sikulomen
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Quella che vi voglio raccontare è una storia vera tratta dalla mia fantasia, si riferisce a personaggi realmente esistenti, nella mia mente, e tutto ha un fondo di verità posto tra il confini del reale ed il surreale.
Dove finisce la realtà e inizia la fantasia aimè, non è cosa nota.
Domenica
Mi svegliai all’improvviso in piena notte, zeppo di sudore. Non sapevo bene che ora fosse, dai pochi rumori della città che raggiungevano il terzo piano intuivo che poteva essere un orari compreso tra le tre e le quattro del mattino, non avevo il cellulare vicino e non avevo voglia di svegliare Irene che stava dormendo al mio fianco, rimasi nel dubbio. Non sapevo bene perché mi svegliai se per il caldo che avvertivo dato che non mi ero ancora abituato ai 22° gradi dicembrini delle case milanesi dei meridionali fuori sede o molto più probabilmente per il contorto sogno erotico che avevo appena interrotto e che mi aveva lasciava turbato, molto!
Avevo poco sonno e una sbarra dritta tra le gambe che non ne voleva sapere di star giù, raramente avevo la fortuna di portare con me al risveglio i ricordi dei miei sogni, tanto più di quelli erotici… di quest’ultimi anzi, era come se ci fosse uno specifico accordo tra Morfeo ed l’addetto alla messa in onda dei sogni erotici per garantirne la pulizia di ogni traccia di sesso questi avrebbero potuto far trasbordare dal sonno alla vita della reale! Questa volta però il caldo infernale dell’appartamento lo aveva fregato, ed io mi stavo godendo quei ricordi … perché sapevo già che la mattina sarebbero stati cancellati, perché l’addetto sarebbe stato inflessibile appena avrei richiuso gli occhi, lui implacabile avrebbe terminato il suo compito.
Misi al lavoro la mente e per cercare di portare al termine il puzzle del sogno erotico lasciato a metà, era però una scena surreale molto lontana dalla realtà, nel sogno mi trovavo all’interno di uno spogliatoi maschile di una palestra nella quale non ero mai stato, c’erano tre o quattro ragazzi uno più muscoloso dell’altro tutti con la magliette bagnate dal sudore dei postumi dell’allenamento, i pantaloncini abbassati e i loro membri in mano che se li menavano in attesa di contendersi il turno per penetrare Rachele, mia cognata, che si dimenava come una pornoattrice consumata in posizione reverse-cowgirl, io ero li in mezzo ma ero invisibile ai loro occhi ed il fidanzato stava concentrato in sala pesi sulla panca a cerare di avere la meglio sui 100kg del bilanciere che teneva sopra il petto. Troppo surreale, come spesso accade nei sogni, le cose non hanno un filo logico e sono prive di ogni riferimento reale.
Il sogno non fu portato a termine neppure con la mente, ero troppo sconvolto… ed eccitato. Ricordavo così nitidamente quell’assurda scena come se io fossi stato veramente presente in quel posto, come se veramente in quella palestra mio cognato si stesse allenando allo sfinimento per modellare il suo corpo ed a soli pochi metri più in la mia cognata Rachele, ragazza seria, pudica, mai volgare, fosse veramente con addosso le sole scarpe da ginnastica mentre cavalcava un ragazzo dallo sguardo spiritato che gli stringeva i fianchi e la spingeva su e giù, lei con il suo corpo tonico e abbronzato dalle lampade, le sue tette sode che saltavano a ritmo impazzito e senza nemmeno che io riuscissi a vedere nitidamente i suoi capezzoli perché smossi da un ritmo insostenibile in uno spogliatoio dove c’era un ragazzo che aveva già avuto soddisfazione e si stava pulendo il cazzo dalla sborra versata con la maglietta striminzita che lei aveva buttato per terra e di altri 3 bei ragazzi in attesa di riceve accoglienza tra le sue gambe. Per me tutto assolutamente assurdo.
Sveglio e senza sonno riflettevo su tutto quello che era successo negli ultimi giorni. Giù in Sicilia le cose al lavoro si erano complicare notevolmente e non avevo avuto un attimo di tregua nelle precedenti settimane e quando Irene, la mia ragazza, mi aveva proposto di farle compagnia per per una settimana a Milano per il corso di aggiornamento professionale che avrebbe dovuto seguire qualche settimana dopo io non ci pensai due volte ad accettare quell’invito, per ben due motivi! Motivo numero uno dovevo staccare dal lavoro, motivo numero due avrei rivisto la piccola Rachele, che ci avrebbe ospitato nella sua casa di Milano.
