Sono sempre stato un uomo innamorato e mediamente geloso, e non avevo mai sospettato che dentro di me si annidasse lo spirito di un cuckold. Non sapevo neppure che cosa volesse dire….
Ma la storia che sto per raccontarvi cambiò drasticamente il mio orizzonte e i miei desideri.
Tutto cominciò quando la donna che era mia moglie da tre anni, Valeria, 28 anni, cambiò lavoro.
Venne assunta in un’azienda ed era entusiasta del nuovo ruolo. Mi parlava delle colleghe simpatiche e del suo capo, una persona eccezionale che aveva puntato su di lei per farla crescere.
Io lo incontrai un giorno e non mi preoccupai più di tanto, poiché il manager non mi sembrava particolarmente bello, secondo i miei canoni, e inoltre era molto basso, rispetto a Valeria. Inoltre mi fidavo ciecamente della mia adorata moglie.
Quindi non ebbi nulla in contrario quando lei mi chiese di poter andare ad una convention per tre giorni a Roma insieme al suo capo, che voleva presentarla a persone importanti. Durante il week end mi chiamò spesso per raccontarmi, tranne l’ultima sera in cui, mi disse aveva un dopocena con dei capoccia e controvoglia avrebbe dovuto partecipare.
Al suo ritorno pareva tutto normale e ancora una volta non ci feci caso. Qualche giorno dopo Valeria cominciò a essere diversa con me, e mi disse che c’era qualcosa che non andava tra noi, la passione si era spenta. Io le chiesi spiegazioni e lei mi disse che non sapeva descrivere quello che provava, ma aveva bisogno di riflettere.
Una nostra amica, Sonia, partiva per 20 giorni e lasciava la sua casa al primo piano vuota, chiese a Valeria se poteva andare ogni tanto ad annaffiare le piante. Lei prese la palla la balzo e le chiese di poter dormire a casa sua per qualche giorno in modo da poter riflettere su di noi…
Così la sera seguente mi annunciò che sarebbe andata qualche giorno a casa di Sonia. Io subii passivamente questa sua decisione, anche perché nei giorni dopo il viaggio a Roma, Valeria era uscita la sera un paio di volte per cene con persone importanti che Michele, il suo capo; le voleva presentare. Dal momento che aveva espresso quel disagio nei miei confronti, invece, io ero molto più attento ai suoi spostamenti, la accompagnavo spesso in giro, e questo le creava nervosismo perché diceva che ero “troppo appiccicoso”. La realtà è che mi sembrava smaniare per qualcosa, e si placò solo la sera che si trasferì da Sonia.
La sera che si trasferì mi chiamo al telefono dicendomi quanto era strano trovarsi lì da sola e per la prima volta la sentii un po’ perplessa della sua scelta. La mattina dopo la chiamai per sentire come andava e le dissi che volevo passare in serata da lei per parlare, ma lei mi disse che quella sera sarebbe uscita con un amica alle otto.
La cosa mi sembrò molto strana, e quella sera mi appostai sotto casa di Sonia per vedere dove andava e con chi. Attesi per due ore con visuale sul portone ma non vidi Valeria uscire, le luci erano accese e la vidi anche lavare i piatti in cucina.
Pensai che avesse cambiato idea e me ne stavo per andare quando all’improvviso vidi una macchina di grossa cilindrata parcheggiare sotto il portone. Scese Michele, lo riconobbi subito, con in mano una bottiglia suono al campanello della casa dove dormiva mia moglie…erano le 22. Balzai fuori dalla macchina col cuore in gola e mi portai come un pazzo sotto le finestre dell’appartamento.
La strada era buia e deserta e arrampicandomi su un tubo avevo la visuale, tra le stecche della tapparella abbassata, sulla camera da letto. Vedevo la camera buia e la luce che filtrava dalla cucina. Non sapevo esattamente a che punto fosse arrivata la loro confidenza e per un attimo ebbi quasi paura che restassero in cucina tutto il tempo. Sentivo Valeria ridere eccitata, e la voce bassa del suo amante che parlava con tono seducente.
Poi d’improvviso la luce della camera si accese e vidi Valeria entrare in camera. “Vieni Michele, questa è la camera dove dormo, ti piace?” Non potei fare a meno di notare che dall’ultima volta che ero stato lì la camera sembrava essere stata preparata per un’occasione speciale: candele, luci basse e sul cuscino, adagiata ad arte, una guepiere di raso nero da vera troia. Senza dire una parola Valeria si girò verso di lui e gli buttò le braccia al collo, si guardarono per un istante negli occhi, il mio respiro si fermò.
