Esperienza reale Verso una cattiva strada

Scusate il refuso, qui ovviamente era Emanuele.

Comunque lui è, come si dice a Roma, de coccio.
È pur vero che a 20 anni, se ti si presenta la tua ex conciata in quel modo e ti fa quelle cose, è difficile rimanere sulla tua posizione 😅
Ma diciamo che per rimanere nella sua posizione doveva proprio non incontrarla una volta la difficile non cedere :D
 
13. Colpo di fulmine (parte 1)

Camilla prese il riavvicinamento con Emanuele come una palestra per affinare le sue abilità. Purtroppo per il ragazzo era molto brava a fingere, e recitò la parte della fidanzatina perfetta per diverse settimane, tra coccole, messaggini dolci e ti amo vari. Ma soprattutto tanto tanto sesso. Sesso sul quale Emanuele aveva più di qualche dubbio circa l’origine delle sue nuove abilità ma che, dopo qualche domanda glissata da Camilla, decise di tenere per sé limitandosi a godersene i frutti.

Furono settimane in cui la coppia sperimentò molto, passando dai piedi ai massaggi sensuali ed altro ancora. Ma piano piano, da parte di Camilla, l’entusiasmo tornò a spegnersi e rafforzò in lei l’idea di cercare nuovamente altro altrove. O meglio, non aveva intenzione di farlo attivamente, ma non si sarebbe tirata indietro se ce ne fosse stata l’occasione. D’altronde, sapeva di essere una ragazza bella ed anche estroversa, motivo per cui l’opportunità le sarebbe senz’altro capitata. Ed alla prima che l’avesse davvero intrigata non ci avrebbe pensato due volte a lasciare nuovamente Emanuele per esplorare nuovi lidi.

L’occasione si materializzò un pomeriggio in cui era con Azzurra a fare aperitivo. Fu colpita dal barista del locale, un ragazzo con degli occhi verdi penetranti che la ipnotizzarono istantaneamente.

Non ci pensò due volte a dare una smossa agli eventi: scambiò con il ragazzo diverse battute, mentre questo portava al loro tavolo ora gli snack, ora gli spritz. Decise quindi di lasciargli il suo numero scritto a penna dietro lo scontrino.
“Mi sa che dietro c’è qualcosa…” – gli disse al momento di andarsene con voce suadente.

Camilla sentiva un’attrazione immediata ed irresistibile verso quel ragazzo, che non sapeva spiegarsi. Non aveva mai creduto al colpo di fulmine, ma per la prima volta cominciò a ricredersi. Qualcosa di forte era scattato in lei e sperò con tutta sé stessa che lui la chiamasse presto.

Il ragazzo prese la palla al balzo e le scrisse dopo solo qualche ora.
“Ciao, sono Riccardo, il ragazzo del bar.”
“Ciao!”
“Ti va se ci prendiamo qualcosa stasera? Stacco alle 22:30, potremmo fare dopo quell’ora.”

Le sue mani tremarono mentre impugnava il cellulare. Non credeva che le avrebbe chiesto di uscire così presto, anche se dentro di sé lo desiderava. Si agitò e chiamò subito Azzurra per farsi aiutare nella scelta dell’outfit. Si cambiò uno, due, tre, quattro vestiti, non trovando mai quello giusto.

Alla fine, optò per un vestito corto e aderente, in morbido tessuto nero, con un gioco di trasparenze sulle maniche. Sensuale, ma senza esagerare, le fasciava i fianchi mettendo in risalto la curva dei suoi glutei, ma senza risultare eccessivo.

Riccardo le propose un’idea diversa dal solito drink o dalla solita cena: una passeggiata ai Fori Imperiali. Camilla accettò di buon grado. L’idea le sembrò romantica e, visto il tramestio che cominciava già a sentire dentro allo stomaco, gli disse di sì immediatamente.

Se davvero esiste il colpo di fulmine, quello ci andava molto vicino: parlarono per ore, come se si conoscessero da anni. Gli argomenti fluivano spontanei. Le risate, le battute – alcune anche esplicite – si susseguivano in maniera naturale; ed in maniera altrettanto naturale scoccò il bacio, non appena si sedettero su una panchina ad ammirare gli archi del Colosseo illuminati.

Per Camilla non era certo un problema concedersi alla prima uscita. La mano di Riccardo scivolò sul suo didietro stretto nell’attillato vestito nero. Camilla si accese.

“Voglio fare l’amore…”
“Beh, a chi lo dici!” - disse lui scherzando e rovinando l’atmosfera romantica. Lei, però, stette alla battuta e rise, prima di ricominciare a baciarlo e ad allungare la mano verso la patta dei suoi pantaloni.

“Ci sono i miei a casa…” – disse lei.
“Possiamo andare da me.” – fece lui – “Però ho dei coinquilini. E casa mia è a quasi mezzora di macchina.”

Salirono in auto e Camilla si rituffò sulle labbra del ragazzo.
“Sapessi che voglia che ho…”

Avrebbero potuto consumare anche in macchina, ma in pieno centro di Roma non c’erano molti angoli bui dove potersi appartare; perciò, decisero di raffreddare i loro bollenti spiriti e di rimandare di mezz’ora la loro passione. O almeno così sembrava.

Camilla, invece, volle ancora sperimentare e provare cose rischiose ed eccitanti.
“Ti va se faccio una cosa?”
“Fai pure…”
Gli abbassò i pantaloni e le mutande.
“Ah, bene!”
“Ti va ancora?”
Il ragazzo ci pensò qualche istante poi, eccitato dalla situazione, se ne fregò delle conseguenze.
“Ma sì, chi vuoi che ci veda dentro la macchina con questo buio.”

Camilla cominciò a massaggiargli delicatamente l’asta. Riccardo faceva fatica a tenere la concentrazione sulla strada ma dovette farlo per evitare di finire la serata in un letto d’ospedale invece che in quello della sua camera. Nei tratti di strada tra un semaforo e l’altro, Camilla si chinava avvolgendoglielo con la bocca. Al semaforo, o quando c’erano altre macchine a fianco, si limitava ad accarezzarlo, allungando le mani verso il suo inguine e facendo finta di stiracchiarsi per non destare sospetti dall’esterno.

Riccardo dimostrò di avere resistenza e autocontrollo.
“Vuoi che vengo?” – chiese a Camilla.
“Non so, dimmelo tu, stai per venire?” – rispose lei ridendo.
“Posso resistere…” – aggiunse – “ma posso anche venire. Se per te non è scomodo.”
Lei ci ragionò per qualche secondo.
“Beh, ci sono ancora dieci minuti di strada…”
“Ok, allora vorrà dire che ti regalerò il secondo round.”
Poggiò completamente la testa sul sedile lasciandosi andare, ma si bloccò per un attimo.
“Non mi far sporcare i sedili, però.”

Camilla si staccò, guardandolo con occhi furbetti, mentre continuava a stimolargli il frenulo con l’indice.
“Non c’è pericolo.” – disse scuotendo la testa. Poi si rituffò sul suo cazzo e due o tre colpi di bocca decisi lo fecero esplodere.

Accolse tutto il suo seme e ingoiò senza preoccupazione. Ormai era una pratica che padroneggiava piuttosto bene. Il sapore di Riccardo, poi, fu insospettabilmente buono, il migliore di tutti i ragazzi con cui era stata; tant’è che si lasciò sfuggire un mugugno di compiacimento. Poi si rivolse al ragazzo.

“Adesso tocca a te, però.”
“Visto che abbiamo ancora dieci minuti…” – disse lui ammiccando.

Camilla, a quel punto, si sfilò le mutandine da sotto il vestito, e le roteò per aria facendole girare attorno al suo indice. Ridendo, le passò sotto il naso di Riccardo e poi le lanciò sui sedili posteriori. Riccardo impugnò saldamente il volante con la mano sinistra, mentre la destra si allungò e sparì in mezzo alle cosce di Camilla.
 
13. Colpo di fulmine (parte 1)

Camilla prese il riavvicinamento con Emanuele come una palestra per affinare le sue abilità. Purtroppo per il ragazzo era molto brava a fingere, e recitò la parte della fidanzatina perfetta per diverse settimane, tra coccole, messaggini dolci e ti amo vari. Ma soprattutto tanto tanto sesso. Sesso sul quale Emanuele aveva più di qualche dubbio circa l’origine delle sue nuove abilità ma che, dopo qualche domanda glissata da Camilla, decise di tenere per sé limitandosi a godersene i frutti.

