Esperienza reale L'amica speciale

Alessio Lucci

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A chi non è capitato durante l'adolescenza di avere un'amica del cuore alla quale raccontavi tutto, ma proprio tutto? Lei si chiamava Elena, abitava nel mio stesso palazzo e la conoscevo da sempre. Ogni pomeriggio passavamo ore insieme a giocare, a volte a casa dei miei, a volte a casa dei suoi. All'epoca eravamo solo due bambini, ma il rapporto inevitabilmente cambiò nel corso degli anni.

Durante le nostre lotte sul letto, ad esempio, iniziai a notare che il pene diventava più grosso e duro. E in modo del tutto naturale le mie mani andavano a palpare le tette di Elena che piano, piano crescevano. Un pomeriggio, solo a casa, strofinandomi su una rivista venni per la prima volta. Fu un grande spavento, non sapevo neppure cosa fosse quel liquido semi-trasparente che aveva imbrattato la rivista su cui mi stato strofinando. Non ne feci parola neanche con Elena per alcune settimane finché non iniziai a capire come funzionava.

"Elena, sai, ho scoperto una cosa..." le confessai intimidito un pomeriggio mentre facevamo i compiti a casa mia. Lei mi guardò incuriosita...."Cosa?".
"Non so come dirtelo...ma posso fartelo vedere" le dissi.
"Ok".

Mi abbassai rapidamente i pantaloni e rimasi solo con gli slip. Il cazzo sotto era già duro.
"Ma che fai? Sei scemo?", mi chiese ridendo.

"Guarda...", lo tirai fuori e iniziai a toccarmelo come avevo imparato. Elena non staccò gli occhi dal mio cazzo ma purtroppo, rispetto a quando lo facevo da solo, riuscì a resistere davvero poco tempo prima di sentire l'impellente stimolo di venire.
"Elena, guarda che succede ora" sussurrai prima che il primo schizzo di sperma finisse per terra. Lei mi osservava stupita...Quando finì ci guardammo negli occhi.
"Ma non è pipì...cos'é?" mi chiese Elena.

Mi ricomposi e mi sedetti accanto a lei: "L'ho scoperto da poco anche io, la prima volta mi sono spaventato un casino...poi ho cercato su internet...questo liquido bianco si chiama sperma. Fa un odore strano, vuoi sentirlo?".

Raccolsi la sborra che era finita per terra con un fazzoletto e lo avvicinai al suo naso. Elena annusò e rise. Poi si alzò.
Per lei era arrivata l'ora di tornare a casa. Ma prima di andare via si fermò sulla porta: "La prossima volta posso provare a farlo uscire io?".
 
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Alessio Lucci

Alessio Lucci

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A chi non è capitato durante l'adolescenza di avere un'amica del cuore alla quale raccontavi tutto, ma proprio tutto? Lei si chiamava Elena, abitava nel mio stesso palazzo e la conoscevo da sempre. Ogni pomeriggio passavamo ore insieme a giocare, a volte a casa dei miei, a volte a casa dei suoi. All'epoca eravamo solo due bambini, ma il rapporto inevitabilmente cambiò nel corso degli anni.

Durante le nostre lotte sul letto, ad esempio, iniziai a notare che il pene diventava più grosso e duro. E in modo del tutto naturale le mie mani andavano a palpare le tette di Elena che piano, piano crescevano. Un pomeriggio, solo a casa, strofinandomi su una rivista venni per la prima volta. Fu un grande spavento, non sapevo neppure cosa fosse quel liquido semi-trasparente che aveva imbrattato la rivista su cui mi stato strofinando. Non ne feci parola neanche con Elena per alcune settimane finché non iniziai a capire come funzionava.

"Elena, sai, ho scoperto una cosa..." le confessai intimidito un pomeriggio mentre facevamo i compiti a casa mia. Lei mi guardò incuriosita...."Cosa?".
"Non so come dirtelo...ma posso fartelo vedere" le dissi.
"Ok".

Mi abbassai rapidamente i pantaloni e rimasi solo con gli slip. Il cazzo sotto era già duro.
"Ma che fai? Sei scemo?", mi chiese ridendo.