Poi mia moglie si avvicinò alla sua bocca e si strinsero in un bacio appassionato ed eccitato. La cosa quindi era già avanti, vedevo la lingua di Valeria roteare lasciva nella bocca del suo amante che la stringeva spingendola contro il bacino, probabilmente infoiato. La vista mi si annebbiò, ma non potevo far altro che guardare.
Valeria si staccò un istante e con un gesto da vera troia si sbottonò la camicetta leggera continuando a guardare il suo bull con occhi di fuoco. Lui non si fece pregare e scostò il reggiseno di raso liberando le tenere tettine del mio amore, morbide e dall’areola larga e rosa. Ci si avventò con la lingua mentre Valeria si lasciò scappare un gemito, i suoi capezzoli cominciarono a corrugarsi mentre con un gesto molto naturale lei cominciò a fregare col palmo della mano la patta gonfia del suo capo. Lui restituì il gesto infilando una mano sotto la sua gonna e cominciando a massaggiarle la fica da sopra le mutande. Valeria ebbe un sussulto e, ritirandosi dal suo tocco, con un movimento sensuale che voleva dire che non era ancora il momento, scivolò in ginocchio davanti a lui.
Con lentezza e pregustando il momento slacciò piano la cintura di coccodrillo del manager, poi sbottonò la patta e fece calare i pantaloni al ginocchio. Con la mano delicata, ornata per l’occasione da unghie rosso fuoco, scostò l’elastico degli slip liberando un cazzo già abbastanza gonfio, un cazzo di dimensioni enormi, pesante e carnoso. Lo guardò come se si trattasse di un capolavoro e lentamente fece arretrare la pelle del glande scoprendo una cappella larga e rossa che cominciava a gonfiarsi.
Non potevo credere che quella che vedevo fosse mia moglie, la mia Valeria, che di solito toccava il mio modesto cazzetto con fare giocoso, mentre ora sembrava una sacerdotessa intenta a celebrare un importante rito.
Avvicinò il viso al cazzo pulsante e scappellato, come a volerne percepire l’odore e all’improvviso spalancò la bocca circondando la cappella con le labbra, non senza un certo sforzo. L’uomo chiuse gli occhi e spinse il bacino avanti mentre lei provava a far entrare in bocca quella proboscide d’elefante. “Mi piace il tuo sesso, troppo grande per me” disse con un tono da troia che sa l’effetto che una simile lusinga provoca in un uomo, e cominciò a muovere la lingua nella bocca intorno alla cappella, andando contemporaneamente su e giù con la testa. Il capo cominciò a gemere e a dire parole sconce, a chiamarla splendida puttana e a dirle quanto lo faceva godere con la sua bocca da troia. Valeria a quel punto con una mano cominciò ad accarezzare le palle di Michele, mentre con l’altra manina si scostò le mutandine cominciando ad accarezzarsi la fichetta probabilmente già fradicia. Il gesto fece partire l’amante, che cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, facendo uscire dalla bocca di Valeria il suo cazzo, lo guardai per la prima volta in completa erezione. Era almeno tre volte il mio, con l’asta grossa e la cappella ancora più grossa, pieno di vene blu gonfie e nodoso, Valeria mi aveva confessato che le piaceva il cazzo nodoso, e spesso giocava con un cazzo di gomma, più grosso del mio ma non grosso quanto questo.
Se lo rimise a fatica in bocca e cominciò a succhiare sempre più veloce, gemendo con la mano nelle mutandine. Poi spostò l’altra mano verso il culo del suo stallone e cominciò a giocare con il suo buco del culo. Michele accelerò i movimenti e gridò mentre Valeria lo stimolava in tutti i modi, ad un tratto Valeria sembrò avere un conato: il primo schizzo di seme le era arrivato in gola, istintivamente si ritrasse e io vidi il viso di mia moglie che veniva coperto dagli schizzi di sborra dell’amante infoiato, una sborrata eterna, sulla bocca, sui capelli e sul petto nudo della mia dolce mogliettina. Lei gemeva e sorrideva lusingata da quel trattamento, e all’ennesimo schizzo sulla faccia si sentì tanto troia che venne tremando, in ginocchio davanti al suo stallone, con un lungo e profondo grido di piacere animale.
Svuotato il suo carico, il cazzone si sgonfiò, mentre lei, come una puttana, ripuliva con la lingua ogni traccia di piacere dal cazzo e dalle sue mani.
Quando con la lingua raccolse dall’anulare sinistro lo sperma che si era insinuato sotto la nostra fede nuziale decisi che non volevo più vedere altro. Mi sedetti sotto la finestra col cuore in gola e pensai che, malgrado il dolore, avrei voluto vedere altro…..