Furono settimane in cui la coppia sperimentò molto, passando dai piedi ai massaggi sensuali ed altro ancora. Ma piano piano, da parte di Camilla, l’entusiasmo tornò a spegnersi e rafforzò in lei l’idea di cercare nuovamente altro altrove. O meglio, non aveva intenzione di farlo attivamente, ma non si sarebbe tirata indietro se ce ne fosse stata l’occasione. D’altronde, sapeva di essere una ragazza bella ed anche estroversa, motivo per cui l’opportunità le sarebbe senz’altro capitata. Ed alla prima che l’avesse davvero intrigata non ci avrebbe pensato due volte a lasciare nuovamente Emanuele per esplorare nuovi lidi.

L’occasione si materializzò un pomeriggio in cui era con Azzurra a fare aperitivo. Fu colpita dal barista del locale, un ragazzo con degli occhi verdi penetranti che la ipnotizzarono istantaneamente.

Non ci pensò due volte a dare una smossa agli eventi: scambiò con il ragazzo diverse battute, mentre questo portava al loro tavolo ora gli snack, ora gli spritz. Decise quindi di lasciargli il suo numero scritto a penna dietro lo scontrino.
“Mi sa che dietro c’è qualcosa…” – gli disse al momento di andarsene con voce suadente.

Camilla sentiva un’attrazione immediata ed irresistibile verso quel ragazzo, che non sapeva spiegarsi. Non aveva mai creduto al colpo di fulmine, ma per la prima volta cominciò a ricredersi. Qualcosa di forte era scattato in lei e sperò con tutta sé stessa che lui la chiamasse presto.

Il ragazzo prese la palla al balzo e le scrisse dopo solo qualche ora.
“Ciao, sono Riccardo, il ragazzo del bar.”
“Ciao!”
“Ti va se ci prendiamo qualcosa stasera? Stacco alle 22:30, potremmo fare dopo quell’ora.”

Le sue mani tremarono mentre impugnava il cellulare. Non credeva che le avrebbe chiesto di uscire così presto, anche se dentro di sé lo desiderava. Si agitò e chiamò subito Azzurra per farsi aiutare nella scelta dell’outfit. Si cambiò uno, due, tre, quattro vestiti, non trovando mai quello giusto.

Alla fine, optò per un vestito corto e aderente, in morbido tessuto nero, con un gioco di trasparenze sulle maniche. Sensuale, ma senza esagerare, le fasciava i fianchi mettendo in risalto la curva dei suoi glutei, ma senza risultare eccessivo.

Riccardo le propose un’idea diversa dal solito drink o dalla solita cena: una passeggiata ai Fori Imperiali. Camilla accettò di buon grado. L’idea le sembrò romantica e, visto il tramestio che cominciava già a sentire dentro allo stomaco, gli disse di sì immediatamente.

Se davvero esiste il colpo di fulmine, quello ci andava molto vicino: parlarono per ore, come se si conoscessero da anni. Gli argomenti fluivano spontanei. Le risate, le battute – alcune anche esplicite – si susseguivano in maniera naturale; ed in maniera altrettanto naturale scoccò il bacio, non appena si sedettero su una panchina ad ammirare gli archi del Colosseo illuminati.

Per Camilla non era certo un problema concedersi alla prima uscita. La mano di Riccardo scivolò sul suo didietro stretto nell’attillato vestito nero. Camilla si accese.

“Voglio fare l’amore…”
“Beh, a chi lo dici!” - disse lui scherzando e rovinando l’atmosfera romantica. Lei, però, stette alla battuta e rise, prima di ricominciare a baciarlo e ad allungare la mano verso la patta dei suoi pantaloni.

“Ci sono i miei a casa…” – disse lei.
“Possiamo andare da me.” – fece lui – “Però ho dei coinquilini. E casa mia è a quasi mezzora di macchina.”

Salirono in auto e Camilla si rituffò sulle labbra del ragazzo.
“Sapessi che voglia che ho…”

Avrebbero potuto consumare anche in macchina, ma in pieno centro di Roma non c’erano molti angoli bui dove potersi appartare; perciò, decisero di raffreddare i loro bollenti spiriti e di rimandare di mezz’ora la loro passione. O almeno così sembrava.

Camilla, invece, volle ancora sperimentare e provare cose rischiose ed eccitanti.
“Ti va se faccio una cosa?”
“Fai pure…”
Gli abbassò i pantaloni e le mutande.
“Ah, bene!”
“Ti va ancora?”
Il ragazzo ci pensò qualche istante poi, eccitato dalla situazione, se ne fregò delle conseguenze.
“Ma sì, chi vuoi che ci veda dentro la macchina con questo buio.”

Camilla cominciò a massaggiargli delicatamente l’asta. Riccardo faceva fatica a tenere la concentrazione sulla strada ma dovette farlo per evitare di finire la serata in un letto d’ospedale invece che in quello della sua camera. Nei tratti di strada tra un semaforo e l’altro, Camilla si chinava avvolgendoglielo con la bocca. Al semaforo, o quando c’erano altre macchine a fianco, si limitava ad accarezzarlo, allungando le mani verso il suo inguine e facendo finta di stiracchiarsi per non destare sospetti dall’esterno.

Riccardo dimostrò di avere resistenza e autocontrollo.
“Vuoi che vengo?” – chiese a Camilla.
“Non so, dimmelo tu, stai per venire?” – rispose lei ridendo.
“Posso resistere…” – aggiunse – “ma posso anche venire. Se per te non è scomodo.”
Lei ci ragionò per qualche secondo.
“Beh, ci sono ancora dieci minuti di strada…”
“Ok, allora vorrà dire che ti regalerò il secondo round.”
Poggiò completamente la testa sul sedile lasciandosi andare, ma si bloccò per un attimo.
“Non mi far sporcare i sedili, però.”

Camilla si staccò, guardandolo con occhi furbetti, mentre continuava a stimolargli il frenulo con l’indice.
“Non c’è pericolo.” – disse scuotendo la testa. Poi si rituffò sul suo cazzo e due o tre colpi di bocca decisi lo fecero esplodere.

Accolse tutto il suo seme e ingoiò senza preoccupazione. Ormai era una pratica che padroneggiava piuttosto bene. Il sapore di Riccardo, poi, fu insospettabilmente buono, il migliore di tutti i ragazzi con cui era stata; tant’è che si lasciò sfuggire un mugugno di compiacimento. Poi si rivolse al ragazzo.

“Adesso tocca a te, però.”
“Visto che abbiamo ancora dieci minuti…” – disse lui ammiccando.

Camilla, a quel punto, si sfilò le mutandine da sotto il vestito, e le roteò per aria facendole girare attorno al suo indice. Ridendo, le passò sotto il naso di Riccardo e poi le lanciò sui sedili posteriori. Riccardo impugnò saldamente il volante con la mano sinistra, mentre la destra si allungò e sparì in mezzo alle cosce di Camilla.
Madonna santa che porca:D
 
Vi lascio velocemente questo nuovo capitolo scritto al volo, visto che il prossimo sarà più impegnativo sia per la lunghezza che per il contenuto, quindi mi ci vorrà un po'. Non vi spoilero niente :D


14. Colpo di fulmine (parte 2)

Riccardo cominciò a trafficare tra le gambe di Camilla. Il movimento era difficoltoso, ma lui perlustrò tutte le sue grandi labbra sfiorandole con le dita. Il manto stradale lastricato di sanpietrini non aiutava le operazioni, e faceva sobbalzare le sue dita. Camilla sembrò gradire quei tocchi sconnessi. Dopo dieci minuti, però, furono a casa, pronti per continuare in situazioni più comode.

Aprirono la porta, trovando uno dei coinquilini di Riccardo addormentato con la testa sui libri. In silenzio, sgattaiolarono dentro la camera di Riccardo. Camilla si si tolse la giacca e si sfilò il vestito rimanendo soltanto in reggiseno, visto che le mutandine le aveva lasciate in macchina.

Riccardo fece un veloce salto in bagno per sciacquare via qualche residuo dell’orgasmo appena provato e tornò in camera, di nuovo accompagnato da una vistosa erezione. Camilla si era adagiata a pancia in sotto sul letto, e Riccardo si tuffò sul suo culo, cominciandolo a massaggiare.

“Mamma mia, che culo che hai. Mi fai impazzire!”
“Ti piace, eh? Tutto merito della pallavolo.” – sorrise lei compiaciuta, mentendo. Era tutta genetica, visto che aveva ricominciato a giocare solo da qualche mese e per anni non aveva praticato nessuno sport.

Riccardo si fiondò comunque sul suo mappamondo allargandole le chiappe e cominciando a leccarle tutta l’apertura; le stuzzicò anche un po’ l’ano con la lingua e Camilla parve gradire.

Dopo averla lubrificata abbondantemente con la sua saliva, Camilla cominciò ad ansimare.
“Non resisto, facciamolo. Ce l’hai?” – disse con voce vogliosa.
“Sì, aspetta.”

