questo, ti farà bene. Bevilo anche tu cara.”
È stata la prima volta che non l’ha chiamata Daniela. Ed anche la prima volta che, davanti a me, le aveva cinto il fianco con il suo braccio, poggiando la mano sul fianco sinistro. Ci stava offrendo un bicchiere di vino da meditazione veramente buono, questo lo ricordo bene. Alcolico si, ma buono. E per me e Daniela anche questa era novità in quanto prevalentemente astemi. Ma in quel momento qualsiasi cosa mi avrebbe fatto bene, per distendermi e cercare di essere meno reso possibile. Anche il profumo dell’incenso era diverso, era molto più dolce e più intenso.
“Marco hai proprio una bella fidanzata, abbiamo parlato un po’ quando tu eri in spiaggia questa mattina e adesso che eri in bagno. Daniela è una ragazza molto intelligente che sa stare anche al suo posto e sa quando deve stare zitta e quando può parlare, così come te, vero Marco?”
A quelle parole era impossibile rispondere, un cenno del mio capo in segno di assenso. Mi sono sentito ancora più impotente, mi sono sentito come se centomila catene mi avessero legato ed imprigionato. Il fisico non rispondeva più a me. Ma rispondere a cosa? La mia testa era come staccata dalla mia mente. E dentro la mia mente c’era solo una grande confusione, una nebbia fitta che offuscava tutto. Solo una scarica elettrica che scorreva dentro il mio corpo fino al mio pene mi ha fatto accorgere che tra le gambe non ero più dormiente. Mettendo alla luce del sole le diversità tra me Antonio, non solo fisiche ma anche di lucidità. Ed infatti la mano sinistra di Antonio era ormai sul seno di Daniela, accarezzando il capezzoli sinistro con il polpastrello dell’indice e giocandoci.
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