Spiagge e vacanze roventi

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Era il 1994 ed io e P. avevamo trovato da poco lavoro ; vista la disponibilità economica ed il tempo limitato decidemmo di prenotare una vacanza organizzata , una crociera di una settimana in Grecia , nell’Egeo settentrionale .
Tramite il consiglio di alcuni amici prendemmo accordi con la North Aegean Cruise , un’agenzia greca che coordinava alcuni proprietari privati di Yacht a vela , questi su compenso organizzavano le crociere . Partimmo da Milano un sabato e nel giro di quattro ore con scalo ad Atene fummo sull’isola di Skiatos . Giusto il tempo di arrivare al porto ed eccoci sistemati : la barca era il Velanio un 14 metri bialbero , un Gulet costruito in Turchia , con finiture di altri tempi e particolari che ricordavano un galeone . Il proprietario era un Greco quarantenne che faceva da skipper , la moglie più giovane lo aiutava e faceva la cuoca : gli altri ospiti erano una strana famiglia Olandese , padre e madre sulla cinquantina , ed un figlio mammone di 17 anni , due ragazze Tedesche dalla stazza molto abbondante ed un ragazzo Italiano , Marco , di 22 anni . Noi fummo alloggiati in una delle due cabine di poppa : dotate di due ampi letti a castello le cabine avevano un’anta scorrevole che le chiudeva a mò di armadio ed una porta le separava dal resto della coperta quasi fossero predisposte per una famiglia o due coppie di amici ; nella cabina a fianco era alloggiato Marco.
Dagli ampi oblò ellittici bordati in ottone e dalle finestre dello specchio di poppa si godeva una bella vista , mentre sull’interno l’impressione era quella di stare nella cabina di un vecchio treno , impreziosita però dall’aspetto caldo ed elegante del mogano , che ricopriva tutto . Marco ci spiegò di essere di Bologna e di aver prenotato il viaggio per festeggiare il congedo dal servizio militare con la ragazza , ma questa lo aveva lasciato proprio sul più bello.
- Non che uno si illuda di fare il militare senza ricevere qualche corno – diceva – ma questa poteva aspettare almeno la fine della vacanza per mollarmi , pensa tè , mi è uscita dicendo che l’altro era troppo geloso per lasciarla venire ! – ci raccontò senza preamboli con la classica esse trascinata .
Passammo la notte al porto di Skiatos e la mattina successiva levammo gli ormeggi per Skopelos : la traversata durò 4 ore tra delfini che giocavano con l’onda di prua in un mare blu notte , limpido ma profondissimo . L’isola di Skopelos e la vicina Alonissos erano allora in parte deserte : solo le coste vicine ai piccoli centri abitati erano servite da strade , sulle rimanenti non c’era anima viva , qualche capra e qualche casa di pastori raggiungibile a dorso di mulo . Arrivammo a Lutraki (sorgente) , un paesino su una rupe a nord ovest dell’isola e pranzammo . Il pomeriggio io e P. decidemmo di andare a prendere un po’ di sole…..
Scegliemmo una spiaggetta non molto lontana dall’ormeggio, e dopo una mezzora andai a perlustrare i dintorni.
Al mio ritorno P. e Marco stavano tranquilli al sole : probabilmente lui aveva seguito i nostri spostamenti e nella mia assenza si era accomodato nella spiaggetta. Accaldato dalla passeggiata chiesi se volessero fare il bagno : acconsentirono . Allora tolsi anche il costume e lo misi al sole per non bagnarlo , P. fece lo stesso e mentre Marco la divorava con gli occhi disse : - tanto qui non ci vede nessuno –.
Con spirito di cameratismo Marco si spogliò .
Alla fine del bagno nessuno di noi tre pensò a rivestirsi , Marco perché non voleva dare lo spunto a P. preferendo godersi quella vista con occhiate furtive , P. perché le piaceva farsi guardare e stuzzicare , io perché ero eccitato dalla situazione . Il sole scottava e P. cominciò ad armeggiare nello zainetto cercando l’olio solare : iniziò la solita esibizione sull’asciugamano , prima le gambe , poi il collo e giù ai seni…….massaggio e lucidatura . Il sole abbagliante aumentava il contrasto tra il rosso mattone dei capezzoli di P. ed il rosa sbiadito dei seni non ancora abbronzati . Marco era un po’ condizionato dalla mia presenza e stentava a sciogliersi , lanciava qualche occhiata furtiva sdraiato sulla pancia , allora mi alzai per fare due passi e mi spostai dietro uno scoglio sopra di loro, a breve distanza , senza essere visto .