Arrivammo in città la domenica sera, presi una piccola utilitaria a noleggio e andammo a casa di Rachele, ma lei era al lavoro, come tutte le sere per 6 giorni a settimana, ed io e Irene fummo accolti da Miriam, la coinquilina di di casa, una ragazza mezza artista e mezza pazza, una che parla più con le sue opere che con le parole. Cenammo velocemente e ci preparammo a dormire nel divano letto in soggiorno, eravamo stanchi dal viaggio.
Rachele, la sorella più piccola di Irene aveva avuto sempre uno posto speciale nella mia vita, forse perché sapevo che da piccola era stata follemente innamorata di me, ma i dieci anni di differenza che ci dividevano mi avevano portato a frequentare ed innamorarmi della sorella Irene, che all’epoca era già una piccola donna. Io ed Irene stavamo insieme da anni ormai e anche con Rachele avevo instaurato un ottimo rapporto di amicizia. Rachele ed Irene erano due sorelle “diverse”, entrambe erano belle ma in modo diverso, Irene più snella, stessa altezza ma seno più piccolo,elegante e maliziosa, provava piacere a vestirsi per bene e giocare con le trasparenze, vedo non vedo… vedo vedo, ed io ero molto compiaciuto del suo essere così disinvolta e del suo essere sempre all’altezza della situazione senza mai esagerare o essere volgare. A volte pensavo divertito a chissa quante volte i suoi colleghi l’avessero guardata e desiderata quando gli si presentava in ufficio con la camicetta che aveva un bottone più aperto del solito o quando la gonna non riusciva a nascondere la brasiliana che stava al di sotto. Rachele, cinque anni più giovane, invece era più tonica, stessa altezza, una taglia di seno in più … sportiva dentro e fuori ed anche se a differenza di Irene lei cercasse in tutti i modi di mostrarsi pudica, ci riusciva malissimo. Nonostante il suo modo di vestire sempre elegante ma casto, ricercato ma a tono e mai con una scollatura che andasse più in la del dovuto, quando passava per la strada non c’era maschio che non ne fosse calamitato, anche in modo imbarazzante, era una calamita per peccatori e lei lo sapeva ma era sempre parecchi metri sopra tutto.
Nonostante nel nostro piccolo paesino siciliano ci si conoscesse tutti e come spesso accade per tanti motivi si viene a sapere un po’ di tutto di tutti, come le persona si rapportino con gli uomini, con le donne, se si era conquistabili o meno, latin lover o stacanovisti del sesso, di lei nessuno poteva vantarsi di saper nulla. Se non quei tre ragazzi che avevano avuto la fortuna di essere stati eletti a “fidanzato”, ma tutti tipi in gamba, molto discreti. Di altre tante persone coetanee si potevano addirittura trovare delle vere e proprie recensioni tra amici di scuola, di palestra e colleghi di lavoro e che alla fine toglievano gran parte di mistero e gusto di conquista, ma non su di lei, era al di sopra di tutti e fluttuava eterea a queste cose come se nulla nel mondo potesse scalfire la sua sicurezza. Ed io ne ero fiero.
