Racconto di fantasia TRIBUTI a Laura di Ks421

pauler

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Altro capitolo cucito su misura addosso a Laura, che non ha un gran rapporto con il mare ma che ha una frequentazione consolidata di laghi, fiumi e torrenti.
Al solito è proprio lei, gli atteggiamenti sono i suoi in tutto e riconosco che avere questo Andrea come vicino di casa offre molti vantaggi.
In ogni caso con il cambio di stagione immagino che ci saranno altre escursioni...
 
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Grandel

Grandel

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Un Lavoro particolare



Dopo qualche anno nel “suo” settore Laura era abbastanza conosciuta e per i pochi che ancora non la conoscevano spesso Mr. Wolfe la segnalava o le segnalava potenziali clienti.

Fu cosi che un giorno ricevette una lettera, scritta magnificamente a mano dalla Baronessa Laura Von Zicker dove, insieme alle solite frasi di rito e alla descrizione del come era arrivata a lei, veniva invitata presso la sua dimora a Vienna per un “expertise” un pochino particolare. La Baronessa voleva una stima di una collezione più che centenaria di fotografie, passione di famiglia, risalenti dalla fine del 1800 fino a circa gli anni ’70 del secolo scorso. Nonostante non fosse proprio quello il ramo di sua competenza la cosa la incuriosiva non poco. Per diversi motivi.

La segnalazione era stata fatta esplicitamente dallo Svizzero e già questo poteva essere occasione non banale, ma inoltre, da rapide ricerche fatte, Laura trovò diverse informazioni interessanti sulla famiglia Von Zicker. La Baronessa era l’ultima discendente di questa nobile casata asburgica che negli ultimi 300-400 anni aveva contribuito a scrivere la storia della capitale asburgica in diversi settori, militare, artistico, finanziario e non ultimo in quello filantropico. Non tante le informazioni ma abbastanza sicure e certe che si trattava di una delle famiglie meglio inserite nei mutamenti avvenuti negli anni della storia e per questo ancora impegnate a scriverla questa storia. Anche se in maniera meno evidente del passato, quasi timidamente ma senza dubbio con grandi risultati.

Accettò senza neanche pensarci troppo, la curiosità e una nuova opportunità furono le leve.

L’incontro e l’attività di consulenza si svolsero nella tenuta Von Zicker, una villa settecentesca immersa in un vasto parco sulle colline poco distanti dalla capitale austriaca. La baronessa, una splendida sessantenne, la accolse con semplicità ma con classe, chiedendole fin da subito di accorciare le distanze fra di loro e quindi di passare al Tu e di lasciare i mille formalismi fra Cliente e Consulente fuori da quella splendida casa.

Il lavoro. Si trattava, le spiegò la Baronessa, di valutare la collezione di famiglia, un archivio forse meglio come descrizione. La fotografia era stata ed era tuttora la grande passione di famiglia. Fin dai primi momenti in cui nacque questa arte i Von Zicker ne avevano sposato la teoria e la pratica. Centinaia, migliaia di foto costituivano parte del patrimonio e costituivano parte dell’attività filantropica che ancora Laura V. Z. portava avanti. Alcuni dei “ritratti” dei reali, come dei costumi dell’Austria di fine secolo erano stati scattati dalle mani dei suoi antenati. Fotografie che erano nei libri di storia, fotografie che in alcuni casi erano diventate vere e proprie icone e che ancora testimoniavano quanto conosciamo.

Non erano però queste le foto che la Baronessa voleva sottoporre al lavoro di Laura.

Accanto alle foto pubbliche c’era un vasto, vastissimo archivio di foto private, fotografie che costituivano una branca della passione dei Von Zicker: foto di nudi e oltre….

La Baronessa voleva una stima per poi poterle mettere sul mercato, un mercato particolare in previsione del fatto che lei era l’ultima Von Zicker e che nulla doveva essere ricondotto alla sua famiglia in un domani prossimo…

La raccolta comprendeva anche in questo caso migliaia di scatti. Ogni foto era catalogata per data, e si andava dal 1880 circa fino al 1970, per categoria, nudi artistici, nudi esplicitamente sessuali fino a quelli che si possono definire nudi pornografici e nudi per feticisti, per tema, mestieri, paesi, popoli, sport, ecc ecc. Per ogni foto c’era la sua storia, il formato definitivo con spesso alcuni provini a corredo e la pellicola originale o negativo come si vuol intendere.

Le foto erano tutte in bianco e nero e bianchi e neri erano anche i modelli e i personaggi che le costituivano. Donne di etnia caucasica e uomini di etnia africana. Questa era una costante, in tutte le fotografie.

L’archivio in se era ben fatto e la catalogazione ne rese semplice il lavoro. Quello che stupi Laura furono soprattutto altre costanti di tutta quella serie di immagini. Le Ragazze e le Donne erano tutte di una bellezza limpida, accecante perfino. Sicuramente fra le più belle mai viste. Gli uomini nella stessa maniera con una caratteristica che li distingueva dalla massa maschile conosciuta: le dimensioni del pene. Erano tutti superdodati e in maniera estremamente naturale. Nessun gioco a correggere al rialzo, si trattava di modelli con cazzi fuori dall’ordinario e le fotografie, da quelle più artistiche a quelle più peccaminose, lo mettevano in evidenza.

Laura non è mai stata una donna eccitata o per meglio dire troppo eccitabile con le immagini, ma in questo caso il vedere e ammirare il modo in cui arte ed erotismo, sesso e fisicità si fondevano non la lasciavano indifferente.

La Baronessa era sempre al suo fianco e serviva da aiuto per contestualizzare l’archivio ogni qualvolta servivano informazioni e dati per meglio catalogare e inventariare gli oggetti.

La Baronessa era anch’essa fotografa, come da tradizione e fu cosi che fra una pausa e l’altra del lavoro chiese a Laura, in funzione della sua evidente bellezza, se le sarebbe piaciuto posare per qualche scatto.

Domanda molto imbarazzante li per li. Imbarazzo che fu subito spazzato via quando le fu presentato il modello che al momento era al servizio. Si trattava del suo assistente personale, un ragazzo chiaramente di origini africane, dell’alto Egitto in particolare.

Il “lavoro” si modificò in brevissimo tempo. Giusto qualche minuto per andare in una stanza appositamente strutturata, uno studio vero e proprio.

Laura fu invitata a spogliarsi in un elegante camerino come altrettanto fece Lucas, l’assistente della Baronessa. Quest’ultima tutta eccitata da questa svolta fu subito lesta a preparare luci e ambientazione. Il set sostanzialmente.

Quando Laura si presentò a disposizione, la Baronessa le spiegò che aveva intenzione di terminare una serie di scatti che lei stessa aveva intitolato “Oggetti di piacere” e le propose di indossare un paio di manette classiche, di metallo, quelle più simili se non uguali alla realtà.

Lucas entrò in scena anche Lui e come da tradizione di quanto Laura aveva visto in tutti gli scatti era accompagnato da un cazzo che nella sua mente stimolava una sola parola: mostruoso. Era già in erezione e particolare non indifferente era in piena erezione, vincente contro la gravità nonostante le dimensioni.

Laura non riusciva a togliere lo sguardo da quell’oggetto, sembrava calamitata su quel bastone di carne, con lo sguardo, con il pensiero e con il desiderio.

La Baronessa fece sostanzialmente un’unica raccomandazione. Di essere i più naturali possibile in quello che modella e modello avrebbero fatto. Cioè quello che avrebbero voluto.

Il set era un divano e basta. Le luci posizionate a dovere e tutto era pronto.

Laura ottenne il permesso di indossare una mascherina in pelle per mantenere una certa riservatezza se le foto fossero uscite nel futuro, Lucas no. Il suo sguardo era anch’esso calamitato dal corpo di Laura, ma si leggeva nei suoi occhi il desiderio tipico maschile ma poco professionale…

E cosi fu, fu un set poco professionale. Dopo alcune foto iniziali dove la Baronessa suggeriva pose più o meno plastiche ecco che la voglia, il desiderio e la fame di femmina di Lucas presero il sopravvento.

Fu semplice il passaggio, la sua eccitazione non scendeva di un millimetro. Anzi. Nei momenti in cui i loro corpi erano a contatto Laura aveva percepito una durezza quasi inimmaginabile. Nell’aria si stavano diffondendo profumi e odori di eccitazione. Maschio e femmina si fondevano.

Lo ordino’, non lo chiese. Lucas ordinò a Laura di prenderglielo in bocca e lei lo fece, obbediente. Con le mani ammanettate dietro la schiena le veniva scomodo il pompino. Le dimensioni del suo cazzo erano davvero enormi. Lucas le prese la testa e mentre lei era inginocchiate iniziò a scoparla in bocca facendole mancare il respiro e causandole conati che poi si traducevano in saliva che usciva dalla bocca che subito quel cazzo riprendeva nel suo movimento fra le labbra. Lacrime di sforzo e di goduria scendevano lungo le guance di Laura. Un calore intenso e conosciuto si diffondeva fra le sue gambe. L’umido, il bagnato dell’eccitazione fu subito verificato dalle mani e dalle dita di Lucas. Due , tre, quattro dita andarono ad esplorarla senza gentilezza. Era un maschio che voleva una femmina e la voleva secondo le sue regole e le sue voglie.

Laura era una femmina che voleva quelle voglie e le voleva a quella maniera. Non se lo fece chiedere. Si inginocchiò accanto alla seduta del divano e guardando negli occhi Lucas gli disse “fuck me…”. Neanche un secondo dopo era dentro di lei, quasi tutto dentro di lei. La riempiva come poche altre volte qualcuno lo aveva fatto. Mai nessuno cosi grande e cosi duro contemporaneamente. Era un continuo. Subito dentro e subito forte.

Soltanto gli scatti della Baronessa rompevano i gemiti dei due. Gemiti di piacere e di dolore per entrambi. Laura venne in pochissimo, mentre Lucas si preparava ad una vigorosa spinta. Venne gridando, venne in senso liberatorio, venne per dimostrare che il piacere era più grande del dolore. Ma era solo all’inizio.

Luca la girò sulla schiena anche se le braccia ammanettate le dolevano per la posizione. Sali a cavalcioni sul suo viso e “lick my ass..” furono le parole che Laura senti prima di iniziare a muovere la lingua lungo il perineo e dentro al suo culo. La soffocava col suo peso, voleva sentirla con la faccia fra i suoi glutei, era per Lui il suo strumento di piacere.

In quella posizione Laura percepì allora una nuova presenza. La Baronessa in mezzo alla sue gambe aveva iniziato a leccarla e ad accarezzarla. Con un pochino più di delicatezza di Lucas ma sempre in modo intenso e voglioso. Sembrava voler bere tutto il nettare di Laura, tutto quanto Lei era in grado di produrre.

La lingua di Laura si spostava dalle palle al culo di Lucas. La lingua della Baronessa si spostava dal clitoride al culo di Laura. Sembravano andare insieme. Laura venne ancora, questa volta improvvisamente quando nella sua testa vide quel cazzo entrarle nel culo.

Era questo che voleva ed era questo che stava preparando la Baronessa. E fu questo che Lucas le regalò…

Questa volta entrò piano, non per bontà copulatoria ma perché le dimensioni lo facevano diventare faticoso l’ingresso. Colpo dopo colpo fu in Lei. Quello che fino ad allora Laura aveva conosciuto come sodomizzazione non era stato nulla al confronto. Qui si sentiva riempita totalmente, sentiva una massa dura e calda che si muoveva dentro di Lei. Sentiva il suo culo come centro di tutte le sue sensazioni….

Le braccia legate, le gambe piegate neanche esistevano più. C’era quel cazzo che la stava perforando e che le stava dando sensazioni mai avute prima. Dentro e fuori che poi era un fuori relativo. Andava avanti e indietro senza mai uscire, si muoveva in lei, prima piano e poi sempre più velocemente.

