Un brivido virtuale

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cipolla65

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Un brivido virtuale...parte 11^

Un brivido virtuale...parte 11^

...…Un sobbalzo. Spalanco gli occhi di colpo. Assonnato e inebetito mi domando dove posso mai trovarmi ma basta poco per rendermene conto. Allargo le braccia…lei non c’è.
Lentamente mi alzo, mi strofino gli occhi, sbadiglio.
La luna è sempre lì. E’ ancora notte. Mi metto seduto scrutando davanti a me. C’è qualcuno: ma è Deborah!!!
Mi soffermo a guardarla. E’ in acqua fino alle ginocchia. Chinata, prende l’acqua un po’ per volta sicuramente per tastarne la temperatura. Si sta bagnando il ventre. Non deve essere poi così calda vista l’ora. Mi avvicino. Si gira verso di me mentre con le mani si sistema i capelli. E’ bellissima come sempre.
“Ma sei in intimo…eh, pure bianco!!!...e il costume?”
“Ieri sera, con la fretta e senza dirmi nulla, non l’ho certo preso. Mica sapevo di venire qui!” e ride.
“Ok, è solo che qualcuno potrebbe vederci”.
“Beh, non mi sembra tu sia il tipo da farti questi problemi vista l’ultima volta” e continua a ridere “Ma cosa fai lì impalato, dai entra anche tu”.
“Non ci penso proprio...è fredda”.
“E io, allora, che ci sto a fare?...e dai, non farti pregare”.
Non proprio con la massima convinzione, inizio a spogliarmi. Rimango in intimo anch’io. Prendo un po’ di coraggio ed entro.
Cavoli, è freddissima. Non bastasse, inizia a bagnarmi.
“Ferma…e dai…fermati…è freddissima!!!...ho già il pel d’oca!”
Si avvicina sempre più e mi abbraccia.
“Vieni qui che ti riscaldo io”.
Infatti la sensazione è proprio quella: calore. Si stacca un attimo, indietreggia. Oh mamma mia! L’intimo bagnato evidenzia le sue tette. I capezzoli sembra vogliano bucarlo da quanto sono turgidi.
Io impalato davanti a lei e lei, guardandomi con i suoi occhioni spalancati…“Non è la prima volta che le vedi, eh!!!”…Non sarà la prima volta ma quello che scaturiscono in me non cambia mai.
Il mio basso ventre sta già reagendo. Forse si era svegliato prima di me.
Mi guardo intorno. Siamo soli. La prendo per i fianchi. La sua pelle bagnata, morbida e calda allo stesso tempo, mi eccitano sempre più dando sfogo ai miei pensieri più peccaminosi. Non posso rimanere sui fianchi avendole lì davanti. Allungo le mani aprendole e riempiendole con quelle che sono la mia passione. Le accarezzo alternando strizzate vigorose. Le spingo prima verso l’alto, poi verso il basso. Le unisco, le divido, ci gioco.
“Basta, fermati!”
Mi prende per mano e mi trascina sulla riva. Una spinta e sono a terra di schiena.
“Cos’hai in mente?”…domando incuriosito.
“Ssssssst!!!”
Di fronte a me, corpo eretto e gambe un po’ divaricate, si muove lentamente ma con decisione.
E’ un movimento sinuoso. Cattura completamente il mio sguardo ipnotizzandomi.
Si china leggermente in avanti accarezzandosi intensamente tanto da farle sembrare mani altrui. Si fa strada sul suo corpo soffermandosi proprio lì, sulle tette. Inizia uno spettacolo incandescente. Le stringe, le accarezza, le schiaccia. Slaccia il reggiseno senza farlo cadere. Mentre con un braccio le tiene coperte, con la mano dell’altro abbassa prima una spallina, poi l’altra. Mi fissa negli occhi, sorride maliziosamente e finalmente le lascia libere di sobbalzare ad ogni movimento di bacino. Porta le mani sui capezzoli strofinandoli fino a farli diventare duri.
Il mio cazzo reagisce.
Si gira di spalle. Abbassa le mutandine, piegandosi in avanti, fino a toglierle.
Accenno ad alzarmi quando…”Non muoverti…non ho finito!!!”.
Rimanendo piegata allarga le natiche mettendo in mostra il buchetto e le labbra. Le sfiora con un dito per poi infilarlo all’interno con movimenti lenti via via sempre più decisi ed intensi accompagnati da gridolini di piacere mentre io, dopo essermi liberato dell’intimo, mi faccio coccolare i testicoli dallo sbattere delle onde. Sensazione piacevole.
Indietreggia. E’ sopra di me. Afferra il cazzo ormai affamato di lei. Strofina la cappella sul clitoride bagnato, vuoi per l’acqua, vuoi per il suo umore. Assisto senza intervenire. Prima la punta, poi l’asta. Sono dentro di lei. È calda, umida, vogliosa.
“Sì, dai…scopami…mi piace così…voglio essere la tua puttana…dai!!!”.
Non credo alle mie orecchie!!! Altre volte avrei voluto usare aggettivi un po’ forti ma, non conoscendo la sua reazione, ho sempre evitato per non rovinare tutto. Ma a questo punto…
“Vuoi essere la mia puttana?...ti accontento subito!”.
Il buchetto è lì in bella mostra davanti a me. Mi bagno un dito con la saliva e inizio a stimolarlo. Più lo stimolo e più lei si eccita. Mi faccio strada pian piano fino al suo totale ingresso. A lei piace molto visto l’aumento dei suoi liquidi.
“Sei un maiale…così mi fai grondare!!!”.
In effetti aveva ragione. La sua eccitazione aumentava sempre più rilasciando abbondanti dosi di umore che colando anche dietro facilitavano l’entrata e l’uscita del dito nel culo.
La voglia di leccarla è talmente tanta che le faccio cenno di alzarsi. La faccio girare e la metto a carponi. Io, dietro di lei, mi abbasso e aprendole bene il culo assaggio quel succo dolce/salato, caldo e fluido passando la lingua dal clitoride all’ano soffermandomi su quest’ultimo penetrandolo fino a sentirla indolenzita.
E’ pronto!!!
Mi rialzo. Afferrando il cazzo con la mano lo avvicino iniziando, a piccole spinte, l’ingresso. Ho un po’ di resistenza quando, lamentandosi forse per un inizio di dolore: “Piano...mi fai male!!!”.
“Se vuoi essere la mia puttana devi esserlo fino in fondo”.
“E allora dai, sono tua, sono la tua puttana, fammi male, fammi ciò che vuoi”.
Stento a crederci. Non l’avevo mai sentita esprimersi con così tanta enfasi. Mi eccita all’inverosimile. Prendo il cazzo in mano, stringo forte la base dell’asta per farne aumentare un po’ la consistenza e affondo sempre più fino a sentire i testicoli sbattere sulla fica.
I suoi lamenti di dolore presto si trasformano in piacere.
Voglio portarla all’estremo dell’eccitazione come non mai prima di adesso.
Mi chino leggermente scivolando la mano dal fianco alle tette stringendole con energia mentre con l’altra mi avvicino al clitoride strofinandolo. E’ un lago di piacere. Non sono nella posizione più ottimale ma voglio e devo continuare. Ed è così che affondo due dita dentro di lei.
“Aaaaaaaaaaah!!!”…un urlo infrange il rumore delle onde mentre la mia mano è ricoperta del suo nettare.
Si stacca accasciandosi su un fianco per poi girarsi di schiena. Stremata, con voce flebile, riesce solo a dirmi: “Porco!!!”…accennando un sorriso di soddisfazione.
E io??? Non ho la forza e neppure la voglia di godere perché la soddisfazione nel vederla completamente appagata non ha paragoni con la mia venuta…
 