Sveglio da un po’ intanto passavano i minuti e mi giravo nel letto, mi sentivo sempre troppo pieno di qualcosa che avrei preferito far uscire dal mio corpo, ieri sera non avevamo neppure fatto sesso con Irene e quell’assurdo sogno volente o non volente mi aveva eccitato. Irene avrebbe saputo fare qualcosa di bello per liberarmi da questa voglia interiore ma non avrei voluto che lei si svegliasse, anzi… ma con il suo perizoma rivolto verso il mio membro e la magliettina del pigiama che lasciava vedere i suoi turgidi capezzoli non è che poi mi aiutava molto a migliorare la situazione! Quanto stavo per entrare prendere sonno sentii un rumore da lontano, il rumore inconfondibile dell’ascensore del palazzo che si metteva in movimento. Si fermò al nostro piano, rumore di porte che si aprirono e si richiusero, poi il rumore dei tacchi, tre o quattro passi, delle chiavi si misero nella toppa e un movimento sicuro e leggero tolse le tre mandate della serratura e in fine il portone si aprì. Rachele entrò insieme alla sua maestosa eleganza che non lasciava mai indietro, però questa volta aveva qualcosa di diverso da come io avevo memoria del suo modo di vestire, da quando aveva terminato gli studi, laurea e master, si era inserita nel mondo del lavoro con un importante agenzia di alta moda e per la quale lei lavorava soddisfatta. Gli aveva imposto un dress code d’ordinanza un po’ più spinto di quello che lei era solito usare, ma lo faceva a modo suo, nell’ambiente c’era concorrenza e lei si batteva ad armi pari. Era appena rientrata dal lavoro, sapevamo che aveva di fronte una una settimana decisiva per la sua carriera in Agenzia. Dalla posizione del divano letto in soggiorno dove eravamo io e Irene si vedeva bene l’ingresso, e le varie porte delle altre stanze… non vedevo Rachele da alcuni mesi, la sua bellezza era disarmate, sapeva di donna e di sesso, nonostante i suoi appena 25 anni ma in quel momento appariva evidentemente provata, pensai a chissà quanto stress avesse accumulato addosso in quei giorni. Non accese le lampade, la potei vedere solo tramite la luce che del vano scale filtrò per quei due secondi tra l’apertura e la chiusura del portone di ingresso, conosceva a memoria quel piccolo appartamento, si sposto nel buoi, lascio qualcosa che doveva essere una borsa su un comò alla destra dell’ingresso e si tolse un soprabito, mi era sembrata una pelliccia, anche se sapevo fosse contraria alle pellicce, forse era una di quelle repliche perfette ma ecologiche. Non si era accorta di noi in soggiorno, non vide che io ero sveglio e che per me era come se l’avessi appena vista nel sogno svanito soltanto pochi minuti prima, mi misi più comodo e la osservai protetto dall’oscurità che mi inghiottiva. Tolti i tacchi andò dritto in bagno, proprio in fronte a me, non chiuse nemmeno la porta forse per non far rumore o forse per abitudine, accese la luci dello specchio per lasciare un po’ di penombra. Non avrei mai immaginato di vedere quello a cui stavo per assistere, ero stordito, prima in sogno e poi…. Rachele nel piccolo bagno stretto e lungo e si diresse dritta dritta sul bidè, alzo il vestito nero che portava fino al ventre, era senza mutande, le autoreggenti erano scure ed anche dalla mia posizione si poteva vedere che una era per metà smagliata, io rimasi con gli occhi sbarrati, per quello che riuscivo a vedere mi accorsi che aveva tutta la zona totalmente depilata, lo immaginavo da tempo, da una che non ama nessun tipo di pelo non mi sarei mai aspettato nulla di diverso, addirittura in estate aveva anche obbligato Filippo, il suo ragazzo, praticamente alla ceretta integrale, petto, spalle e gambe, figuriamoci se avesse voluto vedere peli sul suo pube. Mentre lavava la sua vagina che non potevo vedere nel dettaglio perché ero parecchio distante, sentivo un ronzare intermittente preveniente dal’ingresso dell’appartamento, capii che era il suo cellulare che vibrava, lei alzo lo sguardo in direzione della vibrazione ma non si scompose più di tanto, era evidente che sapeva chi fosse e aveva pensato bene di lasciarlo in attesa senza una sua risposta, avevo capito che non gli interessava più di tanto risponde, e non le fece. Poi si alzo in piedi e abbasso la cerniera posteriore del succinto vestitino nero che indossava e lo lascio cadere per terra, una visione celestiale, un pensiero etereo mi ronzava in testa, non riuscivo a capire se stessi di nuovo dormendo o se quella fosse veramente la realtà, di fatto per la prima volta in vita mia vedevo Rachele nuda,il suo colorito sapeva di lampada integrale, il suo seno era perfetto, le aureole appena più grosse di quelle di Irene ma capezzoli erano uguali, con una movenza elegante ed una una bellissima gamba da fitness addicted spinse il vestito e lo spinse in un angolino vicino alle cesta degli indumenti da lavare, non si abbassò per prenderlo e metterlo dentro, lo lascio li accanto, nuda con la luce frontale dello specchio che ne evidenziava tutti i suoi muscoli allenati dal tempo passato in palestra il suo corpo sembrava una scultura marmorea di eccezionale bellezza. Il telefono continuava a ronzare ma lei si mise davanti allo specchio, e si guardò mentre con la faccia con il trucco sbavato faceva le faccine buffe come sempre faceva in quelle immagini condivise sui social, poi tirò indietro le spalle e spinse la testa in alto autorevolmente mise il petto in fuori, qualcosa di eccezionale, la palestra e la natura le avevano donato delle splendide sembianze ai suoi seni, le tette sode erano da terza piena e si reggevano sfidando la gravità, ne guardò il riflesso che gli restituiva lo specchio e la sua faccia esprimeva fierezza e soddisfazione! In quel momento a me avrebbero potuto amputarmi una gamba o un braccio, di sicuro non me ne sarei accorto. Dicevo a me stesso di svegliarmi ma lo ero già, tutto questo non poteva essere reale, ne ero sicuro, stavo ancora sognando, mi prendevo a pizzicotti ma lei era li e restava li, tutto li intorno sapeva di reale e lo era. Poi ad un tratto scese dal suo aleggiare eterea e fin sulla terra e si accorse che in tutto questo c’era una porta aperta, quasi sicuramente solo in quel momento gli venne in mente di me e di Irene, forse perchè non ci aveva ancora incontrati dal nostro arrivo e accostò lentamente la porta, senza far rumore. Prima sentii lo scroscio di una lunga orinata,poi sdopo enza tirare lo sciacquone ci fu una doccia, rapida.