L’accelerazione del suo movimento e del suo respiro furono i segnali del suo godimento. Furono i segnali anche del godimento di Laura che venne per la terza volta insieme a Lucas, quando ne percepì il primo fiotto di seme caldo dentro il suo culo. Sembrava di essere fuori dal tempo e dallo spazio. Esistevano soltanto il suo cazzo e il suo culo. Ed erano il centro del piacere.

Dopo qualche spinta Lucas usci e Laura fece un sospiro….Insieme a quel cazzo sembrava fosse uscita una parte di Lei tanto si sentiva svuotata…

La Baronessa nel frattempo aveva ripreso la reflex e immortalava tutti i particolari che quella unione stava producendo. Il culo aperto di Laura con la sborra che le colava fuori, la sua figa bagnata ed eccitata ancora per l’esperienza vissuta… Il mascara colato oltre la maschera e che si fondeva con il resto del trucco oramai devastato dall’esperienza del sesso animale appena vissuta..

Proprio per questo Lucas fu invitato a “pulire” il viso di Laura. Ancora con la sua incredibile erezione in posizione attiva posizionò il suo cazzo vicino al suo viso e le scaricò addosso, dalla bocca agli occhi, dalle orecchie ai capelli, tutto un carico di calda urina.

Laura cercava di bere per non soffocare, ma ancora senza l’uso della mani legate era in balia della “forza” dell’uomo e della sua animalità.

Soltanto qualche minuto di riposo e a Laura fu concesso un bagno e una sistemata necessari.

A cena avrebbero discusso di questo set, dell’arte che avevano creato e dei programmi del giorno dopo…..
 
M

martina94pagano

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L'ho letto @Grandel, è molto coinvolgente soprattutto perchè hai creato bene tutta l'atmosfera... anche se è un po' animalesco il sesso tra i due quello che si sente leggendo le tue parole non è il meccanismo di come si tromba ma la passione e la voglia che hanno i due di fare sesso, e questa passione trascina molto...
 

parolealvento97

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Clap, clap, clap!
Di nuovo: clap, clap, clap! 👏👏👏
Non solo hai saputo creare alla perfezione l'atmosfera (per citare il commento di Martina), ma hai inserito anche l'antefatto.
Prendi per mano il lettore e lo porti a passeggio sulle tue parole, lo lasci libero di muoversi entro gli spazi che hai creato e poi, senza neanche un minimo di preavviso, lo scaraventi all'interno di Laura (parlo in senso figurato... anche se forse anche quello non figurato ci starebbe bene!).
Impossibile non immedesimarsi in lei. E, con le parole, è aumentato anche il calore nella stanza.
La ciliegina finale: un piccolo azzardo (comunque ben riuscito) che forse meritava qualche parola in più!
Complimenti!
 

KSbis

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Un altro tassello nel mosaico di "Laura", anche questo ben riuscito e cucito addosso alla vera Laura in modo sorprendente.
Poco importa se l' autore l' abbia così ben compresa per intuito o per ragionamento; il risultato finale non cambia ed è invariabilmente sorprendente.
Notevole, secondo me, anche il ritmo. E non è un dettaglio da poco.
 
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Grandel

Grandel

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Un lavoro particolare…..il proseguo….

Dopo una giornata molto impegnativa, fatta di lavoro e di piacere, la cena con la Baronessa fu orientata alla calma e con ritmi molto più tranquilli. Si parlò ancora delle attività che avrebbero fatto l’indomani, sui passaggi che quel tipo di vendite dovevano seguire e anche un abbozzo di quelli che potevano essere i possibili acquirenti data la particolarità della merce a disposizione.

L’atmosfera, dopo il pomeriggio acceso, era tornata cordiale e amichevole, proprio come la Padrona di casa l’aveva impostata subito dopo aver fatto la conoscenza di Laura. Cena e dopocena scivolarono molto naturalmente fra appunto discussioni leggere e scambi di vedute franche e pertinenti le attività svolte e da svolgere…

Laura si trovava pienamente immersa in un campo che risvegliava passioni lavorative che da tempo aveva accantonato. Era anche quello il suo mondo, un altro suo mondo fatto di arte e artisti, di talenti e talentuosi personaggi, di bellezza e piacere. In tutte le sfaccettature immaginabili.

Ma aveva due tarli che non la lasciavano tranquilla. Il primo molto fastidioso e naturale conseguenza dell’incontro con Lucas. Aveva dovuto usare crema lenitiva per ridurre un certo dolorino all’ano. A Qualcosa era servita, ma non troppo. Si sentiva leggermente a disagio nel rimanere seduta e per la notte aveva già chiesto ghiaccio in abbondanza. Apparentemente nulla di irrimediabile a carico del suo culo, ma a differenza di altre volte, in questa occasione il dolore non passava e una certa preoccupazione si era impadronita dei sui pensieri…

Il secondo tarlo invece riguardava tutta la questione della raccolta a cui stava lavorando, o meglio a parte di tutto quell’archivio. Ci stava pensando oramai da qualche ora e c’era qualcosa che ancora non la convinceva, una tesserina che non aveva per vedere l’insieme per come doveva essere…o almeno per come lei si immaginava doveva essere…

Anche per questi motivi si congedò rapidamente dalla Baronessa Von Zicker per dirigersi prontamente verso il meritato e necessario riposo.

Riposo non troppo tranquillo però…..frutto dei due tarli che le tennero spiacevole compagnia per tutta la notte.

Al mattino il dolore si era allentato, ma la situazione li sotto non era per nulla buona. Evidentemente il ghiaccio non era stato sufficiente e forse più che la crema, comunque necessaria, il tempo era l’unico rimedio veramente utile.

A colazione invece il quadro a cui mancava qualcosa le si era chiarito. O almeno aveva in mente qualche domanda precisa per tentare di chiarirlo.
Con la Baronessa decise quindi di andare diretta, senza giri di parole. Il cruccio a cui la sua testa lavorava dalla sera prima riguardava i lavori che andavano dagli anni settanta in poi fino al presente. Laura Von Zicker aveva ammesso di essere lei stessa una fotografa, di essere lei stessa una fotografa di quel tipo di fotografie, le stesse che caratterizzavano l’intera famiglia. Tutto chiaro tranne che per il destino che avrebbe avuto quella serie di scatti e se mai Laura li avrebbe visti o meno…..

La Baronessa parve sorpresa da quelle domande….ma neanche troppo. Infatti sulla spinta della curiosità “professionale” di Laura decise di cambiare i piani della mattinata e forse dell’intero lavoro. Chiese subito se Laura fosse interessata anche a quella parte o a quella parte in particolare e che il suo parere sarebbe stato di grande utilità se non essenziale per il destino di quei lavori che erano diventati adesso l’oggetto principale della giornata che si presentava da vivere.

Laura naturalmente espresse e appoggio la scelta della Baronessa e fu cosi che da li a qualche minuto quello che doveva rimanere un’archivio segreto e riservato le fu messo a disposizione.

I lavori come già sapeva andavano dalla metà degli anni settanta fino praticamente al pomeriggio del giorno prima. Qui la catalogazione era fatta e tutta digitale e aveva tanto in comune con quanto il giorno prima avevano ampiamente visionato.

Stesse tipologie di immagini, tutte in bianco e nero e tutte con personaggio femminile caucasico e maschile africano. Stesse connotazioni fisiche. Questi erano i punti fermi.

Le variabili erano due e furono molto sorprendenti. La prima riguardava le atmosfere e le tematiche: tutte riguardavano dominazione, soft e hard, scene di sesso esplicito e scene di feticismo anche particolare…..La seconda invece riguardava la modella. In tutte le foto la stessa, da giovanissima ninfa a matura donna e si trattava di Laura Von Zicker in persona….Soltanto l’ultimo set era interpretato da un’altra Laura, ma di questo il ricordo era molto vivo, estremamente vivo.

La Baronessa rappresentata in quegli scatti si presentava come neanche l’immaginazione più fantasiosa la poteva disegnare. La sua bellezza particolare esplodeva in ogni foto e accompagnava ogni scatto fatto per renderla evidente in ogni azione che faceva o che subiva. C’era di tutto, sia in termini di attività che di passività. Le scene erano sempre di Lei e un modello che nel tempo cambiava arrivando alle ultime dove Lucas veniva immortalato nelle scenografie recenti.

Laura colse subito alcuni cambiamenti lungo i quasi cinquant’anni dei lavori.

Quelli più vecchi, i primi presumibilmente, ritraevano una L.V.Z. esteta dei corpi e degli amplessi, quasi lavori che richiamavano un erotismo raffinato e di classe. Man mano che i decenni passavano invece mettevano in evidenza la sua voglia di dominazione del maschio e gli scatti diventavano sempre più documenti di come una Donna può giocare con un uomo, con le sue voglie, tutte, senza limiti….

La Baronessa era particolarmente orgogliosa di tutti quei lavori e con sincerità mise in evidenza soprattutto il set del giorno precedente.

Il coinvolgimento di Laura non era stato affatto casuale. La sua fama di professionista nel campo dell’arte si accompagnava a quella di raffinata amante dei piaceri, di tutti o quasi i piaceri carnali. La segnalazione fatta dallo Svizzero non era stata soltanto professionale, ma descriveva del suo curriculum tutti gli aspetti della sua persona e personalità….

La scelta era stata fatta anche per quello…..la conoscenza diretta poi, anche se breve avevano fatto il resto.

La presenza di Laura a Vienna quindi era diventata un qualcosa di più del “semplice” expertise per il quale era stata invitata. La Baronessa l’aveva voluta per completare la sua lunga opera artistica e quelle del giorno prima erano state una sorta di prove generali o di audizione pre-performance…..

L’idea era quella di occupare le ore seguenti in quello che sarebbe stato il capitolo finale del percorso artistico della Baronessa, percorso appunto iniziato con un erotismo semplice che sarebbe diventato un erotismo moderno, un erotismo dove la storia si sarebbe scritta al contrario di quanto fino ad ora era stato fatto, la rappresentazione del vero potere delle femmine contro il finto potere del maschio.

Laura, nella testa della Baronessa, doveva rappresentare quello e per questo era stata scelta.

Difficile immaginare nella testa di Laura cosa la Baronessa aveva in mente…..ma fu prontamente lei che lo spiegò. “Fai quello che vuoi, Lucas è a tua disposizione” riferendosi all’assistente che fece la sua comparsa e poi aggiunse “ ieri si è sfogato, oggi sarà obbediente…”

Difficile ancora una volta immaginare cosa fare. Laura da sempre aveva vissuto sessualità e sensualità come momenti di piaceri con gli uomini. Da sempre aveva preferito mettersi a disposizione del maschio, assecondarlo, farlo godere per godere a propria volta. Qui, ora, adesso le si chiedeva di vivere le stesse emozioni utilizzando l’uomo senza essere utilizzata. Non era cosa da poco….

L’unico asso nella manica che si sentiva di avere era quel fastidio rimediato il giorno prima. Questo la metteva fuori dai giochi per una partecipazione passiva e giocoforza la costringeva a diventare attrice principale dei giochi che avrebbero visto Lucas interpretare “l’ultimo uomo”…almeno dal punto di vista artistico….

L’idea le piacque. Tanto.

“Lucas è a mia disposizione?” chiese per essere sicura. La risposta ancora una volta fu positiva e come tale diede inizio alla mattinata di lavoro.

Laura scelse per se un body di pelle nera con mascherina annessa. Lucas tutto nudo rappresentava l’oggetto tematico. Per la location Laura scelse tutta la casa della baronessa.

Il modello si presentò come il giorno prima. La sua straordinaria erezione lo accompagnava come un tatuaggio accompagna il corpo del suo proprietario. Aveva dell’incredibile ma in quella giornata sarebbe sato un particolare di poco conto.