sormarco

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mi accodo ai complimenti di tutti per questa storia, che qualche cosa di vero ha, visto che ringrazi spesso la tua musa ispiratrice :hand:
 
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cipolla65

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Caro Sormarco grazie di cuore. Dici che qualcosa di vero l'abbia visto???...Mah...chi vivrà, vedrà... :D

Una cosa te la dico...se non fosse stato per la mia Musa non ci sarebbe stato il continuo...:kiss: (Questo è ovviamente per Lei)
 
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sormarco

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Caro Sormarco grazie di cuore. Dici che qualcosa di vero l'abbia visto???...Mah...chi vivrà, vedrà... :D

Una cosa te la dico...se non fosse stato per la mia Musa non ci sarebbe stato il continuo...:kiss: (Questo è ovviamente per Lei)

scusa ma mi era saltata una virgola :nera: io non sono uno scrittore molto attento. la frase di prima voleva essere questa ( mi accodo ai complimenti di tutti per questa storia, che qualche cosa di vero ha, visto che ringrazi spesso la tua musa ispiratrice ).
ciao e buona domenica
 

zio-sandro

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splendido, mi ha preso proprio, ora dovrò leggermi tutto il malloppo....e certo è che lo ha fatto divenire duro pure a me

Ho sempre condotto una vita normale da persona sposata con prole. 40 anni, un lavoro gratificante, una casa accogliente, tanti amici, divertimento, l'amore di mia moglie, l'adorazione per mio figlio, la stima delle persone che mi conoscono...tutto quello che si può immaginare per la propria felicità. Tutto fino a un giorno, quel giorno...
Mi trovavo al lavoro come ogni mattina, impiegato all'anagrafe di un piccolo comune. Non sono addetto allo sportello ma svolgo i miei compiti nell'ufficio adiacente. Era un giorno d'autunno, nebbioso, cupo, molto freddo. Mi ritrovo sommerso da una montagna di scartoffie, mille problemi da risolvere, persone che vanno e vengono per svariati problemi perchè anche se addetto all'anagrafe il paese è piccolo e ci conosciamo tutti come fossimo una famiglia allargata, si cerca di dare una mano anche in altre situazioni e non si pensa solo a fare certificati, mettere timbri o altro. Sto cercando di risolvere qualche problemino di una famiglia, ho in mano un fascicolo da portare all'attenzione del sindaco, al piano superiore. Esco dal mio ufficio, quattro chiacchiere con i colleghi dando le spalle allo sportello. In quell'istante sento aprirsi la porta d'ingresso, un suono di tacchi riempie la stanza fino a quel momento vuota. Continuo a parlare quando un "buongiorno" mi blocca. Non erano un insieme di sillabe che riempivano una bocca ma era come una sinfonia, una musica, una melodia. Incuriosito mi giro e rimango basito da quello che sto vedendo. 30/32 anni, mora, piccolina, capelli lunghi neri mossi, viso stupendo, sorriso solare, seno prosperoso, fisico mozzafiato. Indossa stivali tacco alto, neri di camoscio fin sopra le ginocchia, minigonna, maglioncino aderente, piumino corto aperto. Per un attimo il suo sguardo si incrocia con il mio, accenna un sorriso smaliziato. Il mio corpo è ingovernabile, il viso diventa più colorito del solito, sento caldo, inizio a sudare, mi sento inebetito tanto da non riuscire a parlare. Non riesco a toglierle lo sguardo di dosso. Termina la pratica con il mio collega, alza lo sguardo, mi rifà un sorriso, saluta con un "arrivederci", si gira per andarsene e i miei occhi non possono fare a meno di ricadere sul suo meraviglioso didietro. I miei colleghi iniziano a fare i soliti commenti sulla fisicità, io mi ritrovo con il fascicolo in mano senza sapere più cosa dovessi farne. Rientro in me e continuo il mio lavoro. La mia giornata prosegue tra le pratiche ma la domanda che mi frulla in testa è sempre quella...chi mai fosse. Il paesino è piccolo, ci conosciamo tutti ma lei non l'avevo mai vista prima e curioso come sono inizio a fare domande al mio collega "Senti, per curiosità, sai chi è quella ragazza?" lui sghignazzando "Eh eh eh, lo sai che non posso dirtelo...c'è la privacy" e io "Sì, vero, scusami se mi dimentico che quando qualcuno lassù ha distribuito la stronzaggine al tuo turno è inciampato rompendo il sacco riversandoti tutto il contenuto" e me ne vado. La mia curiosità poteva essere bloccata così da uno stronzo??? Mai!!! E' l'ora di chiusura dell'ufficio, con una scusa prendo l'impegno di chiudere il tutto a lavoro concluso. Rimango solo, tramite il numero di protocollo risalgo alla sua pratica e...Deborah con l'"h". Un nome che mi ha sempre affascinato, che mi faceva pensare alla femminilità e alla sensualità in una donna. Continuo a leggere e scopro che si è appena trasferita dalla città con la sua famiglia.
La mia vita continua come sempre...famiglia, lavoro, amici, ma il pensiero di lei ogni tanto fa capolino nella mia testa. Una mattina, come solito ero fare, entro nel bar, saluto tutti, battuta con il barista e ordino il solito caffè con cornetto alla nutella. Mi giro verso l'interno e...non ci posso credere, era seduta, da sola, stava leggendo un quotidiano. Alza la testa per spostare i suoi capelli meravigliosi e ancora una volta i nostri sguardi si incrociano...mi sorride, ricambio, non so che fare, non so se avvicinarmi, se si ricorda di me, se possa farle piacere. Ok, ho già pensato troppo. Mi avvicino e poi qualcuno dovrà pure darle il benvenuto in paese e chi meglio di un dipendente comunale per farlo..."Buongiorno, posso darle il benvenuto nel nostro piccolo paese?" e lei "Non sono poi così vecchia, dammi pure del tu, comunque grazie, mi fa molto piacere". In quel momento forse avevo già sparato il primo strafalcione della giornata. Dio mio, non riesco a guardarla dritta nei suoi occhi grandi e scuri, mi imbarazza da quanto bella è. Mi fa accomodare e io "Visto che ti fa piacere dammi l'opportunità di poterti offrire la colazione". Iniziamo a parlare. Con fatica riesco a guardarla, sono nel pieno dell'imbarazzo ma, nonostante questo, riesco ad instaurare un dialogo molto piacevole. A un certo punto, scherzosamente, mi fa notare l'ora dicendomi che un dipendente pubblico dovrebbe essere già al lavoro. Io subito "Beh, dai, per un giorno il lavoro può attendere e poi quando potrà ricapitarmi di parlare con una meraviglia". E' veramente tardi, la saluto augurandole una buona giornata e dicendole che magari la prossima volta potremmo continuare la chiacchierata. Lei non mi risponde, ci pensano i suoi occhi e il suo sorriso. Esco dal bar e mi incammino verso l'ufficio. Mi sento leggero, gratificato, felice ma stada facendo inizio a pormi mille domande..."Ehi, che mi sta succedendo, cosa cavolo faccio, io sono già felice, mia moglie mi ama, mio figlio mi adora, che mi manca". I giorni passano ma non riesco a scacciarla dai miei pensieri, non c'è un attimo passato senza che la mia fantasia ricada su di lei.