Riccardo rovistò in diversi cassetti, fino a quando non trovò la scatola blu dei suoi Durex. La massaggiò ancora per qualche secondo passando le dita nella sua fessura. Le divaricò completamente le gambe e con un colpo netto di bacino cominciò a penetrarla.

Si appoggiò delicatamente su di lei, i loro corpi cominciavano a sudare ed a fondersi in tumulto di piacere. Preso dalla passione, la cinse per i polsi tirandola a sé. Il rumore del suo addome sui suoi glutei rimbombava, incurante del coinquilino che era in cucina ad una sola porta di distanza.

Camilla strinse ancora di più le sue chiappe creando una morsa attorno al pene di Riccardo. I suoi gemiti erano strozzati dal cuscino che si teneva ben saldo davanti alla bocca per non fare ulteriormente rumore. Ma quando fu sul punto di venire, si lasciò sfuggire un urletto acuto.

Riccardo, mentre continuava a sbatterla, allungò un braccio e le mise le dita in bocca. Lei le leccò, assaporando ancora un leggero retrogusto dei suoi umori.

Poi passarono ad una pecorina, nella quale la penetrò ancora per un bel po’. Riccardo aveva veramente un buon autocontrollo e così, anche in quella posizione, le regalò un altro orgasmo. Poco prima dell’apice del suo piacere, il suo dito indice indugiò sull’apertura dell’ano e quando vide le contrazioni dissiparsi per tutto il corpo di Camilla, annunciando il suo imminente orgasmo, infilò tutta la falange dentro. Camilla sobbalzò dall’estasi e si lasciò nuovamente scappare un grido di piacere.

Esausta, si girò con i capelli sudati e lo sguardo pieno di riconoscimento e volle far concludere Riccardo con un altro pompino. Si sfilò dal suo cazzo lo fece stendere. Si sedette dietro di lui e lo abbracciò cominciando a prenderglielo in mano.

Aumentò il ritmo, dicendo al ragazzo di avvertirla quando stava per venire. Le sue mani viaggiavano vorticosamente su e giù, e sentì contrarsi i muscoli di Riccardo.
“Ci sono quasi…” – disse lui in preda al piacere più totale.

Camilla gattonò sul letto e si sdraiò di fronte a lui, guardandolo negli occhi. Lo fece liberare per la seconda volta nella sua bocca.

Era stata una notte di sesso pazzesco, e Camilla era inebriata da Riccardo. Sentiva veramente qualcosa di profondo che li legava, un vero e proprio colpo di fulmine.

“Vuoi rimanere qui stanotte?” – le chiese lui teneramente.
Lei lo guardò sbattendo le ciglia e si accoccolò tra le sue braccia, soddisfatta sia sessualmente che emotivamente.

La mattina dopo si svegliarono e Camilla aveva già voglia non appena aperti gli occhi. Baciò sul collo Riccardo e poi si avvicinò alle sue labbra. Il sapore dei baci mattutini non era il più gradevole ma, spinti dalla passione, allungarono nuovamente le loro mani verso i loro sessi.

Camilla cominciò a bagnarsi. Christian prese un nuovo preservativo e lei si accomodò sopra di lui iniziando a cavalcarlo. I loro occhi si penetravano più dei loro genitali ed effettivamente c’era una scintilla particolare tra di loro.

Durante l’amplesso, tra un fiato e l’altro, Riccardo le fece una proposta.
“Ti va di fare una pazzia?”
“Tutto quello che vuoi, faccio tutto quello che vuoi!” – rispose lei ansimando forte.

Lui continuava il suo movimento senza sosta, anche se il ritmo era più compassato e stava virando verso uno slancio sensuale ed ondulatorio. Camilla roteava il bacino con grazia e dolcezza.

“Partiamo adesso, andiamo a Firenze e stiamo una giornata fuori.”
Sul viso di Camilla si accese un sorriso enorme, e le si riempirono le gote.
Si chinò su Riccardo per baciarlo, ma non rispose. Tra un bacio e l’altro, lui ribadì la sua idea.
“Allora, ti va?”

Lei permette le mani sul suo petto ricominciando ad aumentare il ritmo. Faceva avanti ed indietro con le anche in modo forsennato.
“Certo che mi va!” – disse con il fiato corto, gemendo forte – “Vai, vai che vengo!”

Raggiunsero l’orgasmo nello stesso istante e si abbandonarono soddisfatti tra le lenzuola, mentre le prime luci dell’alba dipingevano la camera di colori pastello.
 
Vi lascio velocemente questo nuovo capitolo scritto al volo, visto che il prossimo sarà più impegnativo sia per la lunghezza che per il contenuto, quindi mi ci vorrà un po'. Non vi spoilero niente :D


14. Colpo di fulmine (parte 2)

Riccardo cominciò a trafficare tra le gambe di Camilla. Il movimento era difficoltoso, ma lui perlustrò tutte le sue grandi labbra sfiorandole con le dita. Il manto stradale lastricato di sanpietrini non aiutava le operazioni, e faceva sobbalzare le sue dita. Camilla sembrò gradire quei tocchi sconnessi. Dopo dieci minuti, però, furono a casa, pronti per continuare in situazioni più comode.

Aprirono la porta, trovando uno dei coinquilini di Riccardo addormentato con la testa sui libri. In silenzio, sgattaiolarono dentro la camera di Riccardo. Camilla si si tolse la giacca e si sfilò il vestito rimanendo soltanto in reggiseno, visto che le mutandine le aveva lasciate in macchina.

Riccardo fece un veloce salto in bagno per sciacquare via qualche residuo dell’orgasmo appena provato e tornò in camera, di nuovo accompagnato da una vistosa erezione. Camilla si era adagiata a pancia in sotto sul letto, e Riccardo si tuffò sul suo culo, cominciandolo a massaggiare.

“Mamma mia, che culo che hai. Mi fai impazzire!”
“Ti piace, eh? Tutto merito della pallavolo.” – sorrise lei compiaciuta, mentendo. Era tutta genetica, visto che aveva ricominciato a giocare solo da qualche mese e per anni non aveva praticato nessuno sport.

Riccardo si fiondò comunque sul suo mappamondo allargandole le chiappe e cominciando a leccarle tutta l’apertura; le stuzzicò anche un po’ l’ano con la lingua e Camilla parve gradire.

Dopo averla lubrificata abbondantemente con la sua saliva, Camilla cominciò ad ansimare.
“Non resisto, facciamolo. Ce l’hai?” – disse con voce vogliosa.
“Sì, aspetta.”

Riccardo rovistò in diversi cassetti, fino a quando non trovò la scatola blu dei suoi Durex. La massaggiò ancora per qualche secondo passando le dita nella sua fessura. Le divaricò completamente le gambe e con un colpo netto di bacino cominciò a penetrarla.

Si appoggiò delicatamente su di lei, i loro corpi cominciavano a sudare ed a fondersi in tumulto di piacere. Preso dalla passione, la cinse per i polsi tirandola a sé. Il rumore del suo addome sui suoi glutei rimbombava, incurante del coinquilino che era in cucina ad una sola porta di distanza.

Camilla strinse ancora di più le sue chiappe creando una morsa attorno al pene di Riccardo. I suoi gemiti erano strozzati dal cuscino che si teneva ben saldo davanti alla bocca per non fare ulteriormente rumore. Ma quando fu sul punto di venire, si lasciò sfuggire un urletto acuto.

Riccardo, mentre continuava a sbatterla, allungò un braccio e le mise le dita in bocca. Lei le leccò, assaporando ancora un leggero retrogusto dei suoi umori.

Poi passarono ad una pecorina, nella quale la penetrò ancora per un bel po’. Riccardo aveva veramente un buon autocontrollo e così, anche in quella posizione, le regalò un altro orgasmo. Poco prima dell’apice del suo piacere, il suo dito indice indugiò sull’apertura dell’ano e quando vide le contrazioni dissiparsi per tutto il corpo di Camilla, annunciando il suo imminente orgasmo, infilò tutta la falange dentro. Camilla sobbalzò dall’estasi e si lasciò nuovamente scappare un grido di piacere.

Esausta, si girò con i capelli sudati e lo sguardo pieno di riconoscimento e volle far concludere Riccardo con un altro pompino. Si sfilò dal suo cazzo lo fece stendere. Si sedette dietro di lui e lo abbracciò cominciando a prenderglielo in mano.

Aumentò il ritmo, dicendo al ragazzo di avvertirla quando stava per venire. Le sue mani viaggiavano vorticosamente su e giù, e sentì contrarsi i muscoli di Riccardo.
“Ci sono quasi…” – disse lui in preda al piacere più totale.

Camilla gattonò sul letto e si sdraiò di fronte a lui, guardandolo negli occhi. Lo fece liberare per la seconda volta nella sua bocca.