Non era più la Rachele che aveva lasciato la Sicilia, non avevo dubbi. Ne ebbi conferma quando usci dalla doccia in accappatoio, dominando il buio si diresse verso la borsa che non aveva mai smesso di vibrare e con un tono più assonnato di quanto in realtà lei non fosse rispose a Filippo. Sentivo più forte e distinta la voce di Filippo che urlava incazzato che veniva fuori di prepotenza dall’auricolare che la sua che bisbigliava con dolcezza dalla sua parte, lui voleva conto e ragione del fatto che fossero le 4,30 del mattino e che avesse perso sue notizie almeno un paio di ore, ma lei con una voce calma e tranquila che avrebbe convinto anche i dubbiosi più cronici placò il suo fidanzato e si scusò rammaricata dicendogli spiaceva che si fosse addormentata senza chiamarlo, gli disse “scusami amore, ero talmente stanca che quando sono rientrata tre ore fa sono crollata a letto mi sono dimenticata di chiamarti… si loro sono qui, sono arrivati, domani te li saluto”.
Non volevo ancora crederci. Avevo prima sognato Rachele che tradiva praticamente in faccia Filippo, suo fidanzato storico, poco dopo poi avevo vista Rachele nuda e poi l’avevo sorpresa a mentire spudoratamente al suo fidanzato.
Quella notte non chiusi occhio, verso le 6:00 prima che la casa si svegliasse mi appoggiai con il cazzo dritto nel sedere di Irene e mi misi a giocare con quel filo che lei chiamava mutanda perizoma, di solito era un buon metodo per svegliarla e per svegliarle i sensi, due baci sul collo ed il buon giorno era dato dalla sua figa che iniziava a bagnarsi, e come spesso succedeva lei si metteva meglio per offrimi il suo sesso, io iniziai a leccarle le spalle e con le mani gli strinsi i seni, i capezzoli già duri, il mio cazzo prese la strada per il culo, ma lei si gira e mi disse “no! Nel culo no! Di mattina non voglio” “e poi ci sono Rachele e Miriam che potrebbero svegliarsi” e io le risposi ”bene, più eccitante con il rischio di essere sorpresi a fare farlo, non credi?” e lei per risposta si leccò due dita, poi prese il mio cazzo e se lo appoggiò per bene fra le grandi labbra della vagina, le sono sempre piaciute le sfide. In realtà non fu una grande prestazione la mia, la penetrai solo per pochi minuti, forse un paio, avevo il cazzo dritto e le palle piene, arrivai molto tempo prima che lei potesse almeno partire! Volevo schizzargli sulla pancia ma persi il controllo e gli sborrai sul viso, sulle lenzuola e sulle tette e sul tailleur che avrebbe dovuto mettersi da li a poco per andare al corso! Si incazzo tantissimo sia per la voglia che gli lasciai insoddisfatta sia per l’imbrattamento dell’unico vestito che aveva per quella giornata, l’avrebbe dovuto metter su macchiato di sborra sulla spalla destra. Mi chiese cosa mi fosse preso quella mattina e da dove venisse tutta quella voglia dato che l’avevamo fatto la sera prima di partire e non ero certo in astinenza, risposi “tutta colpa del tuo culo amore”.Mentii.
will continue
Dove finisce la realtà e inizia la fantasia aimè, non è cosa nota.