Dopo poco , mentre P. indugiava ostinatamente a massaggiarsi i seni lo vidi spostare il cappello e puntare decisamente gli occhi su di lei , da mezzo metro , dal basso in alto .
P. , che lo aveva notato , cominciò a passare distrattamente le dita attorno ai capezzoli lucidandoli a lungo , lentamente stimolandoli fino a farli indurire , per poi iniziare a stringerli tra pollice ed indice, allungandoli al limite del dolore . Tirandoli e sganciandoli di scatto mentre scivolavano tra i polpastrelli che li strizzavano P. faceva ondeggiare i seni che ricadevano balzellando . Poi giù verso il ventre fino a che le mani sparirono tra l’inguine , mentre era seduta in posizione di yoga .
Si sdraiò poi al sole , mentre la sua pelle brillava ed i capezzoli si protendevano invitanti verso l’alto quasi ad urlare “toccateci !”. Dopo un po’ si girò , e con l’olio solare in mano chiese a Marco “ F. si è allontanato , me lo puoi spalmare tu ? Dietro è scomodo ! “
Ogni tanto sbirciavo da dietro lo scoglio , un po’ mi immaginavo , un po’ scorgevo le mani di Marco che scivolavano sulla pelle di P. ; quando arrivò a toccare sui fianchi la sporgenza del seno destro schiacciato sull’asciugamano lei si sollevò leggermente facendo forza sul gomito e la mano destra di Marco scivolò sotto : quasi senza accorgersene si trovò il seno di P. nella mano , ma lei non fece una piega .
Poi , dopo un trascurabile attraversamento arrivò sulle natiche , e senza essere troppo sfacciato , forse per paura che ritornassi , forse perché non aveva ancora capito che si trattava di un gioco gradito , spalmò l’olio con delicatezza , senza insistere né sembrare invadente , ma comunque con cura e prendendo tempo.
 
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Visualizza allegato 2840751 La vacanza alle Sporadi in Chartering 2/3

Riapparsi quando l’operazione stava per finire , e prima che si creasse dell’imbarazzo P. mi diede l’opportunità di acconsentire in ritardo :
- Visto che non tornavi ho approfittato di Marco per spalmare l’olio -
- Ben fatto dissi io - .
La sera mangiammo verso le sette , salpammo l’ancora e doppiammo il capo Nord dell’isola per approdare in una baia stretta tra due promontori e passare la notte in rada . Prima di dormire ci prolungammo a discorrere nelle cabine con Marco e le due tedesche (Birgit ed Andrea) , poi , quando se ne andarono , ci spogliammo e continuammo a parlare ancora un po’ con Marco sdraiati nei rispettivi letti , mentre P. , che indossava solo un perizoma nero , con abilità sfilava sbadatamente ora un seno ora i glutei color aragosta , ricoprendosi con il lenzuolo dopo un po’ .
La mattina seguente partimmo in trio per la perlustrazione della scogliera oltre la baia , e aspettando il momento giusto evitammo di tirarci dietro le ragazze . Camminammo non poco per trovare uno scoglio vicino al mare , piatto e nascosto , poi adagiammo gli asciugamani e dopo poco eravamo tutti nudi al sole : era lampante che tutti e tre aspettavamo con eccitazione di riprendere da dove ci eravamo fermati il giorno prima .
Per un’ora non successe nulla ma il sole alzandosi cominciava a scaldare non poco ; io entrai in acqua , seguito poco dopo da P. Ci sedemmo ad alcuni metri dalla scogliera , su di un masso a pelo d’acqua , in due ci si poteva sedere fianco a fianco . Marco arrivò dopo una decina di minuti , e dopo altri trascorsi nuotando attorno al masso (non si toccava) tentò di approdare per riposarsi, finendo aggrappato ad un polpaccio di P. con una mano , e alla mia mano sinistra con l’altra .