Era stata una notte di sesso pazzesco, e Camilla era inebriata da Riccardo. Sentiva veramente qualcosa di profondo che li legava, un vero e proprio colpo di fulmine.

“Vuoi rimanere qui stanotte?” – le chiese lui teneramente.
Lei lo guardò sbattendo le ciglia e si accoccolò tra le sue braccia, soddisfatta sia sessualmente che emotivamente.

La mattina dopo si svegliarono e Camilla aveva già voglia non appena aperti gli occhi. Baciò sul collo Riccardo e poi si avvicinò alle sue labbra. Il sapore dei baci mattutini non era il più gradevole ma, spinti dalla passione, allungarono nuovamente le loro mani verso i loro sessi.

Camilla cominciò a bagnarsi. Christian prese un nuovo preservativo e lei si accomodò sopra di lui iniziando a cavalcarlo. I loro occhi si penetravano più dei loro genitali ed effettivamente c’era una scintilla particolare tra di loro.

Durante l’amplesso, tra un fiato e l’altro, Riccardo le fece una proposta.
“Ti va di fare una pazzia?”
“Tutto quello che vuoi, faccio tutto quello che vuoi!” – rispose lei ansimando forte.

Lui continuava il suo movimento senza sosta, anche se il ritmo era più compassato e stava virando verso uno slancio sensuale ed ondulatorio. Camilla roteava il bacino con grazia e dolcezza.

“Partiamo adesso, andiamo a Firenze e stiamo una giornata fuori.”
Sul viso di Camilla si accese un sorriso enorme, e le si riempirono le gote.
Si chinò su Riccardo per baciarlo, ma non rispose. Tra un bacio e l’altro, lui ribadì la sua idea.
“Allora, ti va?”

Lei permette le mani sul suo petto ricominciando ad aumentare il ritmo. Faceva avanti ed indietro con le anche in modo forsennato.
“Certo che mi va!” – disse con il fiato corto, gemendo forte – “Vai, vai che vengo!”

Raggiunsero l’orgasmo nello stesso istante e si abbandonarono soddisfatti tra le lenzuola, mentre le prime luci dell’alba dipingevano la camera di colori pastello.
Wow la seconda parte è ancora meglio della prima non vedo l'ora di leggere il seguito( certo immagino che ci vorrà un pochino, come hai scritto)) sarò franco a Camilla innamorata ci credo poco :D:D:D:D:D:D:D
 
15. La porti un bacione a Firenze

Partirono per la loro breve fuga d’amore. Si misero in macchina che era appena l’alba e dopo due ore e mezzo furono a Firenze. Camilla era completamente rapita da quel ragazzo e si sentiva travolta come se fosse sotto un incantesimo. Le sembrava di stare insieme a lui da sempre, quando non si conoscevano che da dodici ore appena.

Presa com’era dalla splendida giornata nel capoluogo toscano con Riccardo, pubblicò una storia su Instagram nella quale si baciava con lui, nascondendola ad Emanuele ma di dimenticandosi fare la stessa cosa con i suoi amici. Inutile dire che lui fu subito allertato da uno di questi. Camilla si rese conto del dell’errore madornale e cancellò la storia, ma era troppo tardi. Impallidì vedendo il nome di Emanuele apparire sullo schermo.

“Tutto a posto?” - chiese Riccardo non domandandosi neanche chi fosse Emanuele.
“No, cazzo, ho fatto un casino…oddio, mi dispiace devi sapere che…”
“Sei fidanzata.” – la interruppe lui.
“Sì…ma di lui non mi importa niente. Lo stavo per lasciare. Io voglio stare solo con te, tu sei fantastico, io voglio stare con te, davvero.” – disse lei parlando più velocemente per via dell’agitazione.

Riccardo sembrò credere alle sue parole ed effettivamente Camilla per una volta sembrò sincera. Emanuele le scrisse un messaggio.
“Ma dove cazzo sei, che cazzo stai facendo?”
Lei non gli rispose, scegliendo temporaneamente la via del silenzio per pensare ad una qualsivoglia scusa plausibile.
Emanuele decise di chiamare Azzurra, ma neppure lei rispose. Infatti, prima chiamò l’amica.

“Cami, ma che sta succedendo? Mi ha chiamato Lele.”
“Azzu ti prego aiutami, ho fatto un casino.”
“Immagino…”
“Ma tu non gli hai risposto, vero?”
“Certo che no, volevo prima sapere che cazzo stessi combinando!”
“Amo, non so che dirti. È successo tutto così in fretta. Ieri sera sono stata con Riccardo, adesso siamo andati a Firenze, ho pubblicato una storia e…”
“A Firenze? Cristo Santo, ma non ti è venuto in mente di nascondere la storia ad Emanuele?”
“L’ho fatto, ma non ai suoi amici. Non ci ho pensato.”
Azzurra si irritò.
“Io non ti capisco, davvero, ma dove hai la testa? Comunque…” – proseguì sbuffando – “cosa vuoi che gli dica?”
“Non lo so, digli che torno stasera e che domani ci parlerò. Di sicuro non posso non rispondergli più. Nel frattempo penserò a una scusa.”
“Meno male, almeno un briciolo di buon senso ti è rimasto…”
“Grazie amo, e scusami.”
“Divertiti.”

Azzurra richiamò Emanuele, anche se era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
“Azzu, ciao, hai notizie di Camilla?”
“Guarda, ti giuro, non so che dirti Lele…ti spiegherà tutto lei, ne so quanto te. So solo che torna stasera.”
Emanuele prese a male parole Azzurra e le attaccò il telefono in faccia. Ribolliva come il magma dentro un vulcano ed aspettò che facesse sera per appostarsi sotto casa di Camilla.

Parcheggiò l’auto in un punto da cui poteva vedere l’entrata del portone. Vide una macchina blu elettrico fermarsi proprio davanti all’ingresso del condominio, ed intravide Camilla. Sentì il sangue gelarsi nelle vene e la rabbia ribollirgli nel cervello.

Poi vide la sua – ormai ex – fidanzata dare un bacio al ragazzo che guidava. L’ira gli colorò le tempie di rosso e diede un paio di cazzotti al volante, rischiando di far scoppiare l’airbag. Poi aspettò che Camilla entrasse e le corse dietro, infilando un piede nel cancello per evitare che quello si chiudesse.

“Che ci fai qui?” – disse lei impallidendo alla sua vista.
“Che cazzo ci fai tu qui. Anzi, che cazzo ci facevi a Firenze. E chi cazzo è quello? Tu vuoi proprio distruggermi…”
“Ma non è come pensi, ti posso spiegare.” – ribadì Camilla, mentre lui, strattonandola per un braccio, l’aveva spinta dentro il portone.
“Sssh…” – gli intimò lei mettendosi un dito davanti alla bocca – “Stai facendo un casino, qui rimbomba tutto. E ci sono i miei a casa.”
“Me ne frego dei tuoi!” – urlò rabbiosamente Emanuele – “Ti posso spiegare…che cazzo devi spiegare, mi hai messo le corna. E mi viene anche il dubbio che non sia la prima volta che succede.”

Povero Emanuele. Neanche immaginava quanto avesse ragione.

Camilla non disse niente - come avrebbe potuto? - ed Emanuele, in preda alla rabbia più cieca, la strattonò invitandola a seguirlo. Lei provò a divincolarsi.
“Che fai? mi fai male, lasciami!”
Ma Emanuele era furioso e non la ascoltò. Scesero le scale e la portò al piano seminterrato del palazzo, dove c’era un piccolo locale con i contatori della luce. Si chiuse la porta dietro.

Camilla era spaesata. Pensò al male fatto ad Emanuele, sapeva che lui aveva ragione. Alla fine, acconsentì a seguirlo, qualsiasi cosa avesse voluto fare. Il suo senso di colpa lo vedeva come l'unico modo per rimediare, almeno in parte, a tutto il male che gli aveva procurato.

Il ragazzo poggiò la schiena alla porta metallica.
“Sei proprio una troia. Ti piace fare la troia? Eccoti accontentata.”
Poi la spinse forte ad inginocchiarsi per terra. Si slacciò i pantaloni con disprezzo, liberando il cazzo ancora molle. Camilla lo guardò per qualche istante senza fare niente, mentre Emanuele la scrutava con occhi severi. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e così duro con lei, e una piccola parte di sé si eccitò davanti a quella furia.

Si avvicinò titubante al suo uccello, e decise di regalare ultimo pompino a quello che ormai era a tutti gli effetti il suo ex ragazzo. Si infilò il suo pene flaccido in bocca, e questo bastò per fargli riprendere vita tra le sue labbra. Lui guidava i movimenti della testa di Camilla con la mano e nel mentre si lasciava andare a qualche insulto.