Domenica
Mi svegliai all’improvviso in piena notte, zeppo di sudore. Non sapevo bene che ora fosse, dai pochi rumori della città che raggiungevano il terzo piano intuivo che poteva essere un orari compreso tra le tre e le quattro del mattino, non avevo il cellulare vicino e non avevo voglia di svegliare Irene che stava dormendo al mio fianco, rimasi nel dubbio. Non sapevo bene perché mi svegliai se per il caldo che avvertivo dato che non mi ero ancora abituato ai 22° gradi dicembrini delle case milanesi dei meridionali fuori sede o molto più probabilmente per il contorto sogno erotico che avevo appena interrotto e che mi aveva lasciava turbato, molto!
Avevo poco sonno e una sbarra dritta tra le gambe che non ne voleva sapere di star giù, raramente avevo la fortuna di portare con me al risveglio i ricordi dei miei sogni, tanto più di quelli erotici… di quest’ultimi anzi, era come se ci fosse uno specifico accordo tra Morfeo ed l’addetto alla messa in onda dei sogni erotici per garantirne la pulizia di ogni traccia di sesso questi avrebbero potuto far trasbordare dal sonno alla vita della reale! Questa volta però il caldo infernale dell’appartamento lo aveva fregato, ed io mi stavo godendo quei ricordi … perché sapevo già che la mattina sarebbero stati cancellati, perché l’addetto sarebbe stato inflessibile appena avrei richiuso gli occhi, lui implacabile avrebbe terminato il suo compito.
Misi al lavoro la mente e per cercare di portare al termine il puzzle del sogno erotico lasciato a metà, era però una scena surreale molto lontana dalla realtà, nel sogno mi trovavo all’interno di uno spogliatoi maschile di una palestra nella quale non ero mai stato, c’erano tre o quattro ragazzi uno più muscoloso dell’altro tutti con la magliette bagnate dal sudore dei postumi dell’allenamento, i pantaloncini abbassati e i loro membri in mano che se li menavano in attesa di contendersi il turno per penetrare Rachele, mia cognata, che si dimenava come una pornoattrice consumata in posizione reverse-cowgirl, io ero li in mezzo ma ero invisibile ai loro occhi ed il fidanzato stava concentrato in sala pesi sulla panca a cerare di avere la meglio sui 100kg del bilanciere che teneva sopra il petto. Troppo surreale, come spesso accade nei sogni, le cose non hanno un filo logico e sono prive di ogni riferimento reale.
Il sogno non fu portato a termine neppure con la mente, ero troppo sconvolto… ed eccitato. Ricordavo così nitidamente quell’assurda scena come se io fossi stato veramente presente in quel posto, come se veramente in quella palestra mio cognato si stesse allenando allo sfinimento per modellare il suo corpo ed a soli pochi metri più in la mia cognata Rachele, ragazza seria, pudica, mai volgare, fosse veramente con addosso le sole scarpe da ginnastica mentre cavalcava un ragazzo dallo sguardo spiritato che gli stringeva i fianchi e la spingeva su e giù, lei con il suo corpo tonico e abbronzato dalle lampade, le sue tette sode che saltavano a ritmo impazzito e senza nemmeno che io riuscissi a vedere nitidamente i suoi capezzoli perché smossi da un ritmo insostenibile in uno spogliatoio dove c’era un ragazzo che aveva già avuto soddisfazione e si stava pulendo il cazzo dalla sborra versata con la maglietta striminzita che lei aveva buttato per terra e di altri 3 bei ragazzi in attesa di riceve accoglienza tra le sue gambe. Per me tutto assolutamente assurdo.
Sveglio e senza sonno riflettevo su tutto quello che era successo negli ultimi giorni. Giù in Sicilia le cose al lavoro si erano complicare notevolmente e non avevo avuto un attimo di tregua nelle precedenti settimane e quando Irene, la mia ragazza, mi aveva proposto di farle compagnia per per una settimana a Milano per il corso di aggiornamento professionale che avrebbe dovuto seguire qualche settimana dopo io non ci pensai due volte ad accettare quell’invito, per ben due motivi! Motivo numero uno dovevo staccare dal lavoro, motivo numero due avrei rivisto la piccola Rachele, che ci avrebbe ospitato nella sua casa di Milano.