Ma la storia che sto per raccontarvi cambiò drasticamente il mio orizzonte e i miei desideri.
Tutto cominciò quando la donna che era mia moglie da tre anni, Valeria, 28 anni, cambiò lavoro.
Venne assunta in un’azienda ed era entusiasta del nuovo ruolo. Mi parlava delle colleghe simpatiche e del suo capo, una persona eccezionale che aveva puntato su di lei per farla crescere.
Io lo incontrai un giorno e non mi preoccupai più di tanto, poiché il manager non mi sembrava particolarmente bello, secondo i miei canoni, e inoltre era molto basso, rispetto a Valeria. Inoltre mi fidavo ciecamente della mia adorata moglie.
Quindi non ebbi nulla in contrario quando lei mi chiese di poter andare ad una convention per tre giorni a Roma insieme al suo capo, che voleva presentarla a persone importanti. Durante il week end mi chiamò spesso per raccontarmi, tranne l’ultima sera in cui, mi disse aveva un dopocena con dei capoccia e controvoglia avrebbe dovuto partecipare.
Al suo ritorno pareva tutto normale e ancora una volta non ci feci caso. Qualche giorno dopo Valeria cominciò a essere diversa con me, e mi disse che c’era qualcosa che non andava tra noi, la passione si era spenta. Io le chiesi spiegazioni e lei mi disse che non sapeva descrivere quello che provava, ma aveva bisogno di riflettere.
Una nostra amica, Sonia, partiva per 20 giorni e lasciava la sua casa al primo piano vuota, chiese a Valeria se poteva andare ogni tanto ad annaffiare le piante. Lei prese la palla la balzo e le chiese di poter dormire a casa sua per qualche giorno in modo da poter riflettere su di noi…
Così la sera seguente mi annunciò che sarebbe andata qualche giorno a casa di Sonia. Io subii passivamente questa sua decisione, anche perché nei giorni dopo il viaggio a Roma, Valeria era uscita la sera un paio di volte per cene con persone importanti che Michele, il suo capo; le voleva presentare. Dal momento che aveva espresso quel disagio nei miei confronti, invece, io ero molto più attento ai suoi spostamenti, la accompagnavo spesso in giro, e questo le creava nervosismo perché diceva che ero “troppo appiccicoso”. La realtà è che mi sembrava smaniare per qualcosa, e si placò solo la sera che si trasferì da Sonia.
La sera che si trasferì mi chiamo al telefono dicendomi quanto era strano trovarsi lì da sola e per la prima volta la sentii un po’ perplessa della sua scelta. La mattina dopo la chiamai per sentire come andava e le dissi che volevo passare in serata da lei per parlare, ma lei mi disse che quella sera sarebbe uscita con un amica alle otto.
La cosa mi sembrò molto strana, e quella sera mi appostai sotto casa di Sonia per vedere dove andava e con chi. Attesi per due ore con visuale sul portone ma non vidi Valeria uscire, le luci erano accese e la vidi anche lavare i piatti in cucina.
Pensai che avesse cambiato idea e me ne stavo per andare quando all’improvviso vidi una macchina di grossa cilindrata parcheggiare sotto il portone. Scese Michele, lo riconobbi subito, con in mano una bottiglia suono al campanello della casa dove dormiva mia moglie…erano le 22. Balzai fuori dalla macchina col cuore in gola e mi portai come un pazzo sotto le finestre dell’appartamento.
La strada era buia e deserta e arrampicandomi su un tubo avevo la visuale, tra le stecche della tapparella abbassata, sulla camera da letto. Vedevo la camera buia e la luce che filtrava dalla cucina. Non sapevo esattamente a che punto fosse arrivata la loro confidenza e per un attimo ebbi quasi paura che restassero in cucina tutto il tempo. Sentivo Valeria ridere eccitata, e la voce bassa del suo amante che parlava con tono seducente.
Poi d’improvviso la luce della camera si accese e vidi Valeria entrare in camera. “Vieni Michele, questa è la camera dove dormo, ti piace?” Non potei fare a meno di notare che dall’ultima volta che ero stato lì la camera sembrava essere stata preparata per un’occasione speciale: candele, luci basse e sul cuscino, adagiata ad arte, una guepiere di raso nero da vera troia. Senza dire una parola Valeria si girò verso di lui e gli buttò le braccia al collo, si guardarono per un istante negli occhi, il mio respiro si fermò.