"Guarda...", lo tirai fuori e iniziai a toccarmelo come avevo imparato. Elena non staccò gli occhi dal mio cazzo ma purtroppo, rispetto a quando lo facevo da solo, riuscì a resistere davvero poco tempo prima di sentire l'impellente stimolo di venire.
"Elena, guarda che succede ora" sussurrai prima che il primo schizzo di sperma finisse per terra. Lei mi osservava stupita...Quando finì ci guardammo negli occhi.
"Ma non è pipì...cos'é?" mi chiese Elena.

Mi ricomposi e mi sedetti accanto a lei: "L'ho scoperto da poco anche io, la prima volta mi sono spaventato un casino...poi ho cercato su internet...questo liquido bianco si chiama sperma. Fa un odore strano, vuoi sentirlo?".

Raccolsi la sborra che era finita per terra con un fazzoletto e lo avvicinai al suo naso. Elena annusò e rise. Poi si alzò.
Per lei era arrivata l'ora di tornare a casa. Ma prima di andare via si fermò sulla porta: "La prossima volta posso provare a farlo uscire io?".
Il giorno dopo Elena mi invitò a casa sua. I genitori erano a lavoro. Iniziammo a fare i compiti ma la vedevo strana, imbarazzata. Tra noi c'era un'aria che non c'era mai stata prima.

"Me lo fai rivedere?" mi chiese all'improvviso indicando con gli occhi il mio cazzo.
"Ma non volevi farlo tu?"
"Posso?"
"Certo che puoi...ti guido io".

Elena si alzò dalla scrivania, mi prese per mano e mi fece accomodare sul suo letto prima di sedersi accanto a me.

"Dai, che aspetti? Sbottonami i pantaloni"

Mi guardò un attimo, quindi fece come le avevo chiesto e mi sfilò i jeans. Poi si fermò.
A quel punto mi abbassai gli slip e restai col cazzo già semiduro a pochi centimetri da lei.

"Posso toccarlo?" mi chiese. Feci cenno di sì con il capo.
Elena lo prese tra le mani per la prima volta. Non sapeva cosa fare. Era impacciata. Ma il contatto bastò per farmi provare una scossa elettrica. Era la prima ragazza a toccarmelo.

"E' duro...e caldo" disse senza mai alzare lo sguardo.
Presi la sua mano tra le mie e la guidai: "Devi fare così, su e giù, senza stringere troppo"

Dopo qualche secondo, una volta che prese il ritmo, lasciai che continuasse da sola.
"Sai come si chiama quella che stai facendo?" le chiesi. Elena mi guardò negli occhi e fece di no scuotendo la testa.
"Si chiama sega"
"La mia prima sega..." disse Elena scoppiando a ridere.

In un paio di minuti ero già arrivato al limite.
"Piano, rallenta..."
"Perché?" mi chiese Elena.
"Voglio che duri di più...se vai più lentamente non esce subito e ne faccio di più".

Sapevo che non l'avrebbe fatto. Le piaceva giocare e farmi i dispetti. Elena accelerò al massimo il ritmo della sega portandomi all'orgasmo in pochi secondi. Sborrai a terra, davanti al suo letto. Elena non si fermò continuando a muovere la mano finché l'ultima goccia di sperma non uscì dal mio cazzo.

"Ne hai fatta più di ieri...." notò subito.
"Significa che sei stata brava" le risposi.

Elena prese un paio di fazzoletti con cui pulì il grosso mentre io mi rimisi slip e jeans.

Stavo per andare via ma sulla porta di casa Elena mi fermò: "Mi piace toccartelo, lo rifaremo?"
"Quando vuoi...".

Avevo trovato la mia segaiola.
 

Asdrubale112

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Il giorno dopo Elena mi invitò a casa sua. I genitori erano a lavoro. Iniziammo a fare i compiti ma la vedevo strana, imbarazzata. Tra noi c'era un'aria che non c'era mai stata prima.

"Me lo fai rivedere?" mi chiese all'improvviso indicando con gli occhi il mio cazzo.
"Ma non volevi farlo tu?"
"Posso?"
"Certo che puoi...ti guido io".

Elena si alzò dalla scrivania, mi prese per mano e mi fece accomodare sul suo letto prima di sedersi accanto a me.

"Dai, che aspetti? Sbottonami i pantaloni"

Mi guardò un attimo, quindi fece come le avevo chiesto e mi sfilò i jeans. Poi si fermò.
A quel punto mi abbassai gli slip e restai col cazzo già semiduro a pochi centimetri da lei.