Arrivammo in città la domenica sera, presi una piccola utilitaria a noleggio e andammo a casa di Rachele, ma lei era al lavoro, come tutte le sere per 6 giorni a settimana, ed io e Irene fummo accolti da Miriam, la coinquilina di di casa, una ragazza mezza artista e mezza pazza, una che parla più con le sue opere che con le parole. Cenammo velocemente e ci preparammo a dormire nel divano letto in soggiorno, eravamo stanchi dal viaggio.
Rachele, la sorella più piccola di Irene aveva avuto sempre uno posto speciale nella mia vita, forse perché sapevo che da piccola era stata follemente innamorata di me, ma i dieci anni di differenza che ci dividevano mi avevano portato a frequentare ed innamorarmi della sorella Irene, che all’epoca era già una piccola donna. Io ed Irene stavamo insieme da anni ormai e anche con Rachele avevo instaurato un ottimo rapporto di amicizia. Rachele ed Irene erano due sorelle “diverse”, entrambe erano belle ma in modo diverso, Irene più snella, stessa altezza ma seno più piccolo,elegante e maliziosa, provava piacere a vestirsi per bene e giocare con le trasparenze, vedo non vedo… vedo vedo, ed io ero molto compiaciuto del suo essere così disinvolta e del suo essere sempre all’altezza della situazione senza mai esagerare o essere volgare. A volte pensavo divertito a chissa quante volte i suoi colleghi l’avessero guardata e desiderata quando gli si presentava in ufficio con la camicetta che aveva un bottone più aperto del solito o quando la gonna non riusciva a nascondere la brasiliana che stava al di sotto. Rachele, cinque anni più giovane, invece era più tonica, stessa altezza, una taglia di seno in più … sportiva dentro e fuori ed anche se a differenza di Irene lei cercasse in tutti i modi di mostrarsi pudica, ci riusciva malissimo. Nonostante il suo modo di vestire sempre elegante ma casto, ricercato ma a tono e mai con una scollatura che andasse più in la del dovuto, quando passava per la strada non c’era maschio che non ne fosse calamitato, anche in modo imbarazzante, era una calamita per peccatori e lei lo sapeva ma era sempre parecchi metri sopra tutto.
Nonostante nel nostro piccolo paesino siciliano ci si conoscesse tutti e come spesso accade per tanti motivi si viene a sapere un po’ di tutto di tutti, come le persona si rapportino con gli uomini, con le donne, se si era conquistabili o meno, latin lover o stacanovisti del sesso, di lei nessuno poteva vantarsi di saper nulla. Se non quei tre ragazzi che avevano avuto la fortuna di essere stati eletti a “fidanzato”, ma tutti tipi in gamba, molto discreti. Di altre tante persone coetanee si potevano addirittura trovare delle vere e proprie recensioni tra amici di scuola, di palestra e colleghi di lavoro e che alla fine toglievano gran parte di mistero e gusto di conquista, ma non su di lei, era al di sopra di tutti e fluttuava eterea a queste cose come se nulla nel mondo potesse scalfire la sua sicurezza. Ed io ne ero fiero.