L’idea che venne a Laura rappresentava una sorta di road map fra gli stereotipi femminili disegnati su un maschio e interpretati con un certo grado di difficoltà rappresentato dal potere che l’uomo usa e strumentalizza attraverso il suo pene.

Sul body Laura indossò prontamente uno strapon bianco di dimensioni similari allo stesso cazzo di Lucas e d’accordo con la Baronessa iniziarono la sequenza degli scatti…

Fu una giornata davvero impegnativa, dove la fantasia di Laura si mescolava alla curiosità della fotografa e si scontrava con i gemiti del modello che comunque non si sottrasse mai al suo ruolo.

In cucina fu immortalato con indosso un piccole grembiule e, a ridosso dei fornelli, sodomizzato…

In bagno, seduto sul vater a gambe aperte mentre Laura a sua volta seduta sotto di lui lo impalava a fondo…

In camera da letto, indossate scarpe col tacco 12 e leggermente piegato a novanta con tutto il cazzo dentro….

In salotto con scopa in mano mentre veniva scopato in culo dallo strapon….

In garage, piegato dal lato guidatore con la portiera della Maybach aperta e Laura che lo prendeva da dietro…

…e poi in giardino, sul campo da tennis, in piscina, nelle scuderie, nei boschi, lungo una strada…..

La giornata era stata pesante, parecchio pesante, sia per Laura che per la Baronessa e Lucas. Il modello non si era mai lamentato nonostante in alcuni momenti e in alcune pose la situazione lo avrebbe potuto far immaginare.
Laura fin dal principio aveva assunto un’eccitazione mentale che da tempo non viveva. Differente da quella fisica che l’accompagnava durante le sue avventure e le sue esperienze, ma non meno appagante e totalizzante. Il fatto stesso di aver accompagnato tutte le performance con un modello in perenne stato d’eccitazione aveva contribuito alla sua eccitazione. Fu per questo motivo, anche per questo che al termine dell’ultimo scatto quando anche a Lucas venne da tirare il classico sospiro di fine attività, le due Laura gli si avvicinarono e con l’uso delle loro bocche cominciarono un pompino che sembrava dargli piacere come lo dava alle due…La giornata fatta di continue penetrazioni e manipolazioni non lo fecero durare a lungo ma sembrò un piccolo-grande premio per l’assistente.

A cena avrebbero discusso ancora del lavoro che doveva essere completato e forse anche di quello che quella giornata aveva portato in termini di opportunità future……
 

parolealvento97

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Ciao Grandel!
Un bellissimo capitolo dipinto con maestria.
L'erotismo creato esclusivamente per il lettore.
Scatti sensuali pari alle fotografie di cui parli nel racconto stesso.

Accenni ma lasci approfondire, sacrifichi le tue voglie e sfiori la mente del lettore, permettendo al seme che gli hai piantato nella mente di crescere in lui.
Non entri con forza, ma chiedi permesso.
Alla fine spalanchi la porta con vigore, però va benissimo così!
Sublime.
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P.S.: Stupenda anche Laura, in quella mise!
 

timassaggio

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Riposto dall'inizio questo thread,
Troppo bello per farlo cadere in fondo.
Mi permetto di evidenziare il racconto rispetto al resto.
Sono certo che @Grandel apprezzerà.

Peccato che in pochi possano apprezzare visto che abbiamo perso i racconti sull'originale.

Intanto una doverosa precisazione, TRIBUTI LETTERARI a Laura di @ks421.
L’input e’ arrivato quando mi è arrivata una storia, quella che seguirà, da parte di un fan di questa Ragazza, Laura, che da qualche anno stimola la fantasia e la curiosità di molti. La mia in particolare poi si è esplicitata con qualche racconto da Lei stimolato e che qualcuno se vuole può leggere nelle pagine di questa sezione.
Evidentemente non sono l’unico e questa discussione ha la pretenziosità di fare da raccoglitore di queste fantasie, di quelle che si ha voglia di esprimere, di farle conoscere e di farle ricordare. Brevi racconti, rapidi sogni, proibiti desideri. Tutto è ammesso, purché parta dalle avventure narrate dal cantore @ks421 e poi arricchite da ognuno che da quelle storie è stato toccato e che quelle storie non vorrebbe finissero mai.
Si inizia dunque con il primo a cui personalmente tributo un ringraziamento perché l’autore ha ammesso di essersi ispirato alla Laura dei miei racconti. Lo assolvo, la colpa non è grave e spero di “istigare a delinquere nello scrivere” tanti altri. So che Laura è entrata in tante menti......e tante fantasie.....


L’uomo che guarda​



Chiamatemi Ismaele.
O ks421. E’ lo stesso.
La voce narrante di questi episodi, di questi scorci di interni ginevrini, lì dove il Lemano ridiventa Rodano.

Accompagnai Laura da Herr Wolfe, il curatore degli investimenti d’arte di un gruppo di istituti di credito elvetici. Era stata convocata in un giorno di novembre a Ginevra, presso lo studio al 29 di Quai des Bergues, sulla sponda destra del fiume.
La zona era dalla parte opposta della zona commerciale delle grandi firme, dove avevo accompagnato Laura in mattinata per una passeggiata in attesa dell’orario dell’appuntamento. Una zona relativamente tranquilla, fuori dal caos ordinato delle zone centrali, quasi fronte lago, dove un signore di mezz’età, intabarrato in un paltò grigio di cachemire con i revers di velluto scuro, borsa portadocumenti in pelle nera, lobbia grigia e vestito grigio fumo si sarebbe mescolato assieme a centinaia di suoi simili, con corporatura simile, stessa postura, stesso abbigliamento, stesso comportamento né schivo né guardingo: semplicemente, riservato.
Come riservati erano i locali del suo ufficio.
Un palazzo anonimo, senza targhe se non quelle di qualche studio legale di secondo piano e di un paio di altrettanto anonime rappresentanze commerciali. Rappresentanze di abbigliamento, o di libri, o di armi, per quel che era dato sapere. O rappresentanze d’arte.
Si, perché al primo piano dell’edificio c’era lo studio di Herr Wolfe.
In un primo momento Laura mi aveva proposto di rimanere ad attenderla in albergo, poi decise di farsi accompagnare.
Non che avesse paura, figuriamoci. Abituata a duri allenamenti di arti marziali, ad affrontare pericoli di ogni genere rappresentati da porci travestiti da uomini potenti, non era certo Heer Wolfe a spaventarla.
“È che vorrei che fossi presente, questa volta” mi disse stringendomi il braccio ed appoggiandovi la testa, una buona spanna sotto la mia.

Suonammo al citofono. L’etichetta riportava solo E.W., le iniziali di Einrich Wolfe. Nessuna targa sul portone, nessuna indicazione.
“Primo piano di fronte alla scala” rispose una voce femminile con pesante accento misto tra tedesco e francese, probabilmente alsaziano ed aprì il contatto elettrico del portone.

Entrammo nell’androne, salimmo i tre scalini coperti da una pesante guida stesa sul pavimento di marmo e fissata da lucidissime bacchette di ottone, per arrivare all’ammezzato. Una sorta di corridoio definito con delle passamanerie invitava a prendere l’ascensore al centro del classico scalone contornato da una balaustra in ferro battuto con dettagli in ottone. La cabina si trovava già al piano, aprimmo ed entrammo in quel ambiente odoroso di legno, cera e pelle color cuoio di cui erano rivestiti i battenti delle porte ed il sedile. La pulsantiera di ottone riportava un’etichetta in carattere helvetica nero (ma guarda un po’).
“E.W.”, il primo pulsante in basso.
Lo premetti e con un piccolo sussulto l’ascensore silenziosamente iniziò la salita verso il piano nobile. Altro piccolo sussulto all’arrivo al piano, aprii le porte della cabina ed immediatamente una figura femminile, vestita di grigio e con i capelli grigi ci spalancò la porta esterna.

“Madame Laura, era attesa da sola” disse rivolgendosi a Laura mentre chiudeva alle mie spalle, dopo avermi fatto uscire dalla cabina, la porta dell’ascensore. Ci fece accomodare in un ampio ingresso, appena illuminato, nel quale erano presenti tre porte. Una sola era leggermente aperta e dava su una sorta di salottino d’attesa arredato con un paio di poltrone in cuoio grigio ed un divanetto per due in tessuto scuro; al centro, un tavolo basso con piano in marmo grigio simile al pavimento ricoperto da uno spesso tappeto. Sul tavolo, riviste ordinatamente impilate in due colonne, da una parte cataloghi d’arte, dall’altra le classiche pubblicazioni edite da banche e assicurazioni.

Attendez içì, s’il vous plait” ci disse indicandoci il salottino. Poi, come fummo dentro, chiuse la porta alle nostre spalle.
“Che ne pensi?” chiesi a Laura.
“Non se l’aspettava” rispose.
“Ma come faceva a sapere che eravamo in due?”
“Ci ha visto dal sistema di videosorveglianza. Guarda sopra la porta, senza fare cenni, e scommetto che ce n’è una dietro la lampada, dietro di me” aggiunse.
Per un attimo ebbi timore di essermi infilato in una situazione poco gestibile, ma Laura mi tranquillizzò subito.
“Non ti preoccupare, è solo un mercante d’arte. Almeno lui così dice di essere” e mi sorrise con un ghigno di sfida.
“Non ha il coraggio di fare nulla senza essere autorizzato. Alla fine, crede di potersi muovere liberamente ma è solo un burattino i cui fili sono mossi da altri” mi sussurrò all’orecchio mettendo la mano di fronte alla bocca per non far capire il labiale.
“Vedrai che tra qualche secondo si apre la porta. Cinque, quattro, tre, due…”
Herr Wolfe vous atténd, Madame et Monsieur” la segretaria disse subito dopo aver aperto la porta. Si fermò sulla soglia ed attese che ci alzassimo in piedi, poi ci precedette verso la porta opposta, la aprì e ci immise in un largo corridoio al cui termine c’era un’altra porta di legno a tutta altezza. Lungo il corridoio, una teoria di foto in bianco e nero di mani di donne. Mani candide, mani ruvide, mani fresche di manicure o mal curate. Tutte mani, tranne una foto: quella di un pugno. Il suo pugno. Il pugno di Laura. Incorniciato con una cornice semplice della stessa essenza e foggia delle altre, ma contornato dalle altre, il suo pugno, al centro dell’attenzione delle altre mani.

La segretaria bussò alla porta con due tocchi, attese due secondi e aprì entrambe le ante facendoci entrare in un sontuoso studio al cui centro troneggiava una scrivania di legno fin de siecle.

Due poltroncine in velluto broccato erano posizionate di fronte, a circa un metro di distanza dal tavolo e a due metri l’una dall’altra.
“Prego, accomodatevi!”. Herr Wolfe si alzò in piedi e ci accolse per salutarci. Baciò la mano di Laura e strinse la mia “Monsieur ks421, immagino!” guardandomi di sottecchi dal basso in alto. Ero almeno quindici centimetri più alto di lui, e sicuramente molto, molto più prestante. Avrei potuto affermare di sovrastarlo fisicamente, eppure quell’uomo non mi piacque, mi infastidiva.
“Si, sono io” risposi stringendogli con forza la sua mano, quasi a fargli male. Fu un gesto pressoché istintivo, non riuscii a frenarmi. Herr Wolfe fece finta di nulla e continuò a scuotere lentamente la mano stretta nella morsa della mia, continuando a scrutarmi negli occhi. Fortunatamente Laura si accorse di tutto e si mise a sedere scoprendo la gamba inguainata da una calza di seta dalla balza ricamata ed indossata, come era evidente, con il reggicalze.

Mi accomodai anch’io, lasciando la mano del nostro ospite.
“Madame, sono molto contento di rivederla. Ovviamente, sono felice che anche lei sia qui, Messieur. Era molto tempo che desideravo conoscerla. Sono certo che sarà una gradevole esperienza” disse rivolto a me.
“Einrich, ci davamo del tu, mi pare!” intervenne Laura.
Oh mais oui, ma chère amie!” rispose soddisfatto il ginevrino.