"Posso toccarlo?" mi chiese. Feci cenno di sì con il capo.
Elena lo prese tra le mani per la prima volta. Non sapeva cosa fare. Era impacciata. Ma il contatto bastò per farmi provare una scossa elettrica. Era la prima ragazza a toccarmelo.

"E' duro...e caldo" disse senza mai alzare lo sguardo.
Presi la sua mano tra le mie e la guidai: "Devi fare così, su e giù, senza stringere troppo"

Dopo qualche secondo, una volta che prese il ritmo, lasciai che continuasse da sola.
"Sai come si chiama quella che stai facendo?" le chiesi. Elena mi guardò negli occhi e fece di no scuotendo la testa.
"Si chiama sega"
"La mia prima sega..." disse Elena scoppiando a ridere.

In un paio di minuti ero già arrivato al limite.
"Piano, rallenta..."
"Perché?" mi chiese Elena.
"Voglio che duri di più...se vai più lentamente non esce subito e ne faccio di più".

Sapevo che non l'avrebbe fatto. Le piaceva giocare e farmi i dispetti. Elena accelerò al massimo il ritmo della sega portandomi all'orgasmo in pochi secondi. Sborrai a terra, davanti al suo letto. Elena non si fermò continuando a muovere la mano finché l'ultima goccia di sperma non uscì dal mio cazzo.

"Ne hai fatta più di ieri...." notò subito.
"Significa che sei stata brava" le risposi.

Elena prese un paio di fazzoletti con cui pulì il grosso mentre io mi rimisi slip e jeans.

Stavo per andare via ma sulla porta di casa Elena mi fermò: "Mi piace toccartelo, lo rifaremo?"
"Quando vuoi...".

Avevo trovato la mia segaiola.
Anche io avevo un'amica del cuore, ma purtroppo mai avuto esperienze di questo genere
 
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Alessio Lucci

Alessio Lucci

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Il giorno dopo Elena mi invitò a casa sua. I genitori erano a lavoro. Iniziammo a fare i compiti ma la vedevo strana, imbarazzata. Tra noi c'era un'aria che non c'era mai stata prima.

"Me lo fai rivedere?" mi chiese all'improvviso indicando con gli occhi il mio cazzo.
"Ma non volevi farlo tu?"
"Posso?"
"Certo che puoi...ti guido io".

Elena si alzò dalla scrivania, mi prese per mano e mi fece accomodare sul suo letto prima di sedersi accanto a me.

"Dai, che aspetti? Sbottonami i pantaloni"

Mi guardò un attimo, quindi fece come le avevo chiesto e mi sfilò i jeans. Poi si fermò.
A quel punto mi abbassai gli slip e restai col cazzo già semiduro a pochi centimetri da lei.

"Posso toccarlo?" mi chiese. Feci cenno di sì con il capo.
Elena lo prese tra le mani per la prima volta. Non sapeva cosa fare. Era impacciata. Ma il contatto bastò per farmi provare una scossa elettrica. Era la prima ragazza a toccarmelo.

"E' duro...e caldo" disse senza mai alzare lo sguardo.
Presi la sua mano tra le mie e la guidai: "Devi fare così, su e giù, senza stringere troppo"

Dopo qualche secondo, una volta che prese il ritmo, lasciai che continuasse da sola.
"Sai come si chiama quella che stai facendo?" le chiesi. Elena mi guardò negli occhi e fece di no scuotendo la testa.
"Si chiama sega"
"La mia prima sega..." disse Elena scoppiando a ridere.

In un paio di minuti ero già arrivato al limite.
"Piano, rallenta..."
"Perché?" mi chiese Elena.
"Voglio che duri di più...se vai più lentamente non esce subito e ne faccio di più".

Sapevo che non l'avrebbe fatto. Le piaceva giocare e farmi i dispetti. Elena accelerò al massimo il ritmo della sega portandomi all'orgasmo in pochi secondi. Sborrai a terra, davanti al suo letto. Elena non si fermò continuando a muovere la mano finché l'ultima goccia di sperma non uscì dal mio cazzo.

"Ne hai fatta più di ieri...." notò subito.
"Significa che sei stata brava" le risposi.

Elena prese un paio di fazzoletti con cui pulì il grosso mentre io mi rimisi slip e jeans.