Di li poteva godersi dal basso lo spettacolo delle tette che si staccavano dallo sfondo del cielo azzurro con quei capezzoli bagnati e turgidi protesi alle carezze del vento , al tempo stesso inquadrare a bruciapelo tra le gambe (che senza pudore P. ora apriva ora richiudeva) la vagina , fresca di estetista , coperta soltanto da un’isola di corti peli dalla vaga forma di cuore sul monte di Venere .
Ci ributtammo tutti in mare ed iniziammo un gioco di schizzi , strette , immersioni forzate nei confronti di P. che dopo aver preso la paga da me , per nulla demoralizzata riprendeva con Marco , aggrappandosi noncurante dei contatti tra i corpi nudi , delle prese da lotta greco-romana che con l’aggravante dell’acqua non erano sempre ortodosse . Sembrava anzi che sfruttasse con opportunismo l’imbarazzo di Marco al contatto prolungato con i suoi seni mentre lei lo immergeva cinturandolo attorno al collo e sollevandosi fuori dall’acqua o mentre lo avvinghiava con le gambe per non essere a sua volta affondata .
In un atteggiamento che conoscevo perché consueto vedevo P. controbattere con orgoglio maschile e vigore crescente alle scorrettezze , colpo su colpo ; incapace di reagire si faceva travolgere da una spirale senza uscita di placcaggi , strette e contatti senza risparmio .
Non era uno spirito femminista che la rendeva riluttante alla sottomissione , tutt’altro , era l’attrazione soggiogante del vigore maschile che la eccitava alla frenesia , impedendole di arrestare il gioco fino a quando , appagata , godeva nell’abbandonarsi alla totale sottomissione di chi accettando la sfida l’aveva vinta . Il confronto fisico era per lei anche lo strumento con cui misurare forza , prestanza e destrezza di chi la affrontava , quasi per assicurarsi di cedere soltanto a chi fosse all’altezza , a chi potesse dominarla in larga misura , senza mezzi termini ; una volta consapevole di questo l’eccitazione precipitava nella frenesia , l’orgoglio nel bisogno di sottomissione , il confronto fisico si trasponeva in quello erotico e quanto più aveva combattuto fisicamente, tanto più si rendeva schiava e serva degli attributi ed all’azione del sesso maschile .
Dalla teoria alla pratica : io e Marco eravamo ritornati sul masso , vi poggiavamo con la schiena sostenendoci con le braccia , lei si avvicinò con determinazione , ma invece di continuare la lotta come ci aspettavamo cinturò Marco con le gambe , in alto , sopra il bacino , si sollevò dall’acqua piazzandogli i due seni sotto il mento , immerse la mano destra passando dietro le proprie natiche , agguantò saldamente il pisello e quant’altro di Marco ed improvvisamente disse con lo sguardo serio e risoluto di chi si è stancato di scherzare:
- Ora usciamo , è troppo freddo….non mi piacciono i cazzi così piccoli e molli .-
Poi mollò la presa ed abbracciandolo al collo iniziò a baciarlo in modo passionale , a tanto ardore non sarebbe stato facile per nessuno resistere , e Marco ricambiò .
- Hai , hai , dissi io , questa ci ha presi di mira , chi si ferma è perduto – e raggiunsi la riva .
Marco camminò stringendo a sé P. , a sua volta avvinghiata saldamente con le gambe attorno al bacino , le braccia attorno al collo mentre la lingua di P. si infilava passionalmente nella bocca del malcapitato . Quando emersero con il busto dall’acqua vidi una mano di Marco che stringeva una natica di P. affondandovi saldamente i polpastrelli , mentre l’altra aveva raggiunto l’inguine girando da dietro , e stava probabilmente forzando le dita tra labbra e vagina , tant’è che poco dopo mi parse che almeno un paio fossero scivolate dentro .
P. scese solo quando fu sull’asciugamano , si inginocchiò , prese dall’angolo dello stesso l’olio solare , e mentre lo versava sul corpo io cominciai a spalmarglielo a due mani , seguito a breve da Marco ; P. si sollevava sulle ginocchia allargando le gambe invitandoci con quel cenno a violarla quando passavamo nei pressi , e con i movimenti del bacino ci guidava dove voleva , forzando le dita ad entrare o facendole scivolare sulle labbra .