Era un ometto quasi insignificante, grigio come il suo vestito, i suoi capelli, gli occhi. Grigio cenere, grigio spento. Solo lo sguardo era acceso, di una luce bestiale, ferina, da grande predatore. Ebbi quasi paura a sostenere quello sguardo.
Mi girai a dare uno sguardo allo studio.
Le pareti erano coperte da una boiserie intercalata agli scaffali fino al soffitto pieni di libri, per lo più d’arte, molti antichi o almeno, di duecento anni fa. Al centro dei pannelli, alcune cornici di quadri illuminati da lampade specificatamente puntate a valorizzarli. Riconobbi un Tempesta, un altro di scuola fiamminga, forse di Bruegel il giovane, un martirio di san Sebastiano. Al centro di una delle pareti, un arazzo Aubusson, uno dei più belli mai visti, di certo anch’esso di scuola fiamminga.
Alla parete opposta, solitario al centro, illuminato da un faretto nascosto chissà dove sul soffitto, un piccolo quadro. Era abbastanza vicino a me per riconoscere la mano di Rubens. Quasi di fronte, messa ad angolo, una bergère dello stesso tessuto broccato delle poltroncine. Accanto, un tavolinetto d’appoggio e subito dietro, una lampada da lettura. A fianco, un pouf reggi piedi anch’esso ricoperto in broccato di velluto.
Nulla da dire, a Herr Wolfe piaceva il fiammingo. In realtà, gli piaceva tutto ciò che era bello.
Infatti, gli piaceva Laura.

“Allora, Madame, anche quest’anno è stato foriero di grandi opportunità, per me e per lei, bien sûr” iniziò lo svizzero dopo essersi seduto alla sua poltrona, dietro la sua scrivania.
Aprì un cassetto e ne trasse una busta in carta paglierina. Assieme alla busta, un telecomando.
Si sporse tendendo la busta a Laura avendo cura di mostrarle bene il piccolo comando.
Laura si sporse a sua volta e trasalì un attimo. Poi prese la busta e si riaccomodò sulla poltroncina, appoggiando la schiena allo schienale.
Accavallò le gambe scoprendo l’altra coscia e mostrando anche buona parte del reggicalze.
Con fare rilassato, quasi disinteressato aprì la busta e ne trasse fuori metà del contenuto, un assegno; giusto il necessario per leggere l’importo. Nonostante non volesse mostrare sorpresa, anche questa volta fu colpita. Era molto di più di quanto avesse immaginato, pur avendo avuto la medesima esperienza, in precedenza. Sollevò brevemente il sopracciglio, giusto un istante, per poi richiudere la busta con la stessa studiata nonchalance, più interessata al telecomando che all’assegno.
Herr Wolfe ebbe un ghigno demoniaco, lo sguardo divenne color rubino, le mani parvero divenire adunchi artigli mentre premette in sequenza due o tre tasti sul piccolo telecomando.
Laura ebbe una contrazione, si mise la mano tra le gambe che poi le serrò violentemente, scossa da piacere misto a fastidio.
“Vedo che madame ha seguito pedissequamente le mie istruzioni” esclamò beffardamente il ginevrino. Poi si volse verso di me e, con sguardo e tono falsamente gentile, quasi imperioso: “Sicuramente M’sieur vuol sedersi in poltrona per godersi la situazione, n'est ce pas?” indicandomi la bergère ad un paio di metri dalla scrivania. Solo allora notai come fosse stata posizionata per permettere a chi vi si sedeva di assistere ad uno spettacolo in primissima fila.

Muto, guardai interrogativamente Laura negli occhi, che mi rispose con un cenno di assenso. Il suo sguardo non era assolutamente remissivo. C’era una luce, nei suoi occhi, che avevo visto solo quando avemmo un paio di esperienze di dominazione e di bondage alla quale mi sottomisi volontariamente per amor suo. Lo stesso sguardo che aveva quando mi raccontava di come avesse distrutto fisicamente e psicologicamente con il sesso due bull che pensavano di dominarla a suon di schiaffi sul culo e pizzichi sulle tette.
Mi alzai pertanto dalla mia poltroncina, feci tre passi e mi accomodai nella bergère, decisamente più comoda e rilassante.

Herr Wolfe girò attorno alla scrivania dalla parte opposta alla mia, prese il telecomando in mano e si sedette sulla poltroncina di fronte alla mia. Poi si rialzò, la sollevò e la girò in modo da poter osservare Laura quasi di fronte. Si sistemò sul bordo del cuscino e puntò con entrambe le mani il telecomando verso Laura, quasi a volerla infilzare con una lancia.
La mia donna ebbe un sussulto, strinse ancora le cosce e si portò una mano alla bocca quasi per silenziare uno strillo che non uscì.
Poi allargò le cosce verso di lui, sollevò una gamba appoggiandola sul bracciolo della poltroncina e gli mostrò il suo sesso, il Lush3 inserito nella sua vagina perfettamente depilata e già turgida.
Bravò, Laura. Sono molto felice. Ora cortesemente, levati la gonna, girati e mettiti in ginocchio sulla poltroncina, s’il vous plait
Laura eseguì. Si alzò in piedi e si slacciò la gonna che cadde a terra. Sollevò prima uno e poi l’altro piede per uscirne fuori, si chinò la raccolse e la piegò con diligenza poggiandola sulla scrivania all’angolo. Poi si mise in ginocchio sulla poltroncina, che nel frattempo Herr Wolfe aveva girato a suo e a mio vantaggio.
Dalla sua vulva usciva il pennacchio del vibratore, con il led che lampeggiava discretamente indicando di essere acceso ed in attesa di ordini.
Einrich si voltò e prese dalla scrivania una scatolina discreta, lunga una quindicina di centimetri e larga sei o sette. La aprì sfilando il coperchio dall’altro e ne tirò fuori un plug anale di color nero in materiale che sembrava silicone.
“Ora Laura se vuoi cortesemente inserire questo nel tuo ano…” le disse porgendogli il plug. Non era il più grosso che avesse usato, ma di certo era sufficiente a provocare un’ampia dilatazione.
Laura lo prese e se lo mise in bocca, lo leccò, lo bagnò accuratamente poi, divaricando i glutei con una mano, con l’altra lo introdusse nel suo sfintere lentamente ma con decisione, non senza una serie di sospiri e gemiti.
Terminata l’inserzione, un piccolo led si accese alla base e lampeggiò brevemente. Poi, subito dopo, una serie di lampeggii con frequenza ed intensità variabile concentrati in poco tempo. Laura si scosse, si agitò ed iniziò a mugolare.
“NON …TO…CCARTI!” scandì seccamente Herr Wolfe.
Trasalii anch’io. Non era la prima volta che vedevo Laura oggetto della lussuria altrui, avevo già visto alcuni filmati girati dai suoi allenatori/master, ma era la prima volta che vi assistevo dal vivo. E la cosa mi faceva male. Avrei voluto alzarmi, strappare il telecomando dalle mani di quel bastardo, ficcargli in culo ed in bocca quei cazzo di giochi e farlo svenire a suon di scariche di calci e schiaffoni. Strinsi con forza le mani sui braccioli della poltrona, mi sollevai con il busto ma subito una voce metallica mi avvisò.
M’sieur, si rilassi e stia tranquillo. Si goda lo spettacolo. Lei non vuole che sua moglie subisca dei danni, no?

No, certo che no. Non era la voce di una segretaria. Era la voce di un uomo, con pronuncia vagamente slava. Avrei detto bulgaro, o russo, ma più probabilmente serbo. La stessa influenza che avevo sentito più volte a Belgrado, diversa dal croato che avevo nell’orecchio o dal russo che sentivo spesso in Riviera.
Era una voce che tradiva cattiveria, malvagità. Immaginai un uomo vestito di nero, una giacca di pelle nera, occhiali da sole, una Tokarev 7.62 di produzione serba appoggiata sul tavolo, un bicchiere di whiskey ed un pacchetto di sigarette accanto al portacenere già pieno di cicche, attento ad osservare la scena dai monitor di sorveglianza.

Mi girai attorno con lo sguardo alla ricerca delle videocamere, ma non riuscii ad individuarne nemmeno una. Dovevano averle nascoste bene. Peraltro i servizi serbi – BIA - lavoravano a stretto contatto con il SVR e con il FSB russi, ed i russi erano i maghi della maskirovka in tutti i modi, sia in grande che in piccolo.

Mi riscossi, mi stavo facendo un film su un qualcosa che era già successo altre volte.
Era una parte di Laura che, alla fine, chiedeva di provare quelle sensazioni forti, una continua verifica della sua forza fisica e della sua tempra morale, messe alla prova da tante situazioni avverse e da tante gare sportive condotte fino allo sfinimento. Oggi Laura era molto più forte psicologicamente di tantissimi uomini. Sarebbe stata un’agente segreta perfetta, un misto tra Dominika Egorova di Red Sparrow e Evelyn Salt, con i tratti di freddezza e decisione di Natasha Romanoff la Vedova Nera.

Mi concentrai su quanto stava accadendo di fronte a me.
Einrich Wolfe era quasi in ginocchio dietro Laura, mentre giocava con il telecomando. Poi lo poggiò con un gesto di stizza e prese un cellulare, scorse nervosamente le app fino a che trovò quella che stava cercando.
Si concentrò e dopo qualche secondo Laura proruppe in una serie di ansimi e di gemiti che lentamente lasciarono il posto a grida di godimento e di piacere.
Iniziò a contrarre il bacino, cercava di mantenere all’interno dello sfintere il plug che parte di lei voleva fuori, parte dentro.
Poi, uno strillo intenso ed un getto di liquido uscì dalla sua vulva bagnando la costosissima poltrona.
Herr Wolfe aggrottò il sopracciglio, incerto se punire Laura per questo gesto o continuare a farla godere.
Decise di farla girare, facendole appoggiare le gambe divaricate sulla sua scrivania.

Ancora ansimi, gemiti, Laura si dibatte, vorrebbe toccarsi ma non può. Conosce le regole del gioco, forse ha ricevuto istruzioni stringenti. Sta di fatto che gode, ma vorrebbe godere differentemente.
Per un momento mi guarda, i nostri sguardi si incrociano. Sono pronto a guadagnare la porta a suon di spallate, posso schiantare in tre secondi il crucchetto, se solo lei me lo chiedesse.
Un lieve cenno di diniego con la testa, ha capito, ho capito.

Mi rimetto seduto comodamente, riappoggiandomi con la schiena alla poltrona, la gamba accavallata, le braccia piegate ed appoggiate ai braccioli a sostenere la mia testa.
Sono l’uomo che guarda.
 
D

Deleted member 695762

Guest
Intanto una doverosa precisazione, TRIBUTI LETTERARI a Laura di @ks421.
L’input e’ arrivato Quando mi è arrivata una storia, quella che seguirà, da parte di un fan di questa Ragazza, Laura, che da qualche anno stimola la fantasia e la curiosità di molti. La mia in particolare poi si è esplicitata con qualche racconto da Lei stimolato e che qualcuno se vuole può leggere nelle pagine di questa sezione.
Evidentemente non sono l’unico e questa discussione ha la pretenziosità di fare da raccoglitore di queste fantasie, di quelle che si ha voglia di esprimere, di farle conoscere e di farle ricordare. Brevi racconti, rapidi sogni, proibiti desideri. Tutto è ammesso, purché parta dalle avventure narrate dal cantore @ks421 e poi arricchite da ognuno che da quelle storie è stato toccato e che quelle storie non vorrebbe finissero mai.
Si inizia dunque con il primo a cui personalmente tributo un ringraziamento perché l’autore ha ammesso di essersi ispirato alla Laura dei miei racconti. Lo assolvo, la colpa non è grave e spero di “istigare a delinquere nello scrivere” tanti altri. So che Laura è entrata in tante menti......e tante fantasie.....