Mercoledì, giornata pesante, malumori con mia moglie. Come al solito porto mio figlio a calcio e lo lascio per gli allenamenti. Nel ritornare attraverso il centro del paese, passo davanti al parco e mi accorgo della sua presenza. E' seduta in una panchina, ancora una volta da sola. Non mi faccio scappare l'occasione e mi fermo. Ci salutiamo con una stretta di mano. Vengo attraversato da una scossa che mi alza di colpo l'umore. Iniziamo a conoscerci un po' di più e parlando scopriamo di avere un interesse comune, il pc. Lei "Quindi sei un cybernauta e magari ti piace anche chattare e forse usi messenger". Questa volta il sorriso a 36 denti ce l'ho io..."Certo, quando posso sono in chat, specialmente di sera". In un attimo ci scambiamo mail e contatto msn. Solita stretta di mano questa volta accompagnata da due baci sulle guance. Svengo, riconosco il suo profumo, mi manda ai matti, lo adoro, Ange ou Démon di Givenchy.
Arriva sera, mi connetto, apro msn e...stupore, mi ha già inserito nei suoi contatti. E' online, iniziamo a chattare. Le ore passano senza accorgermene. Mi piace la sua compagnia, mi rilassa e mi fa star bene. I giorni passano, ci incontriamo poco in paese ma non manca mai il nostro appuntamento serale. Le chat, le confidenze, i consigli e, perchè no, le cazzate dette tra di noi aumentano sempre più.
Un pomeriggio litigo con mia moglie per incomprensioni dovute a stupidaggini, cena fugace, se ne va a letto presto e mio figlio la segue. Rimango solo ad imprecare chiedendomi perchè ultimamente litighiamo sempre. Come quasi un bisogno fisiologico accendo il pc, apro messenger e stranamente lei non c'è...mah, sarà stanca, avrà avuto una giornata pesante di lavoro, non ne avrà voglia. Adesso come non mai avrei bisogno di lei, è come un calmante per me. Voglio farle una sorpresa, voglio farle sentire la mia presenza, voglio farle capire quanto importante per me sia diventata. So che ogni mattina, al risveglio, controlla la sua mail. Le invio questa "Mi dirigo verso la tua stanza, cerco di non far tanto rumore...apro piano la porta e tu sei lì. Sembri un angelo, accovacciata come a voler trattenere il calore che emana il tuo corpo...appoggio il cornetto sul comodino rigorosamente imbottito di nutella, il caffè non te l'ho messo altrimenti, vista l'ora, si raffredda. Ti rimbocco le coperte che poi prendi freddo e ti ammali. Hai dei capelli stupendi, sembrano seta, li sposto un po', sono incantato, che bel viso, pelle vellutata e che profumo che emani. Tremo dall'emozione, non voglio svegliarti ma non resisto, un bacino sulla guancia te lo devo dare...smack!!!...accenni ad un sorriso involontario come avessi percepito una presenza, la mia...starei qui per ore ad osservarti ma devo andare, per me è già tardi. Che la giornata sia solare come lo sei tu...buon lavoro. Peccato, l'immaginazione e il sogno son già finiti. Spero di essere stato il primo a darti il risveglio".
All'indomani mi aspetto un ringraziamento, un apprezzamento...nulla. Mi collego svariate volte durante la giornata...ancora nulla. Forse ho osato troppo, forse si è arrabbiata, forse, forse. Ci rimango male. Mi ricconnetto a sera inoltrata e lei c'è. Non mi faccio sentire, voglio che sia lei a farlo. Passa il tempo...nulla. Sono infastidito, sto per chiudere quando mi si apre la sua finestra msn. Non ci voglio credere. Una sola parola..."STRONZO". Oddio, mi sembrava un gesto carino e invece ho provocato l'effetto contrario. Non so che fare. Me ne sto in silenzio. Sta scrivendo. Mi sento in colpa. "Sì, hai letto bene, sei un grandissimo stronzo, e sai perchè?"...mi si apre la condivisione foto. Faccio un sobbalzo, quasi cado dalla sedia, mi assale una vampata di calore, sudo, mi tremano le mani, gli occhi si spalancano, rimango a bocca aperta, il cuore pompa a mille, respiro a fatica. E' lei, calze, reggicalze, perizoma, tutto rosso, e null'altro. A me il rosso fa impazzire e lei lo sa. Ha un seno meraviglioso, abbondante, penso una 4^, aureole grandi, capezzoli turgidi, capelli sciolti a coprirle quasi tutta la schiena, culetto stupendo. E' un susseguirsi di immagini. Stesa sul letto, a carponi, in piedi di spalle, appoggiata al muro. E' bellissima, sensuale, sexy da paura. Continuo a sudare, cerco di resistere nel farmi qualcosa, cazzo, sono sposato, di là c'è mia moglie che dorme, la amo, ma lei mi intriga, mi intriga da morire. Mi scrive ancora "Sei un grandissimo stronzo perchè anche se sei sposato e non potrai mai essere mio questo è quello che provochi in me"...altra immagine, lei con un dito in bocca. Un'altra ancora, si sfiora il clitoride con la mano, è completamente rasata. Sto impazzendo all'idea di lei in quel modo. Sento che la forza di volontà mi sta abbandonando, il mio corpo reagisce, ho un'erezione, è talmente duro da farmi male, sembra in preda ad una dose massiccia di viagra ma resisto. L'ennesima immagine, si morde le labbra, gambe divaricate, con una mano si stringe un seno, due dita dell'altra spariscono nel suo frutto proibito. Non ce la faccio più, sbottono i jeans, abbasso i boxer, sfioro la punta, lo prendo in mano, mi bastano pochi movimenti ed esplodo in un piacere assurdo mai provato prima. Mi saluta scrivendo "Buonanotte stronzetto mio" e chiude.
Non so come si evolverà la situazione, mi fa paura pensarlo, ma so solo che sono stato investito da un brivido, un brivido virtuale.