Lei intanto con le mani cercava di ghermire , possibilmente a due per volta , i nostri piselli che si erano subito ripresi dagli effetti dell’acqua fredda , e che oscillavano maestosamente tornando nella loro posizione quando P. mollava la presa per cambiare impugnatura .
P. non sembrava mai sazia di farsi toccare , e più le nostre mani diventavano sicure ed invadenti , più lei stringeva ed agitava le sue . Fu allora che notai il particolarissimo pene di Marco : lo stelo era lungo , bianco e sottile , molto arcuato verso l’alto si protendeva per almeno 25-27 cm , verso la punta , sulla quale sbocciava un glande rosso e grosso , sproporzionato rispetto alla sottigliezza del resto .
Lo scroto era lungo e molto pendente , tanto che quando P. lo impugnava i testicoli sporgevano penzolanti nella propaggine libera , sotto il palmo chiuso della piccola mano .
Dopo alcuni tentativi riuscì a farsi strada tra le nostre braccia ed abbassandosi con il busto cominciò a torturare con la lingua il pisello di Marco , mentre lo brandiva con la mano , quasi fosse il manico ricurvo di una brocca , spostandolo a piacimento : non riuscendo a trattenersi fece sparire lentamente un paio di volte la cappella tra le labbra , per poi aumentare gradualmente il ritmo .
Allora ci fece stendere e montando a cavalcioni su una gamba ciascuno ora smanigliava uno succhiando l’altro pisello ora viceversa , fino a quando prima Marco e poi io venimmo .
- Alla fine vinco sempre io – disse soddisfatta asciugandosi le labbra e le mani con un fazzoletto di carta .
 
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Dopo qualche bagno e qualche pausa passata distesi al sole tornammo alla barca per pranzo . Al pomeriggio P. e Marco rimasero sul ponte , mentre io per non tradire l’impazienza evidente facevo ripetutamente bagni e nuotate, finchè salpammo per il porto di Skopelos .
Mi resi conto che l’euforia e l’eccitazione che ci trascinava a certi sfoghi durante il giorno si calmava la sera , complice gli spazi ristretti , l’affollamento e le pareti della barca che trasmettevano ogni rumore . Inoltre una delle due tedesche aveva preso di mira Marco , non sospettando la tresca a tre e finendo così per disturbarci nei momenti di intimità : l’attenzione faceva anche ingelosire P. causa quell’ egocentrica abitudine tipicamente femminile di volersi sentire sempre al centro dell’attenzione . Ora che avevamo offerto un antipasto a Marco sarebbe stato scottante per noi due che ci potesse snobbare , rifiutandosi di accettare il resto .
Quando a notte fonda andammo a letto , P. salì sopra , nella mia cuccetta , parlammo dell’accaduto senza farci sentire , e mi fece eccitare descrivendomi le impressioni che quel pene , così buffo e sproporzionato nei rapporti le dava . Mi confidò che il desiderio di provare ad essere penetrata da quell’attrezzo ricurvo la torturava dalla prima volta che l’aveva visto eretto , quando Marco le aveva spalmato l’olio in mia assenza . Dal canto mio le dissi che mi eccitava allo spasimo vederla alle prese con più di un pisello per volta , soprattutto di buone dimensioni .
L’indomani non ci allontanammo di molto , non ve n’era motivo , le spiagge vicino a Skopelos erano tutte frequentate , per di più non eravamo riusciti a scollarci di dosso le tedesche : la situazione era in fase di stallo . La sera cenammo in paese , Giros e Souvlaki con patatine , poi rientrammo in cabina : parlammo come la sera precedente , finchè a mezzanotte ognuno tornò al proprio posto nelle cuccette . Poco dopo P. mi raggiunse , si spogliò di tutto e cominciò a baciarmi ed accarezzarmi , supratutto il pisello che ormai mi scoppiava , poi sussurrando mi chiese :
- Posso andare nella cabina di Marco? – Mi fece impazzire .
- Certo ma non tardare , poi devi tornare da me : digli che sei un mio presente per lui . -
P. aprì lentamente l’anta scorrevole , nell’ombra la vidi entrare e disporsi a cavalcioni sulle sue gambe , poi mentre parlavano sottovoce richiuse l’anta , senza fare rumore .