L’uomo che guarda​



Chiamatemi Ismaele.
O ks421. E’ lo stesso.
La voce narrante di questi episodi, di questi scorci di interni ginevrini, lì dove il Lemano ridiventa Rodano.

Accompagnai Laura da Herr Wolfe, il curatore degli investimenti d’arte di un gruppo di istituti di credito elvetici. Era stata convocata in un giorno di novembre a Ginevra, presso lo studio al 29 di Quai des Bergues, sulla sponda destra del fiume.
La zona era dalla parte opposta della zona commerciale delle grandi firme, dove avevo accompagnato Laura in mattinata per una passeggiata in attesa dell’orario dell’appuntamento. Una zona relativamente tranquilla, fuori dal caos ordinato delle zone centrali, quasi fronte lago, dove un signore di mezz’età, intabarrato in un paltò grigio di cachemire con i revers di velluto scuro, borsa portadocumenti in pelle nera, lobbia grigia e vestito grigio fumo si sarebbe mescolato assieme a centinaia di suoi simili, con corporatura simile, stessa postura, stesso abbigliamento, stesso comportamento né schivo né guardingo: semplicemente, riservato.
Come riservati erano i locali del suo ufficio.
Un palazzo anonimo, senza targhe se non quelle di qualche studio legale di secondo piano e di un paio di altrettanto anonime rappresentanze commerciali. Rappresentanze di abbigliamento, o di libri, o di armi, per quel che era dato sapere. O rappresentanze d’arte.
Si, perché al primo piano dell’edificio c’era lo studio di Herr Wolfe.
In un primo momento Laura mi aveva proposto di rimanere ad attenderla in albergo, poi decise di farsi accompagnare.
Non che avesse paura, figuriamoci. Abituata a duri allenamenti di arti marziali, ad affrontare pericoli di ogni genere rappresentati da porci travestiti da uomini potenti, non era certo Heer Wolfe a spaventarla.
“È che vorrei che fossi presente, questa volta” mi disse stringendomi il braccio ed appoggiandovi la testa, una buona spanna sotto la mia.

Suonammo al citofono. L’etichetta riportava solo E.W., le iniziali di Einrich Wolfe. Nessuna targa sul portone, nessuna indicazione.
“Primo piano di fronte alla scala” rispose una voce femminile con pesante accento misto tra tedesco e francese, probabilmente alsaziano ed aprì il contatto elettrico del portone.

Entrammo nell’androne, salimmo i tre scalini coperti da una pesante guida stesa sul pavimento di marmo e fissata da lucidissime bacchette di ottone, per arrivare all’ammezzato. Una sorta di corridoio definito con delle passamanerie invitava a prendere l’ascensore al centro del classico scalone contornato da una balaustra in ferro battuto con dettagli in ottone. La cabina si trovava già al piano, aprimmo ed entrammo in quel ambiente odoroso di legno, cera e pelle color cuoio di cui erano rivestiti i battenti delle porte ed il sedile. La pulsantiera di ottone riportava un’etichetta in carattere helvetica nero (ma guarda un po’).
“E.W.”, il primo pulsante in basso.
Lo premetti e con un piccolo sussulto l’ascensore silenziosamente iniziò la salita verso il piano nobile. Altro piccolo sussulto all’arrivo al piano, aprii le porte della cabina ed immediatamente una figura femminile, vestita di grigio e con i capelli grigi ci spalancò la porta esterna.

“Madame Laura, era attesa da sola” disse rivolgendosi a Laura mentre chiudeva alle mie spalle, dopo avermi fatto uscire dalla cabina, la porta dell’ascensore. Ci fece accomodare in un ampio ingresso, appena illuminato, nel quale erano presenti tre porte. Una sola era leggermente aperta e dava su una sorta di salottino d’attesa arredato con un paio di poltrone in cuoio grigio ed un divanetto per due in tessuto scuro; al centro, un tavolo basso con piano in marmo grigio simile al pavimento ricoperto da uno spesso tappeto. Sul tavolo, riviste ordinatamente impilate in due colonne, da una parte cataloghi d’arte, dall’altra le classiche pubblicazioni edite da banche e assicurazioni.

Attendez içì, s’il vous plait” ci disse indicandoci il salottino. Poi, come fummo dentro, chiuse la porta alle nostre spalle.
“Che ne pensi?” chiesi a Laura.
“Non se l’aspettava” rispose.
“Ma come faceva a sapere che eravamo in due?”
“Ci ha visto dal sistema di videosorveglianza. Guarda sopra la porta, senza fare cenni, e scommetto che ce n’è una dietro la lampada, dietro di me” aggiunse.
Per un attimo ebbi timore di essermi infilato in una situazione poco gestibile, ma Laura mi tranquillizzò subito.
“Non ti preoccupare, è solo un mercante d’arte. Almeno lui così dice di essere” e mi sorrise con un ghigno di sfida.
“Non ha il coraggio di fare nulla senza essere autorizzato. Alla fine, crede di potersi muovere liberamente ma è solo un burattino i cui fili sono mossi da altri” mi sussurrò all’orecchio mettendo la mano di fronte alla bocca per non far capire il labiale.
“Vedrai che tra qualche secondo si apre la porta. Cinque, quattro, tre, due…”
Herr Wolfe vous atténd, Madame et Monsieur” la segretaria disse subito dopo aver aperto la porta. Si fermò sulla soglia ed attese che ci alzassimo in piedi, poi ci precedette verso la porta opposta, la aprì e ci immise in un largo corridoio al cui termine c’era un’altra porta di legno a tutta altezza. Lungo il corridoio, una teoria di foto in bianco e nero di mani di donne. Mani candide, mani ruvide, mani fresche di manicure o mal curate. Tutte mani, tranne una foto: quella di un pugno. Il suo pugno. Il pugno di Laura. Incorniciato con una cornice semplice della stessa essenza e foggia delle altre, ma contornato dalle altre, il suo pugno, al centro dell’attenzione delle altre mani.

La segretaria bussò alla porta con due tocchi, attese due secondi e aprì entrambe le ante facendoci entrare in un sontuoso studio al cui centro troneggiava una scrivania di legno fin de siecle.

Due poltroncine in velluto broccato erano posizionate di fronte, a circa un metro di distanza dal tavolo e a due metri l’una dall’altra.
“Prego, accomodatevi!”. Herr Wolfe si alzò in piedi e ci accolse per salutarci. Baciò la mano di Laura e strinse la mia “Monsieur ks421, immagino!” guardandomi di sottecchi dal basso in alto. Ero almeno quindici centimetri più alto di lui, e sicuramente molto, molto più prestante. Avrei potuto affermare di sovrastarlo fisicamente, eppure quell’uomo non mi piacque, mi infastidiva.
“Si, sono io” risposi stringendogli con forza la sua mano, quasi a fargli male. Fu un gesto pressoché istintivo, non riuscii a frenarmi. Herr Wolfe fece finta di nulla e continuò a scuotere lentamente la mano stretta nella morsa della mia, continuando a scrutarmi negli occhi. Fortunatamente Laura si accorse di tutto e si mise a sedere scoprendo la gamba inguainata da una calza di seta dalla balza ricamata ed indossata, come era evidente, con il reggicalze.

Mi accomodai anch’io, lasciando la mano del nostro ospite.
“Madame, sono molto contento di rivederla. Ovviamente, sono felice che anche lei sia qui, Messieur. Era molto tempo che desideravo conoscerla. Sono certo che sarà una gradevole esperienza” disse rivolto a me.
“Einrich, ci davamo del tu, mi pare!” intervenne Laura.
Oh mais oui, ma chère amie!” rispose soddisfatto il ginevrino.

Era un ometto quasi insignificante, grigio come il suo vestito, i suoi capelli, gli occhi. Grigio cenere, grigio spento. Solo lo sguardo era acceso, di una luce bestiale, ferina, da grande predatore. Ebbi quasi paura a sostenere quello sguardo.
Mi girai a dare uno sguardo allo studio.
Le pareti erano coperte da una boiserie intercalata agli scaffali fino al soffitto pieni di libri, per lo più d’arte, molti antichi o almeno, di duecento anni fa. Al centro dei pannelli, alcune cornici di quadri illuminati da lampade specificatamente puntate a valorizzarli. Riconobbi un Tempesta, un altro di scuola fiamminga, forse di Bruegel il giovane, un martirio di san Sebastiano. Al centro di una delle pareti, un arazzo Aubusson, uno dei più belli mai visti, di certo anch’esso di scuola fiamminga.
Alla parete opposta, solitario al centro, illuminato da un faretto nascosto chissà dove sul soffitto, un piccolo quadro. Era abbastanza vicino a me per riconoscere la mano di Rubens. Quasi di fronte, messa ad angolo, una bergère dello stesso tessuto broccato delle poltroncine. Accanto, un tavolinetto d’appoggio e subito dietro, una lampada da lettura. A fianco, un pouf reggi piedi anch’esso ricoperto in broccato di velluto.
Nulla da dire, a Herr Wolfe piaceva il fiammingo. In realtà, gli piaceva tutto ciò che era bello.
Infatti, gli piaceva Laura.

“Allora, Madame, anche quest’anno è stato foriero di grandi opportunità, per me e per lei, bien sûr” iniziò lo svizzero dopo essersi seduto alla sua poltrona, dietro la sua scrivania.
Aprì un cassetto e ne trasse una busta in carta paglierina. Assieme alla busta, un telecomando.
Si sporse tendendo la busta a Laura avendo cura di mostrarle bene il piccolo comando.
Laura si sporse a sua volta e trasalì un attimo. Poi prese la busta e si riaccomodò sulla poltroncina, appoggiando la schiena allo schienale.
Accavallò le gambe scoprendo l’altra coscia e mostrando anche buona parte del reggicalze.
Con fare rilassato, quasi disinteressato aprì la busta e ne trasse fuori metà del contenuto, un assegno; giusto il necessario per leggere l’importo. Nonostante non volesse mostrare sorpresa, anche questa volta fu colpita. Era molto di più di quanto avesse immaginato, pur avendo avuto la medesima esperienza, in precedenza. Sollevò brevemente il sopracciglio, giusto un istante, per poi richiudere la busta con la stessa studiata nonchalance, più interessata al telecomando che all’assegno.
Herr Wolfe ebbe un ghigno demoniaco, lo sguardo divenne color rubino, le mani parvero divenire adunchi artigli mentre premette in sequenza due o tre tasti sul piccolo telecomando.
Laura ebbe una contrazione, si mise la mano tra le gambe che poi le serrò violentemente, scossa da piacere misto a fastidio.
“Vedo che madame ha seguito pedissequamente le mie istruzioni” esclamò beffardamente il ginevrino. Poi si volse verso di me e, con sguardo e tono falsamente gentile, quasi imperioso: “Sicuramente M’sieur vuol sedersi in poltrona per godersi la situazione, n'est ce pas?” indicandomi la bergère ad un paio di metri dalla scrivania. Solo allora notai come fosse stata posizionata per permettere a chi vi si sedeva di assistere ad uno spettacolo in primissima fila.

Muto, guardai interrogativamente Laura negli occhi, che mi rispose con un cenno di assenso. Il suo sguardo non era assolutamente remissivo. C’era una luce, nei suoi occhi, che avevo visto solo quando avemmo un paio di esperienze di dominazione e di bondage alla quale mi sottomisi volontariamente per amor suo. Lo stesso sguardo che aveva quando mi raccontava di come avesse distrutto fisicamente e psicologicamente con il sesso due bull che pensavano di dominarla a suon di schiaffi sul culo e pizzichi sulle tette.
Mi alzai pertanto dalla mia poltroncina, feci tre passi e mi accomodai nella bergère, decisamente più comoda e rilassante.