parte 2^

parte 3^

parte 4^

parte 5^

parte 6^

parte 7^

parte 8^

parte 9^

parte 10^

parte 11^
 
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Letto tutto d'un fiato...bellissimo...al punto che mentre lo leggevo mi immedesimavo...

splendido, mi ha preso proprio, ora dovrò leggermi tutto il malloppo....e certo è che lo ha fatto divenire duro pure a me

Grazie ragazzi...troppo buoni.
Comunque è bello ogni tanto sentirsi...rispolverati 🤭
 
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Un brivido virtuale...parte 12^

Un brivido virtuale...parte 12^

...Mi sdraio anch’io, vicino a lei, in silenzio. Guardo per l’ultima volta il cielo stellato quando si avvicina a me abbracciandomi e baciandomi sulla guancia.
“Sei un tesoro…ma tu non hai goduto!” avvicinando la mano verso il pene…”Provvedo subito”.
“No, fermati…da diverso tempo fantasticavo…sognavo momenti come questi, colmi di passione, di trasporto, unici. Pensavo fossero solo sogni irrealizzabili, fino ad ora. Sei una carica esplosiva. Impersoni alla perfezione tutto quello che avrei sempre voluto trovare in una donna…la dolcezza, la femminilità, la passione…e sei qui, vicino a me, nel posto più bello del mondo…il mio godimento sei tu e tutto quello che sei”.
Mi giro, l’abbraccio e la bacio…”Grazie per esserci, sempre”.
Rimaniamo così diversi minuti ma il tempo passa e si è fatto tardi. Dobbiamo rientrare.
Ci rivestiamo, prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso la camera per riposare quel poco che ci resta prima della partenza.

Ahimè ci siamo. La vacanza è arrivata al termine.
Ultimate le valige con le ultime cose iniziamo il giro dei saluti.
Qualcosa di importante lo avevamo lasciato visto l’affetto che si percepiva negli abbracci degli abitanti.
Caricate le valige nella jeep, stiamo per salire quando sbuca fuori dal nulla un gruppetto di bambini e, saltandoci letteralmente addosso, ci tirano per le magliette, accerchiandoci, spingendosi tra loro…sembra un’onda. Un nodo in gola ed eccola là…la lacrima scende con facilità. E anche a Deborah fa lo stesso effetto.
Davanti a tutti ancora lui, il bambino della maglietta del primo giorno. Ha in mano qualcosa. E’ un quaderno piccolo. Occhioni spalancati e sorriso innocente me lo porge. E’ per me. Apro la prima pagina e c’è qualcosa scritto in kiswahili, la loro lingua, accompagnata da un disegno: un uomo, una donna e nel mezzo un bambino tenuto per mano. Chiamo Pietro per la traduzione e mi dice di girare pagina. C’è scritto: “Vi porterò nel mio cuore per sempre, amici miei”. Consegno il quaderno a Beborah, lo prendo in braccio e me lo stringo forte e lo stesso fa lui appoggiando la testa sulla mia spalla. Quanto vorrei portarmelo in Italia!
Le emozioni devono lasciar spazio alla realtà e quest’ultima ci impone di partire.

Arrivati all’aeroporto diamo l’ultimo saluto anche a Pietro strappandoci la promessa di ritornare appena sarà possibile e magari di fermarci più tempo. Aspettando che lei si allontani da noi mi da una pacca sulla spalla dicendomi di salutare mia moglie e mio figlio e io: “Non so cosa potrà succedere. So solo che non ero così felice da troppo tempo”.
Imbarcati. Il viaggio dura 8 ore. Parliamo, guardiamo le foto che ovviamente terrà quasi tutte lei, ripercorriamo con la mente i giorni trascorsi. La stanchezza si fa sentire visto che non avevamo dormito molto. Lei si addormenta quasi subito. A me sorgono mille domande.
“E adesso?...Che faccio?...Come devo comportarmi?...Sarà tutto come prima di partire?...A lei potrà andare bene questa situazione?...E se sì, per quanto tempo?”.