Stavo per andare via ma sulla porta di casa Elena mi fermò: "Mi piace toccartelo, lo rifaremo?"
"Quando vuoi...".

Avevo trovato la mia segaiola.
Io ed Elena continuavamo a vederci praticamente ogni giorno e praticamente ogni giorno Elena mi faceva una sega. Le piaceva proprio giocarci. Spesso non avevo bisogno di chiedere.

Ormai faceva tutto da sola: abbassava la zip, lo tirava fuori e iniziava a toccarmelo. Col passare del tempo era diventata molto brava anche col ritmo. Sapeva perfettamente quando accelerare e quando rallentare. Per evitare di sporcare sempre a terra iniziò ad usare dei fazzolettini in cui mi faceva venire e che poi odorava ridendo.

Dopo qualche mese Elena iniziò a frequentarsi con un ragazzo. Era più grande rispetto a noi di un paio di anni. Per un attimo pensai che sarebbe finito tutto. La mia migliore amica non avrebbe più voluto giocare col mio cazzo.

"Ora che hai il fidanzato non mi considererai più..." piagnucolai.
Elena sorrise: "E perché? Se a te non dà fastidio che sia fidanzata, io vorrei continuare..."
"Davvero? Vuoi continuare a farmi le seghe? E se lo sapesse il tuo ragazzo?" le chiesi.
Elena sorrise di nuovo: "Se ho un ragazzo alla mia età è anche merito tuo, sai? Mi ha detto che mai nessuna l'ha toccato così bene, neanche quelle più grandi".

E mentre lo diceva, iniziò a farmi un'altra sega. Pensai che in effetti quel ragazzo aveva proprio ragione, Elena era diventata davvero una brava segaiola. Ma un ragazzo più grande, ovviamente, adesso voleva andare oltre.

Un pomeriggio, mentre eravamo in camera mia, Elena sparò la domanda delle domande a bruciapelo: "Ale, ma cos'è un pompino?".
 

samos

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Io ed Elena continuavamo a vederci praticamente ogni giorno e praticamente ogni giorno Elena mi faceva una sega. Le piaceva proprio giocarci. Spesso non avevo bisogno di chiedere.

Ormai faceva tutto da sola: abbassava la zip, lo tirava fuori e iniziava a toccarmelo. Col passare del tempo era diventata molto brava anche col ritmo. Sapeva perfettamente quando accelerare e quando rallentare. Per evitare di sporcare sempre a terra iniziò ad usare dei fazzolettini in cui mi faceva venire e che poi odorava ridendo.

Dopo qualche mese Elena iniziò a frequentarsi con un ragazzo. Era più grande rispetto a noi di un paio di anni. Per un attimo pensai che sarebbe finito tutto. La mia migliore amica non avrebbe più voluto giocare col mio cazzo.

"Ora che hai il fidanzato non mi considererai più..." piagnucolai.
Elena sorrise: "E perché? Se a te non dà fastidio che sia fidanzata, io vorrei continuare..."
"Davvero? Vuoi continuare a farmi le seghe? E se lo sapesse il tuo ragazzo?" le chiesi.
Elena sorrise di nuovo: "Se ho un ragazzo alla mia età è anche merito tuo, sai? Mi ha detto che mai nessuna l'ha toccato così bene, neanche quelle più grandi".

E mentre lo diceva, iniziò a farmi un'altra sega. Pensai che in effetti quel ragazzo aveva proprio ragione, Elena era diventata davvero una brava segaiola. Ma un ragazzo più grande, ovviamente, adesso voleva andare oltre.

Un pomeriggio, mentre eravamo in camera mia, Elena sparò la domanda delle domande a bruciapelo: "Ale, ma cos'è un pompino?".
La questione si fa interessante...
 
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Alessio Lucci

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Io ed Elena continuavamo a vederci praticamente ogni giorno e praticamente ogni giorno Elena mi faceva una sega. Le piaceva proprio giocarci. Spesso non avevo bisogno di chiedere.

Ormai faceva tutto da sola: abbassava la zip, lo tirava fuori e iniziava a toccarmelo. Col passare del tempo era diventata molto brava anche col ritmo. Sapeva perfettamente quando accelerare e quando rallentare. Per evitare di sporcare sempre a terra iniziò ad usare dei fazzolettini in cui mi faceva venire e che poi odorava ridendo.