“Ecco perché eri diventata così brava…chissà da quanto va avanti questa storia.”
Lei mugugnò qualcosa con la bocca piena, poi si staccò.
“Questo non è vero, io non ti ho mai tradito, è la prima volta. Mi dispiace, l’ho conosciuto ieri sera, ti giuro…” – mentì lei ancora una volta.
“Stai zitta!” - esclamò lui amaro.

Camilla capì che ne aveva abbastanza delle sue bugie e delle sue giustificazioni, e smise di ribattere. Portò quindi a compimento il suo lavoro. Emanuele le spinse la testa ancora più forte e le elargì decilitri di seme caldo dritto in gola. Lei si strozzò e si staccò, sputando qualche goccia per terra.

Lui si rialzò frettolosamente i pantaloni e si riallacciò la cinta. Aprì la porta lasciandola ancora inginocchiata e con la bocca umida. Lei ingoiò. Poi ebbe un ultimo sussulto di rimorso e nostalgia.

“Quindi finisce così?”
Emanuele si voltò, con le lacrime che cominciavano a riempirgli gli occhi. Le rispose glaciale.
“È l’ultima cosa che avrei voluto, ma sì. Vaffanculo Camilla.”
Poi non trattenne più le lacrime e si girò nuovamente, scoppiandole a piangere in faccia.
“Io non sono così! Hai visto che cazzo mi hai appena fatto fare? È tutta colpa tua!”

Lei si sentì frastornata. Non provava più niente per lui - è vero – ma era comunque la persona con cui era cresciuta insieme, il suo primo ragazzo, l’anima con cui aveva condiviso anni della sua vita e della sua intimità. Non voleva una fine così brutale.

Cercò di risollevarsi pensando alla giornata che aveva passato. Realizzò che adesso nella sua vita c’era Riccardo ed abbozzò un sorriso. Pensò a tutte quelle cose che ancora voleva sperimentare e la nostalgia cominciò a lasciare il passo ad altre sensazioni.
 
Cercò di risollevarsi pensando alla giornata che aveva passato. Realizzò che adesso nella sua vita c’era Riccardo ed abbozzò un sorriso. Pensò a tutte quelle cose che ancora voleva sperimentare e la nostalgia cominciò a lasciare il passo ad altre sensazioni.
Ammazza che troia sta Camilla,adesso vediamo quanto dura con quell'altro.....Riccardo,perlomeno Emanuele si è (definitivamente?)liberato
Complimenti ancora @Tubamascherata grandi sensazioni e sopratutto ben scritto,un racconto davvero ben fatto
Non vorrei fare spoiler,ma a quando risalgono questi fatti?? spero che Emanuele viva una vita più tranquilla lasciando sto inferno di ragazza
;)
 
15. La porti un bacione a Firenze

Partirono per la loro breve fuga d’amore. Si misero in macchina che era appena l’alba e dopo due ore e mezzo furono a Firenze. Camilla era completamente rapita da quel ragazzo e si sentiva travolta come se fosse sotto un incantesimo. Le sembrava di stare insieme a lui da sempre, quando non si conoscevano che da dodici ore appena.

Presa com’era dalla splendida giornata nel capoluogo toscano con Riccardo, pubblicò una storia su Instagram nella quale si baciava con lui, nascondendola ad Emanuele ma di dimenticandosi fare la stessa cosa con i suoi amici. Inutile dire che lui fu subito allertato da uno di questi. Camilla si rese conto del dell’errore madornale e cancellò la storia, ma era troppo tardi. Impallidì vedendo il nome di Emanuele apparire sullo schermo.

“Tutto a posto?” - chiese Riccardo non domandandosi neanche chi fosse Emanuele.
“No, cazzo, ho fatto un casino…oddio, mi dispiace devi sapere che…”
“Sei fidanzata.” – la interruppe lui.
“Sì…ma di lui non mi importa niente. Lo stavo per lasciare. Io voglio stare solo con te, tu sei fantastico, io voglio stare con te, davvero.” – disse lei parlando più velocemente per via dell’agitazione.

Riccardo sembrò credere alle sue parole ed effettivamente Camilla per una volta sembrò sincera. Emanuele le scrisse un messaggio.
“Ma dove cazzo sei, che cazzo stai facendo?”
Lei non gli rispose, scegliendo temporaneamente la via del silenzio per pensare ad una qualsivoglia scusa plausibile.
Emanuele decise di chiamare Azzurra, ma neppure lei rispose. Infatti, prima chiamò l’amica.

“Cami, ma che sta succedendo? Mi ha chiamato Lele.”
“Azzu ti prego aiutami, ho fatto un casino.”
“Immagino…”
“Ma tu non gli hai risposto, vero?”
“Certo che no, volevo prima sapere che cazzo stessi combinando!”
“Amo, non so che dirti. È successo tutto così in fretta. Ieri sera sono stata con Riccardo, adesso siamo andati a Firenze, ho pubblicato una storia e…”
“A Firenze? Cristo Santo, ma non ti è venuto in mente di nascondere la storia ad Emanuele?”
“L’ho fatto, ma non ai suoi amici. Non ci ho pensato.”
Azzurra si irritò.
“Io non ti capisco, davvero, ma dove hai la testa? Comunque…” – proseguì sbuffando – “cosa vuoi che gli dica?”
“Non lo so, digli che torno stasera e che domani ci parlerò. Di sicuro non posso non rispondergli più. Nel frattempo penserò a una scusa.”
“Meno male, almeno un briciolo di buon senso ti è rimasto…”
“Grazie amo, e scusami.”
“Divertiti.”

Azzurra richiamò Emanuele, anche se era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
“Azzu, ciao, hai notizie di Camilla?”
“Guarda, ti giuro, non so che dirti Lele…ti spiegherà tutto lei, ne so quanto te. So solo che torna stasera.”
Emanuele prese a male parole Azzurra e le attaccò il telefono in faccia. Ribolliva come il magma dentro un vulcano ed aspettò che facesse sera per appostarsi sotto casa di Camilla.

Parcheggiò l’auto in un punto da cui poteva vedere l’entrata del portone. Vide una macchina blu elettrico fermarsi proprio davanti all’ingresso del condominio, ed intravide Camilla. Sentì il sangue gelarsi nelle vene e la rabbia ribollirgli nel cervello.

Poi vide la sua – ormai ex – fidanzata dare un bacio al ragazzo che guidava. L’ira gli colorò le tempie di rosso e diede un paio di cazzotti al volante, rischiando di far scoppiare l’airbag. Poi aspettò che Camilla entrasse e le corse dietro, infilando un piede nel cancello per evitare che quello si chiudesse.

“Che ci fai qui?” – disse lei impallidendo alla sua vista.
“Che cazzo ci fai tu qui. Anzi, che cazzo ci facevi a Firenze. E chi cazzo è quello? Tu vuoi proprio distruggermi…”
“Ma non è come pensi, ti posso spiegare.” – ribadì Camilla, mentre lui, strattonandola per un braccio, l’aveva spinta dentro il portone.
“Sssh…” – gli intimò lei mettendosi un dito davanti alla bocca – “Stai facendo un casino, qui rimbomba tutto. E ci sono i miei a casa.”
“Me ne frego dei tuoi!” – urlò rabbiosamente Emanuele – “Ti posso spiegare…che cazzo devi spiegare, mi hai messo le corna. E mi viene anche il dubbio che non sia la prima volta che succede.”

Povero Emanuele. Neanche immaginava quanto avesse ragione.

Camilla non disse niente - come avrebbe potuto? - ed Emanuele, in preda alla rabbia più cieca, la strattonò invitandola a seguirlo. Lei provò a divincolarsi.
“Che fai? mi fai male, lasciami!”
Ma Emanuele era furioso e non la ascoltò. Scesero le scale e la portò al piano seminterrato del palazzo, dove c’era un piccolo locale con i contatori della luce. Si chiuse la porta dietro.

Camilla era spaesata. Pensò al male fatto ad Emanuele, sapeva che lui aveva ragione. Alla fine, acconsentì a seguirlo, qualsiasi cosa avesse voluto fare. Il suo senso di colpa lo vedeva come l'unico modo per rimediare, almeno in parte, a tutto il male che gli aveva procurato.

Il ragazzo poggiò la schiena alla porta metallica.
“Sei proprio una troia. Ti piace fare la troia? Eccoti accontentata.”
Poi la spinse forte ad inginocchiarsi per terra. Si slacciò i pantaloni con disprezzo, liberando il cazzo ancora molle. Camilla lo guardò per qualche istante senza fare niente, mentre Emanuele la scrutava con occhi severi. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e così duro con lei, e una piccola parte di sé si eccitò davanti a quella furia.