Alle domande si associano pure i primi sensi di colpa per quello che ho in Italia. Non riesco a chiudere occhio quando lei si sveglia e sembra quasi conoscermi da una vita.
“Che hai?...Non hai dormito?”.
“No no, nulla…troppe emozioni non funzionano da sonnifero”.
“Tu non me la racconti giusta…guarda che tra noi non cambia nulla se è quello che ti fa stare così”.
Mi giro, mi avvicino e la bacio quasi a ringraziarla di avermi rincuorato.
Siamo a metà strada. Si alza.
“Devo andare al bagno”.
“Ok, vai pure…io intanto ascolto un po’ di musica”.
Passano i minuti. Dopo diverse canzoni guardo l’orologio e mi accorgo che i minuti passano e lei non ritorna.
Meglio andare a vedere se tutto va bene.
Mi dirigo verso il bagno chiedendo conferma ad una hostess se ero nella direzione giusta.
Trovato. La porta è chiusa. Busso.
“Deborah, sei lì?...Qualcosa non va?”
“Entra pure, ho aperto”.
Apro la porta e…”Ma sei matta!!! Ma sei tutta nuda!!!”.
Chiudo immediatamente la porta per evitare sguardi indiscreti.
“Ma…ma…ma tu non sei una donna…sei una macchina da orgasmo”.
“Finalmente…ma quanto ci hai messo? Aspettavi arrivassero i soccorsi?...Sono tutto un fuoco!...Dai, tiralo fuori prima che venga qualcuno”.
“Ma tu sei pazza!”. Esclamo. Ma avevo già sbottonato i jeans.
Si avventa su di lui come una tigre sulla preda. Inizia a massaggiarlo e, indirizzandolo verso la bocca, a succhiarlo mentre con l’altra mano si tocca.
Un’altra situazione nuova che avevo letto solo in qualche libro e visto in qualche film porno ma che mi eccita come un matto.
Basta poco per renderlo duro e pronto all’uso.
“Aspetta che mi giro”. Si mette in piedi a pecorina con una gamba sopra il wc e le mani sul lavandino.
“Dai maialotto…muoviti!”.
“Ma allora quando dicevi di voler essere la mia puttana non era una frase detta solo in un momento di enfasi” e ancora: “Lo vuoi il cazzo? Eh?...Adesso ti accontento subito”.
Ed è così che lo prendo in mano e lo infilo senza fatica talmente è bagnata. Le tette ballano ad ogni mio colpo e non posso fare a meno di strizzarle.
“Oddio…sento di non poter resistere a lungo…sto per venire…eccolo”.
Si stacca e, girandosi e sedendosi sul wc: “Lo voglio in bocca…fammi sentire il nettare caldo, dai”.
Sono talmente carico che bastano due sole slinguate per riempirle la bocca di sperma.
Mi guarda soddisfatta. Apre la bocca per farmi vedere. Le ordino di non ingoiare.
“Ferma lì”.
Sto per fare un gesto che mai mi è passato minimamente per la testa, nemmeno nel culmine dell’eccitazione. Ma con lei tutto è diverso e nuovo.
Mi avvicino con la bocca alla sua. La bacio e la lecco.
Stupita, sorridente e soddisfatta: “Più che un maialotto sei un vero e proprio porco!!!”.
Ci ricomponiamo. Prima di uscire do un’occhiata fuori e…via libera. Esce anche lei quando incrocio lo sguardo della hostess di prima, quella a cui ho chiesto informazioni.
“Ah, l’ha poi trovato il bagno?” con tono malizioso.
“Sì sì, grazie…ero preoccupato per la mia compagna…non si è sentita tanto bene…però ora sta molto meglio”.
La hostess, allontanandosi: “Ma che uomo premuroso…ce ne fossero”. Guardandola meglio devo proprio dire che non era…………ahia!!! Deborah aveva intuito il mio pensiero e agito di conseguenza: mega pizzicotto sul fianco.
“Ma che fai, mi fai male!!!”.
“Tu il maiale lo devi fare solo con me, hai capito?”.
Scoprire che la donna al mio fianco è pure gelosa mi riempie di quel qualcosa che non so ben spiegare ma che mi aggrada e mi fa sentire importante.
Ci risediamo, ci guardiamo e senza dire nulla ci mettiamo a ridere ripensando alla situazione di prima.
Ci siamo. Dieci minuti e atterreremo. E i pensieri iniziano a farsi strada…
 