Herr Wolfe girò attorno alla scrivania dalla parte opposta alla mia, prese il telecomando in mano e si sedette sulla poltroncina di fronte alla mia. Poi si rialzò, la sollevò e la girò in modo da poter osservare Laura quasi di fronte. Si sistemò sul bordo del cuscino e puntò con entrambe le mani il telecomando verso Laura, quasi a volerla infilzare con una lancia.
La mia donna ebbe un sussulto, strinse ancora le cosce e si portò una mano alla bocca quasi per silenziare uno strillo che non uscì.
Poi allargò le cosce verso di lui, sollevò una gamba appoggiandola sul bracciolo della poltroncina e gli mostrò il suo sesso, il Lush3 inserito nella sua vagina perfettamente depilata e già turgida.
Bravò, Laura. Sono molto felice. Ora cortesemente, levati la gonna, girati e mettiti in ginocchio sulla poltroncina, s’il vous plait
Laura eseguì. Si alzò in piedi e si slacciò la gonna che cadde a terra. Sollevò prima uno e poi l’altro piede per uscirne fuori, si chinò la raccolse e la piegò con diligenza poggiandola sulla scrivania all’angolo. Poi si mise in ginocchio sulla poltroncina, che nel frattempo Herr Wolfe aveva girato a suo e a mio vantaggio.
Dalla sua vulva usciva il pennacchio del vibratore, con il led che lampeggiava discretamente indicando di essere acceso ed in attesa di ordini.
Einrich si voltò e prese dalla scrivania una scatolina discreta, lunga una quindicina di centimetri e larga sei o sette. La aprì sfilando il coperchio dall’altro e ne tirò fuori un plug anale di color nero in materiale che sembrava silicone.
“Ora Laura se vuoi cortesemente inserire questo nel tuo ano…” le disse porgendogli il plug. Non era il più grosso che avesse usato, ma di certo era sufficiente a provocare un’ampia dilatazione.
Laura lo prese e se lo mise in bocca, lo leccò, lo bagnò accuratamente poi, divaricando i glutei con una mano, con l’altra lo introdusse nel suo sfintere lentamente ma con decisione, non senza una serie di sospiri e gemiti.
Terminata l’inserzione, un piccolo led si accese alla base e lampeggiò brevemente. Poi, subito dopo, una serie di lampeggii con frequenza ed intensità variabile concentrati in poco tempo. Laura si scosse, si agitò ed iniziò a mugolare.
“NON …TO…CCARTI!” scandì seccamente Herr Wolfe.
Trasalii anch’io. Non era la prima volta che vedevo Laura oggetto della lussuria altrui, avevo già visto alcuni filmati girati dai suoi allenatori/master, ma era la prima volta che vi assistevo dal vivo. E la cosa mi faceva male. Avrei voluto alzarmi, strappare il telecomando dalle mani di quel bastardo, ficcargli in culo ed in bocca quei cazzo di giochi e farlo svenire a suon di scariche di calci e schiaffoni. Strinsi con forza le mani sui braccioli della poltrona, mi sollevai con il busto ma subito una voce metallica mi avvisò.
M’sieur, si rilassi e stia tranquillo. Si goda lo spettacolo. Lei non vuole che sua moglie subisca dei danni, no?

No, certo che no. Non era la voce di una segretaria. Era la voce di un uomo, con pronuncia vagamente slava. Avrei detto bulgaro, o russo, ma più probabilmente serbo. La stessa influenza che avevo sentito più volte a Belgrado, diversa dal croato che avevo nell’orecchio o dal russo che sentivo spesso in Riviera.
Era una voce che tradiva cattiveria, malvagità. Immaginai un uomo vestito di nero, una giacca di pelle nera, occhiali da sole, una Tokarev 7.62 di produzione serba appoggiata sul tavolo, un bicchiere di whiskey ed un pacchetto di sigarette accanto al portacenere già pieno di cicche, attento ad osservare la scena dai monitor di sorveglianza.

Mi girai attorno con lo sguardo alla ricerca delle videocamere, ma non riuscii ad individuarne nemmeno una. Dovevano averle nascoste bene. Peraltro i servizi serbi – BIA - lavoravano a stretto contatto con il SVR e con il FSB russi, ed i russi erano i maghi della maskirovka in tutti i modi, sia in grande che in piccolo.

Mi riscossi, mi stavo facendo un film su un qualcosa che era già successo altre volte.
Era una parte di Laura che, alla fine, chiedeva di provare quelle sensazioni forti, una continua verifica della sua forza fisica e della sua tempra morale, messe alla prova da tante situazioni avverse e da tante gare sportive condotte fino allo sfinimento. Oggi Laura era molto più forte psicologicamente di tantissimi uomini. Sarebbe stata un’agente segreta perfetta, un misto tra Dominika Egorova di Red Sparrow e Evelyn Salt, con i tratti di freddezza e decisione di Natasha Romanoff la Vedova Nera.

Mi concentrai su quanto stava accadendo di fronte a me.
Einrich Wolfe era quasi in ginocchio dietro Laura, mentre giocava con il telecomando. Poi lo poggiò con un gesto di stizza e prese un cellulare, scorse nervosamente le app fino a che trovò quella che stava cercando.
Si concentrò e dopo qualche secondo Laura proruppe in una serie di ansimi e di gemiti che lentamente lasciarono il posto a grida di godimento e di piacere.
Iniziò a contrarre il bacino, cercava di mantenere all’interno dello sfintere il plug che parte di lei voleva fuori, parte dentro.
Poi, uno strillo intenso ed un getto di liquido uscì dalla sua vulva bagnando la costosissima poltrona.
Herr Wolfe aggrottò il sopracciglio, incerto se punire Laura per questo gesto o continuare a farla godere.
Decise di farla girare, facendole appoggiare le gambe divaricate sulla sua scrivania.

Ancora ansimi, gemiti, Laura si dibatte, vorrebbe toccarsi ma non può. Conosce le regole del gioco, forse ha ricevuto istruzioni stringenti. Sta di fatto che gode, ma vorrebbe godere differentemente.
Per un momento mi guarda, i nostri sguardi si incrociano. Sono pronto a guadagnare la porta a suon di spallate, posso schiantare in tre secondi il crucchetto, se solo lei me lo chiedesse.
Un lieve cenno di diniego con la testa, ha capito, ho capito.

Mi rimetto seduto comodamente, riappoggiandomi con la schiena alla poltrona, la gamba accavallata, le braccia piegate ed appoggiate ai braccioli a sostenere la mia testa.
Sono l’uomo che guarda.
Ho letto pochi racconti per ora e alcuni li ho proprio abbandonati prima della metà. Questo qui è il primo che trovo totalmente diverso dagli altri. È stato bello leggerlo, dall'inizio alla fine, mai volgare, mai banale. Complimenti.
 