Potevo soltanto immaginare senza vedere nulla , la mia mente era travolta da un disordine di fantasie , passioni , gelosie e timori . Il tempo non passava mai , il silenzio , interrotto soltanto da qualche stridio , sospiro o colpo contro le pareti in legno , lo dilatava all’infinito .
Da un certo punto in poi cominciai a distinguere il respiro affannato e ritmico che ben conoscevo di P. : i mugolii continuavano per lunghi minuti per poi interrompersi seguiti da ovattati rumori di lenzuola sbattute , dello spostarsi del materasso o del cuscino , suppongo , per i cambi di posizione , e riprendervano dopo poco . Nonostante l’eccitazione mescolata ad una punta di gelosia fui vinto dal trascorrere del tempo, l'una, una e trenta....poi quasi mi assopii perdendone la misura.
Mi svegliò il rullio dell’anta scorrevole che P. richiuse dietro di sé : salì nella mia cuccetta e si sdraiò a fianco a me , sul viso era disegnata un’espressione di timidezza o quasi di vergogna , ma al tempo stesso traspariva un atteggiamento di appagamento tipico del dopo ; stette in silenzio .
Certamente Marco non aveva fatto i complimenti, P. aveva i capelli sconvolti sul viso ed umidi sul collo e sulle spalle , il suo corpo nudo brillava grondante di sudore da capo a piedi sotto la fioca luce del porto che filtrava dall’oblò .
Con tono di rimprovero dissi :
- Quanto sei rimasta! –
Dopo un silenzio che mi faceva stare sulle spine:
- Purtroppo è venuto subito , una prima volta , avevo appena iniziato….-
- Iniziato cosa ? –
Sapeva giocare con pause , silenzi , reticenze e sottintesi che mi facevano imbestialire ed al tempo rendevano piĂą eccitante , spasmodica e maniacale la sete di veritĂ  sui particolari .
- Mah….lo accarezzavo , qualche succhiata , sia che mi piace il Chupa-Chups - (era il suo modo per indicare il glande)
- E lui ? -
- Beh , naturale , toccava…….ma soprattutto mi tirava i capezzoli , è proprio un vizio il suo , a volte lo dovevo fermare , lo sai , mi piace , ma esagerava e mi faceva male , diceva che dei capezzoli così grossi non li aveva mai toccati e che prima o poi me li avrebbe staccati . Poi è venuto , così , con poco . -
Mentre raccontava accarezzavo il suo corpo umido e mi eccitavo sempre di più ; poi accese la luce della cuccetta e per dimostrare ciò che aveva detto mi mostrò i seni : con quelle chiazze violacee ed i capezzoli entrambi arrossati erano la prova evidente dei maltrattamenti .
- E poi ? -
- Ho dovuto aspettare -
- Cosa ? -
- Che gli ritornasse la voglia . E’ stato un po’ fastidioso , io ero impaziente , lui tardava a ricaricarsi nonostante le mie attenzioni e l’impegno ; e poi potrebbe essere un po’ più dolce con le mani , quando si eccita è troppo rude ed invadente . -
- Cosa vuoi dire ? -
- Che c’è modo e modo –
- Cioè ? -
- Le sue mani mi torturavano , talvolta perdevo il conto di quante dita avesse infilato dentro , penso che volesse infilare tutta la mano , può darsi che ci sia anche riuscito (probabilmente lei barava) , se mi giravo cominciava a martoriarmi i capezzoli , non c’era per me né tregua né riparo . Poi per fortuna a forza di lavoralo è tornato su…. -
Non ce la facevo piĂą , cominciai a scoparla , lei stesa sul fianco , con le gambe unite e piegate , dandomi la schiena : entravo ed uscivo lentamente da dietro , lentamente accentuando per punizione con piĂą o meno cattiveria i finecorsa assecondavo il livello di lussuria del resoconto . PiĂą esageravo con la violenza , piĂą andava sul pesante con i particolari .
- Ti sei fatta anche scopare ? -
Cominciò a sospirare senza rispondere , non so se fosse venuta di nuovo o non avesse più smesso .