ale1236

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Che dire..
Ci eravamo già accorti della tua bravura leggendo i tuoi commenti sul nostro Thread..
Sei veramente un fenomeno! :hand:
Abbiamo letto la prima parte di questo tuo racconto tutta d'un fiato!
Chapeau!


-Lui&Lei-
 
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ale1236

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...E' seduta sopra di me, afferra la testa fra le sue mani, si avvicina per baciarmi ma indietreggia subito...lo rifà diverse volte. Faccio un gesto per accarezzarla e ancora una volta mi blocca. Incollato al sedile non posso e non voglio reagire. Con prepotenza infila la sua lingua nella mia bocca. E' avida di piacere. Sono minuti interminabili.
La bocca, il mento, il collo, l'orecchio...è un susseguirsi di leccate e morsi. Mi sfila il maglione. Le sue mani sfiorano la mia pelle nuda. La sua bocca percorre il mio corpo soffermandosi sui capezzoli leccandoli e mordendoli. L'eccitazione aumenta a dismisura. Si spinge sempre più giù...tremo. Si inginocchia.

Mentre afferra i fianchi con le mani e le unghie affondano nella pelle, con la bocca e con i denti prova a sbottonarmi i jeans. Ci riesce. Sto impazzendo ma mi trattengo dal farlo vedere. Sento il mio membro aumentare sempre più. Con le mani, violentemente, abbassa i boxer. Mi fissa negli occhi, sorride. Inizia quello che sarà l'orale più bello della mia vita. La sua lingua bagna la punta, piccoli morsi percorrono l'asta fin giù per ritornare leccandola. A piccoli centimetri sparisce nella sua calda bocca. Sù e giù...piano...più forte...sempre di più. Si ferma. Con una mano inizia a segarmi, con l'altra accarezza i testicoli. Sento che sto per venire. Devo resistere. Non posso porre fine così presto a quel piacere immenso.

Era ora di farle capire chi veramente conduceva il gioco. Capovolgo la situazione. La prendo di peso e la sdraio sui sedili. Prova ad opporsi ma senza risultati. Sono sopra di lei. Le blocco le braccia, voglio baciarla ma si sposta quasi stizzita...avevo interrotto il suo dominio.
A fatica riesco a baciarle il collo, l'orecchio...lo mordo. La sua voce emette suoni di piacere. Il suo respiro diventa affannoso a tratti assente per poi riprendere con più vigore.

La mia voglia di vederla nuda e di toccarla aumenta. Sbottono la camicia. 1...2...3...4...5...i bottoni sembrano non finire mai.
Sorpresa...reggiseno in pizzo semitrasparente ovviamente rosso...sa come stuzzicarmi.
Non so aspettare. Lo tolgo. Mi rimetto seduto con lei sopra le mie ginocchia. Finalmente ho davanti a me quel seno spettacolare che l'immagine attraverso il pc rendeva l'idea ma mai come in questo momento.
Quasi ipnotizzato lo fisso balbettando qualche complimento. Mi prende le mani e le posa sopra quell'opera meravigliosa. Lo accarezzo, lo stringo. Da quanto grande è le mie mani fanno fatica a contenerlo. Le strizzo i capezzoli, ansima, le piace. Mi avvicino con la bocca: lo lecco...lo succhio...lo mordo.
"Non fermarti"...continuo ma il mio pensiero è già oltre.

