Capitolo 14
Cominciò a segare piano, prendeva confidenza con quel grosso pene venoso mentre Pino continuava a frugare nel suo piccolo ma formoso corpo. La camicia era tutta sbottonata, il collo era bagnato e la bocca di Pino ciucciava avidamente la tetta sinistra. Lei ormai era eccitata e notò che lo era come mai prima: si sentiva protetta, capita, sicura. Con la mano libera cominciò a massaggiare la testa calva di quell’omone intento a leccarla tutta. Lui aveva il pene viola, le palle gonfie, non riusciva a pensare lucidamente, anni e anni di repressione sessuale svuotati addosso a una ragazzina innocente ma tremendamente arrapante, quel seno era così gustoso, gonfio e grosso. Succhiava con avidità, leccava i capezzoli roteando la lingua, gli occhi erano spalancati per non perdersi un centimetro di quella carne perfetta e invitante. Si staccò dal suo seno e riguardò lei che lo guardava a sua volta, cercavano di leggere i loro rispettivi sguardi ma i capezzoli turgidi di una e il cazzo in completa erezione dell’altro parlavano per entrambi. Pino afferrò la nuca di lei con la mano aperta, la presa era forte, spinse giù violentemente sul suo cazzo, Miri quasi sbattette su quel palo viola maleodorante, ma senza pensarci troppo aprì la bocca e cominciò a fare quel che già sapeva: succhiare un cazzo. Ma quello non era il solito pene giovane di un ragazzo sportivo, era di un uomo veramente vecchio, veramente grasso e veramente diverso da tutti quelli che aveva succhiato prima. Prese confidenza con la cappella facilmente, era grossa e pulsante nella sua piccola bocca che si inarcava per ciucciare come se fosse un biberon. Pino accompagnava con la mano il movimento della testa di lei, cercando di dettare il movimento, ma quasi si stupì di notare come lei fosse autonoma: la sua bocca e la sua lingua sapevano benissimo cosa fare e Pino non poteva fare altro che godersi il tutto, cercando di resistere a un orgasmo che si avvicinava sempre più velocemente, non poteva certo resistere a quel piccolo angelo dal fisico formoso, dal viso perfettamente simmetrico e morbido, a quella pelle liscia e candida. Proprio in quel momento sentì partire l’eiaculazione incontrollata, un primo fiotto invase la bocca della piccola, Miriana lo sentì arrivare diretto nella gola, verso l’epiglottide, tossì e cercò di liberarsi ma la mano di Pino premeva forte sulla sua testa tenendola bloccata, altri 4 lunghissimi fiotti invasero la sua bocca riempendola completamente: “Ahhhhh”! Pino si lasciò andare ad un profondissimo urlo liberatorio, un qualcosa che teneva dentro da troppo tempo che usciva con una violenza inaudita nella bocca di un innocente, o quasi, ragazzina che teneva gli occhi chiusi mentre quella melma calda riempiva la sua boccuccia. A quel punto la mano di Pino perse forza e Miri riuscì ad alzarsi bruscamente: aveva troppo sperma in bocca e non riuscì manco a ingoiarlo tutto. Cominciò a tossire forte, la sborra invase l’auto uscendo dalla sua bocca e precipitando sulle sue poppe e sull’auto di Pino, mentre lui la guardava ansimante appoggiato al sedile. Lei riprese lentamente fiato, aveva dei fazzolettini in borsa e li utilizzò per pulirsi la bocca mentre dal suo seno colava ancora sborra sul sedile: “Mamma mia ma quanto sborri”? Disse quasi sottovoce, ma con chiarezza, lui rimase quasi sorpreso dalla domanda e arrossì terribilmente, non sapeva cosa rispondere. Lei guardò il cell, mille messaggi come al solito tra i quali quelli del suo ex, ignorò tutto, guardò l’orario: 22:00? “Oh cavolo è tardissimo, devo tornare a casa”! Disse mentre cominciò a ricomporsi senza curarsi di avere ancora parecchio sperma sul seno, che di conseguenza macchiò il reggiseno. Pino pure fu come destato da un sogno, sobbalzò e mise in moto l’automobile, guardò ancora una volta verso di lei che stava abbottonando la camicetta per poi mettersi in marcia.
Miri si pulì per bene il viso, scambiava sguardi con Pino, sempre meno imbarazzanti, sempre più complici, lui era felice ma non riusciva a percepire cosa pensava lei. “ Ora a nanna vero?” Disse lui come se fosse il suo nonnino. Lei ricambiò con un semplice sorriso, guardando in avanti verso l’infinito. Pino era compiaciuto, il cuore gli batteva ancora forte ma prese coraggio, allungò il braccio e lo cinse dietro il collo della ragazzina tirandola a se, lei si fece trascinare sulla sua spalla arrossendo, si sentiva protetta, capita. Parlarono ancora come se nulla fosse del più e del meno mentre tornavano a casa in tangenziale, era buio, poche macchine in giro, lui le strinse dolcemente il seno mentre la teneva stretta a se, lei lo lasciò fare mentre alla radio risuonavano le note di careless whisper di George Michael.