- Si…mi ha scopata . – Intanto io acceleravo il pistone :
- Ma perché tutto questo tempo ? -
- Non veniva più , succede anche a te quando fai il bis , è stata una lotta , quando smetteva di scoparmi per riposarsi non gli davo tregua , o continuavo con la bocca o gli saltavo sopra…-
Ormai parlava a ruota libera , il suo linguaggio scollegato dalla ragione esprimeva la sua parte più torbida, sospinta dagli istinti e dalla passione saltava di palo in frasca , confondendo ciò che aveva fatto in realtà con quello che avrebbe voluto :
- Dio non veniva più , e poi con quel cazzo così lungo e piegato….è diverso , non è un palo come questo , è sottile , sembra di non averlo dentro , ma quando si muove arriva e sbatte dappertutto…..scopami ! Continua ! -
Mescolava frasi senza senso con parole scurrili (scopami , chiavami , sbattimi) come sempre faceva quando la dose era stata abbondante : questa volta doppia addirittura !
 
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Dopo qualche bagno e qualche pausa passata distesi al sole tornammo alla barca per pranzo . Al pomeriggio P. e Marco rimasero sul ponte , mentre io per non tradire l’impazienza evidente facevo ripetutamente bagni e nuotate, finchè salpammo per il porto di Skopelos .
Mi resi conto che l’euforia e l’eccitazione che ci trascinava a certi sfoghi durante il giorno si calmava la sera , complice gli spazi ristretti , l’affollamento e le pareti della barca che trasmettevano ogni rumore . Inoltre una delle due tedesche aveva preso di mira Marco , non sospettando la tresca a tre e finendo così per disturbarci nei momenti di intimità : l’attenzione faceva anche ingelosire P. causa quell’ egocentrica abitudine tipicamente femminile di volersi sentire sempre al centro dell’attenzione . Ora che avevamo offerto un antipasto a Marco sarebbe stato scottante per noi due che ci potesse snobbare , rifiutandosi di accettare il resto .
Quando a notte fonda andammo a letto , P. salì sopra , nella mia cuccetta , parlammo dell’accaduto senza farci sentire , e mi fece eccitare descrivendomi le impressioni che quel pene , così buffo e sproporzionato nei rapporti le dava . Mi confidò che il desiderio di provare ad essere penetrata da quell’attrezzo ricurvo la torturava dalla prima volta che l’aveva visto eretto , quando Marco le aveva spalmato l’olio in mia assenza . Dal canto mio le dissi che mi eccitava allo spasimo vederla alle prese con più di un pisello per volta , soprattutto di buone dimensioni .
L’indomani non ci allontanammo di molto , non ve n’era motivo , le spiagge vicino a Skopelos erano tutte frequentate , per di più non eravamo riusciti a scollarci di dosso le tedesche : la situazione era in fase di stallo . La sera cenammo in paese , Giros e Souvlaki con patatine , poi rientrammo in cabina : parlammo come la sera precedente , finchè ognuno tornò al proprio posto nelle cuccette . Poco dopo P. mi raggiunse , si spogliò di tutto e cominciò a baciarmi ed accarezzarmi , supratutto il pisello che ormai mi scoppiava , poi sussurrando mi chiese :
- Posso andare nella cabina di Marco? – Mi fece impazzire .
- Certo ma non tardare , poi devi tornare da me : digli che sei un mio presente per lui . -
P. aprì lentamente l’anta scorrevole , nell’ombra la vidi entrare e disporsi a cavalcioni sulle sue gambe , poi mentre parlavano sottovoce richiuse l’anta , senza fare rumore .
Potevo soltanto immaginare senza vedere nulla , la mia mente era travolta da un disordine di fantasie , passioni , gelosie e timori . Il tempo non passava mai , il silenzio , interrotto soltanto da qualche stridio , sospiro o colpo contro le pareti in legno , lo dilatava all’infinito .
Da un certo punto in poi cominciai a distinguere il respiro affannato e ritmico che ben conoscevo di P. : i mugolii continuavano per lunghi minuti per poi interrompersi seguiti da ovattati rumori di lenzuola sbattute , dello spostarsi del materasso o del cuscino , suppongo , per i cambi di posizione , e riprendervano dopo poco . Nonostante l’eccitazione mescolata ad una punta di gelosia fui vinto dal trascorrere del tempo e mi assopii .