La sdraio di nuovo, le tolgo la minigonna. Perizoma anch'esso rosso. Le lascio gli stivali...mi eccitano.
Leccandola passo dal collo al ventre, attraverso il seno, per arrivare lì, in quel punto...il frutto della passione.
Le apro le gambe. Con una mano le scosto il perizoma, con l'altra accarezzo...è liscia e vellutata.
Si solleva di colpo, mi prende la testa e tirandomi per i capelli mi ci affonda la faccia. E' bagnata. Il suo umore caldo ha un sapore dolce/salato.
Intervallo leccate al clito con morsi e succhiate alle labbra. Entro con la lingua talmente tanto da sentirla strana, indolenzita.

"Le dita, dai, muoviti...i ditalini, mi piacciono, mi fanno impazzire"...prima con uno, dopo con due...un movimento frenetico, cola di piacere.
Mi spingo oltre. Quel buchetto che sempre mi era stato negato da mia moglie, l'ano, se lo lascia leccare, non solo, accenno a un'entrata di lingua...non obietta, anzi.
Il tempo passa, la lingua mi fa male ma continuo per il suo e mio piacere quando...
"Basta, muoviti, non ce la faccio più...SCOPAMI!!!...ho la fica che mi fa male!!!"
Non me lo faccio ripetere. Talmente bagnata com'è, affondo in un sol colpo. Sono dentro di lei. Entro, esco, piano, forte. Le sue urla echeggiano nell'abitacolo.

Cambiamo posizione. Lei su un fianco, io da dietro. Ancora. io seduto, lei, di spalle, sopra di me. Non ci fermiamo.
La giro a pecorina. Mentre la penetro, un dito della mano entra in quel buco invitante del suo meraviglioso culo, con l'altra la sculaccio. Le provoco talmente piacere che arriva all'orgasmo.
Lecco tutto e la bacio in bocca...voglio condividere con lei il gusto del suo umore.
Sto per godere anch'io. Si gira, lo prende in mano, mi sega, apre la bocca....................il mio succo nella sua bocca e nelle labbra lo fa colare sul seno lasciandomi senza fiato.

Tutto quello che avevo pensato, immaginato, fantasticato, si era realizzato.
Un sogno trasformato da brivido virtuale in fantastica realtà.

Wow :h3:


-Lui&Lei-
 

Biondina91

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Allora...che dire, ho appena finito di leggere tutti i capitoli e sono davvero straordinari, uno migliore dell'altro. 🤭 :pompom: :heart: Scrivi davvero molto bene....sono riuscita ad immaginarmi alla perfezione tutta la storia :) Bravissimoooo :pompom:
 

coppiasal

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...Mi sdraio anch’io, vicino a lei, in silenzio. Guardo per l’ultima volta il cielo stellato quando si avvicina a me abbracciandomi e baciandomi sulla guancia.
“Sei un tesoro…ma tu non hai goduto!” avvicinando la mano verso il pene…”Provvedo subito”.
“No, fermati…da diverso tempo fantasticavo…sognavo momenti come questi, colmi di passione, di trasporto, unici. Pensavo fossero solo sogni irrealizzabili, fino ad ora. Sei una carica esplosiva. Impersoni alla perfezione tutto quello che avrei sempre voluto trovare in una donna…la dolcezza, la femminilità, la passione…e sei qui, vicino a me, nel posto più bello del mondo…il mio godimento sei tu e tutto quello che sei”.
Mi giro, l’abbraccio e la bacio…”Grazie per esserci, sempre”.
Rimaniamo così diversi minuti ma il tempo passa e si è fatto tardi. Dobbiamo rientrare.
Ci rivestiamo, prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso la camera per riposare quel poco che ci resta prima della partenza.

Ahimè ci siamo. La vacanza è arrivata al termine.
Ultimate le valige con le ultime cose iniziamo il giro dei saluti.
Qualcosa di importante lo avevamo lasciato visto l’affetto che si percepiva negli abbracci degli abitanti.
Caricate le valige nella jeep, stiamo per salire quando sbuca fuori dal nulla un gruppetto di bambini e, saltandoci letteralmente addosso, ci tirano per le magliette, accerchiandoci, spingendosi tra loro…sembra un’onda. Un nodo in gola ed eccola là…la lacrima scende con facilità. E anche a Deborah fa lo stesso effetto.
Davanti a tutti ancora lui, il bambino della maglietta del primo giorno. Ha in mano qualcosa. E’ un quaderno piccolo. Occhioni spalancati e sorriso innocente me lo porge. E’ per me. Apro la prima pagina e c’è qualcosa scritto in kiswahili, la loro lingua, accompagnata da un disegno: un uomo, una donna e nel mezzo un bambino tenuto per mano. Chiamo Pietro per la traduzione e mi dice di girare pagina. C’è scritto: “Vi porterò nel mio cuore per sempre, amici miei”. Consegno il quaderno a Beborah, lo prendo in braccio e me lo stringo forte e lo stesso fa lui appoggiando la testa sulla mia spalla. Quanto vorrei portarmelo in Italia!
Le emozioni devono lasciar spazio alla realtà e quest’ultima ci impone di partire.