Sveglio da un po’ intanto passavano i minuti e mi giravo nel letto, mi sentivo sempre troppo pieno di qualcosa che avrei preferito far uscire dal mio corpo, ieri sera non avevamo neppure fatto sesso con Irene e quell’assurdo sogno volente o non volente mi aveva eccitato. Irene avrebbe saputo fare qualcosa di bello per liberarmi da questa voglia interiore ma non avrei voluto che lei si svegliasse, anzi… ma con il suo perizoma rivolto verso il mio membro e la magliettina del pigiama che lasciava vedere i suoi turgidi capezzoli non è che poi mi aiutava molto a migliorare la situazione! Quanto stavo per entrare prendere sonno sentii un rumore da lontano, il rumore inconfondibile dell’ascensore del palazzo che si metteva in movimento. Si fermò al nostro piano, rumore di porte che si aprirono e si richiusero, poi il rumore dei tacchi, tre o quattro passi, delle chiavi si misero nella toppa e un movimento sicuro e leggero tolse le tre mandate della serratura e in fine il portone si aprì. Rachele entrò insieme alla sua maestosa eleganza che non lasciava mai indietro, però questa volta aveva qualcosa di diverso da come io avevo memoria del suo modo di vestire, da quando aveva terminato gli studi, laurea e master, si era inserita nel mondo del lavoro con un importante agenzia di alta moda e per la quale lei lavorava soddisfatta. Gli aveva imposto un dress code d’ordinanza un po’ più spinto di quello che lei era solito usare, ma lo faceva a modo suo, nell’ambiente c’era concorrenza e lei si batteva ad armi pari. Era appena rientrata dal lavoro, sapevamo che aveva di fronte una una settimana decisiva per la sua carriera in Agenzia. Dalla posizione del divano letto in soggiorno dove eravamo io e Irene si vedeva bene l’ingresso, e le varie porte delle altre stanze… non vedevo Rachele da alcuni mesi, la sua bellezza era disarmate, sapeva di donna e di sesso, nonostante i suoi appena 25 anni ma in quel momento appariva evidentemente provata, pensai a chissà quanto stress avesse accumulato addosso in quei giorni. Non accese le lampade, la potei vedere solo tramite la luce che del vano scale filtrò per quei due secondi tra l’apertura e la chiusura del portone di ingresso, conosceva a memoria quel piccolo appartamento, si sposto nel buoi, lascio qualcosa che doveva essere una borsa su un comò alla destra dell’ingresso e si tolse un soprabito, mi era sembrata una pelliccia, anche se sapevo fosse contraria alle pellicce, forse era una di quelle repliche perfette ma ecologiche. Non si era accorta di noi in soggiorno, non vide che io ero sveglio e che per me era come se l’avessi appena vista nel sogno svanito soltanto pochi minuti prima, mi misi più comodo e la osservai protetto dall’oscurità che mi inghiottiva. Tolti i tacchi andò dritto in bagno, proprio in fronte a me, non chiuse nemmeno la porta forse per non far rumore o forse per abitudine, accese la luci dello specchio per lasciare un po’ di penombra. Non avrei mai immaginato di vedere quello a cui stavo per assistere, ero stordito, prima in sogno e poi…. Rachele nel piccolo bagno stretto e lungo e si diresse dritta dritta sul bidè, alzo il vestito nero che portava fino al ventre, era senza mutande, le autoreggenti erano scure ed anche dalla mia posizione si poteva vedere che una era per metà smagliata, io rimasi con gli occhi sbarrati, per quello che riuscivo a vedere mi accorsi che aveva tutta la zona totalmente depilata, lo immaginavo da tempo, da una che non ama nessun tipo di pelo non mi sarei mai aspettato nulla di diverso, addirittura in estate aveva anche obbligato Filippo, il suo ragazzo, praticamente alla ceretta integrale, petto, spalle e gambe, figuriamoci se avesse voluto vedere peli sul suo pube. Mentre lavava la sua vagina che non potevo vedere nel dettaglio perché ero parecchio distante, sentivo un ronzare intermittente preveniente dal’ingresso dell’appartamento, capii che era il suo cellulare che vibrava, lei alzo lo sguardo in direzione della vibrazione ma non si scompose più di tanto, era evidente che sapeva chi fosse e aveva pensato bene di lasciarlo in attesa senza una sua risposta, avevo capito che non gli interessava più di tanto risponde, e non le fece. Poi si alzo in piedi e abbasso la cerniera posteriore del succinto vestitino nero che indossava e lo lascio cadere per terra, una visione celestiale, un pensiero etereo mi ronzava in testa, non riuscivo a capire se stessi di nuovo dormendo o se quella fosse veramente la realtà, di fatto per la prima volta in vita mia vedevo Rachele nuda,il suo colorito sapeva di lampada integrale, il suo seno era perfetto, le aureole appena più grosse di quelle di Irene ma capezzoli erano uguali, con una movenza elegante ed una una bellissima gamba da fitness addicted spinse il vestito e lo spinse in un angolino vicino alle cesta degli indumenti da lavare, non si abbassò per prenderlo e metterlo dentro, lo lascio li accanto, nuda con la luce frontale dello specchio che ne evidenziava tutti i suoi muscoli allenati dal tempo passato in palestra il suo corpo sembrava una scultura marmorea di eccezionale bellezza. Il telefono continuava a ronzare ma lei si mise davanti allo specchio, e si guardò mentre con la faccia con il trucco sbavato faceva le faccine buffe come sempre faceva in quelle immagini condivise sui social, poi tirò indietro le spalle e spinse la testa in alto autorevolmente mise il petto in fuori, qualcosa di eccezionale, la palestra e la natura le avevano donato delle splendide sembianze ai suoi seni, le tette sode erano da terza piena e si reggevano sfidando la gravità, ne guardò il riflesso che gli restituiva lo specchio e la sua faccia esprimeva fierezza e soddisfazione! In quel momento a me avrebbero potuto amputarmi una gamba o un braccio, di sicuro non me ne sarei accorto. Dicevo a me stesso di svegliarmi ma lo ero già, tutto questo non poteva essere reale, ne ero sicuro, stavo ancora sognando, mi prendevo a pizzicotti ma lei era li e restava li, tutto li intorno sapeva di reale e lo era. Poi ad un tratto scese dal suo aleggiare eterea e fin sulla terra e si accorse che in tutto questo c’era una porta aperta, quasi sicuramente solo in quel momento gli venne in mente di me e di Irene, forse perchè non ci aveva ancora incontrati dal nostro arrivo e accostò lentamente la porta, senza far rumore. Prima sentii lo scroscio di una lunga orinata,poi sdopo enza tirare lo sciacquone ci fu una doccia, rapida.