D

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Il Massaggio Thailandese

Laura era ad Anversa da due giorni. Quel pomeriggio la sua “missione”,quella affidatagli da Mr Wolfe si era conclusa, positivamente. Era un piacere personale che lo svizzero le aveva chiesto, un lavoro fuori dalla sua normale attività. Doveva “ritirare” un libro antico, un pezzo unico che sarebbe andato all’asta ma che il collezionista ginevrino voleva aggiudicarsi a tutti i costi senza problemi di sorta. Laura, con la sua rete di conoscenze, nelle settimane precedenti aveva sondato la possibilità di diciamo una vendita privata e passo dopo passo era riuscita in questo intento: oggetto delistato dal catalogo ufficiale e acquisto diretto. In contanti e di persona.
Adesso il prezioso tomo era già in viaggio per il suo nuovo rifugio e Laura abbastanza provata da questo ultimo lavoro con piena soddisfazione e tanta stanchezza varcava la porta della suite dell’Adrien in pieno centro.
Sul tavolino al centro della camera la accolse un gran mazzo di rose rosse e un biglietto scritto stranamente a mano da Wolfe in persona: complimenti e grazie Laura.
Il post scrittum poi la invitava ad andare a rilassarsi al “Baymoon” , un centro benessere thai li in centro. Tutto offerto dal suo committente. Il post post scrittum aggiungeva di chiedere del trattamento “gold”con Rose, la Masseuse più brava del centro.
Laura li per li era indecisa se andare o meno. C’era da trascorrere ancora la seconda metà del pomeriggio, la serata e solo al mattino dopo la partenza per l’Italia.
Non ci pensò oltre, senza neanche cambiarsi di abito riprese in spalla la Vuitton e decise di andare a rilassarsi, come l’invito indicava.
Il centro benessere era in realtà un centro massaggi che si presentava come di gran classe. Era posto al piano interrato di un palazzo settecentesco della zona pedonale. Al suo ingresso fu accolta come se la Stessero attendendo.
Evidentemente Mr Wolfe non aveva neanche preventivato che Laura potesse rifiutare il suo invito. Il trattamento “gold” le spiegarono era un percorso fatto di un bagno preparatorio seguito da un robusto massaggio e da un terzo tempo estremamente rilassante. Rose le dissero che l’attendeva per la seconda e terza parte. Per la prima fu affidata a due giovani ragazze del paese che ride che insieme la condussero direttamente al trattamento.
L’atmosfera era quella di un centro molto bello e riservato. Musica tipica in sottofondo, candele profumate illuminavano e incensi profumavano gli ambienti.
A Laura fu chiesto solamente di liberare la sua mente da tutti i pensieri. Al resto avrebbero pensato loro. A cominciare dal fatto che le due thai iniziarono a spogliarla appena varcata la soglia della stanza. Delicatamente ma decise, capo dopo capo, liberarono il suo corpo, lasciandola tutta nuda. Una grande vasca con una doccia enorme già pronta accolsero lei e le due giovani per il rito del lavaggio. Anche loro si spogliarono rivelando due corpi tonici e delicati. Le 4 mani iniziarono allora a percorrere il suo corpo con abilità e destrezza. Schiuma e spugne venivano usate per lavare tutta la sua pelle, ogni anfratto. Delicatamente ma in modo preciso e piacevole. Prima in piedi e poi seduta su un piccolo sgabello percorsero tutta la sua epidermide. Le sollevarono le braccia per una depilazione accurata della piccola ricrescita alle ascelle e,come sempre delicatamente, le aprirono le gambe per fare lo stesso con il suo pube e sempre minuziosamente con il suo ano. Non le era mai successo. Era in balia della loro professionalità e contemporaneamente della loro capacità di eccitarla per quando delicate e gentili. Era la prima volta ma si sentiva bene anche se sorpresa. Nulla era malizioso però, piacevole, eccitante ma non malizioso.
Terminati i lavaggi fu con la stessa gentilezza e delicatezza asciugata e poi cosparsa di un profumo alla vaniglia. Il preferito da Rose le dissero....
Fu poi invitata a coricarsi su un ampio fouton sollevato da terra e coperta con un telo in seta. Si congedarono la Lei annunciando l’arrivo di Rose da lì a pochi minuti.
E Rose arrivò dopo qualche istante. Una bellezza thailandese fuori dall’ordinario. Benché vestita con la tipica divisa thai da massaggi, si intuiva un fisico davvero notevole: spalle larghe, seno armonioso con la linea dei fianchi, sedere sporgente il giusto per bilanciare la curva del petto e poi un viso che da solo rivelava quanto magnifiche fossero le Donne di quel paese, anche di quel paese.
La accolse con un doppio bacio e sul secondo si soffermò ad aspirare il profumo con il quale Laura era stata appena bagnata.
Le tolse il telo e invitandola alla posizione supina iniziò il trattamento. Prima i piedi, poi la schiena e le spalle. Poi le braccia e le gambe. Le mani di Rose si muovevano sul corpo di Laura con movimenti precisi, regolari. Usava forza e pressione. Forza e pressione che stupirono Laura in quanto non pensava che un corpo e mani così delicate potessero essere tenutarie di tale energia. Olio ben caldo veniva distribuito su tutto il corpo. I passaggi in alcuni tratti erano quasi dolorosi, in altri molto leggeri. C’era questa alternanza, forze e delicatezza, energia e leggerezza. La stessa Rose in certi movimenti sembrava un bulldozer, in altri una piacevole farfalla. La parte da supini si concluse con alcuni tiraggi tipici thai, quelli che ti fanno scoprire l’esistenza di alcuni muscoli che neanche ricordavi di avere.
Stessa cosa sul lato A poi, stesso canovaccio.
Qui Rose fece indossare a Laura una mascherina per coprire gli occhi. In perfetto inglese le disse che doveva concentrarsi sul suo corpo e sulle sensazioni che da lì le sarebbero arrivate e che sarebbero nate man mano che il massaggio proseguiva nel suo sviluppo.
Dopo altri tiraggi come in precedenza, Rose sussurrò all’orecchio di Laura l’inizio della terza parte. Il silenzio della stanza fu rotto soltanto dal lieve rumore di abiti che venivano tolti. Rose evidentemente si stava spogliando e la cosa fu subito chiara quando Laura senti in suo corpo che le si appoggiava proprio sopra, in un contatto pressoché totale dalla testa ai piedi.
Rose abbracciò dapprima Laura, guancia contro guancia, respiro contro respiro. Seno contro seno braccia su braccia, gambe su gambe e con grande sorpresa di Laura, pube contro pube. Solo che Rose non presentava la tipica liscezza femminile li. no , Rose era dotata di un cazzo che benche a riposo e benché fosse bendata, Laura riconobbe subito al tatto. E non era neanche troppo piccolo si mise anche a pensare. Rose quindi non era una Lei o meglio era una creatura che in quel paese forse più che in altri è diventata parte della società e come tale rispettata. Rose era un “Kathoey” e come tale diede inizio a quella che doveva essere la parte più particolare del massaggio.
Rose party con un bodymassage a tutto corpo. Utilizzava i suoi seni e il suo cazzo per massaggiare il corpo di Laura. Sentiva le sue tette con i capezzoli rigidi percorrere il lungo e in largo la sua pelle. Sentiva quel membro oramai rigido fare altrettanto. Il calore del suo corpo e il particolare calore del suo cazzo la stavano eccitando. All’improvviso si senti prendere in mano le sue tette e stringere i capezzoli rigidi fra le dita. Una scossa la percorse, un calore improvviso fra le gambe la stava invadendo. Rose le sollevo’ le gambe verso il petto e divaricandole entro il Lei senza preavviso alcuno. La trovò ben pronta però. Laura era un lago di eccitazione e voglia. Dapprima si mosse lentamente, dentro e fuori, piano piano. Poi accelerò dando spinte più profonde e quando con la bocca le prese a leccare le dita di un piede ecco che Laura fu colta dal primo e intenso orgasmo. Voleva abbracciare e contemporaneamente allontanare quel corpo femminile da lei ma che di femminile non aveva la voglia di scopare che ci stava mettendo. Uscì da Lei appena i battiti del suo cuore stavano tornando alla normalità. La fece girare con la pancia all’ingiù e dopo averl sposato delicatamente un cuscino sotto ritornò a penetrarla. Ancora più in profondità, ancora più forte e potentemente. Favorita dalla posizione ed evidentemente anche dalla voglia. Con le mani le allargò le chiappe e senza chiedere nulla come prima entrò nel suo ano con un colpo deciso e solitario.
Laura lo voleva, se lo aspettava quasi. Lo desiderava. Da quando l’aveva girata voleva essere inculata. I massaggi di prima l’avevano blandamente stimolata, il passaggio sul suo corpo di quel cazzo l’aveva invece eccitata di brutto. Adesso Lei, la Laura di tante voglie e tante avventure era li su quel fouton e si stava facendo sodomizzare da un’altra “Donna” che probabilmente avrebbe avuto altrettanto avventure da narrare e raccontare. Era una sensazione nuova ma molto piacevole. Rose non era femmina ma non era maschio. Aveva la delicatezza dell’una e la forza dell’altro. Era piacevolissimo. Era una sensazione mai provata prima e liberando la mente come le avevano detto arrivò il secondo e più potente orgasmo di quel pomeriggio. Il corpo le tremava, la voce le tremava. Il suo corpo produceva calore e nettare che fuoriuscivano dalla fica. La stessa Rose senti queste vibrazioni stringerle il cazzo ancora profondo dentro Laura. Qualche secondo di calma e la magnifica Thai uscì dal suo ano e molto dolcemente si posizionò a fianco di Laura. Mentre le toglieva la mascherina dagli occhi le propose il suo cazzo alla bocca. Era un invito al pompino che sembrava più un ordine.
Laura lo accolse tutto, senza usare le mani le dava piacere. Rose la scopava in bocca come aveva fatto poco prima, sia in fica che in culo. Piano piano all’inizio e poi sempre più velocemente.
Intanto con le mani, con una mano era entrata con tre dita in fica e col pollice stimolava il clitoride a Laura. La zona rugosa interna fu subito individuata e quando pompino e ditalino andarono allo stesso ritmo ecco che in pochi minuti Laura esplose nel terzo e più devastante orgasmo mentre Rose le scaricava in gola e in viso tutto il suo carico di sperma. Rimasero qualche minuto l’una sull’altra. Gli orgasmi avevano tolto l’energia ad entrambe. Laura appena si riprese fece in tempo ad ammirare quel magnifico corpo nudo di quella magnifica creatura.
Il terzo orgasmo le aveva davvero risucchiato tutte le energie. Ci volle l’intervento e l’aiuto delle due ragazze thai per aiutarla a lavarsi, a vestirsi e a prendere congedo da quella avventura, da quel centro e da quella esperienza.
Una volta ritornata in suite prima di addormentarsi stremata una domanda le si presentò alla mente: chissà quale delle foto viste nell’ufficio a Ginevra era quella della mano di Rose?
Ho scorso i commenti e ho visto che il racconto di prima l'ha scritto un'altra persona.
Reindirizzo i complimenti a chi l'ha scritto, quindi.
A te però li faccio di nuovo perché questo secondo capitolo mi è piaciuto comunque, molto. Si nota un cambio di stile in effetti, che forse non avrei notato, se non l'avessi specificato.
 
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Ho scorso i commenti e ho visto che il racconto di prima l'ha scritto un'altra persona.
Reindirizzo i complimenti a chi l'ha scritto, quindi.
A te però li faccio di nuovo perché questo secondo capitolo mi è piaciuto comunque, molto. Si nota un cambio di stile in effetti, che forse non avrei notato, se non l'avessi specificato.
Ciao @Keyboard grazie dei riscontri. Si, lo avevo scritto nel primo post, che il racconto “L’uomo che guarda” non era mio ma liberamente ispirato invece ad un mio racconto che se ti interessa, anche solo come prequel, lo trovi qui:

Questi racconti poi, sempre se ti interessa, erano stati preceduti da una trilogia che trovi qui:


Grazie ancora e buona lettura...di tutto
 

KSbis

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Questa volta ho aspettato un pò prima di commentare perché intendo fare valutazioni molto diverse dalle precedenti.
È palese che siamo in presenza di uno scrittore vero; non si tratta più di prendere atto della capacità sorprendente di cogliere i caratteri di una persona realmente esistente.
Francamente non sono in grado di dire se questo sia per Grandel il sito giusto o meno. Non so di cosa si occupa nella vita e non mi interessa saperlo, ma con altrettanta sincerità dico che ha dei numeri che vanno (molto) oltre le capacità di molti.
 
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UN LAVORO PARTICOLARE……LA CONCLUSIONE.

Erano stati due giorni davvero intensi, sia dal punto di vista lavorativo e sia da quello emozionale. Il primo non era una grande novità, per una Donna che riempiva ogni giornata al massimo delle capacità questo era il minimo ma il fatto che fosse un “lavoro particolare” contribuiva a rendere questo tempo differente dai normali impegni. Le emozioni invece, anche se non rare, avevano contribuito non poco sulle forze che Laura aveva a disposizione. Le emozioni che nascevano dal lavoro stesso e dall’arte, la fotografia, che la occupava e poi le emozioni delle ultime esperienze come modella passiva prima e attiva dopo. Grandi emozioni.

La cena con la Baronessa si svolse in un clima leggero e piacevole. Pochi riferimenti agli avvenimenti degli ultimi due giorni e soltanto qualche cenno al programma del giorno dopo che sarebbe stato l’ultimo prima della partenza di Laura per l’Italia.

La notte trascorse tranquilla e fu molto riposante. Per il fisico e per la mente. La colazione altrettanto piacevole e subito ci si concentrò sugli ultimi passaggi di quella particolare attività.

Le due collezioni erano di fatto oramai ben archiviate e pronte ad essere proposte sul mercato. Anche il loro valore, sia da complete che per singoli argomenti era stato definito.

La Baronessa era molto interessata a questo aspetto e Lei, quel giorno, era di splendido umore. Umore che trasmetteva al suo aspetto una luminosità che ne metteva in risalto la bellezza e, ancora una volta, la grande attrattività. Lo stesso buon umore che coinvolgeva Laura e che aveva su di Lei lo stesso effetto. Si sentiva bene, si sentiva bella e si sentiva eccitata, di quella eccitazione che soltanto le belle cose, le belle persone e i bei momenti ti possono donare.

Mattinata intensa fra telefonate e referenzialità da ricercare e distribuire e pomeriggio altrettanto….ma riuscirono a completare tutto quanto avevano in programma.

Fu a quel punto, al termine degli impegni, che la Baronessa intensificò la sua attenzione verso Laura. Attenzione che le aveva dedicato in modo leggero ma evidente per tutto il giorno ma che, complice appunto la fine degli impegni, decise di esplicitare direttamente. Una carezza e un ringraziamento verbale per quanto fatto in quei tre giorni furono la scintilla che la fecero accendere verso un contatto fisico più diretto ed esplicito.

Un bacio, prima timido ma poi più voglioso furono il segnale evidente delle sue intenzioni.

I set degli ultimi due giorni l’avevano eccitata come non mai, le disse e un corpo come quello di Laura unito alla sua sensualità, aggiunse, non l’avevano lasciata indifferente.

Andò diretta, come solo chi ha poco tempo di solito fa: “ ho voglia di Te, ti desidero….Non sai quanto ho invidiato Lucas mentre era con Te, mentre giocavate ieri e l’altro ieri. Mentre lui ti penetrava e mentre eri tu a dominarlo, io immaginavo di essere al suo posto, di darti e di ricevere quello che lui ti dava e quello che riceveva da te”.

Un silenzio verbale faceva da collante alle continue carezze che la Baronessa distribuiva a Laura. Carezze molto delicate e gentili che non facevano altro, insieme alle parole, che riportare la memoria e le eccitazioni di conseguenza, a quei momenti vissuti soltanto qualche ora prima. E anche Laura non rimaneva indifferente a tutto questo….

“ Sono due notti che mi consumo pensandoti” aggiunse poi, “poche mi hanno fatto l’effetto che mi fai tu qui, la tua presenza, la tua fisicità, la tua bellezza e femminilità….” Ancora un bacio e aggiunse: “ Voglio scoparti, ti voglio tutta…”

Passarono in silenzio dallo studio alla camera da letto di Laura. Lei in silenzio, quasi ipnotizzata dalle parole e dai toni, oltre che dalle carezze, che la Baronessa aveva usato. Con le Donne aveva già avuto parecchie esperienze, sempre in contesti dove i maschi erano presenti e ben partecipanti. Da sole, sole, come in questa occasione non ricordava altri momenti. Ma non era questo. Il punto era che anche lei lo voleva e voleva fare questa esperienza.