Cominciò a segare piano, prendeva confidenza con quel grosso pene venoso mentre Pino continuava a frugare nel suo piccolo ma formoso corpo. La camicia era tutta sbottonata, il collo era bagnato e la bocca di Pino ciucciava avidamente la tetta sinistra. Lei ormai era eccitata e notò che lo era come mai prima: si sentiva protetta, capita, sicura. Con la mano libera cominciò a massaggiare la testa calva di quell’omone intento a leccarla tutta. Lui aveva il pene viola, le palle gonfie, non riusciva a pensare lucidamente, anni e anni di repressione sessuale svuotati addosso a una ragazzina innocente ma tremendamente arrapante, quel seno era così gustoso, gonfio e grosso. Succhiava con avidità, leccava i capezzoli roteando la lingua, gli occhi erano spalancati per non perdersi un centimetro di quella carne perfetta e invitante. Si staccò dal suo seno e riguardò lei che lo guardava a sua volta, cercavano di leggere i loro rispettivi sguardi ma i capezzoli turgidi di una e il cazzo in completa erezione dell’altro parlavano per entrambi. Pino afferrò la nuca di lei con la mano aperta, la presa era forte, spinse giù violentemente sul suo cazzo, Miri quasi sbattette su quel palo viola maleodorante, ma senza pensarci troppo aprì la bocca e cominciò a fare quel che già sapeva: succhiare un cazzo. Ma quello non era il solito pene giovane di un ragazzo sportivo, era di un uomo veramente vecchio, veramente grasso e veramente diverso da tutti quelli che aveva succhiato prima. Prese confidenza con la cappella facilmente, era grossa e pulsante nella sua piccola bocca che si inarcava per ciucciare come se fosse un biberon. Pino accompagnava con la mano il movimento della testa di lei, cercando di dettare il movimento, ma quasi si stupì di notare come lei fosse autonoma: la sua bocca e la sua lingua sapevano benissimo cosa fare e Pino non poteva fare altro che godersi il tutto, cercando di resistere a un orgasmo che si avvicinava sempre più velocemente, non poteva certo resistere a quel piccolo angelo dal fisico formoso, dal viso perfettamente simmetrico e morbido, a quella pelle liscia e candida. Proprio in quel momento sentì partire l’eiaculazione incontrollata, un primo fiotto invase la bocca della piccola, Miriana lo sentì arrivare diretto nella gola, verso l’epiglottide, tossì e cercò di liberarsi ma la mano di Pino premeva forte sulla sua testa tenendola bloccata, altri 4 lunghissimi fiotti invasero la sua bocca riempendola completamente: “Ahhhhh”! Pino si lasciò andare ad un profondissimo urlo liberatorio, un qualcosa che teneva dentro da troppo tempo che usciva con una violenza inaudita nella bocca di un innocente, o quasi, ragazzina che teneva gli occhi chiusi mentre quella melma calda riempiva la sua boccuccia. A quel punto la mano di Pino perse forza e Miri riuscì ad alzarsi bruscamente: aveva troppo sperma in bocca e non riuscì manco a ingoiarlo tutto. Cominciò a tossire forte, la sborra invase l’auto uscendo dalla sua bocca e precipitando sulle sue poppe e sull’auto di Pino, mentre lui la guardava ansimante appoggiato al sedile. Lei riprese lentamente fiato, aveva dei fazzolettini in borsa e li utilizzò per pulirsi la bocca mentre dal suo seno colava ancora sborra sul sedile: “Mamma mia ma quanto sborri”? Disse quasi sottovoce, ma con chiarezza, lui rimase quasi sorpreso dalla domanda e arrossì terribilmente, non sapeva cosa rispondere. Lei guardò il cell, mille messaggi come al solito tra i quali quelli del suo ex, ignorò tutto, guardò l’orario: 22:00? “Oh cavolo è tardissimo, devo tornare a casa”! Disse mentre cominciò a ricomporsi senza curarsi di avere ancora parecchio sperma sul seno, che di conseguenza macchiò il reggiseno. Pino pure fu come destato da un sogno, sobbalzò e mise in moto l’automobile, guardò ancora una volta verso di lei che stava abbottonando la camicetta per poi mettersi in marcia.
Miri si pulì per bene il viso, scambiava sguardi con Pino, sempre meno imbarazzanti, sempre più complici, lui era felice ma non riusciva a percepire cosa pensava lei. “ Ora a nanna vero?” Disse lui come se fosse il suo nonnino. Lei ricambiò con un semplice sorriso, guardando in avanti verso l’infinito. Pino era compiaciuto, il cuore gli batteva ancora forte ma prese coraggio, allungò il braccio e lo cinse dietro il collo della ragazzina tirandola a se, lei si fece trascinare sulla sua spalla arrossendo, si sentiva protetta, capita. Parlarono ancora come se nulla fosse del più e del meno mentre tornavano a casa in tangenziale, era buio, poche macchine in giro, lui le strinse dolcemente il seno mentre la teneva stretta a se, lei lo lasciò fare mentre alla radio risuonavano le note di careless whisper di George Michael.