Non era più la Rachele che aveva lasciato la Sicilia, non avevo dubbi. Ne ebbi conferma quando usci dalla doccia in accappatoio, dominando il buio si diresse verso la borsa che non aveva mai smesso di vibrare e con un tono più assonnato di quanto in realtà lei non fosse rispose a Filippo. Sentivo più forte e distinta la voce di Filippo che urlava incazzato che veniva fuori di prepotenza dall’auricolare che la sua che bisbigliava con dolcezza dalla sua parte, lui voleva conto e ragione del fatto che fossero le 4,30 del mattino e che avesse perso sue notizie almeno un paio di ore, ma lei con una voce calma e tranquila che avrebbe convinto anche i dubbiosi più cronici placò il suo fidanzato e si scusò rammaricata dicendogli spiaceva che si fosse addormentata senza chiamarlo, gli disse “scusami amore, ero talmente stanca che quando sono rientrata tre ore fa sono crollata a letto mi sono dimenticata di chiamarti… si loro sono qui, sono arrivati, domani te li saluto”.
Non volevo ancora crederci. Avevo prima sognato Rachele che tradiva praticamente in faccia Filippo, suo fidanzato storico, poco dopo poi avevo vista Rachele nuda e poi l’avevo sorpresa a mentire spudoratamente al suo fidanzato.
Quella notte non chiusi occhio, verso le 6:00 prima che la casa si svegliasse mi appoggiai con il cazzo dritto nel sedere di Irene e mi misi a giocare con quel filo che lei chiamava mutanda perizoma, di solito era un buon metodo per svegliarla e per svegliarle i sensi, due baci sul collo ed il buon giorno era dato dalla sua figa che iniziava a bagnarsi, e come spesso succedeva lei si metteva meglio per offrimi il suo sesso, io iniziai a leccarle le spalle e con le mani gli strinsi i seni, i capezzoli già duri, il mio cazzo prese la strada per il culo, ma lei si gira e mi disse “no! Nel culo no! Di mattina non voglio” “e poi ci sono Rachele e Miriam che potrebbero svegliarsi” e io le risposi ”bene, più eccitante con il rischio di essere sorpresi a fare farlo, non credi?” e lei per risposta si leccò due dita, poi prese il mio cazzo e se lo appoggiò per bene fra le grandi labbra della vagina, le sono sempre piaciute le sfide. In realtà non fu una grande prestazione la mia, la penetrai solo per pochi minuti, forse un paio, avevo il cazzo dritto e le palle piene, arrivai molto tempo prima che lei potesse almeno partire! Volevo schizzargli sulla pancia ma persi il controllo e gli sborrai sul viso, sulle lenzuola e sulle tette e sul tailleur che avrebbe dovuto mettersi da li a poco per andare al corso! Si incazzo tantissimo sia per la voglia che gli lasciai insoddisfatta sia per l’imbrattamento dell’unico vestito che aveva per quella giornata, l’avrebbe dovuto metter su macchiato di sborra sulla spalla destra. Mi chiese cosa mi fosse preso quella mattina e da dove venisse tutta quella voglia dato che l’avevamo fatto la sera prima di partire e non ero certo in astinenza, risposi “tutta colpa del tuo culo amore”.Mentii.
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