Arrivati all’aeroporto diamo l’ultimo saluto anche a Pietro strappandoci la promessa di ritornare appena sarà possibile e magari di fermarci più tempo. Aspettando che lei si allontani da noi mi da una pacca sulla spalla dicendomi di salutare mia moglie e mio figlio e io: “Non so cosa potrà succedere. So solo che non ero così felice da troppo tempo”.
Imbarcati. Il viaggio dura 8 ore. Parliamo, guardiamo le foto che ovviamente terrà quasi tutte lei, ripercorriamo con la mente i giorni trascorsi. La stanchezza si fa sentire visto che non avevamo dormito molto. Lei si addormenta quasi subito. A me sorgono mille domande.
“E adesso?...Che faccio?...Come devo comportarmi?...Sarà tutto come prima di partire?...A lei potrà andare bene questa situazione?...E se sì, per quanto tempo?”.
Alle domande si associano pure i primi sensi di colpa per quello che ho in Italia. Non riesco a chiudere occhio quando lei si sveglia e sembra quasi conoscermi da una vita.
“Che hai?...Non hai dormito?”.
“No no, nulla…troppe emozioni non funzionano da sonnifero”.
“Tu non me la racconti giusta…guarda che tra noi non cambia nulla se è quello che ti fa stare così”.
Mi giro, mi avvicino e la bacio quasi a ringraziarla di avermi rincuorato.
Siamo a metà strada. Si alza.
“Devo andare al bagno”.
“Ok, vai pure…io intanto ascolto un po’ di musica”.
Passano i minuti. Dopo diverse canzoni guardo l’orologio e mi accorgo che i minuti passano e lei non ritorna.
Meglio andare a vedere se tutto va bene.
Mi dirigo verso il bagno chiedendo conferma ad una hostess se ero nella direzione giusta.
Trovato. La porta è chiusa. Busso.
“Deborah, sei lì?...Qualcosa non va?”
“Entra pure, ho aperto”.
Apro la porta e…”Ma sei matta!!! Ma sei tutta nuda!!!”.
Chiudo immediatamente la porta per evitare sguardi indiscreti.
“Ma…ma…ma tu non sei una donna…sei una macchina da orgasmo”.
“Finalmente…ma quanto ci hai messo? Aspettavi arrivassero i soccorsi?...Sono tutto un fuoco!...Dai, tiralo fuori prima che venga qualcuno”.
“Ma tu sei pazza!”. Esclamo. Ma avevo già sbottonato i jeans.
Si avventa su di lui come una tigre sulla preda. Inizia a massaggiarlo e, indirizzandolo verso la bocca, a succhiarlo mentre con l’altra mano si tocca.
Un’altra situazione nuova che avevo letto solo in qualche libro e visto in qualche film porno ma che mi eccita come un matto.
Basta poco per renderlo duro e pronto all’uso.
“Aspetta che mi giro”. Si mette in piedi a pecorina con una gamba sopra il wc e le mani sul lavandino.
“Dai maialotto…muoviti!”.
“Ma allora quando dicevi di voler essere la mia puttana non era una frase detta solo in un momento di enfasi” e ancora: “Lo vuoi il cazzo? Eh?...Adesso ti accontento subito”.
Ed è così che lo prendo in mano e lo infilo senza fatica talmente è bagnata. Le tette ballano ad ogni mio colpo e non posso fare a meno di strizzarle.
“Oddio…sento di non poter resistere a lungo…sto per venire…eccolo”.
Si stacca e, girandosi e sedendosi sul wc: “Lo voglio in bocca…fammi sentire il nettare caldo, dai”.
Sono talmente carico che bastano due sole slinguate per riempirle la bocca di sperma.
Mi guarda soddisfatta. Apre la bocca per farmi vedere. Le ordino di non ingoiare.
“Ferma lì”.
Sto per fare un gesto che mai mi è passato minimamente per la testa, nemmeno nel culmine dell’eccitazione. Ma con lei tutto è diverso e nuovo.
Mi avvicino con la bocca alla sua. La bacio e la lecco.
Stupita, sorridente e soddisfatta: “Più che un maialotto sei un vero e proprio porco!!!”.
Ci ricomponiamo. Prima di uscire do un’occhiata fuori e…via libera. Esce anche lei quando incrocio lo sguardo della hostess di prima, quella a cui ho chiesto informazioni.
“Ah, l’ha poi trovato il bagno?” con tono malizioso.
“Sì sì, grazie…ero preoccupato per la mia compagna…non si è sentita tanto bene…però ora sta molto meglio”.
La hostess, allontanandosi: “Ma che uomo premuroso…ce ne fossero”. Guardandola meglio devo proprio dire che non era…………ahia!!! Deborah aveva intuito il mio pensiero e agito di conseguenza: mega pizzicotto sul fianco.
“Ma che fai, mi fai male!!!”.
“Tu il maiale lo devi fare solo con me, hai capito?”.
Scoprire che la donna al mio fianco è pure gelosa mi riempie di quel qualcosa che non so ben spiegare ma che mi aggrada e mi fa sentire importante.
Ci risediamo, ci guardiamo e senza dire nulla ci mettiamo a ridere ripensando alla situazione di prima.
Ci siamo. Dieci minuti e atterreremo. E i pensieri iniziano a farsi strada…

Che dire.. Avevo iniziato pensando di leggere un pò per volta, invece non c'è stato stato verso di staccarmi.. Sono arrivata alla dodicesima parte senza neanche accorgermene, ho trovato tutto molto realistico, intenso ed eccitante... I miei complimenti davvero :hand:
 

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