Laura Von Zicker era una bella, bellissima Donna. Nonostante la sua non giovanissima età aveva un corpo che sembrava di una femmina molto più giovane. Si spogliò per prima rivelandolo senza timori o timidezze. Era abituata per mentalità e per portamento a mostrarsi, a mostrarlo senza imbarazzi o remore.

Quando fu tutta nuda, molto velocemente, riprese la sua attenzione verso Laura.

“Puoi indossare la mascherina degli ultimi giorni?” le chiese porgendogliela “ mi piaci ed eccita tantissimo” aggiunse poi aiutandola ad indossarla….

Messa la maschera iniziò lentamente a liberare il corpo di Laura dai vestiti. Molto lentamente perché ogni movimento era alternato a carezze e baci che delicatamente distribuiva su tutto il suo corpo.

Via le scarpe ed ecco che dedicò parecchio tempo ai piedi, adorandoli come le estremità di una divinità meritano di essere adorate. Prima carezze, poi baci e poi da subito l’uso sapiente della lingua. Laura che già era in uno stato d’eccitazione nel sentire quelle piacevoli attenzioni elevò il suo livello di piacere e benessere. Sentire la lingua farsi spazio fra le dita, la bocca calda e salivosa leccare e accogliere le estremità per trasmettere calore e godimenti la facevano viaggiare in dimensioni non comuni…

Aveva voglia di toccarsi, di aiutarla a liberarsi dei propri vestiti per farla avvicinare più velocemente ai suoi punti di origine del vero piacere.

La Baronessa invece proseguiva la sua lenta e straziante tortura votata al piacere.

Le abbassò le mutandine oramai fradicie e ne aspirò appieno il profumo. Una carezza , una sola, fecero rabbrividire Laura che desiderava che quella mano non si staccasse più da Lei. Invece quella mano la avvicinò al suo naso e insieme aspirarono il suo odore con poche parole di accompagnamento “ Senti come sai di buono, di voglia, di desiderio….”

L.V.Z. si tocco anche lei la figa e riportò anche il suo di odore alla comune condivisione. ”Il mio e il tuo, siamo tutte e due troie in calore che vogliamo il piacere e vogliamo il godimento….” e mentre lo diceva infilava prima qualche dito in bocca a Laura seguita dalla sua di lingua per la prima volta.

Un bacio intenso per scambiarsi i rispettivi umori e per dare inizio al proseguimento….

Via la camicetta e via il reggiseno con un unico movimento.

Adesso Laura si trovava con indosso soltanto una gonna e nient’altro. La Baronessa si dedicava a baciarle il collo e la gola con molta attenzione e quando con la bocca arrivò alle orecchie le sussurrò che le avrebbe legato le mani alla testiera del letto e che le avrebbe chiuso la bocca con una gag ball.

Cosi fece e cosi le fu permesso da Laura i cui pensieri stavano spaziando dal calore che sentiva fra le gambe alla rigidità dei capezzoli fino alla morbidezza della pelle della Baronessa che sentiva mentre operava i suoi intenti.

Adesso, cosi legata con le braccia dietro la testa, distesa in quel letto era proprio a disposizione delle voglie della nobildonna che erano diventate anche le sue di voglie.

La Baronessa le sali a cavalcioni in grembo e per la prima volta Laura potè sentirne il calore intimo e la voglia che da li si generava. Era bagnata, molto bagnata. L’aria si stava riempendo dei loro odori, mescolati, intensi quasi ubriacanti.

Si abbasso verso le sue ascelle e iniziò un lento, godurioso e stimolante lavoro fatto di baci, carezze e leccate. Prima a destra poi a sinistra e poi ancora a destra. Il piacere di quello che le veniva fatto era generatore di piacere anche per se stessa. Si sentiva il corpo ribollire di voglie, avrebbe voluto una seconda, una terza e forse di più lingue che la percorrevano su tutta l’epidermide. Era eccitantissimo.

La Baronessa scese poi verso il seno, verso i capezzoli duri come lo è di solito l’erezione dell’uomo. Stesso trattamento di prima che si concluse con un paio di mollette applicate, strette molto forte ma che trasmettevano contemporaneamente dolore e tantissimo piacere a che quel trattamento lo stava subendo.

Scese ancora, passò oltre il pube e arrivando in fondo alle gambe le lego i piedi al fondo del letto come aveva fatto con le braccia…

Adesso con la lingua le stava esplorando le gambe e quando arrivò all’inguine, sempre con un tono dolce e ammaliante accompagnò una carezza del suo buchino con poche parole: “ il culetto te lo lascio stare…conosco Lucas e so che ci vuole tempo per ritornare come prima….”.

Fu quindi famelica, improvvisamente carica di voglia e di fretta sulla figa di Laura. Una molletta le fu applicata sul clitoride oramai svettante e duro per la situazione e con la lingua e la bocca iniziò ad esplorarla, prima fuori lentamente e poi sempre più in profondità dove riusciva ad arrivare.

Dove non arrivava con la lingua arrivava con le dita, prima due, poi tre…quattro e, avendo una mano piccolina, anche con tutte e cinque. Almeno ci provava. Laura era bagnatissima e molto dilatata. La museruola le impediva di parlate ma quanto stava accadendo era facilmente giudicabile dai gemiti che esprimeva. Stava godendo tantissimo anche se in realtà non era ancora venuta. Lei, che di solito era soggetta ad orgasmi improvvisi e non segnalati con gli uomini, adesso stava viaggiando sulle onde del piacere senza ancora aver tagliando uno dei traguardi attesi.

Quando la Baronessa insistè più intensamente sulla zona interna rugosa con due dita e con la lingua sul clitoride ecco che un piccolo schizzo le scappò…

L.V.Z. bevve avidamente e con enorme piacere: “Brava, cosi, bravissima…” le sue parole stranamente pronunciate in italiano, “ Ti voglio bere tutta che poi di do da bere anche a Te” prosegui….

Laura allora si lasciò andare, piano piano ma con lo stesso piacere che oramai la stava avvolgendo. E la baronessa li sotto ad accogliere quel nettare caldo che trasmetteva calore e piacere anche a lei.

Quanche secondo dopo si alzò in piedi e accovacciandosi sul suo viso le sussurrò amorevolmente “ ecco la tua parte carissima…” e iniziò a pisciarle in viso, in bocca, sul capo….

Laura con la bocca aperta e con tutti gli arti immobilizzati non potè fare altro che accogliere quel caldo liquido e complici alcuni schiaffetti che stava ricevendo in contemporanea sulla figa esplose finalmente in un grande e poderoso orgasmo, forse uno dei più grandi e belli che in seguito ripensandoci si sarebbe ricordata.

Il calore in viso, il respiro affannoso per il liquido in gola e il profumo della Baronessa da un lato, il calore in mezzo alle gambe, la pressione dei colpi a mano aperta insieme le fecero vibrare il corpo come non mai. La vista le sembrava annebbiarsi, tutte le energie per qualche secondo le scomparvero dal corpo per andare a rifugiarsi li, dove solo il piacere, quello vero, quello grande, quello devastante possono trovarsi.

La mente vagava fuori dal suo corpo, in un’altra dimensione. Lacrime le scendevano per gli sforzi, per la costrizione e soprattutto per il godimento.

La Baronessa da grande esperta se ne accorse…..le slacciò la museruola, scese e, spegnendo la luce, con un bacio le augurò la buona notte.

Laura rimase per qualche minuto cosi, senza pensieri e idee….poi il sonno la prese e la accompagnò al mattino successivo.

Si ritrovò nel letto senza ricordare il come poteva trovarsi li. Libera dai lacci, pulita e linda Lei e le lenzuola che la avvolgevano. Ancora nuda ma in pace con se stessa e il mondo attorno.

Dopo qualche riflessione scese per la colazione di buon umore, ma la bella atmosfera fu rovinata da una notizia sorprendente, molto sorprendente.

La Baronessa le venne a comunicare che le collezioni erano sparite dallo studio. Tutto era stato ripulito durante la notte, sia le parti materiali che quelle virtuali. Album e Hard Disk tutti mancanti. Lo studio era vuoto, più di un secolo di documenti….tutti spariti.

Laura aveva l’aereo per il ritorno e subito si rese disponibile, se serviva, a far qualunque cosa. Fu subito tranquillizzata, la questione adesso avrebbe riguardato le autorità locali e l’assicurazione.

Laura Von Zicker non pareva eccessivamente preoccupata. Al momento del commiato le si avvicinò e approfittando del doppio bacio come saluto le disse semplicemente “Grazie Laura, sei una Donna meravigliosa. Buon rientro….”

Dopo qualche giorno Laura ricevette una busta anonima che ritrovò in cassetta senza alcun riferimento.

La apri li in piedi davanti al cancello di casa. Conteneva due fotografie: la prima la ritraevano distesa su un letto, incapucciata e imbavagliata mentre la Baronessa le pisciava sulla bocca e la seconda invece era la copia del suo pugno chiuso che faceva parte di una collezione in uno studio di Ginevra……
 

KSbis

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L' evidenza mi impone di commentare sempre allo stesso modo.
Stile, atmosfera, ritmo e non ultimo la sovrapponibilità delle due protagoniste sono fonte infinita di stupore.
Sarei curioso di sapere se l' autore, rileggendo complessivamente tutto ciò che ha scritto su Laura, sia ben consapevole del valore dei suoi racconti...
 
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L' evidenza mi impone di commentare sempre allo stesso modo.
Stile, atmosfera, ritmo e non ultimo la sovrapponibilità delle due protagoniste sono fonte infinita di stupore.
Sarei curioso di sapere se l' autore, rileggendo complessivamente tutto ciò che ha scritto su Laura, sia ben consapevole del valore dei suoi racconti...
Grazie delle parole che esprimono la tua idea su quanto hai letto e che di rimando sono sempre state un grande stimolo per scriverle quelle storie.
Con Laura e con Te io ho semplicemente messo nero su bianco alcune fantasie che le tue di storie e qualche immagine e qualche aneddoto mi avevano stimolato. Si è trattato di schiarire alcuni flash di immagini che giravano in quei momenti nella testa.
Una pubblicità diceva “basta la parola!”, ecco, con Laura, anche adesso, basta la parola per immaginare molteplici scenari che poi si possono mettere per iscritto e raccontare..
Se poi piacciono meglio, piacciono tantissimo a chi li ha scritti perché come in poche altre occasioni mi ha permesso di fare chiarezza e ordine in quei flash che dicevo prima.
Laura è un pochino una “Emmanuelle” di questo posto e di questo autore, una Donna le cui avventure nascono quasi da sole e che, ripeto, mi piace tanto immaginare e qualche volta scrivere.
Grazie
 

KSbis

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"Emmanuelle" mancava...
A torto o a ragione mi erano stati proposti altri accostamenti.
In ordine sparso: Diabolik o meglio Eva Kant, Il lupo di Wall Street, Pulp Fiction, Carl Gallagher al femminile...
E sicuramente ho dimenticato qualcosa!
 
OP
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"Emmanuelle" mancava...
A torto o a ragione mi erano stati proposti altri accostamenti.
In ordine sparso: Diabolik o meglio Eva Kant, Il lupo di Wall Street, Pulp Fiction, Carl Gallagher al femminile...
E sicuramente ho dimenticato qualcosa!
A me personalmente, fin da subito leggendo le sue avventure, l’ho accostata a Emmanuelle, subito, subito. Cosmopolita, colta, Sorprendente, maliziosa, ecc ecc. Sarà la mia cultura erotica cinematografica ma è così.....
 

KSbis

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"Cosmopolita, colta, sorprendente, maliziosa" sono definizioni che le stanno bene addosso.
Il personaggio, per più ragioni, è complesso. Ognuno pone l' enfasi su ciò che più lo attrae. Ed è giusto che sia così.
Poi chi è capace di vedere l' insieme, e non solo i dettagli, ha una visione privilegiata perché alla fine vede ben più degli altri...
 

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