Dopo qualche mese Elena iniziò a frequentarsi con un ragazzo. Era più grande rispetto a noi di un paio di anni. Per un attimo pensai che sarebbe finito tutto. La mia migliore amica non avrebbe più voluto giocare col mio cazzo.

"Ora che hai il fidanzato non mi considererai più..." piagnucolai.
Elena sorrise: "E perché? Se a te non dà fastidio che sia fidanzata, io vorrei continuare..."
"Davvero? Vuoi continuare a farmi le seghe? E se lo sapesse il tuo ragazzo?" le chiesi.
Elena sorrise di nuovo: "Se ho un ragazzo alla mia età è anche merito tuo, sai? Mi ha detto che mai nessuna l'ha toccato così bene, neanche quelle più grandi".

E mentre lo diceva, iniziò a farmi un'altra sega. Pensai che in effetti quel ragazzo aveva proprio ragione, Elena era diventata davvero una brava segaiola. Ma un ragazzo più grande, ovviamente, adesso voleva andare oltre.

Un pomeriggio, mentre eravamo in camera mia, Elena sparò la domanda delle domande a bruciapelo: "Ale, ma cos'è un pompino?".
Il cazzo mi era diventato duro in un attimo. In realtà ormai da mesi pensavo un modo per ottenere da Elena il mio primo pompino, mai avrei immaginato che fosse lei a prendere per prima l'argomento e senza troppi giri di parole.

"Perché me lo chiedi?"
"Edo vuole che gli faccia un pompino...ma io non ho idea di come si faccia. Dice che le altre glielo facevano e che se non glielo faccio mi lascia" confessò Elena quasi in lacrime.

Dovevo aiutarla.
"Non ti preoccupare...non è così difficile. In pratica devi fare con la bocca quello che fai con le mani".
"Cioè? Cosa devo fare?" mi chiese spaventata.
"A parole è difficile...facciamo così, prova un attimo con me, poi se non riesci o ti fa troppo schifo ci fermiamo, ok?"
"Sì, ti prego, aiutami" mi implorò Elena abbracciandomi.

Abbassai pantaloni e slip in un colpo solo, mi alzai in piedi: "Inginocchiati davanti a me".
Il viso di Elena era pochi centimetri dal mio cazzo. Mi guardava.

"Inizia a leccarlo, come se fosse un gelato".
Mi sorrise. Passò la lingua timidamente sull'asta: "Così? Vado bene?"
"Sì, bravissima...lecca anche la punta, usa la punta della lingua"

Elena seguiva parola per parola le mie indicazioni.
"Ora prova a farlo entrare in bocca, prima solo la punta...ecco così, succhia leggermente come fai col calippo"
Elena aveva il mio cazzo tra le sue labbra. Era il suo primo pompino, ma anche per me era la primissima volta e resistere era difficile.

Non riusciva a tenerlo tutto dentro e ogni tanto sentivo leggermente i suoi denti ma era una sensazione fantastica. Pochi secondi e sentì lo stimolo irresistibile di venire.

"Elena, spostati...." riuscì a dire cercando di divincolarmi. Lei però mi cinse le gambe con le sue braccia avvinghiandosi ancora di più a me. Il primo schizzo le finì dritto in goal quasi affogandola. A quel punto si staccò improvvisamente iniziando a tossire mentre io continuavo a sborrare per terra.

"Scusami, sono stata un disastro, vero?" mi chiese mortificata.
"Non ti preoccupare, è normale, era la prima volta...migliorerai"
"Ma Edo mi lascia..."

"Tranquilla, se ti va possiamo provare tutti i giorni finché non diventerai bravissima come con le mani"
"Grazie Ale, allora riproviamo domani, ok?"
 
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Il cazzo mi era diventato duro in un attimo. In realtà ormai da mesi pensavo un modo per ottenere da Elena il mio primo pompino, mai avrei immaginato che fosse lei a prendere per prima l'argomento e senza troppi giri di parole.

"Perché me lo chiedi?"
"Edo vuole che gli faccia un pompino...ma io non ho idea di come si faccia. Dice che le altre glielo facevano e che se non glielo faccio mi lascia" confessò Elena quasi in lacrime.