Poi mia moglie si avvicinò alla sua bocca e si strinsero in un bacio appassionato ed eccitato. La cosa quindi era già avanti, vedevo la lingua di Valeria roteare lasciva nella bocca del suo amante che la stringeva spingendola contro il bacino, probabilmente infoiato. La vista mi si annebbiò, ma non potevo far altro che guardare.
Valeria si staccò un istante e con un gesto da vera troia si sbottonò la camicetta leggera continuando a guardare il suo bull con occhi di fuoco. Lui non si fece pregare e scostò il reggiseno di raso liberando le tenere tettine del mio amore, morbide e dall’areola larga e rosa. Ci si avventò con la lingua mentre Valeria si lasciò scappare un gemito, i suoi capezzoli cominciarono a corrugarsi mentre con un gesto molto naturale lei cominciò a fregare col palmo della mano la patta gonfia del suo capo. Lui restituì il gesto infilando una mano sotto la sua gonna e cominciando a massaggiarle la fica da sopra le mutande. Valeria ebbe un sussulto e, ritirandosi dal suo tocco, con un movimento sensuale che voleva dire che non era ancora il momento, scivolò in ginocchio davanti a lui.
Con lentezza e pregustando il momento slacciò piano la cintura di coccodrillo del manager, poi sbottonò la patta e fece calare i pantaloni al ginocchio. Con la mano delicata, ornata per l’occasione da unghie rosso fuoco, scostò l’elastico degli slip liberando un cazzo già abbastanza gonfio, un cazzo di dimensioni enormi, pesante e carnoso. Lo guardò come se si trattasse di un capolavoro e lentamente fece arretrare la pelle del glande scoprendo una cappella larga e rossa che cominciava a gonfiarsi.
Non potevo credere che quella che vedevo fosse mia moglie, la mia Valeria, che di solito toccava il mio modesto cazzetto con fare giocoso, mentre ora sembrava una sacerdotessa intenta a celebrare un importante rito.
Avvicinò il viso al cazzo pulsante e scappellato, come a volerne percepire l’odore e all’improvviso spalancò la bocca circondando la cappella con le labbra, non senza un certo sforzo. L’uomo chiuse gli occhi e spinse il bacino avanti mentre lei provava a far entrare in bocca quella proboscide d’elefante. “Mi piace il tuo sesso, troppo grande per me” disse con un tono da troia che sa l’effetto che una simile lusinga provoca in un uomo, e cominciò a muovere la lingua nella bocca intorno alla cappella, andando contemporaneamente su e giù con la testa. Il capo cominciò a gemere e a dire parole sconce, a chiamarla splendida puttana e a dirle quanto lo faceva godere con la sua bocca da troia. Valeria a quel punto con una mano cominciò ad accarezzare le palle di Michele, mentre con l’altra manina si scostò le mutandine cominciando ad accarezzarsi la fichetta probabilmente già fradicia. Il gesto fece partire l’amante, che cominciò a muovere il bacino avanti e indietro, facendo uscire dalla bocca di Valeria il suo cazzo, lo guardai per la prima volta in completa erezione. Era almeno tre volte il mio, con l’asta grossa e la cappella ancora più grossa, pieno di vene blu gonfie e nodoso, Valeria mi aveva confessato che le piaceva il cazzo nodoso, e spesso giocava con un cazzo di gomma, più grosso del mio ma non grosso quanto questo.
Se lo rimise a fatica in bocca e cominciò a succhiare sempre più veloce, gemendo con la mano nelle mutandine. Poi spostò l’altra mano verso il culo del suo stallone e cominciò a giocare con il suo buco del culo. Michele accelerò i movimenti e gridò mentre Valeria lo stimolava in tutti i modi, ad un tratto Valeria sembrò avere un conato: il primo schizzo di seme le era arrivato in gola, istintivamente si ritrasse e io vidi il viso di mia moglie che veniva coperto dagli schizzi di sborra dell’amante infoiato, una sborrata eterna, sulla bocca, sui capelli e sul petto nudo della mia dolce mogliettina. Lei gemeva e sorrideva lusingata da quel trattamento, e all’ennesimo schizzo sulla faccia si sentì tanto troia che venne tremando, in ginocchio davanti al suo stallone, con un lungo e profondo grido di piacere animale.
Svuotato il suo carico, il cazzone si sgonfiò, mentre lei, come una puttana, ripuliva con la lingua ogni traccia di piacere dal cazzo e dalle sue mani.
Quando con la lingua raccolse dall’anulare sinistro lo sperma che si era insinuato sotto la nostra fede nuziale decisi che non volevo più vedere altro. Mi sedetti sotto la finestra col cuore in gola e pensai che, malgrado il dolore, avrei voluto vedere altro…..