Si avvicinò titubante al suo uccello, e decise di regalare ultimo pompino a quello che ormai era a tutti gli effetti il suo ex ragazzo. Si infilò il suo pene flaccido in bocca, e questo bastò per fargli riprendere vita tra le sue labbra. Lui guidava i movimenti della testa di Camilla con la mano e nel mentre si lasciava andare a qualche insulto.

“Ecco perché eri diventata così brava…chissà da quanto va avanti questa storia.”
Lei mugugnò qualcosa con la bocca piena, poi si staccò.
“Questo non è vero, io non ti ho mai tradito, è la prima volta. Mi dispiace, l’ho conosciuto ieri sera, ti giuro…” – mentì lei ancora una volta.
“Stai zitta!” - esclamò lui amaro.

Camilla capì che ne aveva abbastanza delle sue bugie e delle sue giustificazioni, e smise di ribattere. Portò quindi a compimento il suo lavoro. Emanuele le spinse la testa ancora più forte e le elargì decilitri di seme caldo dritto in gola. Lei si strozzò e si staccò, sputando qualche goccia per terra.

Lui si rialzò frettolosamente i pantaloni e si riallacciò la cinta. Aprì la porta lasciandola ancora inginocchiata e con la bocca umida. Lei ingoiò. Poi ebbe un ultimo sussulto di rimorso e nostalgia.

“Quindi finisce così?”
Emanuele si voltò, con le lacrime che cominciavano a riempirgli gli occhi. Le rispose glaciale.
“È l’ultima cosa che avrei voluto, ma sì. Vaffanculo Camilla.”
Poi non trattenne più le lacrime e si girò nuovamente, scoppiandole a piangere in faccia.
“Io non sono così! Hai visto che cazzo mi hai appena fatto fare? È tutta colpa tua!”

Lei si sentì frastornata. Non provava più niente per lui - è vero – ma era comunque la persona con cui era cresciuta insieme, il suo primo ragazzo, l’anima con cui aveva condiviso anni della sua vita e della sua intimità. Non voleva una fine così brutale.

Cercò di risollevarsi pensando alla giornata che aveva passato. Realizzò che adesso nella sua vita c’era Riccardo ed abbozzò un sorriso. Pensò a tutte quelle cose che ancora voleva sperimentare e la nostalgia cominciò a lasciare il passo ad altre sensazioni.
Vero Camilla è un gran puttanone, Emanuele si è tolto lo sfizio dell'ultimo pompino ma io credo che in cuor suo avesse già capito di essere un cornutone dopo la pausa di riflessione :D:D Camilla probabilmente ci è rimasta male perchè era Emanuele a mollarla e non lei.............
Comunque Tubo complimenti per il racconto sembra di essere li ..................
 
@DivoGiulio @maxvita @Timido1994 grazie ancora per i complimenti. I fatti comunque partono dal 2016, senza spoiler dico solo che Emanuele ci ha messo tempo e fatica prima di liberarsi definitivamente di Camilla. Non lo sento da un paio d'anni ma vedo dai social che sta con una ragazza, spero sia sereno.

Azzurra penso frequenti ancora Camilla. Ho smesso di seguire entrambe dopo esserci lasciati, ma voci di amici in comune mi dicono che ancora escono insieme e che Camilla stia con un ragazzo da circa un paio d'anni (faccio fatica a crederci).
 
@DivoGiulio @maxvita @Timido1994 grazie ancora per i complimenti. I fatti comunque partono dal 2016, senza spoiler dico solo che Emanuele ci ha messo tempo e fatica prima di liberarsi definitivamente di Camilla. Non lo sento da un paio d'anni ma vedo dai social che sta con una ragazza, spero sia sereno.

Azzurra penso frequenti ancora Camilla. Ho smesso di seguire entrambe dopo esserci lasciati, ma voci di amici in comune mi dicono che ancora escono insieme e che Camilla stia con un ragazzo da circa un paio d'anni (faccio fatica a crederci).
Figurati dovere scrivi davvero bene. Da quello che dici deduco che Fabrizio dopo un po la mollerà e lei ritornerà con Emanuele :D:D:D . Riguardo ai giorni nostri che ora sto tipo di adesso non sia cornuto ho qualche dubbio :D
 
16. Guardare e non toccare

Smaltito in tempi relativamente brevi l’ultimo burrascoso incontro con Emanuele, Camilla poté dedicarsi anima e corpo al nuovo rapporto con Riccardo. Iniziò a prendere la pillola, per poter avere rapporti non protetti. Nelle prime settimane si saltavano addosso non appena ne avevano l’occasione. Camilla affinò ancora di più la sua abilità nel deeptrhoat e soprattutto, per la prima volta, ricevette dei cunnilingus degni di tale nome. E più sperimentava, più crescevano le sue fantasie da soddisfare.

Un pomeriggio confessò a Riccardo una di quelle.
“Sai cosa mi ecciterebbe? Toccarmi davanti a te.”
“Direi che ecciterebbe anche me!”
Ma piano piano cominciò a uscire fuori la parte sadica di Camilla.
“Sì, però c’è una regola. Tu non puoi toccarmi né toccarti. Guardare e basta.”
“Ma così è un supplizio!”
“È quello il bello!” - rispose lei sogghignando - “Solo io, se mi va, posso avvicinarmi e toccarti. Altrimenti finisce il gioco e mi rivesto.”

Riccardo, che pure stava sperimentando cose nuove con lei, era eccitato ma al tempo stesso dubbioso verso quella fantasia. Lo destabilizzava, più che altro, il fatto di non avere il benché minimo controllo. Durante quei mesi, Camilla si era comprata un dildo, che aveva usato prevalentemente da sola, ed ultimamente piuttosto di rado, visto che andava a letto con Riccardo praticamente tutti i giorni.

Ad ogni modo, il ragazzo si prestò al gioco. Camilla lo fece spogliare nudo e sedere a gambe incrociate sul letto, con le spalle appoggiate alla testiera. Poi si presentò ai suoi occhi con un completino sexy. In mano aveva il suo dildo viola, con il quale si sfiorava tutto il corpo.

Aveva delle autoreggenti bianche ed un body dello stesso colore, molto attillato, che sorreggeva il suo seno reso di mezza taglia più grande dalla pillola. Poggiò una gamba sul letto per farsi slacciare le autoreggenti, poi prese il dildo che aveva in mano e cominciò a simulare un pompino a pochi centimetri dalla sua faccia.

Riccardo aveva già un’erezione enorme e venosa. Lei si girò, si mise a novanta gradi e fece scivolare il body giù per le sue gambe, mettendo in mostra le sue chiappe sode e piazzandole davanti al viso di Riccardo. Lui stava letteralmente impazzendo. E ancora, lo abbracciò strusciando il seno nudo sulla sua bocca. A quel punto, lui le afferrò una tetta e le morse l’altra.

Camilla lo bacchettò, dandogli un colpetto sulla mano, con aria da maestrina.
“Cosa fai? Non toccare!”

Si mise a gambe aperte di fronte a lui e cominciò a toccarsi. Si massaggiò le labbra con movimenti circolari e si stuzzicò il clitoride. Poi infilò delicatamente un dito dentro e inarcò la schiena. Si lasciò andare a qualche gemito, mentre si mordeva il labbro inferiore.

Riccardo era al limite e si afferrò il pisello con una mano. Camilla lo ammonì nuovamente.
“Ricca! No!”
“Sto impazzendo, cazzo!” – ribatté stavolta lui.
“Bene così…” – disse lei ridacchiando sadicamente – “Ti piace quello che vedi?”
“Porca troia, certo che mi piace. Mi fa impazzire. Tu mi fai impazzire!”
A quel punto, lei si avvicinò e gli diede in mano il dildo.
“Adesso fammi impazzire tu.” – sussurrò con voce seducente.

Si sdraiò completamente appoggiando la schiena al morbido materasso e lanciò le mani all’indietro a penzoloni fuori dal letto. Riccardo iniziò a trafficare con il dildo e sentì Camilla bagnarsi, favorendo sempre di più lo scivolamento dentro e fuori. Lei ansimò con volume crescente. Poi non lui non ce la fece più e, con un rapido movimento, poggiò il dildo sul cuscino sostituendolo col suo fatto di carne.

Camilla stava per venire e si irritò per questa interruzione. Se ne accorse e sollevò il viso, rivolgendosi a lui stizzita.
“Stronzo, non hai rispetto per le regole!”
“Sticazzi delle regole, non potevo resistere!”
“Vieni qua!” – disse allora lei, vogliosa.

Gli mise le mani dietro al collo e lo tirò a sé. I loro corpi aderirono perfettamente. Riccardo aveva un cazzo rosso e pulsante, pronto a esplodere da un momento all’altro. Quel gioco stuzzicante gli aveva fatto produrre una quantità enorme di sperma. Ormai Camilla prendeva la pillola ed era capitato diverse volte che Riccardo venisse dentro di lei.