Dovevo aiutarla.
"Non ti preoccupare...non è così difficile. In pratica devi fare con la bocca quello che fai con le mani".
"Cioè? Cosa devo fare?" mi chiese spaventata.
"A parole è difficile...facciamo così, prova un attimo con me, poi se non riesci o ti fa troppo schifo ci fermiamo, ok?"
"Sì, ti prego, aiutami" mi implorò Elena abbracciandomi.

Abbassai pantaloni e slip in un colpo solo, mi alzai in piedi: "Inginocchiati davanti a me".
Il viso di Elena era pochi centimetri dal mio cazzo. Mi guardava.

"Inizia a leccarlo, come se fosse un gelato".
Mi sorrise. Passò la lingua timidamente sull'asta: "Così? Vado bene?"
"Sì, bravissima...lecca anche la punta, usa la punta della lingua"

Elena seguiva parola per parola le mie indicazioni.
"Ora prova a farlo entrare in bocca, prima solo la punta...ecco così, succhia leggermente come fai col calippo"
Elena aveva il mio cazzo tra le sue labbra. Era il suo primo pompino, ma anche per me era la primissima volta e resistere era difficile.

Non riusciva a tenerlo tutto dentro e ogni tanto sentivo leggermente i suoi denti ma era una sensazione fantastica. Pochi secondi e sentì lo stimolo irresistibile di venire.

"Elena, spostati...." riuscì a dire cercando di divincolarmi. Lei però mi cinse le gambe con le sue braccia avvinghiandosi ancora di più a me. Il primo schizzo le finì dritto in goal quasi affogandola. A quel punto si staccò improvvisamente iniziando a tossire mentre io continuavo a sborrare per terra.

"Scusami, sono stata un disastro, vero?" mi chiese mortificata.
"Non ti preoccupare, è normale, era la prima volta...migliorerai"
"Ma Edo mi lascia..."

"Tranquilla, se ti va possiamo provare tutti i giorni finché non diventerai bravissima come con le mani"
"Grazie Ale, allora riproviamo domani, ok?"
Nel giro di una settimana Elena divenne una discreta pompinara. Me lo succhiava praticamente tutti i pomeriggi. Piano, piano riusciva a infilarlo sempre più in fondo. Da quel giorno in cui si era quasi affogata però non aveva più provato a prenderla in bocca.

Prima di venire le facevo un cenno, lei si staccava e continuava con le mani fino a farmi sborrare. Era bellissimo ma avrei voluto di più. E credevo che lo avrebbe voluto anche Edo.

"Elena, posso dirti una cosa?"
"Cosa?"
"Sai...sei diventata davvero molto brava ma...."
"Ma?"
"Ma credo che potrebbe non bastare con Edo"

Elena sbiancò improvvisamente: "Perché?", mi chiese preoccupatissima.
"Vedi, per noi ragazzi anche il finale del pompino è molto importante. Penso che gli piacerebbe di più se lo facessi venire in bocca".

"Lo so Ale...ho guardato anche qualche video per capire come fare ma ho paura...l'altra volta mi stavi uccidendo" mi disse sorridendo.
"Ti va di riprovare Ele? Dai, ti guido io, stai tranquilla. Al massimo esco subito".
"Ok...proviamo"

Seduto sul mio letto lasciai che Elena guidasse il ritmo del pompino finché non sentì lo sperma risalire: "Eccola..."
Si allontanò leggermente dal mio cazzo, tenendo la bocca ben aperta.
"Chiudi gli occhi" le dissi.
Il primo schizzo stavolta la raggiunse sul viso, quindi si avvicinò lasciando che il resto della sborra le entrasse in bocca. La raccolse tutta senza problemi.

"Visto che ce l'hai fatta?" le chiesi soddisfatto.
Elena aveva la bocca piena del mio sperma, ma invece di sputarlo in un fazzoletto come pensavo avrebbe fatto, la vidi deglutire. Rimasi senza fiato per qualche secondo.

"Ma....l'hai ingoiata???"
"Sì...non dovevo? L'ho visto fare in qualche video...."
Edo era veramente fortunato, pensai.

"E com'era? Che sapore ha?" le chiesi curioso.
"Mmmmm......sa di kiwi" mi disse scoppiando a ridere mentre si ripuliva lo sperma dal viso e dalle labbra.

"Che dici, ora sono pronta per Edo?".
 

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