Mi svegliò il rullio dell’anta scorrevole che P. richiuse dietro di sé : salì nella mia cuccetta e si sdraiò a fianco a me , sul viso era disegnata un’espressione di timidezza o quasi di vergogna , ma al tempo stesso traspariva un atteggiamento di appagamento tipico del dopo ; stette in silenzio .
Certamente Marco non aveva fatto i complimenti , era passata quasi un’ora , P. aveva i capelli sconvolti sul viso ed umidi sul collo e sulle spalle , il suo corpo nudo brillava grondante di sudore da capo a piedi sotto la fioca luce del porto che filtrava dall’oblò .
Con tono di rimprovero dissi :
- Quanto sei rimasta! –
Dopo un silenzio che mi faceva stare sulle spine:
- Purtroppo è venuto subito , una prima volta , avevo appena iniziato….-
- Iniziato cosa ? –
Sapeva giocare con pause , silenzi , reticenze e sottintesi che mi facevano imbestialire ed al tempo rendevano piĂą eccitante , spasmodica e maniacale la sete di veritĂ  sui particolari .
- Mah….lo accarezzavo , qualche succhiata , sia che mi piace il Chupa-Chups - (era il suo modo per indicare il glande)
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- Beh , naturale , toccava…….ma soprattutto mi tirava i capezzoli , è proprio un vizio il suo , a volte lo dovevo fermare , lo sai , mi piace , ma esagerava e mi faceva male , diceva che dei capezzoli così grossi non li aveva mai toccati e che prima o poi me li avrebbe staccati . Poi è venuto , così , con poco . -
Mentre raccontava accarezzavo il suo corpo umido e mi eccitavo sempre di più ; poi accese la luce della cuccetta e per dimostrare ciò che aveva detto mi mostrò i seni : con quelle chiazze violacee ed i capezzoli entrambi arrossati erano la prova evidente dei maltrattamenti .
- E poi ? -
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- Che gli ritornasse la voglia . E’ stato un po’ fastidioso , io ero impaziente , lui tardava a ricaricarsi nonostante le mie attenzioni e l’impegno ; e poi potrebbe essere un po’ più dolce con le meni , quando si eccita è troppo rude ed invadente . -
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- Le sue mani mi torturavano , talvolta perdevo il conto di quante dita avesse infilato dentro , penso che volesse infilare tutta la mano , può darsi che ci sia anche riuscito (probabilmente lei barava) , se mi giravo cominciava a martoriarmi i capezzoli , non c’era per me né tregua né riparo . Poi per fortuna a forza di lavoralo è tornato su…. -
Non ce la facevo piĂą , cominciai a scoparla , stesa sul fianco , con le gambe unite e piegate , dandomi la schiena : entravo ed uscivo lentamente da dietro , lentamente accentuando per punizione con piĂą o meno cattiveria i finecorsa assecondavo il livello di lussuria del resoconto . PiĂą esageravo con la violenza , piĂą andava sul pesante con i particolari .
- Ti sei fatta anche scopare ? -
Cominciò a sospirare senza rispondere , non so se fosse venuta di nuovo o non avesse più smesso .
- Si…mi ha scopata . – Intanto io acceleravo il pistone :
- Ma perché tutto questo tempo ? -
- Non veniva più , succede anche a te quando fai il bis , è stata una lotta , quando smetteva di scoparmi per riposarsi non gli davo tregua , o continuavo con la bocca o gli saltavo sopra…-
Ormai parlava a ruota libera , il suo linguaggio scollegato dalla ragione esprimeva la sua parte più torbida sospinta dagli istinti e dalla passione saltava di palo in frasca , confondendo ciò che aveva fatto in realtà con quello che avrebbe voluto :
- Dio non veniva più , e poi con quel cazzo così lungo e piegato….è diverso , non è un palo come questo , è sottile , sembra di non averlo dentro , ma quando si muove arriva e sbatte dappertutto…..scopami ! Continua ! -
Mescolava frasi senza senso con parole scurrili (scopami , chiavami , sbattimi) come sempre faceva quando la dose era stata abbondante : questa volta doppia addirittura !
BRAVISSIMO il racconto piĂą eccitante letto qui,Karma...Ma lei che fine ha fatto?:dho::heart::D:kiss::winner::p::flower::mattarell:fiufiu::tisfondo::asdevil::popolo::friend::cool::smack::torta::welcome::closed::nuke:
 

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