In preda al piacere più totale, le assestò diversi colpi forti fino a che non la sentì letteralmente urlare. Le guance le si fecero rosse, girò gli occhi all’indietro e la sua lingua cercò con insistenza quella del ragazzo dentro la sua bocca, invitandolo a continuare più forte.

Lui seguì i segnali del suo corpo e scaricò dentro di lei tutto il piacere accumulato, subito dopo aver regalato l’orgasmo anche a lei.

Esausti, rotolarono sul letto come due gatti che si azzuffano, finché Camilla non fu sopra Riccardo. Rise e gli sfiorò il naso con un dito. Pensò che forse era innamorata e forse lo pensò anche lui.

“Mi fai impazzire…” - disse di nuovo lui – “ti sei divertita a torturarmi?”
“Abbastanza…”
Sorrisero e si baciarono di nuovo, rimanendo intrecciati come i rami di un albero di vite attorno a un pergolato. Per una volta, Camilla si sentì pienamente soddisfatta, senza aver voglia di cercare altro al di fuori della relazione.
 
16. Guardare e non toccare

Smaltito in tempi relativamente brevi l’ultimo burrascoso incontro con Emanuele, Camilla poté dedicarsi anima e corpo al nuovo rapporto con Riccardo. Iniziò a prendere la pillola, per poter avere rapporti non protetti. Nelle prime settimane si saltavano addosso non appena ne avevano l’occasione. Camilla affinò ancora di più la sua abilità nel deeptrhoat e soprattutto, per la prima volta, ricevette dei cunnilingus degni di tale nome. E più sperimentava, più crescevano le sue fantasie da soddisfare.

Un pomeriggio confessò a Riccardo una di quelle.
“Sai cosa mi ecciterebbe? Toccarmi davanti a te.”
“Direi che ecciterebbe anche me!”
Ma piano piano cominciò a uscire fuori la parte sadica di Camilla.
“Sì, però c’è una regola. Tu non puoi toccarmi né toccarti. Guardare e basta.”
“Ma così è un supplizio!”
“È quello il bello!” - rispose lei sogghignando - “Solo io, se mi va, posso avvicinarmi e toccarti. Altrimenti finisce il gioco e mi rivesto.”

Riccardo, che pure stava sperimentando cose nuove con lei, era eccitato ma al tempo stesso dubbioso verso quella fantasia. Lo destabilizzava, più che altro, il fatto di non avere il benché minimo controllo. Durante quei mesi, Camilla si era comprata un dildo, che aveva usato prevalentemente da sola, ed ultimamente piuttosto di rado, visto che andava a letto con Riccardo praticamente tutti i giorni.

Ad ogni modo, il ragazzo si prestò al gioco. Camilla lo fece spogliare nudo e sedere a gambe incrociate sul letto, con le spalle appoggiate alla testiera. Poi si presentò ai suoi occhi con un completino sexy. In mano aveva il suo dildo viola, con il quale si sfiorava tutto il corpo.

Aveva delle autoreggenti bianche ed un body dello stesso colore, molto attillato, che sorreggeva il suo seno reso di mezza taglia più grande dalla pillola. Poggiò una gamba sul letto per farsi slacciare le autoreggenti, poi prese il dildo che aveva in mano e cominciò a simulare un pompino a pochi centimetri dalla sua faccia.

Riccardo aveva già un’erezione enorme e venosa. Lei si girò, si mise a novanta gradi e fece scivolare il body giù per le sue gambe, mettendo in mostra le sue chiappe sode e piazzandole davanti al viso di Riccardo. Lui stava letteralmente impazzendo. E ancora, lo abbracciò strusciando il seno nudo sulla sua bocca. A quel punto, lui le afferrò una tetta e le morse l’altra.

Camilla lo bacchettò, dandogli un colpetto sulla mano, con aria da maestrina.
“Cosa fai? Non toccare!”

Si mise a gambe aperte di fronte a lui e cominciò a toccarsi. Si massaggiò le labbra con movimenti circolari e si stuzzicò il clitoride. Poi infilò delicatamente un dito dentro e inarcò la schiena. Si lasciò andare a qualche gemito, mentre si mordeva il labbro inferiore.

Riccardo era al limite e si afferrò il pisello con una mano. Camilla lo ammonì nuovamente.
“Ricca! No!”
“Sto impazzendo, cazzo!” – ribatté stavolta lui.
“Bene così…” – disse lei ridacchiando sadicamente – “Ti piace quello che vedi?”
“Porca troia, certo che mi piace. Mi fa impazzire. Tu mi fai impazzire!”
A quel punto, lei si avvicinò e gli diede in mano il dildo.
“Adesso fammi impazzire tu.” – sussurrò con voce seducente.

Si sdraiò completamente appoggiando la schiena al morbido materasso e lanciò le mani all’indietro a penzoloni fuori dal letto. Riccardo iniziò a trafficare con il dildo e sentì Camilla bagnarsi, favorendo sempre di più lo scivolamento dentro e fuori. Lei ansimò con volume crescente. Poi non lui non ce la fece più e, con un rapido movimento, poggiò il dildo sul cuscino sostituendolo col suo fatto di carne.

Camilla stava per venire e si irritò per questa interruzione. Se ne accorse e sollevò il viso, rivolgendosi a lui stizzita.
“Stronzo, non hai rispetto per le regole!”
“Sticazzi delle regole, non potevo resistere!”
“Vieni qua!” – disse allora lei, vogliosa.

Gli mise le mani dietro al collo e lo tirò a sé. I loro corpi aderirono perfettamente. Riccardo aveva un cazzo rosso e pulsante, pronto a esplodere da un momento all’altro. Quel gioco stuzzicante gli aveva fatto produrre una quantità enorme di sperma. Ormai Camilla prendeva la pillola ed era capitato diverse volte che Riccardo venisse dentro di lei.

In preda al piacere più totale, le assestò diversi colpi forti fino a che non la sentì letteralmente urlare. Le guance le si fecero rosse, girò gli occhi all’indietro e la sua lingua cercò con insistenza quella del ragazzo dentro la sua bocca, invitandolo a continuare più forte.

Lui seguì i segnali del suo corpo e scaricò dentro di lei tutto il piacere accumulato, subito dopo aver regalato l’orgasmo anche a lei.

Esausti, rotolarono sul letto come due gatti che si azzuffano, finché Camilla non fu sopra Riccardo. Rise e gli sfiorò il naso con un dito. Pensò che forse era innamorata e forse lo pensò anche lui.

“Mi fai impazzire…” - disse di nuovo lui – “ti sei divertita a torturarmi?”
“Abbastanza…”
Sorrisero e si baciarono di nuovo, rimanendo intrecciati come i rami di un albero di vite attorno a un pergolato. Per una volta, Camilla si sentì pienamente soddisfatta, senza aver voglia di cercare altro al di fuori della relazione.
Azz davvero bello bhe Soddisfare una zoccola come Camilla non è impresa da poco complimenti a Riccardo:D
 
17. Amici mai

Per qualche mese, Camilla fece la fidanzata fedele. Ma la sua fedeltà aveva una data di scadenza. Specie con l’avvicinarsi dell’estate, sentì risvegliarsi il suo profondo senso di avventura. Si fece un altro tatuaggio, un piccolo ramoscello di ciliegio nella zona destra dell’inguine, con un fiorellino che spuntava sopra gli slip, ed il resto che proseguiva nella parte bassa della vita, sfiorando il pube. Lo vide come un premio per chiunque sarebbe riuscito ad arrivare in quelle zone – anche se in verità, ci sarebbero arrivati in molti. A pallavolo non c’era più stato nulla di rilevante e la maggior parte dei suoi colleghi universitari erano ragazze.

Le cose cominciarono a cambiare quando, a distanza di mesi, Emanuele la ricontattò. Il ragazzo le scrisse scusandosi per il suo comportamento dell’ultima volta. Iniziarono a chiacchierare per messaggio. Lui le raccontò che aveva trovato un’altra ragazza e che era sereno. E la cosa fu strana, perché parlarono per giorni come se fossero amici. E diventò tutto ancora più strano quando si accorsero che la confidenza tra loro non era mai andata via. Parlavano tranquillamente delle loro relazioni in essere, ed era piuttosto insolito - soprattutto nei toni - visto che erano due ex che si erano lasciati da poco.

“Finalmente, da quando sto con Marianna, posso toccare un paio di tette.”
“E io finalmente posso avere un rapporto che duri più di cinque minuti!”
“Ma se ti stufavi già dopo quattro…”
“Forse perché tu non mi incentivavi abbastanza.”
“Beh, magari non avevo l’ispirazione. Farlo con una tavola da surf è piuttosto difficile.”

Il tenore dei discorsi era questo, con battute anche piuttosto intime, velate di ironia e senza lo straccio di un risentimento da parte di entrambi, apparentemente appagati dalle loro rispettive relazioni.

Camilla stava passeggiando tranquillamente al centro commerciale per comprare un regalo a Riccardo, quando incrociò proprio Emanuele. Lui la riconobbe da lontano e alzò una mano per salutarla. Camminarono l’uno verso l’altro, poi lei lo strinse in un abbraccio avvolgente.

“Che ci fai qui?”
“Compro un regalo a Riccardo.”
“Spero che con i suoi te la cavi meglio che con i miei...”
“Cosa vorresti dire?”
“Niente, niente…”
“No, adesso mi dici!” – disse lei dandogli un buffetto.
“Beh, magari avevi altre qualità, ma sicuramente ma non quella di scegliere bene i regali.”
“Stupido!” – disse lei abbassando lo sguardo – “Perché non me l’hai mai detto se qualche regalo non ti era piaciuto?”
“Non potevo, ti saresti offesa. Ma sto scherzando. E comunque, è acqua passata.”

E lo pensava veramente. Continuarono a chiacchierare amabilmente e decisero di sedersi a prendere un caffè. Il feeling tra loro era buono, forse anche troppo. Camilla sorseggiò il caffè e una sottile traccia scura le rimase sulle labbra.

“Sei sporca.” - le disse lui.
“Dove?”
“Aspetta.”

Il tovagliolo sfiorò le sue labbra, cancellando una piccola sbavatura di rossetto. Il colore rimase impresso su quel bianco come un ricordo, e lui lo osservò con un velo di nostalgia. Quando sollevò gli occhi su di lei, la trovò a scrutarlo con dolcezza, colpita dalla delicatezza di quel gesto, come se fosse stata catapultata indietro negli anni.

“Sai, mi dispiace per come è finita tra noi…ti ho voluto davvero tanto bene.” – esordì lui.
“Anche io, lo sai quanto ti ho amato.”
Emanuele si fece improvvisamente serio.
“E sai anche quanto mi hai fatto male?”
Camilla gli strinse forte la mano e un lampo di rimorso la trafisse.
“Non lo faccio apposta, è che io non riesco a…” – disse farfugliando – “non me lo so spiegare…”
A quel punto lui cercò di alleggerire il discorso, che a dirla tutta non voleva proprio aprire.
“Lascia stare.” - chiuse, fingendo un sorriso.

Scesi nel parcheggio, si salutarono con due bacetti sulla guancia. Ma tra il primo e il secondo, un istante di esitazione fece sì che le loro labbra si sfiorassero. Lui le strofinò forte i fianchi, scendendo sulla parte bassa della schiena. Lei rimase immobile di fronte a lui e gli stampò un bacio sulle labbra.
“Scusa, l’abitudine.” – disse sorridendo appena.
Emanuele prese la palla al balzo e abbassò il palmo della sua mano verso ciò che un tempo era suo.
“Scusa, l’abitudine.”
Scoppiarono a ridere. Poi si ripresero le mani e lei gli diede un sonoro bacio sulla guancia.
“Ciao, Ema.”
“Ciao Cami.”
Rimase fermo, seguendola con lo sguardo mentre si allontanava, fino a svanire dietro una colonna gialla del parcheggio. Solo allora si rese conto per lui non era finita.

Le loro vite ripresero come sempre, ma il loro rapporto proseguì con complicità e sfumature ambigue. Camilla non pensava minimamente, almeno all’inizio, di voler andare di nuovo a letto con Emanuele né tantomeno di tornarci insieme. Quello scambio di confidenze lo stava trasformando ai suoi occhi in un vero e proprio amico. Ma con il passare del tempo, qualcosa si risvegliò in lei. Non volle farsi programmi, ma se fosse dovuto succedere, sarebbe successo. Non si trattenne, però, dallo stuzzicarlo. Un pomeriggio gli mandò una foto di lei con un vestito da sera, bianco e attillato, girata di spalle.

“Che ne pensi? Marianna avrà anche le tette, ma ha anche questo culo?”
Emanuele inizialmente volle rimanere sulle sue. Aveva paura che la cosa sconfinasse e non voleva tradire Marianna. Lui non era così. La sbeffeggiò un po’.
“Guarda che ha anche il culo, mi dispiace deluderti.”
Lei insistette, mandandogli una foto col vestito alzato e il perizoma in bella vista.
“Sì, ma ha questo culo?”
“Ma che foto mi mandi!”
“Niente, giusto un reminder. Giusto per rinfrescarti la memoria…”

Emanuele ci stava nuovamente cascando. Quella ragazza era come una droga, ed una volta assaggiata nuovamente, capì di non riuscire a farne più a meno. Si infilò in quel gioco perverso. Le mandò una foto a petto nudo, con in mano due camicie, e gli addominali in bella vista, particolare che sapeva che la faceva impazzire.

“Quale ti piace di più tra le due?”
“Secondo me meglio senza né una né l’altra…” – affondò lei.

Entrambi dovevano stare piuttosto attenti a non fare scoprire quegli scambi ambigui dai rispettivi fidanzati, e per un po’ ci riuscirono. Ma poi, Marianna si imbatté in un messaggio di Camilla, che non aveva neanche nulla di compromettente, ed Emanuele si dileguò per giorni senza darle spiegazioni. Camilla la prese piuttosto male. Non era tipo da subire rifiuti; così, ripensando al comportamento di lui e a quell’ultimo pompino violento, decise che si sarebbe vendicata.

Emanuele sentiva forte il richiamo di Camilla. Dopo qualche settimana, calmatesi le acque, le riscrisse.
“Scusa Cami, è che Marianna ha visto dei nostri messaggi e si è insospettita, anche se avevo cancellato le foto.”
“E che c’è di male, sono solo messaggi tra amici, no?”
“Certo, assolutamente nessun doppio fine.”
“Chiaro, chiaro.”
Poi Camilla vide Emanuele comporre e cancellare il messaggio diverse volte. Alla fine, il ragazzo decise di esporsi.
“Ho voglia di vederti. Lo so che anche per te è così.”
“Ah, lo sai…e come lo sai?” - lo stuzzicò lei.
“Lo so e basta.”
“Sei da solo?”
“Sì.”
“Videochiamami.”

Emanuele sentì il cuore schizzare in gola ma fece partire subito la chiamata. Sullo schermo comparve Camilla, struccata ma comunque bellissima, con una canottiera rossa riempita più di quanto lui si ricordasse.

“Noto delle importanti novità…”
Camilla si premette i seni verso l’alto per farli sembrare ancora più grossi.
“Non so di cosa parli…”
“Cami, cosa stiamo facendo?”
“Stiamo facendo cosa? Io mi sto spogliando perché ho caldo.” – disse, calandosi improvvisamente la canottiera e liberando le sue colline di carne.
“Cazzo, Cami!”
“Che c’è, Ema?” – disse lei candida. Poi guardò verso il basso notando un movimento strano – “Non ti starai mica masturbando?”
“Sì, certo cazzo che mi sto masturbando!”
Camilla rise sguaiatamente, soddisfatta di essere riuscita nuovamente a far cadere il povero Emanuele nella sua rete.
“Allora aspetta di vedere questo…”

Camilla abbassò leggermente l’inquadratura fino all’ombelico, facendo solamente intravedere la sua mano che si muoveva.
“Cazzo, cazzo!”
“E tu? non mi fai vedere niente?” – chiese lei.
Anche Emanuele spostò la telecamera verso la sua mano, che aveva un gran da fare dentro i suoi boxer. Lei continuò a punzecchiarlo.
“Ci arrivi a cinque minuti?”
“Non credo, le tue tette nuove mi fanno un certo effetto…”
Poi vide un leggero segno nero in fondo al suo addome.
“E quello cos’è, un altro tatuaggio? Fammi vedere!”
“Non te lo meriti.”
“Pure!”
“Fatti bastare queste che non avevi mai visto prima…” – concluse scuotendo il petto.

Emanuele si concentrò su quel seno che vedeva sodo e grosso come non mai. Avrebbe voluto toccarlo, palparlo, leccarlo. Su questi pensieri si liberò, imbrattandosi le mani. Lei lo stuzzicò ancora.
“Tutti uguali voi uomini, bastano un paio di tette non capite più niente…”
“A proposito di tette…”
“Cosa?”
“Voglio vederti.”
“Ma mi stai già vedendo.”
“Voglio vederti, non so se hai capito.”
“No, non ho capito. Devi essere più preciso.”
“Voglio scoparti.”
“Oh, ora ci siamo. Ci penso, un bacio!”

Camilla chiuse la videochiamata su quelle parole. Emanuele non sapeva che stava andando nuovamente incontro a qualcosa di terribile.
 
Back
Top Bottom